tratto da http://www.investireoggi.it/
L’economista e Premio Nobel, Joseph Stiglitz, torna ad attaccare l’Eurozona e lo fa da Toronto, in Canada, dove ha partecipato a una riunione del “thin-tank” Cigi-Inet, sostenuto anche dal finanziere George Soros. Secondo Stiglitz, l’ottimismo di questo periodo sull’euro è sconcertante, perché se è vero che la Grecia è tornata a rifinanziarsi sui mercati finanziari (ieri, il successo del bond a 5 anni), bisognerebbe parlare dei sacrifici immensi a cui è stata costretta la sua popolazione e del fatto che il pil è crollato del 25% in questa crisi.
L’economista spiega che l’euro è instabile dalle fondamenta, perché i paesi che adottano la moneta unica non hanno un’unione bancaria, né risorse in comune. Ciò che è peggio, continua, è che ci si sarebbe aspettati un cambiamento di mentalità con questa crisi, invece, così non è stato. La Germania continua a propinare le stesse vecchie ricette dell’austerità.
Per questo, consiglia Stiglitz, il governo Renzi dovrebbe fare fronte comune con quello del collega francese Valls per combattere contro “la trincea tedesca”. Tuttavia, ammette, la Germania difficilmente si convincerà a cambiare idea.
L’economista si mostra, a dire il vero, pessimista anche sulla ripresa americana e cita alcuni dati: dal 2009 al 2012, il 95% della crescita è andata a beneficio solo dell’1% della popolazione. Per il resto degli americani, il reddito medio è tornato ai livelli di 25 anni fa. Il numero degli occupati nel settore privato è tornato ai livelli pre-crisi solo da un mese, ma nel frattempo è cresciuta la popolazione, per cui il tasso di occupazione è diminuito.
Certamente, continua, l’Europa sta molto peggio. E la riduzione degli spread non è attribuibile a un qualche miglioramento delle economie dell’unione monetaria, quanto alla capacità del governatore della BCE, Mario Draghi, di convincere i mercati che avrebbe fatto di tutto (“whatever it takes”) per salvare l’euro.
Adesso, nota, ha promesso che potrebbe comprare titoli per aumentare la liquidità sui mercati. Potrebbe darsi che gli investitori vorranno testare prima o poi le sue intenzioni.
Infine, se determinate riforme avrebbero l’effetto di rendere le economie dell’Eurozona più competitive, come chiede la Germania, il problema non sta in questo, quanto in quell’assenza di risorse comuni e di un’unione bancaria, come sopra detto.
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