Gianni Pardo, pardonuovo.myblog.it 08/10/2012
Che cosa ci aspetta, dopo le elezioni del 2013? Normalmente si sa che se vince il partito A applicherà il programma A, se vince il partito B applicherà il programma B. Ma questo oggi non è più valido. Il centrodestra ha la spensieratezza sostanziale di chi crede di partire perdente, il centrosinistra, dato vincente, assolutamente non sa che pensare e non osa formulare un programma. Dovunque ci si accapiglia su quisquilie: particolari senza importanza, beghe di partito, alleanze da stringere senza neppure chiedersi per quali finalità. Molti credono di trovare un approdo di pace nell’idea del “Monti bis”: “Con lui quanto meno le cose non peggioreranno ed eventualmente l’Europa ci aiuterà”. Pie illusioni che avrebbero un senso solo se Bruxelles disponesse di poteri illimitati. Siamo talmente concentrati su noi stessi da non vedere che il problema non è soltanto nostro. Da un lato ci sono altri Paesi in crisi quanto e più di noi, dall’altro, se la situazione peggiorasse ulteriormente, anche gli Stati che sembrano avere un’economia sana tenterebbero soltanto di salvare se stessi.
La triste realtà dell’Europa è che ci si occupa dei sintomi e non della malattia. Da anni, tutta la politica economica è intesa solo al contenimento della crisi. Cioè a salvare l’euro e la vita finanziaria dei Paesi maggiormente esposti alla sfiducia dei mercati; a far sì, ad ogni costo, che la Grecia non dichiari default e non esca dall’euro; che la Spagna possa ancora pagare gli stipendi e che le sue banche non falliscano. Intenti lodevoli ma inefficaci. Se un aeroplano vola verso una montagna non serve che rallenti, perché si schianterà lo stesso. Deve cambiare rotta.
Non si tratta di un pessimismo teorico e fatalistico, si tratta di una banale deduzione. Se, in seguito ai provvedimenti fin qui adottati, le condizioni che hanno portato alla crisi dell’euro e dell’Europa fossero migliorate; se si fosse almeno un po’ liberata l’economia dai mille pesi parassitari che l’opprimono; se ci si avviasse a ritrovare la salute, si potrebbe essere ottimisti. Se al contrario le condizioni non sono cambiate, se Paesi come l’Italia – reputati virtuosi, fra quelli in crisi – vedono lo stesso aumentare il loro debito pubblico e sprofondano in una drammatica recessione, che ragione c’è d’essere ottimisti? Per quale motivo la crisi dovrebbe finire? Chiediamolo coraggiosamente: perché non dovrebbe sbattere contro la montagna l’aeroplano che non ha cambiato rotta?
Fino ad oggi i mercati si sono contentati di vaghe promesse – quelle formulate nei mille summit europei – o delle parole di un Draghi. Ma come si sono ubriacati senza ragione di ottimismo, potrebbero domani ubriacarsi, con qualche ragione in più, di pessimismo. Ecco ciò che è sconfortante. Non è il Pd che non sa che programma formulare, per il 2013: è l’Europa. L’Unione continua a navigare a vista e spera che tutto migliori per miracolo, mentre al contrario gli indicatori mostrano che la recessione continua e probabilmente non risparmierà nessuno. La Francia non è mai stata tanto preoccupata. Col loro peso, le organizzazioni degli Stati stanno uccidendo economicamente le nazioni.
In Italia Oscar Giannino ha lanciato lo slogan efficace “fermare il declino”: che è il desiderio di tutti. Ma ciò si può ottenere solo eliminando le cause che lo provocano. L’Europa non dovrebbe cercare di non far fallire la Grecia, concedendole dei prestiti; dovrebbe aiutarla a cambiare il modello sociale a tal punto da renderla magari più povera, sul momento, ma sulla via del rilancio. E invece nulla è stato fatto in questo senso. In Italia si è solo saputo aumentare la pressione fiscale. Non importa notare che l’Europa ci ha richiesto delle riforme che il governo Monti non ha potuto realizzare: in politica la buona volontà non ha corso legale. L’Europa avrebbe dovuto dire “O fate questo o uscite dall’euro. O invertite la direzione di marcia o vi molliamo. Quali che possano essere i costi. Tanto, se non cadrete nel burrone domani, ci cadrete dopodomani”.
Ecco perché il futuro è angoscioso. Non è solo l’Italia che non ha un progetto politico ed economico: non l’ha neppure l’Europa. Se le condizioni che ci hanno portato a poco a poco a questa immane crisi non sono cambiate, è evidente che esse ci porteranno a poco a poco ad una crisi ancora peggiore e infine al disastro.
Gianni Pardo, pardonuovo.myblog.it
8 ottobre 2012
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