Euro, PIIGS, GERMANIA: CONVERGENZA POSSIBILE
MEMORANDUM PER IL VERTICE DI FINE GIUGNO
Vedo la possibilità pratica di una conciliazione degli
interessi di Germania da una parte, e dei PIIGS più Francia dall’altra. Vedo la
possibilità di farli convergere. Se si vuole davvero un’integrazione
politica-economica dei paesi europei, iniziando da quelli aderenti all’Euro – se
cioè davvero si vuole formare una federazione continentale nell’interesse di
tutti i partecipanti, quindi conciliando gli interessi ora in buona parte
divergenti di paesi euroforti e di paesi eurodeboli, allora una riforma
dell'Eurozona con l'introduzione di una protezione dei debiti pubblici dei paesi
membri contro la speculazione e le conseguenze di un eccessivo spread, e insieme
con meccanismi che facciano convergere, anziché divergere, le economie dei
singoli membri, potrebbe avere i seguenti caratteri:
Si dovrebbero “sterilizzare” gli interessi passivi su
ciascun debito sovrano limitatamente alla parte che eccede la media ponderata
dei tassi dei paesi membri, nel senso che questa parte verrebbe pagata non dal
singolo paese, ma da un fondo comunitario alimentato con una quota pari a 1/4
degli avanzi commerciali dei paesi che hanno un tale avanzo (quindi
principalmente dalla Germania)[1]. Un altro 25% di tale avanzo alimenterà un fondo per
investimenti infrastrutturali destinati ad aumentare l'efficienza dei paesi più
carenti.
Come contropartita, ai paesi contribuenti netti a questi
due fondi si daranno i mezzi per accertarsi che i paesi beneficiari netti
spendano razionalmente e correttamente i loro denari pubblici. Ossia, si darà
loro modo di fare una spending review, un controllo analitico della spesa
pubblica dei detti paesi, e di imporre – attraverso una commissione apposita –
uno spending cut, ossia tagli alle voci che risultino ingiustificate o gonfiate.
Ancora, andrebbe imposto il principio dei costi standard, dimenticando i costi
storici. Inoltre, bisognerebbe istituire una sorta di Euro-PM europeo, munito
del potere di indagare e di promuovere i procedimenti sia penali, che contabili,
che civili nelle materie pertinenti alla spesa pubblica (a un tale organo mi
candido sin da ora). Vi dovrebbe essere una corsia preferenziale per questi
processi, o meglio una sezione specializzata del tribunale. Le pene andrebbero
inasprite per durata e per regime, fino a misura tale da suscitare vera paura
nei malfattori politici e non. Si dovrebbero vagliare, per gli ultimi 5 anni
almeno, con la partecipazione di esperti nominati dall’Euro-PM e comprendenti
persone di fiducia della Germania, tutti i casi sospetti di spese gonfiate per
appalti, forniture, dipendenti. Immediatamente dovrebbe partire l’azione di
risarcimento contro le imprese e le persone fisiche interessate, col sequestro
conservativo dei loro beni
In essenza, sarebbe un accordo con cui la Germania
accetta di dare parte del denaro che sta incassando grazie all'Euro a quei paesi
che, a causa dell'Euro, stanno perdendo denaro e industrie. Ma, al a contempo,
la Germania ottiene i mezzi per imporre ai politici dei medesimi paesi di
smettere di sprecare i soldi, di rubarli, di darli alla criminalità organizzata.
E anche di far portare, dall’Euro-PM, a giudizio penale e contabile i casi di
ritenuti abusi. L'effetto combinato di queste due azioni sarebbe quello di
avvicinare i paesi eurodeboli, per correttezza ed efficienza, alla Germania.
Escluderei invece gli eurobonds, la mutualizzazione dei
debiti pubblici, perché essa incoraggerebbe la spesa pubblica parassitaria. Il
principale e più profondo male dell'Italia, ai fini dell'integrazione con paesi
“migliori”, come la Germania, il male che ha ingessato l'Italia e la sta
allontanando sempre più dai paesi efficienti, è che le conferisce un’immagine
giustamente inaccettabile ai tedeschi, è proprio la spesa pubblica inefficiente
e ladresca per appalti e acquisti di beni e servizi, nonché per personale
inutile o inutilizzato. Se la Germania e gli altri euroforti vogliono
un'integrazione europea, e se temono la convivenza con questa Italia, ebbene,
oggi, nel termini sud descritti, hanno un'opportunità d'oro per correggere
l'Italia e altri paesi con quel tipo di difetti. Per costringerli a correggersi
o a farsi correggere.
Se i politici italiani non ci stanno, è perché vogliono
continuare a rubare, ad alimentare le mafie e ad prelevare dai risparmi dei
cittadini per finanziare i loro traffici e ciò che intendono per unità del
paese.
Se non ci stanno i politici
tedeschi, allora bisogna fare un discorso molto aperto.
Grazie all’Euro, la Germania, come
paese più sicuro e più redditizio per gli investimenti, da anni sta attraendo
capitali e aziende dai paesi periferici dell’Eurozona. Grazie a quest’abbondanza
di capitali, ai conseguenti vantaggi nel credito, e alla sua efficienza
organizzativa e tecnologica, inoltre, accumula anno dopo anno avanzi commerciali
dalle sue esportazioni, con cui può lanciare ogni azione sui partners deboli:
dalle speculazioni contro il loro debito pubblico, al take over dei loro pezzi
migliori… Berlino ha interesse a continuare così, cercando di imprigionare le
sue vittime nell’Eurolager di istituzioni come il MES, per farne quel che vuole,
mentre con le sue ricette di austerità le precipita nell’avvitamento fiscale e
nella recessione senza sbocco, e sottrae loro quote dopo quote dei mercati
internazionali… Non per niente The New Statesman ha recentemente (22
Giugno) definito la Merkel, con la recessione che impone e i piani di Superstato
che porta avanti, seconda solo a Hitler come minaccia tedesca al benessere e
alle libertà delle nazioni europee.
Berlino sta insistendo per
un’integrazione politica in termini di cessione di sovranità, ma ciò che vuole
non è integrazione politica – ossia, degli elettorati e dei parlamenti e
del governo e delle responsabilità verso un popolo unificato – bensì una
cessione di sovranità a una governance tecnocratica e finanziaria – leggasi
BCE e MES: organi per loro statuto dominano dall’alto le nazioni aderenti, da
dietro una barriera di irresponsabilità assoluta e di insindacabilità
democratica e giudiziaria. Il Superstato contro cui ammonisce The New
Statesman, per l’appunto.
Berlino non vuole affatto
l’integrazione politica, e per evitarla insiste su un rigore impossibile e
controproducente; poiché gli altri, quasi tutti, non possono accettarlo, Berlino
si esime doversi integrare politicamente, dal doversi assumere solidarietà
pericolose, dal dover condividere organi parlamentari.
Può invece, e meglio potrà in
futuro col MES, continuare a drenare capitali e risorse e capacità produttive
dai paesi inefficienti. Per poter continuare questo gioco di spremitura, sta
aprendo all’uso del Fondo Salvastati per comperare i titoli del debito pubblico
dei paesi euro deboli quando il loro rendimento sale oltre un certo limite; ma
fa ciò solo per evitare il tracollo della sua macchina di sfruttamento. E pone
la condizione del rispetto di regole di virtuosità contabile – regole
arbitrarie, senza base scientifica e che empiricamente si sono dimostrate
nocive.
Per la Germania invero sarebbe
assurdo integrarsi politicamente e socialmente con l’Italia, paese stagnante da
un ventennio, di cui tutti i tedeschi hanno visto il marcio e l’inefficienza,
dalla gestione dei rifiuti al Sud, al predominio territoriale delle mafie, alla
qualità subafricana della c.d. giustizia e di molta pubblica amministrazione e
del complesso della dirigenza politica. Similmente assurdo per la Germania
sarebbe integrarsi con la Grecia, dopo lo spettacolo della sua spesa pazza, dei
suoi bilanci truccati, del governo che assume 70.000 funzionari in violazione
degli accordi comunitari. E così con la Spagna, paese che per decenni ha
demenzialmente affidato la sua economia alla monocultura intensiva di una
gigantesca bolla immobiliare.
Del resto, che integrazione
politica, che federazione si può fare, tra paesi in cui le pensioni medie
tendono 480 Euro al mese, e paesi in cui sono il triplo?
Con l’Euro, insomma, siamo arrivati a una
contrapposizione oggettiva di interessi tra la Germania coi suoi satelliti
rispetto ai paesi periferici.
Monti ha probabilmente cercato di
fare buona impressione sull’elettorato tedesco e propiziare qualche concessione
mediante le sue misure di rigore appariscenti quanto stupide e rovinose, e
appoggiandosi alla elargizione di credito facile alle banche da parte di Draghi,
credito con cui dovevano comperare titoli del debito pubblico italiano,
abbassare i tassi e dare una parvenza di ritrovata salute finanziaria. La messa
in scena è durata poco e ha fatto cilecca. E ora siamo alla resa dei
conti.
Soprattutto, non si è tenuto
conto, a quanto mi consta, di quanto segue: la Germania, ed altri paesi
euroforti, hanno un sistema pensionistico ed assistenziale (assistenza a
invalidi, disoccupati etc.) molto generoso, che determina un fortissimo debito
pubblico implicito, il quale si aggiunge al debito pubblico dichiarato, ma che
finora, imponendo una prassi contabile arbitraria, Germania e soci hanno tenuto
nascosto al grosso dell’opinione pubblica e hanno evitato di conteggiare ai fini
del “virtuoso metro” di Maastricht. Tuttavia quel debito implicito esiste e non
è sostenibile – o meglio, è sostenibile solo a condizione che Germania e soci
continuino ad attrarre capitali e Gastarbeiter (lavoratori-ospiti) dai paesi
eurodeboli, e usino quei capitali e i contributi previdenziali di quei
lavorato-ospiti per pagare le pensioni e le varie assistenze per i tedeschi.
Quindi è questo che da Berlino stanno facendo: colpiscono il credito e
l’industria dei partners deboli per sostenere il flusso di denaro, aziende e
lavoratori verso il Reich. Purtroppo, entro la suddetta cornice, la Germania può
sopravvivere soltanto schiacciando e spremendo i paesi deboli.
Come superare questa posizione di conflitto e poter
rilanciare l’integrazione europea su basi realistiche, e non sognanti o servili?
Occorre un progetto che crei un vantaggio reciproco, che faccia convergere gli
interessi oltre il punto di contrapposizione. Convergere su una strada
percorribile. Quella proposta nella prima sezione di questo
articolo.
Se non si converge, che cosa succede? O ci si lascia
mangiare dai tedeschi, oppure, fino a che la Germania, l’organismo
darwinisticamente più valido, non abbia raggiunto una potenza incontrastabile,
gli altri organismi, i meno validi potrebbero coalizzarsi tra loro e imporre
alla Germania di smantellare, sotto pena di un blocco alle sue esportazioni
intracomunitarie e / o di un’uscita in gruppo dall’Euro (che avrebbe effetti
devastanti per i tedeschi), le strutture industriali e finanziarie della propria
superiorità, così da non dover soccombere ad essa – qualcosa del genere avvenne
a Versailles, infatti, in esito a una guerra tradizionale. Qualcosa del genere
potrebbe avvenire anche domani, sotto la guida di Hollande e con l’appoggio
degli USA. Guido Salerno Aletta su MF del 2 Giugno 2012, Paul Krugman nove
giorni dopo, e Jean Paul Fitoussi, tutti consigliano agli euro deboli di
allearsi per piegare la Germania a misure di integrazione, solidarietà,
salvataggio come l’eurobond. Fitoussi, in particolare, già il 27 Aprile aveva
dichiarato: «Il mio consiglio ad Hollande è di non andare dalla Merkel (per
discutere del fiscal compact - nda), prima vada dagli altri paesi dell'Eurozona
e faccia un un gruppo di pressione. Se Hollande andrà dalla Merkel - ha
proseguito l'economista francese - sarà spacciato come lo è stato Jospin che
alla fine ha dovuto firmare. Se poi – ha concluso provocatoriamente - la
Germania non accetta, che vada fuori dall’Euro».
Io aggiungo: si incominci, da parte dei PIIGS più la
Francia, con l’appoggio degli USA, ad accusare la Germania di sottrarre
slealmente capitali loro propri, sviandoli con abuso di posizione dominante, e a
pretendere che li rifonda. Cioè, invece di implorare un suo aiuto, si esiga un
rimborso, anzi un risarcimento. Sarebbe un vantaggioso reframing psicologico.
Queste richieste potrebbero essere avanzate con la
minaccia di dar corso, se la Germania rifiuterà, a una campagna di informazione
dell'opinione pubblica e dei mercati sul fatto, molto scabroso, che la Germania
ha presentato conti taroccati proprio come la Grecia, che il debito pubblico
reale tedesco, quello che si ottiene sommando anche il debito implicito
pensionistico, è altissimo, insostenibile, molto peggiore di quello Italiano,
perché le pensioni tedesche sono alte e le nostre misere, grazie al sistema
contributivo. Una buona campagna di informazione in tal senso potrebbe alzare di
molto gli interessi che i tedeschi pagano sul loro debito pubblico, quindi
danneggiarli alquanto, ridurre lo spread e frenare la fuga di capitali dai paesi
periferici alla Germania. Una parallela campagna sociale potrebbe denunciare le
scorrettezze della Germania, le sue mire imperialistiche, e suggerire che non si
comperino i suoi prodotti.
La richiesta di risarcimento e di riequilibrio delle
rappresentanze nazionali nelle stanze dei bottoni comunitarie e della BCE
nonché, se si farà, del MES, avrebbe un ulteriore fondamento nel fatto che la
Germania ha compiuto atti ostili e sleali contro qualche partner dell'Eurozona ,
tra cui l'Italia, nel 2011, consistiti nel vendere massicciamente titoli dei
loro debiti pubblici attraverso la Bundesbank. Anche le conseguenze di questa
azione vanno risarcite.
Se poi la situazione precipitasse e ci si dovesse
difendere da un imminente disastro dovuto all’azione tedesca, la Francia avrebbe
i mezzi militari per fermare qualsiasi azione di Berlino.
27.06.12 Marco Della Luna
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