Nell'attentato di ieri ad Ashrafieh è stato ucciso il gen. Wissam al-Hasan, capo dell'intelligence. Aveva sgominato cellule di spionaggio e terroriste siriane, israeliane e salafite. Manifestazioni di protesta in molte città del Libano. Politici e popolazione accusano Assad. L'inviato Onu tenta una tregua prima della fine del mese. Il cordoglio di tutto il mondo, anche del Vaticano. L'appello del patriarca Rai all'unità e alla coesistenza.
di Paul Dakiki
Beirut (AsiaNews) - I servizi di sicurezza del Libano sono aperti a tutte le ipotesi, comprese la pista siriana o israeliana, sui responsabili dell'attacco terrorista che ieri ha distrutto una parte del quartiere di Ashrafieh e ucciso otto persone, fra cui anche il capo dell'intelligence nelle forze di sicurezza, gen. Wissam al-Hasan.
Parlando oggi al giornale As-Safir, il capo delle forze di sicurezza, Ashraf Rifi, ha detto che "tutte le opzioni sono aperte, ma stiamo cercando delle prove tangibili". Egli ha ammesso che l'assassinio di al-Hasan può essere legato all'arresto dell'ex ministro Michel Samaha, in stretti legami con Damasco, ma ha anche fatto notare che l'atto terrorista può essere una risposta allo svelamento della rete di spionaggio israeliano presente in Libano, o alla caccia di cellule terroriste nel Paese.
Wissam al-Hasan (v. foto) è la vittima più in vista delle otto persone uccise in seguito a una potente esplosione (60-70kg di esplosivo) in una via adiacente alla piazza Sassine, che ha fatto 78 feriti e danni ingenti agli edifici.
Al-Hasan era ritornato in Libano il giorno prima e nessuno sapeva del suo arrivo. I suoi spostamenti erano sempre preceduti da comunicazioni di depistaggio. Brillante analista, e giovane (47 anni), al-Hasan doveva succedere a Rifi nel 2013. Sapendo di essere nel mirino, prendeva tutte le precauzioni. Per prudenza, sua moglie e i suoi due figli erano stati trasferiti a Parigi.
Il generale aveva al suo attivo lo smantellamento di cellule di spionaggio e terrorismo pro-israeliano, pro-siriano e salafite.
Ieri sera, il druso Walid Joumblatt e il sunnita Saad Hariri hanno subito puntato il dito contro la Siria, come mandante dell'attentato. La popolazione sunnita ha lanciato subito manifestazioni di protesta in diverse città del Libano: Beirut, Saida, la Bekaa, Tripoli, Kamed el-Loz, Biré.LEGGI TUTTO
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