di Marco Della Luna 24/10/2014
Una serenata a Leopolda
Sempre più spesso si parla della possibilità od opportunità di una monetazione funzionale, ossia che lo Stato si metta a creare direttamente, o a far creare dalla banca centrale di emissione (assumendone il governo) tutto il denaro necessario a fare gli investimenti pubblici diretti che producano/inducano occupazione, domanda interna, adeguamento infrastrutturale, innovazione scientifico-tecnologica, assicurando al contempo l’impossibilità del default – cioè per fare quelle cose che appaiono indispensabili per uscire dall’attuale recessione-deflazione, dopo il fallimento ormai visibile delle ricette dell’austerità e del quantitative easing, difese oramai soltanto da soggetti in mala fede e per interesse.
Quando si parla di questa possibilità od opportunità di ricorrere all’uso funzionale della creazione monetaria, vengono sollevate obiezioni aventi il seguente concetto-base: “Non si può immettere moneta a piacimento nell’economia, perché ci deve essere un rapporto tra quantità di moneta e quantità di beni, altrimenti la moneta si svaluta e/o si generano bolle speculative mobiliari e/o immobiliari, e si è visto che ciò effettivamente accade.”
Alcune repliche sono ovvie e le ho già più volte formulate:
1)Se la moneta aggiuntiva viene usata per aumentare la produzione, quindi l’offerta, di beni e servizi, allora non vi sarà, di principio, inflazione monetaria, ossia aumento generalizzato dei prezzi di beni e servizi, mentre vi sarà un aumento della ricchezza prodotta e del reddito oltreché dell’occupazione; certo bisogna spenderla bene, e una classe dirigente avida e idiota, come tale selezionata, non lo può fare. 2)Se la moneta aggiuntiva viene usata per comperare titoli finanziari e immobili, allora vi sarà una salita dei valori delle borse e degli immobili, e questo fa piacere a tutti gli investitori mobiliari e immobiliari. 3)Se anche, come conseguenza dell’immissione monetaria, vi fosse, magari solo inizialmente, una certa inflazione, questa aiuterebbe i debitori (cioè gli Stati, molte imprese, molti privati…) e danneggerebbe i creditori non indicizzati all’inflazione, mentre stimolerebbe le spese che oggi vengono differite perché si prevede un calo o una costanza dei prezzi, il che alimenta la deflazione; quindi complessivamente, dopo la presente deflazione, una certa inflazione o reflazione sarebbe benefica.
Qui vorrei aggiungere, circa il rapporto tra offerta di moneta e quantità di beni disponibili: Bisogna distinguere tra generi di beni, tra due settori dell’economia. Il grosso dell’offerta monetaria è assorbito, oggi, dal settore finanziario-speculativo, ossia da “prodotti” finanziari non aventi correlato reale (cioè senza rapporto con la fruizione da parte degli umani) e producibili a go go, senza limiti o costi effettivi, se non il limite posto dalla saturazione del mercato, cioè dalla abilità di collocarli, di rifilarli o sbolognarli ai clienti ingenui allorquando si presente che una bolla sta per scoppiare. Se questo settore dell’economia col suo genere di “beni” assorbe, come assorbe, il grosso dell’offerta monetaria, lasciando a secco della fisiologica liquidità il mercato dei beni-servizi reali e degli investimenti per produrli, si ottiene la paradossale situazione che noi oggi viviamo, connotata, da un lato, da un’esorbitante creazione-offerta di moneta, che le banche centrali creano e mettono a disposizione, in quantità enormi, non dell’economia reale ma delle banche universali per le loro speculazioni finanziarie, improduttive anzi distruttive; e, dall’altro lato, da una carestia di moneta nell’economia reale, cui le medesime banche (in Italia) fanno sempre meno credito, con conseguente declino-insufficienza di domanda solvibile e di possibilità di investimento e occupazione – onde la deflazione.
In altre parole: l’offerta di moneta non si può dire che sia eccessiva o insufficiente, perché essa è eccessiva per il settore finanziario, a cui viene continuamente alimentata; mentre è gravemente insufficiente per quello reale, a cui viene continuamente ridotta. Quindi quando si parla di rapporto tra offerta monetaria (liquidità disponibile) e quantità di beni disponibili, bisogna introdurre la predetta distinzione dei due settori. E bisognerebbe al contempo introdurre il tema dell’opportunità non solo di separare le banche di credito e risparmio da quelle speculative, bensì anche di fare in modo che la liquidità del settore produttivo, dell’economia reale (quello da cui dipendono gli stipendi, il cibo, i servizi etc.), sia assicurata e protetta dalle interferenze e distrazioni del settore finanziario, molto più grosso e turbolento.
L’anemizzazione monetaria dell’economia reale, soprattutto in Italia, è oggi aggravata da ulteriori fattori strutturali, quali a)le rimesse verso l’estero degli emigrati; b)la preferenza dei detentori di liquidità per la tesaurizzazione e gli investimenti monetari o finanziari magari all’estero; c)i trasferimenti al finanziamento del Meccanismo Europeo di Stabilità di denaro tolto al Paese mediante le tasse; d)la realizzazione forzata di avanzi primari del bilancio pubblico e il pagamento di alti interessi a detentori esteri di titoli del debito pubblico.
In una situazione di recessione interna e fuga verso l’estero di imprenditori, lavoratori qualificati e capitali, che cosa potrebbe essere più demenziale che imporre tasse al Paese per sostenere il debito pubblico di paesi in crisi (Spagna, Grecia…) al fine puntellare una valuta, l’Euro, che ostacola le esportazioni e induce la deindustrializzazione del Paese? Eppure gli italiani hanno dato fiducia persino a chi ha fatto questo.
Si aggiunga, infine, a questo museo degli orrori dell’imbecillità politica, o dell’alto tradimento istituzionale – se preferite – il fatto che la deprivazione-anemizzazione monetaria del paese, di cui sopra, fa sì che gli assets produttivi migliori – industria, commercio, finanza, alberghi, terreni agricoli pregiati – si deprezzino e vengano massicciamente comperati da soggetti-capitali finanziari stranieri, e che quindi il reddito generato da questi assets esca dal reddito nazionale italiano divenendo reddito dei paesi che li comperano. Quindi magari il prodotto interno lordo, per effetto di questa campagna di acquisti (investimenti esteri), non cambia oppure aumenta, ma il reddito nazionale cala sensibilmente, cioè la nazione si impoverisce, anche se dal pil ciò non appare. Dal che si capisce che il pil è un indicatore molto parziale, quindi inidoneo per valutare l’andamento dell’economia.
Se pensiamo che la anemia, la auto-privazione monetaria che produce tutti questi mali, è semplicemente la auto-privazione di qualcosa, della moneta cioè, che è solo un simbolo e non ha costi o limiti di produzione intrinseci, e che i paesi stranieri che comperano i nostri assets migliori lo possono fare appunto perché fanno la scelta opposta all’auto-privazione monetaria, ossia perché scelgono di produrre a costo zero grandi masse di moneta-simbolo, allora il quadro dell’idiozia totale è perfetto. Non resta che ringraziare i nostri governanti nazionali ed europei e le nostre banche centrali, e lusingarci per tutti i consensi, i voti, le tasse e gli onori, che continuiamo tributare loro. 24.10.14
24.10.14 Marco Della Luna
2 Responses to CREAZIONE MONETARIA FUNZIONALE E INFLAZIONE
Giovanni V. says:
Altro mirabile articolo dell’Avvocato da incorniciare!
Casca a fagiolo quest’altro articolo pubblicato pochi giorni fa su IL GIORNALE:
“L’amico imprenditore del nord-est è persona seria. Si muove da oltre 30 anni nel settore dell’agroalimentare; ha aziende affermate sul mercato italiano ed estero, capacità manageriali di altissimo livello e fatturati che testimoniano la vitalità delle sue imprese. È uno di quegli imprenditori italiani che produce ricchezza per sé e per il paese.
Ieri mi ha chiamato sconvolto: “Oggi mi è successa una cosa assurda”.
“Cosa?”
“La mia banca ha chiamato e mi ha chiesto se potevo fare loro il favore di prendermi un fido di 500 mila euro a tassi stracciati; meno dell’1%”.
“Beh, mi sembra ottimo; forse qualcosa si sta muovendo”.
“No, non hai capito. Io di quei soldi non ne ho bisogno ma loro hanno insistito perché li prendessi. L’hanno posto come un favore personale che farei a loro”.
“Scusa ma non capisco, come un favore?”.
“Si. Io sono rimasto esterrefatto. Non mi era mai capitato che una banca mi chiedesse di prendere dei soldi; in genere sei tu che li chiedi a loro”.
“Continuo a non capire”.
“Anche io non capivo -risponde lui- e allora mi hanno spiegato: con le nuove regole, loro sono obbligati a dimostrare alla Bce che fanno credito alle imprese. Altrimenti sono costretti a pagare una sorta di penale da quello che ho capito. Ma siccome non vogliono correre rischi, l’ordine è di dare soldi solo a clienti di cui hanno la certezza di solvibilità. Sai cosa vuol dire questo? Che alle piccole e media imprese, alle aziende in difficoltà non andrà nulla. Loro daranno soldi solo a quelli come me, a quelli che sanno che possono pagare”.
Riattacco e rimango a pensare. Il meccanismo è chiaro. Nel 2011-2012 la Bce immise nel mercato circa mille miliardi di euro a un tasso dell’1% attraverso il sistema bancario; l’operazione si chiamava LTRO acronimo inglese che significa “Piano di rifinanziamento a lungo termine”. L’obiettivo era rilanciare l’economia reale attraverso uno slancio del credito; ma di quei soldi, all’economia reale non andò nulla. Le banche italiane si tennero quasi tutto in cassa, reinvestendo in titoli di Stato e obbligazioni. Imprese e cittadini rimasero a secco e questo generò un’ulteriore spinta recessiva nei consumi e nella produzione.
Ora, per superare il problema, Mario Draghi ha aggiunto un “T” (targeted) e l’operazione LTRO è diventata TLTRO, vale a dire “Piano di rifinanziamento a lungo termina mirato”. Con quella “T” la Bce prova a vincolare il denaro alle banche, alla concessione di crediti alle famiglie e alle imprese. Se non lo fai sei costretto a restituire i soldi alla Bce.
Il 18 settembre scorso, con la prima tranche concessa dalla BCE, le banche europee si sono aggiudicate 83 miliardi di euro (23 quelle italiane), ad un tasso dello 0,15%. Per la seconda tranche si prevedono 16° miliardi. In tutto 250 miliardi di euro saranno “teoricamente” immessi nel mercato. Un quarto di quelli del 2011. Il primo problema è questo: nel momento in cui le banche hanno saputo che quei soldi stavolta non possono tenerseli, hanno deciso di non richiederli per non correre i rischi di una politica del credito in una fase recessiva (con aumento delle possibilità d’insolvenza dei debitori).
Il secondo problema, come abbiamo visto, è che non c’è un criterio di selezione del credito ed è possibile che le banche, per tutelarsi dai prossimi stress test, diano i soldi solo a chi ha certezza di restituirli lasciando piccole aziende, imprese familiari, famiglie a basso reddito (insomma il vero tessuto produttivo e sociale italiano più in difficoltà) alla canna del gas.
Chi dovrebbe vigilare sulla regolarità dei comportamenti degli istituti di credito? La Banca d’Italia. E chi sono gli azionisti della Banca d’Italia? Le banche private. Quindi i banchieri vigilano su se stessi. Inutile continuare a parlarne.
Piuttosto ciò che emerge è che le banche continuano a comportarsi come se il denaro fosse di loro proprietà; ma non è così. Il denaro, semmai, è di proprietà del mercato (cittadini, famiglie, imprese), di cui le banche sono solo una parte. Per questo occorre un cambiamento radicale. Occorre che La Bce immetta liquidità senza passare per l’intermediazione del sistema bancario (almeno in questa fase di deflazione). I soldi della Bce vanno dati direttamente alle famiglie e alle imprese: saranno loro a decidere cosa farci aumentando i consumi e la produzione o abbassando le proprie esposizioni debitorie o investendoli; è quello che chiedono sempre più economisti; ed è quello che insegnava Milton Friedman con l’immagine del “denaro lanciato dall’elicottero”.
Altrimenti, come ha detto il mio amico imprenditore: “È tutta una presa in giro”.
Ma la BCE non farà mai quanto indicato…perché? Perché è PRIVATA, essendo posseduta e controllata dalle singole Banche Centrali, a loro volta PRIVATE.
Siamo arrivati dunque al paradosso che le banche sono COSTRETTE a regalare soldi alle imprese, ma attenzione solo a quelle con i conti in ordine e con il vento in poppa, mentre tutte le altre sono OUT, poiché il fine di ogni banca è fare profitti con gli interessi sul capitale prestato.
Ergo chi vuole lanciare una attività imprenditoriale, sulla base di un convincente BUSINESS PLAN, può mettersi l’animo in pace, nonostante il danaro a costo zero non manchi affatto, grazie all’apertura dei rubinetti ad opera della BCE di Mr Draghi Goldman Sachs.
A questo punto sorge spontanea una domanda: ma l’ORO della Banca d’Italia a chi appartiene e soprattutto a cosa serve? Pare che Bankitalia detenga circa 2.450 tonnellate di oro, per un valore che supera i 110 miliardi di euro.
Risulta anche a Lei, Avvocato?
Anche qui chi ne parla? Nessuno!
La verità, caro Avvocato, è che non basta uscire dall’EURO, senza un nuovo programma economico di SALVEZZA NAZIONALE tipo questo:
Mai letto? Che ne pensa?
Il Gatekeeper GRILLO ha proposto, per risolvere tutti i nostri guai, l’uscita dall’Euro con un referendum, senza però (volutamente) dire cosa fare dopo…..perché lo ha fatto?
Semplice:
Il problema, Caro Avvocato, è che viviamo in una società a struttura piramidale massonica, dove solo pochi sono a conoscenza dei fatti:
Mainstream media, scuola, università, politica, magistratura etc… sono tutti rigidamente controllati ed addestrati dai soliti noti, con in più gatekeepers come GRILLO o TRAVAGLIO creati dal regime per mettere sotto scacco la parte più emarginata, informata e infuriata della popolazione:
Come scardinare questo sistema massonico diabolico (dietro il quale c’è il Demonio, come più volte sostenuto dallo stesso Padre Amorth) per ridare la proprietà della moneta ai singoli Stati nazionali e rendere i popoli effettivamente sovrani anziché somari?
Questo è il vero problema cruciale che dovremmo porci, al di là delle disquisizioni di politica economica e finanziaria da Lei, Avvocato, magistralmente descritte in quest’articolo ma che ahimé pochi sono in grado di capire!!!
D’altronde i banchieri vigilano su se stessi, mentre la Magistratura è controllata da Bilderberg & co, quindi anche se uno volesse denunciare i falsi in bilancio delle banche (http://www.disinformazione.it/bilancifalsibanche.htm) o il riciclaggio in nero del Signoraggio (http://www.disinformazione.it/clearstream.htm), la denuncia che fine farebbe?
Secondo me ci vuole una grazia di DIO, poiché il sistema in cui viviamo è così perfetto e apparentemente indistruttibile da richiedere l’intervento di una forza sovrannaturale (spero di sbagliarmi, ovviamente…)!
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