di Riccardo Cascioli
A ciò hanno sicuramente contribuito anche i leader dell’opposizione – politica e sociale – e la grande stampa che invocavano a ogni piè sospinto l’intervento di Napolitano per bloccare le iniziative del governo. Peraltro negli ultimi tempi del governo Berlusconi l’appello a Napolitano era diventato uno sport di massa: lo ha fatto addirittura anche il Forum delle Associazioni familiari per chiedere una politica più equa nei confronti della famiglia, non rendendosi conto di avere a che fare con un signore che non ci penserebbe due volte a firmare una legge a favore delle unioni di fatto qualora gliela presentassero (e magari tra un po' la invocherà).
Ma nelle ultime settimane questa tendenza si è definitivamente consolidata: dapprima con la formazione del governo Monti, che non a caso in molti hanno chiamato il “governo del Presidente”, e poi l’altro giorno con l’invito a procedere speditamente per concedere la cittadinanza ai figli di stranieri nati in Italia.
Quanto al governo, il capo dello Stato ha mostrato grande abilità nel vestire i panni del salvatore della Patria in un momento di grave crisi (e così l’ha descritto la grande stampa), ma in realtà egli è stato piuttosto il regista di una operazione che viene da lontano: ha lentamente ma inesorabilmente ingabbiato l’azione del governo – che peraltro riusciva benissimo già da solo a farsi del male – per poi pilotare il suo superamento con un altro governo. Tecnico, come a dire “neutro”: in realtà, non solo ha fatto in modo che raccogliesse una maggioranza plebiscitaria, comunque ben diversa dall’indicazione emersa dalle urne tre anni fa; ma ha addirittura ispirato un ministero (quello della Coesione territoriale, un assoluto inedito in Italia) in aperto contrasto con quell’idea di federalismo che aveva contraddistinto il governo Berlusconi e per il quale – piaccia o no – era anche stato votato.
Ma una volta insediato Monti, LEGGI TUTTO
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