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lunedì 13 gennaio 2014

NON CADIAMO DAL PERO!!!! STEFANO BASSI CE LO STA DICENDO DA ANNI CHE SIAMO MESSI MALE





(paradossalmente) Il Problema è che l'Italia non verrà lasciata fallire ...
e dunque continueremo a venire spremuti
sulla base della teoria dei vasi comunicanti...
trasferendo dall'ampolla della ricchezza privata a quella del debito pubblico...

Dopo aver portato la tassazione del reddito ad un abnorme 75%,
è diventato necessario trovare un altro "limone" da spremere.
Non a caso da ormai un annetto a questa parte
è iniziato l'assalto al forziere del Risparmio degli italiani.
E sarà sempre peggio...

Tanto per cambiare
VE LO PROFETIZZAI
in netto anticipo...;-)

Si torna a parlare di Patrimoniale: senza "sturare il cesso" non servirà a nulla...


2 nov 2011

sabato 22 giugno 2013

PAOLO E' SEMPRE MOLTO DIRETTO, E SE AVESSE RAGIONE?



IL RAPPORTO RISERVATO DI MEDIOBANCA SECURITIES: È PEGGIO CHE NEL 1992 (ma allora potevamo svalutare...) SERVONO SUBITO 75 MILIARDI PER ABBATTERE IL DEBITO

SE MEDIOBANCA TI AVVISA DELLA BANCAROTTA E MEDIOBANCA RAPPRESENTA L'ESTABLISHMENT ITALIANO E IL CAPITALISMO A TRICOLORI SIGNIFICA CHE IL CAPITALISMO ITALIANO E' IN BANCAROTTA E SE IL CAPITALISMO ITALIANO SCEGLIE IL GOVERNO ITALIANO..SIGNIFICA CHE IL GOVERNO E' IN BANCAROTTA..

QUINDI AL TUO AMICO, AL TUO PARENTE, AL TUO GENITORE CHE NON CREDE ALLA BANCAROTTA E' SUFFICIENTE FARGLI LEGGERE IL REPORT DI MEDIOBANCA E FARLO RIFLETTE, CHIEDENDOGLI DI DIRE AD ALTA VOCE LE SEGUENTI FRASI CORRELATE:
1) MEDIOBANCA AFFERMA CHE L'ITALIA E' IN BANCAROTTA
2) MEDIOBANCA E' LA CULLA DEL CAPITALISMO E DELE BANCHE ITALIANE
3) IL CAPITALISMO E LE BANCHE ITALIANE SONO PROSSIME ALLA BANCAROTTA
4) IL CAPITALISMO E LE BANCHE ITALIANE SCELGONO IL GOVERNO A ROMA
5) IL GOVERNO A ROMA E' QUINDI IN BANCAROTTA
6) LA BANCAROTTA COMPORTA LA PERDITA DEI RISPARMI 
7) IO SIGNOR XXXX IL GIORNO 22 DI GIUGNO CONFERMO CHE: O MEDIOBANCA SBAGLIA (E CON LEI IL CAPITALISMO ITALIANO E IL GOVERNO CHE IL CAPITALISMO HA VOLUTO) O IO SE NON PROTEGGO I MIEI RISPARMI NELLE PROSSIME SETTIMANE SONO UN COGLIONE E MERITO POVERTA' PER ME E LA MIA FAMIGLIA!

Entro sei mesi tutto sarà chiaro: o l’Italia ritrova un po’ di crescita oppure il peggioramento della crisi, nell’economia reale e sui mercati finanziari, “potrebbe costringere il Paese alla richiesta di salvataggio”. Lo scrive l’analista Antonio Guglielmi in un report di Medio-banca Securities, la controllata di Londra di Mediobanca specializzata in intermediazione finanziaria, che è stato consegnato soltanto ai clienti. Le banche sono restie a divulgare analisi pessimistiche sullo stato della situazione italiana per non creare allarme. Ma il Fatto Quotidiano ha avuto modo di leggere il report di Guglielmi.

mercoledì 1 febbraio 2012

L'EUROPA NON HA ANCORA ULTIMATO GLI ACCORDI PER LA GRECIA E PARE CHE IL PORTOGALLO STIA PEGGIO! UE SEMPRE IN RITARDO!

Quel nuovo allarme ignorato dal vertice Ue 
martedì 31 gennaio 2012
A dispetto di farmi annichilire dalla cronaca, oggi non parlo né di Consiglio europeo, né tantomeno di Grecia. Non ne posso più, sinceramente: per quali motivi un qualsiasi accordo venga raggiunto tra creditori privati e governo ellenico sarà totalmente inutile a evitare il default, penso di avervelo dettagliatamente spiegato la scorsa settimana, quindi siete in grado di leggere la cronaca di queste ore con strumenti qualificati e qualificanti. Un solo appunto: al netto del fatto che il secondo salvataggio greco è già salito da 130 a 145 miliardi e che non mi fiderei di prestare nemmeno un euro a un politico greco, ci vuole proprio la mancanza di rispetto tedesca - o, forse, la volontà di giungere al default e non spendere altri soldi - per avanzare la proposta di commissariamento di un Paese mentre questo sta cercando di concludere le trattative per lo swap sul debito. Lo si dica chiaro, siamo stufi di pagare per Atene: almeno i mercati compreranno o venderanno una notizia, non i soliti rumours che poi portano a correzioni suicide dei corsi.
Ora parliamo di cose serie, ovvero del Portogallo. Un report del Kiel institute for the world economy pubblicato la scorsa settimana dice chiaro e tondo che Lisbona dovrà avere un surplus di budget di oltre l’11% del Pil per evitare che le sue dinamiche del debito vadano fuori controllo, questo anche in uno scenario benevolo di una crescita del 2% annua (impossibile). Per David Bencek, uno dei due autori, «il debito lusitano è insostenibile, questa è l’unica conclusione realistica a cui si può giungere. Tanto più che nessuna nazione può vantare un surplus di budget primario superiore al 5% per molto tempo. Non sapremo, probabilmente, cosa farà scattare il meccanismo, ma una volta che sarà stata presa una decisione sulla Grecia, la gente comincerà a guardare sempre di più al Portogallo e si renderà conto che la sua situazione attuale è identica a quella ellenica di un anno fa».
L’inversione della curva dei tassi portoghesi, in effetti, parla chiaro. Nonostante aste di successo grazie al programma Ltro della Bce e una generale compressione al ribasso degli spread dei principali paesi dell’eurozona, la tensione sui titoli portoghesi continua infatti a crescere. Ieri lo spread tra bond a 10 anni lusitani e Bund tedeschi è schizzato al livello record di 1.435 punti, portando il rendimento del decennale a oltre il 16%. In forte rialzo anche i credit default swaps, visto che in base ai dati di Cma, il costo per assicurare 10 milioni di dollari di debito sovrano lusitano per i prossimi cinque anni è schizzato a 3,95 milioni di dollari, da pagare in anticipo, più altri 100mila dollari da pagare annualmente: gli hedge funds già si leccano le dita, in attesa della sell-off definitiva di banche e fondi.
Il rendimento del bond a cinque anni, poi è salito al 22,69%, obbligando la Bce ad acquistare sul mercato secondario per frenare il rally, e quello a tre anni, addirittura, oltre il 23%: il perché è presto detto, il mercato ha già prezzato la necessità di un haircut sul debito e di un nuovo piano di aiuti da almeno 30 miliardi di euro, dopo il primo da 78. Nonostante il problema del debito lusitano sia molto minore di quello greco, rischia però di attrarre su di sé molta attenzione, tanto per cambiare a causa della mancanza di chiarezza da parte dei regolatori. LEGGI TUTTO

martedì 10 gennaio 2012

PELANDA: "TREMONTI,PERCEPITO COME VERO PRIMO MINISTRO, FU SOSTITUITO PER ORDINE DELLA GERMANIA"

Pelanda: così la "cura" della Merkel sta uccidendo l’Italia
Carlo Pelanda   lunedì 9 gennaio 2012



Posizione della Germania: prima ogni nazione metta in pareggio il bilancio e riduca il debito pubblico fino al 60% del Pil e solo poi Berlino potrà valutare la creazione di meccanismi europeizzati di garanzia finanziaria, per esempio gli Eurobond. Tale posizione non ha alcun senso economico, in quanto le euronazioni in difficoltà hanno bisogno dell’esatto contrario: far garantire dall’Europa il proprio debito per ridurne i costi di rifinanziamento e quindi spostare più risorse verso lo sviluppo in modo da perseguire il pareggio di bilancio e la riduzione dei debiti via più crescita futura.
Se a una nazione nei guai si impone un rigore eccessivo, allora è certo che cadrà in una spirale di decrescita, cioè di impoverimento, che alla fine porterà il suo debito all’insolvenza. La cura tedesca applicata alla Grecia ha portato esattamente a questo risultato: caduta del Pil, impoverimento rapido della popolazione, insolvenza del debito, anche se ancora non formalizzata. La cura, poi, ha creato il contagio di sfiducia verso i debiti di altri, tra cui il nostro, perché il mercato ha visto che l’euromedico uccideva il paziente invece di guarirlo e ha proiettato questo scenario ad altri ammalati.
L’Italia deve al metodo terapeutico tedesco non tanto la propria bronchite, autoinflitta per disordine proprio, ma la sua trasformazione in polmonite grave. Tremonti non capì o non volle credere che la Germania fosse così folle e che l’Unione europea fosse così debole da non riuscire a costringere Berlino a modificare i propri diktat. Infatti, fino all’estate 2011, volle insistere sugli Eurobond, in effetti una cura efficace, senza attivare una politica di rigore più pesante, contando sul sostegno francese. Ma Sarkozy preferì appiattirsi sulla Germania. Tremonti - percepito all’estero come il vero Primo ministro - fu sostituito per ordine della Germania, la Francia accodata, allo scopo di avere in Italia un governo che applicasse la cura tedesca. LEGGI TUTTO