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giovedì 1 agosto 2013

IL GIORNO IN CUI E' PASSATA LA LEGGE SULLA VIVISEZIONE, SICURAMENTE NECESSARIA, A QUANDO I PROVVEDIMENTI PER LE PERSONE?

“difendere” la dignità di ogni cittadino e non solo quello della estrema difesa del mondo animale 
entrambi hanno diritto alla vita
Cucciolo di maltese
Cucciolo d'Uomo prima della nascita

















Signor Presidente del Consiglio dei Ministri ,

la Sua alta carica di responsabilità della res pubblica ci induce a rivolgerci a Lei, perché infonda speranza, sentimenti di fiducia, rinnovo di certezza solidale delle Istituzioni in sintonia con le attese di tutti gli italiani, specie della povera gente che è frastornata ed avvilita da ogni vicenda che avviene giornalmente nella nostra bella Italia.

Se lo continua a chiedere in maniera assidua ( fino a quando ?) il popolo onesto !

Noi padri di famiglia e cittadini comuni, ci attendiamo dallo Stato che Lei conosce meglio di noi nei suoi gangli vitali che ci aiuti a difendere la vita nascente, come dalla soglia di San Pietro i Pontefici esortano la comunità internazionale in difesa della vita  dal concepimento al declino” ribadita da Papa Francesco, quel grande difensore dei poveri e conquistatore dei cuori.

C’è bisogno di una Italia viva ed attenta, ma anche di quella che propone iniziative che sappiano articolare lo sviluppo dei grandi valori umani senza cadere nella trappola delle tentazioni, dell’individualismo egoistico, di un crescente relativismo, di un “menefreghismo” ributtante e riluttante, per “difendere” la dignità di ogni cittadino e non solo quello della estrema difesa del mondo animale !

mercoledì 8 maggio 2013

MA CI RENDIAMO CONTO ???? MA COSA SIAMO DIVENTATI????


di Lorenzo Schoepflin 07-05-2013
Aborto

Il 27 aprile di 45 anni fa, dopo il via libera parlamentare dell’ottobre precedente, entrava in vigore la legge che dal 1968 regola il ricorso all’aborto nel Regno Unito. Il bilancio ufficiale delle interruzioni volontarie di gravidanza oltremanica assume oggi dimensioni ben più catastrofiche di un bollettino di guerra: a tutto il 2011, ultimo anno di cui si conoscono i numeri complessivi, oltre 7 milioni e 600mila bambini sono stati eliminati nel grembo materno.

Negli ultimi dieci anni, la cifra annuale oscilla costantemente attorno ai 200mila aborti, il che significa più di un aborto ogni tre minuti. Di questi, con riferimento all’anno 2011, più della metà sono stati effettuati su ragazze al di sotto dei 24 anni di età (33mila quelli che hanno coinvolto adolescenti tra i 15 e i 19 anni, mille le gravidanze interrotte da donne che non avevano raggiunto il quindicesimo anno di età). 
Tra tutte coloro che hanno scelto di non proseguire la gravidanza, sempre relativamente al 2011, oltre 50mila avevano già abortito una volta, ma si registrano casi di madri che per ben sette o più volte avevano già optato per l’aborto e di ragazzine di 16 anni al terzo o quarto aborto.

In calo, ma sempre attestati oltre le 6mila unità ogni anno, gli aborti effettuati da donne residenti all’estero, in particolare provenienti dalla vicina Irlanda, dove la legge che regolamenta l’interruzione di gravidanza è molto restrittiva. Non dimentichiamo che Londra era la meta dei viaggi organizzati negli anni Settanta dal Cisa, il Centro informazione sterilizzazione e aborto diretto tra gli altri da Emma Bonino, che portava le donne italiane ad abortire laddove la legge lo consentiva. Proprio tra il 1972 e il 1974 le donne provenienti dall’estero e recatesi ad abortire in Inghilterra furono oltre 160mila.LEGGI TUTTO

giovedì 10 gennaio 2013

OGNI TANTO MI CHIEDO: MA GLI ITALIANI, CATTOLICI E NON, SANNO CHE COSA E' LA RU 486? E SANNO QUALI SONO I POLITICI CHE NE SONO STATI PROMOTORI???



Lorenzo Dellai
http://www.lanuovabq.it di Danilo Quinto08-01-2013

Si può sbandierare la propria appartenenza cattolica e contemporaneamente essere favorevoli alla pillola RU 486, fortemente voluta, anche in Italia, da tutti coloro che si battono contro la vita nascente e che nel mondo ha prodotto 32 morti accertate di donne che ne hanno fatto uso? Non si potrebbe, ma succede.

A partire dal 2006, la Provincia Autonoma di Trento, presieduta dal cattolico Lorenzo Dellai - insieme ad Andrea Riccardi, Raffaele Bonanni e Andrea Olivero, tra i maggiori promotori di una aggregazione cattolica a sostegno della “Lista Monti” - è stata tra le primissime in Italia ad appoggiare la sperimentazione della pillola abortiva e solo dopo la direttiva del Ministero della Salute, che obbligava il ricovero per la sua assunzione, ha provveduto in questa direzione, nonostante le sollecitazioni ricevute dal movimento pro-life e da numerose interrogazioni all’Assessore alla Salute della giunta presieduta da Dellai. Fino ad allora, la pillola veniva assunta in day-hospital. Quasi un fai da te. 
Anche questi piccoli fatti, fanno comprendere perché il Presidente del Consiglio, nella sua “agenda”, non abbia inserito alcun richiamo ai “principi etici” e perché il suo mentore, Andrea Riccardi, dica che i temi eticamente sensibili non costituiscono un’urgenza. Sarebbe troppo imbarazzante e insidioso parlarne in questa campagna elettorale.

La storia politica di Lorenzo Dellai incomincia a fianco di Bruno Kessler, il leader locale della sinistra democristiana, al quale si deve la nascita di quell’Università di Sociologia nella quale insegnarono Paolo e Romano Prodi, Flores D’Arcais e Norberto Bobbio e in cui mosse i suoi primi passi e maturò le sue idee Renato Curcio, futuro leader delle Brigate Rosse. 
Dellai, che da circa vent’anni guida il Trentino, prima da Sindaco, poi da Governatore, si è formato in questa cultura catto-comunista - che ancora in questi giorni ha trovato espressione in un accordo con il Pd per il governo della provincia autonoma di Trento - ereditando col tempo la solida struttura democristiana, svuotata dei valori cristiani e popolari, ma non dell’abilità politica e della capacità di creare consenso.

Del Presidente della Provincia di Trento e del periodo in cui il potere di Dellai prendeva forma e consistenza, ha scritto recentemente un cattolico di sinistra che scrive sul “Trentino”, quotidiano locale del gruppo “Repubblica-Espresso” e sul settimanale diocesano “Vita Trentina”: Piergiorgio Cattani, co-fondatore del PPI trentino, poi confluito nella Civica Margherita ideata e guidata da Dellai. Dice Cattani: «In questi anni ho conosciuto Lorenzo Dellai, dal quale non si può prescindere, poiché solo lui è stato il vero motore di tutte le vicende politiche trentine di questo periodo. In verità sono venuto a contatto e ho creduto al mito Dellai. 
Purtroppo, nel corso del tempo e sotto i colpi delle reali consuetudini, per alcuni, me compreso, questo mito è crollato e le illusioni sono svanite. Oggi esiste già una storia ufficiale della Margherita in cui vengono esaltate le grandi intuizioni del fondatore, soprattutto le meravigliose novità, mai viste prima, di metodo e di prassi: i cittadini riscoprono l'impegno, tutta la "comunità trentina fu coinvolta nell'elaborazione e nell'integrazione del progetto e dei contenuti programmatici", i candidati vennero "selezionati nell'ambito di momenti aperti di confronto". Qualcosa di epocale era nato, "la Civica Margherita ebbe l'effetto di modificare radicalmente e probabilmente in maniera irreversibile, il rapporto tra politica e cittadinanza".

Questa mitologica ricostruzione contrasta apertamente con la realtà dei fatti e soprattutto con quanto ho potuto sperimentare di persona. La falsità più evidente si coglie nella modalità della scelta delle candidature in cui non solo non si attuò qualsiasi tipo di elezione primaria, ma, quel che è peggio, esse vennero decise attraverso le solite procedure. L'obiettivo finale era quello di raccogliere il maggior numero di voti e meglio distribuiti su tutto il territorio, a prescindere dalla compattezza ideale e programmatica della squadra. Il futuro candidato o fa parte della cerchia del capo o dispone di voti propri o custodisce qualche ingombrante segreto o è pronto a esibire contanti, oppure deve farsi avanti a minacce, spintoni, appoggi e quant'altro. Chi magari ha qualche competenza, ma è fuori dal gioco, non può sognarsi di avere ambizioni, chi è intelligente ma contraddice il capo, non è adatto. Chi è giovane e quindi dispone di un esiguo numero di voti, è invitato e quasi costretto a legarsi a un potente ed aspettare il proprio turno.

Mi stavo accorgendo che Dellai e i suoi accoliti,LEGGI TUTTO

mercoledì 9 gennaio 2013

NON STUPIAMOCI SE UNA PARTE DEI CATTOLICI STA CON MONTI.....


(http://www.corrispondenzaromana.it di Alessandro Gnocchi e Mario Palmaro 8 gennaio 2013) 

Non fosse che l’amore per la cronaca, non ci si può esimere dal riportare gli elogi elevati nel mondo cattolico in morte di Rita Levi Montalcini. Ma la cronaca, come sempre accade, è impietosa poiché contro i fatti non valgono gli argomenti. E i fatti dicono che quei cattolici che si sono lanciati nell’elogio della scenziata appena scomparsa appaiono, quanto meno, disorientati. Bastava tacere, e invece no. Lucio Romano, Presidente nazionale dell’Associazione Scienza & Vita, emanazione della Conferenza Episcopale Italiana, ha preferito parlare: «La scomparsa di Rita Levi Montalcini rappresenta una grande perdita per la scienza italiana e internazionale (…) Ne ricordiamo l’autorevolezza scientifica e l’instancabile impegno civile e personale per il Paese (…) La sua incessante testimonianza del valore della scienza continuerà ad essere esempio e sprone per i giovani che si impegnano per una ricerca al servizio dell’uomo».

Per non essere da meno, padre Federico Lombardi, portavoce della Sala Stampa Vaticana, parlando della Levi Montalcini ha detto: «Figura eminente non solo per gli altissimi meriti scientifici ma anche per l’impegno civile e morale che l’ha resa persona esemplare e ispiratrice nella comunità italiana e internazionale». Viene da chiedersi se davvero si può definire Rita Levi Montalcini, prima donna a far parte della Pontificia Accademia delle Scienze, una «persona esemplare». Esemplare è ciò che si deve imitare per la sua perfezione. Nel linguaggio della Chiesa, esemplare è un santo. Ma la cronaca è la cronaca, ed ecco che cosa dice a proposito di questa scienziata «esemplare» anche per tanti cattolici.

Prima di lanciarsi negli elogi, bastava leggere i giornali per scoprire che Rita Levi Montalcini «ha coniugato ricerca scientifica e impegno civile. Si pensi al suo apporto nelle battaglie per il divorzio, l’aborto, gli anticoncezionali. E ancora per contrastare leggi confessionali come la 40». E ancora: «Accanto alla carriera di accademica e ricercatrice, Rita Levi Montalcini si è sempre distinta anche per le sue battaglie in favore delle donne. Negli anni ‘70 partecipò attivamente alle iniziative per la regolamentazione dell’aborto e rinunciò ad avere un marito e una famiglia per dedicarsi completamente alla scienza. Portò avanti anche progetti per aiutare le donne africane ad emanciparsi». Un’emancipazione che, evidentemente, comprendeva le categorie dell’ «aborto gratuito, sicuro e garantito» che si accompagna alle politiche degli organismi internazionali maltusiani.LEGGI TUTTO

sabato 3 dicembre 2011

RISPOLVERIAMO I DIECI COMANDAMENTI DI DIO ??? QUINTO NON UCCIDERE!!!!!




feto


Quinto: non uccidere


Contro l'aborto.

Una battaglia di civiltà

"Perché una battaglia culturale

contro l'aborto? Perché ci troviamo di fronte alla più grande tragedia del nostro tempo: non solo ogni anno nel mondo vengono sacrificati 50 milioni di bambini nell’indifferenza generale, ma c’è anche un potentissimo movimento che vuole far passare questa strage come un diritto umano delle donne".
Contro l'aborto. Una battaglia di civiltà



03-12-2011



martedì 9 agosto 2011

NON SO A VOI, A ME QUEST' EUROPA CHE CI IMPONE "DIRITTI" DALL'ALTO VOLUTI DAL "POTERE SENZA VOLTO" STA STRETTA UNA VOLTA DI PIU'




Piero Vassallo 09 Agosto 2011 «In una società non più cristiana si scatenano impulsi più o meno consci che spingono all’omicidio gratuito, senza motivo, al sacrificio dell’innocente supremamente gradito a Satana... La diffusione del delitto immotivato, giocoso (ma il gioco è sempre rituale) è una riprova del grado di scristianizzazione della nostra società e del ringalluzzito potere delle tenebre». Con queste parole Cesare Cavalleri commentava una impressionante perla di saggezza adelphiana, la sentenza di Alain Daniélou che recita: «L’atto di uccidere è un atto responsabile, che dev’essere compiuto come un rito... è lo stesso per il sacrificio umano. Se vogliamo evitare guerre, cataclismi, ecatombi, dobbiamo offrire agli dèi delle vittime  LEGGI TUTTO







LA TESTIMONIANZA DI GLORIA POLO SULL' ABORTO E SULLE CONSEGUENZE PER LA DONNA E PER L'UMANITA'  INTERA.

VERIFICATE I DOCUMENTI DEI FATTI ACCADUTI IL 5 MAGGIO 1995 E POI......OGNUNO TRAGGA LE PROPRIE CONSIDERAZIONI!







DIO mi ha dato la missione dicendo: "Tu stai per tornare (sulla terra) e darai la tua testimonianza non mille volte, ma mille volte mille volte. E sventura a quelli che non cambieranno vita dopo aver inteso la tua testimonianza, perché essi saranno giudicati più severamente, come te quando ritornerai qui un giorno; lo stesso per i miei consacrati, i sacerdoti, perché non c'è peggior sordo di chi non vuol sentire".

                                                      Dr. Gloria Constanza Polo

sabato 9 luglio 2011

ABORTO,PADRE GAHL GUARDA ALL'ABORTO ED A COSA QUESTO IMPLICHI NEL FUTURO

Aborto: segno di un qualcosa di peggiore?



Un docente di etica alla Santa Croce parla della perdita di umanità



Tratto dal sito ZENIT, Agenzia di notizie il 4 luglio 2011

L’aborto è segno di un qualcosa di pervasivo e profondamente radicato nella società: la perdita della identità dell’uomo, in cui gli uomini e le donne non si riconoscono più come esseri chiamati a partecipare del potere creativo di Dio.

Questa è l’osservazione espressa da padre Robert Gahl, professore associato di etica presso la Pontificia Università della Santa Croce.

Al programma televisivo “Where God Weeps”, realizzato da Catholic Radio and Television Network (CRTN), in collaborazione con Aiuto alla Chiesa che soffre, padre Gahl ha parlato della storia dell’aborto e di cosa implichi per il futuro.

L’aborto è una piaga universale. Ogni anno si effettuano più di 53 milioni di aborti in tutto il mondo. In alcuni Paesi più del 70% delle donne ha avuto un aborto. Perché oggi sono così dominanti questioni come aborto o eutanasia?

Padre Gahl: È un triste paradosso, che in fondo evoca il peccato originale. Con il peccato originale, Adamo ed Eva hanno tentato di sostituirsi a Dio. Quando gli esseri umani oggi cercano di acquisire il potere divino – il potere sull’origine della vita – e di sostituirsi a lui per poter controllare l’inizio della vita in un modo che è contrario al disegno di Dio e quindi contrario al disegno dell’amore, si sentono per un momento potenti. Arrivano anche a sentirsi vittoriosi per il prodotto che sono riusciti a creare. Tuttavia, poco dopo, subentra la frustrazione e persino la negazione della propria identità, perché essa è un’identità di amore, essendo noi fatti per amare.

I nostri cuori sono fatti per l’amore. Quindi, da persone che amano, nei loro rapporti familiari, diventiamo dei meri produttori, persone che hanno il controllo sui propri prodotti. Diventa la negazione della nostra dignità, perché se il nostro potere di dar vita è semplicemente quello di produrre elementi che implicano che “io sono stato prodotto” e che “io sono semplicemente l’esito di un sistema meccanizzato di produzione”, questa è la negazione della mia dignità come figlio di Dio e come figlio dei miei genitori.

Se guardiamo indietro nella storia, qual è stato il momento, il fattore decisivo, che ci ha portato, per esempio, ad accettare l’aborto e la ricerca sulle cellule staminali e alla prospettiva dell’eutanasia?

Padre Gahl: L’aborto è purtroppo molto diffuso, al punto che oggi molte persone e persino i documenti delle Nazioni Unite, lo considerano come un diritto. L’origine di tutto questo sta nella rivoluzione sessuale, che non è stata una rivoluzione di liberazione, ma una rivoluzione di narcisismo, di alienazione, di distacco dai legami, dagli affetti, dall’amicizia e di amore con altri. Elemento centrale della rivoluzione sessuale, che ha agito come una sorta di catalizzatore – come gettare benzina sul fuoco – è stato lo sviluppo dei contraccettivi chimici, che ha permesso di scindere il rapporto sessuale dalla procreazione e che ha consentito alle persone di godere della sessualità come un mero piacere egoistico. Ha consentito di scollegare quell’intrinseco ordine verso il dono della vita e così facendo ha scollegato la sessualità dagli impegni propri dell’amore: formare una famiglia, diventare padre e madre. È stata una degradazione della dignità umana.

Credo che il problema dell’aborto sia come un faro d’avvertimento. Un segno di avvertimento molto grave, che riguarda la vita stessa, ma che è indicativo di qualcosa di ancora più pervasivo e profondamente radicato nella nostra società, più di quanto non si possa pensare.

E di che si tratta?

Padre Gahl: Della perdita di identità di se stessi, in quanto esseri che partecipano al potere creativo di Dio e che sono chiamati ad essere genitori.

L’aborto è spesso considerato come il diritto di poter scegliere, ma viene addirittura giustificato come espressione di amore. Per esempio: preferirei abortire mio figlio piuttosto che crescerlo privo di amore. Come è possibile che siamo arrivati a questo sovvertimento in cui la morte è giustificata dall’amore?

Padre Gahl: Il vero amore umano è incondizionato. Amare qualcuno nonostante tutto. Nonostante qualsiasi cosa possa accadergli, ti prenderai cura di lui. Se si ammala, se in un incidente diventa paralizzato, ti prenderai cura di lui per il resto della sua vita. Un altro tipo di amore – forse un amore più egoistico – è quello in cui doni a qualcuno solo finché ti va. L’aborto è strumentale a questo tipo di amore, diventa una via d’uscita.

Bisogna invece rovesciare l’intera questione e accogliere tutti, ogni vita umana, come diceva Madre Teresa: non esistono figli non voluti. Se c’è un figlio indesiderato, portatelo a me e io mi prenderò cura di lui perché io amo quel figlio.

E questa è la verità della questione: se dovessimo accettare l’aborto come strumento di una sorta di azione altruistica, che consente di evitare le avversità della vita, ciò porterebbe tragicamente, direi delittuosamente, a sostenere che i disabili non dovrebbero esistere. Una volta fatto questo, arriveremmo alla negazione di ogni dignità umana.

Siamo passati dall’importanza della vita in quanto tale, a dare maggiore importanza alla qualità di quella vita. Questo passaggio verso la qualità della vita porta alla domanda: qual è la qualità della vita? Io vivo qualitativamente bene? E i disabili, godono di una qualità di vita sufficiente? E questa domanda riguarda la loro stessa esistenza. 

Padre Gahl: Esattamente. La logica odiosa che è insita in ciò che lei ha appena descritto porta anche a giudicare noi stessi in base alle nostre capacità: io valgo per ciò che sono in grado di fare nella società. Se, a un certo momento, risultassi deludente perché mi sono ammalato, perché ho sbagliato, o perché mi trovo in un settore dell’economia che non è più desiderato dai consumatori, mi sentirei meno accettato da parte degli altri.

Questa struttura di giudizio si applica anche alle madri che danno alla luce bambini affetti, per esempio, dalla sindrome di Down. Queste madri si sentono giudicate negativamente ed è orribile, come se si fosse trattato di una scelta sbagliata, quella di mettere al mondo quel bambino, quel bellissimo essere umano. Questa è l’eugenetica: una logica perversa che ha portato, nelle società occidentali, all’aborto di quasi il 90% dei bambini diagnosticati con sindrome di Down.

Il dono più grande di Dio all’umanità è la possibilità di essere co-creatori della vita insieme a lui. Cosa rappresenta l’aborto in questo rapporto tra l’uomo e Dio?

Padre Gahl: Talvolta dimentichiamo – a causa del nostro “scientismo” che riduce tutto ad elementi scientifici – che l’inizio della vita umana non risiede solo nell’uomo e nella donna, ma anche in Dio. Richiede il concorso di tre persone, perché l’anima umana è immateriale. È un’anima spirituale che è creata direttamente e immediatamente da Dio. Quindi quando un uomo e una donna si uniscono per avere un figlio, questo sarà anche – e ancor di più – figlio di Dio.

Quindi, se riusciremo a recuperare il rispetto della vita, sarà grazie a una rinnovata consapevolezza del ruolo di Dio nel dare la vita e di questo potere che abbiamo insito in noi, che è un potere divino e trascendente. È un potere creativo in cui è come se avessimo Dio nelle nostre mani, perché possiamo, in un certo senso, dire noi a lui quando creare una nuova anima umana. Quindi se rinnoviamo quel rispetto per l’intervento di Dio, rinnoviamo anche il rispetto reciproco tra noi in quanto immagine di Dio, in quanto alter Christus.

In Paesi come la Russia, più del 70% delle donne ha avuto un aborto. I tassi di aborto in alcune province russe arrivano anche a livelli di 8 o 10 aborti per donna, perché è utilizzato come mezzo di controllo delle nascite. In Cina la politica del figlio unico ha costretto molte donne ad abortire. Che impatto spirituale e psicologico può avere questo sulla società?

Padre Gahl: Nell’Europa orientale, dove vediamo questi elevati tassi di aborto, spesso associati a elevati tassi di suicidio, alcolismo e gravi depressioni, esiste un senso di nichilismo, di totale perdita del senso della vita. Questo avviene in una società che non è edificata sull’amore per i propri figli. Questo deve essere rinnovato. Grazie a Dio, in alcuni di questi Paesi si è effettivamente registrata una tendenza positiva. Nella Federazione russa, in particolare, vi è stato un recente aumento nei tassi di natalità. I tassi di aborto sono ancora molto elevati, ma si spera che questo aumento della natalità possa arrivare anche a ridurre i tassi di aborto.

Cosa potrebbe e dovrebbe fare di più la Chiesa in questo ambito?

Padre Gahl: Anzitutto, quando pensiamo alla “Chiesa” tendiamo a pensare alla gerarchia – noi preti, i Vescovi, il Papa – ma in realtà la Chiesa è l’insieme dei cristiani battezzati. La Chiesa è una famiglia e quindi è necessario che tutti i suoi componenti – tutti i cristiani battezzati – accolgano la vita con amore. È necessario dare il proprio aiuto ai centri gravidanze difficili (crisis pregnancy centers). Certamente anche la Chiesa magistrale e gerarchica deve agire in coerenza con i principi della teologia morale cattolica in questo ambito.

La Chiesa deve continuare a seguire l’esempio di Karol Wojty?a, che come Arcivescovo di Cracovia aveva aperto centri di aiuto alle donne in situazioni difficili. Ma alla fine tutto si riduce a questo: Dio è amore. Io sono un figlio di Dio. Io sono fatto a immagine di Dio e quindi anche io devo rendere presente, in mezzo agli altri esseri umani, il volto di Dio, che è il volto dell’amore. Se facessimo così in ogni settore umano, se mostrassimo veramente rispetto per la dignità umana, rispetto e amore per le persone che soffrono, allora potremmo iniziare a recuperare nella società questi principi che sono necessari affinché ogni vita umana venga accettata. In questo modo, la vita non verrebbe più considerata come un mero prodotto, come i figli su misura da progettare in provetta, secondo i desideri dei produttori.

Se posso fare un passo indietro, vorrei aggiungere che anche la stessa nostra sessualità deve essere recuperata, nella consapevolezza che la sessualità è sacra e che quindi i nostri atteggiamenti di modestia e di rispetto verso la nostra sessualità e il desiderio sessuale devono essere vissuti in castità e fortezza, in modo preordinato alla donazione della vita all’interno della struttura della famiglia.

lunedì 20 giugno 2011

ABORTO: «Pillola dei 5 giorni dopo, grande inganno culturale»



di Raffaella Frullone 17-06-2011

Il Consiglio superiore di sanità ha detto sì. L'organo consultivo del ministero della Salute ha espresso un parere favorevole per l’introduzione della “Pillola dei 5 giorni dopo” nel nostro Paese, specificando che non si tratta di un abortivo, ma di un contraccettivo d’emergenza. Se si fosse trattato di un abortivo il farmaco sarebbe dovuto risultare in linea con quanto stabilito dalla legge 194, che regola l’aborto.

Già approvata dall'Ema, l'agenzia europea del farmaco, e in commercio in Germania, Francia, Gran Bretagna e Spagna, la pillola agisce dopo il concepimento impedendo l’annidamemento dell’embrione nell’utero. 

Ma in questo caso, possiamo parlare di contraccettivo? Lo abbiamo chiesto a Bruno Mozzanega, ginecologo alla clinica ostetrica universitaria di Padova e autore di "Da Vita a Vita- Viaggio alla scoperta della riproduzione umana" (Seu editore).

«Certamente no, per una ragione semplice. L’aborto impedisce ad un individuo concepito di venire alla luce, interrompe una gravidanza in atto. La contraccezione, al contrario, per essere tale deve deve impedire il concepimento e così prevenire la gravidanza. I rapporti che possono portare al concepimento avvengono nel periodo fertile della donna, vale a dire i 4 o 5 giorni che precedono l’ovulazione. Se c’è un rapporto fertile in questi giorni, magari proprio a ridosso della ovulazione, e il farmaco può essere efficacemente assunto fino a cinque giorni dopo, è evidente che il suo effetto si palesa dopo il concepimento. In questo modo impedisce che un essere umano già concepito si annidi in utero e possa vivere».

Dunque come è possibile che un organo ministeriale lo cataloghi come «contraccettivo»?

«Si tratta di un inganno culturale. Il mondo scientifico, tramite alcune delle sue associazioni più rappresentative, pretende di stabilire che la gravidanza inizi solamente dopo l’impianto, ma come è facile intuire la vita inizia prima. La legge 405 del 1975, che istituisce i consultori familiari e definisce i contorni della procreazione responsabile, la finalizza alla tutela della donna e del prodotto del concepimento, il concepito che emerge dall’incontro di uovo e spermatozoo e che in quel preciso istante inizia a vivere. Siamo in presenza di un tentativo di svalutare la vita dell’embrione prima del suo impianto e di consentirne l’eliminazione facendo rientrare il tutto nell’ambito della “contraccezione” ».

In realtà, qualora il farmaco dovesse essere adottato, sarà somministrato soltanto dopo che la donna avrà effettuato un test di gravidanza. E il sottosegretario alla Salute, Eugenia Roccella, ha definito questa procedura «un paletto importante»…

«Questo rende ancora più palese la contraddizione. Mi spiego. Innanzitutto dobbiamo chiarire che il test di gravidanza è in grado di rilevare una gestazione in atto grazie all’hCG ossia la gonatropina prodotta dall’embrione al fine di mantenere nell’utero le condizioni indispensabili al proprio sviluppo, ma essa si rileva solo 7-8 giorni dopo il concepimento, non certo nei 5 giorni successivi ad un rapporto potenzialmente fertile. Dunque non siamo in presenza di nessun paletto. Credo che il sottosegretario Roccella tema piuttosto il rischio che molte donne ricorrano a ellaOne come sostitutivo della RU486, con la quale condivide molte affinità di azione, e dunque a gravidanza già diagnosticata. Produrre il test dovrebbe scongiurare questo abuso, ma nulla vieta alla donna di attendere prima di assumerla, o di farsene una riserva da utilizzare al bisogno. D’altra parte, questo non fa che confermare che siamo in presenza di un farmaco in grado di determinare l’aborto».
 
Il presidente emerito del Pontificio Consiglio per la vita, mons. Elio Sgreccia, ha parlato di «aborto dalla raffinata malizia»…

« E io lo ribadisco, si tratta di un grande inganno culturale. Mi preoccupa certamente che le ragazzine o le donne assumano questa pillola, ma ancora più grave è che le stesse vengano indotte ad usarla, tranquillizzate da una informazione artatamente falsa, senza sapere. E’ evidente che si tratta di un inganno perché il concepito è vivo. I morti non vanno da nessuna parte, e certo non si annidano in nessun utero».


Percorso:ANSA.it > Top News > News

Pillola 5 gg.: Sgreccia,aborto raffinato
Presidente Pontificia Accademia per la vita, 'governo respinga'

15 giugno, 20:17

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(ANSA) -ROMA, 15 GIU- La pillola dei 5 giorni dopo, a cui oggi il Css ha dato il primo ok, 'e' un aborto a tutti gli effetti, un aborto di raffinata malizia: una pillola del giorno dopo 5 volte', e' il commento del cardinale Elio Sgreccia, presidente emerito della Pontificia Accademia per la vita. 'Per quanto so questa pillola intercetta il processo di impianto gia' iniziato e quindi un essere vivente, perche' la vita inizia con la fecondazione. Mi auguro che questa delibera sia responsabilmente 

lunedì 6 giugno 2011

UNA ACCUSA DEGNA DI EVIDENZA !!!

lunedì 6 giugno 2011
La recente “epidemia” di morti in Germania, prima imputata ai cetrioli spagnoli, poi a non si sa cosa, ha portato una nuova ondata di panico: cetrioli sequestrati, dissequestrati, nuove raccomandazioni di lavarsi le mani prima di mangiare, appena si torna a casa, di mettere la varichina nell’insalata e altre amenità. E ci risiamo, come se non ne avessimo viste abbastanza: H1N1, aviaria, suina, mucca pazza… e il bello è che ognuna di queste “epidemie che avrebbero distrutto il mondo” ha causato solo pochi morti: meno di quanti ne fa una normale influenza stagionale.

Eppure tutti a preoccuparsi, a buttarsi l’alcol sulle mani, a stilare protocolli, a spendere, comprare, soprattutto: comprare e spendere per articoli sanitari, disinfettanti, antibiotici. Il tutto per qualche decina di decessi: cosa triste, ma limitata, certo meno di quanti muoiono di incidenti stradali in un weekend. Ma che volete, siamo fatti così: tutti pronti a spaventarci per il primo allarme, soprattutto se ben orchestrato volutamente o no. E soprattutto pronti a far finta di non vedere quando le epidemie vere ci sono, sono gravi, sono sotto gli occhi di tutti, ma evidentemente c’è la parola d’ordine di non interessarsene.

Per tutte, basti pensare alla epidemia di gravidanze interrotte senza volerlo, provocata ogni giorno in tutto il mondo dall’amniocentesi che ben sappiamo ha come “effetto collaterale” la morte fetale in dieci casi su mille (5 ogni mille per i più ottimisti). Un’altra procedura medica che avesse altrettanto insuccesso sarebbe stata messa al bando da anni, altro che “continuare a tollerarla in attesa di nuove scoperte”. LEGGI TUTTO

venerdì 13 maggio 2011

RU486-MUORE RAGAZZA PORTOGHESE DI 16 ANNI,IL COMUNICATO DEL SOTTOSEGRETARIO ROCCELLA

Tratto da Il Sussidiario.net il 12 maggio 2011

RU486 MUORE RAGAZZA DI 16 ANNI - E' il primo caso di morte in Europa per la pillola RU486, la pillola abortiva che in Italia è introdotta in alcune regioni in via sperimentale.
Si tratta di una ragazza portoghese di 16 anni, colpita da shock settico da Clostridium Sordellii. E' una infezione che si era verificata fino ad oggi solo negli Stati Uniti provocando almeno otto casi di morte. In Europa invece è il primo caso registrato. Al proposito il sottosegretario alla sanità Roccella ha rilasciato un comunicato ufficiale che analizza il fatto e raccomanda che la procedura di aborto farmacologico venga eseguita solo in ambiente ospedaliero affinché la salute delle donne sia salvaguardata al meglio delle possibilità, fermo restando il rischio di alcune pratiche farmacologiche. Il Ministero della Salute, annuncia il sottosegretario, «segnalerà il caso portoghese di morte a seguito di aborto farmacologico all'EMA, all'agenzia di farmacovigilanza europea, chiedendo un supplemento di indagine e un aggiornamento sulle segnalazioni di decessi e complicanze». Nelle prossime settimane, informa sempre il ministero, saranno resi noti i dati sugli aborti effettuati con la Ru486 in Italia nel suo primo anno di commercializzazione.
“Una ragazza portoghese di sedici anni è morta dopo un aborto con la Ru486, per shock settico da Clostridium Sordellii, infezione finora diagnostica nei decessi da aborto medico solamente negli Stati Uniti. Ne hanno dato notizia studiosi portoghesi durante il 21° European Congress of Clinical Microbiology and Infectious Diseases (ECCMID) che si è tenuto nei giorni scorsi a Milano.
E’ il primo caso europeo nel quale è stata accertata la presenza della rara ma letale infezione da Clostridium Sordellii. Le morti per aborto con Ru486 e prostaglandine salgono così a venti, a cui se ne sommano altre 12 per persone che avevano preso la Ru486 per “uso compassionevole”, cioè al di fuori di protocolli stabiliti: in tutto 32 morti accertate dopo l’assunzione di Ru486. Vanno anche ricordate altre due donne morte per aborto farmacologico solo con prostaglandine, cioè solo con il secondo farmaco associato alla pillola abortiva.
Un recente studio australiano, pochi giorni fa, ha segnalato che le complicazioni dopo l’aborto medico sono molto più frequenti di quelle a seguito di aborto chirurgico, in base ai risultati di 7000 aborti effettuati con la Ru486 nel sud dell’Australia, confermando i dati già noti della letteratura scientifica.
Raccomandiamo ancora una volta agli operatori del settore di seguire le linee guida ministeriali sull’aborto farmacologico, che prevedono che l’intera procedura venga eseguita in regime di ricovero ordinario, per salvaguardare al meglio la salute delle donne.
Il Ministero della Salute segnalerà il caso portoghese di morte a seguito di aborto farmacologico all’EMA, l’agenzia di farmacovigilanza europea, chiedendo un supplemento di indagine e un aggiornamento sulle segnalazioni di decessi e complicanze. Nelle prossime settimane saranno resi noti i dati sugli aborti effettuati con la Ru486 nel nostro paese nel suo primo anno di commercializzazione. ”

mercoledì 25 agosto 2010

MEETING RIMINI 2010: ASSUNTINA MORRESI FA IL PUNTO SULLA RU486

Ru486, quattro anni dopo. Cos’è cambiato?

Assuntina Morresi mercoledì 25 agosto 2010




 Ieri, al Meeting di Rimini, Eugenia Roccella ed io abbiamo presentato per la prima volta la nuova edizione del nostro libro La favola dell’aborto facile – miti e realtà della pillola Ru486(ed. Franco Angeli). Abbiamo scelto di parlarne al Meeting insieme a Giancarlo Cesana, come quattro anni fa,quando, nell’agosto del 2006, il Meeting ci offrì l’occasione di presentare la prima edizione, fresca di stampa.
Eugenia Roccella lavorava come saggista e giornalista, ed era una firma de Il Foglio e di Avvenire; io, docente di Chimica Fisica all’Università di Perugia, collaboravo agli stessi quotidiani. Ci eravamo interessate alla pillola abortiva per tutto l’inverno precedente, quando ancora c’era la sperimentazione in Italia: insieme avevamo scoperto che almeno tredici donne erano morte dopo aver abortito per via farmacologica, nel silenzio della stampa europea.

Avevamo esaminato praticamente l’intera letteratura scientifica in merito, deducendone che l’aborto con la Ru486 era più lungo, doloroso, incerto e pericoloso di quello solitamente praticato, e che la sua diffusione era possibile solo con un forte sostegno di medici e politici. Ma soprattutto avevamo capito che il vero obiettivo dei suoi sostenitori era introdurre, insieme alla pillola, l’aborto a domicilio, trasformandolo in una personalissima pratica privata, da effettuare fra le mura di casa.


Con quella presentazione, quattro anni fa, insieme a Giancarlo Cesana, la battaglia contro la Ru486 uscì dalle pagine dei giornali e iniziò ad essere conosciuta e condivisa da tanti, a cominciare dal popolo del Meeting. E’ stato quell’incontro che ha segnato l’inizio della mobilitazione pubblica e capillare contro l’aborto fai-da-te.

Non avrei mai potuto immaginare, allora, che quattro anni dopo sarei tornata con un testo aggiornato, insieme alle stesse persone, ma in tutt’altro contesto: nel 2007 Eugenia Roccella è stata portavoce del Family Day, mentre io sono entrata a far parte del Comitato Nazionale per la Bioetica. L’anno successivo, il 2008, Eugenia Roccella è stata eletta deputato nelle liste del PdL, ed è diventata sottosegretario al Ministero del Lavoro, della Salute e delle Politiche Sociali, con deleghe ai cosiddetti “temi etici”, e cioè, fra l’altro, salute materno-infantile, aborto, procreazione medicalmente assistita, fine vita.


Con Maurizio Sacconi prima, e Ferruccio Fazio poi come ministri di riferimento, la Roccella si è dovuta occupare quindi anche della Ru486: per ironia della sorte, l’iter per l’approvazione della pillola abortiva nel nostro paese aveva appena concluso i passaggi decisivi quando il governo attuale si è insediato, ed è toccato a lei seguirne l’ingresso in Italia.

Abbiamo deciso insieme di aggiornare il libro, quindi, raccontando cosa è successo in questi quattro anni, attorno alla Ru486: l’appoggio politico nel precedente governo che ne ha deciso la commercializzazione nel nostro paese, ma anche un congresso americano che ha cercato – invano – di far luce su alcune delle morti a seguito di aborto farmacologico. Poi il drammatico aggiornamento dei decessi, e ancora l’indagine parlamentare e l’ennesimo parere del Consiglio Superiore di Sanità che hanno consentito l’uso della Ru486 solo entro limiti ben precisi, cioè a condizione che l’aborto avvenga in regime di ricovero ordinario, in ospedale.

Abbiamo scelto di non cambiare niente del testo precedente, ma solo di aggiungere i fatti nuovi: l’esperienza di questi anni ha confermato tutto quello che avevamo già scritto, e cioè che la pillola abortiva non è soltanto una nuova procedura, ma una pericolosa svolta dal punto di vista culturale ed educativo, per ciò che riguarda l’aborto. Per questo ce ne continuiamo ad occupare, e abbiamo voluto farlo ritornando al Meeting, da dove il nostro cammino è partito, per poterlo proseguire insieme ai tanti che ci hanno seguito fin da allora.



Fonte:
http://www.ilsussidiario.net/News/Cultura/2010/8/25/LETTURE-Ru486-quattro-anni-dopo-Cos-e-cambiato-/108291/

giovedì 22 luglio 2010

ABORTO: IL PIU' GRAVE PECCATO DELL' UMANITA', GRIDERA' VENDETTA AL COSPETTO DI DIO !!!


ABORTO: la nuova legge sull’aborto in Spagna

 

 

 

Mercoledì 21 Luglio 2010 16:43

CR n.1152 del 24/7/2010 

In Spagna, nel mezzo di una gravissima crisi economica e sociale, il governo socialista del leader Luis Zapatero ha inflitto al Paese un ulteriore durissimo colpo alla civiltà della vita. Dal 5 luglio è entrata in vigore la nuova normativa di riforma sull’aborto, che de facto rende lo stesso una banalissima pratica sciolta del tutto da ogni vincolo etico-morale di rispetto per la persona.



La legge del 1985 che depenalizzò l’aborto in Spagna, rendendo un diritto quello che fino ad allora era un delitto, prevedeva l’autorizzazione solo nelle ipotesi di malformazione del feto, gravi rischi per la salute psichica o fisica della madre, violenza sessuale. Questi pochi scrupoli di coscienza del legislatore sono stati spazzati via dalla riforma Zapatero, che sta suscitando una forte alzata di scudi in tutto il Paese, Partito Socialista compreso, a causa della evidente aggressività a-morale di stampo radicale eugenetico che la legge presenta. 

Vediamo i punti cardine succintamente.




questo è un figlio a tre mesi = 12 settimane 





Con la nuova legge si alza la soglia, fino a 14 settimane, entro cui la donna sarà assolutamente libera di scegliere la soppressione del feto.
In caso di malformazione del feto, sarà possibile l’aborto fino alla 22ª settimana.
Addirittura, sfidando il ragionevole margine di errore della diagnostica clinica, la legge prevede che – ove venisse diagnostica una patologia incurabile o «incompatibile con la vita del feto» – sarà eliminato ogni limite all’aborto. Ma il punto ancora più preoccupante – per lo sfaldamento di ogni vincolo solidaristico e pubblico della legge – è il fatto che le minorenni, dai sedici anni in su, sono autorizzate ad abortire liberamente, senza più la necessità del parere vincolante dei genitori, ma dietro una mera comunicazione agli stessi:
in altri termini, se per un verso il diritto civile ritiene il minorenne privo della capacità giuridica di agire per il semplice acquisto di un bene od una normale transazione patrimoniale – proprio in quanto minore – per converso lo ritiene pienamente capace di agire laddove disponga la soppressione di una vita umana. La disumana aggressione di questa riforma ai pilastri giuridici della tutela della persona ha portato ad una sollevazione dell’opinione pubblica a più livelli.

 

In Parlamento il Partito Popolare ha già sollevato un’eccezione di illegittimità costituzionale della legge e si auspica la sua possibile sospensione in via cautelare: infatti la Corte Costituzionale spagnola già con sentenza del 1985 aveva creato un precedente affermando che la vita del non nato (sic) sia un bene giuridico costituzionalmente protetto dall’art.50 della Costituzione, Magna Carta spagnola. La liberalizzazione del’aborto fino a 22 settimane lascia praticamente il bimbo in grembo privo di protezione, alla mercè della libertà assoluta della madre. 



A livello regionale – essendo la Spagna un Paese che al pari dell’Italia ha introdotto una forte autonomia legislativa e amministrativa alle Generalitat (Regioni, ndr) – la Navarra ha già presentato ricorso costituzionale contro la riforma Zapatero. 



A livello sanitario diverse associazioni che rappresentano i medici contestano al governo il peso insopportabile di una responsabilità che non intendono assumere, ovvero la decisione di sopprimere il feto, in luogo dei genitori o in presenza di malformazioni gravi che pregiudicano la vita. 

Infine, la dichiarazione di principio della riforma Zapatero, secondo cui l’aborto rientra nei diritti fondamentali della persona, apre un gravissimo vulnus giuridico nel sistema occidentale, e ripropone una questione dirimente che troppi legislatori e politologi – anche e purtroppo nel mondo cattolico – affrontano con evidente disagio se non ritrosia: la affermazione forte e chiara del rapporto necessario tra norma e morale nello Stato laico. 

Fonte:
http://www.corrispondenzaromana.it/index.php?option=com_content&view=article&id=1339:-aborto-la-nuova-legge-sullaborto-in-spagna&catid=20:aborto&Itemid=11