L'effimero ottimismo dell'Europa
Si è subito incrinato il clima di ottimismo creato dal secondo piano di salvataggio dellaGrecia , dalle iniezioni di liquidità effettuate dalla Banca centrale europea e dalla firma del Patto fiscale. In effetti i mille miliardi di euro prestati dalla BCE alle banche europee per tre anni al tasso dell’1% hanno permesso una forte riduzione del costo del denaro per gli Stati europei meno virtuosi (i rendimenti dei titoli decennali italiani sono ora inferiori al 5%) e hanno spinto al rialzo le borse e soprattutto i titoli degli istituti di credito, ma, come era prevedibile, non hanno mutato il quadro di fondo della crisi dell’economia europea. Questi provvedimenti permettono di guadagnare tempo, ma, come ha sottolineato il cancelliere tedesco Angela Merkel, l’Europa «non è ancora fuori dal tunnel e la situazione resta allarmante».
di ALFONSO TUOR 5 MAR 2012 06:00
Si è subito incrinato il clima di ottimismo creato dal secondo piano di salvataggio dellaGrecia , dalle iniezioni di liquidità effettuate dalla Banca centrale europea e dalla firma del Patto fiscale. In effetti i mille miliardi di euro prestati dalla BCE alle banche europee per tre anni al tasso dell’1% hanno permesso una forte riduzione del costo del denaro per gli Stati europei meno virtuosi (i rendimenti dei titoli decennali italiani sono ora inferiori al 5%) e hanno spinto al rialzo le borse e soprattutto i titoli degli istituti di credito, ma, come era prevedibile, non hanno mutato il quadro di fondo della crisi dell’economia europea. Questi provvedimenti permettono di guadagnare tempo, ma, come ha sottolineato il cancelliere tedesco Angela Merkel, l’Europa «non è ancora fuori dal tunnel e la situazione resta allarmante».
Il motivo principale è semplice: molti Paesi europei sono già piombati in una recessione che rischia di diventare più profonda di molte previsioni a causa delle politiche di austerità imposte per risanare i conti pubblici. Le centinaia di miliardi elargiti dalla Banca centrale europea sono stati utilizzati dalle banche per approvvigionarsi di liquidità ad un costo nettamente inferiore a quello che avrebbero dovuto pagare se si fossero dovute rifinanziare sul mercato. Insomma, la BCE è di fatto diventata un prestatore di prima istanza per il sistema bancario europeo. Con questi miliardi le banche hanno costruito un serbatoio di liquidità (si è quindi allontanato lo spettro di un grave incidente di percorso) e hanno acquistato titoli di Stato del loro Paese. Questi massicci acquisti effettuati soprattutto dagli istituti italiani e spagnoli hanno provocato il calo dei tassi di interesse. Quindi appare fuori luogo parlare di una normalizzazione della situazione. Invece quello che, almeno finora, le banche non hanno fatto è allargare le maglie nella concessione di crediti ad imprese e famiglie, che è una condizione indispensabile per ridare ossigeno all’economia . E la mancanza di questo tassello rende effimero il successo delle operazioni dell’istituto diretto da Mario Draghi.
Ed è proprio sulle politiche di austerità, tese a risanare i conti pubblici, che diventeranno ancora più restrittive con l’entrata in vigore del Patto fiscale, che si sono subito manifestati i primi importanti intoppi. Il Governo spagnolo ha infatti dichiarato che non rispetterà l’impegno preso con Bruxelles di ridurre quest’anno il deficit statale al 4,4% del PIL. Mariano Rajoy ha dichiarato che la Spagna ha deciso di ridurlo solo al 5,8%, poiché l’economia iberica, che si contrarrà quest’anno dell’1,7%, non è in grado di sopportare ulteriori misure di austerità. Mariano Rajoy ha aggiunto che si tratta di «una decisione sovrana che spetta unicamente alla Spagna» e che comunicherà ufficialmente agli altri Paesi europei in aprile. Anche l’Olanda, ossia un Paese virtuoso a tripla A, ha già preavvertito che non raggiungerà il riequilibrio dei conti nel 2015. Insomma, ancor prima di essere ratificato dai Paesi membri il Patto fiscale sembra già essere contestato.
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