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lunedì 25 marzo 2013

QUANDO UN SACERDOTE COME DON CURZIO NITOGLIA SCRIVE DI SIGNORAGGIO BANCARIO,CON DOVIZIA DI PARTICOLARI, VUOL PROPRIO DIRE CHE SIAMO ALLA FRUTTA!!! LEGGETE CON ATTENZIONE E NON PENSATE PIU' CHE SIA UNA BUFALA!!!


 di Don Curzio Nitoglia 17 Marzo 2013

MAURICE ALLAIS (premio Nobel per l’economia) 1988: «l’attuale coniazione di denaro “creato dal nulla” dal sistema bancario è identica allo stampar moneta da parte dei falsari, i risultati sono gli stessi. La sola differenza è che sono diversi coloro che ne traggono profitto».

La definizione di “Signoraggio bancario”[1] ha origini antiche e medioevali, quando esisteva soltanto il semplice “Signoraggio”. Infatti in quei tempi, quando era ancora in vigore il baratto per i piccoli scambi[2](per esempio un cavallo in cambio di una mucca), chi possedeva del metallo prezioso (oro, argento e rame), per attribuirgli un valore ufficiale spendibile come moneta al fine di acquistare merce in Paesi lontani (ad esempio un chilo d’oro dall’Italia per una stiva ripiena di seta della Cina), poteva portarlo presso la corte del Signore o Principe dove veniva impressa l’effige del Sovrano in cambio di una percentuale minima sul valore della moneta, che era il risultato del metallo prezioso in cui era stata impressa l’immagine del Signore o Principe[3].

La differenza è che allora chi coniava moneta lo facevo su oro, argento o rame ed il beneficiario era il Signore o il Capo dello Stato, oggi chi produce moneta (le Banche) lo fa con fogli di carta filigranata a cui non corrisponde alcun controvalore effettivo e reale, ma che hanno un puro valore legale dato loro dalle Banche con l’assenso dei Governi ed i beneficiari sono le Banche stesse. In definitiva le Banche “creano” denaro dalla carta, oltretutto senza alcun costo di produzione essendo il 98% della massa monetaria circolante di tipo scritturale (vale a dire virtuale come assegni, bancomat, carta di credito etc.)[4].

Da qui la definizione di “Signoraggio” a cui in tempi recenti è stato aggiunto il termine “bancario” per indicare che il beneficiario di questa concessione non è più il Principe antico medioevale, ma le moderne banche. Ora all’origine del debito pubblico di una Nazione o di uno Stato[5] vi è proprio il “Signoraggio bancario”, che è sostanzialmente diverso dal “Signoraggio” antico[6] e medievale.

Per esempio, la “Banca d’Italia” ufficialmente o apparentemente sembra essere la Banca dello Stato Italiano, ma in realtà appartiene ad un consorzio di “Banche ufficialmente private”. Lo Stato è presente nella “Banca d’Italia” solo attraverso l’“INPS” (“Istituto Nazionale Previdenza Sociale”, ente pubblico che amministra il ‘Fondo Pensioni per i lavoratori dipendenti’, fondato nel 1933) e l’“INAIL” (‘Istituto Nazionale Assicurazioni contro Infortuni sul Lavoro’, fondato nel 1933) con il 5, 6%; questo per giustificare la definizione di ‘Ente di Diritto Pubblico’ data alla “Banca d’Italia”, che in realtà è un ‘Ente di Diritto Privato’ al 94, 4% .

La “Banca d’Italia” – ora filiale della “Banca Centrale Europea”, anch’essa privata - ha solo due funzioni: 

1°) controlla l’operato delle altre “Banche ufficialmente private” (in pratica le Banche controllano se stesse); 

2°) concede alle varie “Banche private” il diritto di stampare banconote.

Lo Stato non stampa moneta, le Banche sì. Poi la Banca centrale cede allo Stato la moneta stampata (ad esempio 4 milioni di euro) in cambio di“titoli di debito pubblico”, che sono una sorta di “cambiali” (corrispondenti, legalmente ma non realmente, ai 4 milioni di euro dell’esempio su riportato). Dunque lo Stato emette “titoli di debito pubblico” (“Bot, Cct, Ctz” …) e li dà concretamente alle Banche ufficialmente private, le quali li rimettono sul mercato finanziario internazionale – all’asta – per i risparmiatori che vogliano comprarli, promettendo un certo ‘interesse’ dopo un certo lasso di tempo pattuito(ad esempio il 2% annuo se tutto procede regolarmente). Quindi se il cliente compra dalla sua Banca privata ‘titoli di Stato’ per 100 mila euro, dopo un anno dovrebbe ricevere il 2% sui 100 mila euro esborsati, cioè 2 mila euro l’anno d’interessi.

Praticamente l’entità del debito pubblico, da cui deriva la politica finanziaria di una Nazione, non la decidono i Governi degli Stati, bensì i mercati finanziari, ossia circa una decina di Banche e Società finanziarie private, vale a dire l’Alta Finanza.

Allo Stato rimane solo la proprietà delle monete metalliche (a partire da 1 centesimo sino a 2 euro) coniate dalla Zecca, che valgono però solo il 2% della massa monetaria circolante.

La “Banca d’Italia”, quindi, è simile ad una buona tipografia: essa stampa una banconota, ad esempio da 500 euro, il cui costo di produzione è di circa 30 centesimi di euro tra filigrana e inchiostro e la cede alla Stato, non al costo di produzione (30 centesimi), ma al valore della banconota stessa: 500 euro. Gli immensi introiti che la “Banca d’Italia” incamera stampando cartamoneta in teoria li dovrebbe consegnare alla Stato italiano nella misura oscillante tra il 70 e il 90%, ma, in realtà, rimangono a Bankitalia in quanto le banconote emesse sono iscritte a bilancio al passivo, ossia le banconote emesse dalla Banca centrale sono iscritte come se fossero sue, mentre sono dello Stato e la Banca le ha solo stampate, per cui i “bankster” non versano allo Stato italiano neppure un centesimo.

Inoltre il pezzo di carta dai 500 ai 5 euro non è venduto dalle “Banche ufficialmente private” allo Stato, seppur ad un prezzo assurdo (dai 500 ai 5 euro, invece di 30 centesimi di euro), bensì viene dato in affitto e senza possibilità di riscatto. Lo Stato per tutta la sua durata pagherà alle “Banche private” l’affitto e gli interessi su dei pezzi di cartamoneta che in teoria gli appartengono, ma che non può neppure riscattare dopo aver pagato abbondantemente l’affitto di essi.

Riassumendo: la nostra banconota da 500 euro (lo stesso vale per qualunque taglio di moneta cartacea, dai 5 sino ai 500 euro) alla “Banca Centrale Europea” è costata circa 30 centesimi di euro, mentre al popolo italiano quel pezzetto di carta colorata da 30 centesimi in filigrana, senza quasi alcun valore reale, costa ossia ha un valore legale di 5 o 500 euro più gli interessi perenni.

Questa è l’origine del debito pubblico (vera “catastrofe” finanziaria) sulla quale è vietato fare ricerche, studi e dibattiti, come sulla “shoah”, che in ebraico vuol dire “catastrofe” e non “olocausto”.

La cifra del debito pubblico dell’Italia, ricavata da dati “ISTAT”, (“Istituto di Statistica”, eretto nel 1926) parte da 668 mila euro circa nel 1990 per arrivare ad 1 milione e 700 mila euro nel 2008; nel 2012 il Governo Monti ha superato i 2 miliardi di euro.

Ora, come abbiamo visto, il debito pubblico è costituito dagli interessi dovuti all’affitto esoso ed usuraio di semplice carta da parte delle Banche allo Stato italiano in cambio di milioni di euro. Quindi, se lo Stato si riappropriasse del diritto di stampare moneta, l’Italia non avrebbe più debiti[7].

Nazioni come l’Italia e la Germania, che a partire dal 1929 e all’inizio degli anni Trenta hanno visto prima implodere la loro economia e poi rinascere da quando si sono riappropriate della sovranità monetaria nazionalizzando o ponendo sotto il controllo statale le rispettive Banche Centrali Italiana o Tedesca, hanno dovuto subire la guerra cruenta, non solo finanziaria, da parte delle potenze liberal-supercapitalistiche e giudaico-bolsceviche (Usa, Gran Bretagna e Urss) ansiose di porre fine a questi pericolosi precedenti di Stato veramente sociale.

Inoltre le banconote emesse dalla privata “Banca Centrale Europea”, come del resto i dollari stampati dalla privata “Federal Reserve Bank” americana, sono soltanto dei semplici pezzi di carta, privi di valore intrinseco, anche perché dal 1971 l’America ha abolito l’obbligo della corrispondenza in oro per ogni banconota emessa.

Nell’Antichità e nel Medioevo il valore effettivo della moneta era contenuto nella moneta stessa (oro, argento e rame più l’effige del Signore). Successivamente, a partire dall’Epoca moderna e dalla Rivoluzione inglese del 1688, a Londra (esattamente nel 1694), inizia a perfezionarsi lo strapotere della moneta cartacea con la nascita della privata “Bank of England”[8], la prima Banca autorizzata dal Governo a battere moneta da prestare ad interesse al Governo stesso. Infine soprattutto nel XIX secolo, con la Rivoluzione industriale, vi fu l’avvento e il sopravvento finale della moneta cartacea, nella quale tuttavia era ancora mantenuto, per ogni banconota stampata, il corrispondente valore in oro custodito nei sotterranei delle Banche centrali, ma nel XX secoloanche questo valore corrispondente in riserva aurea della cartamoneta è stato abolito e si assiste alla vittoria terminale della carta sull’oro e di “Giuda e dell’Oro” sul ferro, sul suolo e sul sangue[9].

Nel 1944 i “grandi” della terra (Roosevelt, Churchill e Stalin) ed i Ministri delle finanze delle future potenze vincitrici della seconda guerra mondiale decisero, nell’ambito della conferenza di Bretton Woods (Usa) le politiche da seguire in materia di ricostruzione, finanza ed economia per le transazioni internazionali e specificatamente che il dollaro fosse l’unica moneta utilizzabile per i pagamenti fra Paesi aventi valute diverse; il valore del dollaro fu a sua volta ancorato a quello dell’oro (sistema aureo). Siccome a Fort Knox di oro ve n’era rimasto ben poco Nixon il 15 agosto del 1971 a Camp David annunciò di sospendere la convertibilità del dollaro in oro. Da allora le Banche centrali continuano, come se nulla fosse, a stampare moneta anche se prive di controvalore aureo reale e provviste unicamente di valore legale, conferitale dalle Banche stesse, i nuovi Dei della Modernità in adorazione del “dio” “Quat-Trino”. Infatti nelle nuove banconote non compare più la scritta “Pagabile a vista al portatore”, proprio perché non si attinge più alla riserva aurea per coniare moneta, e di conseguenza essa non può essere convertita in oro o in valore reale. In definitiva le Banche centrali emettono “legalmente” assegni a vuoto, cioè titoli privi di copertura, che però noi accettiamo come buoni, ma se noi emettessimo assegni a vuoto o scoperti alle Banche, essi sarebbero illegali e noi finiremmo in galera ed espropriati di ogni bene reale in nostro possesso. Si ripete l’aneddoto del piccolo pirata che pescava nel mare sulla sua modesta barca, che s’imbatté in Alessandro Magno, il quale gli chiese cosa stesse facendo; al che il piccolo “brigante” rispose all’Imperatore: “io faccio in piccolo senza la tua autorizzazione ciò che tu fai in grande con l’autorizzazione che viene da te stesso”. Siccome Alessandro non era un “bankster” ma un “guerriero”, pur avendo molti difetti lo lasciò andar libero, poiché anche lui sapeva che le cose stavano proprio come le aveva dipinte il “pirata”.

Attenzione! Chi affronta il tema del Signoraggio e vuole riformare il sistema bancario muore. Si pensi a ciò che è accaduto ai quattro Presidenti degli Usa: Abramo Lincoln († 1865), James Garfield († 1881), William McKinley († 1901) e John Fitzgerald Kennedy († 1963), che, tutti – durante il loro mandato presidenziale – si proponevano di cambiare il sistema monetario americano estromettendo la Banca Centrale, la privata “Federal Reserve Bank”, dall’esclusiva emissione monetaria. I primi tre avevano cominciato a pensarlo, Kennedy lo stava mettendo in atto. Tutti e quattro furono assassinati.

Cinque mesi dopo l’uccisione di Kennedy finì l’emissione della moneta di Stato, che lui aveva autorizzato poco prima di morire, e le “banconote Kennedy” vennero ritirate.

Anche l’Italia tentò, negli anni Settanta del XIX secolo, di riappropriarsi della sovranità monetaria emettendo direttamente banconote senza passare per la Banca d’Italia; ne è prova l’emissione delle 500 lire di carta che si affiancarono alle 500 lire d’argento. Anche in questo caso la banconota di Stato ebbe vita breve; cessò infatti subito dopo l’uccisione di Aldo Moro nel 1978.

Con la futura prossima scomparsa della moneta fisica, seppur cartacea, soppiantata dalla moneta virtuale elettronica (voluta in Italia da Monti e Draghi) la nostra dipendenza dal sistema bancario-finanziario sarà totale, come totale sarà il potere delle Banche: “sopra la Banca la Patria campa, sotto la Banca la Patria crepa”.

Non a torto Léon Degrelle chiamava i banchieri “bankster” ed Ezra Pound ha scritto: “i politici sono camerieri al servizio dei banchieri”.


*

APPENDICE

Il “Monte Paschi di Siena” e il potere dell’Alta Finanza

Riporto un adattamento/riassuntivo di due articoli apparsi sul “il Giornale” e su ‘web’, i quali (se le cose che raccontano corrispondono alla realtà) mi sembrano “la prova del nove” di quanto su esposto. Li porgo al lettore perché possa constatare come Finanza, Massoneria, Comunismo, Banche, Giudaismo, Anglo/Americanismo, “Falsa Destra” siano sostanzialmente la stessa cosa sotto aspetti accidentalmente diversi e come i Governi siano diretti dall’Alta Finanza: “i politici sono camerieri al servizio dei banchieri” (Ezra Pound).

PRIMO ARTICOLO

(Stefano Zurlo, Il Giornale, sabato, 2 febbraio 2013)


Pierluigi Bersani nel 2004 chiese ad Antonio Fazio (ex Governatore di Banca d’Italia, rimpiazzato da Mario Draghi) di favorire l’operazione con Unipol e Bnl. L’allora governatore della Banca d’Italia fu interrogato dai magistrati a Milano su Ricucci e Fiorani e disse: “Fassino e Bersani vennero da me per la fusione”.

Il 22 marzo 2006 Antonio Fazio, travolto dalla tempesta dei “furbetti del quartierino”, viene chiamato in procura a Milano dal pm Francesco Greco. E parla di Ricucci, di Fiorani e di Antonveneta, ma poi si concentra su un dettaglio illuminante: «le posso dire – spiega al pubblico ministero Greco – su Banca Nazionale del Lavoro che sono venuti da me Fassino ed altri a chiedere se si poteva fare una grande fusione Unipol-Bnl-Montepaschi. Io li ho ascoltati».

Il dr. Greco non molla: “Quando?”. “I primissimi mesi del 2005 o fine del 2004”. Poi Fazio articola meglio i ricordi: “Erano Fassino e Bersani”.

Ma, sì, l’allora ‘Segretario dei DS’ Piero Fassino, oggi PD e sindaco di Torino, e l’allora ‘Responsabile economico dei DS’ Pier Luigi Bersani, oggi PD e suo Segretario Nazionale, bussarono alla porta del Governatore della Banca d’Italia Antonio Fazio per proporre la creazione di un grande polo bancario in cui sarebbero confluiti Bnl,Unipol e Monte dei Paschi. Non se ne fece nulla, anche perche Fazio rispose con un secco no. Almeno in quella circostanza, salvo poi ammorbidire la sua posizione, il che non impedì che poi fosse fatto fuori lo stesso.

Come documenta persino un insospettabile Franco Bassanini che in un’intervista a Panorama ha alzato il velo dell’ipocrisia, sempre a proposito della tentata scalata della finanza rossa alla Bnl: “D’Alema e Consorte fecero pressing su Monte Paschi di Siena perche si alleasse con Unipol. Chi difese l’autonomia di ‘MPS’, come me ed Amato, venne emarginato”.

SECONDO ARTICOLO


Nel 2008 la banca ebraico/americana Lehman Brothers dichiara fallimento per un debito di 613 miliardi di dollari. La ‘Fed’ ed il governo Usa, guidato da Barak Obama, non applicano il “Chapter 11” per il salvataggio. Il panico invade tutto il mondo finanziario. In Italia le ripercussioni sino ad oggi non sono ancora terminate.

Nell’autunno del 2007 Monte Paschi di Siena (‘MPS’) emette una delibera ufficiale firmata Gabriello Mancini con la quale vengono “ingaggiati gli advisor che dovranno gestire, controllare e riferire l’andamento degli investimenti finanziari e l’intera procedura relativa all’acquisizione della banca Antonveneta”.

Essi firmano l’accordo con tre società: J. P. Morgan, Credit Suisse eBanca Leonardo. Costo delle competenze: 4.980.000.000 di euro.

Scelgono anche il delegato dell’intera operazione: Giovanni Monti, il figlio dell’attuale premier dimissionario Mario Monti, in quanto ‘Direttore responsabile’ del marketing operativo europeo di J. P. Morgan, colosso finanziario statunitense. Il tutto con beneplacito della direzione di PD,PDL, UDC.

Due mesi dopo, un’ulteriore delibera accredita a J. P. Morgan un successivo milione di euro secco extra, di cui non esiste fattura alcuna di riscossione essendo avvenuto su ‘conto estero/estero’. Il presidente di ‘MPS’ è Muccari ed il vicepresidente che deve mettere la firma èFrancesco Caltagirone, suocero di Pier Ferdinando Casini.

Nel 2008 ‘MPS’ eroga 222.000.400 euro (duecentoventidue milioni di euro) come “cifra da devolvere come investimento di beneficenza nel territorio”.

A novembre di quell’anno, lo Stato provvede a fare un prestito voluto da Giulio Tremonti di 2 miliardi di euro al fine (cosi è scritto) “di consentire all’istituto di rispettare i parametri e i dispositivi previsti dagli accordi europei”.

Tale cifra viene investita nel seguente modo: 1 miliardo per acquistare ‘bpt’ italiani, 600 milioni in derivati scelti da J. P. Morgan (cioè Giovanni Monti jr.) e 400 milioni in “beneficenza”, di cui si occupa la Banca Leonardo che chiude una joint venture per “gestire il patrimonio nel territorio” con la Banca Mediolanum di Silvio Berlusconi.

Nel 2010 Giulio Tremonti fa avere alla banca di Siena circa 25 miliardi di euro, con i quali ‘MPS’ fa lo stesso giochetto: acquista circa 15 miliardi di ‘bpt’ e così abbassa lo spread, ne investe 9 in speculazioni azzardate ed un altro miliardo, a pioggia, nel territorio, di cui si sa poco o nulla. Per celebrare la bontà dell’operazione viene chiamato come “consulente e advisor d’aggiunta” l’on. Gianni Letta (PDL ed ex “gran consigliere” di Silvio Berlusconi) a nome di Goldman Sachs (la banca ebraico/americana per la quale lavoravano Mario Monti e Mario Draghi) a fare in modo che venga varata una delibera nei primi mesi del 2011 nella quale si sostiene che “la fondazione per fare cassa e poter dunque sostenere l’onere dell’operazione di acquisizione di banche terze, delibera di cedere il pacchetto delle proprie azioni privilegiate nell’ordine di 370 milioni di euro al nuovo advisor aggiunto Goldman Sachs, nella persona del suo consulente delegato rappresentante on. Gianni Letta”.

E così, si trovano insieme, nel 2011, la famiglia Monti, la famiglia Gianni Letta, cugino di Enrico Letta PD, la federazione del PD sia di Siena città che di Siena provincia, la famiglia Caltagirone imparentata con Pier Ferdinando Casini, con il management direttivo.

Nel solo 2010 Giulio Tremonti fa avere alla banca senese circa 40 miliardi di euro che seguono il solito giro di sempre, creando un vorticoso anello virtuale di grande salute finanziaria delle banche italiane e di tenuta della nostra economia, perché si tratta, in pratica, dello Stato che si compra i titoli da solo fingendo che li stia comprando il mercato. Ma l’economia, prima o poi, vuol sapere i conti reali.

Nel giugno del 2011 cominciano i guai. J. P. Morgan, Goldman Sachs e Credit Suisse si ritirano: “arrivederci e grazie, abbiamo fatto il nostro lavoro”.

A ‘MPS’ si accorgono che dei 32 miliardi complessivi investiti in derivatinon soltanto non hanno guadagnato un bel niente, ma è tutto grasso che cola se riescono a recuperare sul mercato qualche miliardo. Devono quindi coprire il buco. Perché? Semplice: hanno messo in bilancio negli ultimi due anni le cifre dei guadagni sui derivati presentando il tutto come soldi acquisiti mentre, invece, erano virtuali. Quindi i bilanci erano truccati. Non si sa esattamente a quanto ammontino le perdite.

Lo Stato, però, in quel giugno del 2011 non ha davvero più soldi da dare a ‘MPS’, perché solo nel 2010 Giulio Tremonti ha fatto avere complessivamente al sistema bancario italiano 89 miliardi di euro, di cui circa 20 miliardi passati alle fondazioni (vicine alla Lega Nord) di Banca Carige, Banco di Desio e Brianza, Banco di Brescia, Banco Popolare di Valtellina, Banca di Sondrio (per questo la Lega Nord ha voluto Tremonti nella propria lista), che si comportano come ‘MPS’.

Ma a giugno del 2011 sono finiti i soldi. Il management di ‘MPS’ è disperato: non c’è più lo Stato a tirar fuori la grana, come si fa?

Ci penso io, dice Mario Draghi (Governatore della ‘Banca Centrale Europea’, ex Governatore della ‘Banca d’Italia’ e prima ancora ex collaboratore della Banca ‘Goldman Sachs’), “conosco gente in Europa”. E così il 10 giugno del 2011 fa avere subito 350 milioni da 12 banche europee, altri 400 milioni dallo stesso consorzio e successivi 2 miliardi da un pool di altre 19 banche europee, ma ‘MPS’ è ormai un colabrodo, perché i soldi servono soltanto a pagare gli interessi composti sui derivati. Il management, infatti, ha venduto carta straccia a valore 10 ai clienti che si sono assicurati: quella carta, a giugno del 2011, vale solo 2; quindi adesso ‘MPS’ deve pagare anche l’assicurazione. E così entra in campo lo spread.

‘MPS’ si rivolge quindi al mercato, che gli sbatte la porta in faccia, e si trova davanti a tre alternative:

a) fallire;

b) vendere titoli tossici che nessuno vuole;

c) vendere i ‘bpt’ italiani di cui ha almeno 80 miliardi con scadenza a 25 e 10 anni. Sceglie l’opzione ‘C’. Gli viene imposta da tutta la classe politica. E così, l’intera classe politica italiana (con l’aggiunta della famiglia Monti) dà il via all’operazione.

Ma il mercato è implacabile. E quelli di Goldman Sachs e di J. P. Morgan conoscono i conti veri di ‘MPS’ (li hanno gestiti loro) e così spargono la voce che la banca è disperata perché “tecnicamente” è già fallita e consigliano ai clienti di acquistare a peso morto ‘bpt’ italiani, scommettendo sull’innalzamento alle stelle dello spread italiano, puntando all’implosione del sistema economico italiano.

Il bello è che a questo giro perverso partecipa addirittura ‘MPS’, che si lancia nel luglio del 2011 in una gigantesca operazione finanziaria puntando tutto sui debiti delle banche italiane, e le altre banche italiane la seguono. Da qui, finalmente, si è riusciti a conoscere la verità.

La truffa dello spread iniziata nel giugno del 2011 non era una truffa: era reale. E non fu un attacco della speculazione internazionale, bensì un attacco suicida delle banche italiane guidato da ‘MPS’, che, per coprire le proprie perdite, vendeva sul mercato secondario miliardi e miliardi di ‘bpt’ italiani come se fossero carta straccia, diminuendo il nostro potere d’acquisto, aumentando il disavanzo pubblico e rendendosi responsabili, nonché protagonisti, dell’ultima mazzata inferta alla “Repubblica Italiana”.

Possiamo dire che nessuno sapeva? Che i politici e gli amministratori di regione, provincia e comune di Siena non sapevano?

“Come Dovevasi Dimostrare”.

d. Curzio Nitoglia



[1]S. Riolfo Marengo – C. D’Adda (diretta da), Enciclopedia dell’Economia, Milano, Garzanti, 1991. Su questo sito si possono leggere i miei articoli su “L’Usura” e su “Vera Economia & Plutocrazia”. Inoltre cfr. Aristotele, Politica, A, 3, 1253b, 8-14; Id.,Politica A, 3, 1258b 10 ss; Id., Etica, V, 10, 1933a 20; Id., Politica, III, 13, 1257a 35 e San Tommaso d’Aquino, S. Th., II-II, q. 47, aa. 11-12;ivi, q. 50, aa. 1-3; ivi, II-II, q. 77, a. 4; ivi, q. 78, a. 1; Id., Commento all’Etica di Aristotele, lez. 1; Id., Commento alla Politica di Aristotele,lez. 7-8; Id., Commento alla Politica di Aristotele, lib. I, capp. 5-6; Tommaso de Vio detto Cajetanus, De cambiis, cap. 5; B. Meerkerlbach,Summa Theologiae Moralis, II, n. 538; J. MEINVIELLE, tr. it.,Concezione Cattolica della Politica [Buenos Aires, Corsi di Cultura Cattolica, 1932], Lamezia Terme, Edizioni Settecolori, 2011; Id.,Conception Catolica de la Economia, Buenos Aires, Corsi di Cultura Cattolica, 1936.


[2] Cfr. DENIS FAHEY, The Kingship of Christ and Organised Naturalism, Cork, Forum Press, 1943; The Mystical Body of Christ and the Reorganisation of Society, Cork, Forum Press, 1945, tr. fr., Le Corps Mystique du Christ et la reorganization de la société, Saint Rémi, Cadillac, 2011. Di quest’ultimo libro sono particolarmente interessanti, quanto al tema della moneta, il Volume I, Capitolo III, § 3°: ‘San Tommaso d’Aquino e l’Economia’; § 5°: ‘Il ruolo del denaro e della moneta nell’Economia’; § 6°: ‘Tre modi di commerciare con il denaro’; § 7°: ‘L’usura’ (pp. 117-140); Capitolo XII, § 4°: “Il pensiero di Locke sul denaro”; § 5°: “Le leggi economiche diventano leggi puramente fisiche, avulse dalla morale” (pp. 390-400); il Volume II, Capitolo XVIII, § 1°: ‘I princìpi d’Economia in San Tommaso d’Aquino’; § 2°: ‘l’arte Finanziaria o Affaristica delle Banche’; § 3°: ‘l’oro come misura di valore e l’economia nazionale’; Capitoli XIX e XX: ‘I princìpi economici di San Tommaso e la funzione della misura di valore aurea’ (pp. 278-381); Capitolo XXI: ‘I princìpi politici di San Tommaso e la Rivoluzione monetaria’ (pp. 382-447).


[3] Carlo D’Adda, voce “Moneta. Valore legale e valore intrinseco”, inEnciclopedia dell’Economia, Milano, Garzanti, 1991, p. 732; Sergio Ricossa, Dizionario di Economia, Torino, Utet, II ed., 1988, voce “Moneta”, pp. 307-317; voce “Monetarismo”, pp. 317-321; voce “Macroeconomia”, pp. 273-276; voce “Finanza”, pp. 193-198; voce “Liquidità”, p. 271; voce “Interesse”, pp. 241-245; voce “Inflazione”, pp. 233-240; voce “Politica monetaria”, pp. 43-47 .


[4] R. Spiazzi, Enciclopedia del Pensiero Sociale Cristiano, Bologna, Edizioni Studio Domenicano, 1992, v. Parte II, Sezione IV, cap. II: “Il problema economico-sociale”, pp. 498-500; Parte III, Sezione III, cap. II: “Sul problema economico-sociale”, pp. 676-694; Sezione IV, cap. I: “I primi interventi dei Papi in campo economico-sociale”, pp. 709-712; Parte IV, Sezione I, cap. I: “L’elaborazione di un pensiero sociale-economico dì ispirazione cristiana”, pp. 795-801 .


[5] Lo Stato è una Nazione provvista di un Governo. Per esempio l’Italia prima del 1870 era una Nazione, ma sotto molteplici Stati o Governi. Mentre la Svizzera è tuttora una Nazione, ma divisa in più Cantoni, Stati o Governi.


[6] Già nell’antica Roma si coniava moneta su metallo più o meno prezioso. Infatti si legge nei Vangeli che quando i Farisei e i Sadducei andarono da Gesù per farlo cadere in un tranello e gli chiesero se fosse lecito o no pagare le tasse a Cesare, ossia a Roma antica (30 d. C.), Gesù rispose loro: «datemi una moneta. Di chi è l’effige coniata su di essa? Essi risposero: “di Cesare”. E Gesù concluse: “allora date a Cesare quel che appartiene a Cesare (le tasse) e a Dio quel che spetta a Dio (l’adorazione)”» (Mt., XXII, 17).


[7] Cfr. R. Spiazzi, Lineamenti di Etica Economica, Bologna, Edizioni Studio Domenicano, 1989; Id., Lineamenti di Etica della Famiglia,Bologna, ESD, 1990, v. capitolo: L’Economia a servizio della famiglia, pp. 164-170.


[8] Cfr. Denis Fahey, The Mystical Body of Christ and the Reorganisation of Society, Cork, Forum Press, 1945, tr. fr., Le Corps Mystique du Christ et la reorganization de la société, Saint Rémi, Cadillac, 2011, vol. II, V parte, capitolo XVII, § 1°: “La Rivoluzione inglese del 1688 e la Banca d’Inghilterra”; § 3°: “La Banca d’Inghilterra, Locke e la Massoneria; § 4°: “Locke e Burnet”; § 5°: “La Loggia della Banca d’Inghilterra” (pp. 185-197).

[9] Il generale romano Marco Furio Camillo (nel 390 a. C.) cacciò da Roma i Galli di Brenno, che volevano essere pagati a peso d’oro per lasciare l’Urbe nella quale erano penetrati. Il valoroso condottiero romano apostrofò il barbaro dicendo: “la guerra si fa col ferro e non con l’oro” e lo ricacciò al di là delle Alpi con la spada e senza l’oro. L’ultima guerra mondiale, invece, è stata definita “la guerra dell’Oro contro il Sangue”, poiché oramai il peso dell’oro era diventato superiore a quello del ferro. La spada non fu sufficiente a difendere “il solco tracciato dall’aratro”.

lunedì 12 novembre 2012

NON TUTTA "LA CHIESA" E' A FAVORE DI MONTI E DEL SUO GOVERNO....



L’Economia e il focolare domestico

Economia significa “governo della famiglia o del focolare domestico” (dal greco “òikos,casa” e “némein, governare”). La famiglia – secondo Aristotele (Polit., A, 3, 1253b, 8-14) e San Tommaso (S. Th., II-II, q. 47, aa. 11-12; ivi, q. 50, aa. 1-3) - è la cellula che forma lo Stato, il quale è un insieme di più famiglie.

L’Economia innanzitutto è la virtù del buon ordinamento familiare; quindi essa si occupa delle relazioni tra i membri di una famiglia o della convivenza nell’ambito del focolare domestico, cioè tra moglie e marito, genitori e figli, padroni e servitù (la pace e l’armonia interna alla famiglia).

In secondo luogo l’Economia si occupa di tutto ciò che può essere posseduto e governato dalla famiglia, ossia delle relazioni, che derivano dalle condizioni di sussistenza della famiglia, cioè le relazioni tra le persone in ciò che concerne i loro bisogni di beni esterni o ricchezze reali (benessere comune temporale familiare).

La ricchezza o il benessere materiale ha rapporto con la prudenza economica non come Fine ultimo, ma come causa strumentale, in ordine al raggiungimento del Fine ultimo, ossia la ricchezza è un mezzo di cui la famiglia si serve per vivere virtuosamente e unirsi a Dio (S. Th., II-II, q. 50, a. 3, ad 1; ivi, q. 47, a. 12). Sempre per l’Angelico è del tutto lecito avere una ordinata sollecitudine per procurare il necessario per sé e per la propria famiglia ed anche in previsione delle necessità future (S. Th., II-II, q. 55, a. 6, ad 2; ivi, a. 7). Solo la preoccupazione disordinata dei beni materiali è riprovevole poiché antepone i beni terreni a quelli ultraterreni.

L’Economia classica studia prima la famiglia in sé considerata e poi il benessere comune materiale di essa (cfr. S. Th., II-II, q. 47, a. 11; ivi, q. 50, a. 3; Commento all’Etica di Aristotele, lez. 1). Il suo rovesciamento è l’Affaristica moderna, che è l’arte di arricchirsi come Fine ultimo dell’uomo e delle famiglie. Se alla sana Economia familiare segue l’ordine sociale o la Politica tradizionale, che si fonda sul Diritto naturale, all’Affaristica segue la Plutocrazia, che è il governo della Finanza su questo mondo in vista dei beni di questo mondo et non plus ultra.LEGGI TUTTO

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I banchieri ed i finanzieri sono i soggetti e non i dirigenti dello Stato. Oggi (specialmente in Italia) assistiamo al ribaltamento completo dell’ordine che dovrebbe regnare tra Economia, Politica ed Affaristica. Infatti sono i banchieri ed i finanzieri apolidi (Mario Monti e Mario Draghi) che governano apertamente, mentre sino a ieri lo facevano almeno con un po’ di pudore indirettamente o da dietro le quinte; la “dietrologia” è oramai sorpassata, si gioca a carte scoperte. Essi governano non per il bene comune della Società e delle famiglie che la compongono, ma per ammassare ricchezze illimitate nelle mani dei plutocrati apolidi impoverendo gli individui, le famiglie (specialmente i/le più deboli) e dissolvendo lo Stato e la Patria a favore della Banca e dell’alta Finanza mondiale. “Sopra la Banca la Patria campa, sotto la Banca la Patria crepa!”.
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Nella concezione affaristica moderna è il sigillo del Governo o peggio della Banca che rende un pezzo di metallo o di carta accettabile come moneta o mezzo di scambio di beni naturali o reali, come misura non più stabile del valore dei beni di natura. Si pensi alla costante svalutazione prima della lira e poi dell’euro, privi di una riserva di ricchezza aurea reale pari al valore cartaceo o simbolico. Non è più la materia di cui è fatta la moneta a conferirle valore di scambio, ma il sigillo o il timbro del Governo, che dipende dall’arbitrio dei Governatori, il quale è assai variabile e molto poco stabile. Il Governo o la Banca può quindi “creare” ricchezza rappresentativa, simbolica o artificiale dal poco mediante un suo semplice attestato al quale non corrisponde una ricchezza reale.

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Lo Stato deve vigilare affinché la Finanziaria non si impadronisca del controllo del Governo. Infatti la moneta, come misura stabile del valore dei beni di natura, è uno strumento al servizio della famiglia e dalla polis e non è la padrona di esse. Se lo Stato non riesce ad obbligare la Finanziaria a praticare ed osservare la giustizia sociale, che ha per oggetto il bene comune e non l’arricchimento del finanziere, la Nazione ne soffrirà grandemente divenendo la schiava della Finanziaria e non garantendo più il benessere comune sociale. L’instabilità della moneta, la precarietà del lavoro, la disoccupazione costante, la svalutazione crescente sono le conseguenze ultime della Crematistica che ha sovvertito la sana Economia. Da questo disordine finanziario alla Rivoluzione sociale il passo è breve.
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La sana Economia aiuta la stabilità della Società civile

Dove regna l’ordine e l’unione tra gli uomini (Monastica) e le famiglie (Economia), regna la stabilità anche nella vita sociale (Politica).

La proprietà privata è un mezzo assai utile per il buon andamento della vita economica e sociale del Paese. Essa aiuta l’uomo ad usare dei beni materiali in maniera ordinata al benessere comune familiare e sociale.

Leone XIII nell’Enciclica Rerum novarum del 1891 spiega che la proprietà privata non solo deve essere garantita, ma moltiplicata affinché il maggior numero possibile degli uomini possa avere una piccola proprietà ed un’abitazione propria. Il Papa spiega che lo Stato non deve tassare eccessivamente, specialmente la piccola proprietà privata. Ciò porterebbe alla chiusura specialmente delle piccole imprese private e priverebbe i più deboli della protezione di una piccola proprietà e di una casa propria per renderli schiavi degli speculatori e dei finanzieri senza scrupoli. Il governo Monti-Draghi-Napolitano è la fotografia di questo stato anormale di cose, in cui si tartassa la classe media e minima e non si fa pagare l’Ici alle Banche poiché sarebbero enti di beneficienza.LEGGI TUTTO

mercoledì 12 settembre 2012

DON CURZIO NITOGLIA CI CHIARISCE LE IDEE SULLA SIRIA E SULLA GUERRA


*LA SIRIA DEGLI ASSAD E GLI ALAWITI
Introduzione:
●Abbiamo già parlato di Waabiti e Salafiti su questo stesso sito, ma per capire ancor meglio ciò che succede oggi a Damasco occorre studiare la questione degli Alawiti, diffusi in Siria e che ultimamente si sono convertiti all’Islam sunnita.
● Gli Alawiti sono radicalmente opposti ai Waabiti o Sauditi, mentre sono molto più vicini ai Salafiti. Il Salafismo va inteso come “Riformismo, Liberalismo o Modernismo islamico” aperto al pensiero europeo. Il Movimento salafita è anti-occidentale più che anti-europeoe se può sembrare apparentemente tradizionalista, in realtà è un Movimento di modernizzazione dell’Islam.
Il Wahabismo, o Movimento “fondamentalista“, è marcatamente caratterizzato dal fondamentalismo moralistico farisaico, specialmente esteriormente affettato ma non sempre vissuto, impegnato contro i malesseri sociali e i “vizi” importati dal moderno Salafismo non ostile alla cultura europea classica (alcolismo e prostituzione), dalla condanna radicale dello scimmiottamento dell’Occidente e del suo femminismo decadente, dall’ostracismo totale nei confronti delle Missioni cristiane e delle loro attività di proselitismo. È questa la ragione per cui il Regno della Famiglia Saud, costituzionalmente legittimato dalla sua missione spirituale tipicamente “farisaica” negli affari interni e prodigiosamente arricchito dal petrolio, giuoca un ruolo molto importante nella politica Medio Orientale, alleato, alla maniera degli antichi “Sadducei”, con gli Usa negli affari esteri.
●In base a ciò la Monarchia saudita si è sempre sentita legittimata a proporre un Regime di tipo tradizionale, teocratico e fondamentalista quanto ad assetti politici interni e a costumi (rigida separazione dei sessi). Tuttavia la Famiglia reale saudita, in politica estera, ha mantenuto peraltro un costante orientamento filo-occidentale. Per questo è tacciata di rigorismo morale ‘farisaico’ interno e di doppiezza politica ‘machiavellica’ esterna: si rigetta all’interno del Paese ed esteriormente ogni costume non-musulmano, ma si è alleati in politica estera con l’Occidente americanista teoconservatore (più che con la “Vecchia Europa”), il quale è il maggior esportatore dei costumi corrotti[1], che il Wahabismo dice di voler combattere all’interno, mentre in realtà si serve e vive di essi, anche economicamente e militarmente, in politica estera.
●Gli Alauiti, o Alawiti (arabo ʿAlawiyya) sono un gruppo religioso mediorientale diffuso principalmente in Siria. Alauita è Bashār al-Asad, presidente siriano, così, come prima di lui, suo padre Hafiz al-Asad († 2000). Gli alauiti si fanno chiamare ʿAlawī. Il termine ʿAlawī serve per mostrare la loro reverenza ad ʿAlī, cugino e genero del profeta Maometto.
Storia dell’Alawismo
●L’origine degli alauiti è oggetto di discussione. Secondo alcune fonti essi erano in origine dei Nusayri, una setta che spezzò i legami con gli sciiti duodecimani nel IX secolo. Oggi gli alauiti, pur essendo appena il 20% dell’intera popolazione siriana, costituiscono una minoranza religiosa assai potente dal punto di vista politico.
●Gli alauiti vennero fondati nel X secolo, durante la dinastia hamdanide di Aleppo, ma vennero scacciati quando la dinastia cadde nel 1004. Nel 1097 i Crociati inizialmente li attaccarono, ma in seguito si allearono con loro contro gli ismailiti. Nel 1120 gli alauiti vennero sconfitti dagli ismailiti e dai Curdi, ma tre anni dopo combatterono con successo questi ultimi. Nel 1297 ismailiti e alauiti cercarono di negoziare una fusione, senza però giungere a niente.
Gli alauiti vennero perseguitati attivamente durante il dominio mamelucco, dal 1260 in avanti. Quando l’Impero Ottomano prese il controllo della Siria nel 1516, si dice che i Turchi uccisero oltre 900.000 alauiti. In seguito, gli alauiti vennero trattati come reietti e l’Impero Ottomano inviò dei Turchi a colonizzare le loro terre. Apparentemente alcuni dei Turchi si convertirono e divennero alauiti. Dopo che gli alauiti attaccarono il villaggio ismailita di Masyaf, nel 1832, il Pascià di Damasco inviò delle truppe contro di loro.
Siria e Alawismo
●Dopo la caduta dell’Impero Ottomano (1917), Siria e Libano vennero poste sotto mandato francese. I Francesi diedero autonomia agli alauiti e ad altri gruppi di minoranza ed accettarono gli alauiti nelle loro truppe coloniali. Durante il mandato, molti capi tribù alauiti sposarono il concetto di una nazione alauita separata e cercarono di convertire la loro autonomia in indipendenza.
Nel 1939 una parte della Siria nord-occidentale, il sangiaccato di Alessandretta, l’odierna Hatay, che conteneva un gran numero di alauiti, venne ceduto alla Turchia dai Francesi, facendo infuriare la comunità alauita e i Siriani in generale. ZAKĪ AL-ARSŪZĪ – il giovane capo alauita di Antiochia, a Iskandariyya (in seguito chiamata Hatay dai Turchi), che guidò la resistenza all’annessione della sua provincia da parte dei Turchi – divenne in seguito un fondatore del Partito Baʿth assieme a MICHEL AFLAQ. Dopo la seconda guerra mondiale, quando le province alauite vennero unite con la Siria, i seguaci alauiti di Sulaymān al-Murshid cercarono di resistere all’integrazione. Egli venne catturato ed impiccato dal governo siriano, di recente indipendenza, a Damasco nel 1946.
●La Siria divenne indipendente il 16 aprile 1946. A seguito della guerra arabo-israeliana del 1948 per il controllo della Palestina, la Siria passò attraverso una serie di colpi di stato militari nel 1949, l’ascesa del Partito Baʿth, e l’unificazione della nazione con l’Egitto nella Repubblica Araba Unita nel 1958. La ‘RAU’ durò per tre anni e si dissolse nel 1961, quando un comitato militare segreto, che includeva diversi ufficiali alauiti insoddisfatti, tra cui Ḥāfiẓ al-Asad e Ṣalāḥ Jadīd, aiutò il Partito Baʿth a prendere il potere nel 1963. Nel 1966, gli ufficiali dell’esercito di orientamento alauita si ribellarono ed espulsero il vecchio Baʿth che aveva guardato a Michel ʿAflaq e Ṣalāḥ al-Dīn al-Bītār per la sua leadership. Questi promossero ZAKĪ AL-ARSŪZĪ come il “Socrate” del loro ricostituito Partito Baʿth.
Gli Assad e l’Alawismo-baathista
Nel 1970, l’allora colonnello dell’Aeronautica Militare Ḥāfiẓ al-Asad prese il potere ed incitò un “movimento correzionista” nel Partito Baʿth. Nel 1971 al-Asad divenne presidente della Siria. Lo status degli alauiti venne migliorato significativamente e nel 1974 l’Imam Musa al-Sadr, capo degli sciiti duodecimani del Libano, proclamò l’accettazione degli alauiti come veri musulmaniFino a quel momento le autorità musulmane – sia sunnite sia sciite – si erano rifiutate di riconoscerli come veri musulmani e, di fatto, la massima parte del mondo sunnita e sciita rifiuta ancor oggi di riconoscere come musulmani gli alauiti. Gli Asad sono stati vigili nel promuovere la tolleranza religiosa.
●La maggioranza sunnita dei siriani non apprezzò il potere alauita e i Fratelli Musulmani cercarono di assassinare al-Asad il 25 giugno 1980 prendendo a pretesto l’eliminazione dalla Costituzione dell’articolo secondo il quale l’Islam era la “religione di Stato” e che il Presidente della Repubblica doveva essere musulmano. Asad rispose inviando nel 1982 le sue truppe migliori, al comando di suo fratello Rifāʿa, contro la roccaforte sunnita di Ḥamā.L’esercito siriano eliminò i simpatizzanti dei Fratelli Musulmani nel “massacro di Ḥamā”, durante il quale tra le 20000 e le 30000 persone vennero uccise. Dalla rivolta di Ḥamā, con la conseguente repressione, la Siria non ha più manifestato forme violente di opposizione al regime.
●Dopo la morte di Ḥāfiẓ al-Asad nel 2000, il figlio Bashār al-Asad ha mantenuto le linee guida del regime di suo padre. Anche se gli Alauiti dominano all’interno dei vertici militarie dei servizi segreti, il governo civile e l’economia nazionale sono ampiamente guidate dai Sunniti. Il regime di Asad è attento a permettere a tutte le sette religiose di condividere il potere e l’influenza nel governo.
Religione: Sciiti, Sunniti e Alawiti
●Teologicamente, gli alauiti odierni sostengono di essere sciiti duodecimani, ma tradizionalmente sono stati indicati come “estremisti” (ghulāt) e al di fuori dell’Islam dalla corrente principale dei musulmani, a causa della loro deificazione di ʿAlī b. Abī Ṭālib. La religione alauita ha molte similitudini con l’Ismailismo e un certo cristianesimo eterodosso.Come gli sciiti ismailiti, gli alauiti credono in un sistema di incarnazione divina, così come ad una lettura esoterica del Corano. Contrariamente agli ismailiti, gli alauiti considerano ‘Alī come incarnazione della divinità della triade divina. Come tale, ʿAlī è il Significato“;Maometto, che ʿAlī creò con la sua luce, è il Nome“; e Salmān al-Fārisī il Cancello“.
La religione alauita è segreta e gli alauiti non accettano convertiti, né la pubblicazione dei loro testi sacri. La gran parte degli alauiti conosce ben poco dei contenuti dei suoi testi sacri o della sua teologia, che è custodita gelosamente da una ristretta cerchia di iniziati maschi. All’età di 15 o 16 anni tutti gli uomini alauiti ricevono poche ore di corso di iniziazione ma da quel momento sta a loro decidere se vogliono diventare studenti di religione, associarsi ad uno Shaykh e cominciare il lungo processo di iniziazione e il corso di studi della religione.
●La religione alauita sembra basarsi sullo gnosticismo e sul neoplatonismo. Secondo la fede alauita, tutte le persone erano in origine delle stelle nel mondo della luce, ma caddero dal firmamento a causa della disobbedienza. Il mondo materiale è un luogo pieno di pericoli, nemici e impurità. Il male essenziale di questa esistenza presente può essere evitato con l’aiuto del divino creatore. Ogni alauita ha nella sua anima una parte della luce del divino creatore, cui si può accedere e che porta alla retta via e alla salvezza. I fedeli alauiti credono che si dovranno trasformare o rinascere sette volte prima di tornare ad avere un posto tra le stelle, dove Alì è il principe. Se meritevoli di biasimo, essi rinascono talvolta come cristiani o giudei, tra i quali rimarranno fino a quando l’espiazione sarà completa. Gli infedeli rinascono come animali.
●A causa della natura altamente sincretistica della religione, gli studiosi hanno sostenuto che l’alauismo è correlato al Cristianesimo gnosticheggiante e neoplatonizzante perché gli alauiti hanno una Trinitàbevono vino come possibile forma di comunione e riconoscono il Natale. Diverse fonti sostengono che i loro riti comprendono resti dei rituali sacrificali fenici.
●Anche se gli alauiti riconoscono i cinque pilastri dell’Islam, essi li considerano doveri simbolici e pochi li seguono, motivo questo perché la massima parte dei musulmani(sunniti e sciiti)considerino eretici gli alauitiGli sforzi di Hafiz al-Asad nel portare il suo popolo nella corrente principale dell’Islam compresero la costruzione di moschee nelle principali città alauite. Dei chierici riformatori hanno incoraggiato i seguaci alauiti a pregare regolarmente e a seguire i principi base dell’Islam. Bashār ha seguito il padre nello spingere la sua comunità a disfarsi della teologia e dei rituali intolleranti.
●L’insistenza sul conformismo ha portato a ricche ricompense politiche – gli alauiti godono di tutti i diritti dei musulmani in Siria e possono reggere l’incarico di Presidente della Repubblica, che deve essere ricoperto da un musulmano secondo la costituzione. Cionondimeno, gli alauiti hanno pagato un duro prezzo per il successo politico, negando la loro distintiva tradizione religiosa. In essenza, hanno rinunciato alla loro religione, o più precisamente, si sono convertiti all’Islam sunnita, per una partecipazione al potere politico e in ottemperanza al principio dell’uguaglianza all’interno della nazione.
●Tutte queste cose sono la prova per i sunniti che gli alauiti cercano tenacemente di essere parte dell’Islam e di essere esattamente come loro. Oggi gran parte degli alauiti conosce solo i principi dell’Islam sunnita perché vengono loro insegnati nelle lezioni obbligatorie di religione durante la scuola dell’obbligo. I testi scolastici siriani non fanno menzione della parola “alauita” né fanno riferimento alla diversità di credo e di pratica religiosa islamica. L’introduzione del sistema scolastico statale nella regione alauita, durante gli ultimi 50 anni, ha trasformato l’identità religiosa degli alauiti. Anche se sanno di essere differenti dai sunniti, non sanno esattamente in che modo lo sono.
Gli Asad si impegnano molto per assicurarsi che le differenti tribù siano rappresentate equamente nei posti di vertice dell’esercito, allo stesso modo in cui cercano di spartire gli incarichi governativi tra i vari gruppi etnici e religiosi della Siria.
Conclusione
Come si vede la Siria odierna è marcata profondamente dall’Alawismo, dal Baathismo riformato, dalla rivalità con il Waabismo saudita e con la Turchia. Essa ha cercato un’integrazione con i Sunniti e in un primo tempo anche gli Sciiti hanno concordato con l’Alawismo.
In secondo luogo anche gli Assad hanno costruito la Siria sulle basi dell’Alawismo, del Baathismo riformato e dell’integrazione soprattutto con i Sunniti ed anche con gli Sciiti. Il Cristianesimo è molto ben tollerato dal sistema neo-alawita siriano e dagli Assad.
Non è difficile capire perché (oltre il gas che si trova in Siria e l’alleanza tra quest’ultima con l’Iran) la Siria sia l’oggetto delle attenzioni degli Usa e d’Israele. Un sistema politico sociale ben funzionante che elimini la povertà nel Paese, inoltre nazionalmente e patriotticamente forte, unito ad un’economia fiorente e senza debito pubblico, ad una integrazione tra islam e cristianesimo, un governo “autoritario” (nel senso sano del termine) che rifiuta l’illuminismo e la decadenza rivoluzionaria dell’occidente, dà fastidio ai succhiatori di sangue che vogliono, come gli usurai, spingere le Nazioni prospere ad indebitarsi, a cadere nel caos della Sovversione rivoluzionaria e a diventare, così, loro schiave.
●Come andrà a finire questa ennesima “guerra dell’oro contro il sangue”? Dio solo lo sa, ma la Siria non è la Libia, essa è ben armata in sé ed in più è difesa dall’Iran, dagli Hezbollah, dalla Russia e dalla Cina.  Aspettiamo gli eventi, che non tarderanno a venire.
d. Curzio Nitoglia
22 agosto 2012
[1] Si veda, per esempio, la  condanna inflitta da Vladìmir Putin, per oltraggio alla religione, ad un anno e sei mesi di lavori forzati ad alcune cantanti rock, che in Russia avevano inneggiato dentro una chiesa canzoni blasfeme ed oscene. Ebbene gli Usa, l’Italia, la Francia, la Spagna e l’Inghilterra hanno condannato Putin e difeso le rockettare. Questa è la prova provata (“contra factum non valet argumentum”) di come l’occidente americanista, dopo aver corrotto la vecchia Europa, si volga a sovvertire le forze che – malgrado tutti i loro difetti – si oppongono ancora ai frutti avvelenati dell’Illuminismo liberale, libertario e libertino come la Russia di Putin, (che non è quella di Lenin-Stalin-Eltsin) ed una parte del Medio Oriente, il quale evita il fariseismo integralista dei Waabiti sauditi e cerca di portare avanti una politica sociale e nazionale forte, unita ad una ricerca di convivenza negli affari temporali tra cristianesimo e islam (alawita e salafita), come avviene in Siria, tramite il Partito Baath e come avveniva in Iraq, in Libia, ed in Tunisia.