I segni di una crisi della civiltà
di Robi Ronza
13-02-2012
Il libertinaggio giovanile di massa, le convivenze pre-matrimoniali come pretesa via normale al matrimonio, il dilagare delle convivenze more uxorio e la scarsa disponibilità a procreare non sono la felice emancipazione da un’etica superata. Sono piuttosto un colossale spreco di risorse umane.
Di fronte alle conseguenze socialmente e politicamente sempre più distruttive di tale stato di cose sarebbe ora di rimettere davvero in discussione questa “filosofia” che ha sempre ferito a morte tutte le classi sociali e tutte le civiltà che l’hanno fatta propria. Fu così per l’aristocrazia nobiliare nel ‘700 e per la borghesia nel ‘900. Adesso, nella misura in cui si dovesse davvero affermare come “filosofia” normale dell’Europa, dell’Occidente, porterebbe alla fine della nostra stessa civiltà euro-americana, ossia del nostro modo di vivere, del primato del diritto e in ultima analisi della libertà.
Dal momento che al riguardo la posta in gioco è in primo luogo la qualità della vita dell’uomo, la sua vita terrena, in epoche meno imbarbarite della presente non c’era bisogno di essere cristiani per criticare e contrastare questa deriva. Moltissimi “laici” erano sulle stesse posizioni. Oggi, direi purtroppo, ad opporsi a tale spreco c’è quasi soltanto gente di fede, c’è quasi soltanto la Chiesa, ossia i cristiani. E per di più non c’è, non ci siamo abbastanza. Sarebbe importante esserci di più, in modo molto ben motivato ma anche molto ben chiaro. Viviamo in una società aperta, dove tutti possono dire di tutto, e in linea di massima è molto bene che sia così. Allora però ce se ne deve avvalere stando in modo adeguato sul luogo del confronto più vero e decisivo, che è quello del dibattito culturale ad ogni livello, dal più elitario al più popolare. La sfera della politica, delle leggi, della pubblica amministrazione viene di conseguenza. Non è da lì che si parte, è lì che si arriva. La resistenza passiva non paga perché nel mondo in cui viviamo chi domina incontrastato sulla scena della cultura di massa può far passare per buona e per vera qualsiasi cosa.
Venendo in particolare (ma in effetti è tutt’altro che un particolare) alle questioni umane di cui si diceva, non ci si può più lasciar infilare a bocca chiusa nella trappola secondo la quale la libertà e la felicità dell’uomo implicano il libertinaggio, la banalizzazione della sessualità, la svalutazione del matrimonio e la scarsa disponibilità ad accogliere la vita; e chi sostiene il contrario sarebbe invece l’anacronistico araldo di un’infelice e disumana etica del “no” contro una presunta felice e molto umana etica del “sì”. L’attrazione sessuale è una forza potente, e tutto c’insegna, a partire dalle scienze fisiche, che una forza tanto più dispiega le proprie potenzialità quanto più è applicata in modo concentrato e costante.LEGGI TUTTO
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