di Antonio Socci 27 MAGGIO 2012
Aveva iniziato il suo pontificato con un appello insolito e drammatico. Ricordo bene quella sua messa di insediamento, il 24 aprile 2005: ero lì, in piazza San Pietro, quando pronunciò, con la sua voce timida, queste terribili parole: “Pregate perché io non fugga, per paura, davanti ai lupi. Preghiamo gli uni per gli altri, perché il Signore ci porti e noi impariamo a portarci gli uni gli altri
Tornano in mente specialmente oggi, quelle espressioni, di fronte alla tempesta che ha investito il Vaticano. Ero ovvio che Benedetto XVI sapesse bene di cosa parlava. E non avrebbe mai pronunciato una frase del genere se non fosse servita anche al popolo cristiano a capire cosa sarebbe accaduto.
Nel linguaggio tradizionale cristiano peraltro “i lupi” rappresentano non il nemico esterno, non la persecuzione del mondo, ma “il fumo di Satana” – come ebbe a dire Paolo VI – che si insinua nel Tempio di Dio, cioè il male che è dentro la comunità, in noi cristiani, e, quindi, anche (qualche maligno dice: soprattutto) dentro le mura leonine.
Ritengo che sarebbe profondamente ingiusto squalificare in toto la città vaticana come un covo di serpenti, corvi e lupi. Confesso di essermi sorpreso tante volte nel conoscere persone, importanti o no, che all’ombra di san Pietro vivono una fede luminosa, una carità fervente, una vita ascetica inimmaginabile.Infatti lo stato Città del Vaticano e pure la Curia sono istituzioni umane, storiche, che potrebbero anche non esserci più, come non c’erano nei primi secoli.
Ma la Chiesa, dietro a Pietro, non crolla, è “la casa costruita sulla roccia”, che rimane fino alla fine dei tempi. E scaturisce dal dono dello Spirito Santo, dai sacramenti e fiorisce nella vita e nei cuori, nella mistica unità dei cristiani. La Chiesa è il luogo della misericordia e della salvezza. Per tutti. Il luogo dei miracoli.LEGGI TUTTO
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