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giovedì 3 luglio 2014

OTTIMO ARTICOLO PER CAPIRE DOVE CI STANNO PORTANDO, MITT DOLCINO: "IO SPERO DAVVERO CHE LA GENTE COMPRENDA L'ABERRAZIONE DELLA PROPOSTA DELRIO"


http://scenarieconomici.it/ Mitt Dolcino 
01 Luglio 2014

Pian piano iniziamo a vedere i contorni dell’eurofregatura: il ministro Delrio, non si comprende a che titolo, ha affermato ieri che per abbattere il debito pubblico verrà costituito un veicolo europeo con in pancia assets pubblici a garanzia che si indebiterà al fine di ridurre il debito statale del 25 o 30% del PIL. Chiaramente non si dice come si ripagheranno i denari presi in prestito, da qui a qualche anno lo scopriremo…

venerdì 2 maggio 2014

VOGLIAMO CORRERE VERSO IL BARATRO, SENZA UNO STRACCIO DI PIANO DI SALVATAGGIO AVVIATO? - LOCAL-ANTIGLOBAL - DISSE SAN BENEDETTO E CREO' L'EUROPA REALE. AUTONOMIE LOCALI - I SINDACI SONO ANCORA FUNZIONARI DEL GOVERNO; HANNO ANCORA POTERI EFFETTIVI DI SOVRANITÀ IN TUTTE LE MATERIE CHE SERVONO ALLA POPOLAZIONE.


Per uscire dall'ubriacatura della finanza virtuale ci serve un bagno di sano realismo
di Simonetta Castellano, su Babilonia la Grande 2.7.2013

LOCAL-ANTIGLOBAL DISSE SAN BENEDETTO E CREO' L'EUROPA REALE. AUTONOMIE LOCALI: la nostra forza di auto-organizzazione sul campo dopo mille anni sono ancora i Comuni. Che hanno poteri di governo reale immediato - 

Gli analisti invocano il ritorno all'economia reale per uscire dall'ubriacatura della finanza virtuale, nella quale stiamo affogando, e per tornare ai progetti concreti. E' vero, e allora si dovrà accettare un bagno di sano realismo: l'Europa reale è stata costruita da un mistico, san Benedetto da Norcia.

domenica 6 ottobre 2013

EURO, ITALIA, EUROPA, ANALIZZATI DA "GPG IMPERATRICE" GRANDE POST, ASSOLUTAMENTE DA NON PERDERE E....ENTRATE NEI LINK!!!


tratto da Scenari Economici.


(continuo a leggere in rete e ricevere missive di amici che, pur percependo in qualche modo il problema dell’Euro per l’Italia, tendono irrimediabilmente a sottovalutarlo, pensando che questo e’ un problema minore, e ricercando soluzioni salvifiche di altro genere. In questa missiva proveremo a rispondere. Suggeriamo per chi avesse tempo di aprire e leggere con attenzione gli articoli linkati)

PARTE 1 – SFORZI INUTILI


Caro mio,

Ho provato in tutti i modi a spiegarti la questione EURO, ma continui irrimediabilmente a sottovalutarla.

1) Sappiamo che gia’ 42 anni fa c’era chi sapeva che sarebbe stato un fallimento fare una valuta unica prima di fare un unione politica, dei mercati del lavoro e fiscali e senza un sistema di trasferimenti, e spiegava con estrema lucidita’ l’evoluzione con una crisi di sistema legata agli squilibri: L’Economista Kaldor nel 1971 spiegava con precisione millimetrica il perche’ l’Euro avrebbe fatto collassare il sistema (clicca sul titolo per aprirlo)


martedì 2 luglio 2013

NON C'È FRETTA DI TUFFARSI NEL BARATRO

tratto da  Babilonia la Grande 1.7.2013

Prima di pigiare il tasto exit e senza euforie ingenue del tipo "siamo riusciti a liberarci del tiranno":è indispensabile quantomeno organizzare un piano di salvataggio con i poteri delle autonomie locali sul territorio, che si uniscano in alleanze strategiche per operare nei margini di legge... 
che ancora ci sono in un sacco di materie basilari per la popolazione. Ma subito. (Vedi >Il Comune può stampare moneta, per legge. Ecco come);

lunedì 1 luglio 2013

PENSARE ITALIANO PENSARE SOVRANO, I SINDACI SONO ANCORA FUNZIONARI DEL GOVERNO, HANNO ANCORA POTERI EFFETTIVI DI SOVRANITÀ



Gli analisti invocano il ritorno all'economia reale per uscire dall'ubriacatura della finanza virtuale, nella quale stiamo affogando, e per tornare ai progetti concreti. E' vero, e allora si dovrà accettare un bagno di sano realismo: l'Europa reale è stata costruita da un mistico, san Benedetto da Norcia.

E' per mezzo del suo modello socio-economico-culturale, che nell'occidente devastato dal crollo dell'Impero romano e dalle invasioni barbariche, nacque quell'autonomia locale che fu il motore di prosperità e libertà che creò i Comuni, artefici delle sorti dei futuri Stati sovrani nazionali.

E', invece, il >"processo costituente democratico", che ha creato il grande inganno di una falsa Europa, fatta dai tecnocrati per i potenti. Ed è, ora, l'attività di speculazione finanziaria che divora le nostre risorse. Con l'euro hanno demolito la nostra ricchezza nazionale,

giovedì 27 giugno 2013

SOLUZIONE ALLA CRISI?


Le opzioni possibili di una “ritirata ordinata”, difensiva, dall’attuale sistema esistono e possono diventare concrete se perseguite con decisione e con un giusto calcolo dei rapporti di forza. Tra queste l’ipotesi di creare un “EuroSud”, che permetta a Grecia, Italia, Spagna, Portogallo, Francia, altri paesi “deboli” esterni attualmente all’Eurozona, si sottrarsi al colpo che viene loro inferto e che potrebbe diventare ancora più duro in condizioni di prolungata instabilità. Tra queste opzioni vi è anche quella di una trasformazione dell’euro in moneta di conto internazionale, sottraendogli la natura di moneta-merce, e utilizzando i sistemi di clearing per regolare i rapporti del commercio interno europeo e quelli tra area euro e sistema internazionale. Oppure l’introduzione concordata di monete nazionali che si affiancano all’euro per consentire un rilancio dell’intervento pubblico, incentivare la domanda locale e una fase di ripresa economica e sociale.

Sia per fronteggiare il disastro sociale, sia per evitare di trovarsi di fronte, per esempio, a una Germania che – spinta da un egoismo populista, esce dall’euro per conto proprio,

giovedì 4 aprile 2013

ITALIANI APRITE GLI OCCHI, CONTRO I FURTI FISICI ALLE VOSTRE CASE VI SIETE ATTREZZATI E CONTRO I FURTI LEGALIZZATI DAL SISTEMA COME SIETE MESSI???



3 aprile 2013 (MoviSol) - La confisca dei depositi a Cipro non è che la prima applicazione pratica di una soluzione pianificata da tempo per tutta la regione translatlantica. Il piano prevede di passare dai salvataggi esterni ("bailouts") delle banche eseguiti con il prelievo fiscale, ai salvataggi interni ("bail-ins") eseguiti confiscando azioni, obbligazioni e depositi.

Il Parlamento Europeo sta per votare una legge per la "risoluzione" delle banche in difficoltà la cui bozza è stata presentata dalla Commissione EU il 6 giugno 2012, basata su uno schema di bail-in che include la confisca dei depositi al di sopra della quota garantita di 100 mila euro. Il relatore della legge, Gunnar Hokmark, ha dichiarato alla Reuters il 20 marzo che probabilmente la legge passerà così come è stata scritta. "Dovremo essere in grado di eseguire il bail-in anche attingendo ai depositi. Quelli sotto i 100 mila euro sono protetti (…) quelli sopra i 100 mila non sono protetti e dovranno essere trattati come parte del capitale che può essere usato per il salvataggio". Hokmark è fiducioso che la maggioranza del Parlamento Europeo voterà in questo senso.

Il 25 marzo il nuovo presidente dell'Eurogruppo, l'olandese Jeroen Dijsselbloem, aveva creato scalpore affermando che la confisca dei depositi a Cipro era un "modello" per l'Eurozona. In seguito, l'incauto olandese ha dovuto fare marcia indietro, ma il membro del Consiglio della BCE Klaas Knot ha confermato dichiarando al quotidiano olandeseHet Financieele Dagblad alcuni giorni dopo che questa politica "era da tempo sulla scrivania" in Europa.

Infatti, la legge presentata dalla Commissione EU nel 2012 e attualmente all'esame del Parlamento Europeo è la prova che la rapina di Cipro non è l'invenzione del governo tedesco ma piuttosto un'operazione a lungo pianificata da parte della Commissione EU.

L'esenzione dei "piccoli" depositi (sotto i centomila euro) non deve trarre in inganno: i conti nel mirino dell'UE sono quelli commerciali, e cioè appartenenti a piccole e medie imprese che ne hanno bisogno per i pagamenti correnti ai fornitori, ai dipendenti e all'erario. In altre parole sono conti indispensabili per lo svolgimento dell'attività economica. Si tratta dei conti più liquidi della banca, e quindi più ghiotti per chi è in vena di rapine. Ma una volta rapinati, l'economia collassa.

I depositi possono essere requisiti anche usando il metodo spagnolo: un milione di famiglie spagnole sono state raggirate quando sono state convinte ad acquistare "azioni privilegiate" nelle banche del paese. Nel caso di Bankia, l'istituto finanziario fallito, quelle azioni oggi valgono meno dell'un per cento del valore originale.

Un'altra versione è quella in serbo per l'Italia, che potrebbe finire nelle grinfie della Troika nel caso di una protratta ingovernabilità. L'Italia non ha grossi problemi bancari, ma un debito pubblico del 127% che in gran parte è negoziato sui mercati internazionali. Per garantire il valore dei titoli di debito italiano in mano ai famosi "investitori", l'economista capo di Commerzbank, Jörg Krämer, ha proposto di ridurlo al 100% del PIL con una patrimoniale del 15%, sostenendo che gli italiani sono più ricchi dei tedeschi e quindi possono permetterselo. Krämer ha usato statistiche pubblicate, tra l'altro, dalla Bundesbank secondo cui la ricchezza privata degli italiani è di 164 mila euro pro capite, contro i 76 mila di media dei tedeschi. Queste cifre, però, comprendono sia il patrimonio finanziario che quello immobiliare, nascondendo il fatto che il 70% degli italiani possiede una casa, contro il circa 40% dei tedeschi. Non si può vendere la casa per pagarne il 15%. Il vero dato da considerare, se si vuole fare un paragone, è quello del reddito. E qui, i 19.655 euro di reddito medio annuo pro capite degli italiani contro gli oltre 30 mila dei tedeschi la dicono lunga sulla situazione economica reale.

Ma l'UE fa i conti senza l'oste. Guardando a una Cipro colpita da tutte le calamità che gli eurofanatici paventano per il paese che si azzardi a lasciare l'euro, ma priva dei vantaggi di un ritorno alla moneta nazionale, un numero crescente di italiani si chiede pubblicamente se il costo di rimanere nell'euro non sia troppo alto.

mercoledì 27 marzo 2013

POTREBBE FUNZIONARE UN' USCITA DALL'EURO DI FRANCIA E ITALIA? SE SI, COSA NE SAREBBE DELLA GERMANIA?


Heiner Flassbeck, grande economista tedesco, intervistato da wallstreetjournal.de, fa una dura analisi sullo stato della crisi e attacca: il rigorismo merkeliano sta affondando l'Europa, saranno i sud Europei ad uscire mettendo nei guai i tedeschi. Da wallstreetjournal.de

La Germania non ha permesso che il costo del lavoro per unità di prodotto crescesse. Con questa politica ha violato le regole del patto di stabilità e crescita, ci racconta in un'intervista l'economista tedesco Heiner Flassbeck .

Herr Flassbeck, sui mercati finanziari c'è grande nervosità per il modo in cui Cipro dovrà essere salvato. Si teme che i risparmiatori corrano a ritirare il denaro dai conti. Cosa pensa di cio' che sta accadendo?

Estremamente irragionevole. Come accade ogni volta con i cosiddetti salvataggi. Non sono sistematici, perché non affrontano il vero problema.

Dal suo punto di vista, qual'è il vero problema di Cipro?

Lo stesso di tutti i paesi del sud Europa, vale a dire: non sono piu' competitivi. Il problema centrale di ogni sistema monetario è che deve dimostrare di poter funzionare. E funziona solamente se produce crescita e sviluppo. E questo non è il caso europeo.

La gente perde la fiducia nella moneta non solo in caso di iperinflazione, ma anche se l'unico risultato è la disoccupazione di massa. E' necessario normalizzare i flussi di reddito e farli tornare positivi. Se non si risolve questo problema, sarà impossibile risolvere gli altri, cioè i debiti o il problema dei risparmiatori a Cipro.LEGGI TUTTO

mercoledì 6 marzo 2013

HO GRANDE STIMA DEL PROF.ZIBORDI.....LEGGIAMO LE ANALISI CHE FA SULLE "STRATEGIE" DI GRILLO


Bisogna essere pessimisti sull'Italia, azioni e obbligazioni nonchè economia. Perchè è in una situazione in cui purtroppo dipende dalle decisioni dei politici e quelli nuovi che hanno ora il coltello dalla parte del manico (e vinceranno le prossime elezioni che non sono lontane) ti dicono che l'Italia è persa. Sono passate le elezioni e invece di offrire una soluzione fanno del catastrofismo sul debito pubblico peggio di Mario Monti 


Da quello che si sente sia da Grillo sul palco, che sul suo blog, che nell interviste dell'unico economista (Galegatti) forse dietro al M5S e dalle interviste di Grillo dopo le elezioni come questa fresca di oggi, ha anche lui in testa che il debito pubblico è un problema schiacciante... che non avremo più i soldi per pagare pensioni e stipendi... che siamo rovinati...Nessuno ancora gli ha spiegato che sono tutte balle. O forse anche lui fa di questo terrorismo fiscale per accellerare il crac e andare al potere più in fretta... 




Passate le elezioni l'economista di Grillo è venuto oggi allo scoperto e ha spiegato in un intervista che si rimane nell'euro secondo lui e anche Grillo e ha fatto anzi l'immancabile riferimento all'Argentina: («Uscire dall’euro vuol dire impoverire la nazione di almeno il 30 per cento, da un giorno all’altro. L’Economist ha smesso di pubblicare i dati sull’Argentina. Si sono accorti che sono taroccati. L’inflazione è molto più alta di quello che dicono, l’attivo della bilancia dei pagamenti è inesistente se non negativo. Svalutare non è una cosa semplice»)

Come si vedrà, se leggete il resto, Mauro Gallegati è quindi un economista "ortodosso" e "americano" per quanto riguarda debito, moneta, Euro e deficit. Anche se non lo dice esplicitamente, (come noto non solo io ma anche ad esempio Mario Seminerio oggi) punta ad un bel ripudio del debito pubblico, cioè un default su base domestica, rimanendo nell'Euro. Per quanto riguarda invece la crescita economica pensa che non abbia più senso e occorre ripensare tutto. Quindi è un misto di economista "ortodosso-americano" per la moneta e debito e "rivoluzionario-ecologista" per la crescita economica, lavoro, PIL e il resto.

Si tratta di uno molto intelligente e molto serio e che dice molte cose sensate. Purtroppo non vuole fare niente per la moneta, debito ed euro e non gli interessa la crescita economica (dice letteralmente "non ha più senso...")

lunedì 5 novembre 2012

E' FORSE UNA BESTEMMIA INVOCARE L' USCITA DALL'EURO??? IL POST SI RIFERISCE ALLA SPAGNA MA PER L'ITALIA E' FORSE DIVERSA LA SITUAZIONE???

ABBANDONARE L'€URO



Vista l'enorme crisi finanziaria ed economica vigente in Spagna, ci sono tre alternative. Una è quella di continuare le politiche di austerità del governo del Partito popolare, seguendo le istruzioni del Consiglio europeo (dominato da conservatori e liberali), della Commissione Europea (di chiaro orientamento conservatore neoliberista) e della Banca Centrale Europea (sotto l'enorme influenza della Bundesbank, la banca centrale tedesca, che è stata definita ironicamente e con ragionevole certezza, come il Vaticano del neoliberismo), massima esponente del sistema bancario tedesco. Queste politiche conducono inevitabilmente ad una situazione di recessione, rasentando la depressione per molti anni. Il suo fulcro è un attacco frontale al mondo del lavoro, allo stato sociale e alla democrazia. 


L'evidenza di ciò è forte e sconvolgente. La sua massima espressione è ciò che sta accadendo in Grecia. Dietro questa strategia c'è il capitale finanziario (che oggi domina il comportamento, non solo finanziario, ma anche economico, nell'area dell'euro) e il capitale delle grandi aziende. Questa opzione è, senza dubbio la peggiore. Aspettarsi che le politiche di quella che viene chiamata "austerità espansiva" siano efficaci nello stimolare l'economia e uscire dalla recessione, appartiene all’ambito del dogma neoliberista, accettato per molto tempo dalle sinistre al governo che stanno portando la Spagna, l'Europa e il mondo al disastro.

Un'altra alternativa è quella di seguire politiche quasi opposte alle politiche di austerità. Questa alternativa sarebbe ispirata alle politiche espansive del New Deal del XX secolo negli Stati Uniti e anche alle politiche espansive degli anni Cinquanta e Sessanta che hanno seguito la maggior parte dei paesi in Europa, stimolati dal Piano Marshall. Tali politiche espansive, effettuate su entrambi i lati dell'Atlantico, hanno permesso agli Stati Uniti e all'Europa occidentale di uscire dalla Grande Depressione. L'applicazione di queste politiche in Spagna e nell'UE implicherebbe un forte aumento della spesa pubblica, che avrebbe lo scopo di creare posti di lavoro e, attraverso questi, aumentare la domanda interna e stimolare l'economia. Tali politiche avrebbero al centro della loro strategia, lo stimolo della crescita, sia per la Spagna, quanto per l’Unione Europea. Contrariamente a ciò che sostiene la saggezza convenzionale, questa strategia potrebbe essere sviluppata anche in Spagna, anche se la sua esecuzione sarebbe più semplice se tali politiche fossero effettuate anche a livello dell'Eurozona e dell'Unione Europea.

Mi si dirà che il governo francese ha già iniziato questo percorso. Ma, come ho scritto di recente, questo governo ha firmato il Patto Fiscale che impone agli Stati di avere bilanci in pareggio, senza mettere in discussione il Patto di Stabilità, che è quello che sta determinando i massicci tagli alla spesa pubblica che si stanno attuando nei paesi dell'Eurozona. Non possono sviluppare politiche di crescita senza mettere in discussione tali trattati. Il fatto che il governo socialista francese abbia proposto al Parlamento francese di approvare un simile patto fiscale, è un indicatore della scarsa probabilità che tale alternativa espansionista avvenga in quel paese.

Non escludo che le crescenti proteste popolari, guidate dai sindacati, e la crescita dei partiti più oltranzisti dei socialdemocratici al potere, muovano questi partiti verso posizioni più coerenti con il loro discorso a favore della crescita. Ma questa possibilità è campata in aria. Non la escludo (e sarebbe la mia preferita), ma sono scettico. I partiti socialdemocratici non hanno fatto l'autocritica che implicava il cambiamento notevole che avrebbero dovuto fare nelle loro politiche economiche. La socialdemocrazia spagnola e catalana ne sono un chiaro esempio. Le politiche economiche che stanno proponendo presumono che l'economia si riprenderà sulla base di un aumento delle esportazioni, senza rendersi conto che l'elemento chiave di tale recupero passa attraverso un aumento della domanda interna.

Questo ci porta alla terza alternativa, che non è la mia prima opzione, ma credo più che mai che sia l'unica opzione rimasta, dal momento che, come ho detto prima, la peggiore scelta è quella di continuare la situazione attuale. E la terza opzione è che la Spagna esca dall'euro. L'aver raggiunto questa conclusione deriva dalla mia consapevolezza del fatto che la Spagna non ha i mezzi e gli strumenti per uscire dalla crisi. Non è possibile svalutare la moneta per rendere più competitiva la Spagna, e lo stato non può proteggersi dalla speculazione finanziaria, non avendo una banca centrale che lo protegge. Questo è intollerabile. A meno che non si recuperino questi strumenti, la Spagna, nel quadro attuale della zona euro, non può riprendersi. In realtà, non è un caso che la Gran Bretagna e la Svezia stanno iniziando politiche espansive, in quanto entrambi i paesi hanno la loro moneta e la loro banca centrale.

Le argomentazioni che sono state addotte contro questa uscita dall'euro, nella maggior parte dei mezzi di comunicazione sono così di parte che peccano di credibilità. Vediamo. Uno di questi è che alla Spagna, con uscita dall'euro, si vedrebbe negata la possibilità di prendere in prestito denaro sui mercati finanziari. Lo stesso argomento è stato utilizzato, naturalmente, con molti paesi, tra cui Argentina (quando si separò dal dollaro), ma questo non è confermato dalla realtà dei fatti. Il sistema finanziario di oggi è multipolare, e non mancano nel mondo di oggi, né la liquidità né il credito. Al contrario. Oggi il mondo è inondato di denaro. Vi è un eccessivo accumulo di capitale finanziario. Il problema è la mancanza di domanda da parte la maggior parte delle popolazioni. Tale carenza è creata artificialmente in Spagna (e progettata fin dall'inizio dai creatori dell'euro e della BCE). Oggi la Spagna potrebbe ottenere credito ad interessi molto più bassi, se non aderisse all’unità monetaria. Svezia e Gran Bretagna, entrambe nell'UE, ma non nella zona euro, non hanno difficoltà di accesso al credito.

Un altro argomento che è stato usato è basato sull'ignoranza rispetto ad alcuni fatti. E' stato detto più volte che l'Argentina ha potuto recuperare molto presto (ha avuto bisogno di soli sei mesi per ricrescere dopo aver lasciato il dollaro) a causa della forte domanda di prodotti naturali in un'economia globale molto espansiva. Questo argomento non tiene conto del fatto che la ripresa argentina non era basata sull'incremento delle esportazioni, ma sulla crescita della domanda interna.

Un argomento che ha più validità, tuttavia, è il rischio di inflazione crescente, a causa dell'emissione di molta moneta da parte della banca centrale per supportare le politiche espansive. Questo rischio è reale. Ora, tra due mali minori, è preferibile un'inflazione elevata con basso tasso di disoccupazione e una crescita elevata, piuttosto che la situazione attuale con una bassa crescita, alta disoccupazione, e recessione.

Ammetto che l'uscita dall'euro non sarebbe un processo facile. Ma questo argomento, - la difficoltà di abbandonare l'euro - deve essere considerata alla luce dei costi umani, sociali, economici rispetto alla permanenza nell’euro. Le proposte di uscire dalla crisi nell'euro, sulla base di un aumento delle esportazioni (così come proposto, non solo dai gruppi di lavoro economici del Partito Popolare, ma anche del PSOE e PSC), ignorano (ripeto quello che ho detto prima) che il più grande problema dell'economia spagnola è l'enorme paralisi della domanda interna. Come ho già sottolineato, il settore delle esportazioni è andato crescendo in Spagna, mentre l'economia continuava a collassare, anno dopo anno. La soluzione passa attraverso un aumento della domanda che non può essere risolto se non si rompe con le politiche imposte dalle autorità della zona euro e dal Fondo Monetario Internazionale. È interessante notare che i due stati di cui sopra, il britannico e lo svedese (entrambi governati da partiti conservatori) hanno convenuto che senza politiche espansive, di stimolo economico, non si riprenderanno dalla loro crisi. Ma, come ho detto prima, entrambi sono in grado di farlo perché hanno una propria banca centrale e una propria moneta. Quindi, anche se il debito britannico è superiore a quello spagnolo (che è relativamente basso), gli interessi sul debito pubblico sono molto più bassi, e nessuno dei due, né Gran Bretagna e né Svezia, hanno una forte inflazione. Il fatto che vi è un rischio di alta inflazione non basta per concludere che l'uscita dall'euro della Spagna porterebbe a un'inflazione elevata che colpirà l'efficienza dell'economia spagnola.

Un'ultima osservazione. E' una grande imperizia che nessuno dei due partiti maggiori, in grado di governare la Spagna abbiano minacciato di abbandonare l'euro. L'ultima cosa che vogliono la Germania e le sue banche è che la Spagna lasci l'euro. Lo Stato spagnolo dovrebbe usare questa minaccia come merce di scambio nelle sue trattative con la Troika. Il fatto è che non lo fa indica il suo grado di dipendenza.

Traduzione per TLAXCALA di Alba Canelli

*Vicenç Navarro è stato professore di Economia Applicata presso l'Università di Barcellona. Attualmente è professore di Scienze Politiche e Sociali all'Università Pompeu Fabra (Barcellona, Spagna). E' anche professore di Politiche Pubbliche alla Johns Hopkins University (Baltimora, USA), dove ha insegnato per 35 anni. Dirige il Programma in Politiche Pubbliche e Sociali promosso congiuntamente dalle università Pompeu Fabra e la Johns Hopkins. Dirige anche l'Osservatorio Sociale della Spagna.
Esule durante in franchismo, è stato consigliere delle Nazioni Unite e di vari governi sulle politiche sociali. E' l'autore di 24 libri tradotti in varie lingue.

martedì 31 luglio 2012

TORNIAMO ALLA LIRA ???? "L'ESTATE E' TRADIZIONALMENTE STAGIONE DI COLPI DI STATO, INVASIONI E GRANDI SPECULAZIONI FINANZIARIE!!!




Altro che espulsi con ignominia dall’euro: la Germania dovrebbe corromperci per convincerci (con quattrini sonanti) a restare nel circolo traballante della moneta unica europea. A dirlo non è qualche pasdaran italiano ma la blasonata banca d’affari Merrill Lynch in un report datato 10 luglio. Secondo i due analisti (David Woo  e Athanasios Vamvakidis), il nostro Paese avrebbe tutto da guadagnare ad uscire «ordinatamente» dall’euro, a patto che lo faccia prima degli altri (Grecia e Spagna).

Chi ci rimetterebbe sarebbe certamente la Germania. Che uno dei due analisti sia di origine greca è solo uno di quegli scherzi del fato beffardo.  Athanasios Vamvakidis è un rampante esperto di affari internazionali sotto contratto anche con il Fondo monetario internazionale e questo studio stilato (insieme al collega Woo) per la banca d’affari americana non sembra risentire dei guai che sta  vivendo il Paese d’origine dell’analista. Anzi  Vamvakidis suggerisce all’Italia quasi di farsi pagare dai tedeschi per restare nell’euro, ma i benefici maggiori il nostro Paese li avrebbe se prima si facesse aiutare e poi lasciasse tempestivamente la moneta unica. Spiega l’analisi che in Italia non ha avuto un grande risalto se non nei forum di discussione on line sull’ipotesi di uscita dall’euro: «I risultati della ricerca appaiono sorprendenti e rischiano di lasciare senza parole anche i lettori che non sono d’accordo con la nostra conclusione».
Premessa: l’Italia rappresenta nell’area euro la terza più grande economia, e potrebbe avere «maggiore probabilità di raggiungere un’uscita ordinata rispetto ad altri». Insomma, avremmo tutto da guadagnare in termini di  maggiore competitività, in ripresa della crescita economica e miglioramenti dei bilanci.
Di contro la Germania viene comunemente (ma erroneamente secondo gli analisti di Merrill Lynch) considerato il Paese in grado di lasciare la zona euro più facilmente. Ma non è così:  Berlino infatti si troverebbe ad affrontare una crescita molto più debole, gli oneri finanziari eventualmente spiccherebbero il volo e dovrebbe incassare un colpo pesante sui bilanci interni. Stessa musica per Austria, Finlandia e Belgio che già oggi hanno anche pochi buoni motivi per pensare soltanto ad uscire dall’euro, mentre la Spagna - Paese più direttamente colpito dalla crisi - farebbe fatica ad affrontare un percorso di crescita visti i sacrifici già affrontati per rimanervi.
L’analisi di scuola condotta dagli esperi della banca americana si basa sull’analisi dei costi-benefici e fa leva sulla teoria dei giochi. Mettendo in fila cosa succederebbe se i 17 Paesi abbandonassero l’euro salta fuori che l’Irlanda e l’Italia ha ricevuto un punteggio medio di 3,5, mentre la Grecia era a 5,3 e la Germania avrebbe il punteggio più alto a 8,5. In sostanza più basso è il numero, più ci sarebbe da guadagnare ad abbandonare la valuta europea.
Secondo la simulazione condotta da Woo e Vamvakidis la Germania dovrebbe addirittura «corrompere» l’Italia per convincerla a rimanere nel blocco ed evitare le conseguenze derivanti da una uscita, ma la capacità di persuasione di Berlino sarebbe alquanto limitata. Questo perché l’Italia ha più di qualche buona ragione per lasciare ora, mentre per la Grecia - che già si è impegnata pesantemente con i piani di ristrutturazione e rimborso dei debiti - diventare troppo costoso. Ora come ora gli italiani potrebbero non digerire le condizioni per la permanenza. E quindi la Germania potrebbe addolcire la pillola dei sacrifici per convincere Roma a rimanere. Secondo gli analisti il momento migliore per abbandonare sarebbe proprio a metà del percorso di convincimento (e incassati gli aiuti). In questo caso oltre alla crescita ed al miglioramento della bilancia dei pagamenti, l’Italia incasserebbe un dividendo aggiuntivo proprio dall’opera preventiva di “corruzione” attuata da Berlino
Si tratta di ipotesi teoriche. L’intervento di Mario Draghi, presidente della Banca centrale europea («l’euro sarà salvato ad ogni costo», ha scandito), ieri è bastato per far esultare i mercati e riportare il nostro spread sotto i 480 punti (da oltre 520. Ma l’estate è, tradizionalmente, stagione di colpi di Stato, invasioni e grandi speculazioni finanziarie. E infatti i due analisti chiosa il report con un sibillino monito: «Se la nostra ipotesi dovesse essere corretta, questa potrebbe avere implicazioni negative per i mercati nei mesi a venire». Insomma, una cosa è la teoria, ben altra la pratica. E poi c’è un monito per tutta Europa: fino a quando l’euro resterà così forte (1,22 sul dollaro),  la crisi resterà altrettanto potente. Insomma, per portare tranquillità nel Vecchio continente l’euro dovrebbe scendere intorno a quota 1,10, anche meno. Detto dalla più grande banca d’affari americana sembra più che un consiglio teorico un monito. Agosto è lungo, non resta che vedere se la teorizza dei giochi si trasformerà in pratica dell’uscita. Ordinata, ovviamente.

Antonio Castro

Fonte >  Libero.it