http://www.lanuovabq.it/di Riccardo Cascioli 13-12-2012
Non c’è dubbio che in Europa stiamo assistendo a un attacco sistematico alla famiglia naturale, il documentato articolo in primo piano di Tommaso Scandroglio lo dimostra. Addirittura c’è una accelerazione che non conosce confini ideologici: conservatori nel Regno Unito e socialisti in Francia marciano paralleli verso lo stesso obiettivo. A quegli esempi vanno poi aggiunti i paesi dove la “rivoluzione” si è già compiuta; vedi la Scandinavia, dove è già stata annullata qualsiasi differenza tra matrimonio e altri tipi di unione, e dove già oltre la metà dei bambini nascono al di fuori del matrimonio.
Giovanni Paolo II lo aveva previsto: a Rio de Janeiro, nel 1997, incontrando le famiglie di tutto il mondo aveva detto chiaramente che questa sarebbe stata la battaglia decisiva del terzo millennio: “Attorno alla famiglia e alla vita si svolge oggi la lotta fondamentale della dignità dell’uomo… Le tenebre oggi avvolgono la stessa concezione dell’uomo… I nemici di Dio, più che attaccare frontalmente l’Autore del Creato, preferiscono colpirlo nelle sue opere. L’uomo è il culmine, il vertice delle sue opere visibili… E la famiglia è l’ambito privilegiato per far crescere le potenzialità personali e sociali che l’uomo porta inscritte nel suo essere”. In queste parole c’è tutto quel che c’è da capire di quanto sta avvenendo.
E ancora una volta dobbiamo ripetere che quello della famiglia non è un argomento tra i tanti; questo è l’argomento fondamentale, la premessa a tutto il resto. La crisi della famiglia, la sua disgregazione, ha conseguenze drammatiche per l’economia, a cominciare dalla crisi demografica che investe il nostro Continente, genera povertà, ha costi elevatissimi per l’assistenza, provoca instabilità sociale: come può essere stabile una comunità se non lo è la sua cellula fondamentale?
Distruggere la famiglia è l’obiettivo di ogni potere totalitario, perché abbattuta la famiglia, il singolo, l’individuo rimane solo davanti allo Stato, è alla mercé dello Stato. Non per niente il grande scrittore inglese G.K. Chesterton diceva che la famiglia è una istituzione anarchica, viene prima dello Stato sia cronologicamente sia ontologicamente, è il punto ultimo di resistenza al potere dello Stato: “Una zona cuscinetto tra l’individuo e la società, l’individuo e i poteri esterni, in primo luogo quelli dello Stato”, diceva appunto Chesterton.
Difendere la famiglia naturale è allora la prima grande battaglia di libertà. Non è confessionale, è una battaglia civile. Solo chi ha a cuore l’uomo, ogni uomo, e non questa o quella ideologia fosse anche cristiana, sa giudicare con chiarezza la posta in gioco. Ed è per questo che in diversi paesi europei sono i vescovi, o almeno alcune figure dell’episcopato, a ribellarsi apertamente al Nuovo ordine che si sta cercando di imporre (lo stesso accade negli Stati Uniti).
E in Italia, si chiederà qualcuno? Anche in Italia si sta marciando nella stessa direzione, e se finora ci sono state forze in Parlamento capaci di frenare o almeno rallentare la deriva, questo non può più essere dato per scontato. Sia perché nel frattempo molti comuni stanno andando avanti per conto loro in questa direzione (Milano e Bari sono solo gli ultimi esempi) forzando la mano a chi dovrà legiferare a livello nazionale, sia perché l’evoluzione politica in atto - come abbiamo detto nei giorni scorsi - sembra restringere gli spazi di presenza per le correnti che hanno a cuore i valori della persona.
Peraltro un anticipo di quel che potrà succedere nei prossimi mesi lo si è visto settimana scorsa quando in Parlamento è stata approvata la legge sui figli naturali che ha legittimato l’incesto. Un vero e proprio scandalo, imposto malgrado la forte opposizione delle associazioni che si occupano di minorenni e di famiglia. Su questa vicenda però il vertice dell’episcopato è rimasto stranamente in silenzio (negli stessi giorni ha lanciato una campagna contro il gioco d'azzardo), e anche negli ultimi giorni appare più preoccupato di suggerire il nome del prossimo presidente del Consiglio che non di offrire criteri precisi ai politici cattolici e condizioni per aderire all’uno o all’altro schieramento. Ma abbiamo fiducia che al momento giusto, seguendo l’esempio di altri vescovi europei, saprà far udire la propria voce.
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