La prolusione al Consiglio permanente
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In Italia si respira “un evidente disagio morale”. Per questo “è necessario fermarsi – tutti – in tempo, fare chiarezza in modo sollecito e pacato, e nelle sedi appropriate, dando ascolto alla voce del Paese che chiede di essere accompagnato con lungimiranza ed efficacia senza avventurismi, a cominciare dal fronte dell’etica della vita, della famiglia, della solidarietà e del lavoro”. Questo, in sintesi, il “profilo interiore” del nostro Paese, tracciato dal card. Angelo Bagnasco, presidente della Cei, nella prolusione del Consiglio permanente, che si è aperto il 24 gennaio ad Ancona (testo integrale della prolusione in *.pdf: clicca qui). Il cardinale ha auspicato che “il nostro Paese superi, in modo rapido e definitivo, la convulsa fase che vede miscelarsi in modo sempre più minaccioso la debolezza etica con la fibrillazione politica e istituzionale”. In particolare, ha sottolineato, “si moltiplicano notizie che riferiscono di comportamenti contrari al pubblico decoro e si esibiscono squarci – veri o presunti – di stili non compatibili con la sobrietà e la correttezza, mentre qualcuno si chiede a che cosa sia dovuta l’ingente mole di strumenti di indagine”. In questo modo, “è l’equilibrio generale che ne risente in maniera progressiva, nonché l’immagine generale del Paese”. “La vita di una democrazia – ha ammonito infatti il cardinale – poggia sulla capacità da parte di ciascuno di auto-limitarsi”. “Chiunque accetta di assumere un mandato politico deve essere consapevole della misura e della sobrietà, della disciplina e dell’onore che esso comporta, come anche la nostra Costituzione ricorda”, ha poi ribadito citando la sua prolusione al Consiglio permanente del settembre 2009.
Oltre il moralismo e il libertarismo. “È la religione ad aiutare la persona a distinguere tra l’assenza di costrizioni e il comportarsi secondo i doveri della coscienza”, ha affermato il presidente della Cei spiegando come è “l’apertura al trascendente” che rende la persona “capace di scegliere il bene anziché il male”, che “per una società è la direzione primordiale e insostituibile”. Un monito, questo, che “vale anche nella nostra attualità”, in cui domina – come ha denunciato il Papa – “una perversione di fondo del concetto di ethos”. “L’origine di troppe scelte sbagliate – la tesi del porporato – sta nello scambiare l’opzione di coscienza con la pretesa di esser padroni di agire come ci pare”. Per i vescovi italiani, invece, la direzione da seguire è quella di andare “oltre ogni moralismo ma anche oltre ogni libertarismo”. La crisi e i giovani. “La crisi economica e finanziaria che, a partire dal 2009, ha investito in pratica il mondo intero non è finita”, anzi esistono “famiglie in grande allarme e comprensibile sofferenza”, nonostante i “segnali di ripresa e di innovazione”. È l’analisi del card. Bagnasco, che ha parlato anche di “senso di spaesamento” che è “necessario ascoltare”. Come esempio, ha citato la contestazione studentesca del dicembre scorso, fatto che “merita una riflessione non scontata” nonostante gli “innesti di violenza e di grave devastazione”. “La disoccupazione giovanile è un dramma per l’intera società”, ha ammonito il cardinale, secondo il quale “il mondo degli adulti è in debito di futuro” nei confronti dei giovani, che “non vogliono essere accarezzati come degli eterni adolescenti, desiderano essere considerati responsabili e quindi trattati con serietà, ma chiedono di non sentirsi soli”. Serve “un’alfabetizzazione etica”. In Italia, “si stava vivendo al di sopra delle proprie possibilità”. È uno degli effetti della “cultura della seduzione”, tipica del consumismo, che ha permesso l’affermarsi di “un’idea balzana della vita, secondo cui tutto è a portata di mano, basta prenderlo”. Per invertire la tendenza, c’è bisogno di “un’alfabetizzazione etica”: di qui l’attualità della “sfida educativa”, che metta soprattutto i giovani in guardia da “una rappresentazione fasulla dell’esistenza, volta a perseguire un successo basato sull’artificiosità, la scalata furba, il guadagno facile, l’ostentazione e il mercimonio di sé”. Cambiare in meglio si può. “Bisogna che il Paese ringiovanisca, torni a crescere dal punto di vista culturale e quindi anche economico, battendo i catastrofismi”, perché “cambiare in meglio si può e si deve”. Si è conclusa con un messaggio di speranza la prolusione del card. Bagnasco, in cui ha fatto notare che “un Paese complesso richiede saggezza e virtù”. Per i vescovi italiani, “la società nel suo complesso è chiamata ad essere comunità educante”, poiché “se si ingannano i giovani, se si trasmettono ideali bacati cioè guasti dal di dentro, se li si induce a rincorrere miraggi scintillanti quanto illusori, si finisce per trasmettere un senso distorcente della realtà”. Sul piano politico, il card. Bagnasco ha esortato ad una “riabilitazione culturale della famiglia”, attraverso “una politica familiare preveggente, che mantenga la famiglia fondata sul matrimonio tra uomo e donna, e aperta alla vita, quale base per rilanciare il Paese”. |
lunedì 24 gennaio 2011
IL TESTO ORIGINALE ED INTEGRALE DEL CARD.BAGNASCO, UTILE LEGGERLO FUORI DALLE STRUMENTALIZZAZIONI DEI MEDIA
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