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martedì 25 marzo 2014

ABORTO: IN EUROPA OGNI 11 SECONDI SI PONE FINE ALLA VITA DI UN FIGLIO, CHIAMIAMOLO FIGLIO E NON FETO!!!!COME PENSIAMO DI POTER AVERE UN FUTURO SE UCCIDIAMO I NOSTRI CUCCIOLI???



    tratto da informarexresistere


In ben 27 cliniche ed ospedali nel Regno Unito sono stati bruciati 15.000 bambini abortiti: i corpicini infilati negli impianti di termovalorizzazione per sfruttarne l’energia termica.

Agghiacciante, un misto tra quelle favole gotiche di sapore alto medievale ed un horror di cattivo gusto. Invece, purtroppo, la realtà supera a volte l’impensabile. La cosa più atroce è sapere che questo procedimento è stato registrato alla stregua di una routine burocratica: i bambini abortiti sono rifiuti ospedalieri, 



OBIETTIVO DEL NOSTRO PRESIDENTE, EUROPEISTA CONVINTO, LEGALIZZARE L'EUTANASIA IN ITALIA.....



tratto da http://www.lanuovabq.it/ di Tommaso Scandroglio 19.03.2014

Strategia che vince non si cambia. Uno dei mezzi che i radicali da sempre hanno usato per sdoganare alcuni “diritti civili” è quello dell’indagine conoscitiva per poi arrivare a dire: “Quanti aborti clandestini! Legalizziamo l’aborto. Quante giovani fanno uso di droghe! Legalizziamole. Quante coppie vanno all’estero per accedere all’eterologa! Legalizziamola”. A questo giochino – quasi sempre basato su dati mendaci - ovviamente non si sottrae nemmeno l’eutanasia. In una conferenza stampa tenuta ieri, l'associazione Luca Coscioni e il Comitato promotore EutanaSia Legale hanno annunciato l’avvio di una ricerca sul campo per verificare “come si muore in Italia” e - citando le parole di Marco Cappato - per spingere il Parlamento ad esaminare il progetto di legge di iniziativa popolare per la legalizzazione della eutanasia per il quale l'Associazione ha raccolto 67mila firme autenticate''. Per l’occasione i radicali si sono fatti accompagnare dai familiari di personalità note che si sono uccise oppure hanno chiesto con successo l’eutanasia: Mario Monicelli, Carlo Lizzani, Piergiorgio Welby e Lucio Magri. Non è mancato il vivente oncologo Umberto Veronesi il quale ha sentenziato che “abbiamo l'ovvio diritto di programmare la vita e anche il termine della vita''.

L’iniziativa ha trovato una sponda felice presso il Quirinale. Da lì il presidente Napolitano ha fatto sapere che ''il Parlamento non dovrebbe ignorare il problema delle scelte di fine vita ed eludere un sereno e approfondito confronto di idee sulle condizioni estreme di migliaia di malati terminali in Italia. 

giovedì 1 agosto 2013

IL GIORNO IN CUI E' PASSATA LA LEGGE SULLA VIVISEZIONE, SICURAMENTE NECESSARIA, A QUANDO I PROVVEDIMENTI PER LE PERSONE?

“difendere” la dignità di ogni cittadino e non solo quello della estrema difesa del mondo animale 
entrambi hanno diritto alla vita
Cucciolo di maltese
Cucciolo d'Uomo prima della nascita

















Signor Presidente del Consiglio dei Ministri ,

la Sua alta carica di responsabilità della res pubblica ci induce a rivolgerci a Lei, perché infonda speranza, sentimenti di fiducia, rinnovo di certezza solidale delle Istituzioni in sintonia con le attese di tutti gli italiani, specie della povera gente che è frastornata ed avvilita da ogni vicenda che avviene giornalmente nella nostra bella Italia.

Se lo continua a chiedere in maniera assidua ( fino a quando ?) il popolo onesto !

Noi padri di famiglia e cittadini comuni, ci attendiamo dallo Stato che Lei conosce meglio di noi nei suoi gangli vitali che ci aiuti a difendere la vita nascente, come dalla soglia di San Pietro i Pontefici esortano la comunità internazionale in difesa della vita  dal concepimento al declino” ribadita da Papa Francesco, quel grande difensore dei poveri e conquistatore dei cuori.

C’è bisogno di una Italia viva ed attenta, ma anche di quella che propone iniziative che sappiano articolare lo sviluppo dei grandi valori umani senza cadere nella trappola delle tentazioni, dell’individualismo egoistico, di un crescente relativismo, di un “menefreghismo” ributtante e riluttante, per “difendere” la dignità di ogni cittadino e non solo quello della estrema difesa del mondo animale !

martedì 18 giugno 2013

DI BENE IN MEGLIO, CREIAMO FIGLI IN LABORATORI E......TRANQUILLI, SE NON VENGONO BENE LI AMMAZZIAMO CON L'EUTANASIA! MOSTRUOSO, SEMPLICEMENTE MOSTRUOSO!!!!




da www.tempi.it Leone Grotti 17 Giugno 2013 



Un nuovo passo avanti sulla “dolce morte”. L’iniezione letale può essere somministrata ai bambini anche nel caso che siano i genitori a non riuscire più a sopportare la loro situazione

Non è la possibilità di somministrare l’eutanasia anche a neonati e minori affetti da malattie croniche o malformazioni la novità contenuta in un nuovo documento dell’associazione dei medici olandesi Knmg. Il testo «Decisioni mediche sulle vite dei neonati con gravi malformazioni» della Royal Dutch Medical Association spiega perché uccidere con l’eutanasia neonati e minori è a volte «necessario». Ma questa non è più una notizia in Olanda, dove il cosiddetto Protocollo di Groningen autorizza l’eutanasia per i minorenni fin dal 2004.

SOFFERENZA DEI GENITORI. La vera novità del documento è che cita la “sofferenza dei genitori” tra i motivi che autorizzano la pratica dell’eutanasia su un neonato o un minore. Nel documento si legge che è lecito autorizzare l’iniezione letale quando «persiste il periodo in cui [il minore] ansima ed è morente e l’inevitabile morte si protrae causando gravi sofferenze ai genitori». È la prima volta che oltre alla sofferenza del bambino che riceve l’eutanasia, viene considerata anche quella dei genitori.

mercoledì 20 febbraio 2013

PAPA BENEDETTO XVI° NELLA CARITAS IN VERITATE HA CODIFICATO I VALORI IRRINUNCIABILI PER IL CRISTIANO......RICORDIAMOCI QUALI SONO QUANDO VOTEREMO ALLE PROSSIME ELEZIONI


di Padre Gheddo  20 febbraio 2013


Più passano i giorni dall’11 febbraio scorso, quando Benedetto XVI ha compiuto quel gesto umile e coraggioso di rinunzia al Pontificato e più si chiariscono le motivazioni che l‘hanno portato a questa decisione veramente rivoluzionaria in duemila anni di storia della Chiesa. Perché è proprio la prima volta che succede questo. Le poche rinunzie di Papi del lontano passato erano tutte fatte per pressioni e minacce esterne, in tempi non democratici come questi che viviamo nel nostro Occidente. In altre parole, il segno della rinunzia indica che la Chiesa è alla vigilia di una svolta epocale, che non riusciamo ancora a capire quale sia, ma siamo sicuri che il passo indietro del grande Papa teologo è stato fatto per il maggior bene della Chiesa, come lui stesso ha detto l’11 febbraio scorso.

In altre parole, è stato un atto di saggezza ispirato dallo Spirito Santo, perché apre alla Chiesa una via nuova che favorirà l’annunzio della salvezza in Cristo a tutti i popoli e in particolare a quelli dell’Europa cristiana, avanguardia del “mondo d’oggi, soggetto a rapidi mutamenti e agitato da questioni di grande rilevanza per la vita della fede” e che si stanno allontanando dalla pratica della vita cristiana. Papa Benedetto, “dopo aver ripetutamente esaminato” la sua coscienza davanti a Dio, è pervenuto alla certezza che le sue forze, “per l’età avanzata, non sono più adatte per esercitare in modo adeguato il ministero petrino”. Così ha rinunziato, “in piena libertà, al ministero di Vescovo di Roma, Successore di Pietro”.

In fondo, nei suoi quasi otto anni di Pontificato, Papa Benedetto ha dato veramente tutto se stesso per la missione della Chiesa e lo scopo primario che si era proposto fin dall’inizio, la “Nuova evangelizzazione” dei popoli cristiani. Le tre encicliche su Fede (questa non pubblicata, ma speriamo che in seguito lo sia come volume del card. Ratzinger), Speranza e Carità e i tre volumi sulla presentazione di Cristo al mondo d’oggi, con i molti altri testi e gesti (il Sinodo sulla Nuova Evangelizzazione, il Cortile dei Gentili, fondare la Fede sulla Ragione, la lotta contro il “relativismo”, ecc.), sono l’apice di tutto un magistero che aveva soprattutto lo scopo del dialogo e dell’annunzio della salvezza in Cristo al mondo cattolico e cristiano. Mi sono riletto in questi giorni la “Spe salvi” sulla speranza cristiana, un meraviglioso e gratificante scenario di vita cristiana che avrebbe potuto e dovuto provocare i popoli cristiani d’Europa (della Comunità Europea), in crisi profonda non tanto per il Pil e lo Spred, ma perché stanno perdendo ogni speranza di progresso, di rinascita. “Solo quando il futuro è certo come realtà positiva – si legge al n. 2 – diventa vivibile anche il presente”. Ma se nell’orizzonte dei popoli cristiani non c’è più Dio, il futuro diventa disperante, conduce al nichilismo, al nulla. Queste verità Benedetto XVI le ha proclamate e scritte decine e decine di volte, senza suscitare alcuna reazione degna di nota.

Allo stesso modo, il Papa ha continuato il magistero di Paolo VI e di Giovanni Paolo II quando si è dimostrato convinto assertore della razionalità dell’antropologia cristiana, quasi codificando “i valori irrinunciabili” della Chiesa (“Caritas in Veritate”, nn. 28, 44, 75), rilanciati più volte dalla Cei, e poi vede che anche i paesi cattolici vanno dritti per la strada che porta alla rovina della famiglia naturale e del valore assoluto della vita umana dal concepimento alla morte naturale; insomma, quando il Papa condanna la guerra o il razzismo, tutti d’accordo, ma quando parla di matrimonio tra uomo e donna e contro l’aborto e l’eutanasia, allora diventa un conservatore dogmatico e reazionario. E questo senza nessun serio dibattito razionale su questi temi fondamentali nell’ottica evangelica.

Ecco, Papa Benedetto, avendo dato tutto e sentendosi venir meno le energie per l’età, ha fatto il grande gesto, richiamando ancora una volta (nel discorso ai parroci romani del 14 febbraio) il dovere di purificazione nella Chiesa da tutti gli scandali, le divisioni, i giochi di potere, le calunnie; insomma da tutti i peccati personali e comunitari che appannano la santità immacolata della Chiesa e tolgono efficacia all’annunzio della salvezza in Cristo. Oggi per noi è il tempo della preghiera e di ringraziare Dio per il Papa che ci ha dato e per questa sua rinunzia al Pontificato, che apre alla Chiesa prospettive nuove. Come già nel recente passato, il passaggio da un Pontefice all’altro (ad esempio da Pio XII e Giovanni XXIII e a Paolo VI), la Chiesa non è più quella di prima, appunto perché cambiano i tempi e anche l’annunzio di Cristo dev’essere adeguato all’uomo d’oggi. La stessa verità di sempre, ma espressa e vissuta in modo nuovo. Quindi, non è importante ipotizzare e discutere su chi sarà il prossimo Papa, poiché siamo già sicuri che sarà il Papa migliore per la Chiesa d’oggi; è invece importante che tutta la Chiesa, tutti i credenti, chiedano allo Spirito Santo la grazia di accettarlo e di seguirlo con la preghiera e l’obbedienza alle indicazioni che darà sulle vie da prendere per rendere Gesù Cristo più vicino all’uomo d’oggi, soprattutto a quello che lo conosce ma lo rifiuta. Impresa titanica che solo con la fede entusiasta della missione della Chiesa, la preghiera e la testimonianza della vita cristiana, siamo sicuri che porterà i suoi frutti.

Piero Gheddo

domenica 2 dicembre 2012

SE NON SI FANNO FIGLI IN OCCIDENTE ANDREMO INCONTRO AD UNA EUTANASIA SOCIALE,ASSAI PEGGIO DELLA CRISI CHE ATTRAVERSIAMO!!!


(di Giulio Meotti sul Il Foglio del 01/12/2012) 
Sembra il sequel del film “I figli degli uomini”, ma il copione non l’ha scritto P. D. James. Dall’Italia alla Germania, spira un vento di abissale inverno demografico. A Madrid è uscito il libro di Alejandro Macarrón Larumbe dal titolo emblematico, “El suicidio demográfico de España”. Dagli attuali 47 milioni di abitanti, la Spagna è destinata a passare a 35 milioni in trent’anni. “La Spagna sta attraversando una grave crisi economica, ma alla fine molto più pericolosa, anche se vi si presta poca attenzione, è la crisi demografica”.

Secondo i dati recenti dell’Instituto Nacional de Estadística, rispetto al 2011 c’è stato ben il 3,5 per cento in meno di figli in Spagna. La fertilità è scesa al tasso irrisorio di 1,35 figli per donna, 1,31 per le donne spagnole native. Scrive Macarrón Larumbe che “in ventuno province spagnole su cinquanta, ci sono più morti che nati”, e senza il contributo dei bambini degli immigrati, il numero di province con popolazioni in declino sarebbe stato di almeno quaranta. “L’età media del popolo spagnolo è in aumento senza sosta, a un ritmo di un anno di età ogni quattro anni”.

Larumbe parla della “morte demografica a cui ci siamo condannati da quando abbiamo insieme deciso di ignorare il più fondamentale di tutti gli istinti di sopravvivenza, avere dei figli”.

Anche in Italia un libro prende di petto la questione dell’eclisse demografica.

Scrive l’ex governatore della Banca d’Italia, Antonio Fazio, nel suo recente saggio “Sviluppo e declino demografico in Europa e nel mondo” (edizioni Marietti), che la popolazione italiana – al pari di quella giapponese – è la più invecchiata del mondo.

“Se non ci saranno aumenti nei prossimi decenni per l’indice di fertilità, nel corso di due generazioni il numero delle donne italiane e quindi degli italiani sarà dimezzato”. In generale per l’Europa, Fazio sostiene che “popolazioni con tendenze in atto come quelle rilevate e sommariamente descritte nei paesi europei sembrano condannare queste popolazioni nel giro di qualche generazione a una sorta di eutanasia sociale”.

Secondo i dati più recenti, raccolti e diffusi dall’Economist, su quindici paesi europei che hanno riportato il tasso di fertilità relativo al 2011, undici hanno assistito a un tragico declino. Anche il gigante tedesco affonda. Uno studio pubblicato dall’Istituto federale per la ricerca sulla popolazione indica un trend nichilista:

“In Germania si è fatto strada l’ideale di una rinuncia volontaria ai figli”. Il trend tedesco è persino peggiore di quello della Spagna, tanto che il settimanale tedesco Spiegel ha titolato un lungo servizio “Una terra senza figli”. Nel 1910, al tempo della Belle Epoque, due milioni di bambini nascevano ogni anno in Germania.

Un secolo più tardi, con il cinquanta per cento di persone in più, ne sono nati meno di 700 mila all’anno, di cui oltre 200 mila da genitori stranieri. Il numero delle nascite in Germania è sceso ai livelli del Dopoguerra. Il tutto nonostante gli incentivi del governo a ribaltare il trend in quella che è la più fiorente economia d’Europa.

“Italia, Grecia, Portogallo e Austria, insieme ad altri paesi europei, hanno un profilo demografico allarmante”, scrive Macarrón Larumbe, che chiude il libro con una tetra profezia: “Senza la risorsa più preziosa che esista, l’essere umano, non ci sarà prosperità in futuro, a eccezione di cimiteri e villaggi abbandonati”.

lunedì 19 novembre 2012

ORRORE,ORRORE,ORRORE: PER LA OMS LA SOPRAVVIVENZA DEL FETO DI UN ABORTO E' CONSIDERATO UN FALLIMENTO!!!

Un nuovo manuale da parte dell'Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) su come fare aborti si trova ad affrontare le critiche per aver sostenuto scadente assistenza medica e il divieto di tutti i limiti all'aborto. Rivolto in particolare a donne povere nei paesi in via di sviluppo, il manuale minimizza supervisione medica e raccomanda smaltimento dei "rifiuti", tra cui i resti per bambini piccoli, in rete fognaria o latrine.

Una revisione della OMS "Safe Abortion: Technical Guidance e la politica per i sistemi sanitari" appena pubblicato da C-FAM (editore del Fax Venerdì) ha trovato l'agenzia "raccomandare pratiche abortive per le donne dei paesi poveri che sono state respinte da esperti medici nel mondo sviluppato ".
LEGGI TUTTO

giovedì 18 ottobre 2012

NON SI PUO' DIRE MA A VOLTE ACCADE!!!

«Un uccello canta anche in un bosco di spine» 
(San Francesco di Sales)

http://www.culturacattolica.it
Non si può dire, ma a volte accade.
Non è il caso del giudice Cocilovo. L’ha detto e io gli credo.
Però ho quasi cinquant’anni, da venticinque insegno agli adolescenti e da loro ho sentito tante storie. Storie vere.
Non si può dire, ma a volte accade.
Accade che una ragazzina scopra di essere incinta e, impaurita, non abbia nessun adulto che la sostenga davvero. E allora il consultorio, i medici, il giudice tutelare magari la indirizzano verso la strada più breve. Non ho detto la più giusta. Non ho detto la più indolore. La “convincono” a decidere di far ammazzare il suo bambino. Certo non glielo dicono così brutalmente. Le spiegano che in fondo è stato un incidente e che può capitare, ma che la prossima volta dovrà stare più attenta. Le dicono che quel che ha in grembo bambino ancora non è e che dunque faccia presto. Che è meglio togliersi il pensiero subito, in fretta, prima che da fuori si veda. Da fuori. Dentro però lei la sente la vita che c’è, nuova. Vita che, quasi invisibile, sta comandando il suo corpo.
Non si può dire, ma è così.
Quel che liquidano come “grumo di cellule” è a tal punto una presenza presentissima, che ha bloccato il ciclo mestruale di sua madre. Che le ha reso il seno più turgido. Che la ha fatto venire quel po’ di nausea che sente, quel non so che... 
Non si può dire, ma a volte accade.
Accade che i consultori bypassino la famiglia. Ti vergogni? Hai paura che reagiscano male? Non vuoi parlarne con i genitori? Confidarti e confrontarti con loro? Non c’è problema. Se il problema c’è, te lo risolviamo noi. Ricorriamo al giudice tutelare, lui sa. Ti dirà cos’è bene per te. Si farà aiutare dai tecnici, dagli esperti, vaglierà. Però sappi che alla fine la decisione è la tua.
Non si può dire, ma alle volte accade.
In nome della “salute riproduttiva” non è indispensabile che il bambino che hai in grembo presenti anomalie o malformazioni. Né che tu, madre, sia a rischio di morte. No.
Non si può dire, ma a volte accade.
Accade che sulla scrivania del medico arrivi la perizia-fotocopia della psicologa (sempre uguale, sempre la stessa…), che attesta “un grave disagio a seguito di una gravidanza non cercata”. E’ sufficiente per uccidere un bambino? E’ sufficiente.
Non si può dire, ma accade.
Accade che alcuni ginecologi, per il gran numero di cause intentate ai colleghi (ci sarà un motivo per cui le compagnie assicurative faticano a stipulare polizze con questa categoria di medici, che hanno la responsabilità non di una ma di due vite umane…), spaventati, quando seguono una gravidanza informino i genitori di tutto e a volte anche… di più. Che al minimo sentore di qualcosa che non va prospettino scenari apocalittici. Non sappiamo con certezza, è solo un sospetto, ma suo figlio potrebbe non essere perfetto. Ora la chirurgia neonatale fa miracoli, però l’avvisiamo…
Non si può dire, ma accade.
Io glielo avevo detto, signora. E’ stata coraggiosa, siete stati bravi a portare avanti la gravidanza comunque. Son felice che suo figlio sia sano, ma io, nel caso, l’avevo avvisata che perfetto forse poteva anche non nascere.
Se quel figlio potenzialmente “imperfetto” e invece sano è stato ucciso per eccesso di zelo, pazienza. Io gliel’avevo detto che c’erano solo delle possibilità che non fosse sano. Ha deciso lei, signora. In piena libertà. Guardi, la firma è la sua.
Non si può dire, ma accade.
Accade che i sette giorni dalla richiesta di interruzione che – previsti dalla legge – devono passare perché la donna “soprassieda”, passino. Sì. Lunedì, martedì, mercoledì… Passano. Ma senza la presenza di chi potrebbe (dovrebbe?) sostenere la donna: aiutarla a decidere con cognizione di causa, prospettandole tutte le soluzioni alternative all’aborto. Passati i sette giorni si agisce e si volta pagina. Avanti la prossima.LEGGI TUTTO

domenica 7 ottobre 2012

IN UN MONDO SPORCO, CHE OGNI GIORNO CI FA INDIGNARE, NON VERGOGNIAMOCI DI PIANGERE PER "UNA VITA" VERAMENTE CRISTIANA.



di Antonio Socci 6 OTTOBRE 2012 

Ricordate quel milione di giovani, per l’anno santo del 2000, a Roma, attorno a papa Wojtyla? Cantavano “Jesus Christ, you are my life”. I giornali laici li sbeffeggiarono dicendo che in realtà quella era una fede di facciata, superficiale.

Era vero? Che ne è di loro?

Chiara Corbella è la risposta.LEGGI TUTTO







giovedì 4 ottobre 2012

C'E' CHI LA VEDE COME UNA CONQUISTA SOCIALE! "DISFARSI" DEL PROPRIO FIGLIO E' CIO' CHE DI PEGGIO UNA DONNA POSSA FARE, CHE SIA LO STATO A SPONSORIZZARE O MENO!!

Stato francese a rimborsare aborti al 100%


france24.com
Donne in cerca di aborti in Francia avranno ora l'intero costo coperto dal sistema di sicurezza sociale del paese, nell'ambito delle riforme annunciate dal governo francese.


Il sistema francese di previdenza sociale è di rimborsare i costi di aborto al 100%, nelle riforme annunciate Lunedi scorso.

Allo stato attuale le donne francesi non possono chiedere il rimborso che tra il 70 e l'80% dell'operazione, che può costare fino a 450 euro.

La modifica al rimborso integrale, che è stato progettato per migliorare l'accesso delle donne all'aborto, è stata inclusa nel bilancio 2013 della sicurezza sociale.

"Tutte le donne devono avere parità di accesso all'aborto," il governo ha detto in un comunicato.

La mossa del francese neo-eletto governo socialista segue una lunga campagna di pro-choice gruppi ed è stato uno degli impegni DEL presidente François Hollande in campagna prima di essere eletto nel mese di giugno.

Hollande ha anche promesso di rendere l'aborto, che è disponibile su richiesta in Francia fino alla 12 ° settimana di gravidanza e gode di un ampio sostegno in tutto lo spettro politico, disponibile in tutti gli ospedali principali.

Oltre a dare alle pazienti il ​​100% di copertura, le riforme permettono anche cliniche per aumentare la carica di effettuare operazioni per portarli in linea con i costi effettivi e per migliorare il supporto della paziente.

Lariforme costerà al contribuente francese 31.700.000 € nel primo anno.  225.000 aborti sono stati effettuati in Francia nel 2010, ultimo anno per il quale i record sono disponibili.

martedì 18 settembre 2012

POVERTA' DI VALORI CI PORTA ALLA POVERTA' ECONOMICA

ZI12091715 - 17/09/2012


Il crollo delle norme culturali riguardanti il matrimonio e la maternità "è stato un vero disastro"

di padre John Flynn, LC

ROMA, lunedì, 14 settembre 2012 (ZENIT.org) - I problemi economici provocati dalle famiglie monoparentali sono stati il ​​tema del rapporto pubblicato la scorsa settimana dalla Heritage Foundation, il think-tank più influente e autorevole degli Stati Uniti, con sede a Washington DC.


In Marriage: America’s Greatest Weapon Against Child Poverty (Il matrimonio: la migliore arma negli Stati Uniti contro la povertà infantile), l’autore Robert Rector ha osservato che il problema della povertà infantile è una questione "preoccupante per la nazione". Eppure, a dispetto dei programmi di governo, rimane irrisolto. Una delle ragioni principali di questo è la scomparsa dei padri dalle case, ha affermato Rector.

"Il matrimonio - ha osservato - resta l’arma più forte degli Stati Uniti contro la povertà, eppure continua a diminuire".

L'autore, citando i dati del censimento degli Stati Uniti, ha mostrato che il tasso di povertà per le famiglie monoparentali con figli negli Stati Uniti è stato, nel 2009, del 37,1%, a fronte del 6,8% delle coppie sposate con figli.

“Alcune differenze - ha ammesso - sono dovute al basso livello di istruzione dei genitori single”. Tuttavia, quando si confrontano i single con le coppie sposate con lo stesso livello di istruzione, il tasso di povertà matrimoniale è ancora intorno al 75% in meno.

"In effetti - ha aggiunto - essere sposati ha lo stesso effetto, nella riduzione della povertà, che l'aggiunta di 5-6- anni al livello di istruzione di un genitore".

Purtroppo, ha proseguito Robert Rector, “il matrimonio è in declino da decenni”. Quando il presidente Lyndon Johnson dichiarò la sua famosa "guerra alla povertà" nel 1964, il 93% delle nascite negli Stati Uniti proveniva da coppie sposate. Entro il 2010 solo il 59% di tutte le nascite nella nazione si è verificato da tali coppie.

"Il declino del matrimonio e l’aumento di nascite fuori dal matrimonio non è un problema adolescenziale, ma il risultato di una crisi dei rapporti tra giovani uomini adulti e le donne", ha inoltre spiegato il ricercatore.

Nel 2008, infatti, solo il 7,7% delle nascite fuori dal matrimonio sono state registrate per le ragazze di età inferiore ai 18 anni. La maggioranza - tre quarti - delle mamme single avevano un'età compresa tra 19 e 29.

Casta/società

Su un totale di 1,72 milioni di bambini nati fuori del matrimonio nel 2008, quasi due terzi erano figli di donne che avevano abbandonato la scuola superiore. La metà di loro era nato, invece, fuori dal matrimonio, da donne che avevano completato la scuola superiore. Mentre solo l'8% delle donne in possesso di un diploma di laurea ha avuto bambini da single.

"Gli Stati Uniti vivono una costante separazione tra due caste, con il matrimonio e l'educazione come la linea di demarcazione", ha osservato Rector. Le famiglie monoparentali, ha proseguito, “costituiscono la stragrande maggioranza di tutte le famiglie povere con bambini degli Stati Uniti”.

Il 71% delle famiglie povere con bambini sono guidate, infatti, da genitori single. Il 73% di tutte le famiglie non povere con bambini è guidato, invece, da coppie sposate.

Sostenere le famiglie povere con i bambini è un grosso costo per il governo, ha sottolineato ancora l'autore. Ci sono decine di programmi di assistenza per i meno abbienti che forniscono una vasta gamma di servizi. Nell'anno fiscale 2011, il costo complessivo per i governi federali e statali per questi programmi è stato di oltre 450 miliardi di dollari.

Circa 330 miliardi dollari di questo totale è stato speso per le famiglie monoparentali. In media, ha quindi calcolato, “i costi di assistenza sociale dei meno abbienti per i genitori single con figli è di circa $ 30.000 per famiglia all'anno”.

L'istruzione non è, tuttavia, l'unico fattore correlato all'incidenza di famiglie monoparentali. Robert Rector ha spiegato infatti che, sempre nel 2008, il tasso di natalità delle singole paternità è stato del 40,6% per la popolazione complessiva. Solo il 28,6% era composto da donne bianche non ispaniche. Le ispaniche erano il 52,5%, e il 72,3% della popolazione di colore.

I bianchi non ispanici sono numericamente un gruppo più ampio nella popolazione generale; è anche questo il motivo per cui essi hanno rappresentato il maggior numero di nascite fuori dal matrimonio, il 38% del totale. Al secondo posto c’erano le donne ispaniche, con il 32%, e le donne nere non ispaniche rappresentavano il 26% del totale.

Matrimonio tardivo

Rector ha citato altri studi in materia di matrimonio dopo la paternità. Se le madri single sposano i padri biologici dei loro figli dopo la loro nascita, cinque anni dopo la nascita solo il 18% rimane povero. Se le madri rimangono invece single, in ogni caso, il 56% sarà ancora povero.

Pertanto, anche dopo una nascita al di fuori del matrimonio, la successiva unione può essere molto più efficace nel ridurre la povertà infantile. Osservando poi che gli effetti positivi del matrimonio non sono solo di natura economica, il ricercatore ha spiegato: "Bambini cresciuti da genitori sposati hanno dei risultati di vita sostanzialmente migliori rispetto ai bambini allevati in condizioni simili da un solo genitore”.

Passando al discorso delle cause delle famiglie monoparentali, Rector ha commentato che l'opinione popolare è divisa, in gran parte, dalla mancanza di conoscenza e, dall’altra, dall'accesso al controllo delle nascite. Di contro, una ricerca ha mostrato come la paternità unica non sia il risultato di gravidanze "accidentali".

"La stragrande maggioranza delle donne a basso reddito che hanno figli fuori dal matrimonio desiderano con forza avere dei figli" ha detto. "In effetti, avere figli è generalmente percepita come la cosa più importante e gratificante nella loro vita, un qualcosa che dà uno scopo e un significato alla loro vita."

Ciò che succede è che molte di queste donne sperano che il matrimonio seguirà la maternità, invece di sposarsi prima e di avere figli poi.

“Il collasso delle norme culturali in materia di matrimonio e di figli è stato un vero disastro”, ha dichiarato infine l'autore. I risultati sono stati tragici per tutti. Invertire questa situazione è, dunque, una grande sfida per la società.

[Traduzione dall'inglese a cura di Salvatore Cernuzio]

martedì 12 giugno 2012

LA CINA DEGLI ORRORI!!!

12/06/2012 11:47 CINA
di Wang Zhicheng
Reggie Littlejohn: Un oltraggio che nessun governo dovrebbe permettersi. Il corpo del piccolo abortito è stato lasciato sanguinante accanto alla donna. Le foto dell'uccisione. Minaccia di multe onerose (pari a 3-5 anni di salari) o di aborto forzato. In Cina vi sono 13 milioni di aborti ogni anno. Chai Ling: Un massacro di Tiananmen ogni ora.


Pechino (AsiaNews) - Una donna cinese dello Shanxi è stata costretta ad abortire al settimo mese di gravidanza. Ad accrescere l'orrore per la violenza, le autorità hanno messo il corpo del piccolo abortito sul letto affianco alla donna.

Il fatto è avvenuto il 3 giugno scorso ed è riportato dal sito Tianwang. La donna, Feng Jianmei è stata picchiata e trascinata in un veicolo da un gruppo di impiegati del Family planning, mentre suo marito Deng Jiyuan era al lavoro. I rappresentanti del controllo sulla popolazione avevano chiesto 40mila yuan (circa 4 mila euro, oltre 3 anni di lavoro) alla famiglia, che aveva trasgredito la legge del figlio unico. Non avendo ricevuto i soldi, essi hanno fatto abortire Jianmei al settimo mese. Il corpo del piccolo è stato messo accanto alla madre sul letto (ATTENZIONE: QUESTE IMMAGINI POSSONO URTARE LA VOSTRA SENSIBILITA'). La donna si trova ora in ospedale nella città di Ankang.LEGGI TUTTO

venerdì 13 aprile 2012

UN' EUROPA CHE DISTRUGGE LA VITA !!!!

L'Unione Europea finanzia l'aborto nel mondo


di Giovanna Arcuri
11-04-2012


Dal 2010 presso le principali istituzioni europee è stato istituito lo European Dignity Watch, un osservatorio permanente che monitora le attività degli organismi afferenti all’Unione Europea in tema di vita, famiglia e diritti civili.

Il 27 marzo scorso in occasione della Settimana europea della vita promossa dalla Commissione degli Episcopati della Comunità Europea e svoltasi presso il Parlamento Europeo a Bruxelles, Sophia Kuby, la direttrice esecutiva dello European Dignity Watch, ha reso noto che l’Unione Europea finanzierà sino al 2013 l’United Nations Population Fund (Unfpa), l’agenzia per la popolazione dell’ONU, con ben 24 milioni di euro. Questi soldi serviranno per sostenere il progetto Access RH il quale prevede di agevolare sempre più in tutto il mondo l’accesso a contraccezione e aborto. Più in particolare la cifra stanziata servirà per distribuire a pioggia pillole del giorno dopo e kit abortivi.


Il progetto Access RH in realtà rientra in una strategia di più ampio respiro del valore di 280 milioni di euro prevista per il periodo 2011-2013 che andrà a foraggiare nei paesi in via di sviluppo programmi di miglioramento della cosiddetta “salute sessuale e riproduttiva”, LEGGI TUTTO

martedì 31 gennaio 2012

DIRITTO ALLA VITA CALPESTATO IN EUROPA !!!! RECUPERO DA SPLINDER, SE E' FINITO IN DATA ODIERNA VUOL DIRE CHE CI DEVE RIMANERE!!!

L'Europa “aiuta” a uccidere i figli indesiderati

di Luca Volontè

Tratto da 
Il Sussidiario.net il 6 luglio 2011
C’è voluto tempo per avviare una discussione su uno dei temi più caldi in Europa e nell’Occidente: l’aborto.
E solo qualche settimana fa ben due documenti ufficiali delle Nazioni Unite hanno voluto ribadire la propria “ossessione favorevole” sul drammatico tema. Eppure nessuno nega che il primo diritto umano, in ogni dichiarazione universale o in ogni convenzione internazionale, rimanga il diritto alla vita. Troppo spesso negli ultimi decenni è stato dato per scontato questo diritto generativo di altri diritti fondamentali, è stato considerato talmente ovvio da evitare ogni discussione puntuale sulla vita del concepito e si è passati così direttamente al diritto della donna ad abortire.
Un altro punto di vista sull’aborto è approdato alla discussione del Consiglio d’Europa; abbiamo deciso di partire da una comune ingiustizia e tragedia: la selezione sessuale (eugenetica) tramite l’aborto. Il 10 maggio del 2010 ho firmato con altri 21 colleghi una Mozione per Risoluzione e Raccomandazione e nell’ottobre prossimo si discuteranno nella Pleanaria di Strasburgo sia il Rapporto, sia le Risoluzioni (impegni per i Parlamenti nazionali) che le Raccomandazioni (impegni che si chiedono ai Governi dei 47 Paesi Membri).
L’iniziativa che ho proposto ai colleghi nasceva dall’analoga decisione all’unanimità che l’intero Parlamento italiano aveva approvato, chiedendo al Governo di intervenire in sede Onu per vietare la selezione sessuale abortiva. Sono noti i drammatici esiti e le conseguenze devastanti che si produrranno in Cina e in India per questa pratica tremenda che aggiunge alla tragedia della morte di un bimbo anche la perfidia dell’eugenetica.
Come mai ci è voluto tanto tempo? Nell’ottobre scorso, alla prima sessione Plenaria dopo la consegna della Mozione, la Commissione pari opportunità ha indicato un Relatore (Mrs. Doris Stump dei Socialisti Svizzeri) la quale ha preparato una prima bozza, discusso nella stessa commissione e infine approvato l’intero impianto del Rapporto, comprensivo di Risoluzioni e Raccomandazioni. L’Aula di Strasburgo quindi la discuterà e approverà nella Sessione dell’ottobre prossimo.
Nell’attuale proposta di Risoluzione, da un lato si mette in evidenza l’ampia possibilità di analisi e “determinazione prenatale” che le nuove tecniche posso mettere a disposizione dei genitori, ma anche la nuova e terribile propensione a un nuovo “trend globale degli aborti selettivi”. Una tendenza che sposta la preferenza a favore dei maschi è “presente anche in alcuni Paesi europei”. Considerando le possibili conseguenze di questa “discriminazione sessuale”, il documento afferma che questo “squilibrio di genere costituisce una grave minaccia per la sicurezza globale. La selezione pre-natale, l’uccisione di femmine porterà nel prossimo futuro a un ulteriore calo radicale dei tassi di natalità, che potrebbe pericolosamente compromettere la sostenibilità di intere economie nazionali”.
La Risoluzione cita anche le conseguenze negative di un futuro maschilista di popolazioni dove gli uomini non sono in grado di trovare moglie e una famiglia. La Raccomandazione chiede che l’uso di diagnosi prenatale debba essere strettamente limitato “per identificare le condizioni mediche e le malattie che possono essere trattate durante la gravidanza” e “non per il sesso e la pratica degli aborti selettivi”.
Un riconoscimento di questa tendenza emergente si trova anche nel fatto che cinque agenzie delle Nazioni Unite si sono unite per rilasciare nel giugno scorso una dichiarazione interdipartimentale su “Prevenire la selezione del sesso”. La dichiarazione, sulla base di un ampio rapporto, fa richiesta di “rinnovare gli sforzi concertati [... ] per affrontare la discriminazione di genere profondamente radicati contro donne e ragazze che si trova al centro della selezione del sesso”.
Questo fenomeno non è limitato al sud del mondo, all’Asia orientale e centrale. In Svezia, ad esempio, gli aborti selettivi non sono illegali. Secondo una sentenza del Consiglio nazionale svedese della sanità, le donne possono abortire in base al sesso del bambino. Ciò ha portato alcune donne nella vicina Norvegia, dove gli aborti selettivi sono illegali, a viaggiare in Svezia per abortire i figli indesiderati.
Questa è l’ennesima dimostrazione di come la crisi culturale porta a quella demografico-sociale e infine a quella economica. A ottobre ci sarà un dibattito importante su un tema cruciale e urgente. Un primo passo per tornare, nell’interesse di tutti, a riflettere su quel diritto umano sorgente: la vita.

giovedì 6 ottobre 2011

ECCO,QUESTO E' PARLAR CHIARO: "L'ABORTO NON E' UN DIRITTO"



Il palazzo dell'ONU

di Marco Respinti
06-10-2011


 
Non esiste il diritto internazionale all’aborto. Nei trattati delel Nazioni Unite non c'è. C’è solo nelle parole del Segretario Generale dell’ONU Ban Ki-moon e nelle voglie della potente lobby neomalthusiana internazionale che sul punto gli dà corda. Per questo oggi, 6 ottobre, al Dag Hammarskjold Auditorium del Palazzo di Vetro, a New York, viene presentato un documento di capitale importanza che riafferma e proclama il diritto alla vita di ogni essere umano in qualsiasi parte del mondo sia destinato a nascere così come sancito proprio dall'organismo che li riunisce tutti.

Sintetico, preciso, militante, il documento è stato ideato per rispondere pan per focaccia alla "cultura di morte" che oramai si è impossessata in maniera esplicita anche dei vertici degli organismi internazionali, anzitutto le Nazioni Unite. Si chiama San José Articles (perché a San José, in Costa Rica, è attiva l’Inter-American Commission on Human Rights che, con il gemello Inter-American Court of Human Rights, opera virtuosamente per il diritto alla vita) e senza esitazioni afferma l’umanità scientificamente attestata del concepito, sottolinea che pure i bambini non ancora nati sono già coperti dai trattati dell’ONU garanti dei diritti umani proprio perché esseri umani, sfida apertamente gli organismi che sostengono che l’aborto è un diritto internazionale a darne prova a norma di legge e invita altresì i governi a utilizzare positivamente i documenti dell’ONU per il fine esattamente contrario, vale a dire proteggere la vita umana nascente da chi cerca di adulterarli con l'aborto.

Uno dei cavalli di battaglia strategici di tutto il mondo pro-life è infatti il potere (ancora) rispondere a chi sostiene quel che oggi sostiene apertamente Ban Ki-Moon che nessun documento delle Nazioni Unite presenta l’aborto come un diritto della persona da sostenere e da promuovere, una conquista sociale, una ricetta per il bene comune o un grimaldello per scardinare le legislazioni nazionali vigenti. Chi dà retta a queste sirene, sbaglia, dicono i firmatari dei San José Articles, e compie abusi enormi in nome delle (troppe) carte prodotte dall’ONU laddove dette carte, per farraginose e magari volutamente confuse che siano, non li autorizzano affatto a farlo. Talora ciò avviene per ignoranza (anche ai vertici delle istituzioni giuridiche e politiche di certi Paesi), talaltra per malizia di certe organizzazioni non-governative ispiratrici e complici, ma è così che alcuni governi finiscono per ribaltare le proprie legislazioni onde accogliere un "diritto all’aborto" che sarebbe intimato dall’ONU ma che in verità così proprio non è.

Certo, l’assenza di tale esplicito "diritto" nei documenti dell’ONU non evita che l’aborto venga comunque smerciato sottobanco da troppi comprimari attraverso l’interpretazione inclusiva di linguaggi intenzionalmente ambigui ("salute riproduttiva", "diritti sessuali"), ma se non altro l’assenza di quella provvisione permette di ritorcere palmo a palmo l’arma della neolingua di orwelliana memoria contro i suoi stessi fabbricatori.

Nessun "colpo di Stato" interpretativo di alcun Segretario Generale - questo è ciò che sostengono oggi ipro-lifer proprio in casa di Ban Ki-Moon - può dunque manipolare i documenti pubblici internazionali voluti dal concerto delle nazioni del mondo.


San Jose Articles sono del resto il fior da fiore della filosofia, della giurisprudenza e della politicapro-life. Al loro testo ha messo mano in primis Robert P. George, docente di diritto nell’Università di Princeton, "padre" di quella Dichiarazione di Manhattan che oramai è un importantissimo movimento internazionale, "filosofo di riferimento" della galassia antiabortista e già consigliere per la bioetica di George W. Bush jr.. In Italia lo si conosce per il suo recente Il diritto naturale nell’età del pluralismo (trad. it., Lindau, Torino 2011). Nell’opera di stesura dei San José Articles lo hanno quindi coadiuvato l’ambasciatore Grover Joseph Rees III, nonché Paolo G. Carozza e O. Carter Snead, entrambi docenti alla Law School dell’Università Notre Dame di South Bend, nell’Indiana, il primo tra l’altro già presidente dell’Inter-American Commission on Human Rights di San José in Costa Rica. Quindi l’opera di cesellamento del documento è passata attraverso il rigore di una trentina di esperti tra diritto internazionale, sanità e amministrazione pubblica di tutto il mondo, fra i quali  David Alton della Camera dei Lord, Nicholas Windsor (il rampollo della famiglia reale britannica noto per essersi convertito al cattolicesimo e avere così messo costituzionalmente fine a qualsiasi sogno di salire al trono potesse mai accarezzare), il noto filosofo giusnaturalista John Finnis docente a Oxford, il Superiore Generale dei Knights of Columbus Carl Anderson e Giuseppe Banegiano, italiano, dell’Organizzazione Mondiale della Sanità.

Nelle prossime settimane i San Jose Articles verranno presentati ufficialmente in sedi politiche e istituzionali a Londra, Madrid, Santiago del Cile, Buenos Aires, San José di Costa Rica, Calgary in Canada, Washington, Manila, Strasburgo (una delle sedi di lavoro del Parlamento Europeo) e pure Roma.

Probabilmente si tratta della mozione che più apertamente di ogni altro testo finora varato a livello internazionale dal mondo pro-life sfida sul loro stesso terreno e attraverso i loro stessi strumenti di azione (i documenti da esse prodotti) le organizzazioni internazionali statutariamente nate e impegnate nella difesa della pace nel mondo e nella tutela dei diritti umani per tutti. Ovvero: se l’ONU volesse confutarne i contenuti, si sconfesserebbe da sé. 

mercoledì 20 luglio 2011

AMO GLI ANIMALI E LI DIFENDO MA QUALCOSA NON MI TORNA, DIFENDIAMO I CUCCIOLI DEGLI AMICI A 4 ZAMPE ED AMMAZZIAMO I NOSTRI FIGLI?

mercoledì 20 luglio 2011
L’ambiente soffre? Evitiamo le nascite nel terzo mondo. Francamente la ricetta di Al Gore, Premio Nobel per la Pace tra i più contestati della storia, appare fuori luogo e “razzista”. L’ex Vicepresidente degli Stati Uniti, tra i più influenti sponsor dell’allarme ambientale e più volte contestato per i suoi interessi diretti nell’industria ambientalista, nei giorni scorsi ha usato termini assolutamente incredibili per sensibilizzare l’opinione pubblicare sull’allarme ambientale del Pianeta.
A pochi giorni dalla entrata della sua “app” nel mondo iPad, con immagini bellissime e commenti allarmanti, Al Gore nella conferenza tenuta a New York qualche giorno fa si è concentrato quasi esclusivamente sulla crescita della popolazione mondiale facendo sfoggio di terminologie degne dei più noti e datati “maltusiani” ed eugenisti dei secoli scorsi. Tutto ciò, ovviamente, ha ricevuto apprezzamenti e applausi dalle potenti Fondazioni e Associazioni abortiste americane che operano su “larga scala”.
Il cambiamento climatico - ha detto Al Gore - si ottiene solo “stabilizzando la popolazione”. Ma la sua richiesta si è spinta oltre, “è indispensabile passare a una vera e propria amministrazione della fertilità” tra i poveri per ridurre la popolazione mondiale. Tutto ciò attraverso una vera e propria campagna massiccia di educazione per bambine e donne, affinché possano avere decidere quanti figli avere e a quale tempo di distanza l’uno dall’altro.
Gli intenti sono tra i più generosi di sempre, dovremmo commuoverci nell’ascoltare che è necessario “aumentare i tassi di sopravvivenza infantile, così che i padri si sentano a proprio agio nell’avere una famiglia piccola”. Tutti felici nella società più equilibrata e degna, secondo le commoventi menzogne di Sir Francis Galton, l’ideologo dell’eugenetica. Peccato che questa ideologica futura felicità non faccia il conto degli innocenti morti negli aborti di massa e della violenza che le donne subiscono attraverso i pressanti inviti alla sterilizzazione.LEGGI TUTTO