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lunedì 11 aprile 2011

IN UN MONDO CHE "TRABALLA" ABBIAMO DATO UN OCCHIATA ALLA CALDERA DI TENERIFE.....

Svelata l’origine della grande caldera di Tenerife Nelle viscere dei vulcani delle Canarie03/02/11
L’Isola di Tenerife contiene uno dei vulcani a più alto rischio al Mondo ed è una delle sette isole nell’Arcipelago della Canarie nell’ Atlantico centro-orientale, formatosi sulla crosta oceanica di età giurassica. La parte centrale dell'isola è occupata da una caldera enorme, conosciuta come Las Cañadas. Il punto più alto dell'isola, la cima del vulcano Teide, raggiunge i 3718 m sul livello del mare a  circa 7000 m dal fondo marino.

L'origine della caldera Cañadas è stata oggetto di un intenso dibattito tra scienziati nell’ultimo quindicennio.

È stata condotta una campagna di misurazioni aeromagnetiche che presenta modelli di Tenerife in 3 dimensioni, che rivelano aggiornamenti sull’evoluzione del vulcano e molti aspetti che ancora rimangono poco chiari alla comunità scientifica internazionale.

I risultati raggiunti da questa campagna sono in procinto di pubblicazione sulla prestigiosa rivista internazionale, Journal of Geophysical Research (JGR) da parte di un gruppo di ricercatori dell’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia (INGV), del Dipartimento di Fisica dell’Università di Burgos, in Spagna e del Dipartimento di Vulcanologia del Museo Nazionale di Scienze Naturali (CSIC) di Madrid  (Spagna). L’articolo scientifico raccoglie dati che si rivelano importanti per comprendere meglio il meccanismo evolutivo delle isole vulcaniche oceaniche.

Di cosa si tratta lo chiediamo a Massimo Chiappini, Dirigente di Ricerca dell’INGV e firmatario dell’articolo.

Nella vostra campagna di indagine avete utilizzato una tecnica innovativa di rilevamento, l’aeromagnetismo, che vi ha permesso di “entrare” nell’edificio vulcanico e avete operato attraverso due diverse tecniche di modellazione inversa. Che cosa vuol dire?

Abbiamo applicato una tecnica di indagine innovativa, appunto l’aeromagnetismo, che consiste nell’operare dal cielo, a bordo di un elicottero attrezzato con un vero e proprio centro di calcolo a bordo e con apparati di alta tecnologia sospesi in una sorta di missile che al suo interno ospita i sensori che registrano i campi magnetici delle rocce vulcaniche. 

I dati aeromagnetici sono stati trattati mediante complesse procedure matematiche che permettono, a partire dai dati registrati, di ricostruire le strutture sepolte, realizzando una sorta di tomografia dell’area studiata. In questo modo siamo in grado di ricostruire, ad esempio, condotti lavici, crateri e faglie; studiando la composizione della crosta terrestre ed esaminandola al suo interno. Questo insieme di tecniche di indagine, messe a punto dal nostro gruppo di ricerca, si rivela particolarmente efficace ogni volta che si debbono studiare aree inaccessibili, quali il continente antartico, i vulcani ed in generale il sottosuolo. Nel caso del vulcano Teide, che domina l’Isola di Tenerife e necessita di accurata osservazione, la ricerca è stata condotta da istituzioni italiane e spagnole che già da anni svolgono insieme rilevanti collaborazioni.

Alcuni dei modelli magnetici mostrano strutture profonde, alcune delle quali sono situate sotto la parte settentrionale dell’isola e lungo una direzione ben precisa. Che cosa rivela, secondo i vostri  studi, questa disposizione?

Le nostre analisi sui dati rivelano circostanze alquanto importanti. Una è rappresentata dal riconoscimento di una struttura intrusiva, con radici profonde parecchi chilometri, che taglia l’isola lungo la direzione Est-Ovest. Questo lineamento suggerisce la presenza di una struttura tettonica, ovvero di una frattura nella crosta terrestre, che non è stata osservata in superficie, ma che è stata attiva già dall’inizio della lunga storia di Tenerife. Le nostre ricostruzioni tridimensionali ci indicano inoltre come si sia formato, nel tempo, l’intero edificio vulcanico, attraverso numerose fasi vulcaniche successive, intervallate da fenomeni franosi dovuti a collassi e frane.

Nella parte nord dell’isola, pare che nel passato si sia staccata una massa rocciosa (situata a nord ovest dei vulcani Teide e Pico Viejo); i processi geologici successivi e le coperture da parte di altri depositi più giovani impedivano ed impediscono tuttora di vedere sul terreno la parete di distacco; il vostro modello aeromagnetico, presentato nell’articolo consente invece di identificare e stabilire la posizione di questa parete al di sotto del Teide – Pico V. Che cosa comporta questa "identificazione" ? 

È noto come gli edifici vulcanici siano soggetti a processi geologici quali collassi e frane. Nel caso di Tenerife, questi fenomeni sono stati numerosi e distribuiti nel tempo, data la complessa successione di fasi vulcaniche. Le nostre immagini magnetiche mostrano chiaramente le tracce di una importante frana verificatasi nel versante nord dell’isola, in un periodo compreso tra 170 mila e oltre un milione di anni fa. 

L’interesse per questa regione da parte della comunità scientifica internazionale si è riacceso nel 2004, ovvero quando l’isola è stata interessata da un aumento di attività sismica che ha indotto vulcanologi di tutto il mondo ad ipotizzare una possibile riattivazione vulcanica dopo quasi un secolo di quiescenza.

Ricordo che Las Cañadas è una grande depressione a forma ellittica con un diametro di circa 16 km, circondata da pareti verticali di 500 metri. Il nostro studio rappresenta la prima evidenza geofisica sulla formazione e sull’origine della caldera Las Cañadas tramite un processo di collassi verticali piuttosto che di una frana, nonché l’origine della formazione del complesso sistema vulcanico che comprende sia il Teide che il Pico Viejo. 


Sonia Topazio – Capo Ufficio Stampa INGV

Per maggiori informazioni contattare il fisico Massimo Chiappini (Dirigente di ricerca)

06.51860313 chiappini@ingv.it     

Il ricercatore è udibile su: http://www.freerumble.com/audio.php?t=audio&id=525

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