L'inganno di Vendola, il «grande comunicatore»
di Danilo Quinto 16-04-2012
di Danilo Quinto 16-04-2012
Nichi Vendola è davvero impagabile. Da abilissimo comunicatore, l’ha annunciato egli stesso il suo rinvio a giudizio per concorso in abuso di ufficio continuato. E’ accusato da tre pubblici ministeri requirenti di aver favorito la nomina di un primario.
I giornali riportano la frase messa a verbale dall’ex Direttore generale della ASL di Bari, che il Governatore le avrebbe rivolto tra settembre 2008 e aprile 2009 - “Non ti preoccupare di questa cosa! Ti copro io!”,in ragione della preoccupazione di aderire alla richiesta del Presidente della Regione Puglia di riaprire i termini di presentazione delle domande per l’incarico di Direttore medico della Struttura complessa di Chirurgia toracica dell’Ospedale San Paolo di Bari.
Vendola premeva - secondo l’accusa - perché venissero riaperti i termini del concorso in modo che potesse parteciparvi un medico che egli intendeva favorire. Di fama europea, egli afferma. E che poi effettivamente vinse.
Come si difende Vendola? Sostiene che l’unico elemento d’accusa proviene dalle dichiarazioni contenute in un memoriale dell’ex Direttore generale, non suffragate da nessuna altra prova, nessuna altra documentazione. Alla domanda se intende dimettersi, Vendola risponde: “Mi dichiaro assolutamente sereno, come sempre in passato. Perchè ogni mia azione è stata sempre improntata a garantire la trasparenza”.
Sarà così anche, immaginiamo, per il secondo avviso di garanzia che il Governatore ha ricevuto nello spazio di poche ore. E’ accusato di peculato, abuso d'ufficio e falso in relazione ad una vicenda che riguarda una transazione da 45 milioni di euro tra la Regione Puglia e l'ente ecclesiastico Miulli, che gestisce un ospedale ad Acquaviva delle Fonti. Nel marzo del 2010, qualche settimana prima delle elezioni di rinnovo del Consiglio Regionale, la Regione effettuò una transazione con l'ospedale ecclesiastico. Il Miulli aveva chiesto circa 42,6 milioni di euro per crediti che avrebbero vantato dal 2002 al 30 giugno del 2007. La clinica sosteneva di essersi indebitata per realizzare la nuova sede con fondi propri (76 milioni fino a fine 2008) perché i costi per mandare avanti l'ospedale sarebbero stati maggiori rispetto ai rimborsi della Regione. Il problema riguarda la delibera, poi annullata in autotutela dalla stessa giunta Vendola e che oggi, dopo un contenzioso col Miulli finito davanti al Consiglio di Stato, sta costringendo la Regione a restituire all'Ente di Acquaviva differenze tariffarie per 150 milioni di euro.
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