Cerca nel blog

lunedì 15 dicembre 2014

QUANTO CONTA OGGI IL 5° COMANDAMENTO "NON UCCIDERE" ???


Nell’antichità il vocabolo eutanasia significava una morte dolce, vale dire senza sofferenze

di Franco Previte

Ancora una volta dobbiamo ritornare su di un argomento, l’eutanasia, che non è la soluzione migliore per il fine vita, come si vuole diffondere .

Una presunta maggioranza di fronte a quella soluzione, un video ampiamente reclamizzato per portare ad un dibattito parlamentare in favore di una legge sul fine vita da parte di una Associazione, non può rappresentare una logica risposta al mondo della sofferenza sia fisica che psichica, dei malati terminali, delle persone anziane, degli agonizzanti .

A richiedere “lumi” a questa rappresentazione che si vuol far apparire profondamente mediatica, da anni è giacente in Parlamento una n/s Petizione del 18 marzo 2013, budget del ricoverato che ancora attende una risposta da anni e non da quanti, ora, la vogliono far apparire molto urgente .

Comunque attorno a quei emblematici obiettivi : eutanasia, accanimento terapeutico, testamento biologico cui la politica ci vuol far giungere ad ogni costo in Italia, se ne “parla” troppo, a volte in maniera impropria, ciononostante brevemente esaminiamo queste “circostanze” .

Nell’antichità il vocabolo eutanasia significava una morte dolce, vale dire senza sofferenze, mentre oggi si interpreta quale intervento diretto ad attenuare il dolore dell’agonia, comunque da tempo si registrano tentativi, come quello di quella Associazione e di una certa parte politica, di legalizzare l’eutanasia e su questo argomento, molto importante fermiamo la n/s attenzione. 

Nell’odierna interpretazione l’accanimento terapeutico è costituito da una serie di interventi medici sul malato in fase terminale, la cui terapia potrebbe risultare essere inefficace, una “metodologia” compiuta allo scopo di evitare ulteriori sofferenze al paziente con il fornire forti dosi di stupefacenti .

Il testamento biologico, incarnato ancora oggi in nessuna legge, trattasi di una la dichiarazione anticipata di volontà di una persona in relazione alle terapie che intende siano proposte nel caso di malattie o gravi lesioni cerebrali, cioè il consenso informato, vale a dire l’autodeterminazione del paziente a garanzia di cure palliative e tutte le terapie del dolore disponibili. Ecco in breve una “visione” che l’uomo ha della sua persona, della vita, della sofferenza e della morte.

Purtroppo c’è chi vorrebbe spingere la società ad essere selettiva sulla vita e sulla morte dei suoi membri, attraverso una, anche se impropria, “licenza di uccidere”, in contrasto con gli insegnamenti di Ippocrate, il padre della medicina che adottava il principio “L’uomo è ministro ed interprete della natura, se ad essa non obbedisce, ad essa però non comanda” e“Non darò a nessuno alcun farmaco mortale neppure se richiestone, né mai proporrò un tale consiglio”.

In parole povere : la medicina ed il dovere del medico sono di proteggere la salute, guarire le malattie, alleviare le sofferenze, confortare nel rispetto della libertà la dignità della persona, impegno a favore della vita contro la morte.

Così come è presentata la “discussione” nella politica si corre il rischio di considerare la cosiddetta pietà per le sofferenze insopportabili, come uno strumento che porta all’eliminazione della vita che non avrebbe più valore.

Si tratta di “considerazioni” molto pericolose perché potrebbero coinvolgere, ripeto, malati di Alzheimer, malati psichici, handicappati con gravi patologie, bambini anormali o, come in Gran Bretagna che è stato chiesto alla Suprema Corte il suicidio assistito per i depressi.( un relativismo incosciente! ) e come con uguali richieste sta avvenendo in altre parti del mondo. Noi non dobbiamo e non possiamo scimmiottare quanto avviene in “altre parti”.

Il principio fondamentale di uguaglianza dei cittadini di fronte alla legge, assieme a quello di libertà e solidarietà sociale, è affermato dall’art.3 della Costituzione Italiana.

Sarebbero quindi contrarie alla stessa quelle eventuali norme che concedessero ad una categoria od a singoli individui particolari privilegi non riconosciuti alla generalità delle persone, perché ciò violerebbe il principio della uguaglianza di trattamento.

Al principio di eguaglianza si ricollega il principio della pari “dignità sociale” che è affermata in linea generale dall’art.3 della Costituzione e trova esplicazione in numerose altre disposizioni, come l’art.13 (“è punita ogni violenza fisica o morale sulle persone comunque sottoposte a restrizioni di libertà”); l’art.32 (“rispetto della persona umana”); l’art.36 (“esistenza libera e dignitosa”); l’art.41 (“dignità umana”).

Alla pari “dignità sociale”, più volte richiamata dalla n/s Costituzione, ne discendono i così detti diritti sociali, come il diritto ad ottenere dallo Stato determinate prestazioni a favore di bisognosi, di assistenza sanitaria, cure gratuite per gli indigenti, “mezzi adeguati” per gli invalidi (art.38) la protezione della madre e del fanciullo (art.31).

Un medico dell’antichità per convincere pazienti riluttanti suggeriva : “I medici che somministrano una medicina amara devono cospargere di dolce miele l’orlo del calice, in modo che il malato beva il farmaco”. Ora non si può più indorare la pillola come attualmente si vuol far apparire con il presentare “casi” dolorosi”.

Il valore della vita dipende per i cristiani dalla capacità di seguire il rapporto della persona indicato dalla Fede e per i non credenti dall’interpretazione del rispetto della dignità e della libertà umana.

La rigidità della nostra Costituzione non significa che essa debba rimanere immutata, può darsi che alcune norme debbano essere riviste per adattarle a nuovi indirizzi che si vanno formando nelle coscienze dei cittadini. Allora secondo l’art.138 della Costituzione due sono i sistemi di revisione, uno rientrante nelle competenze del Parlamento ed un altro alla decisione di tutto il popolo (molto poco ascoltato) mediante il referendum .

E’ il Parlamento che deve interpretare le esigenze della società! e non le dispute o le recriminazioni ! Finiamola di speculare sul dolore umano ! 

E con le sagge parole del Santo Giovanni Paolo II° :” Andiamo avanti con speranza !“.

Previte

Nessun commento: