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venerdì 27 febbraio 2015

PADRE GHEDDO CI RACCONTA GHEDDAFI E LA LIBIA


di Padre Piero Gheddo
tratto da http://gheddo.missionline.org/

Mentre la Libia sprofonda nel caos e abbiamo l’Isis a 350 Km. di mare, è istruttivo ricordare brevemente i 42 anni della dittatura di Gheddafi, crollata nel 2011 per i bombardamenti dei popoli cristiani contro le forze armate nazionali, gettando il paese nell’instabilità e nel caos. In Italia e in Europa è comune l’opinione che l’islam e i musulmani sono i nemici dell’Occidente, come nel mondo islamico molti pensano che il cristianesimo e i cristiani sono nemici dell’islam. Noi cristiani non capiamo l’islam e viceversa, perché noi viviamo nel 2000 dopo Cristo e loro nel 1400 dopo Maometto, il nostro profeta è Gesù Cristo col suo Vangelo, il loro è Maometto col suo Corano. C’è un abisso religioso, storico e culturale fra popoli cristiani e popoli musulmani. Papa Francesco, parlando al Pisai nel gennaio scorso, ha detto che per incontrare l’islam senza terrorismi e scontri, la guerra non serve, anzi peggiora le situazioni. Occorre il “dialogo della vita” (in Italia abbiamo due milioni di musulmani), cioè da parte nostra l’accoglienza, il dialogo, la comprensione dell’altro. la solidarìetà fraterna. I bombardamenti occidentali della Libia nel 2011 sono stati l’opposto e la storia ha purtroppo dimostrato il tragico disastro che hanno causato..

mercoledì 17 aprile 2013

PERCHE' E' CROLLATO L'ORO? QUESTO E' UN ARTICOLO DA NON PERDERE ASSOLUTAMENTE


DI TYLER DURDEN  zerohedge.com
Traduzione e adattamento per www.ComeDonChisciotte.org 
a cura di BOSQUE PRIMARIO

La rapidità di caduta dell'oro è tanto impressionante quanto disordinata. Ci sono stati altri due casi simili in si è verificata una vendita frettolosa e disordinata negli ultimi cinque anni. 
Nel luglio 2008, l'oro scese rapidamente del 21% - anticipando apparentemente la debacle di Lehman e il crollo del sistema bancario occidentale. Nel mese di settembre 2011, l'oro scese di nuovo del 20% in poco tempo – perché si scoprirono tutti i rischi dell'Europa, le riserve si ridussero notevolmente e fu necessario un intervento coordinato di tutte le banche centrali del mondo di una portata tale, che non si era mai vista prima. 
Quindi osservando il calo quasi-record dell’oro in questi ultimi giorni, ci chiediamo che cosa deve succedere? 

C'è una volatilità estrema dell’ oro e questo è sempre un grave problema per tutti. 

Da un lato ci sono, ovviamente, i venditori sul mercato dell'oro, dall’altro c’è un drammatico calo della domanda da parte di chi cerca di proteggere quello che già possiede (ricordo che deve esserci un compratore per ogni venditore). Il prezzo dell’oro a breve termine (volatilità implicita) è schizzato, a 18 mesi, ad un massimo di oltre il 29%, ma questo è un rimbalzo creato dalla domanda per proteggere la struttura a termine della volatilità. La differenza tra la volatilità a un mese e quella ad un anno è quasi 10 volte - il più alto livello di inversione (rischio a breve termine superiore a quello a lungo termine) dalla crisi di Lehman. Sembra che il mercato abbia una estrema paura di una nuova volatilità nel breve termine, ma si preoccupa meno per quella a più lungo termine. LEGGI TUTTO

APPROFONDISCI:
Perché l’oro è crollato? E prima di Boston?
MAURIZIO BLONDET
Esiste una relazione fra la speculazione al ribasso sull’oro e il mega-attentato di Boston, come fu per l'11 settembre con le linee aeree coinvolte nel disastro? Due bombe finanziarie fatte scoppiare una dietro l’altra. Le bombe di Boston seguiranno la stessa procedura. In un caso e nell’altro, lo scopo è scatenare il panico LEGGI TUTTO

lunedì 22 ottobre 2012

PERCHE' ANCHE IL LIBANO ?


Nell'attentato di ieri ad Ashrafieh è stato ucciso il gen. Wissam al-Hasan, capo dell'intelligence. Aveva sgominato cellule di spionaggio e terroriste siriane, israeliane e salafite. Manifestazioni di protesta in molte città del Libano. Politici e popolazione accusano Assad. L'inviato Onu tenta una tregua prima della fine del mese. Il cordoglio di tutto il mondo, anche del Vaticano. L'appello del patriarca Rai all'unità e alla coesistenza.


di Paul Dakiki

Beirut (AsiaNews) - I servizi di sicurezza del Libano sono aperti a tutte le ipotesi, comprese la pista siriana o israeliana, sui responsabili dell'attacco terrorista che ieri ha distrutto una parte del quartiere di Ashrafieh e ucciso otto persone, fra cui anche il capo dell'intelligence nelle forze di sicurezza, gen. Wissam al-Hasan.

Parlando oggi al giornale As-Safir, il capo delle forze di sicurezza, Ashraf Rifi, ha detto che "tutte le opzioni sono aperte, ma stiamo cercando delle prove tangibili". Egli ha ammesso che l'assassinio di al-Hasan può essere legato all'arresto dell'ex ministro Michel Samaha, in stretti legami con Damasco, ma ha anche fatto notare che l'atto terrorista può essere una risposta allo svelamento della rete di spionaggio israeliano presente in Libano, o alla caccia di cellule terroriste nel Paese.

Wissam al-Hasan (v. foto) è la vittima più in vista delle otto persone uccise in seguito a una potente esplosione (60-70kg di esplosivo) in una via adiacente alla piazza Sassine, che ha fatto 78 feriti e danni ingenti agli edifici.

Al-Hasan era ritornato in Libano il giorno prima e nessuno sapeva del suo arrivo. I suoi spostamenti erano sempre preceduti da comunicazioni di depistaggio. Brillante analista, e giovane (47 anni), al-Hasan doveva succedere a Rifi nel 2013. Sapendo di essere nel mirino, prendeva tutte le precauzioni. Per prudenza, sua moglie e i suoi due figli erano stati trasferiti a Parigi.

Il generale aveva al suo attivo lo smantellamento di cellule di spionaggio e terrorismo pro-israeliano, pro-siriano e salafite.

Ieri sera, il druso Walid Joumblatt e il sunnita Saad Hariri hanno subito puntato il dito contro la Siria, come mandante dell'attentato. La popolazione sunnita ha lanciato subito manifestazioni di protesta in diverse città del Libano: Beirut, Saida, la Bekaa, Tripoli, Kamed el-Loz, Biré.LEGGI TUTTO


mercoledì 12 settembre 2012

NON E' STATO SOLO IL FILM BLASFEMO A SCATENARE LA VIOLENZA IN LIBIA

mercoledì 12 settembre 2012
Epilogo della manifestazione furibonda che si è scatenata a Bengasi, in Liba, per protestare contro un film ritenuto blasfemo su Maometto, è stata la morte dell’ambasciatore americano e di tre funzionari dell’ambasciata. Chris Stevens ha così perso la vita, morendo asfissiato per il fuoco che si è propagato nell’edificio delle rappresentanza diplomatica in seguito, pare, al lancio di alcuni razzi. Sono ancora da chiarire, in ogni caso, la circostanze in cui si è sviluppata la vicenda. Sembra che la protesta non sia stata il vero motivo, non l’unico, almeno, per colpire l’ambasciata. Non a caso, dai siti di Al Qaeda si è levata la rivendicazione dell’assalto. Si tratterebbe di una reazione della milizia Ansar Al-Sharia alla conferma della morte di Abu al-Libi, numero due della rete terroristica. Gabriele Iacovino, responsabile Cesi (Centro Studi Internazionali) del desk Nord Africa e Medio Oriente, ci spiega come stanno le cose. 

Secondo lei, qual è stata la dinamica esatta dell’attentato? 

Non parlerei, anzitutto, di un attentato, quanto di un attacco vero e proprio ad un edificio di rappresentanza americana. Ci sono state delle manifestazioni popolari, certo, ma su di esse si è innestata una vera e propria azione militare preorganizzata.
Da parte di chi? 
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