Cerca nel blog

venerdì 28 settembre 2012

L'ITALIA ED IL DOMANI VISTO DA BONVEGNA E DA BENETAZZO




La settimana scorsa Mario Sechi in un fondo sul quotidiano Il Tempo descriveva egregiamente l’attuale momento storico che sta vivendo il nostro Paese.

“C’è un Paese disteso sul Mediterraneo che ha qualche problema a capire la realtà”, naturalmente riferendosi all’Italia che“è un luogo ricco che si sta impoverendo, pieno di uomini e donne intelligenti che si stanno disperdendo. Fu meta del Grand Tour, cantata dai poeti, colorata dai pittori, immortalata dai narratori. È un pezzo di memoria dell’Occidente, ma dimentica i suoi tesori”. Inoltre, l’Italia è un Paese guidato da una classe dirigente ignorante, con dei partiti politici veri rimasugli del secolo scorso che hanno e ancora divorano risorse: “Hanno incassato in vent’anni oltre due miliardi di soldi pubblici, ne hanno speso un terzo, il resto è servito a finanziare «la politica», parola nobile dietro cui si sono nascosti miseri traffici privati”. Continuando nell’analisi Sechi sostiene che ogni vent’anni l’Italia gattopardescamente, cambia tutto per non cambiare nulla. Ora i vent’anni sono arrivati, puntuali, e l’Italia strepita, mormora, promette la svolta, la rivoluzione. Ma è probabile che anche questa volta non se ne fa nulla, del resto Mario Giordano nel suo ultimo libro Spudorati, non fa altro che ripetere quello che aveva scritto qualche anno prima in Sanguisughe.

Le riflessioni di Sechi le accosterei a quelle fatte da un’economista che non conoscevo, Eugenio Benetazzo, in un pamphlet pubblicato l’anno scorso per le edizioni Baldini &Castoldi, Era il mio Paese. Il futuro che attende l’Italia. Il testo scritto con straordinaria chiarezza e semplicità, un centinaio di pagine, dove l’autore riesce a fare una sintetica fotografia dei numerosi problemi che affliggono l’Italia. E’ una vera e propria inchiesta economica fuori dal coro che dà un contributo decisivo all’informazione indipendente.

L’Italia per lui, non è più quel Paese che ti hanno sempre fatto credere, sia sul piano economico che sociale. Nell’introduzione presenta il suo lavoro, sostenendo una tesi inquietante: “L’Italia non è più il ‘Bel Paese’ di un tempo, anche per gli italiani inizia a manifestarsi un tipo di rischio che mai nessuno aveva preso seriamente in considerazione negli anni passati: il default”.LEGGI TUTTO

Nessun commento: