Cerca nel blog

Visualizzazione post con etichetta sovranità perduta. Mostra tutti i post
Visualizzazione post con etichetta sovranità perduta. Mostra tutti i post

venerdì 29 luglio 2016

MARCO DELLA LUNA: "gli stati sono divenuti aziende private perché non dipendono più dalla volontà dei cittadini"


di Marco Della Luna 25.07.2016
Nel mirino magistrati, ufficiali giudiziari, ministri, e perfino la Merkel: contestata la sovranità degli Stati
E’ partita in Germania (ma anche dal Sud Tirolo) un’ondata di azioni legali risarcitorie promosse da cittadini, contro pubblici funzionari, magistrati, statisti, persino contro la cancelliera Merkel e il presidente Gauk, per milioni e milioni di dollari. Le ragioni sono vari tipi di sopruso che i cittadini ritengono di aver subito, in violazione dei diritti dell’Uomo e delle leggi nazionali e internazionali. Ne danno ampia notizia testate comeDer Spiegel, Huffington Post e altre:

giovedì 30 aprile 2015

MARCO DELLA LUNA: "ERA TUTTO INTENZIONALE "


di Marco Della Luna 30 aprile 2015

 Questa non è una crisi economica. Spiegata la fretta di Renzi sull’Italicum.
Questa non è una crisi economica, ma è uno strumento, un processo voluto e pianificato per arrivare a sostituire la zootecnia alla politica, ossia per poter governare la popolazione terrestre con la padronanza e prevedibilità con cui si governa il bestiame nella stalla o i polli in batteria. E per arrivarci con la collaborazione della gente, che crede che le riforme siano tutte scelte scientifiche razionali e magari anche democratiche (l’aspetto didattico-ideologico, la dottrina dei mercati sani e disciplinanti).Questo processo è stato avviato dalla metà degli anni 70, mediante una serie di precise scelte: un preciso modello economico, una serie di riforme legislative, di lungo respiro (soprattutto la deregolamentazione del settore bancario, l’indipendenza delle banche centrali, la privatizzazione del rifinanziamento del debito pubblico), che si sapeva benissimo che cosa avrebbero prodotto, ossia una società è un’economia reale permanentemente in balia dei mercati e degli speculatori finanziari. Una crescente concentrazione di quote di reddito, quote di ricchezza, quote di potere, nelle mani dei pochi che decidono. 

venerdì 14 febbraio 2014

QUEL PICCOLO PAESE SOVRANO "BUCO NERO NEL CUORE DELL'UE" , DELLA SVIZZERA TUTTO SI PUO' DIRE MA NON CHE SIA XENOFOBA!



di Sergio Pastore da Italianiliberi | 11.02.2014


"Pubblichiamo con molto piacere un articolo sui risultati del referendum svizzero scritto per gli Italiani Liberi da un vecchio, carissimo amico, che conosce la situazione ed è in grado di valutarne i significati e le implicazioni meglio di chiunque altro essendo un italiano che vive da sempre in Svizzera. Questo referendum è importantissimo anche per tutti gli altri Stati dell'Ue, e per l'Italia in particolare, prima di tutto per il fatto stesso che uno Stato si è deciso a indire un referendum per conoscere la volontà del popolo - cosa silenziosamente proibita in Europa - e perché il suo risultato dimostra come i singoli popoli non abbiano ancora del tutto perso il desiderio di vivere, e di resistere all'ideologia distruttiva dei governanti che si servono dell'immigrazione per sopraffare e disperdere l'identità e la sovranità dei loro sudditi". IDA MAGLI


La Svizzera non dice di no all'immigrazione , ma intende gestirla in base alle sue necessità e capacità recuperando una parte di sovranità perduta. E questo non piace all'UE, forse anche perché l'esempio della piccola repubblica alpina potrebbe risvegliare il desiderio represso di libertà di altri paesi europei prigionieri di quella costruzione detta Unione Europea che intende cancellare frontiere e nazioni e creare l'uomo europeo. Il signor Barroso si dice orgoglioso di essere "europeo". In realtà è un portoghese e penso che si esprima meglio nella lingua di Camões (così bella) che in quella di Racine e Shakespeare che pur conosce bene. Ma che significa sentirsi europeo? Quali sono questi valori europei di cui essere fieri? La democrazia, lo stato sociale, l'uguaglianza, la lotta contro qualsiasi tipo di discriminazione, i matrimoni omosessuali? Io mi sento italiano (anche dopo mezzo secolo di residenza in Svizzera). Sono italiano e napoletano - e magari anche europeo (ma quest'ultima etichetta non mi commuove).
Contrariamente a tutte le previsioni, nonostante le minacce esplicite dell'UE e contro la volontà di tutto l'establishment elvetico - governo, parlamento, padronato, sindacati, partiti (tranne uno), media, intellettuali, tutti favorevoli alla libera circolazione in vigore dal 2007 - il popolo svizzero, che pur aveva votato a più riprese e a grande maggioranza a favore, ha detto stavolta di no. 

venerdì 31 gennaio 2014

SUL DECRETO BANKITALIA TUTTE LE CAMPANE SUONANO ALLA STESSA MANIERA




tratto da http://www.libreidee.org/ 31/1/14 

«Si vuole evitare che, anche in caso di uscita dall’Italia dall’euro, il paese possa tornare ad esercitare in futuro la piena sovranità monetaria con una banca nazionale attiva». Per l’economista Nino Galloni, già docente alla Cattolica di Milano, all’università di Modena e alla Luiss, il vero obiettivo della manovra che ha fatto indignare i grillini – la “ghigliottina” di Laura Boldrini che taglia il dibattito in aula per impedire di discutere un decreto-truffa, truccato da provvedimento anti-Imu – è l’amputazione (anche per il futuro) della sovranità monetaria nazionale, cioè la capacità teorica di Bankitalia di tornare un giorno ad essere il “bancomat del Tesoro”, permettendo al governo di fare spesa pubblica per investire in occupazione e risollevare l’economia nazionale, finanziando investimenti con sano debito pubblico sovrano. In altre parole: chi “consegna” definitivamente la banca centrale al credito privato vuole mettere una pietra tombale sulla libertà democratica del paese.
Il decreto-vergogna, dice Galloni ad Alessandro Bianchi in un’intervista su “L’antidiplomatico”, è stato approvato grazie all’inaudita “tagliola” della Boldrini, per imporre una rivalutazione delle quote di Bankitalia, ferme ai 156.000 euro di valore del 1936. Così, il capitale di riserva passerà a 7,5 miliardi di euro. E agli azionisti – principalmente banche private – sarà garantito un dividendo del 6%, quindi fino a 450 milioni di euro di profitti l’anno. 

venerdì 11 ottobre 2013

MARCO DELLA LUNA:"RIFLETTIAMO, PRODURRE DENARO COSTA? NO!!! VI SONO VINCOLI? NO!!! SI SCATENEREBBE INFLAZIONE MONETARIA? NO!!! IMPEDISCE LA CREAZIONE DEL DENARO IL DIRITTO ESCLUSIVO CHE E' APPANNAGGIO DEL SISTEMA BANCARIO"



VERSO IL GLOBAL MELTDOWN



Il governo USA minaccia di travolgere il mondo intero nel suo volontario default.

L’Italia e altri paesi affondano nella recessione e nella disoccupazione per mancanza di investimenti, aumento delle tasse, crollo della domanda, tagli del welfare.

Le velleità di riduzione del debito pubblico si scontrano col calo costante di pil e produttività (competitività).

Il debito pubblico di quasi tutti i grandi paesi è praticamente inestinguibile in quanto al capitale, e sempre meno sostenibile in quanto agli interessi.

La Banca dei Regolamenti internazionali lancia l’allarme sull’indebitamento mondiale e la bolla speculativa, che hanno prodotto condizioni ancora più esplosive di quelle del 2008.

martedì 9 luglio 2013

CHI CREA LA MONETA OGGI IN ITALIA E/O IN EUROPA? LE BANCHE AL 92%, ABUSIVAMENTE, IN VIOLAZIONE AL TRATTATO DI MAASTRICHT CHE RISERVA ALLA BCE IN VIA ESCLUSIVA LA FUNZIONE DI EMETTERE MONETA, L'EURO! DOMANDIAMOCI PERCHE' E' STATO LORO CONSENTITO DI CREARE MONETA DENOMINATA IN VALUTA LEGALE!

di Giovanni Zibordi 09.07.2013


Ieri l'altro sul New York Times c'era un pezzo su Warren Mosler ritratto sul bordo della sua piscina nelle US Virgin Islands dove si riprende dal tour massacrante che ha fatto in Italia (lo hanno sballottato in auto a parlare dalla Sardegna alla Calabria su fino a Lecco e per di più con Paolo Barnard appresso, che sembra sia un poco stressante stando alle ultime comunicazioni ("... insultato in modo irreparabile e minacciato di violenza, ...mi si accusa di - aver ostacolato il Mosler-Barnard Tour con isterismi- aver dato spettacolo indegno ..- aver molestato sessualmente donne- aver trascurato e ignorato molti GT, lasciati senza direzione e "a raccogliere le briciole del circo"- aver causato una valanga di proteste da parte degli attivisti...)

Mosler deve essere una specie di santo. Si fa questo tour d'Italia dalla Sicilia alle Alpi di agosto alla beppe grillo ma con molto meno confort (anche se non dimentica il lato pratico visto che ha appena venduto la Mosler Auto a dei francesi e ha venduto anche sua una piccola banca in Florida di cui gestiva i mortgage bonds, notare che l'aveva comprata nel 2009 e l'ha venduta a maggio, appena prima che i bonds franassero, tempismo non da poco)

Bene. Quando durante il tour in giugno si è fermato a pranzo a Modena a parlare con me e Marco Cattaneo che gli abbiamo chiesto la prefazione al libro che stiamo scrivendo per Hoepli gli ho detto, facendo seguito a varie mail: “Warren… e le banche ? Com’è che parli sempre del deficit pubblico che crea moneta così poco del fatto che le banche attualmente creano il 90% della moneta e che sono loro che muovono l’economia e hanno creato la Crisi Finanziaria del 2009 ?”. 

lunedì 29 aprile 2013

MORIRE PER MAASTRICHT ? MANCO PER IDEA!!!!





di Marco Della Luna 28.04.13

tanto rumore per il solito governo commissariale

Si dà grande risalto mediatico al fatto che PD e PDL si mettano insieme nel governo, per nascondere il fatto veramente importante, ossia che lo fanno per portare avanti decisioni che sono prese da altri e da fuori dai confini italiani, e che sono imposte, e che vengono mantenute sebbene si dimostrino rovinose. La contraddizione, lo scontro di interessi, non è tra PD e PDL, ma tra chi impone quelle decisioni e la gente che ne subisce gli effetti.

Il potere politico è nelle mani di chi ha le leve macroeconomiche, soprattutto di decidere quanta moneta mettere in circolazione, a chi darla, a che tassi, a che condizioni, e di decidere se e quanto lo Stato possa investire, anche a deficit, per indurre l’attivazione dei fattori di produzione, l’occupazione, la crescita. E decidere sulla regolazione dei cambi valutari, regolamentare le importazioni di beni, servizi e capitali. Uno Stato che non detenga questo potere, può tirare un po’ in su o un po’ in giù la coperta, e poc’altro. Cioè può spostare un po’ di soldi da un capitolo all’altro della spesa pubblica, può spostare un po’ di peso fiscale da una categoria a un’altra di soggetti, può riconoscere i matrimoni omosessuali e le coppie di fatto, ma non può intervenire sulla recessione strutturale.

I paesi dell’Eurozona hanno devoluto questi poteri, interamente, ad organismi esterni. Alla BCE in quanto alla moneta, imponendo insieme vincoli rigidissimi di pareggio di bilancio. Inoltre, la BCE notoriamente ha il fine prioritario di proteggere il potere d’acquisto dell’Euro senza curarsi della recessione, e non può comprare titoli pubblici dai governi, cioè non può finanziarli direttamente, diversamente da altre banche centrali, come la Fed. Essa, programmaticamente, non può intervenire per invertire una recessione strutturale, né per riequilibrare le disponibilità monetarie e creditizie nei vari paesi dell’Eurozona; e invero non lo fa, lascia andare avanti le cose. Al più, lancia allarmi e interviene comprando titoli, sui mercati secondari, di quei paesi che sono a rischio di lasciare il tavolo dell’Euro per default.

Il suddetto insieme di scelte presuppone una precisa decisione, ossia che, da un lato, il settore pubblico non sia in grado di usare le leve macroeconomiche (investimenti produttivi e infrastrutturali) per indurre crescita e piena occupazione, nonché di prevenire o risolvere le recessioni; e che, dall’altro lato, i mercati, lasciati sa se stessi, siano in grado di raggiungere quegli obiettivi, e per giunta, assieme ai vincoli di bilancio e al controllo monetario (fissazione dei tassi, soprattutto) da parte della BCE, siano in grado di operare anche la convergenza tra i vari sistemi economici dei paesi dell’Eurozona, senza bisogno di un budget federale e di un governo federale che intervengano per redistribuire le risorse finanziarie che, per varie ragioni, si concentrino in modo squilibrato e squilibrante in certi paesi, sguarnendo altri paesi. 

Si noti che questa fondamentale ed epocale decisione è stata presa senza proporne i termini all’opinione pubblica, senza coinvolgimento democratico,e viene realizzata attraverso una lunga, pluridecennale serie di trattati, leggi e riforme, i cui effetti non vengono spiegati se non falsamente, rimangono latenti per alcuni anni, in modo che la gente si abitui, e poi esplodono quando è troppo tardi per tornare indietro. Questa medesima decisione non viene mai posta nel dibattito pubblico, a cui si offre, invece, il dilemma se ci si possa alleare con Berlusconi oppure no.

La predetta decisione si traduce nell’adozione di una concezione generale di come di fatto l’economia funziona e di come la si possa guidare, e dovrebbe essere oggetto di revisione, ossia di controllo empirico della sua correttezza. Cioè si dovrebbe controllare se produca i risultati predetti e desiderati, oppure no; nel secondo caso, andrebbe revocata siccome confutata dai fatti – così come avviene con qualsiasi teoria applicata alla realtà, con qualsiasi diagnosi, con qualsiasi ricetta.

Orbene, noi abbiamo che i fatti la confutano – la presente crisi recessiva, col suo perdurare, la confuta, assieme al crescente divario tra i paesi dell’Euro – però essa viene mantenuta; quindi questa decisione di mantenerla nonostante si dimostri errata e dannosa, va interpretata. Le ipotesi interpretative che mi vengono in mente sono che essa produca risultati diversi da quelli promessi, anzi contrari ad essi, ma sia conforme agli interessi di coloro che la mantengono, che hanno la forza di imporla. Interessi in termini di profitto (aumento dei redditi, concentrazione della ricchezza nelle loro mani) e/o in termini di ristrutturazione sociale e politica (concentrazione del potere nelle loro mani, in un modello sociale ove il vertice della piramide detiene un potere non contendibile e non sindacabile, mentre una minoranza di tecnici e funzionari gode di vari gradi di benessere e privilegio, e il grosso della popolazione è povero sia di denaro che di diritti e politici e civili, e sta sostanzialmente e passivamente a disposizione “del mercato”, privo di qualsiasi strumento per influenzare l’andamento della storia). Per meglio portare avanti questo piano, si fa in modo che esso dia un vantaggio concreto, per un certo tempo, ai paesi più forti (Germania in testa), permettendo loro di risucchiare capitali, aziende e tecnici dai paesi più deboli, abbattendo la loro competitività industriale. Così i paesi più forti stanno al gioco. Il vecchio divide et impera funziona sempre.

Complotto? No, applicazione alla società dello schema gestionale della zootecnia, stabile e sicuro. E, nei circoli che hanno preso quella decisione, che hanno formulato quell’insieme di scelte che producono questo insieme di effetti (Aspen, Trilateral, Bilderberg, etc.), troviamo, almeno dal 1995, anche Enrico Letta, che quindi è parte e origine di quei mali che, al popolo, si racconta che dovrebbe risolvere attraverso la tormentosa unione con Berlusconi combinata dalla saggezza di Napolitano nello spirito del patriottismo, rinegoziando anche il patto di Maastricht con i poteri forti. Si potrebbe immaginare una balla più grossa?

In ogni caso, Stati ed istituzioni politiche elettive, c.d. democratiche, conservano, nei paesi dell’Eurozona diversi dal paese creditore egemone, poteri marginali; quindi sono giuridicamente declassate ad autonomie locali, tanto più che la maggioranza dei provvedimenti legislativi adottati in tali paesi è in realtà un recepimento di norme decise dall’Unione Europea.

Marginali sono anche le scelte di politica interna, sicché è risibile presentare come importante la scelta di fare un governo con Berlusconi. Cambia ben poco. I governi Berlusconi, esattamente come quelli Prodi e D’Alema, hanno seguito la linea dettata da Berlino e Bruxelles, e il modello economico prescritto da Washington. Il governo Letta farà la medesima cosa, anche perché Enrico Letta, come pure suo zio Gianni, è uomo della finanza internazionale, esecutore dei suoi piani “europeisti”, difensore dei suoi dogmi, come ha messo nero su bianco nel suo libro Euro sì: morire per Maastricht. Abbiamo quindi la prova scritta dei suoi obiettivi.

Ma enfatizzare l’inciucio PD-PDL o la novità del governissimo è risibile anche perché l’inciucio destra-sinistra, DC-PCI, è in atto dalla fine degli anni ’40, col ben noto sistema di spartizione dei territori, delle poltrone, della spesa pubblica, dei ruoli morali e politici – sistema in cui, di fatti, il PCI votava oltre l’80% delle leggi di spesa. Il governissimo è sempre stato il vero sistema di gestione del Paese.

La novità è semmai che i due maggiori partiti si accordano per mettere insieme la faccia nella gestione di un periodo pessimo, che genera scontento crescente nella base, e in cui si adotteranno provvedimenti ancora più impopolari. Il fatto di metterci la faccia insieme consentirà loro di fare porcate ancora più grosse di quelle passate, perché nessuno dei partiti della coalizione dovrà temere che altri partiti si avvantaggino delle misure impopolari e recessive che esso approverà, per conto di terzi. Porcate e, temo, violenze, perché la recessione continua e continuerà a peggiorare, e bisognerà ricorrere alla violenza e all’intimidazione per mantenere la gente nell’obbedienza al sistema, lasciandole come unica via di sfogo l’emigrazione, oltre al suicidio.

Il fattore di instabilità di un simile governo marionetta di coalizione non è nella fittizia e recitata contrapposizione morale e ideologica o programmatica delle forze che lo compongono, bensì nella reale contrapposizione tra gli interessi della casta nazionale e dei suoi burattinai stranieri, che questo governo porta avanti, e quelli della popolazione generale. E questa contrapposizione reale continuerà a generare e a gonfiare forze rappresentative della protesta dei delusi e degli oppressi di ieri e di oggi, anche se questa volta si riesce a integrare la Lega e a inertizzare provvisoriamente Grillo.

L’opportunità che governi come gli ultimi due offrono e sempre più offriranno, è che con essi non si riesce più ad evitare che l’opinione pubblica percepisca e discuta il dato di fatto centrale, ossia che i governi italiani sono tutti e inevitabilmente governi Bildermerkel commissariali e che i loro programmi effettivi sono imposti da burattinai stranieri per gli interessi loro e a danno di un Paese e di un elettorato ormai svuotati di ogni autonomia, ridotti a colonia, e i cui riti elettorali e parlamentari non hanno alcun effetto o utilità.

28.04.13 Marco Della Luna



IL MATRIMONIO TRA PARTITOCRAZIA E POTERI FORTI PORTERA’ MISERIA E REPRESSIONE VIOLENTA
Obbedienza a Maastricht fino alla morte: parola di Enrico Letta
Rieleggere Napolitano al Colle e puntare decisi a legittimare con una riforma costituzionale il presidenzialismo di fatto, svuotando di poteri e dignità il parlamento in favore della Commissione Europea, della BCE e del Quirinale, serve appunto a questo. E’ stata subito confermata la linea (pseudo) neoliberista e fiscalista, gli uomini del Bilderberg, del FMI e dell’UE sono i primi a congratularsi. 
E Napolitano, col plauso di quasi tutti, incluso Berlusconi, incarica di formare il governissimo “senza alternative” l’on. Enrico Letta, che, come economista e come politico, è assolutamente improponibile per il ruolo di premier, dato ciò che ha fatto, ciò che è stato e ciò che è tuttora. Però si capisce anche perché e per cosa  è stato scelto…LEGGI TUTTO

mercoledì 24 aprile 2013

EMIGRARE CARO MARCO, EMIGRARE... NON RESTA ALTRO DA FARE PER SOPRAVVIVERE




DI MARCO DELLA LUNA

da signoraggio.it

“Tutto ciò che fa il parlamento è democratico” rassicura Stefano Rodotà, dall’alto delle sue rendite pubbliche. “Soprattutto se quel parlamento è un parlamento di nominati, nominati da non più di venti persone delle segreterie/cda dei partiti” – ha dimenticato di aggiungere. 



Napolitano, già sottoscrittore, col Prodi, della privatizzazione di Bankitalia nel 2006 e corresponsabile politico del governo Monti, si conferma garante, all’interno, della coesione della partitocrazia necessaria alla tutela degli interessi della partitocrazia stessa; e all’esterno, garante della obbedienza dell’Italia a una politica economico-finanziaria che avvantaggia il capitalismo bancario straniero a danno degli italiani. E’ a questo che deve il suo successo e la sua ri-elezione, a questa capacità di duplice e congiunta garanzia, che gli assicura il sostegno “delle cancellerie che contano”.

Ci manca solo che ora anche Bersani faccia il sacrificio di rimanere in carica e che Berlusconi accetti un Amato a Palazzo Chigi.

La partitocrazia, traballante per la sua delegittimazione e i disastri delle sue scelte, rinuncia a ogni finzione di cambiamento invocato dalla gente, modifica quanto serve la costituzione, e si prende qualche mese aggiuntivo ricompattandosi e mummificandosi. Ha un anno e mezzo al massimo, per realizzare due cose: 

-o rilegittimarsi attraverso un rilancio dell’economia e dell’efficienza del sistema paese, 

-oppure allestire un apparato autocratico di repressione e di intimidazione poliziesche dell’inevitabile rabbia di popolo, che potrebbe sfociare nella prima rivoluzione italiana (la quale sarebbe anche la prima azione collettiva unificante e fondatrice di una unità nazionale italiana, sinora non realizzatasi). 

Qualcuno pensa che, fra altri sei mesi di peggioramento economico quale stiamo avendo da anni, si potrà governare gli italiani col loro consenso e con le buone, senza ricorrere alla violenza di Stato? Ricordo che in Italia la ragion di Stato è ricorsa alle stragi terroristiche per delegittimare il dissenso radicale su temi socio-economici. 

Vorrei poter pensare che un governissimo di scopo possa rilanciare l’Italia, ma so che gli strumenti per la prima possibilità mancano, essendo stata ceduta la sovranità non solo monetaria, ma anche fiscale e finanziaria, ed essendo stato eretto a norma costituzionale il dogma monetarista. Gli strumenti per la seconda, invece, ci sono tutti, grazie al MES, al Trattato di Lisbona e all’Eurogendfor, che è il sistema di polizia europea, composta esclusivamente di corpi militari e non civili, sottratta alla normale responsabilità e giurisdizione, e senza limitazioni nei tipi di armi che può usare contro i civili – vedi gas letali ed armi elettromagnetiche e acustiche subletali. 

Sapendo che l’economia italiana non ripartirà, è ovvio che il governo delle larghe intese avrà come asse portante l’organizzazione dell’apparato autoritario e repressivo, iniziando con un adeguato battage mediatico preparatorio.

“Il dissenso può essere espresso solo nelle forme della legalità”, continua la rassicurazione di Rodotà, dall’alto dei suoi redditi. Ma che fare se le forme della legalità vengono svuotate e calpestate dal palazzo che difende i suoi interessi contro quelli di un popolo che non rappresenta, anzi tradisce? Emigrare o insorgere o aspettare che lo schifo marcisca del tutto e cada da sé? 

Marco Della Luna

20.04.2013 

COSA CI RIMANE ANCORA DA CEDERE A QUESTA EUROPA CHE CI HA MESSO IN MUTANDE???




La cancelliera tedesca Angela Merkel manda un messaggio chiaro ai paesi dell'Eurozona avvertendoli del bisogno di cessione sovranità.





MILANO (WSI) - Difende le strategie fin qui adottate per affrontare la crisi dei debiti sovrani che ancora imperversa in Europa con tutta se stessa; non fa, a dispetto delle critiche arrivate da economisti di tutto il mondo, nessun mea culpa e, oltre alla ricetta amara dell'austerity, ora chiede anche di più: "la cessione della sovranità nazionale" dei paesi membri dell'Eurozona, in alcuni processi decisionali. Il falco Angela Merkel torna a far parlare di sé.

Stando a quanto riporta il sito Reuters, la cancelliera tedesca ha affermato che i paesi dell'Eurozona devono prepararsi a cedere la propria sovranità, se vogliono davvero superare la crisi dei debiti e riacquistare la fiducia degli investitori esteri. 

martedì 2 aprile 2013

MARCO DELLA LUNA IN UN POST DEL 13 AGOSTO 2011 "L’ALTERNATIVA AI SACRIFICI INUTILI ESISTE"


L’ALTERNATIVA AI SACRIFICI INUTILI ESISTE

Il decreto legge risanatore del 12 Agosto è un palliativo strutturalmente errato e impotente, depressivo, socialmente dirompente. La forte e compatta opposizione che esso giustamente suscita può costringere il governo Tremonti a far qualcosa all’altezza dell’intelligenza del suo capo. Per riuscirci, però, ha necessità di costringerlo a confrontarsi con la causa vera dei mali finanziari in cui ci dibattiamo.

I disastri della borsa e dell’economia reale, e i fallimenti delle ricette di risanamento e rilancio, i declassamenti, il debito pubblico a 1.900 miliardi, il crollo del 12,5% del gettito tributario a giugno, ancora non sono bastati: ancora si finge di non vedere il problema di fondo, ossia che il mondo vive in un regime di monopolio (cartello bancario) della moneta (del money supply), comprendente anche le banche centrali (Fed, BCE etc.), e che questo, come tutti i monopoli dei beni necessari, tende a ottenere, in cambio del proprio prodotto, il massimo dal mercato del prodotto stesso, cioè tutto il reddito prodotto nel mondo. E persegue questo scopo mediante il farsi pagare il denaro, l’indebitare, il raccogliere interessi. Il punto di equilibrio di tale sistema è quando ogni reddito è destinato al servizio del debito e ogni asset alla garanzia del servizio. Con governi e legislatori come ostaggi-garanti-esecutori di questa destinazione, sotto permanente minaccia di downgrading da parte delle agenzie di rating del medesimo cartello monopolista, e di rifiuto di acquistare i loro titoli. Quindi è ovvio che la BCE, in questa fase, arrivi a commissariare Grecia, Italia e altri paesi. Era tutto prevedibile e scontato.

Ovvio e inevitabile, dunque

a) che il denaro prodotto dal monopolista (a costo zero: fiat money, monrta fiduciaria, nessuna copertura o convertibilità in valore) sia un denaro (come meglio vedremo) che genera un debito infinitamente ed esponenzialmente crescente a carico di tutta la società: il debito costituisce ulteriore bisogno-domanda del bene prodotto dal monopolista, quindi aumenta il valore di questo bene rispetto a tutti gli altri beni, ne rende più pressante il bisogno, sicché la gente, le imprese, gli stati, sono sempre più dipendenti, oramai anche per la sopravvivenza quotidiana, dal monopolio monetario-creditizio, e fanno, danno, subiscono e promettono oramai qualsiasi cosa pur di ottenerne quanto basta per l’immediato – si sono abituati a vivere con l’acqua alla gola;

b) che l’esponenzialmente crescente peso di questo indebitamento progressivamente ed inarrestabilmente erode tutti i redditi e tutti i patrimoni, costringendo a crescenti trasferimenti degli uni e degli altri, anche via tassazione, a favore del settore finanziario-speculativo che esercita la sovranità monetaria; questo trasferimento è costante da decenni e porta con se riforme delle norme sul lavoro, sul bilancio, sul welfare;

c) che nessuna misura di tassazione o di risparmio o di efficientizzazione dell’economia o della pubblica amministrazione può conseguire più di un sollievo sempre più breve dal peso dell’indebitamento e delle devastazioni che esso comporta: ciò che i governi vanno da anni deliberando, comprese le manovre agostane di Tremonti, è semplicemente ingiusto e sterile, perché niente sortisce effetto stabile se non si comincia con l’eliminazione del monopolio.

Il fine connaturale del cartello monopolista della moneta, oltre ovviamente a preservare (con mezzi accademici, politici, militari) il proprio monopolio della creazione, distruzione e fissazione del tasso d’interesse della moneta, è quello – ribadisco – di ottenere, in cambio del proprio prodotto (o in pagamento degli interessi e del debito) tutto il valore disponibile prodotto da ogni altro soggetto economico – il che comporta anche l’acquisizione di potere politico, come oggi palesano gli atti con cui i banchieri centrali prescrivono la politica a governi e parlamenti, e coi quali riformulano l’ordinamento sociale in funzione di tale fine. Se ciò che osserviamo oggi sono semplicemente gli sviluppi avanzati della tendenza intrinseca del monopolio, la novità del 2012 è che adesso il cartello monopolista è venuto allo scoperto, ossia viene divulgato il fatto che esso impartisce direttive ai governi in difficoltà finanziarie – i c.d. commissariamenti. Quindi per la prima volta il cartello monopolista, attraverso BCE e FMI, assume, davanti all’opinione pubblica, la responsabilità politica, sostanzialmente, di essere un super-governo tecnico. Si espone al biasimo e alle conseguenze e alle possibili reazioni politiche di ciò che potrà conseguire all’adozione delle sue ricette. Questa è la novità di oggi: il padrone ci mette la faccia, a costo di far capire che governi e parlamenti sono solo teste di legno. E che il Trattato di Maastricht è una farsa, laddove stabilisce che la BCE non debba dare direttive alle istituzioni politiche. La BCE sta facendo l’unità politica dell’Europa intorno al fine di trasferire stabilmente molto reddito al settore finanziario (stabilmente, nel senso di non fare default e mettere in crisi il sistema internazionale di questi trasferimenti).

La leva di comando del monopolio sui governi è semplice: “se non fai le cose che ti dico, ti abbasso il rating con le mie agenzie di rating e non ti compero più i titoli del debito pubblico con la mia banca centrale (BCE)quindi ti faccio saltare.” Ciò che rimane implicito è che il debito pubblico, con la sua spinta al rialzo, deriva dal fatto che il monopolio esercita il potere politico e sovrano di creare denaro a costo zero dal nulla, impadronendosi del potere d’acquisto corrispondente, e lo presta agli stati a interesse, creando così in capo agli stati il bisogno di ulteriori prestiti per pagare gli interessi, all’infinito. Quindi il monopolio crea il bisogno e la crisi a proprio beneficio, e poi lo sfrutta per assumere la guida politica degli stati.

In questo regime monopolista sovrannazionale e non-regolato dalla politica, ma regolante sulle istituzioni pubbliche, la funzione del denaro e del credito, ovviamente, non è la piena attivazione dei fattori di produzione, non è la produzione di ricchezza, non è nemmeno la massimizzazione del profitto, né la stabilità dei prezzi, ma è il potere, il dominio economico, politico e sociale, nonché quello scientifico/culturale. Il monopolio si concentra soprattutto sugli obbiettivi di irrigidire ed esasperare la domanda di liquidità/credito (massimizzare il bisogno, la mancanza, la scarsità) e di impedire che qualche stato si sottragga alla dipendenza dal monopolio. Perché la dipendenza rigida e stringente di tutti verso il fornitore-creditore monopolista conferisce a questi il potere assoluto, ma anche l’impunità e il diritto di “fare la morale” alle istituzioni. Quindi il monopolio ha bisogno che i popoli, finanziariamente ed economicamente, stiano con l’acqua alla gola, che siano in crisi, in difficoltà – in un’emergenza permanente, seppur mutevole nelle espressioni.

Ricordiamo che la medesima comunità bancaria mondiale che, da un lato, produce e sfrutta le bolle-truffe finanziarie, dei derivati, dei mutui subprime, dei falsi bilanci greci, dall’altro lato esprime i vertici e forgia la politica delle banche centrali che fanno le analisi, prescrivono le ricette, commissionano i governi, dettano le politiche ai parlamenti, fanno direttamente le politiche economiche avendo ricevuto la sovranità finanziaria e monetaria (Maastricht), e minacciano di far saltare gli stati che non obbediscono declassando i loro bonds mediante le agenzie di rating da essa posseduta e non comperandoli più.

Quanti fallimenti di manovre e riforme finanziarie ci vorranno ancora, quanti crolli di borsa e sacrifici sociali, quanti default e quanti commissariamenti di governi, prima che si capisca che è sbagliata, non corrispondendo alla realtà, la concezione di fondo della moneta, del debito, della finanza, dell’economia? Che le analisi, le ricette, gli interventi, i sacrifici falliscono perché non tengono conto dell’esistenza e della logica del monopolio monetario privato-irresponsabile (consacrata dal Trattato di Maastricht, dallo statuto di BCE, Fed, Bis) e si basano su una concezione errata della realtà, quindi è inevitabile che falliscano e non risolvano i problemi? Che bisogna riconsiderare il fondo delle cose senza preconcetti scolastici?

Alcuni paesi – ovviamente – hanno problemi propri, peculiari, di inefficienza, corruzione, ma il problema mondiale è il debito, pubblico e privato, che comporta alte tasse e alti interessi passivi, e sottrae liquidità all’economia, inducendo così insolvenze, defaults, disinvestimenti, disoccupazione, cali della domanda interna, rincari generalizzati.

E questo debito, pubblico e privato, con i suoi effetti suddetti, cresce inarrestabilmente, nonostante i sempre più frequenti interventi di contenimento e risanamento: è dagli anni ’80 che sento fare manovre di risanamento del debito pubblico, e che esso continua a crescere, anzi si è impennato proprio da quanto, col fine dichiarato di contenerlo, è stata fatta la riforma che l’ha moltiplicato, ossia il divorzio Tesoro-Bankitalia.

E non cresce linearmente, ma esponenzialmente, perché i mezzi monetari vengono tutti creati mediante operazioni di addebitamento – cioè in pratica vengono tutti dati a prestito, gravati di un debito ad interesse composto, che fa sì che il totale del debito sia più alto, e divenga sempre più alto, con andamento esponenziale, rispetto alla totalità del money supply, drenando quindi dall’economia una esponenzialmente crescente quota del reddito per il pagamento degli interessi.

L’indebitamento è oramai fuori controllo, come dimostrano i fallimenti di ogni tentativo di arrestarlo, o meglio come dimostra il fatto che i vari tentativi falliscono sempre prima. E le bolle mobiliari e immobiliari non sono accidenti, bensì sono prodotto inevitabile dell’uso del denaro-debito (della necessità di distruggere l’eccedenza del credito-debito sul money supply), tuttavia, pur succedendosi molto velocemente, non riescono più a mantenere il funzionamento del sistema.

Bisogna insomma rivedere il fondo delle cose per capire il rapporto tra moneta e debito.

(In Italia, bisognerebbe inoltre aprire un dibattito sul divorzio BdI-Tesoro, causa principale dell’impennata incontenibile del pubblico indebitamento, assieme alla spesa assistenzialistica finalizzata a prevenire la saldatura, negli anni di piombo, tra protesta operaia del Nord e protesta dei diseredati del Sud. Il Giappone, che ha un debito pubblico più che doppio del pil, non subisce attacchi speculativi ai suoi t-bonds, perché la sua banca centrale compera i titoli invenduti. In Italia (e in altri paesi) bisognerebbe ripristinare i vincoli di portafoglio che aveva un tempo la BdI.)

Le ricette anticrisi, che falliscono ma arricchiscono sempre determinati livelli, producendo una concentrazione della ricchezza e dei redditi in tutto il mondo, e l’immiserimento dei ceti medi, vengono da un soggetto interessato, dal settore bancario mondiale, dalle sue scuole di economia e dai suoi ingegneri finanziari. Arrivano attraverso le banche centrali, come Fed, BCE, BoE, BoJ. E attraverso la banca centrale delle banche centrali, la BIS. E’ stupido presentare siffatte analisi, critiche, richieste, ricette, come l’espressione dell’”Europa”. Sono l’espressione di un soggetto interessato. Precisamente, controinteressato, rispetto al resto della società globale, e soprattutto verso i produttori di ricchezza, i risparmiatori, i pensionati, i giovani.

La liquidità in assoluto è troppa, è un multiplo di quanto dovrebbe essere, ma si concentra nel settore speculativo: non investe e non consuma. Ma è insipiente dire che il mercato sia drogato da troppa liquidità. La ricorrente ricetta del monopolio bancario, comprendente le banche centrali, di curare la crisi mobiliare e la recessione con iniezioni di moneta, il c.d. quantitative easing, produce brevi fiammate di borsa, seguite da profondi e persistenti cali o crolli. E da nessun beneficio per l’economia reale. Infatti, tali immissioni vengono fatte dalle banche centrali, a controllo e (spesso anche, come la Fed) a proprietà privata (di finanzieri) in favore degli speculatori (cioè delle stesse banche che esprimono la direzione delle banche centrali). E il settore speculativo dà rendimenti più elevati e rapidi del settore produttivo, soprattutto ai grandi soggetti che sono in grado di influenzare i mercati finanziari dall’esterno (con l’insider trading, l’aggiotaggio, il vantaggio conoscitivo, il condizionamento sui governi). Il settore speculativo fa così concorrenza, da decenni oramai, al settore produttivo, e lo sta de-monetizzando e costringendo a competere sulla redditività di breve, mediante politiche di disinvestimenti, licenziamenti, tagli della qualità, della formazione, della ricerca, della produzione, per perseguire la massimizzazione non del profitto totale, ma del saggio di profitto.

Le politiche fiscali possono essere utili, quindi, solo se abbassano la redditività del settore speculativo rispetto a quello produttivo. Ma per riuscire in questo necessitano di essere globali (perché la piazza speculativa è delocalizzata, apolide) e da esser precedute da una revisione delle regole di contabilità bancaria, che consentono massicci occultamenti di ricavi e utili realizzati nell’erogazione del credito, nel senso più volte indicato negli scritti miei e di altri (v. Euroschiavi e La Moneta Copernicana), le cui analisi e previsioni stanno ricevendo la più dura delle conferme. Però anche questo sarà insufficiente, se si continuerà a consentire che una moneta fiduciaria, prodotta a costo zero e senza garanzia/convertibilità, in regime di monopolio privato non regolato, venga trattata come merce. Qualsiasi passo in questa direzione presuppone che si interrompa l’azione finanziaria e politica dei monopolisti (grandi famiglie finanziarie e bancarie, direttori delle banche centrali) ossia che i governi (via G8 e servizi di sicurezza) dispongano il loro arresto e la segregazione in un regime del tipo di Guantanamo, per prevenire che essi si oppongano in qualsiasi modo, e che abbiano contatti con l’esterno. Non si può pensare che l’orso consegni la sua pelle su garbata richiesta, foss’anche con voto popolare. Si tratta di riforme possibili solamente se, prima, si abbatte il potere del monopolio. E questo orso è molto più pericoloso e organizzato dei terroristi islamici, veri o supposti. Quindi le mezze misure non servirebbero.

Ma come riorganizzare il sistema monetario e bancario, dopo l’eliminazione del monopolio? Ne La Moneta Copernicana (Nexus 2008), scritto assieme a Nino Galloni, ho delineato l’alternativa all’attuale sistema basato sulla distruttiva moneta-debito e sul monopolio privato della funzione monetaria:

“Avremo lo Stato che, attraverso un suo organo di regolazione del money supply – organo costituzionale, tecnico-economico, meglio configurabile come quarto potere dello Stato, e per quanto possibile super partes e indipendente monitorerà in continuo la situazione monetaria ed economica nazionale e internazionale, accertando di quanta liquidità abbisogni il paese per impiegare o sviluppare al meglio i propri fattori produttivi (sui criteri per stabilire questo ‘meglio’ ritorneremo presto), e vigilerà soprattutto affinché non si producano situazioni di demonetazione, ossia di insufficienza della moneta disponibile rispetto al fabbisogno, che causerebbe un rischio di deflazione e recessione.

Quest’organo darà conseguenti disposizioni a un dipartimento del Ministero del Tesoro di creare ed immettere nel mercato la quantità di moneta ritenuta opportuna, o di ritirare quella che risulti in eccedenza (mediante prelievi fiscali, vendite di beni pubblici comprese riserve auree, vendite di valute estere, etc.).

Verrà così creata tutta la moneta, ossia tutto il money supply: sia quell’8% che oggi è costituito da moneta legale (cartamoneta e monetine), sia quel 92% che oggi è costituito da moneta scritturale delle banche; il money supply consisterà tutto di moneta legale, la quale sarà affiancata solo da moneta complementare, essendo alle banche proibita la creazione di liquidità. Il Ministero del Tesoro emetterà la moneta, per una parte, sotto forma di monete metalliche, per una parte sotto forma di cartamoneta, per il resto sotto forma di annotazioni contabili (informatiche o anche su supporto cartaceo). Registrerà l’importo di ogni emissione tra le entrate tributarie.

Per disposizione costituzionale, vincolerà in bilancio la spesa del valore delle emissioni a impieghi produttivi (investimenti, infrastrutture, etc.) – ossia tali da generare un aumento di ricchezza reale a copertura dell’importo dell’emissione, onde prevenire tensioni inflative.

Le uscite diverse dagli investimenti produttivi saranno coperte da entrate non derivanti dall’emissione di moneta.

L’immissione della nuova moneta avverrà attraverso:

-investimenti diretti

-erogazioni di mutui a banche di credito e altri soggetti.

-sovvenzioni alla produzione.

In tal modo, lo Stato eserciterà la funzione sovrana e politica di creare denaro prelevando potere d’acquisto dalla nazione e spendendo e investendo nell’interesse di essa senza indebitarla né tassarla; e le banche non creeranno più moneta contabile (e debito infinito), non preleveranno più tasse occulte dai cittadini e dalle imprese, ma svolgeranno la funzione loropropria di intermediari del credito: raccoglieranno il denaro prendendolo a prestito dai risparmiatori e dallo Stato, pagando loro un tasso di interesse che sarà stabilito dal mercato, e lo presteranno ai loro clienti a tassi e condizioni che saranno stabiliti, a loro volta, dal mercato. Guadagneranno sullo spread, sulla ‘forbice’. Le banche presteranno quindi solo il denaro che esse effettivamente hanno in proprietà o hanno ricevuto in prestito (mutuo) dai depositanti; di conseguenza, non vi sarà più riserva frazionaria, ma riserva totale. Certamente, in un simile sistema sussiste il rischio che la sovranità bancaria,tolta formalmente alle banche e trasferita allo Stato, venga nuovamente privatizzata, nel senso che lo Stato stesso è ‘privatizzato’, ossia oggetto di possesso e lottizzazione partitocratica o a corporate takeover. Ma a questo rischio si opporrebbe la chiarezza oramai fatta, la conoscenza diffusa, circa i meccanismi fondamentali della moneta e il loro impatto su economia e società. Diverrebbe, cioè, impossibile continuare a ingannare e a governare con l’inganno il mercato, gli operatori economici, i contribuenti, come lo si sta facendo ora.” (pag. 127 ss).

41 Werner, 2005, 258.

142 Zarlenga, 663 ss., propone una riforma analoga.

139 Così raccomanda Anche Zarlenga, 657

140 La principale obiezione di merito alla creazione del denaro da parte dello Stato in funzione di pagare le proprie spese, è che essa si tradurrebbe, per ragioni di demagogia, in un’espansione monetaria incontrollata e inflazionistica. A questa obiezione, oltre a richiamare quanto già detto, si può replicare:

-in primo luogo, che il sistema attuale è in ogni caso peggiore, perché lascia a un sistema bancario privato la possibilità di compiere un’espansione dei mezzi monetari incontrollata, destabilizzante, e destinata ad attività speculative delle banche stesse;

-in secondo luogo, che una creazione eccessiva di liquidità da parte dello Stato può essere prevenuta con vincoli costituzionali e con l’affidamento della regolazione a un organo indipendente dai partiti politici; e, ancor più, con la divulgazione della conoscenza di quello che oggi rimane, per quasi tutti, il segreto della moneta.

Raccomando al governo Tremonti, prima di lasciarsi sconfiggere, marginalizzare o rottamare dagli eventi e dai poteri forti, di spiegare alla gente, e soprattutto al serttore produttivo, come stanno veramente le cose, quale è la causa dei mali in cui ci dibattiamo – ossia il monopolio privato irresponsabile di credito e moneta. Il momento è giusto perché molti si interessino, capiscano, e si muovono in modo tale da consentire una riforma decente anzichè il proseguire di un processo distruttivo che porta solo alla disperazione.

13.08.11 Marco Della Luna

venerdì 29 marzo 2013

MARCO DELLA LUNA: LE FALSE TEORIE UE ED I PARTITI COLLABORAZIONISTI SONO LA ROVINA DEI PAESI DEBOLI D'EUROPA



DI MARCO DELLA LUNA
tratto da ilcorrieredelleregioni.it

UE e BCE impongono una carestia monetaria che manda in rovina i paesi deboli, e la giustificano con false teorie

L'Italia e altri paesi soffrono sì di inefficienza e corruzione, ma soprattutto di carenza di liquidità, per pagare i debiti esistenti e per fare investimenti. Non c'è abbastanza denaro per pagare i debiti, quindi i debiti vanno in default, le banche stringono i cordoni, la liquidità si restringe ancora di più, la domanda interna cade, la recessione accelera, i capitali fuggono all'estero a vantaggio dei paesi forti come la Germania, e la situazione degli altri paesi precipita a vite.

UE e BCE negano la liquidità necessaria ad andare avanti, affermando che creare e immettere nuovo denaro produrrebbe inflazione. 

Ciò è falso e contraddittorio. 

Innanzitutto, va chiarito che il denaro che usiamo oggi – consistente al 92% in credito bancario e all'8% in cartamoneta stampata dalle banche centrali – non ha valore intrinseco, ma legale, e non ha costi né limiti oggettivi di produzione (infatti le banche centrali lo creano in grandi quantità senza garantirlo con oro né coprirlo con ricchezza reale da esse generata o posseduta), quindi non vi è ragione di non crearne quanto serve all'economia reale.

In secondo luogo, le banche centrali ne creano moltissimo (migliaia di miliardi), ma lo danno alle banche commerciali per attività finanziarie, speculative, che non vanno a sostenere l'economia reale, ma a destabilizzare la società e a frodare i risparmiatori e i futuri pensionati. 

In terzo luogo, è falso che l'immissione di denaro nuovo scateni inflazione: non la scatena se va a pagare debiti esistenti per prestazioni reali (ad es., i 70 o 90 miliardi di debiti della pubblica amministrazione verso imprese private) o a far produrre più beni e servizi reali, perché questi beni e servizi reali prodotti in più vanno a bilanciare la moneta creata in più, quindi si ha più offerta di beni e servizi e più offerta di moneta, in parallelo.

In quarto luogo, è demenziale difendere il potere d'acquisto della moneta con metodi che abbattono l'importo dei redditi e che fanno anzi venir meno redditi – ossia che le autorità monetarie mantengano invariato il potere d'acquisto astratto dell'Euro, se per far ciò adoperano misure recessive che mi fanno perdere il posto di lavoro, o mi fanno ridurre lo stipendio nominale.

In quinto luogo, la policy delle autorità monetarie europee, di fatto, non ha difeso il potere d'acquisto astratto dell'Euro, ma lo ha ridotto notevolmente. 

L'Eurozona è una grande arena darwinistica dove i più forti sopravvivono; i partiti politici italiani sono complici o conniventi

In sostanza, il potere monetario europeo gestisce l'Eurozona come una grande arena darwinistica, dove si combatte per la vita e per la morte: lascia in essa una quantità di moneta insufficiente, cioè che non basta ai bisogni di tutti, in modo che i paesi membri competano, sbranandosi l'un l'altro, per sottrarsela a vicenda; i più forti, come la Germania, riescono ad attrarre le disponibilità monetarie dei più deboli, e i più deboli soccombono, cioè vengono sottomessi e sottoposti a take-over e impoverimento dai più forti (cioè i loro assets strategici vengono comperati a basso prezzo). In più, tutti i paesi dell'Eurozona sono in competizione coi mercati speculativi finanziari, che tendono a sottrarre loro liquidità attraendola con maggiori rendimenti (sicché le banche stanno togliendo denaro dall'economia reale, pubblica e privata, per giocarla nella bisca finanziaria). Quindi l'Eurozona è come un Colosseo in cui, sotto gli occhi degli odierni Cesari, i gladiatori combattono tra di loro, e in aggiunta agli esseri umani ogni tanto si organizzano irruzioni di leoni affamati che attaccano questo o quel gladiatore. I Cesari acclamano ora la libertà di mercato,, ora l’economia sociale di mercato, sempre l’europeismo. 

I partiti italiani, con poche eccezioni, hanno collaborato a questo spietato piano darwinista.

Se non si tolgono di mezzo quelle forze politiche collaborazioniste e se non si denuncia questo piano, se non si mette in discussione la permanenza sotto la BCE e l'Unione Europea nell'arena darwinistica dell'Eurozona ,allora non si fa nulla di serio, nulla di idoneo a salvare il Paese da una fine praticamente già decisa e – credo – inevitabile, salvi interventi esterni.

Marco Della Luna
25.03.2013
LEGGI TUTTO



lunedì 25 marzo 2013

QUANDO UN SACERDOTE COME DON CURZIO NITOGLIA SCRIVE DI SIGNORAGGIO BANCARIO,CON DOVIZIA DI PARTICOLARI, VUOL PROPRIO DIRE CHE SIAMO ALLA FRUTTA!!! LEGGETE CON ATTENZIONE E NON PENSATE PIU' CHE SIA UNA BUFALA!!!


 di Don Curzio Nitoglia 17 Marzo 2013

MAURICE ALLAIS (premio Nobel per l’economia) 1988: «l’attuale coniazione di denaro “creato dal nulla” dal sistema bancario è identica allo stampar moneta da parte dei falsari, i risultati sono gli stessi. La sola differenza è che sono diversi coloro che ne traggono profitto».

La definizione di “Signoraggio bancario”[1] ha origini antiche e medioevali, quando esisteva soltanto il semplice “Signoraggio”. Infatti in quei tempi, quando era ancora in vigore il baratto per i piccoli scambi[2](per esempio un cavallo in cambio di una mucca), chi possedeva del metallo prezioso (oro, argento e rame), per attribuirgli un valore ufficiale spendibile come moneta al fine di acquistare merce in Paesi lontani (ad esempio un chilo d’oro dall’Italia per una stiva ripiena di seta della Cina), poteva portarlo presso la corte del Signore o Principe dove veniva impressa l’effige del Sovrano in cambio di una percentuale minima sul valore della moneta, che era il risultato del metallo prezioso in cui era stata impressa l’immagine del Signore o Principe[3].

La differenza è che allora chi coniava moneta lo facevo su oro, argento o rame ed il beneficiario era il Signore o il Capo dello Stato, oggi chi produce moneta (le Banche) lo fa con fogli di carta filigranata a cui non corrisponde alcun controvalore effettivo e reale, ma che hanno un puro valore legale dato loro dalle Banche con l’assenso dei Governi ed i beneficiari sono le Banche stesse. In definitiva le Banche “creano” denaro dalla carta, oltretutto senza alcun costo di produzione essendo il 98% della massa monetaria circolante di tipo scritturale (vale a dire virtuale come assegni, bancomat, carta di credito etc.)[4].

Da qui la definizione di “Signoraggio” a cui in tempi recenti è stato aggiunto il termine “bancario” per indicare che il beneficiario di questa concessione non è più il Principe antico medioevale, ma le moderne banche. Ora all’origine del debito pubblico di una Nazione o di uno Stato[5] vi è proprio il “Signoraggio bancario”, che è sostanzialmente diverso dal “Signoraggio” antico[6] e medievale.

Per esempio, la “Banca d’Italia” ufficialmente o apparentemente sembra essere la Banca dello Stato Italiano, ma in realtà appartiene ad un consorzio di “Banche ufficialmente private”. Lo Stato è presente nella “Banca d’Italia” solo attraverso l’“INPS” (“Istituto Nazionale Previdenza Sociale”, ente pubblico che amministra il ‘Fondo Pensioni per i lavoratori dipendenti’, fondato nel 1933) e l’“INAIL” (‘Istituto Nazionale Assicurazioni contro Infortuni sul Lavoro’, fondato nel 1933) con il 5, 6%; questo per giustificare la definizione di ‘Ente di Diritto Pubblico’ data alla “Banca d’Italia”, che in realtà è un ‘Ente di Diritto Privato’ al 94, 4% .

La “Banca d’Italia” – ora filiale della “Banca Centrale Europea”, anch’essa privata - ha solo due funzioni: 

1°) controlla l’operato delle altre “Banche ufficialmente private” (in pratica le Banche controllano se stesse); 

2°) concede alle varie “Banche private” il diritto di stampare banconote.

Lo Stato non stampa moneta, le Banche sì. Poi la Banca centrale cede allo Stato la moneta stampata (ad esempio 4 milioni di euro) in cambio di“titoli di debito pubblico”, che sono una sorta di “cambiali” (corrispondenti, legalmente ma non realmente, ai 4 milioni di euro dell’esempio su riportato). Dunque lo Stato emette “titoli di debito pubblico” (“Bot, Cct, Ctz” …) e li dà concretamente alle Banche ufficialmente private, le quali li rimettono sul mercato finanziario internazionale – all’asta – per i risparmiatori che vogliano comprarli, promettendo un certo ‘interesse’ dopo un certo lasso di tempo pattuito(ad esempio il 2% annuo se tutto procede regolarmente). Quindi se il cliente compra dalla sua Banca privata ‘titoli di Stato’ per 100 mila euro, dopo un anno dovrebbe ricevere il 2% sui 100 mila euro esborsati, cioè 2 mila euro l’anno d’interessi.

Praticamente l’entità del debito pubblico, da cui deriva la politica finanziaria di una Nazione, non la decidono i Governi degli Stati, bensì i mercati finanziari, ossia circa una decina di Banche e Società finanziarie private, vale a dire l’Alta Finanza.

Allo Stato rimane solo la proprietà delle monete metalliche (a partire da 1 centesimo sino a 2 euro) coniate dalla Zecca, che valgono però solo il 2% della massa monetaria circolante.

La “Banca d’Italia”, quindi, è simile ad una buona tipografia: essa stampa una banconota, ad esempio da 500 euro, il cui costo di produzione è di circa 30 centesimi di euro tra filigrana e inchiostro e la cede alla Stato, non al costo di produzione (30 centesimi), ma al valore della banconota stessa: 500 euro. Gli immensi introiti che la “Banca d’Italia” incamera stampando cartamoneta in teoria li dovrebbe consegnare alla Stato italiano nella misura oscillante tra il 70 e il 90%, ma, in realtà, rimangono a Bankitalia in quanto le banconote emesse sono iscritte a bilancio al passivo, ossia le banconote emesse dalla Banca centrale sono iscritte come se fossero sue, mentre sono dello Stato e la Banca le ha solo stampate, per cui i “bankster” non versano allo Stato italiano neppure un centesimo.

Inoltre il pezzo di carta dai 500 ai 5 euro non è venduto dalle “Banche ufficialmente private” allo Stato, seppur ad un prezzo assurdo (dai 500 ai 5 euro, invece di 30 centesimi di euro), bensì viene dato in affitto e senza possibilità di riscatto. Lo Stato per tutta la sua durata pagherà alle “Banche private” l’affitto e gli interessi su dei pezzi di cartamoneta che in teoria gli appartengono, ma che non può neppure riscattare dopo aver pagato abbondantemente l’affitto di essi.

Riassumendo: la nostra banconota da 500 euro (lo stesso vale per qualunque taglio di moneta cartacea, dai 5 sino ai 500 euro) alla “Banca Centrale Europea” è costata circa 30 centesimi di euro, mentre al popolo italiano quel pezzetto di carta colorata da 30 centesimi in filigrana, senza quasi alcun valore reale, costa ossia ha un valore legale di 5 o 500 euro più gli interessi perenni.

Questa è l’origine del debito pubblico (vera “catastrofe” finanziaria) sulla quale è vietato fare ricerche, studi e dibattiti, come sulla “shoah”, che in ebraico vuol dire “catastrofe” e non “olocausto”.

La cifra del debito pubblico dell’Italia, ricavata da dati “ISTAT”, (“Istituto di Statistica”, eretto nel 1926) parte da 668 mila euro circa nel 1990 per arrivare ad 1 milione e 700 mila euro nel 2008; nel 2012 il Governo Monti ha superato i 2 miliardi di euro.

Ora, come abbiamo visto, il debito pubblico è costituito dagli interessi dovuti all’affitto esoso ed usuraio di semplice carta da parte delle Banche allo Stato italiano in cambio di milioni di euro. Quindi, se lo Stato si riappropriasse del diritto di stampare moneta, l’Italia non avrebbe più debiti[7].

Nazioni come l’Italia e la Germania, che a partire dal 1929 e all’inizio degli anni Trenta hanno visto prima implodere la loro economia e poi rinascere da quando si sono riappropriate della sovranità monetaria nazionalizzando o ponendo sotto il controllo statale le rispettive Banche Centrali Italiana o Tedesca, hanno dovuto subire la guerra cruenta, non solo finanziaria, da parte delle potenze liberal-supercapitalistiche e giudaico-bolsceviche (Usa, Gran Bretagna e Urss) ansiose di porre fine a questi pericolosi precedenti di Stato veramente sociale.

Inoltre le banconote emesse dalla privata “Banca Centrale Europea”, come del resto i dollari stampati dalla privata “Federal Reserve Bank” americana, sono soltanto dei semplici pezzi di carta, privi di valore intrinseco, anche perché dal 1971 l’America ha abolito l’obbligo della corrispondenza in oro per ogni banconota emessa.

Nell’Antichità e nel Medioevo il valore effettivo della moneta era contenuto nella moneta stessa (oro, argento e rame più l’effige del Signore). Successivamente, a partire dall’Epoca moderna e dalla Rivoluzione inglese del 1688, a Londra (esattamente nel 1694), inizia a perfezionarsi lo strapotere della moneta cartacea con la nascita della privata “Bank of England”[8], la prima Banca autorizzata dal Governo a battere moneta da prestare ad interesse al Governo stesso. Infine soprattutto nel XIX secolo, con la Rivoluzione industriale, vi fu l’avvento e il sopravvento finale della moneta cartacea, nella quale tuttavia era ancora mantenuto, per ogni banconota stampata, il corrispondente valore in oro custodito nei sotterranei delle Banche centrali, ma nel XX secoloanche questo valore corrispondente in riserva aurea della cartamoneta è stato abolito e si assiste alla vittoria terminale della carta sull’oro e di “Giuda e dell’Oro” sul ferro, sul suolo e sul sangue[9].

Nel 1944 i “grandi” della terra (Roosevelt, Churchill e Stalin) ed i Ministri delle finanze delle future potenze vincitrici della seconda guerra mondiale decisero, nell’ambito della conferenza di Bretton Woods (Usa) le politiche da seguire in materia di ricostruzione, finanza ed economia per le transazioni internazionali e specificatamente che il dollaro fosse l’unica moneta utilizzabile per i pagamenti fra Paesi aventi valute diverse; il valore del dollaro fu a sua volta ancorato a quello dell’oro (sistema aureo). Siccome a Fort Knox di oro ve n’era rimasto ben poco Nixon il 15 agosto del 1971 a Camp David annunciò di sospendere la convertibilità del dollaro in oro. Da allora le Banche centrali continuano, come se nulla fosse, a stampare moneta anche se prive di controvalore aureo reale e provviste unicamente di valore legale, conferitale dalle Banche stesse, i nuovi Dei della Modernità in adorazione del “dio” “Quat-Trino”. Infatti nelle nuove banconote non compare più la scritta “Pagabile a vista al portatore”, proprio perché non si attinge più alla riserva aurea per coniare moneta, e di conseguenza essa non può essere convertita in oro o in valore reale. In definitiva le Banche centrali emettono “legalmente” assegni a vuoto, cioè titoli privi di copertura, che però noi accettiamo come buoni, ma se noi emettessimo assegni a vuoto o scoperti alle Banche, essi sarebbero illegali e noi finiremmo in galera ed espropriati di ogni bene reale in nostro possesso. Si ripete l’aneddoto del piccolo pirata che pescava nel mare sulla sua modesta barca, che s’imbatté in Alessandro Magno, il quale gli chiese cosa stesse facendo; al che il piccolo “brigante” rispose all’Imperatore: “io faccio in piccolo senza la tua autorizzazione ciò che tu fai in grande con l’autorizzazione che viene da te stesso”. Siccome Alessandro non era un “bankster” ma un “guerriero”, pur avendo molti difetti lo lasciò andar libero, poiché anche lui sapeva che le cose stavano proprio come le aveva dipinte il “pirata”.

Attenzione! Chi affronta il tema del Signoraggio e vuole riformare il sistema bancario muore. Si pensi a ciò che è accaduto ai quattro Presidenti degli Usa: Abramo Lincoln († 1865), James Garfield († 1881), William McKinley († 1901) e John Fitzgerald Kennedy († 1963), che, tutti – durante il loro mandato presidenziale – si proponevano di cambiare il sistema monetario americano estromettendo la Banca Centrale, la privata “Federal Reserve Bank”, dall’esclusiva emissione monetaria. I primi tre avevano cominciato a pensarlo, Kennedy lo stava mettendo in atto. Tutti e quattro furono assassinati.

Cinque mesi dopo l’uccisione di Kennedy finì l’emissione della moneta di Stato, che lui aveva autorizzato poco prima di morire, e le “banconote Kennedy” vennero ritirate.

Anche l’Italia tentò, negli anni Settanta del XIX secolo, di riappropriarsi della sovranità monetaria emettendo direttamente banconote senza passare per la Banca d’Italia; ne è prova l’emissione delle 500 lire di carta che si affiancarono alle 500 lire d’argento. Anche in questo caso la banconota di Stato ebbe vita breve; cessò infatti subito dopo l’uccisione di Aldo Moro nel 1978.

Con la futura prossima scomparsa della moneta fisica, seppur cartacea, soppiantata dalla moneta virtuale elettronica (voluta in Italia da Monti e Draghi) la nostra dipendenza dal sistema bancario-finanziario sarà totale, come totale sarà il potere delle Banche: “sopra la Banca la Patria campa, sotto la Banca la Patria crepa”.

Non a torto Léon Degrelle chiamava i banchieri “bankster” ed Ezra Pound ha scritto: “i politici sono camerieri al servizio dei banchieri”.


*

APPENDICE

Il “Monte Paschi di Siena” e il potere dell’Alta Finanza

Riporto un adattamento/riassuntivo di due articoli apparsi sul “il Giornale” e su ‘web’, i quali (se le cose che raccontano corrispondono alla realtà) mi sembrano “la prova del nove” di quanto su esposto. Li porgo al lettore perché possa constatare come Finanza, Massoneria, Comunismo, Banche, Giudaismo, Anglo/Americanismo, “Falsa Destra” siano sostanzialmente la stessa cosa sotto aspetti accidentalmente diversi e come i Governi siano diretti dall’Alta Finanza: “i politici sono camerieri al servizio dei banchieri” (Ezra Pound).

PRIMO ARTICOLO

(Stefano Zurlo, Il Giornale, sabato, 2 febbraio 2013)


Pierluigi Bersani nel 2004 chiese ad Antonio Fazio (ex Governatore di Banca d’Italia, rimpiazzato da Mario Draghi) di favorire l’operazione con Unipol e Bnl. L’allora governatore della Banca d’Italia fu interrogato dai magistrati a Milano su Ricucci e Fiorani e disse: “Fassino e Bersani vennero da me per la fusione”.

Il 22 marzo 2006 Antonio Fazio, travolto dalla tempesta dei “furbetti del quartierino”, viene chiamato in procura a Milano dal pm Francesco Greco. E parla di Ricucci, di Fiorani e di Antonveneta, ma poi si concentra su un dettaglio illuminante: «le posso dire – spiega al pubblico ministero Greco – su Banca Nazionale del Lavoro che sono venuti da me Fassino ed altri a chiedere se si poteva fare una grande fusione Unipol-Bnl-Montepaschi. Io li ho ascoltati».

Il dr. Greco non molla: “Quando?”. “I primissimi mesi del 2005 o fine del 2004”. Poi Fazio articola meglio i ricordi: “Erano Fassino e Bersani”.

Ma, sì, l’allora ‘Segretario dei DS’ Piero Fassino, oggi PD e sindaco di Torino, e l’allora ‘Responsabile economico dei DS’ Pier Luigi Bersani, oggi PD e suo Segretario Nazionale, bussarono alla porta del Governatore della Banca d’Italia Antonio Fazio per proporre la creazione di un grande polo bancario in cui sarebbero confluiti Bnl,Unipol e Monte dei Paschi. Non se ne fece nulla, anche perche Fazio rispose con un secco no. Almeno in quella circostanza, salvo poi ammorbidire la sua posizione, il che non impedì che poi fosse fatto fuori lo stesso.

Come documenta persino un insospettabile Franco Bassanini che in un’intervista a Panorama ha alzato il velo dell’ipocrisia, sempre a proposito della tentata scalata della finanza rossa alla Bnl: “D’Alema e Consorte fecero pressing su Monte Paschi di Siena perche si alleasse con Unipol. Chi difese l’autonomia di ‘MPS’, come me ed Amato, venne emarginato”.

SECONDO ARTICOLO


Nel 2008 la banca ebraico/americana Lehman Brothers dichiara fallimento per un debito di 613 miliardi di dollari. La ‘Fed’ ed il governo Usa, guidato da Barak Obama, non applicano il “Chapter 11” per il salvataggio. Il panico invade tutto il mondo finanziario. In Italia le ripercussioni sino ad oggi non sono ancora terminate.

Nell’autunno del 2007 Monte Paschi di Siena (‘MPS’) emette una delibera ufficiale firmata Gabriello Mancini con la quale vengono “ingaggiati gli advisor che dovranno gestire, controllare e riferire l’andamento degli investimenti finanziari e l’intera procedura relativa all’acquisizione della banca Antonveneta”.

Essi firmano l’accordo con tre società: J. P. Morgan, Credit Suisse eBanca Leonardo. Costo delle competenze: 4.980.000.000 di euro.

Scelgono anche il delegato dell’intera operazione: Giovanni Monti, il figlio dell’attuale premier dimissionario Mario Monti, in quanto ‘Direttore responsabile’ del marketing operativo europeo di J. P. Morgan, colosso finanziario statunitense. Il tutto con beneplacito della direzione di PD,PDL, UDC.

Due mesi dopo, un’ulteriore delibera accredita a J. P. Morgan un successivo milione di euro secco extra, di cui non esiste fattura alcuna di riscossione essendo avvenuto su ‘conto estero/estero’. Il presidente di ‘MPS’ è Muccari ed il vicepresidente che deve mettere la firma èFrancesco Caltagirone, suocero di Pier Ferdinando Casini.

Nel 2008 ‘MPS’ eroga 222.000.400 euro (duecentoventidue milioni di euro) come “cifra da devolvere come investimento di beneficenza nel territorio”.

A novembre di quell’anno, lo Stato provvede a fare un prestito voluto da Giulio Tremonti di 2 miliardi di euro al fine (cosi è scritto) “di consentire all’istituto di rispettare i parametri e i dispositivi previsti dagli accordi europei”.

Tale cifra viene investita nel seguente modo: 1 miliardo per acquistare ‘bpt’ italiani, 600 milioni in derivati scelti da J. P. Morgan (cioè Giovanni Monti jr.) e 400 milioni in “beneficenza”, di cui si occupa la Banca Leonardo che chiude una joint venture per “gestire il patrimonio nel territorio” con la Banca Mediolanum di Silvio Berlusconi.

Nel 2010 Giulio Tremonti fa avere alla banca di Siena circa 25 miliardi di euro, con i quali ‘MPS’ fa lo stesso giochetto: acquista circa 15 miliardi di ‘bpt’ e così abbassa lo spread, ne investe 9 in speculazioni azzardate ed un altro miliardo, a pioggia, nel territorio, di cui si sa poco o nulla. Per celebrare la bontà dell’operazione viene chiamato come “consulente e advisor d’aggiunta” l’on. Gianni Letta (PDL ed ex “gran consigliere” di Silvio Berlusconi) a nome di Goldman Sachs (la banca ebraico/americana per la quale lavoravano Mario Monti e Mario Draghi) a fare in modo che venga varata una delibera nei primi mesi del 2011 nella quale si sostiene che “la fondazione per fare cassa e poter dunque sostenere l’onere dell’operazione di acquisizione di banche terze, delibera di cedere il pacchetto delle proprie azioni privilegiate nell’ordine di 370 milioni di euro al nuovo advisor aggiunto Goldman Sachs, nella persona del suo consulente delegato rappresentante on. Gianni Letta”.

E così, si trovano insieme, nel 2011, la famiglia Monti, la famiglia Gianni Letta, cugino di Enrico Letta PD, la federazione del PD sia di Siena città che di Siena provincia, la famiglia Caltagirone imparentata con Pier Ferdinando Casini, con il management direttivo.

Nel solo 2010 Giulio Tremonti fa avere alla banca senese circa 40 miliardi di euro che seguono il solito giro di sempre, creando un vorticoso anello virtuale di grande salute finanziaria delle banche italiane e di tenuta della nostra economia, perché si tratta, in pratica, dello Stato che si compra i titoli da solo fingendo che li stia comprando il mercato. Ma l’economia, prima o poi, vuol sapere i conti reali.

Nel giugno del 2011 cominciano i guai. J. P. Morgan, Goldman Sachs e Credit Suisse si ritirano: “arrivederci e grazie, abbiamo fatto il nostro lavoro”.

A ‘MPS’ si accorgono che dei 32 miliardi complessivi investiti in derivatinon soltanto non hanno guadagnato un bel niente, ma è tutto grasso che cola se riescono a recuperare sul mercato qualche miliardo. Devono quindi coprire il buco. Perché? Semplice: hanno messo in bilancio negli ultimi due anni le cifre dei guadagni sui derivati presentando il tutto come soldi acquisiti mentre, invece, erano virtuali. Quindi i bilanci erano truccati. Non si sa esattamente a quanto ammontino le perdite.

Lo Stato, però, in quel giugno del 2011 non ha davvero più soldi da dare a ‘MPS’, perché solo nel 2010 Giulio Tremonti ha fatto avere complessivamente al sistema bancario italiano 89 miliardi di euro, di cui circa 20 miliardi passati alle fondazioni (vicine alla Lega Nord) di Banca Carige, Banco di Desio e Brianza, Banco di Brescia, Banco Popolare di Valtellina, Banca di Sondrio (per questo la Lega Nord ha voluto Tremonti nella propria lista), che si comportano come ‘MPS’.

Ma a giugno del 2011 sono finiti i soldi. Il management di ‘MPS’ è disperato: non c’è più lo Stato a tirar fuori la grana, come si fa?

Ci penso io, dice Mario Draghi (Governatore della ‘Banca Centrale Europea’, ex Governatore della ‘Banca d’Italia’ e prima ancora ex collaboratore della Banca ‘Goldman Sachs’), “conosco gente in Europa”. E così il 10 giugno del 2011 fa avere subito 350 milioni da 12 banche europee, altri 400 milioni dallo stesso consorzio e successivi 2 miliardi da un pool di altre 19 banche europee, ma ‘MPS’ è ormai un colabrodo, perché i soldi servono soltanto a pagare gli interessi composti sui derivati. Il management, infatti, ha venduto carta straccia a valore 10 ai clienti che si sono assicurati: quella carta, a giugno del 2011, vale solo 2; quindi adesso ‘MPS’ deve pagare anche l’assicurazione. E così entra in campo lo spread.

‘MPS’ si rivolge quindi al mercato, che gli sbatte la porta in faccia, e si trova davanti a tre alternative:

a) fallire;

b) vendere titoli tossici che nessuno vuole;

c) vendere i ‘bpt’ italiani di cui ha almeno 80 miliardi con scadenza a 25 e 10 anni. Sceglie l’opzione ‘C’. Gli viene imposta da tutta la classe politica. E così, l’intera classe politica italiana (con l’aggiunta della famiglia Monti) dà il via all’operazione.

Ma il mercato è implacabile. E quelli di Goldman Sachs e di J. P. Morgan conoscono i conti veri di ‘MPS’ (li hanno gestiti loro) e così spargono la voce che la banca è disperata perché “tecnicamente” è già fallita e consigliano ai clienti di acquistare a peso morto ‘bpt’ italiani, scommettendo sull’innalzamento alle stelle dello spread italiano, puntando all’implosione del sistema economico italiano.

Il bello è che a questo giro perverso partecipa addirittura ‘MPS’, che si lancia nel luglio del 2011 in una gigantesca operazione finanziaria puntando tutto sui debiti delle banche italiane, e le altre banche italiane la seguono. Da qui, finalmente, si è riusciti a conoscere la verità.

La truffa dello spread iniziata nel giugno del 2011 non era una truffa: era reale. E non fu un attacco della speculazione internazionale, bensì un attacco suicida delle banche italiane guidato da ‘MPS’, che, per coprire le proprie perdite, vendeva sul mercato secondario miliardi e miliardi di ‘bpt’ italiani come se fossero carta straccia, diminuendo il nostro potere d’acquisto, aumentando il disavanzo pubblico e rendendosi responsabili, nonché protagonisti, dell’ultima mazzata inferta alla “Repubblica Italiana”.

Possiamo dire che nessuno sapeva? Che i politici e gli amministratori di regione, provincia e comune di Siena non sapevano?

“Come Dovevasi Dimostrare”.

d. Curzio Nitoglia



[1]S. Riolfo Marengo – C. D’Adda (diretta da), Enciclopedia dell’Economia, Milano, Garzanti, 1991. Su questo sito si possono leggere i miei articoli su “L’Usura” e su “Vera Economia & Plutocrazia”. Inoltre cfr. Aristotele, Politica, A, 3, 1253b, 8-14; Id.,Politica A, 3, 1258b 10 ss; Id., Etica, V, 10, 1933a 20; Id., Politica, III, 13, 1257a 35 e San Tommaso d’Aquino, S. Th., II-II, q. 47, aa. 11-12;ivi, q. 50, aa. 1-3; ivi, II-II, q. 77, a. 4; ivi, q. 78, a. 1; Id., Commento all’Etica di Aristotele, lez. 1; Id., Commento alla Politica di Aristotele,lez. 7-8; Id., Commento alla Politica di Aristotele, lib. I, capp. 5-6; Tommaso de Vio detto Cajetanus, De cambiis, cap. 5; B. Meerkerlbach,Summa Theologiae Moralis, II, n. 538; J. MEINVIELLE, tr. it.,Concezione Cattolica della Politica [Buenos Aires, Corsi di Cultura Cattolica, 1932], Lamezia Terme, Edizioni Settecolori, 2011; Id.,Conception Catolica de la Economia, Buenos Aires, Corsi di Cultura Cattolica, 1936.


[2] Cfr. DENIS FAHEY, The Kingship of Christ and Organised Naturalism, Cork, Forum Press, 1943; The Mystical Body of Christ and the Reorganisation of Society, Cork, Forum Press, 1945, tr. fr., Le Corps Mystique du Christ et la reorganization de la société, Saint Rémi, Cadillac, 2011. Di quest’ultimo libro sono particolarmente interessanti, quanto al tema della moneta, il Volume I, Capitolo III, § 3°: ‘San Tommaso d’Aquino e l’Economia’; § 5°: ‘Il ruolo del denaro e della moneta nell’Economia’; § 6°: ‘Tre modi di commerciare con il denaro’; § 7°: ‘L’usura’ (pp. 117-140); Capitolo XII, § 4°: “Il pensiero di Locke sul denaro”; § 5°: “Le leggi economiche diventano leggi puramente fisiche, avulse dalla morale” (pp. 390-400); il Volume II, Capitolo XVIII, § 1°: ‘I princìpi d’Economia in San Tommaso d’Aquino’; § 2°: ‘l’arte Finanziaria o Affaristica delle Banche’; § 3°: ‘l’oro come misura di valore e l’economia nazionale’; Capitoli XIX e XX: ‘I princìpi economici di San Tommaso e la funzione della misura di valore aurea’ (pp. 278-381); Capitolo XXI: ‘I princìpi politici di San Tommaso e la Rivoluzione monetaria’ (pp. 382-447).


[3] Carlo D’Adda, voce “Moneta. Valore legale e valore intrinseco”, inEnciclopedia dell’Economia, Milano, Garzanti, 1991, p. 732; Sergio Ricossa, Dizionario di Economia, Torino, Utet, II ed., 1988, voce “Moneta”, pp. 307-317; voce “Monetarismo”, pp. 317-321; voce “Macroeconomia”, pp. 273-276; voce “Finanza”, pp. 193-198; voce “Liquidità”, p. 271; voce “Interesse”, pp. 241-245; voce “Inflazione”, pp. 233-240; voce “Politica monetaria”, pp. 43-47 .


[4] R. Spiazzi, Enciclopedia del Pensiero Sociale Cristiano, Bologna, Edizioni Studio Domenicano, 1992, v. Parte II, Sezione IV, cap. II: “Il problema economico-sociale”, pp. 498-500; Parte III, Sezione III, cap. II: “Sul problema economico-sociale”, pp. 676-694; Sezione IV, cap. I: “I primi interventi dei Papi in campo economico-sociale”, pp. 709-712; Parte IV, Sezione I, cap. I: “L’elaborazione di un pensiero sociale-economico dì ispirazione cristiana”, pp. 795-801 .


[5] Lo Stato è una Nazione provvista di un Governo. Per esempio l’Italia prima del 1870 era una Nazione, ma sotto molteplici Stati o Governi. Mentre la Svizzera è tuttora una Nazione, ma divisa in più Cantoni, Stati o Governi.


[6] Già nell’antica Roma si coniava moneta su metallo più o meno prezioso. Infatti si legge nei Vangeli che quando i Farisei e i Sadducei andarono da Gesù per farlo cadere in un tranello e gli chiesero se fosse lecito o no pagare le tasse a Cesare, ossia a Roma antica (30 d. C.), Gesù rispose loro: «datemi una moneta. Di chi è l’effige coniata su di essa? Essi risposero: “di Cesare”. E Gesù concluse: “allora date a Cesare quel che appartiene a Cesare (le tasse) e a Dio quel che spetta a Dio (l’adorazione)”» (Mt., XXII, 17).


[7] Cfr. R. Spiazzi, Lineamenti di Etica Economica, Bologna, Edizioni Studio Domenicano, 1989; Id., Lineamenti di Etica della Famiglia,Bologna, ESD, 1990, v. capitolo: L’Economia a servizio della famiglia, pp. 164-170.


[8] Cfr. Denis Fahey, The Mystical Body of Christ and the Reorganisation of Society, Cork, Forum Press, 1945, tr. fr., Le Corps Mystique du Christ et la reorganization de la société, Saint Rémi, Cadillac, 2011, vol. II, V parte, capitolo XVII, § 1°: “La Rivoluzione inglese del 1688 e la Banca d’Inghilterra”; § 3°: “La Banca d’Inghilterra, Locke e la Massoneria; § 4°: “Locke e Burnet”; § 5°: “La Loggia della Banca d’Inghilterra” (pp. 185-197).

[9] Il generale romano Marco Furio Camillo (nel 390 a. C.) cacciò da Roma i Galli di Brenno, che volevano essere pagati a peso d’oro per lasciare l’Urbe nella quale erano penetrati. Il valoroso condottiero romano apostrofò il barbaro dicendo: “la guerra si fa col ferro e non con l’oro” e lo ricacciò al di là delle Alpi con la spada e senza l’oro. L’ultima guerra mondiale, invece, è stata definita “la guerra dell’Oro contro il Sangue”, poiché oramai il peso dell’oro era diventato superiore a quello del ferro. La spada non fu sufficiente a difendere “il solco tracciato dall’aratro”.