Microchip sottocutanei, prelievi genetici, registrazione di dati : il nuovo ordine mondiale si prepara al controllo globale della popolazione. Controllo anche mentale.
fonte : (www.chiesadomestica.net - 28.11.2006) -
fonte : (www.chiesadomestica.net - 28.11.2006) -
Periodicamente viene fatta girare a mezzo stampa la notizia che il microchip sottocutaneo sarebbe tanto utile: per difenderci dai terroristi, per iniettare dosi di medicinali, per informare la asl del nostro stato di salute, per segnalare dati clinici in caso di emergenza, perfino per defibrillare un attacco cardiaco in tempo reale.
La tecnica di persuasione è quella ormai collaudata: fare leva sulla paura del dolore e della morte e sul desiderio di vita eterna per convincere l'opinione pubblica ad accettare qualunque tipo di innovazione senza alcuna riflessione. E così arrivare a controllare tutti, singolarmente.
(Aggiornamento CHD.net - 30.1.2007) - Registriamo un nuovo slogan di persuasione sul microchip nell'articolo AdnKronos del 29.1.2007: "Così ci semplifichiamo la vita" - Negli stati Uniti tra i giovani è trendy farsi installare piccolissimi microcircuiti che permettono ai sensori posti dietro la porta di casa di riconoscerti e farti entrare. In una discoteca spagnola i clienti entrano senza passare dalla cassa. A riconoscerli è sempre un chip indossato sotto la pelle."
(Aggiornamento CHD.net - 30.1.2007) - Registriamo un nuovo slogan di persuasione sul microchip nell'articolo AdnKronos del 29.1.2007: "Così ci semplifichiamo la vita" - Negli stati Uniti tra i giovani è trendy farsi installare piccolissimi microcircuiti che permettono ai sensori posti dietro la porta di casa di riconoscerti e farti entrare. In una discoteca spagnola i clienti entrano senza passare dalla cassa. A riconoscerli è sempre un chip indossato sotto la pelle."
RASSEGNA NEWS
Siamo tutti sorvegliati speciali
(Il Tempo, 10.2.2005 ) - «Senza una forte tutela del "corpo elettronico", vale a dire dell’insieme delle informazioni raccolte sul nostro conto, la stessa libertà personale è in pericolo e si rafforzano le spinte verso la costruzione di una società della sorveglianza, della classificazione, della selezione sociale» - di Cesare Martucci
È uno dei passi del discorso di presentazione della relazione 2004 dell’Autorità Garante per la protezione dei dati personali tenuto ieri dal suo Presidente Rodotà al Senato alla presenza del Capo dello Stato e dei massimi rappresentanti delle istituzioni. Si è trattato di un bilancio con una valenza del tutto particolare che ha guardato all’attività svolta nell’ultimo quadriennio in cui ha operato l’attuale Collegio che cesserà il suo mandato il 18 marzo.
L’introduzione sempre più diffusa nella vita di tutti i giorni di strumenti tecnologici in continua evoluzione è stata oggetto di continua attenzione da parte del Garante che di recente si è occupato dei videofonini.
L’Autorità ha infatti definito lecite le videochiamate per uso personale affermando altresì che è necessario il consenso dei soggetti ripresi nel caso in cui le immagini vengano diffuse anche attraverso internet e ha segnalato ai produttori la necessità di dotare i cellulari di nuove funzioni per rendere più evidente a terzi quando essi sono in funzione. Rodotà si è soffermato anche sulla video-sorveglianza osservando che le regole che concernono tali sistemi, confermate in una recente circolare del Capo della Polizia, servono non solo ad evitarne usi che interferiscano indebitamente sulla libertà delle persone, ma rappresentano altresì un contributo per evitare sprechi.
Sempre in tema di «Grande Fratello», Rodotà ha ricordato che i riferimenti fatti lo scorso anno ai microchip introdotti sotto la pelle delle persone e sulle etichettature di persone e prodotti controllabili a distanza con le tecnologie delle radiofrequenze (Rfid), giudicati da taluni come fantascientifici, si sono rivelate previsioni approssimate per difetto.
Altra questione che rende evidente come la protezione dei dati personali sia davvero affare di tutti è il questionario che milioni di titolari di utenze telefoniche fisse e mobili stanno ricevendo in questi giorni dai gestori per esprimere il consenso a comparire o meno sugli elenchi. «Mai s’era svolta nel nostro paese una consultazione di massa di queste dimensioni – ha rilevato Rodotà – e da essa sarà possibile trarre indicazioni importanti sul modo in cui ciascuno tende a percepire sé stesso nella società della comunicazione totale».
Circa i rapporti tra il Garante e l’interesse generale dalla relazione è emerso che in un clima di buona collaborazione con la Presidenza del Consiglio molti sono i casi di «disattenzione» ministeriale, vale a dire di mancata consultazione in occasione del varo di norme suscettibili di incidere sulla privacy, passibili quindi di impugnazione e di successiva invalidazione. Un accenno, infine, alla carenza dell’attuale organico costituito da appena 87 unità che, ha osservato Rodotà, «pesa e rischia di pregiudicare la qualità del lavoro del Garante così come pesa l’erosione delle sue risorse, ridotte del 20% negli ultimi 4 anni».
Lo Stato vuole prendersi anche il Dna - di Stefano Zurlo
da Milano - http://www.ilgiornale.it/a.pic1?ID=135820
n. 277 del 23-11-2006
Un disegno di legge approvato fra squilli di tromba da Palazzo Chigi e salutato con entusiasmo dai giornali. Finalmente, il prelievo del Dna potrà essere imposto a scippatori, stupratori, assassini e criminali di ogni risma. Un passo in avanti? Sì, a prima vista. Ma ora dal Tribunale di Milano si alzano critiche affilatissime. È il gip Giuseppe Gennari, autore di un saggio sull'argomento, a lanciare l'allarme: «Attenzione, il testo contiene all'articolo 1 una norma illiberale, di più liberticida: il prelievo dei campioni potrà essere imposto a chiunque. Non solo agli indagati o agli imputati, ma alle parti lese, ai testimoni, più in generale a tutti i cittadini. Almeno, chi ha scritto la norma avrebbe dovuto esplicitare il proprio pensiero, invece si liquida un argomento così importante in una riga e si ricorre al solito giro di parole per affermare che può essere sottoposta a prelievo anche una "persona diversa dall'imputato"» .
Nella relazione accompagnatoria, si spiega qual è l'obiettivo del governo:
la norma - è scritto - dà alla magistratura e «alla polizia giudiziaria il potere di disporre il prelievo coattivo di capelli e saliva sia nei confronti dell'indagato che nei confronti di persona non sottoposta ad indagini (ad esempio la persona offesa o il testimone)».
Più chiaro di così.
«Spiace - prosegue Gennari - constatare una mentalità inquisitoria nell'Italia del 2006. Nei Paesi anglosassoni, quelli che diciamo di voler imitare, non si fa così: lì gli screening di massa, introdotti in modo surrettizio dal disegno di legge, si fanno sì ma su base volontaria. Il cittadino è invitato a collaborare: poi decide lui».
«Spiace - prosegue Gennari - constatare una mentalità inquisitoria nell'Italia del 2006. Nei Paesi anglosassoni, quelli che diciamo di voler imitare, non si fa così: lì gli screening di massa, introdotti in modo surrettizio dal disegno di legge, si fanno sì ma su base volontaria. Il cittadino è invitato a collaborare: poi decide lui».
(da La Gazzetta del Mezzogiorno - 3/10/2005) - LA TORTURA ELETTRONICA - E’ la forma più sfumata e tecnologica, e Ares la annovera tra i tipi di tortura politica o di Stato. Le persone che la subiscono si definiscono "vittime di armi elettroniche mentali".
Per la prima volta, una ricerca analizza il fenomeno nella sua globalità, dalle forme più evidenti a quelle più sottili e avveniristiche come i microchip.
La ricerca, effettuata dall’Ares (agenzia di ricerca economico-sociale) basandosi su studi già esistenti, sentenze della magistratura e testimonianze, punta il dito sulla mancanza nel codice penale italiano del reato di tortura, nonostante in Parlamento giacciano da tempo ben otto proposte di legge.
Tra i casi rilevati dalla ricerca, il controllo mentale tramite microchip, torture effettuate con ultrasuoni o altri strumenti elettronici a distanza. Alcune inchieste giudiziarie in corso sarebbero appunto collegate ai trattamenti di questo tipo subiti. Per gli interessati il fine perseguito dai torturatori (che restano ignoti ma sono ipotizzati tra i servizi speciali di sicurezza) sarebbe quello di annullare la personalità e le capacità di reazione.
La ricerca dell’Ares, arricchita dalle testimonianze, sarà pubblicata nei prossimi mesi in un libro.
http://www.lagazzettadelmezzogiorno.it/GdM_cronache_NOTIZIA_01.asp?IDNotizia=144978&IDCategoria=10
(da Il Messaggero, 10.2.2005 ) - Privacy / Allarme del Garante: controlli sempre più stretti sui cittadini Captate 600 miliardi di telefonate
ROMA «Troppi i dati conservati negli archivi, bisogna fermare la gogna elettronica». L’allarme viene lanciato dal garante per la privacy, Stefano Rodotà che ieri ... ha presentato la relazione annuale sull’attività dell’Authority. Il presidente ha anche sottolineato come «più di 600 miliardi di dati telefonici vengono conservati negli archivi delle società telefoniche assieme ai 300 milioni di sms scambiati ogni giorno». Tra i prossimi interventi a tutela della privacy la richiesta di una legge per disciplinare i microchip sottocutanei e i prelievi genetici.
(Adnkronos - 29.1.2007) - Chip sottopelle? "Intanto lo teniamo in tasca e ci semplifichiamo la vita"
"E' il momento dell'uomo bionico o il chip sottopelle è soltanto la moda del momento che svela una nuova tecnologia che con le mode ha poco a che fare?
Giovanni Miragliotta, l'ingegnere a capo dell'Osservatorio della School of Management del Politecnico di Milano, che si occupa del monitoraggio del mondo italiano dell'RFId: "Ci sono a Brescia e a Milano, solo per citare due casi, già abbonanamenti che permettono il riconoscimento del titolare che viaggia tramite chip basati sulla tecnologia RFId"'.
Tornando al discorso del chip sottopelle, che la stessa Authority per la privacy ha giudicato inammissibile, Miragliotta ricorda come "in Italia c'era stato un progetto ospedaliero che prevedeva, in accordo con il Garante per la protezione dei dati personali, l'inserimento di chip nei tessuti per una categoria di malati, quelli in stato di incoscienza".
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L'Europa vuole i dati di tutti i passeggeri - Il Vicepresidente Franco Frattini propone di raccogliere i dati sensibili di tutti i passeggeri che entrano e escono in aereo dall'Europa, al fine di combattere il terrorismo.
[ZEUS News - www.zeusnews.it - 06-11-2007] - Secondo il Washington Post una proposta al vaglio della Commissione Europea potrebbe presto portare a una raccolta di dati senza precedenti che coinvolgerà quanti si sposteranno via aereo dentro il e fuori dal Vecchio Continente.
La proposta viene da Franco Frattini, Vicepresidente della Commissione Europea con delega a Giustizia, Libertà e Sicurezza. Si tratta in sostanza di raccogliere i dati di ogni passeggero, metterli a disposizione degli Stati membri dell'Unione e analizzarli per assegnare una "valutazione di rischio" per ogni persona: il tutto con il proposito di combattere il terrorismo.
Per essere valida in tutta Europa, ognuno dei 27 Stati membri dovrà approvare la proposta. A quel punto ogni singolo Stato provvederà a proteggere i dati raccolti secondo i propri sistemi.
"L'Unione è un potenziale obiettivo di attacchi terroristici almeno quanto gli Stati Uniti, e l'uso e l'analisi dei Passenger Name Records è un importante strumento per proteggere i nostri cittadini".
Con la definizione Passenger Name Records si intende una serie di dati sensibili registrati su ogni passeggero; si tratta di una pratica già in uso per coloro che entrano o escono dagli Stati Uniti. Simili legislazioni esistono per il Canada e l'Australia.
I dati raccolti, secondo la proposta, saranno 19 in tutto e andranno dai nomi, ai numeri telefonici, agli indirizzi e-mail e informazioni sulla carta di credito fino all'itinerario e ai nomi dei passeggeri accompagnatori. La conservazione di tutto questo materiale dovrebbe non essere inferiore ai 13 anni, periodo che potrebbe estendersi per quei dati usati in indagini criminali o operazioni di intelligence.
Non verrebbero invece posti in condivisione dati riguardanti razza, etnia, opinioni politiche o religiose, preferenze sessuali e salute.Le reazioni sono contrastanti. Al Dipartimento per la Sicurezza Nazionale degli Stati Uniti sono favorevoli: "Sarebbe giusto che gli Europei chiedessero a noi le stesse informazioni che noi chiediamo a loro", dice Laura Keehner in riferimento alle leggi già vigenti per chi voglia entrare negli Usa.
Alcuni parlamentari europei, invece, non sono affatto d'accordo. L'olandese Sophie in't Veld, per esempio, teme che la proposta di Frattini "minerebbe la credibilità" della Ue, dal momento che "non abbiamo ancora prove sufficienti sull'effettiva utilità di questi dati nella lotta contro i terroristi".
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