di Franco Previte Cristiani per servire
L’11 ottobre 2012 la Chiesa Cattolica inizia "l’Anno della Fede" indetto dal Santo Padre Benedetto XVI e “sarà un momento di grazia” ha detto e “di impegno per rafforzare la Fede”, con “un programma arduo” per la vita quotidiana di ogni credente perché “si ritrovi il genuino spirito necessario per dar vita alla nuova evangelizzazione.
L’obiettivo è quello di riscoprire la n/s Fede (della quale ne abbiamo fortemente necessità!), i cui contenuti fondamentali sono nel Catechismo della Chiesa Cattolica, di cui ricorre i 20 della sua pubblicazione, soprattutto quello di affiancare la Fede ai credenti che quotidianamente non dimenticano di affidare con coraggio la loro esistenza al Signore.
Nel n/s mondo caratterizzato da un secolarismo sempre più evidente (risentito anche dai movimenti cattolici), da un permissivismo smodato, (una “moda” imperante), da un relativismo crescente, (veramente aberrante ) da un egoismo egocentrico (scioccante), da un superficialismo (effimero), dalle mille “insidie” che dilagano, modificano e mortificano la dimensione etica della vita, questo Anno della Fede deve spingere i cristiani a ritrovare una nuova evangelizzazione e partecipazione alla crescita della Chiesa.
Come si legge nel S. Vangelo con il quale Matteo descrive l’episodio avvenuto sul Lago di Tiberiade ci rimanda al mistero della Chiesa che continua il suo Esodo nella storia, dove la barca “si agita” a causa di un vento contrario e si chiede l’aiuto al Signore, questo tratto del S. Vangelo “fotografa” tutte le difficoltà interne ed esterne, in quanto viviamo tempi assai difficili, in tempi di crisi oltreché economica, anche morale, però il mondo non è tutto buio ricordando quanto diceva S. Paolo: “dove abbonda il peccato sovrasta la grazia": la Fede che salva (Matteo 14, 22, 36).
Il materialismo, il consumismo, l’edonismo e l’erotismo frenato e via dicendo, corrono e concorrono a formare un superficialissimo assoluto, un substrato privo di un fondamento civico e morale, che non ci stupisce più di tanto ormai, ma amareggia il constatare una siffatta realtà sociale che in parte viene accettata o addirittura tollerata!
Il Santo Padre non ha trascurato l’Anno che rievoca la pietà, il dramma della sofferenza e del dolore che quotidianamente incontriamo dove “non pochi cristiani (che sono sempre meno!) dedicano la loro vita con amore a chi è solo, emarginato, escluso, perché proprio in loro si riflette il volto di Cristo”.
Il Santo Padre consegna a tutti un messaggio ricordando gli “ultimi fra gli ultimi" i più indifesi, deboli, emarginati, i quali non sono da vedere come un carico di pietà e di dolore, ma come un dono di Gesù da accogliere ed abbracciare con una seria meditazione che tiene viva la fiaccola della carità.
Insomma un comunicare efficacemente per evangelizzare ed educare, per far respirare nella società la presenza del quel Dio Creatore e Salvatore del quale, certamente in maniera inequivocabile, vi è una notevole necessità ed urgenza.
In un mondo di speranze fragili, sembra assai importante che la comunità cristiana tenti di acquisire dalla Fede occhi capaci di intravvedere la spiga nel seme che marcisce.
Ma il firmamento buio di speranza è il cielo dei bisognosi, dei disabili fisici, degli handicappati psichici, delle persone anziane, dei malati terminali, di tutti i loro familiari e la comunità cristiana è interpellata ad essere più presente e con più slancio partecipativo con loro su questa frontiera dell’emarginazione.
Per le comunità cristiane, in questo Anno della Fede, è necessario, ripeto, un sussulto di carità accogliente per riuscire a dare voce a chi non ha, costretto a subire a titolo direi di elemosina l’appagamento di un suo sacrosanto diritto di cittadino, debole, fragile, indifeso, emarginato, ma che costituisce anche per noi cristiani un membro ferito della nostra comunità.
Sembrano piccole ed inutili “cose”, ma sono segnali di una presenza nell’Anno della Fede, un dono da riscoprire anche nei n/s giorni da tutti, per far ritrovare a quanti l’hanno perduta, a quelli che dicono di averla, a quelli che l’adopera per secondi fini, a quelli - come noi - che la cerchiamo sempre nel quotidiano, perché il “Signore conceda a ciascuno di noi di vivere la bellezza e la gioia di essere cristiani “ (da Lettera Apostolica Benedetto XVI, Porta Fidei, 11 ottobre 2011).
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