di Manuel Seri
La recentissima lettera del Direttore Attilio Befera ai dipendenti dell’Agenzia delle Entrate dopo il grave episodio di Romano di Lombardia (BG)
(http://www.ilsole24ore.com/art/notizie/2012-05-04/lettera-attilio-befera195251.shtml?uuid =AbgXPqXF) è certamente un atto dovuto del Capo, ma per chi ha a che fare con gli Uffici finanziari dimostra un vittimismo inaccettabile.
In primo luogo, la “pericolosità” non riguarda affatto il lavoro degli operatori dell’Amministrazione finanziaria, ma semmai le modalità con cui viene svolto nei confronti dei Contribuenti; salvo casi eccezionali di evasione grave o fraudolenta infatti, la maggior parte di Essi viene sottoposta all’applicazione di presunzioni legali (sia pur relative) contro cui è spesso impossibile difendersi perché occorre fornire un prova negativa diabolica: chi ha avuto modo di sperimentare gli effetti
• del redditometro (senza possedere Suv, Ferrari o Porche, ma solo per avere un’auto di cilindrata poco più che media, disporre di una casa di abitazione e magari dover pagare un mutuo ipotecario che già da soli determinano un reddito complessivo di qualche decina di miagliia di Euro) o
• degli studi di settore (che stimano volumi di ricavi o compensi sulla base delle caratteristiche di svolgimento della propria attività ed indipendentemente da come vanno effettivamente gli affari) o, peggio ancora,
• delle indagini finanziarie (che consentono di presumenre come ricavi o compensi tutti i versamenti e le operazioni extra-conto non specificamente e documentalmente giustificate e perfino tutti i prelevamenti dai conti bancari per i quali non viene indicato e documentato il beneficiario e dunque l’impiego) conosce bene lo smarrimento, lo stress psicologico, l’incredulità che si prova nel misurarsi con una insensibilità, indisponibilità ed disumanità sconcertanti giustificate proprio dal rigore delle presunzioni stabilite dalla Legge a favore dell’Erario e basate sull’assurdo presupposto che “il Contribuente è evasore fino a prova contraria“; alla fine si finisce quasi sempre per pagare ingiustamente importi più o meno elevati al solo scopo di chiudere la pratica beneficiando delle sanzioni ridotte ed evitando così di dover sostenere i costi di difesa (tant più alti quanto maggiore è il valore della pretesa) e di dover correre gli inevitabili rischi del contenzioso (specie quello davanti alla Corte di Cassazione è diventato elevatissimo).
Peggio sarà col nuovo redditometro che sarà impostato su elaborazioni statistiche analoghe a quelle degli studi di settore e con lo spesometro che consente di presumere guadagnato nell’anno, salvo prova contraria, tutto quello che risulta speso nell’anno (l’Anagrafe Tributaria sta facendo il pieno di dati a partire dalle utenze domestiche per finire con le disponibilità finanziarie).
In secondo luogo, se non è facile la vita dei dipendenti dell’Agenzia delle Entrate fuori dall’Ufficio finanziario, figuriamoci quanto può essere quella dei tantissimi Lavoratori indipendenti (imprenditori, commercianti, artigiani, professionisti) che debbono procurarsi i clienti, che debbono riuscire a farsi pagare, che debbono comunque provvedere al pagamento dei propri creditori, che debbono mantenere in piedi l’azienda o lo studio anche quando l’attività non va bene, che debbono tentare di conservare i dipendenti o i collaboratori (unica vera preziosa risorsa) anche quando non si guadagna a sufficienza; come se non bastasse, debbono pure sottostare alle pretese ingiuste o sproporzionate degli Uffici finanziari che, siccome debbono fare budget, hanno perfino gli incentivi e debbono rendere conto alle strutture sovraordinate, non hanno alcun interesse a capire le situazioni ed a ridurre adeguatamente le loro pretese impositive e sanzionatorie.
In terzo luogo, <<… le accuse incredibili che da più parti … vengono rivolte …>> all’Amministrazione finanziaria di contribuire con la Sua azione <<… a sgretolare la coesione sociale …>> dovrebbero far riflettere attentamente il Direttore Attilio Befera per far sì che i Suoi rassicuranti e frequenti proclami di un Fisco non oppressivo e rispettoso della capacità contributiva dei Contribuenti siano realmente applicati dagli Uffici periferici e dai verificatori e che le presunzioni legali non costituiscano un pretesto insormontabile. E’ facile fare proclami o diramare slogan; poi però bisogna verificarne la corretta applicazione.
Perciò, delle due, l’una: o il Direttore Attilio Befera finge di non sapere e tenta di vittimizzare coloro che lamentano di sentirsi <<… aguzzini di gente disperata che non sa più dove sbattere la testa …>>, oppure non si è mai informato su come si svolge quotidianamente il rapporto fra il Contribuente e gli Uffici finanziari.
In conclusione, se si vogliono realmente ricercare e perseguire soluzioni adeguate per ristabilire il giusto equilibrio e la necessaria serenità è necessario eliminare tutte le presunzioni legali a favore del del Fisco e ristabilire il principio fondamentale dell’onere della prova secondo cui chi rivendica una pretesa nei confronti di qualcuno deve dimostrarne di averne diritto: basta con la presunzione secondo cui i Contribuenti sono evasori fino a prova contraria!
Fonte:http://www.chicago-blog.it/2012/05/05/ipocrisia-o-disinformazione/
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