Oggetto: Finanziamento della Commissione per l'associazione internazionale di lesbiche, gay, bisessuali, transessuali ed intersessuali
Risposta(e)
"Ad oggi, la Commissione è stata uno dei principali finanziatori dell'associazione internazionale di lesbiche, gay, bisessuali, transessuali ed intersessuali (ILGA) per alcuni anni. Dal 2007 al 2010 detta associazione ha ricevuto dalla Commissione una cifra complessiva pari a 4.107.457,12 euro, vale a dire oltre un milione di euro l'anno. La maggior parte di tale importo proviene da un programma di finanziamenti della DG EMPL chiamato PROGRESS, da cui l'ILGA ottiene una sovvenzione operativa che copre fino all'80 % dei propri costi di gestione.
L'attività fondamentale dell'ILGA consiste nell'influire sulla legislazione al fine di assicurare diritti alle persone gay, lesbiche, bisessuali, transessuali ed intersessuali, specificamente nell'ambito dei matrimoni e degli istituti sostitutivi del matrimonio.
Art. 1 L'Italia è una Repubblica democratica, fondata sul lavoro.
La sovranità appartiene al popolo, che la esercita nelle forme e nei limiti della Costituzione -
di Simonetta Castellano su Babilonia la Grande 4.7.2013
Per il diritto costituzionale italiano, cioè per la struttura fondamentale dello Stato:
l'Italia
E' FONDATA SUL LAVORO e in Italia la sovranità
APPARTIENE AL POPOLO
E' ESERCITATA DAL POPOLO
Il lavoro è il fondamento dell'Italia e la sovranità statuale italiana, che deve assicurare il fondamento della nazione, ...
viene esercitata attraverso l'auto-governo locale.Le autonomie locali esercitano concretamente e immediatamente la sovranità del popolo, articolandolo sul territorio.
Quello che in altri Stati resta semplicemente l'enunciazione morale di un diritto al lavoro e la proclamazione teorica di un diritto ad auto-determinarsi, nella nostra Costituzione sono invece il principio fondante dell'economia e la struttura concreta del potere di governo nazionale.
Siamo in gravissima emergenza nazionale riguardo al fondamento stesso dell'Italia, perciò:
L'ARI-COSTITUENTE EUROPEA E L'ULTIMA ILLUSIONE: LA DEMOCRAZZZIA COSTITUENTE. COMMENTO SEMISERIO A UN LODEVOLE (QUANTO ILLUSORIO) MANIFESTO PER L'ALTERNATIVA democratica...
Demo-fà, Demo-che???
Ci propongono di firmare il Manifesto popolare decisivo per uscire dalla crisi. C'è da piangere ogni giorno per le notizie che leggiamo, perciò stavolta nel commentare mi sono voluta fare 4 risate... Non me ne vogliano Lorsignori - di Simonetta Castellano, su Babilonia la Grande 29.06.2013
Molti pensieri da loro scritti sono condivisibili (vedremo quali) ed è, il mio, solo un gioco per sottolinearli, da "profana". E per riscoprire alla fine la soluzione che esiste. A sorpresa.
Qui di seguito il testo del Manifesto per L'Europa e in parentesi quadra grassetto il mio commento.
MANIFESTO PER L'EUROPA Alla cui stesura ha lavorato sia un gruppo ad hoc selezionato da Alternativa (il laboratorio politico fondato da Giulietto Chiesa) sia un gruppo di intellettuali di diverse esperienze e traiettorie...
Lo scenario
Un club planetario a vocazione totalitaria sta distruggendo l'Europa dei popoli, la nostra vita, la nostra democrazia, la nostra libertà. Il nostro futuro è in grave pericolo.
Gradualmente, senza che ce ne rendessimo conto, siamo stati consegnati nelle mani di un'oligarchia senza patria e senz'anima, il cui unico collante è il delirio di onnipotenza derivante dal possesso del denaro infinito che essa crea.
[E fin qui, è quello che tutti i blogger gli stanno dicendo da un po' di anni... agli intellettuali...]
Avevano scelto certamente bene il "tecnico" che doveva - da ministro dell'economia - tagliare la spesa e salassare fiscalmente soprattutto i lavoratori dipendenti. Ben cinque conti nelle "isole del canale", che - secondo il suo stesso ministero - sono considerate paradisi fiscali. Un vero esperto, insomma, di come si faccia a imboscare privatamente soldi altrove mentre - da funzionario pubblico - si esercita con massimo della durezza la "lotta all'evasione fiscale" soprattutto ai livelli bassi del reddito, o magari chiedendo a Equitalia si tampinare chiunque debba ancora soltanto un euro allo Stato.
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Da IlSole24Ore
Sul Sole 24 Ore inchiesta di Claudio Gatti sui conti esteri del ministro Vittorio Grilli e sui pagamenti delle sue case. "Almeno fin quando era Ragioniere dello Stato, l'attuale ministro dell'Economia Vittorio Grilli ha avuto svariati conti all'estero. E non ci riferiamo ai due conti che aveva a Londra, co-intestati con la moglie di allora. Parliamo piuttosto dei cinque conti di cui era titolare nelle cosiddette isole del Canale, e cioè località che il governo italiano considera paradisi fiscali. Conti in sterline, dollari ed euro. Da uno di questi conti al Sole 24 Ore risulta che sia provenuta una parte del denaro pagato per l'acquisto del lussuosissimo appartamento che l'attuale ministro ha comprato nel 2004 in via San Valentino, a Roma".
Conti esteri in posti considerati paradisi fiscali e denominati in sterline, dollari ed euro sono stati utilizzati per i lavori di ristrutturazione di un appartamento di lusso. Il ministro dell'Economia Vittorio Grilli, si difende dalle accuse, ma i movimenti di denaro dalle isole del Canale della Manica fanno sorgere piu' di un sospetto. I fatti risalgono al 2004 e 2006.
Almeno fin quando era Ragioniere dello Stato, l'attuale ministro del Tesoro Grilli ha avuto "svariati conti all'estero. E non ci riferiamo ai due conti che aveva a Londra, co-intestati con la moglie di allora. Parliamo piuttosto dei cinque conti di cui era titolare nelle cosiddette isole del Canale, e cioè località che il governo italiano considera paradisi fiscali. Conti in sterline, dollari ed euro".
BRUXELLES (Reuters) - In base a una nuova bozza di legge europea i titolari di conti bancari superiori ai centomila euro potrebbero essere coinvolti in future liquidazioni bancarie, mentre i correntisti sotto i centomila euro continuerebbero ad essere protetti.
Lo ha detto una portavoce della Commissione europea, nel corso di un regolare incontro con la stampa.
"In nessun caso, né ora né in futuro, è possibile coinvolgere i titolari dei depositi inferiori ai centomila euro", ha detto Chantal Hughes, portavoce del Commissario Ue ai Mercati Michel Barnier.
"Nella proposta della Commissione, che attualmente si sta discutendo, non è escluso che i depositi sopra i centomila euro possano essere strumenti utilizzabili per i bail-in", ha aggiunto la portavoce.
Sentite direttamente al minuto 13,12 dalla viva voce del Card.Sodano
un lapsus l'aver aggiunto ordine mondiale???
" (....) promuovendo la pace, la giustizia, l'ordine mondiale, preghiamo perché il futuro Papa possa continuare questa incessante opera a livello mondiale"
Cari Concelebranti, distinte Autorità, Fratelli e Sorelle nel Signore!
"Canterò in eterno le misericordie del Signore" è il canto che ancora una volta è risuonato presso la tomba dell’Apostolo Pietro in quest’ora importante della storia della Santa Chiesa di Cristo. Sono le parole del Salmo 88 che sono fiorite sulle nostre labbra per adorare, ringraziare e supplicare il Padre che sta nei Cieli."Misericordias Domini in aeternum cantabo": è il bel testo latino, che ci ha introdotto nella contemplazione di Colui che sempre veglia con amore sulla sua Chiesa, sostenendola nel suo cammino attraverso i secoli e vivificandola con il suo Santo Spirito.
Anche noi oggi con tale atteggiamento interiore vogliamo offrirci con Cristo al Padre che sta nei Cieli per ringraziarlo per l’amorosa assistenza che sempre riserva alla sua Santa Chiesa ed in particolare per il luminoso Pontificato che ci ha concesso con la vita e le opere del 265º Successore di Pietro, l’amato e venerato Pontefice Benedetto XVI, al quale in questo momento rinnoviamo tutta la nostra gratitudine.
Allo stesso tempo oggi vogliamo implorare dal Signore che attraverso la sollecitudine pastorale dei Padri Cardinali voglia presto concedere un altro Buon Pastore alla sua Santa Chiesa. Certo, ci sostiene in quest’ora la fede nella promessa di Cristo sul carattere indefettibile della sua Chiesa. Gesù, infatti, disse a Pietro: "Tu sei Pietro e su questa pietra edificherò la mia Chiesa, e le porte degli inferi non prevarranno contro di essa" (cfr. Mt 16,18).
Miei fratelli, le letture della Parola di Dio che or ora abbiamo ascoltato ci possono aiutare a comprendere meglio la missione che Cristo ha affidato a Pietro ed ai suoi Successori.
1. Il messaggio dell’amore
La prima lettura ci ha riproposto un celebre oracolo messianico della seconda parte del libro di Isaia, quella parte che è chiamata "il Libro della consolazione" (Is 40-66). È una profezia rivolta al popolo d’Israele destinato all’esilio in Babilonia. Per esso Dio annunzia l’invio di un Messia pieno di misericordia, un Messia che potrà dire: "Lo spirito del Signore Dio è su di me… mi ha mandato a portare il lieto annunzio ai poveri, a fasciare le piaghe dei cuori spezzati, a proclamare la libertà degli schiavi, la scarcerazione dei prigionieri, a promulgare l'anno di misericordia del Signore" (Is 61,1-3).
Il compimento di tale profezia si è realizzato appieno in Gesù, venuto al mondo per rendere presente l’amore del Padre verso gli uomini. È un amore che si fa particolarmente notare nel contatto con la sofferenza, l’ingiustizia, la povertà, con tutte le fragilità dell’uomo, sia fisiche che morali. È nota al riguardo la celebre Enciclica del Papa Giovanni Paolo II "Dives in misericor dia", che soggiungeva: "il modo in cui si manifesta l’amore viene appunto denominato nel linguaggio biblico‘misericordia’" (Ibidem, n. 3).
Questa missione di misericordia è stata poi affidata da Cristo ai Pastori della sua Chiesa. È una missione che impegna ogni sacerdote e vescovo, ma impegna ancor più il Vescovo di Roma, Pastore della Chiesa universale. A Pietro, infatti, Gesù disse: "Simone di Giovanni, mi ami tu più di costoro?... Pasci i miei agnelli" (Gv 21,15). È noto il commento di S. Agostino a queste parole di Gesù: "sia pertanto compito dell’amore pascere il gregge del Signore"; "sit amoris officium pascere dominicum gregem" (In Iohannis Evangelium, 123, 5; PL 35, 1967).
In realtà, è quest’amore che spinge i Pastori della Chiesa a svolgere la loro missione di servizio agli uomini d’ogni tempo, dal servizio caritativo più immediato fino al servizio più alto, quello di offrire agli uomini la luce del Vangelo e la forza della grazia.
Così lo ha indicato Benedetto XVI nel Messaggio per la Quaresima di questo anno (cfr. n. 3). Leggiamo, infatti, in tale messaggio: "Talvolta si tende, infatti, a circoscrivere il termine ‘carità’ alla solidarietà o al semplice aiuto umanitario. È importante, invece, ricordare che massima opera di carità è proprio l’evangelizzazione, ossia il ‘servizio della Parola’. Non v'è azione più benefica, e quindi caritatevole, verso il prossimo che spezzare il pane della Parola di Dio, renderlo partecipe della Buona Notizia del Vangelo, introdurlo nel rapporto con Dio: l'evangelizzazione è la più alta e integrale promozione della persona umana. Come scrive il Servo di Dio Papa Paolo VI nell'Enciclica Populorum progressio: è l'annuncio di Cristo il primo e principale fattore di sviluppo (cfr. n. 16)".
2. Il messaggio dell’unità
La seconda lettura è tratta dalla Lettera agli Efesini, scritta dall’Apostolo Paolo proprio in questa città di Roma durante la sua prima prigionia (anni 62-63 d.C.).
È una lettera sublime nella quale Paolo presenta il mistero di Cristo e della Chiesa. Mentre la prima parte è più dottrinale (cap. 1-3), la seconda, dove si inserisce il testo che abbiamo ascoltato, è di tono più pastorale (cap. 4-6). In questa parte Paolo insegna le conseguenze pratiche della dottrina presentata prima e comincia con un forte appello alla unità ecclesiale: "Vi esorto dunque io, il prigioniero nel Signore, a comportarvi in maniera degna della vocazione che avete ricevuto, con ogni umiltà, mansuetudine e pazienza, sopportandovi a vicenda con amore, cercando di conservare l'unità dello spirito per mezzo del vincolo della pace(Ef 4,1-3).
S. Paolo spiega poi che nell’unità della Chiesa esiste una diversità di doni, secondo la multiforme grazia di Cristo, ma questa diversità è in funzione dell’edificazione dell’unico corpo di Cristo: "È lui che ha stabilito alcuni come apostoli, altri come profeti, altri come evangelisti, altri come pastori e maestri, per rendere idonei i fratelli a compiere il ministero, al fine di edificare il corpo di Cristo" (cfr. 4,11-12).
È proprio per l’unità del suo Corpo Mistico che Cristo ha poi inviato il suo Santo Spirito ed allo stesso tempo ha stabilito i suoi Apostoli, fra cui primeggia Pietro come il fondamento visibile dell’unità della Chiesa.
Nel nostro testo San Paolo ci insegna che anche tutti noi dobbiamo collaborare ad edificare l’unità della Chiesa, poiché per realizzarla è necessaria "la collaborazione di ogni giuntura, secondo l'energia propria di ogni membro" (Ef 4,16). Tutti noi, dunque, siamo chiamati a cooperare con il Successore di Pietro, fondamento visibile di tale unità ecclesiale.
3. La missione del Papa
Fratelli e sorelle nel Signore, il Vangelo di oggi ci riporta all’ultima cena, quando il Signore disse ai suoi Apostoli: "Questo è il mio comandamento: che vi amiate gli uni gli altri, come io vi ho amati" (Gv 15,12). Il testo si ricollega così anche alla prima lettura del profeta Isaia sull’agire del Messia, per ricordarci che l’atteggiamento fondamentale dei Pastori della Chiesa è l’amore. È quell’amore che ci spinge ad offrire la propria vita per i fratelli. Ci dice, infatti, Gesù: "nessuno ha un amore più grande di questo: dare la vita per i propri amici" (Gv 15,12).
L’atteggiamento fondamentale di ogni buon Pastore è dunque dare la vita per le sue pecore (cfr. Gv 10,15). Questo vale soprattutto per il Successore di Pietro, Pastore della Chiesa universale. Perché quanto più alto e più universale è l’ufficio pastorale, tanto più grande deve essere la carità del Pastore. Per questo nel cuore di ogni Successore di Pietro sono sempre risuonate le parole che il Divino Maestro rivolse un giorno all’umile pescatore di Galilea: "Diligis me plus his? Pasce agnos meos… pasce oves meas"; "Mi ami più di costoro? Pasci i miei agnelli… pasci le mie pecorelle!" (cfr. Gv 21,15-17).
Nel solco di questo servizio d’amore verso la Chiesa e verso l’umanità intera, gli ultimi Pontefici sono stati artefici di tante iniziative benefiche anche verso i popoli e la comunità internazionale, promovendo senza sosta la giustizia e la pace. Preghiamo perché il futuro Papa possa continuare quest’incessante opera a livello mondiale.
Del resto, questo servizio di carità fa parte della natura intima della Chiesa. L’ha ricordato il Papa Benedetto XVI dicendoci: "anche il servizio della carità è una dimensione costitutiva della missione della Chiesa ed è espressione irrinunciabile della sua stessa essenza" (Lettera apostolica in forma di Motu proprio Intima Ecclesiae natura, 11 novembre 2012, proemio; cfr. Lettera Enciclica Deus caritas est, n. 25).
È una missione di carità che è propria della Chiesa, ed in modo particolare è propria della Chiesa di Roma, che, secondo la bella espressione di S. Ignazio d’Antiochia, è la Chiesa che "presiede alla carità"; "praesidet caritati" (cfr. Ad Romanos, praef.; Lumen gentium, n. 13).
Miei fratelli, preghiamo perché il Signore ci conceda un Pontefice che svolga con cuore generoso tale nobile missione. Glielo chiediamo per intercessione di Maria Santissima, Regina degli Apostoli, e di tutti i Martiri ed i Santi che nel corso dei secoli hanno reso gloriosa questa Chiesa di Roma. Amen!
tratto da corrieredellacalabria di Paolo Pollichieni
«Quando attraverserà l’ultimo vecchio ponte, ai suicidi dirà, baciandoli alla fronte, venite in paradiso, là dove vado anch’io, perché non c’è l’inferno nel mondo del buon Dio…». Quante volte ci siamo commossi ascoltando i versi della canzone che De Andrè compose per ricordare Luigi Tenco… Mai, però, avremmo pensato di vedercela rimbalzare in mente, improvvisa, nel cuore della notte, associata all’immagine sfottentemente sorridente di Alessandro Bozzo.
E invece…
Per quattro anni ho lavorato con lui, per tre sono stato il suo direttore. Un rapporto che presenta, come è umano che sia, luci e ombre.
Molte ipocrisie si affastellano in queste ore, altre arriveranno in seguito. Alessandro, come molti, aveva un carattere duro ma non era ipocrita. Pensava quello che altri nella cerchia pensavano, lui però le diceva anche a costo di ferire la sensibilità di qualcuno.Sul lavoro era affidabile e serio, anche quando non riusciva ad affrancarsi dal fiato sul collo che il precariato ti costringe a subire. Era vulnerabile davanti al rischio di ritrovarsi senza quella sicurezza economica che alla sua età cominciava ad avere la meglio sugli ideali. Anche questo è giusto che sia.LEGGI TUTTO
La Grecia, oggi. Poche scarne notizie sulla stampa estera, sfuggite dalle fitte maglie del controllo, ma i viaggi ad Atene, le testimonianze di scrittori, economisti, rappresentanti di movimenti di protesta, o di semplici cittadini, forniscono un quadro drammatico della Grecia, che non ha bisogno di forzature. Perché la realtà è già sin troppo tragica.
Mario Monti ha finalmente svelato le sue intenzioni. E io che mi illudevo che diventasse il federatore dei moderati! Ma lui ha ben altro per la testa. Sostanzialmente ha detto “Non mi candido, ma sono disponibile a essere nominato premier senza essere stato votato”. Interessante no?
E voglio proprio vedere se dà l’OK a mettere il suo nome su qualche lista. Perché se lo mettono, il suo nome, allora sarà contato per i voti che prenderà. Se non lo mettono, allora perché nominarlo presidente del consiglio? Perché ha dato la sua disponibilità in una conferenza stampa? Ma vogliamo scherzare? E che succede, se io faccio domani una conferenza stampa e dò la mia disponibilità a essere nominata ministro? Mi nominano? Mi mettono in una lista speciale, di quelli che sono così bravi che ci sono le schede elettorali precompilate? Ma non ho capito: ci sono le elezioni o la tombola? E visto che è Natale oltre ai numeri si tirano fuori pure i nomi dei ministri e dei presidenti del consiglio?
La legge attuale, tra l’altro, obbliga a mettere nella scheda elettorale il nome del capo politico della lista o della coalizione di liste. E quindi i centristi chi metteranno, se non Monti? Montezemolo, perché le prime lettere del cognome sono uguali?
E i cattolici? Ecco cosa ne pensa, Mario Monti: lo traggo dauna intervista molto significativa, oggi su Repubblica, che TUTTI dovete leggere, visto che spiega esplicitamente che il centro e il Pd dovranno allearsi dopo il voto (molto più di quello che ha lasciato capire in conferenza stampa). Di seguito, poi, uno stralcio illuminante per i cattolici:
Scalfari: Montezemolo, secondo te, rappresenta la società civile?
Monti: "Rappresenta in qualche modo le imprese. Riccardi è il fondatore di Sant'Egidio...".
Scalfari: E rappresenta la Chiesa. Anche tu sei cattolico, ma non rappresenti la Chiesa. Io non credo che la religione si debba occupare di politica e di partiti. Purtroppo vedo che se ne occupa ma non credo sia sopportabile. Carlo Azeglio Ciampi è cattolico ma ha rappresentato il laicismo dello Stato. Lo stesso fece Scalfaro che era cattolicissimo ma laicissimo. Napolitano poi è tutt'altra cosa.
Monti: "Anch'io sono laico nel senso che tu intendi".
Scalfari: Lo so e per questo dico che una lista imbottita di persone pur degnissime che fanno parte di Comunione e Liberazione o di Opus Dei, o di Acli o di altre analoghe associazioni del tipo delle cooperative bianche e dei coltivatori diretti cattolici, non è società civile ma Chiesa militante. Allora il piano cambia, si rifà la Dc.
Monti: "Nessuno di noi pensa questo e io non mi propongo un obiettivo del genere".
E più avanti:
Scalfari: Ci sono molti punti comuni con il Pd.
Monti: "Certo".
Scalfari: Tu pensi ad un'alleanza post elettorale?
Monti: "La considero indispensabile. Dobbiamo ricostruire la pubblica amministrazione e costruire lo Stato dell'Europa federale. Ti sembrano compiti che possano essere portati avanti da un solo partito? Ci vuole una grande alleanza perché si tratta di una vera e propria rivoluzione".
Quindi, ricapitolando, Andrea Riccardi è il cattolico di riferimento di Mario Monti, l’unico, e gli basta. Monti non ha certo intenzione di fare una nuova DC. Ha ben altro per la testa. Lui vuole appoggiare il governo Bersani: dei cattolici, che così ingenuamente si volevano far federare da lui, se ne infischia, anzi, proprio non li vuole, conferma le parole di Scalfari, dicendo che "nessuno di noi" (cioè, immagino, né lui né Riccardi, né Casini né Montezemolo) pensa di portare l’associazionismo cattolico in parlamento. Altro che nuova DC! Adesso sappiamo dove vuole portare il paese. E soprattutto noi cattolici sappiamo cosa ha intenzione di fare.
E i valori non negoziabili? Li affida a Riccardi? E’ lo stesso Riccardi che ha permesso, come ha detto Andrea Romano, che i valori non negoziabili fossero espulsi dal programma montezemoliano che lui ha sottoscritto?(v.questo link per leggere la notizia ). E’ lo stesso Andrea Riccardi che dal piano famiglia ha cancellato il fattore famiglia che Giovanardi aveva introdotto, e ha persino considerato troppo compromettente il riferimento all’art.29 della costituzione che parla di famiglia fondata sul matrimonio, e ha tolto pure questo riferimento dal piano famiglia (scusate le ripetizioni, ma voglio essere chiara)? Se solo e unicamente a lui saranno affidati i valori non negoziabili, allora ci sarà veramente da ridere. O forse da piangere. Il centro, e Monti in qualche modo con il centro, aprirà a sinistra, questo il senso dell’intervista data oggi a Scalfari, e pure della conferenza stampa. Altro che super-partes! Di partes ne ha abbracciata una sola, e oggi l’ha spiegato per bene.
La decisione di Mario Monti di rendersi disponibile a un nuovo impegno al servizio del Paese sta orientando, come previsto, il dibattito politico e l’avvio della campagna elettorale in Italia. Il tema principale è ora l’analisi del programma indicato dallo stesso Monti nella sua “agenda” per il prossimo Governo e del modo in cui le forze politiche che lo condividono intendono presentarsi alle prossime elezioni del 24 e 25 febbraio 2013, dopo lo scioglimento delle Camere da parte del presidente della Repubblica nel pomeriggio di sabato scorso, 22 dicembre.
Nella conferenza stampa di domenica il capo del Governo uscente ha spiegato, illustrando i motivi della sua scelta, di essere disposto a mettersi alla guida di quanti vogliono proseguire sulla strada intrapresa dall’Italia nell’ultimo anno sulla base di un programma concreto e non attraverso un’alleanza che si condensi esclusivamente accanto al suo nome. Monti ha precisato di considerarsi extra partes: «Non mi schiero con nessuno ma la mia agenda è chiara ed è aperta a tutti per coalizioni ampie. Alle forze che manifesteranno adesione convinta e credibile, sono pronto a dare il mio incoraggiamento e, se richiesto, anche la guida, e sono pronto ad assumere un giorno, se le circostanze lo volessero, responsabilità che mi venissero affidate dal Parlamento».
(tratto da Corrispondenza Romana di Danilo Quinto 12 dicembre 2012)
Ora il Presidente del Consiglio ha le mani libere. Ed è bene che sia così. Ci si preparava ad altri cinque anni del suo Governo. Hanno una bella faccia di bronzo coloro che sostengono che questo Governo ha messo a posto i conti, considerati i dati relativi al PIL, alla disoccupazione, al debito pubblico, al numero delle imprese che nell’ultimo anno hanno dovuto chiudere e a quello degli imprenditori che si sono suicidati. È stato dimostrato soprattutto quanto il problema dell’Italia sia quello di trovare una classe politica e dirigente in grado di assicurare una condizione pre-politica: l’individuazione dei bisogni dei cittadini rispetto alla loro vita reale, quotidiana.
Pensiamo ai giovani che per un terzo del numero sono disoccupati e al fatto che metà di questo terzo non lo cerca neanche più un lavoro. Altro che quota dello spread o dettati della Banca Centrale Europea, un’associazione privata che domina i mercati finanziari e si erge ad una difesa assurda dell’euro, una scelta ritenuta irreversibile da coloro che vogliono affidare a soggetti estranei alla sovranità nazionale degli Stati le scelte che riguardano la vita di popoli interi. Si scontri Monti, quindi, in una competizione elettorale e conquisti sul campo i “galloni” di Presidente del Consiglio. Senza accordi precostituiti, senza nomine che calano inopinatamente dall’alto, per giunta con i gradi di “senatore a vita”. Attraverso la legittimazione popolare e democratica. Se è vero che le sue politiche incontrano il favore degli italiani, che questo fatto sia verificato.
C’è anche una coincidenza che va rilevata. Montezemolo, prima dell’annuncio di dimissioni di Monti dopo l’approvazione della legge di stabilità, aveva dal canto suo annunciato di riflettere sulla formazione della sua lista. Le primarie del Partito Democratico e il ritorno in campo di Silvio Berlusconi, lo avrebbero fatto desistere. «Siamo al colpo di coda della prima Repubblica», aveva sostenuto. Come se la seconda Repubblica avesse qualche chance di sorgere con la sua presenza o con quella di Andrea Riccardi, Andrea Olivero e Raffaele Bonanni, ai quali si vogliono aggregare Fini e Casini, che rischiano di scomparire dalla scena politica dopo appena trent’anni. Senza Monti, Montezemolo si sentiva perso e lo ha fatto pesare. Subito dopo questa dichiarazione, Monti ha annunciato le sue dimissioni. I fatti, così come si succedono, hanno sempre un loro preciso significato.
Vuole il suo partito, Monti. Non demorde. E gli altri vogliono andare nel nuovo Parlamento sotto la sua protezione.
Anche Evans Pritchard dal Telegraph prende le distanze dal coro: Mario Monti sarà pure un grande gentleman europeo, ma è anche un sommo sacerdote del progetto UE e un protagonista dell'adesione dell'Italia all'euro, la valuta sbagliata.
di Ambrose Evans Pritchard - L'Italia ha solo un grave problema economico. Ha la valuta sbagliata.
Il paese è più ricco della Germania in termini pro capite, con circa 9 miliardi di € di ricchezza privata. Ha il più grande avanzo primario nel blocco dei G7. Il suo debito pubblico e privato combinato è al 265pc del PIL, inferiore a quello di Francia, Olanda, Regno Unito, Stati Uniti o Giappone.
Il paese si piazza in cima alla graduatoria dell'indice del Fondo Monetario Internazionale per "sostenibilità del debito a lungo termine" tra i principali paesi industrializzati, proprio perché ha riformato da tempo il sistema pensionistico sotto Silvio Berlusconi.
"Hanno un vivace settore delle esportazioni, e un avanzo primario. Se c'è un paese nell'UEM che potrebbe trarre beneficio dal lasciare l'euro e dal ripristino della competitività, è l'Italia, ovviamente", ha dichiarato Andrew Roberts di RBS.
"I numeri sono davanti a noi. Pensiamo che la storia del 2013 non è quella di paesi costretti a lasciare l'UEM, ma di paesi che scelgono di andarsene. "
Una studio di "teoria dei giochi" condotto da Bank of America ha concluso che l'Italia avrebbe da guadagnare più degli altri membri dell'UEM da un'uscita e dal ripristino di un controllo sovrano sulle leve di politica economica.
La sua posizione patrimoniale sull'estero è vicina all'equilibrio, in netto contrasto con la Spagna e il Portogallo. Il suo avanzo primario comporta che può lasciare l'UEM in qualsiasi momento lo desideri senza dover affrontare una crisi di finanziamento.
Un alto tasso di risparmio significa che qualsiasi shock dei tassi di interesse dopo il ritorno alla lira rfluirebbe indietro nell'economia attraverso i maggiori rendimenti agli obbligazionisti italiani - e spesso si dimentica che i tassi di interesse "reali" dell'Italia erano molto più bassi sotto la Banca d'Italia.
Roma ha in mano delle carte vincenti. Il grande ostacolo è il primo Mario Monti, installato a capo di una squadra di tecnocrati nel Putsch di novembre 2011 dal cancelliere tedesco Angela Merkel e dalla Banca Centrale Europea - tra gli applausi dei media Europei e della classe politica.
Monti può anche essere uno dei migliori gentlemen europei ma è anche il sommo sacerdote del Progetto UE e un personaggio chiave dell'adesione dell'Italia all'euro. Prima se ne va, prima l'Italia può fermare lo scivolamento nella depressione cronica.
I mercati sono, naturalmente, inorriditi del fatto che si dimetterà una volta che il bilancio 2013 sarà stato approvato, aprendo la porta al caos politico all'inizio del prossimo anno. I rendimenti sui titoli a 10 anni del debito italiano lunedì sono saliti di 30 punti base al 4.85pc. "L'armistizio è durato 13 mesi. Ora la guerra continua. Il mondo ci guarda con incredulità ", ha scritto il Corriere della Sera.
Il rischio immediato per gli investitori obbligazionari è un parlamento diviso, con un "25PC" di possibilità di vittoria allo schieramento euroscettico di Berlusconi, la Lega Nord e il comico Beppe Grillo, che ora nei sondaggi è vicino al 18pc. "Se non c'è una maggioranza chiara in Parlamento siamo condannati", ha dichiarato il Prof. Giuseppe Ragusa dell'Università Luis Guido Carli di Roma.
Qualsiasi risultato del genere lascerebbe i mercati obbligazionari palesemente esposti, come durante l'ultimo spasimo della crisi del debito a luglio. Roma sembrerebbe ancor meno disposta a richiedere un salvataggio e firmare un "Memorandum" rinunciando alla sovranità fiscale - i presupposti per un intervento della BCE che metta un tetto massimo ai rendimenti dei titoli italiani.
Tutti gli investitori che si sono precipitati sul debito italiano - o spagnolo - dopo che Mario Draghi della BCE si è impegnato a fare tutto il possibile per tenere insieme l'UEM, potrebbero scoprire che Draghi non è in grado di mantenere la sua promessa. Le sue mani sono legate dalla politica. Gli obbligazionisti diventerebbero molto preoccupati. Ma gli interessi della democrazia italiana e dei creditori stranieri non sono più allineati. Le politiche deflazionistiche stile anni '30 imposte da Berlino e Bruxelles hanno spinto il paese in un vortice greco. Il lobby del business di Confindustria ha detto che il paese si sta riducendo in "macerie sociali".
Gli ultimi dati confermano che la produzione industriale in Italia è in caduta libera, giù del 6.2pc nel mese di ottobre rispetto all'anno precedente. "Negli ultimi 12 mesi abbiamo visto una capitolazione completa del settore privato", ha detto Dario Perkins di Lombard Street Research. "La fiducia delle imprese è tornata ai livelli della crisi finanziaria nella sua fase più profonda. La fiducia dei consumatori è ai minimi di sempre. Berlusconi ha ragione nel dire che l'austerità è stata un disastro completo."
I consumi sono calati del 4.8pc rispetto allo scorso anno, sul peso della maggiore pressione fiscale. "Non ci sono precedenti nei dati. Il rischio per il 2013 è che il crollo possa essere ancora peggiore," ha dichiarato la Confcommercio, federazione dei commercianti.
Le origini di questa crisi risalgono alla metà degli anni '90, quando il marco e la lira sono stati agganciati in un cambio fisso. L'Italia aveva un sistema di scala mobile dei salari e delle abitudini di inflazione. Le vecchie abitudini sono dure a morire.
Ha perso dal 30 al 40pc di competitività del lavoro contro la Germania, con un lento declino. Il suo storico surplus commerciale con la Germania è diventato un grande deficit strutturale.
Ormai il danno è fatto. Non è possibile riportare indietro l'orologio. Ma è esattamente ciò che le élite politiche UE stanno cercando di fare, attraverso le drastiche misure di austerità e "svalutazione interna".
Una politica di questo tipo può funzionare in una piccola economia aperta come l'Irlanda. In Italia si sta ripetendo l'esperienza britannica quando Winston Churchill nel 1925 riportò la sterlina alla parità aurea ad un tasso sopravvalutato. Come Keynes disse acidamente, i salari sono "rigidi" verso il basso. I salari britannici si spostarono di poco nei cinque anni successivi. L'effetto principale di questa politica è portare in alto il tasso di disoccupazione. Il tasso di disoccupazione giovanile in Italia è al 36.5pc e ancora in aumento.
Monti ha colpito con una stretta fiscale del 3.2pc del Pil quest'anno, tre volte la dose terapeutica. Non vi è alcuna ragione economica per farlo. L'Italia ha avuto un saldo primario vicino all'equilibrio nel corso degli ultimi sei anni. E' stata, anche sotto Berlusconi, un raro esempio di rettitudine.
L'avanzo primario raggiungerà il 3.6pc del PIL quest'anno e il 4.9pc l'anno prossimo. Non si potrebbe essere più virtuosi. Eppure questa sofferenza è stata peggio che inutile. La stretta fiscale stessa ha spinto il debito pubblico Italiano da una situazione di equilibrio stabile ad una zona di pericolo. Il FMI dice che il rapporto debito/Pil sta crescendo molto più velocemente di prima, saltando dal 120pc dell'anno scorso al 126pc di quest'anno e al 128pc nel 2013.
L'economia ha subito una contrazione per cinque trimestri. Citigroup dice che questa caduta andrà per le lunghe, con cali dell'1.2pc nel 2013 e dell'1.5pc nel 2014, con in seguito una crescita vicino allo zero fino al 2017, e lungo la strada la ristrutturazione del debito.
Sarebbe sorprendente se gli elettori italiani tollerassero a lungo questa débacle, anche se Pier Luigi Bersani vincesse le elezioni con un programma di centro-sinistra, pro-riforme, pro-euro. I dati dell'indagine Pew Trust mostrano che ora solo il 30pc pensa che l'euro sia stata una "buona cosa".
Il coro a favore dell'uscita dall'UEM si è sopito dopo che Draghi ha promesso la salvezza. Cinque mesi più tardi, è chiaro che la crisi è sempre più profonda e si sta ancora avvitando. Le voci si alzano di nuovo, sempre più forti. Berlusconi ci gioca con malizia, un giorno lanciando con aria di sfida la "pazza idea" di dire alla Banca d'Italia di stampare euro, il giorno dopo dicendo che "parlare di lasciare l'euro non è una bestemmia ."
Questa settimana ha usato un linguaggio più duro. "L'Italia è sull'orlo del baratro. Non posso permettere che il mio paese sprofondi in una spirale di recessione senza fine."
"La situazione di oggi è molto peggiore di un anno fa, quando ho lasciato il governo. Abbiamo un milione in più di disoccupati, il debito è in aumento, le imprese stanno chiudendo, la proprietà è al collasso, e il mercato delle auto è distrutto. Non possiamo continuare ad andare avanti in questo modo. "
Con uno splendido articolo pubblicato sull’HuffPost William Black dimostra l’assurdità di come i media “seri” trattano in modo reverenziale i tecnici come Mario Monti, ignorando il fatto che le loro politiche sono un fallimento totale.
Black, ex-regolatore bancario negli USA, prende come spunto i profili pubblicati dal New York Times di due capi di governo, entrambi economisti, ma con risultati molto diversi:Rafael Correa dell’Ecuador e appunto il professorMario Monti.
Il primo viene definito dal NYT come un “economista di sinistra” che si batte contro il libero mercato, mentre il secondo è un tecnico che fa le riforme coraggiose. Black ci mette poco a dimostrare che il programma ideologico portato avanti da Monti ha fatto bene solo alle grandi banche, mentre l’economia in generale sta crollando sotto le misure di austerità – esito facilmente prevedibile per chi non è annebbiato dal miraggio dei mercati.
Troviamo utile l’articolo di Black perché sottolinea un punto caro a NoBigBanks: le varie facce del liberismo finanziario –austerità, privatizzazioni e deregulation – non rappresentano il nuovo. Tutto questo parlare di “riforme”, l’economia moderna, la necessità di innovare il sistema, sono in realtà una ricetta ormai decotta.
Sono più di vent’anni che si va in questa direzione, a colpi di governi tecnici, decrescita produttiva e trasferimento di sovranità verso i centri di potere finanziario a livello sovranazionale.
Il tentativo di salvare l’economia attraverso i tagli al bilancio non funziona proprio. Anche laddove ci sono tanti sprechi e soldi spesi male la semplice riduzione dell’intervento pubblico non porta ad un miglioramento.
I problemi di inefficienza non possono essere affrontati con l’accetta, e soprattutto senza il lancio simultaneo di un programma di investimenti produttivi che funga da volano anche per l’economia privata.
Chi pensa che le ricette della BCE e del FMI rappresentino le tecniche consolidate per risanare l’economia dovrebbe andare in America Latina, Africa o Asia e chiedere a quei Paesi che si sono visti depauperare da quelle stesse politiche.
Applicarle in Europa, quelle ricette, solo perché vengono richieste a gran voce dal mondo della finanza non cambierà il risultato: si mantiene in vita un sistema speculativo utilizzato per esercitare il potere, mentre la popolazione viene costretta a pagare in continuazione, finché non sparirà la classe media e si andrà verso un’esplosione sociale – un film già visto che sarebbe meglio evitare.
La via d’uscita passa per il ripristino della dignità del Paese, attraverso misure immediate per riformare la finanza (separazione bancaria, credito agevolato per le famiglie e le attività produttive). La crisi politica che si apre con le imminenti dimissioni di Monti – su cui torneremo nei prossimi giorni – sta già portando ad un’intensificazione ulteriore delle pressioni sul Paese.
Cosa sceglieranno gli italiani? Di sottomettersi ancora una volta alle forze che ingannano la popolazione da decenni? Oppure abbiamo il coraggio di rompere con le politiche fallite del passato, mentre ci rimane ancora qualcosa con cui ripartire?
Riformiamo la finanza, salviamo la gente.
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“Il sistema speculativo della finanza costringe la popolazione a pagare in continuazione, finché non si andrà verso un’esplosione sociale” è anche per te la trama di un film già visto?
Bene, chiedete al vostro politico di fiducia Pillole di Glass-Steagall, anche in dvd!
E’ in corso la raccolta firme per Glass-Steagall, diffondetela tra i vostri contatti:
È sfuggito a molti, ma nel discorso del 3 dicembre 2012 alla plenaria del Pontificio Consiglio per la Giustizia e la Pace Benedetto XVI è personalmente intervenuto per spiegare, precisare e in parte correggere un controverso documento di quel dicastero.
Si tratta del testo del 24 ottobre 2011 "Per una riforma del sistema finanziario e monetario internazionale nella prospettiva di un’autorita? pubblica a competenza universale" che, a credere ai vaticanisti, aveva a suo tempo suscitato riserve nello stesso cardinale Tarcisio Bertone, dando origine alla disposizione che invitava da allora in poi tutti i dicasteri pontifici a sottoporre i loro documenti alla Segreteria di Stato prima della pubblicazione.
Il Pontefice - sia nell'enciclica Caritas in veritate sia in discorsi successivi - denuncia la tecnocrazia, il prevalere di tecnici che non rispondono né agli elettori né al bene comune ma fondano il loro potere sulla pretesa di un sapere superiore, come uno dei grandi pericoli del nostro tempo. I critici del documento del Pontificio Consiglio si sono chiesti se l'autorità mondiale - di cui quel testo parla con precisazioni perfino troppo numerose, mentre la stessa autorità era stata evocata nella Caritas in veritate in linea generale e senza dettagli - non rischi di risolversi nell'ennesimo potere tecnocratico anonimo, che decide sfuggendo a ogni controllo dei cittadini.
L'idea di un governo mondiale dell'economia nasce dall'enciclica Pacem in terris del beato Papa Giovanni XXIII (1881-1963) dell'11 aprile 1963, di cui - ha ricordato il Papa - fra qualche mese si celebrerà il cinquantenario. Benedetto XVI inquadra il tema partendo dall'idea che la dottrina sociale «è parte integrante della missione evangelizzatrice della Chiesa», e va pure considerata «importante per la nuova evangelizzazione». La Pacem in terris, spiega il Pontefice, c'insegna che diventando cristiani accettiamo un'antropologia «contrassegnata dalla trascendenza, in senso sia orizzontale sia verticale. Dall’antropologia integrale, che deriva dalla Rivelazione e dall’esercizio della ragione naturale, dipendono la fondazione e il significato dei diritti e dei doveri umani». Questa nozione della Pacem in terris è importante, perché si risolve in una riaffermazione del diritto naturale. «I diritti e i doveri, infatti, non hanno come unico ed esclusivo fondamento la coscienza sociale dei popoli, ma dipendono primariamente dalla legge morale naturale, inscritta da Dio nella coscienza di ogni persona, e quindi in ultima istanza dalla verità sull’uomo e sulla società».LEGGI TUTTO
Cosa è successo oggi a Lyon? Ve lo raccontiamo noi. Da un lato c’erano i governi delle crisi economiche, dall’altro lato l’Europa dei popoli, dei cittadini e delle lotte. I primi hanno firmato l’ennesimo protocollo privo di contenuti e inutile, che non smuove un euro verso alcuna opera. I secondi hanno provato a manifestare il loro pensiero, la loro contrarietà verso queste scelte. I primi, Monti e Hollande, usando tutta la loro gradevole gentilezza hanno convinto i giornali e le tv (che loro stessi governano) che tutto sarebbe filato liscio d’ora in avanti, sul Tav, sulle risposte da dare alla crisi economica e su molto altro ancora. Protetti da migliaia di poliziotti hanno firmato, parlato, fotografato, mangiato sulle spalle dei cittadini, che tanto erano lontani chilometri. I No Tav, i cittadini veri, quelli che le scelte dei governi le pagano sulla loro pelle sono stati scortati e bloccati per almeno 4 ore al confine, poi ancora bloccati alle porte di Lyon e, solo grazie alla loro caparbietà, hanno raggiunto la piazza a loro concessa per manifestare. LEGGI TUTTO
(“Lyon, sospesi i diritti umani”, cronaca scritta a caldo e pubblicata già la sera del 3 dicembre 2012 sul sito “NoTav.info”, subito dopo la manifestazione franco-italiana di Lione contro il vertice Hollande-Monti per l’ennesimo accordo sull’alta velocità transalpina. Nel video, il reportage di Cosimo Caridi per “Il Fatto Quotidiano”).
Mercoledì la Commissione Europea ha pubblicato un lungo rapporto in cui ha dichiarato il totale fallimento delle politiche economiche comunitarie: l’Europa non è stata in grado di reagire con coerenza alla crisi, ha lasciato che banche e finanza facessero i loro comodi ed ha permesso che alcuni Paesi guadagnassero sulla pelle di altri Paesi.
Perché mai la Commissione Europea si è lanciata in quest’accorata ammissione di colpa? La motivazione appare subito chiara, sfogliando il rapporto: l’incapacità di reagire alla crisi viene imputata alla “mancanza di organismi direttivi al livello europeo” che possano agire indipendentemente dalle “decisioni prese a livello nazionale” e “sulla base di interessi esclusivamente nazionali”. Se siamo alla canna del gas, insomma, è perché l’Europa è ancora eccessivamente debole rispetto ai vari governi nazionali, che costituiscono un ostacolo all’attuazione delle politiche di Bruxelles. L’unica soluzione, dunque, è che a prendere le decisioni in tema di economia e bilanci non siano più i parlamenti, ma direttamente loro. Quelli che hanno appena ammesso di avere fallito.
“Non è certamente un caso il fatto che Monti sia uscito alla scoperto all’indomani della cena segreta con i capataz del Bilderberg. Evidentemente, i burattinai mondialisti hanno deciso fin da ora quello che dovrà decidere il Capo dello Stato dopo le elezioni: il successore di Monti sarà Monti, punto e basta. E’ già avvenuto in passato, persino per l’incoronamento di Presidenti degli Stati Uniti. Bilderberg e Trilateral, sono, infatti, in grado di decidere sulle leadership che stanno a cuore ai superpoteri finanziari. E così, scegliere gli uomini di fiducia che consentano ai loro amici, per esempio, di fare shopping presso il sistema industriale e bancario di Paesi in ginocchio, come dalle recenti avances all’estero di Mario Monti. Come si esprimerebbe la mafia “Mamma comanda, picciotto va e fa”. D’altronde queste superlogge segrete sono, né più né meno, che una mafia finanziaria. Lo afferma in una nota l’onorevole Mario Borghezio, Deputato Lega Nord al Parlamento europeo (AGENPARL).
Diceva qualcuno che a pensar male si fa peccato, ma non si sbaglia.
Nel pomeriggio mi sono incontrato con un mio conoscente, ex dipendente di una delle tante aziende che ha ritenuto opportuno chiudere baracca e burattini in Italia per trasferire la produzione all'estero; in Turchia, per essere precisi.
Essendo cessato anche il sussidio di disoccupazione, senza che nel frattempo abbia trovato alcun tipo di impiego, si ritrova senza alcun reddito, se non i miseri proventi che possono derivare dall'arte di arrangiarsi, arte, tra l'altro, che viene oramai esercitata in un contesto di acerrima concorrenza, dato il numero sempre più elevato di senza lavoro.
Ebbene, questo signore, quasi piangendo, mi raccontava che aveva ricevuto dal patronato al quale si rivolgeva, il modulo per il saldo dell'IMU. Praticamente il comune aveva, come la gran parte dei comuni italiani, applicato l'aliquota massima. Benchè la somma non fosse proibitiva in termini assoluti, lo era per uno privo di reddito.
"come fa lo stato" mi diceva, "a chiedere dei soldi a chi non ha alcun reddito? Ma questi cosa vogliono? vogliono la mia casa?"
Effettivamente il comportamento di tutte le pubbliche amministrazioni sembra quello di un tossicodipendente in crisi di astinenza, disposto anche ad uccidere pur di procurarsi la "dose". In questi giorni il comune nel quale vivo sta richiedendo a tutti i cittadini le ricevute del pagamento della TARSU dal 2005 al 2011. Poichè pare legittimo presumere che l'amministrazione comunale disponga di tutti gli elementi per sapere chi ha pagato e chi no, limitando le proprie richieste solo ai cittadini morosi, penso che questa manovra sia stata pensata giocando sul fatto che molti non riusciranno a trovare tutte le ricevute e che quindi saranno costrette a pagare nuovamente, producendo entrate straordinarie ad una amministrazione alla bancarotta. So per certo, tra l'altro, che i Vigili Urbani sono stati confidenzialmente invitati a recuperare 300 mila euro antro la fine dell'anno. Possiamo immaginare in quale modo.
E' chiaro a chiunque che stiamo andando verso la catastrofe, e che tanta gente è davvero esasperata. Ecco, proprio questa era la domanda che mi facevo nel pomeriggio, ascoltando le parole del conoscente che minacciava di fare il "pazzo": ma il governo si rende conto che di questo passo entro pochi mesi ci saranno rivolte violente, tumulti e saccheggi?
E' a questo punto che ho avuto una illuminazione: e se lo scopo di questa politica fosse proprio quello di esasperare a tal punto la gente da spingerla verso la violenza?
E non sono forse la violenza ed il disordine dilagante tra i migliori pretesti per sospendere la democrazia ed instaurare una dittatura? Non è forse vero che in un clima di violenza diffusa, di insicurezza, di miseria, la gente cade facilmente nelle braccia di chiunque prometta ordine, sicurezza e miglioramenti economici?
Mah! Forse corro troppo con la fantasia, vittima della mia convinzione che esista una regia occulta a tutto quanto di importante accade nel mondo. Sono un complottista? SI SONO UN COMPLOTTISTA, Kazzo!
Non riuscirei a spiegarmi diversamente la politica di questo governo che, in modo evidente anche ai più ottimista, sta distruggendo il Paese senza che appaia, anche in modo sfocato, la pur minima via di uscita. Basta guardare i numeri, incontestabili.
Se poi qualcuno è capace di spiegarmi come crede che si possa uscire da questa situazione, che mi renda edotto: gliene sarò grato. Io, semplice falegname, non riesco a vedere alcuna luce in fondo al tunnel.