MMT, manca la misura più urgente: Glass-Steagall.
InGlass-Steagall su marzo 5, 2012 a 6:00 AM
Tre giorni di summit a Rimini sulla MMT - la Teoria Monetaria Moderna – che ha preso inizio con il video-testimonianza di Mariarca Terracciano arrivato come un pugno allo stomaco, ad ammonire i partecipanti che non erano lì per un happening ma per smontare la meccanica di una economia perversa che porta all’annientamento.
L’alternativa esiste ed il summit è partito molto bene con William Black che cita la figura di Ferdinand Pecora, un siciliano negli Stati Uniti che nel 1933, durante la Grande Crisi, osò portare sul banco degli imputati i “bankster”, i banchieri-gangster, costringendo nomi come JP Morgan a riconoscere le proprie responsabilità nella crisi.
Fu grazie alla Commissione Pecora che si arrivò all’adozione della legge Glass-Steagall, che vietava la speculazione separando le banche commerciali dalle banche d’affari. Al solo sentire citare Pecora ci siamo provati ad applaudire nell’indifferenza generale: abbiamo capito subito che siamo in pochi a ricordare il ruolo di Pecora e FD Roosevelt, avremo compreso in seguito che per lunghi lunghissimi tratti l’orologio dell’MMT era fermo a Keynes e non si schioderà da quella visione, ahinoi.
Il Prof. Black ha scaldato gli animi con un grande incoraggiamento: “siete l’incubo peggiore dei banchieri europei”, rivolgendosi ad una platea al gran completo, oltre 1600 persone ci dicono, con punte di registrazioni nelle giornate di sabato e domenica che arrivano fino alle 2100 presenze, non male. Un’occasione unica nel panorama italiano, così tante persone che giungono pagando di tasca propria, è un indiscutibile successo personale di Paolo Barnard.
I punti chiave esposti della teoria MMT sono la ripresa della guida pubblica del volante della politica monetaria con il ritorno a Stati a moneta sovrana, così da spiegare in maniera chiara che sì, i governi possono creare soldi, pertanto non c’è alcun bisogno che prendano a prestito sui mercati finanziari la moneta di cui necessitano per finanziare la spesa e promuovere la crescita economica fino alla piena occupazione.
Stephanie Kelton è stata molto efficace nello spiegare che esiste un’alternativa ai diktat dei mercati, e che uno Stato a moneta sovrana può sempre ripagare il debito, come accade per il Giappone, il Canada, gli Stati Uniti. Si tratta, come hanno ribadito più volte i relatori, interrogati sul ritorno alle monete nazionali, di decisioni che spettano alla politica, alla volontà generale del Paese di invertire la direzione del pendolo che ha portato al trasferimento dei poteri dagli Stati sovrani ai mercati.
Molto efficace la lezione di Marshall Auerback che ha spiegato l’improprio paragone cui spesso ricorrono i sostenitori del pareggio di bilancio, accostando lo stato ad una famiglia che deve spendere solo quello che ha in cassa.
Ebbene, un Governo sovrano non ha analogie con una famiglia, Auerback ha ricordato che il Governo sovrano degli Stati Uniti è indebitato da sempre, e diversamente dalle famiglie non ha la necessità di pagare l’intero debito, purché lo riemetta onorando gli interessi sui debiti assunti. Pertanto si può sostenere senza ombra di dubbio che uno Stato sovrano merita fiducia, dato che batte moneta e impone tasse e tariffe, diversamente dalle famiglie.
E qui abbiamo annotato, sperando di aver registrato correttamente, come il Governo federale degli USA (1776) soltanto nel 1835 abbia completamente estinto il debito pubblico, ma ciò causò nel 1837 una depressione fortissima.
Leggete bene, soltanto 7 volte nella storia degli USA c’è stato un surplus di bilancio:
1817-’21, debito ridotto del 29%;
1823-’36, debito estinto con Jackson;
1852-’57, debito ridotto del 50%;
1867-’73, debito ridotto del 23%;
1880-’93, debito ridotto del 50%;
1920-’30, debito ridotto di un terzo;
con Clinton si ebbe un surplus di bilancio.
Da notare come in concomitanza ad ogni riduzione del debito si sia poi verificata una depressione economica.
Ciò serva per replicare ai falchi del rigore di bilancio che non comprendono la differenza dai Paesi a moneta sovrana: nella Ue gli stati membri hanno rinunciato alla sovranità monetaria, e si sono infilati in un vicolo cieco, al riguardo le slide di Stephanie Kelton – che meritano una trattazione apposita – chiariscono come le difficoltà per alcuni paesi membri siano state accresciute nel corso degli anni: gli obiettivi imposti sono fuori dalla loro portata.
Fonte: le foto “Summit MMt 2012 Rimini” di Fabio Sisto sono riproducibili con licenza Creative Commons BY-NC-SA 2.0 e tratte da questo indirizzo a questo link.
MMT, manca la misura più urgente: Glass-Steagall (2° parte).
InGlass-Steagall su marzo 6, 2012 a 6:00 AM
Nel corso del Summit MMT si è quindi riusciti a far passare concetti importanti, volti a dimostrare che la politica ha deciso di chiudere gli occhi dinanzi al processo di progressiva predazione dell’economia fisica a vantaggio del sistema finanziario.
(ndr: questo articolo, segue la 1° parte cui rimandiamo, cliccando qui)
Dunque, ci troviamo dinanzi alla precisa volontà di scardinare il sistema degli stati sovrani per ricondurli sotto l’ombrello di uno Stato europeo che è disposto a infliggere ai propri cittadini ogni tipo di sofferenza, forzando politiche di deflazione, riducendo la spesa pubblica e trasferendo il potere nelle mani di poteri assoluti che hanno il volto asettico delle elite tecnocratiche che operano a livello sovranazionale.
Una forma di governo che ha più i tratti di un impero coloniale che non quelli di una repubblica che alimenta il bene comune. Ma dal summit le posizioni riguardo all’uscita dall’Euro non sono state univoche, sebbene lo stesso Paolo Barnard ed i partecipanti al meeting si attendessero l’indicazione dell’agenda delle cose da fare per uscire subito dall’euro e la descrizione degli effetti immediati su imprese e famiglie di una scelta simile.
Ancora una volta, anche tra gli stessi relatori, è emersa una certa differenza di valutazione tra chi prospetta una fuga in avanti verso un super-stato europeo con una Banca centrale indipendente che faccia da prestatore di ultima istanza e chi spinge per il ritorno alla piena sovranità nazionale per i paesi europei.
Quel che il Summit MMT ha lasciato è dunque un senso di incompletezza.
Le analisi sono condivisibili, ma la presentazione dell’MMT quale modello alternativo si ferma alla tecnica economica.
Manca qualcosa, sebbene Auerbach e Black e l’assente, ma spesso citato, Randall Wray siano coinvolti nel progetto dell’Istituto Franklin e Eleanor Roosevelt, www.newdeal20.org.
C’è che l’alternativa dell’MMT resta all’interno del recinto dei sistemi monetari, agli antipodi di un sistema creditizio sovrano.
C’è stata una precisa domanda per conoscere se ci fossero differenze tra la loro idea di Banca centrale e la banca nazionale per il credito produttivo così come concepita da Alexander Hamilton, il primo Segretario al Tesoro degli Stati Uniti.
La risposta non è stata completa anche per i tempi stretti del dibattito, ma dal Summit esce chiaro il richiamo a Keynes, tanto che lo stesso Paolo Barnard lo ribadisce nei suoi articoli.
Nel porgere quella domanda sul credito produttivo abbiamo sentito un bisbiglìo di sottofondo nella platea, in effetti si intendeva far emergere i principi cui si ispira la MMT. Così, appare evidente che la principale preoccupazione per la Teoria Monetaria Moderna è di immettere liquidità nel sistema per quel tanto che basta per giungere alla piena occupazione e non alimentare inflazione. Quale impiego avrà la moneta emessa poco importa.
Che si scavino pure buche per poi ricoprirle, o si assumano impiegati piuttosto che pagare stipendi per lavori socialmente utili poco importa.
Eppure facciamo notare che la concezione hamiltoniana di espansione del credito produttivo è lontana anni luce dalla semplice immissione monetaria che proponeva Keynes; se non si riconosce la differenza tra lavoro produttivo e lavoro a bassa intensità tecnologica, si disconosce l’importanza della politica dirigista di Hamilton, Lincoln e FD Roosevelt, considerata falsamente inflazionistica. E’ dimostrato invece che l’aumento di produttività del lavoro indotto dallo sviluppo di progetti ad alto contenuto tecnologico, aumenta la produzione senza creare inflazione, ripagando nel lungo periodo il debito creatosi.
Dagli interventi degli economisti nel corso della tre giorni MMT non si è percepita la consapevolezza dell’importanza della nozione di credito produttivo, più attenti a tenere il sistema in equilibrio formale piuttosto che mirare a sviluppare l’economia fisica e dare dignità all’unicità di ogni persona perchè sviluppi le capacità cognitivo-creative.
Senza poi tener conto che parlare di deficit e suggerire di stampare moneta per riequilibrare il sistema senza ricollegarlo alle conseguenze immediate dell’esplosione dei prezzi delle commodities e del rifinanziamento delle bolle speculative è sintomatico di qualcosa che non quadra, per un Summit che nasce per essere alternativo ai sistemi finanziari predatori.
Ecco, ci si ferma a Keynes e ad Abba Lerner, prima di loro il diluvio, potremmo dire.
Così nell’approcciare alle questioni, spesso si è preferito indicare ciò che non va, caricando la pars destruens, piuttosto che richiamare in termini positivi quelle tradizioni politiche che hanno visto interpreti di rilievo anche in Italia. Ecco, abbiamo ravvisato una certa modalità giacobina di resettare una storia intera, anche in Italia, piuttosto che citare figure come il patriota Enrico Mattei, Alcide De Gasperi, Giorgio La Pira o Amintore Fanfani. Visto che si parlava ad un pubblico di giovani e meno giovani lo avremmo considerato un giusto modo per spronare a seguire i buoni esempi storici.
Non è che in Italia il miracolo economico sia stato frutto del caso, c’è stata una generazione di politici che hanno onorato la tradizione repubblicana e hanno fatto grande l’Italia.
Così pure per gli Stati Uniti si è omesso di ricordare le figure di Benjamin Franklin, Alexander Hamilton, Abramo Lincoln, Henry Carey, John Quincy Adams, Friedrich List, J.F. Kennedy.
Quello che più sorprende è che i docenti universitari venuti dagli Usa non abbiano proposto in maniera organica, ma solo di striscio e dopo precise domande giunte dal pubblico, uno studio storico e metodologico che ripercorresse la corrente economica che ha fatto grande quel Paese, meglio nota come Sistema americano di economia politica, che permise l’affrancamento dalla madrepatria britannica. Si è parlato di Franklin Roosevelt solo dopo le domande del pubblico fatte il sabato sera.
Ciononostante, ricordando l’esperienza rooseveltiana, non si è tenuto conto della verità storica, ovvero che FD Roosevelt non conoscesse Keynes e quando questi lo volle incontrare ad ogni costo, dopo l’avvio del New Deal, l’impressione che gliene fece fu pessima. Ci sono diverse testimonianze, tra cui quella di Frances Perkins in proposito, che avvalorano questa affermazione e c’è poi che Keynes uscì sconfitto da Bretton Woods, nonostante che si affermi ad ogni piè sospinto che Bretton Woods fu un progetto voluto da Keynes.
Ecco, così che anche nella domanda circa la urgenza di ristabilire lo standard Glass-Steagall di FD Roosevelt per la separazione bancaria, non si è andati oltre una risposta affermativa.
Dal tavolo dei relatori è giunto un secco: “giusto, facciamolo Glass-Steagall!”
Dando con quella risposta la prova che si mancasse insieme di coerenza e di concretezza, dato che molte delle persone accorse al summit domandavano indicazioni concrete per indirizzare il proprio impegno in Italia.
Intorno ai dubbi sui principi e sui riferimenti storici ci è apparsa nella sua evidenza la debolezza dell’apparato concettuale che arma la MMT, che si propone come alternativa al sistema dominante, quando invece non prende le distanze dal sistema monetarista globalizzato, ricorrendo a Keynes piuttosto che alla tradizione del sistema americano di economia politica.
La soluzione ruota attorno al ripristino della legge Glass-Steagall per stoppare il casinò mondiale dei titoli tossici e al ritorno ad un sistema di banche nazionali capaci di emettere credito per gli investimenti pubblici ad alto tasso di capitale per sottrarre gli Stati Sovrani dalla morsa dell’usura dei banchieri privati e delle banche centrali “indipendenti”.
Salviamo la gente, riformiamo la finanza nel segno del sistema americano di economia politica.
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