Inabout GS su gennaio 9, 2012 a 6:00 AM
Il sito firstonline.info segnala un paper del Prof. Marco Onado* dal titolo eloquente “Il banchiere di ferro di oggi: mi spezzo, ma non mi piego (alle regole)“, cliccate sul titolo del paper per leggerlo.
Il testo è molto chiaro nell’individuare la soluzione ai problemi attuali: serve unaregolamentazione bancaria e una separazione tra banca d’affari (anche detta casino banking) e banca di deposito (utility banking) che è la parte veramente al servizio dell’economia (il meccanismo dei pagamenti, l’accumulazione del risparmio, il credito a famiglie e imprese).
Leggendo il paper viene da pensare che il Prof. Onado pensi ad una riforma sì di tipo Glass-Steagall ma più morbida rispetto all’originale degli anni Trenta, visto che cita come esempi il rapporto Vickers in UK e Paul Volcker negli Stati Uniti.
Qui su NOBIGBANKS abbiamo documentato puntualmente la debolezza di riforme soft del settore bancario che non fanno autentico riferimento allo standard Glass-Steagall, rimandiamo alla lettura dei seguenti due post (qua e qua).
Ciò detto, Onado offre una interessante analisi sui guasti di una crisi che nel 2007 nasce dalle banche, si trasmette poi agli stati e adesso sembra essere entrata in un avvitamento senza fine.
Glass-Steagall, lo ricordiamo, non è punitiva verso le banche, ma è una misura che restituisce il sistema bancario alla sua mission che è servire l’economia reale anziché giocare d’azzardo nel casinò delle borse mondiali.
Onado porta a critica i fondamenti su cui si reggono le trasformazioni del sistema finanziario internazionale degli ultimi trent’anni, tra i quali:
- l’efficienza à la Arrow-Debreu, secondo cui quanto più i mercati sono completi, cioè quanti più contratti sono disponibili, tanto meglio è. Questo assunto ha portato ad affermare che avere un mercato dei derivati da 600 trilioni di dollari (dodici volte il PIL mondiale) è comunque un risultato positivo.
- il modello dell’universal banking, che ha portato ad eliminare tutte le forme di separazione fra le varie forme;
- il mito dello shareholder value che ha giustificato sia politiche aziendali molto rischiose, sia livelli di remunerazione largamente superiori alle medie storiche del settore e al resto dell’economia.LEGGI TUTTO
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