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sabato 31 gennaio 2015

STEFANO FONTANA CI AIUTA A RIFLETTERE SUL NUOVO PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA

tratto da la Nuova Bussola di Stefano Fontana 

31 gennaio 2015- Qualche giorno fa La Nuova Bussola aveva pubblicato un articolo sulle elezioni presidenziali dal titolo: “Non un cattolico”. Invece è stato eletto proprio un cattolico, Sergio Mattarella. Abbiamo quindi perso? Certo, abbiamo perso, ma questo non significa aver sbagliato. Che un quotidiano come La Nuova Bussola chieda che al Colle non salga un cattolico è già di per sé strano e indicatore di un tempo di confusione. Che poi un Parlamento in cui i cattolici sono una sparuta e scomposta minoranza elegga proprio un cattolico è la cartina al tornasole di una anomalia ormai strutturale e fuori controllo.

Facciamo un semplice ragionamento. 

martedì 27 gennaio 2015

DON GIORGIO GHIO: "DOV'ERANO I PREDICATORI DELLA VERITA' DIVINA QUANDO MENZOGNA E DEPRAVAZIONE DEVASTAVANO LA GIOVENTU'?!? "

Don Giorgio Ghio 26 gennaio 2015

In quel capolavoro di analisi psicologica e spirituale che sono I posseduti, Dostojevskij descrive l’ambiente dei rivoluzionari russi della seconda metà del XIX secolo, allora sparuta minoranza di individui senza scrupoli caratterizzati da un cinismo, una falsità, una violenza e un disprezzo smisurato nei confronti della verità, del bene, dell’ordine e della vita stessa, sacrificati alle loro assurde idee e a un’insaziabile volontà di auto-esaltazione. Questi erano d’altronde i frutti del loro cieco ateismo, che imponevano a se stessi con un tirannico razionalismo e mantenevano per partito preso con un volontarismo perverso, capace di soffocare anche la voce del cuore.

Guardando indietro dal nostro attuale punto di osservazione, ci rendiamo conto che – forse inconsapevolmente – l’insuperabile romanziere russo ha profeticamente descritto ciò che sarebbe diventata l’intera società occidentale, corrosa dall’interno da quella visione nichilistica che si è diffusa in essa come un cancro: la follia, la doppiezza, la perversione, l’insensibilità e la cattiveria dei cospiratori, motivate con ipocriti obiettivi sociali, sono oggi moneta corrente in questo mondo che, avendo cancellato il sentimento delle proprie origini e del proprio fine, vive così, senza ragione e senza scopo, soffrendo e facendo soffrire in modo disumano.

venerdì 8 agosto 2014

OGNI CATTOLICO DOVREBBE LEGGERE E RINGRAZIARE BLONDET DI AVERCI REGALATO QUESO POST!



Da un sito cattolico, leggo che «La rivista internazionale di teologia Concilium ha dedicato il suo ultimo numero al tema: Dall’“anathema sit” al “Chi sono io per giudicare?», a partire dalla famosa frase di Papa Francesco sull’omosessualità: «chi sono io per giudicare», pronunciata di ritorno dal Brasile, nel luglio 2013.

Gli autori «ritengono che le formule e i dogmi non possono comprendere l’evoluzione storica, ma ogni problema vada collocato nel suo contesto storico e sociopolitico. Il concetto di ortodossia va superato, o quanto meno ridimensionato, perché, viene utilizzato come “punto di riferimento per soffocare la libertà di pensiero e come arma per sorvegliare e punire”... Essi definiscono l’ortodossia come “una violenza metafisica”. Al primato della dottrina va sostituito quello della prassi pastorale…» (Concilium, 2/2014, p. 11). 

giovedì 18 aprile 2013

CI TOCCHERA' L' ASTUTISSIMO PRODI COME PRESIDENTE? MA DOVE STA SCRITTO CHE AL POTERE ABBIAMO COLORO CHE CI MERITIAMO???





di Giuliano Guzzo

«Non vorrei che si creasse un problema di emigrazione di massa, ma le posso solo dire che nella cosiddetta corsa per il Quirinale non ci si iscrive e non ci si deve nemmeno pensare», dice Romano Prodi ai microfoni di Servizio Pubblico dopo le pesanti critiche baresi del Cav alla sua candidatura quirinalizia. Una dichiarazione, ancora una volta, che letta con attenzione sa più di conferma che di smentita. 
Infatti l’atteggiamento Prodi, interessatissimo  al Colle, è il seguente: io non sono interessato come nessuno dovrebbe esserlo. Tradotto: non ci si autocandida, guai, ma se proprio me lo chiedessero… Intanto in questi giorni, guarda caso, soggiorna non nell’amata Bologna bensì nella Capitale, dov’è stato pure immortalato a fare jogging.LEGGI TUTTO


RINFRESCATEVI LA MEMORIA:

giovedì 11 aprile 2013


PRODI HA ALTAMENTE APPREZZATO GLI ENORMI RISULTATI DEL PARTITO COMUNISTA CINESE TACENDO IPOCRITAMENTE SUI 400 MILIONI DI ABORTI IMPOSTI DALLA LEGGE IN 40 ANNI

OGGI IL "CATTOLICO" RENZI VOLA A ROMA IN AIUTO A BERSANI ? SOCCI FA LE PULCI A MATTEO E FORSE LA CATTOLICITA' DI RENZI NE ESCE AZZOPPATA


 di Antonio Socci  15 APRILE 2013 

Caro Matteo,

come sai, da anni sono un tuo estimatore. Nella campagna per le primarie – che ho sperato tu vincessi – ho apprezzato anche uno “stilnovo” che rappresenta una salutare novità per il nostro Paese, troppo dilaniato da odi politici e faziosità.

Dunque sono nel novero dei tuoi potenziali elettori. Per questo devo porti una domanda relativa a ciò che abbiamo in comune: la fede cattolica e la sua rilevanza sociale.

FAZIONI

Tu ne hai parlato nell’articolo di ieri su “Repubblica”. Hai proclamato: è insopportabile candidarsi al Quirinale “in quanto cattolico”, cioè strumentalizzando la fede religiosa.

Benissimo. Condivido al cento per cento. Ma il fatto che tu corredi questa netta condanna con un solo nome – quello di Franco Marini – immeschinisce la forza del tuo giudizio morale e fa sospettare che pure il tuo orizzonte sia la “politique politicienne”.

Dovevi evitare di fare nomi oppure farli tutti. Infatti citando solo Marini e non citando Prodi, che è per antonomasia, da decenni, il cattolico che viene candidato alle poltrone della casta, usi un argomento teologico, con tanto di evocazione del papa, per un banale e brutale scazzo fra correnti di partito.

Siccome ti stimo, penso che tu non abbia chiamato in causa il Papa e il Vangelo di domenica, con Gesù e Pietro, semplicemente per azzoppare Marini. Ma hai dato questa impressione. Inoltre resta aperto il problema di fondo.

VENDERE L’ANIMA?

Già nell’aprile 2009, quando sei venuto a Roma a presentare il mio libro “Indagine su Gesù”, ho colto la tua sincera e convinta fede cattolica.

Ma ho pure sentito emergere in me una domanda scottante: per te il cristianesimo c’entra con il tuo impegno politico? Il pensiero cattolico ha qualcosa da dire sulla società e l’Europa di oggi o è totalmente irrilevante e limitato ad un ambito privato e intimistico?

La domanda mi si è riproposta ascoltando i tuoi interventi durante le primarie. Ti ho apprezzato molto, ma restava irrisolto il nodo della tua – per così dire – leggerezza culturale, che qualcuno definisce paraculaggine e che nella pratica può facilmente diventare cinismo politico.

Il dubbio di alcuni amici è che tu sia l’ennesimo politico cattolico che – pur simpatico e giovane – svende la sua fede per conquistare la poltrona di Palazzo Chigi.

Saresti un autolesionista. Il grande Tommaso Moro diceva: “è già un pessimo affare perdere la propria anima per il mondo intero, figuriamoci per la Cornovaglia…”.

Tu mi dirai (spero) che non è questo che vuoi fare. Ma il tuo articolo suscita molti dubbi.

UNA STORIA

Anzitutto leggendolo sembra che tu non abbia cognizione della ricchezza di pensiero e di presenza sociale e politica dei cattolici che in questo Paese hanno una lunga storia.

Forse per questo sei così sprezzante con un uomo come Marini che ne rappresenta una parte bella, quella dei lavoratori cattolici della Cisl di Giulio Pastore.

Del resto nemmeno citi mai il tuo più illustre predecessore a Palazzo Vecchio, quel Giorgio La Pira che – a parte la sua santità personale – da cattolico ha dato un contributo fondamentale alla Costituzione, specie con quel decisivo articolo 2 che proclama “i diritti inviolabili dell’uomo” e afferma il primato della persona e della società (i corpi intermedi) sullo Stato.

E non è un caso che proprio La Pira nel 1977 ispirò la decisa battaglia dei cattolici in difesa della vita nascente.

La storia del movimento cattolico, Matteo, sembra essere da te totalmente ignorata. Sostituita da affermazioni generiche e sentenze sommarie.

Tu affermi che “i politici che si richiamano alla tradizione cattolica sono spesso propensi a porsi come custodi di una visione etica molto rigida”.

Che vuol dire? A chi ti riferisci con una frase così superficiale?

Di politici cattolici ce n’è una quantità. Da La Pira alla Pivetti, da Scalfaro a Giovanardi, da Andreotti a Leoluca Orlando, da Rosy Bindi a Gasparri, da Prodi a Marini, da Buttiglione a Dossetti, da Di Pietro alla Roccella, da Carniti a Formigoni, da Casini a Ignazio Marino e a Magdi Allam.

Come si può fare di tutta l’erba un fascio? Devo pensare che tu non abbia le conoscenze culturali per distinguere i diversi filoni e le diverse correnti del mondo cattolico?

E poi, dopo quell’approssimativa considerazione, passi a fustigare “i moralisti. Specie quelli senza morale”.

Cioè? A chi alludi? Tu che giustamente dici di prediligere il “parlar chiaro”, tu che condanni le lingue biforcute e le allusioni in politichese, dovresti specificare. Non barricarti dietro accuse fumose.

Poi salti totalmente i piani (distinzione maritainiana) e passi a condannare “chi riduce il cristianesimo a insieme di precetti, norme etiche alle quali cercare di obbedire”.

D’accordo al cento per cento. Sono contento di sentire qui l’eco di un insegnamento che entrambi abbiamo amato e seguito. Ma subito dopo tu aggiungi l’argomento tipico dei politici che non vogliono rischiare il potere per gli ideali.

Dici infatti che non ci sarebbero “norme etiche” da “difendere dalle insidie della contemporaneità” e aggiungi che “larga parte del mondo cattolico” che fa questa battaglia “è a mio giudizio perdente”.

Ahi ahi, caro Matteo. Qui ti tradisci. Che criterio sarebbe l’essere perdenti o vincenti?

PERDENTI?

Gesù Cristo cosa fu? Un perdente, immagino. Mentre Pilato ed Erode erano vincenti?

E i cristiani perseguitati che il papa Francesco ci ha ricordato domenica scorsa (ma tu questa parte del suo discorso l’hai ignorata) cosa sono? Perdenti?

E i martiri cristiani? Padre Kolbe cosa fu? Un perdente? E i ragazzi della Rosa Bianca che nella Germania degli anni Trenta, per i valori cristiani in cui credevano, si opposero al nazismo pagando con la vita? Anche loro furono dei perdenti?

E Solzenicyn? E Lech Walesa? E Karol Wojtyla? Un altro perdente? E Madre Teresa di Calcutta?

E invece chi barattò quei principi non negoziabili per un posto di potere in questo o quel regime, sotto l’ombra di questa o quella ideologia cosa fu? Un vincente?

Caro Matteo, spero che questo non sia diventato davvero il tuo criterio di giudizio. Altrimenti avresti contro noi cattolici perché noi non possiamo abbandonare i più deboli, i piccoli e i più poveri.

E non avresti certo l’appoggio di papa Francesco su cui tenti di mettere il cappello cercando di contrapporlo ai suoi predecessori. Non è questa la strada.

Non perché noi cattolici identifichiamo la politica con le “crociate” sulle questioni etiche. Nessuno di noi ha desiderio di un Paese continuamente spaccato su questioni così drammatiche e delicate.

Inoltre sappiamo che il nostro compito primario è l’evangelizzazione, l’annuncio di Gesù Cristo.

SEGUIRE

Ma tu dovresti considerare con meno superficialità il magistero costante della Chiesa, da Giovanni Paolo II in avanti, che parla di una “emergenza antropologica” nell’Occidente di oggi.

Perché – restando alla sola Italia – perfino autorevoli pensatori di area marxista, come Mario Tronti, Giuseppe Vacca e Pietro Barcellona, hanno convenuto con l’allarmata riflessione della Chiesa, al punto da essere stati definiti “marxisti ratzingeriani”.

Inoltre fa parte dell’insegnamento morale della Chiesa anche la sua dottrina sociale che ha più di cento anni e che ha perfettamente azzeccato la previsione del fallimento sia del collettivismo comunista sia del liberismo senza regole, cioè la finanza che divora l’economia reale, i popoli e gli stati.

La più acuta lettura della crisi finanziaria planetaria scoppiata nel 2006 con i subprime è contenuta nell’enciclica di Benedetto XVI “Caritas in veritate”. Ma tu l’hai letta? Hai la consapevolezza di quanto è ricco e importante per il Paese il patrimonio ideale, di pensiero e di presenza sociale dei cattolici?

Se sì, perché lo ignori o lo riduci a caricatura? In tanti ti vediamo come una speranza seria per l’Italia, ma se davvero la tua nuova via è contro il mondo cattolico, come appare dal tuo articolo, vai pure a farti benedire. In tutti i sensi. Con simpatia,

Antonio Socci

giovedì 10 gennaio 2013

OGNI TANTO MI CHIEDO: MA GLI ITALIANI, CATTOLICI E NON, SANNO CHE COSA E' LA RU 486? E SANNO QUALI SONO I POLITICI CHE NE SONO STATI PROMOTORI???



Lorenzo Dellai
http://www.lanuovabq.it di Danilo Quinto08-01-2013

Si può sbandierare la propria appartenenza cattolica e contemporaneamente essere favorevoli alla pillola RU 486, fortemente voluta, anche in Italia, da tutti coloro che si battono contro la vita nascente e che nel mondo ha prodotto 32 morti accertate di donne che ne hanno fatto uso? Non si potrebbe, ma succede.

A partire dal 2006, la Provincia Autonoma di Trento, presieduta dal cattolico Lorenzo Dellai - insieme ad Andrea Riccardi, Raffaele Bonanni e Andrea Olivero, tra i maggiori promotori di una aggregazione cattolica a sostegno della “Lista Monti” - è stata tra le primissime in Italia ad appoggiare la sperimentazione della pillola abortiva e solo dopo la direttiva del Ministero della Salute, che obbligava il ricovero per la sua assunzione, ha provveduto in questa direzione, nonostante le sollecitazioni ricevute dal movimento pro-life e da numerose interrogazioni all’Assessore alla Salute della giunta presieduta da Dellai. Fino ad allora, la pillola veniva assunta in day-hospital. Quasi un fai da te. 
Anche questi piccoli fatti, fanno comprendere perché il Presidente del Consiglio, nella sua “agenda”, non abbia inserito alcun richiamo ai “principi etici” e perché il suo mentore, Andrea Riccardi, dica che i temi eticamente sensibili non costituiscono un’urgenza. Sarebbe troppo imbarazzante e insidioso parlarne in questa campagna elettorale.

La storia politica di Lorenzo Dellai incomincia a fianco di Bruno Kessler, il leader locale della sinistra democristiana, al quale si deve la nascita di quell’Università di Sociologia nella quale insegnarono Paolo e Romano Prodi, Flores D’Arcais e Norberto Bobbio e in cui mosse i suoi primi passi e maturò le sue idee Renato Curcio, futuro leader delle Brigate Rosse. 
Dellai, che da circa vent’anni guida il Trentino, prima da Sindaco, poi da Governatore, si è formato in questa cultura catto-comunista - che ancora in questi giorni ha trovato espressione in un accordo con il Pd per il governo della provincia autonoma di Trento - ereditando col tempo la solida struttura democristiana, svuotata dei valori cristiani e popolari, ma non dell’abilità politica e della capacità di creare consenso.

Del Presidente della Provincia di Trento e del periodo in cui il potere di Dellai prendeva forma e consistenza, ha scritto recentemente un cattolico di sinistra che scrive sul “Trentino”, quotidiano locale del gruppo “Repubblica-Espresso” e sul settimanale diocesano “Vita Trentina”: Piergiorgio Cattani, co-fondatore del PPI trentino, poi confluito nella Civica Margherita ideata e guidata da Dellai. Dice Cattani: «In questi anni ho conosciuto Lorenzo Dellai, dal quale non si può prescindere, poiché solo lui è stato il vero motore di tutte le vicende politiche trentine di questo periodo. In verità sono venuto a contatto e ho creduto al mito Dellai. 
Purtroppo, nel corso del tempo e sotto i colpi delle reali consuetudini, per alcuni, me compreso, questo mito è crollato e le illusioni sono svanite. Oggi esiste già una storia ufficiale della Margherita in cui vengono esaltate le grandi intuizioni del fondatore, soprattutto le meravigliose novità, mai viste prima, di metodo e di prassi: i cittadini riscoprono l'impegno, tutta la "comunità trentina fu coinvolta nell'elaborazione e nell'integrazione del progetto e dei contenuti programmatici", i candidati vennero "selezionati nell'ambito di momenti aperti di confronto". Qualcosa di epocale era nato, "la Civica Margherita ebbe l'effetto di modificare radicalmente e probabilmente in maniera irreversibile, il rapporto tra politica e cittadinanza".

Questa mitologica ricostruzione contrasta apertamente con la realtà dei fatti e soprattutto con quanto ho potuto sperimentare di persona. La falsità più evidente si coglie nella modalità della scelta delle candidature in cui non solo non si attuò qualsiasi tipo di elezione primaria, ma, quel che è peggio, esse vennero decise attraverso le solite procedure. L'obiettivo finale era quello di raccogliere il maggior numero di voti e meglio distribuiti su tutto il territorio, a prescindere dalla compattezza ideale e programmatica della squadra. Il futuro candidato o fa parte della cerchia del capo o dispone di voti propri o custodisce qualche ingombrante segreto o è pronto a esibire contanti, oppure deve farsi avanti a minacce, spintoni, appoggi e quant'altro. Chi magari ha qualche competenza, ma è fuori dal gioco, non può sognarsi di avere ambizioni, chi è intelligente ma contraddice il capo, non è adatto. Chi è giovane e quindi dispone di un esiguo numero di voti, è invitato e quasi costretto a legarsi a un potente ed aspettare il proprio turno.

Mi stavo accorgendo che Dellai e i suoi accoliti,LEGGI TUTTO

BELLA DOMANDA !!! LA RISPOSTA CHE MI SONO DATA : NO, NON PUO' FIDARSI



(tratto da http://www.corrispondenzaromana.it di Sandro Magister su www. chiesa) 
ROMA, 10 gennaio 2013 – 

Ogni volta che Benedetto XVI parla contro i matrimoni tra omosessuali, puntualmente viene subissato di critiche. Ma l’ultima volta che l’ha fatto, nell’annuale discorso prenatalizio alla curia, non è stato così. Tutti zitti.

A fare da scudo al papa c’era il gran rabbino di Francia Gilles Bernheim, da lui citato a sostegno delle proprie tesi. E tra gli opinionisti avversi nessuno s’è sentito in animo di prendere a bersaglio anche un luminare dell’ebraismo europeo, oltre al capo della Chiesa cattolica.

In effetti, il caso francese sta facendo scuola al di là dei suoi confini, nella battaglia pro e contro quelli che la Chiesa definisce “principi non negoziabili” e di cui è un cardine il matrimonio tra uomo e donna.

Contro la volontà della presidenza Hollande di dare valore di legge ai matrimoni tra omosessuali hanno reagito vivacemente non solo la Chiesa cattolica, guidata dall’arcivescovo di Parigi, ma anche autorevoli esponenti delle altre religioni e del mondo laico, tra cui la filosofa femminista Sylviane Agacinski, moglie dell’ex premier socialista (e protestante) Lionel Jospin, e, appunto, il gran rabbino Bernheim, con un documento di 25 pagine nel quale rovescia ad uno ad uno gli argomenti a sostegno dei matrimoni omosessuali e delle adozioni da parte di coppie dello stesso sesso.LEGGI TUTTO

domenica 30 dicembre 2012

"NON STA FORSE SCRITTO:LA MIA CASA SARA' CHIAMATA CASA DI PREGHIERA PER TUTTE LE GENTI? VOI INVECE NE AVETE FATTO UNA SPELONCA DI LADRI!" (Marco c.11,vv. 15-19)

La Cacciata dei mercanti dal Tempio, Cecco del Caravaggio
(Il Giornale di Magdi Cristiano Allam) - Se le vie del Signore sono infinite resta tuttavia arduo comprendere come possano incrociarsi e addirittura sposarsi il Magistero della Chiesa, la morale cattolica, la Dottrina sociale che ispirati dalla fede in Dio e dai dogmi presidiati dal Papa mettono al centro la persona, la famiglia naturale e il bene comune, con la spregiudicata ideologia di Mario Monti che sulla scia del modello cinese coniuga capitalismo e statalismo, mettendo al centro la moneta, le banche e i mercati. Il monito di Gesù “Non potete servire a Dio e a Mammona” (Matteo 6,24 e nel Luca 16,13) risuona in modo dirompente nelle coscienze di tutti i fedeli e, più in generale, delle persone di buona volontà.


Non si può non restare esterrefatti leggendo l'esplicito sostegno dell'organo ufficiale dello Stato del Vaticano, l'Osservatore romano, in un articolo in cui si esalta l'espressione di Monti “salire in politica”, valutandola come “un appello a recuperare il senso più alto e più nobile della politica che è pur sempre, anche etimologicamente, cura del bene comune”. Così come si tessono le lodi del capo dello Stato Napolitano “un'altra figura istituzionale che gode di ampia popolarità e alla quale tutti riconoscono il merito di aver individuato proprio nel senatore a vita l'uomo adatto a traghettare l'Italia fuori dai marosi della tempesta finanziaria”.

E' stupefacente constatare che è stato un amore a prima vista. Ricevendo Monti in Vaticano lo scorso gennaio, Benedetto XVI si rivolse a lui con parole di apprezzamento: “Voi avete cominciato bene in una situazione difficile e quasi insolubile”. Eppure Monti, dopo essere stato calato dall'alto dei poteri finanziari forti alla guida del governo in modo più che discutibile, aveva già ripristinato la tassa sulla prima casa maggiorata del 60% dopo la rivalutazione degli estimi catastali, aveva aumentato l’età pensionabile in modo retroattivo violando i patti con milioni di cittadini, aveva annunciato l'aumento dell'Iva e del prezzo dei carburanti facendo impennare il costo della vita, aveva scatenato il regime di polizia fiscale che controlla tutti i conti correnti e affida obbligatoriamente alle banche le transazioni superiori ai mille euro. Così come nel successivo colloquio il Segretario di Stato vaticano, cardinale Tarcisio Bertone, aveva espresso a Monti “attenzione e incoraggiamento per un'azione difficile, che costa sacrifici, per fronteggiare la crisi economica: un impegno notevole anche dal punto di vista morale”.

Le basi del sodalizio tra la Chiesa e Monti furono gettate nel Forum delle associazioni cattoliche svoltosi a Todi il 17 ottobre 2011, voluto dal Presidente della Conferenza Episcopale Italiana, cardinale Angelo Bagnasco, che vide la partecipazione di ben tre futuri ministri del governo Monti: l’allora amministratore delegato di Banca Intesa Corrado Passera, il Rettore dell'Università Cattolica Lorenzo Ornaghi e il fondatore della Comunità di Sant’Egidio Andrea Riccardi. Da allora il cardinale Bagnasco è in prima linea nella difesa di Monti, rispondendo addirittura “a chiamata” del Corriere della Sera, così come è accaduto il 10 dicembre scorso, per contrastare l'attacco frontale di Silvio Berlusconi al capo del governo: “La preoccupazione più grande è la tenuta del nostro Paese e quindi la coesione sociale. (...) Il governo tecnico ha messo al riparo da capitolazioni umilianti e altamente rischiose. Non si può mandare in malora i sacrifici di un anno, che sono ricaduti spesso sulle fasce più fragili. (…) E si conferma la radice di una crisi che non è solo economica e sociale, ma culturale e morale”.

lunedì 19 novembre 2012

E DOBBIAMO CREDERE IN CHI VUOLE MONTI AL PROSSIMO GOVERNO??? MANCO PER IDEA!!!!!




www.repubblica.it di REDAZIONE
Dopo quasi due anni di tattica e calcoli, Luca Cordero di Montezemolo rompe gli indugi e annuncia il suo ingresso in politica. “Mai più accetteremo di vedere l’Italia derisa e disonorata, per questo scendiamo in campo”, dice il presidente di Italiafutura lanciando la convention ‘Verso la terza Repubblica’. “Basta stare in tribuna: i cittadini e le eccellenze che costituiscono il nerbo della nostra azione abbandonino le tribunale e riportino a giocare in attacco a e vincere”, aggiunge l’ex presidente di Confindustria.
“Siamo qui – prosegue – perché vogliamo che inizi finalmente un capitolo nuovo della nostra vita civile e democratica, che metta al centro questa Italia, l’Italia che rema. Dobbiamo aprire la strada verso la terza Repubblica”.

Resta da capire se l’iniziativa di Montezemolo è in sintonia o piuttosto in concorrenza con le forze di centro che si stanno organizzato attorno alle figure di Pier Ferdinando Casini e Gianfranco Fini. “Sentiremo i richiami valoriali e le loro priorità, ma è evidente che delle convergenze ci sono, quella che salta più agli occhi è che coloro che operano nella società civile, così come fanno gli amici dell’Udc e facciamo noi nella politica, è il fatto che si parta da un dato: dopo il voto serve un governo politico ma con Mario Monti come presidente del Consiglio”, commenta a distanza il presidente della Camera.

domenica 1 gennaio 2012

IL GOVERNO MONTI DIVIDE I CATTOLICI....UN PO' DI STORIA E TANTE PALESI VERITA'

La Chiesa non compia l'errore di sostenere i banchieri



di Martino Mora http://www.miradouro.it/node/54684

La Chiesa cattolica ha storicamente denunciato come pratica immorale e peccaminosa l'"usura", non intesa come oggi quale prestito ad interesse troppo elevato, ma come prestito a qualsiasi interesse.
Tralasciando le chiarissime condanne evangeliche e paoline dell'accumulo delle ricchezze, possiamo almeno soffermarci sulla più specifica condanna dell'usura e degli usurai, che non era affatto nuova anche nel mondo pagano, dove era quasi ovunque vietata per legge.
I Padri della Chiesa, a partire da Clemente Alessandrino e dagli apologisti, condannano fermamente la pratica del prestito ad interesse. S. Ambrogio, S. Agostino, S. Girolamo, S. Basilio, S. Gregiorio Nisseno, S. Gregorio Nazianzeno e molto più tardi S. Tommaso d'Aquino (che la definì "torpitudo"riprendendo il giudizio aristotelico sulla "crematistica"): tutti o quasi i principali intelletti della Chiesa cattolica, e molti dei santi più grandi, denunciano come illecito e immorale qualsiasi prestito ad interesse. E questo basandosi principalmente sulla Scrittura, ma anche sul sostegno delle grandi opere della filosofia classica, da Platone ad Aristotele.
Dopo la prima condanna ufficiale del Concilio di Elvira (300-306), il primo Concilio di Nicea (325) definisce illecita l'usura, e la vieta ai religiosi.
San Leone I Magno (440-461), il papa passato alla leggenda per avere fermato Attila, definisce l'usura come "la morte dell'anima". E' proprio Leone Magno, nel 440, a vietare tale pratica anche ai laici, divieto confermato dal Concilio di Clichy (627).
Carlo Magno con il capitolare di Nimega (806) trasforma la proibizione morale della Chiesa. in legge dell'Impero. La pratica dell'usura viene tollerata solo per gli ebrei, che ne diventano protagonisti.
Dal XII secolo però, con l'espansione delle attività mercantili, la Chiesa sente il bisogno di riaffermare la condanna dell'usura in modo ancora più fermo. Con Alessandro III (1159-1181) - il papa che sostiene i comuni della Lega Lombarda contro il Barbarossa, e che umilia Enrico III di Inghilterra dopo che questi ha fatto uccidere il vescovo Tommaso Becket - la Chiesa commina, con il terzo Concilio del Laterano (1173), la scomunica e il divieto di sepoltura per chi presta ad interesse. Condanna ribadita dallo stesso pontefice con il canone "Ex eo de usuris".
Il Concilio di Vienne (1311) stabilisce che deve essere considerato eretico anche chi afferma la non peccaminosità dell'usura. Siamo però in un periodo difficile per la Chiesa, costretta dai re di Francia alla "cattività avignonese"(1309-1377) e fortemente indebolita.
Proprio nel XIV secolo, con l'ascesa ulteriore del ceto dei mercanti, l'usura diviene un fenomeno talmente forte e diffuso da contribuire alla crisi della Chiesa, che viene, per così dire, lentamente espugnata dall'interno.
Già nella seconda metà del secolo, prima e durante lo Scisma d'Occidente (1378-1417), i papi si esprimono raramente sull'immoralità dell'usura e dei grandi mercanti usurai, dai quali cominciano ad essere finanziati. E' in questo periodo che in Italia nascono le prime banche della storia, quali quelle dei Bardi e dei Peruzzi. Il pontificato di Bonifacio IX (1389-1404) già si caratterizza per la ricerca di continui finanziamenti.
Dalla seconda metà del XV secolo, con Paolo II (1464-1471) inizia la lunga serie di papi mecenati dell'arte, spesso dissoluti e paganeggianti, tra i quali tutti ricordano i celeberrimi Alessandro VI Borgia e Giulio II della Rovere, al quale succede Leone X (1513-1521), al secolo Giovanni de' Medici, figlio di Lorenzo il Magnifico. Per la prima volta il rampollo di una famiglia di banchieri diventa papa. I mercanti sono entrati nel tempio.
Il padre gli fa prendere i voti a sette anni e il papa lo fa cardinale a tredici. Divenuto papa, nel 1513, da figlio e nipote di banchieri non esita a fare mercato delle cose sacre, in particolare delle "indulgenze", lettere di perdono che condonano parzialmente i peccati da scontare in Purgatorio.
Già il megalomane Sisto IV (1471-1484) aveva iniziato la vendita delle indulgenze, ma solo con Leone X questo sistema raggiunge la più capillare estensione. Come ben sa chi conosce un po' di storia, questa scelta dissennata contribuisce a far scoppiare in Germania, per opera di Martin Lutero e dei principi che lo sostengono, la più grande rivolta contro l'autorità della Chiesa, che avendo successo sarà solo la prima delle divisioni nella cristianità occidentale.
Dopo la breve parentesi riformatrice di Adriano VI (1522-1523), viene eletto papa Clemente VII (1523-1534), al secolo Giulio de' Medici, cugino di Giovanni e figlio naturale di Giuliano, ucciso giovanissimo nella congiura dei Pazzi. Cresciuto con lo zio Lorenzo il Magnifico, divenuto papa si comporta senz'altro meglio del cugino. Ciò nonostante è anch'egli un papa piuttosto sfortunato, perché deve assistere allo scisma anglicano di Enrico VIII (Atto di Supremazia, 1534) e prima ancora al sacco di Roma (1527) ad opera dei lanzichenecchi dell'imperatore Carlo V. Si può quindi dire che i papi banchieri della famiglia Medici alla Chiesa non abbiamo portato fortuna, per usare un eufemismo.
Col Concilio di Trento (1545-1563) la Chiesa cattolica si riforma e ritrova se stessa. Il mondo moderno invece no, perché l'ascesa della classe borghese dei mercanti e dei banchieri continua trionfale, nonostante la Chiesa condanni ancora l'usura prima con Gregorio XIII (1572-1585), che scrive il "Decreto in risposta a Guglielmo duca di Baviera", e poi con Benedetto XIV (1740-1758). Nonostante la pressione di dotti settecenteschi come Scipione Maffei, che vorrebbero che la Chiesa si adeguasse ai protestanti nel riconoscere il ruolo positivo delle banche nello sviluppo capitalistico, Benedetto XIV ribadisce con la "Vix pervenit"(1745) la condanna morale per chi presta ad interesse.
A chi conosce un po' di storia, fa quindi oggi una certa impressione osservare l'entusiasmo di gran parte del mondo cattolico per il governo di Mario Monti. L'esponente della Commissione Trilaterale e del Bildelberg club, nonché consulente di Goldmann-Sachs e di Coca Cola company, sembra essere riuscito dove Silvio Berlusconi, che fu iscritto alla ben più modesta Loggia massonica P2, aveva fallito: riunire quasi tutte le anime del mondo cattolico in un sostegno incondizionato alla propria persona.
Dai catto-comunisti delle Acli e "Famiglia cristiana"ai berlusconiani di Comunione e Liberazione, dagli ex democristiani all'Azione Cattolica, passando per gli ex sessantottini di Sant'Egidio (premiati con un ministero ad Andrea Riccardi) è arrivato un convinto sostegno al governo Monti. Anche l'"Osservatore Romano"e il quotidiano dei vescovi italiani, "Avvenire", si sono uniti, nel coro osannante Mario Monti, ai giornali del grande capitale ("Corriere della sera", "La Repubblica", "La Stampa"). Gli unici a scuotere il capo sono i fedeli più legati alla Tradizione, che però in televisione e sulla grande stampa non compaiono mai.
Il governo dei banchieri, imposto dal Fondo Monetario Internazionale e dalla Banca Centrale Europea, sembra quindi piacere, e molto, anche ai cattolici. Gerarchie comprese.
Al mondo cattolico sembrano quindi sfuggire alcuni aspetti essenziali, etici e politici insieme.
Mario Monti è un banchiere, seppure non in senso stretto. Non è cioè un capitalista della finanza, proprietario di una banca. E' un tecnico dell'economia che gestisce i capitali finanziari e che è strettamente legato ai principali centri mondiali della finanza e delle multinazionali, anche quelli occulti, come testimoniano i suoi ruoli di dirigenza nella Commissione Trilaterale e la sua presenza costante agli incontri del Bildelberg. E' un uomo del grande capitale, che senz'altro condivide il progetto di un unico governo mondiale dell'economia, il quale favorirebbe l'espansione totale, quasi dirigistica, del capitalismo dei consumi e del capitalismo finanziario a tutto il globo, cioè il trionfo completo della globalizzazione.
Ciò renderebbe più rapida la tendenza alla massificazione completa dell'umanità, la distruzione sistematica di tutte le differenze, le tradizioni culturali e le identità collettive, l'omologazione dell'uomo in tutti i punti della terra, lo sradicamento da ogni appartenenza che non sia quella del denaro e della merce. Naturalmente si tratta di un piano folle, perché si bassa sull'implicita convinzione che vi possa essere una crescita infinita in un mondo finito, e questo, con buona pace del grande capitale e dei suoi servi stolti, non è possibile. Quando i cinesi e gli indiani consumeranno come gli occidentali di trenta anni or sono, la partita sarà finita. Ammesso che non finisca prima, data la crisi attuale del capitalismo.
Eppure oggi, dicevamo, la gerarchia ecclesiastica si avvicina pericolosamente ai banchieri, come testimonia il sostegno al governo Monti. La storia sembra ripetersi, seppure su altre basi rispetto all'epoca del Rinascimento. Non sono stavolta il mecenatismo e la grandeur dei papi a propiziare questo legame contro natura, ma l'adesione all'idea di un unico centro di potere mondiale. L'utopia dello Stato mondiale sembra unire le aspirazioni dei banchieri e delle multinazionali a quelle della gerarchia ecclesiastica.
Giovanni XXIII è stato il primo pontefice a profilare la necessità e l'auspicabilità di un unico governo mondiale nell'enciclica "Pacem in terris"(1963). Vi affermava la la necessità di "un'autoritàpolitica con competenze universali ", "in cui il potere, la costituzione e i mezzi d'azione abbiano essistessi dimensioni mondiali, e che possa esercitare la sua azione su tutta la terra ". Nella stessa enclica Giovanni XXIII sposava l'ideologia dei diritti umani, fino ad allora contestata dalla Chiesa come individualista ed antropocentrica:
"Un atto della più alta importanza compiuto dalle Nazioni Unite è la Dichiarazione universale dei diritti dell'uomo approvata in assemblea generale il 10 dicembre 1948... Su qualche punto particolare della dichiarazione sono state sollevate obiezioni e fondate riserve. Non è dubbio però che il documento segni un passo importante nel cammino verso l'organizzazione giuridico-politica della comunità mondiale".
E' quindi per la sua tendenza al mondialismo che la "Dichiarazione dei diritti dell'uomo"viene accetta, seppure con qualche riserva. Su questi temi, Giovanni XXIII potrebbe essere stato influenzato dal suo amico francese Yves Marsaudon, affiliato alla massoneria di rito scozzese e membro della Gran Loggia Nazionale di Francia. La massoneria ha infatti sempre sostenuto con forza l'ideologia dei diritti umani e dell'unificazione politica del mondo. Successivamente, Paolo VI si recò all'ONU il 4 ottobre 1965, per tornarvi nel 1978, pochi mesi prima della morte. Anche Giovanni Paolo II vi si recò due volte, nel 1979 e nel 1995; Benedetto XVI nel 2008.
Si potrebbe discutere se l'ecumenismo spinto (cristiano e interreligioso) di Giovanni Paolo II non abbia prefigurato, nel calderone ecumenico e nelle sue ricadute immigrazioniste, il progetto mondialista. E però nella "Caritas in veritate"(2009) che l'idea dello Stato mondiale viene espressa con altrettanta chiarezza e maggiore approfondimento che nell'enciclica giovannea del 1963. Scrive infatti Benedetto XVI :
"In una società in via di globalizzazione, il bene comune e l'impegno per esso non possono non assumere le dimensioni dell'intera famiglia umana... così da dare forma di unità e pace alla città dell'uomo, e renderla in qualche misura anticipazione prefiguratrice della città senza barriere di Dio". E più avanti : "Urge la presenza di una vera Autorità politica mondiale, quale è già stata tratteggiata dal mio predecessore, il beato Giovanni XXIII... Lo sviluppo integrale dei popoli e la collaborazione internazionale esigono che venga istituito un grado superiore di ordinamento internazionale di tipo sussidiario per il governo della globalizzazione e che si dia finalmente attuazione a un ordine sociale conforme all'ordine morale e a quel raccordo tra sfera morale e sociale, tra politica e sfera economica e civile che è già prospettato nello Statuto delle nazioni Unite".
Il celebre storico Yves Chiron vi ha constatato la scelta politica del mondialismo a causa di una "visione ottimistica ed evoluzionistica del futuro dell'umanità". Pelagiana, potremmo tradurre in teologia. Anche il grande pensatore cattolico Thomas Molnar, pochi mesi prima di morire constatava amaro: "La Chiesa in questo momento si sta allineando al mondialismo"
Meno di un mese fa, il Pontificio Consiglio per la Giustizia e la Pace, presieduto dal cardinale Renato Martino (noto alle cronache per aver proposto, qualche anno fa, l'istituzione dell'ora di religione islamica nella scuola italiana), ha ancora ripreso l'idea di un'unica autorità planetaria che possa regolare l'economia mondiale. Mario Monti naturalmente, come il Bildelberg club e la Commisione Trilaterale di cui è dirigente, è su questa stessa linea. Negli ultimi anni è stato più volte in Vaticano e si è detto in sintonia con la "Caritas in veritate", che ha definito "un documento guida tecnico della società". Ha anche dichiarato: "Non vi è antitesi tra economia ed etica, anzi si basano su principi comuni, su uno stesso sistema di valori". Agghiacciante. Qualche cardinale avrebbe fatto bene a ricordare a Monti le parole di Cristo: "Nessuno può servire due padroni, o odierà l'uno e amerà l'altro, oppure si affezionerà all'uno e disprezzerà l'altro. Non potete servire due padroni: a Dio e a Mammona. "(Lc16, 13).
Le verità del Vangelo sono aspre per il mondo, tanto più per un mondo dominato dalla merce e dal denaro, dal consumismo, dall'usura e dai mercati quale è il nostro. Più il cattolicesimo si "mondanizza e più difficile diventa ricordarle. Nessuno in compenso può ricordare una sola parola del "cattolico"Mario Monti nei dieci anni in cui è stato commissario europeo (1994-2004) sull' omosessualismo e l'abortismo sponsorizzati dalla UE. Anche questo strano cattolico praticante è un Ponzio Pilato alla Romano Prodi, il "cattolico adulto"che si è sempre svestito della sua fede ogni volta che presiedeva la Commissione europea? Del resto Monti e Prodi hanno diverse cose in comune: sono entrambi tecnici dell'economia, appartengono entrambi alla Commissione Trilaterale e al cub Bildelberg, e sono entrambi consulenti di Goldmann-Sachs. Esattamente come il terzo tecnocrate italiano di rilevo internazionale, quel Mario Draghi che su indicazione del governo Berlusconi ora presiede la Banca Centrale Europea. Anche per Draghi le stesse amicizie e gli stessi legami internazionali: Commissione Trilaterale, Bildelberg, Goldmann-Sachs.
Corrado Passera, amministratore delegato di Intesa San Paolo, il principale gruppo bancario del Paese, ha lasciato la sua stanza dei bottoni alla Cà de sass di Milano per scendere a Roma come ministro dello Sviluppo economico e delle Infrastrutture. Ebbene, anche Passera, per il quale i giornali prevedono un brillante futuro politico, è un esponente del gruppo Bildelberg, come è attestato dalla sua presenza alle riunioni degli ultimi anni.
E' evidente che per questi signori a contare è soltanto l'economia. Il loro regno è quello delle banche, delle Borse, dei mercati e della agenzie di rating. Nel mondo che sognano (e che in parte si è già realizzato) non vi è posto per il cristianesimo, se non nel ruolo subalterno di assistenza sociale ai "perdenti"del sistema: barboni, tossicomani, handicappati, extracomunitari senza lavoro. Qualora la Chiesa ricominci a predicare contro Mammona, le verrà tolto il microfono. La stessa cosa vale per la sinistra politica e gli intellettuali laicisti: la Chiesa va bene se concepita come assistenza sociale e agenzia di collocamento dei più sfortunati, va ancora meglio se sponsorizza l'immigrazione, le moschee e i minareti, ma qualora dicesse cose non funzionali all'utopia Benetton del bazar multietnico e multicolor modello Sodoma, la vorrebbero ricacciare nelle catacombe. La Chiesa va bene, purché sia sempre culturalmente subalterna al mondo moderno. Cioè alla destra del denaro, e alla sinistra dell'individualismo assoluto e della pornocrazia egualitaria.
I cattolici non devono essere culturalmente subalterni, ma "il sale della terra". Non si lascino sedurre dai seguaci di Mammona e dell'usura. E' vero che Berlusconi ha senz'altro dato il suo contributo alla scristianizzazione dell'Italia (che qualcuno ama chiamare "modernizzazione") con la martellante proposizione, tramite le sue televisioni, di un' "american way of life"edonista e consumista, di un volgare americanismo senza America che dal 1980 in poi, con la nascita di Canale 5, molto ha influito sullo stile di vita della gente comune. Eppure Monti, nonostante la lodevole sobrietà e serietà di vita privata, può essere oggi più pericoloso del grande puttaniere (che comunque, detto per inciso, ha ostacolato leggi contrarie all'etica, come i simil-matrimoni omosessuali). E forse Monti può essere anche peggio della sinistra nichilista, che pure lo appoggia.
Infatti Berlusconi è sempre rimasto escluso dai "salotti buoni"dell'economia e della finanza, e quando Gianni e Umberto Agnelli facevano parte del Bildelberg e della Commissione Trilaterale (nel silenzio assordante del servile giornalismo italiano), Berlusconi doveva accontentarsi della più modesta Loggia massonica P2. Gli Agnelli si consigliavano con Rockfeller e Kissinger, mentre Berlusconi doveva accontentarsi di Licio Gelli e Bettino Craxi.. La stessa cosa vale oggi con Monti, Draghi, Passera ed altri. Questi tecnici e manager rispondono a degli interessi che vanno ben oltre quelli di un'azienda di proprietà come Mediaset. E tanto più vanno oltre a quelli di una sinistra italiana ed europea che è ormai completamente sottomessa alla Nato e al Fondo monetario internazionale (vero, presidente Napolitano?).
La Chiesa (intesa come gerarchia) rifiuti il mondialismo e ricordi la storia: dai papi del Rinascimento a Calvi e Marcinkus, la vicinanza ai banchieri le porta male. Molto male.

martedì 27 settembre 2011

NON SIANO TROPPO SODDISFATTI I "CATTOLICI ADULTI" DI SINISTRA....BENE, ALLA FINE I VESCOVI HANNO PARLATO, ERA ORA !!!


Card.Angelo Bagnasco



Purificare l’aria


La prolusione al Consiglio permanente



Gli eventi ecclesiali vissuti di recente e il protagonismo dei giovani nelle manifestazioni scoppiate sullo “scacchiere internazionale”, attraverso le quali essi “manifestano la loro incomprimibile esistenza”. Una globalizzazione che “sempre più tende ad agire dispoticamente prescindendo dalla politica” e la necessità di “correggere abitudini e stili di vita”. La “questione morale” nella politica italiana, l’attenzione della Chiesa ai poveri e a quanti sono colpiti dalla crisi, la “presenza dei cattolici nella società civile e nella politica”. Altre questioni italiane e un’attenzione internazionale (dal Corno d’Africa al Sud Sudan, dalle primavere del Nord Africa al raduno interreligioso di Assisi). Molteplici gli argomenti che il presidente della Cei, card. Angelo Bagnasco, ha affrontato questo pomeriggio nella prolusione al Consiglio episcopale permanente (Roma, 26-29 settembre).



La “rigenerazione” dei cristiani. Riferendosi al XXV Congresso eucaristico nazionale, il cardinale ha ricordato che i “cinque ambiti esistenziali” trattati nelle giornate “hanno messo in risalto l’‘osmosi’ possibile, ma anche esaltante, tra il mistero che celebriamo e le dimensioni dell’esistenza quotidiana”. Per la Gmg, invece, il presule si è soffermato sulla “massiccia affluenza”, come pure sulla “qualità della partecipazione”. In Spagna si è registrata “un’ondata giovanile per gran parte nuova, ma non ripetitiva delle precedenti”. È “la generazione giovanile scaturita dalle Gmg di Benedetto XVI”, il quale ha “impresso” alle Giornate una “particolare cura nella preparazione personale e nell’esperienza sacramentale, comprensiva dell’adorazione eucaristica a scena aperta”. Ma come s’inseriscono questi eventi “eccezionali” nella “vita quotidiana”? Essi, ha evidenziato, “devono concorrere alla rigenerazione del soggetto cristiano”.



Un “patto intergenerazionale”. Guardando al nostro Paese, “se non si riescono a far scaturire, nel breve periodo, le condizioni psicologiche e culturali per siglare un patto intergenerazionale che, considerando anche l’apporto dei nuovi italiani, sia in grado di raccordare fisco, previdenza e pensioni avendo come volano un’efficace politica per la famiglia, l’Italia – ha ammonito Bagnasco – non potrà invertire il proprio declino”. In apertura della prolusione, il porporato aveva fatto riferimento al “senso d’insicurezza diffuso nel corpo sociale” per la crisi economica e sociale, seguita con “apprensione” dai vescovi “per le pesanti conseguenze sulla vita della gente e gli effetti interiori”, laddove “sembra produrre un oscuramento della speranza collettiva”. “
L’Italia – ha poi puntualizzato – non si era mai trovata tanto chiaramente dinanzi alla verità della propria situazione. Il che significa, tra l’altro, correggere abitudini e stili di vita”. 



La “responsabilità morale” dei politici. Il presidente dei vescovi è quindi intervenuto sulla “questione morale”, annotando che “chiunque sceglie la militanza politica deve essere consapevole della misura e della sobrietà, della disciplina e dell’onore che comporta”. “La responsabilità morale – ha precisato – ha una gerarchia interna che si evidenzia da sé, a prescindere dalle strumentalizzazioni che pur non mancano”. Il cardinale ha riconosciuto che “si rincorrono, con mesta sollecitudine, racconti che, se comprovati, a livelli diversi rilevano stili di vita difficilmente compatibili con la dignità delle persone e il decoro delle istituzioni e della vita pubblica”. E se “è l’esibizione talora a colpire” come pure “l’ingente mole di strumenti d’indagine messa in campo” e “la dovizia delle cronache a ciò dedicate”, “nessun equivoco tuttavia può qui annidarsi”, ha aggiunto richiamando come “i comportamenti licenziosi e le relazioni improprie” siano “in sé stessi negativi” e producano “un danno sociale a prescindere dalla loro notorietà”. Dal presidente dei vescovi è giunto l’invito a “purificare l’aria, perché le nuove generazioni – crescendo – non restino avvelenate”.



“Nuova consapevolezza” per i cattolici in politica. I cattolici “anche quando non risultano sugli spalti”, sono “dove vita e vocazione li portano”, ha rimarcato, parlando della “presenza dei cattolici nella società civile e nella politica”. Il porporato ha fatto riferimento ai “percorsi diversi, a livelli molteplici, per quanti intendono concorrere alla vitalità e alla modernità della polis”. Anche se “hanno dato talora un senso anche di dispersione”, tuttavia “si è trattato di una sorta d’incubazione” in vista di una crescita della “partecipazione” e di “una nuova consapevolezza che la fede cristiana non danneggia in alcun modo la vita sociale”. A politici e amministratori si è poi rivolto, all’inizio dell’anno scolastico, chiedendo “di dare ragione della centralità della scuola”, “valorizzando anche il patrimonio della scuola cattolica e sostenendo il diritto dei genitori di scegliere l’educazione per i propri figli”. Infine, un pensiero tra gli altri all’Africa e ai “quindici ostaggi italiani”, al prossimo raduno interreligioso di Assisi e alla legge sulle dichiarazioni anticipate di trattamento, oggi ferma al Senato, provvedimento “necessario per salvaguardare il diritto di tutti alla vita”.



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