SOVRANITÀ MONETARIA INVECE DELLA MONETA-DEBITO
di Maurizio Mottola - 15 dicembre 2011
Gli Stati si sono trasformati da proprietari in debitori
del proprio denaro. Occorre restituire allo Stato la
funzione monetaria ed ai cittadini la proprietà della moneta
Quando la moneta era d'oro, lo stato aveva la sovranità monetaria perché la moneta, sin dall'emissione, era proprietà del portatore. Dei valori monetari partecipava tutta la collettività. Per intendersi sul concetto di sovranità monetaria bisogna risalire a quando gli Stati hanno rinunciato alla loro potestà di emettere moneta e la hanno invece delegata al sistema bancario (ossia a banchieri privati). Ciò risalirebbe al XVII secolo, allorquando le aristocrazie regnanti nei paesi europei si accordarono con i banchieri creditori di tali paesi a che fondassero banche private, a cui trasferire la potestà (dapprima prerogativa dei Re) di emettere denaro, creando in favore di tali banche il monopolio della emissione e prestito della moneta, la qual cosa perdura anche oggi ed anzi si è maggiormente consolidata nelle mani del sistema delle banche centrali. Il sistema bancario ben sa che il valore della moneta sta nel "tempo", non nello "spazio": è una "previsione" e non una "merce", tanto è vero che la moneta ha un valore arbitrariamente illimitato, anche se il simbolo è di costo nullo (carta). Anche il valore dell'oro non stava nel metallo, ma nella "previsione di poter comprare". Facendo leva sul riflesso condizionato causato dall'abitudine secolare di dare sempre un corrispettivo per avere denaro, le banche centrali hanno emesso la moneta con il corrispettivo del debito, cioè"prestandola". In tal modo le banche non si sono solo limitate ad espropriare i popoli dei valori monetari, ma li hanno indebitati di altrettanto, caricando su di loro il costo del denaro, sin dall'origine. In tal modo gli Stati si sono trasformati da "proprietari" in "debitori" del proprio denaro. I banchieri si sono sostituiti agli Stati con il corrispettivo del debito, cioè "arricchendoli" di "moneta-debito", la così detta "moneta nominale". Quando la moneta era d'oro chi trovava la pepita se ne appropriava senza indebitarsi verso la miniera e questa regola valeva per tutti: re, nobili e plebei. Se al posto della miniera sta la banca centrale, al posto della pepita sta un pezzo di carta, al posto della proprietà sta il debito (in quanto la banca emette moneta solo prestandola), allora la moneta circola gravata del debito su cui nasce. Le vicende degli attuali drammi economici impongono ormai l'assoluta, inderogabile necessità di considerare nella Costituzione la funzione monetaria dello Stato. All'attuale "arbitrio" dei governatori delle banche centrali va sostituita la "discrezionalità tecnica" di una funzione organica (esattamente definita ed eticamente e giuridicamente limitata e finalizzata al bene comune), svolta dallo Stato. L'emissione e l'utilizzazione della moneta vanno programmate sulle finalità di interesse pubblico e privato; l'emissione monetaria va commisurata alla quantità dei beni e servizi misurati e misurabili nel valore, considerando come tali non solo i beni e servizi esistenti, ma anche quelli previsti (si pensi ad esempio al valore di un brevetto). Data la destinazione d'interesse pubblico, la moneta va dichiarata dunque di proprietà dello Stato (e perciò dei cittadini).
In conclusione, è diventata ormai indispensabile per uscire dall'asservimento alla moneta-debito la riforma concepita sulla finalità di restituire allo Stato la funzione monetaria ed ai cittadini la proprietà della moneta, dando inizio ad un sistema di democrazia integrale, in cui i popoli non abbiano solo la sovranità politica, ma anche quella monetaria, per vivere tempi nuovi a dimensione umana, liberi dall'angoscia dell'insolvenza ineluttabile dei debiti, legati al come nasce la stessa banconota. Occorre perciò richiedere la "Sovranità monetaria allo Stato italiano!"
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