La notizia ci è giunta via e-mail solo oggi, vigilia di Natale.
Dire che siamo sconvolti è dire poco!
Della serie di suicidi di imprenditori, che negli ultimi anni si sono susseguiti, questo è il primo del nostro settore.
Bruno Di Lenardo, un operoso imprenditore veneto con cui abbiamo operato negli anni passati, non ha retto alla distruzione degli impianti necessari alla sua attività!
La mente va agli incontri avuti, salgono alla memoria la sua gentilezza, la sua cordialità, il suo amore per il lavoro.
Già, il lavoro..... per l'imprenditore il lavoro è tutto, il capannone, gli impianti sono tutto....
Coloro che riescono a capire in tempo utile che invece il lavoro non è tutto, sono dei "fortunati"
Un papà che viene a mancare è una tragedia, che ciò avvenga legato ad un disastro dell'azienda di famiglia è una tragedia nella tragedia, che tutto questo avvenga a Natale è molto, molto triste.
Siamo col pensiero vicini alla famiglia a cui porgiamo le nostre più sentite condoglianze.
Ciao Bruno
Imprenditore suicida dopo l'incendio della sua azienda: aveva 52 anni ed era padre di due figli. Il ritratto di colleghi e amici sconvolti. Il presidente dei grossisti: «Lo avevo sentito poco prima. L’impresa era tutto»
www.mattinopadova.it
PADOVA. Un gentiluomo. Una persona perbene. Nella lavoro e nella vita quotidiana. Negli affari, come in occasione di una partita di tennis o di calcio. Ecco il ritratto di Bruno Di Lenardo tracciato dalle parole, commosse e affettuose, dei colleghi di lavoro e degli amici. Parole senza retorica pronunciate con il groppo in gola perché nessuno si sarebbe mai aspettato una tragedia nella tragedia. E tanto meno che il protagonista fosse un uomo come Bruno Di Lenardo, imprenditore di talento e per vocazione familiare. Un uomo che seguiva sempre in prima linea l’andamento dell’azienda, pronto a lavorare dall’alba fino a notte. Perché la “Di Lenardo spa” era la sua vita. E la vita della sua famiglia. Forse, di fronte al rogo che aveva ingoiato tutto, Bruno Di Lenardo aveva avvertito lo smarrimento che ti prende quando senti crollare addosso il mondo. C’erano i contratti da onorare, le commesse da garantire, gli stipendi da pagare. Ma, sotto i piedi, rimanevano solo i resti bruciati di un magazzino per lo stoccaggio dell’ortofrutta da 10 mila metri quadrati con impianti ad alta tecnologia per un valore di milioni di euro.
È sconvolto Giancarlo Daniele, presidente dei grossisti nonché amministratore delegato del Maap (Mercato agroalimentare di Padova): «Ci eravamo sentiti venerdì... L’avevo richiamato stamane (ieri, per chi legge)... Non era ancora andato a letto. Per tutta la notte aveva seguito l’operato dei vigili del fuoco... Era successo un disastro, non c’era più nulla se non lo scheletro del capannone. Ho cercato di dargli conforto... Gli dissi di non preoccuparsi se aveva bisogno di altri magazzini per lo stoccaggio. Mi ha ringraziato». Non ce la fa a continuare e il pianto si mescola alle parole: «È successa una cosa grande, una cosa brutta. Ma perché?... Perché? Lo conoscevo fin da bambino» ripete Daniele, «L’ho sentito confuso. E forse quando si è reso conto di quel che è successo,... quando ha visto che era andata in fumo l’impresa di famiglia, non ce l’ha più fatta... No, non doveva succedere... È un uomo che ha fatto crescere la nostra economia, onorando Padova nel mondo».LEGGI TUTTO
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