tratto da http://www.ilgiudiziocattolico.com di Massimo Viglione
L’errore più grande che si può fare riguardo la vicenda del Comune romano è quello di pensare e lasciar credere che sia una questione locale. Non solo non è una questione limitata spazialmente (semmai Roma è lo specchio ingigantito e perverso della realtà nazionale), ma non è nemmeno una questione limitata temporalmente e questo è fondamentale capirlo. Chi ha una pur minimale consapevolezza della storia generale della Repubblica Italiana sa bene che la corruzione pubblica ne è l’elemento costitutivo perenne ed ineliminabile, sempre, ovunque, costantemente. E questo senza calcolare il progressivo devastante accrescimento di potere e influenza delle mafie di ogni genere e tipo negli ultimi decenni, partite dal Sud e avanzate fino al Nord come un incontenibile cancro.
Il Mose di Venezia, la ricostruzione dell’Aquila, l’Expo di Milano, il villaggio della Maddalena, il sistema Sesto (San Giovanni), gli scandali della protezione civile, le mangerie sulla sanità e sui rifiuti nel meridione e nel Lazio, le ruberie sulla TAV e le porcate nei consigli regionali di mezza Italia (tutti quelli su cui si indaga), gli sprechi osceni nei palazzi delle istituzioni siciliane, tutto questo mostra che gli apparati dei partiti politici e della burocrazia sono strutturalmente dediti a queste cose, che la politica e l’amministrazione vivono di questo, che la spesa pubblica viene progettata allo scopo di arrivare a questo tipo di profitti in associazione all’imprenditoria privata.
La partitocrazia equivale alla mafia: controllo di territorio, lavoro, istituzioni, spesa pubblica
Il Corriere titola in prima pagina dando credito a una bufala. Però in un’intervista rivela che nemmeno i siriani si fidano di noi. Perché prendiamo bustarelle? No, perché abbiamo una burocrazia labirintica e una magistratura inaffidabile
Va dato atto al sito ilpost.it, e a Libero che rilancia la notizia, di aver smascherato l’euroballa sulla corruzione che oggi appare come titolo di apertura del Corriere della Sera (e ieri era la prima notizia sui siti dei maggiori quotidiani). “Corruzione, peso da 60 miliardi”, titola il quotidiano di via Solferino. E poi, sempre in prima pagina: «Rapporto della Commissione Europea: la corruzione in Italia vale 60 miliardi, la metà del totale della Ue. Penalizzate 4 aziende su 20».
Il lettore che abbia avuto l’accortezza di non fermarsi ai lanci di prima pagina, ma sia andato poi a leggere il testo degli articoli, scopre che è lo stesso Corriere a smentire un particolare non irrilevante di quanto afferma in prima pagina. Si legge, in una parentesi, a pagina 2: «Un portavoce di Bruxelles avverte che “si tratta di studi basati su parametri diversi e non comparabili tra di loro, quindi non è possibile concludere che l’impatto italiano equivale alla metà di quello europeo”».
Quindi, a pagina 1, il Corriere scrive che «la corruzione in Italia vale 60 miliardi, la metà del totale della Ue». A pagina 2 scrive che è una balla. Ma non è l’unica.
Bergoglio: “Nella Curia ci sono persone sante, davvero, ma c’è anche una corrente di corruzione. Si parla di una ‘lobby gay’, ed è vero, esiste. Noi dobbiamo valutare cosa si può fare”. Si è espresso così il Vescovo di Roma, durante l’incontro con i rappresentanti della Confederazione latinoamericana e dei Caraibi dei religiosi e delle religiose (Clar), svoltosi in Vaticano il 6 giugno scorso, secondo quanto si legge sul sito cattolico latinoamericano 'Reflection and Liberation'.
La notizia è riportata da www.ilfattoquotidiano.it nell'articolo La denuncia di papa Francesco: “In Vaticano esiste una potente lobby gay” di Francesco Antonio Grana dell'11 giugno 2013, nel quale si legge:
Bergoglio ha ammesso l’esistenza di una “lobby gay” in Vaticano, riconoscendo, inoltre, che esistono numerose difficoltà che ostacolano la riforma della Curia romana dove è presente anche una “corrente di corruzione”.
Io cerco la Titina, la cerco e non la trovo. Ricordate il vecchio Carosello? Ecco, adesso il coro unanime dei benpensanti ha trovato una nuova Titina da inseguire come se fosse il Sacro Graal: la legge anti-corruzione. Sentite come suona bene? Ci vuole la legge anti-corruzione, tuona Napolitano. Che aspettiamo a fare la legge anti-corruzione?, insiste Monti prima di partire per gli Stati Uniti, il ministro Severino s’accoda, Ezio Mauro ci imbastisce un vibrante editoriale e Roberto Saviano ne fa oggetto di una raccolta firme, che è pur sempre meglio che lavorare. «L’Europa lo vuole», «la decenza lo vuole», «la nostra sopravvivenza lo vuole». O poffarbacco: forse anche il cielo lo vuole. Dunque chi si oppone è sicuramente peccatore. E finisce dietro la lavagna, con Fiorito e Ulisse, il berretto da asino in testa e la maschera da maiale sul volto.
Per cui oggi, se vi capita di incontrare qualcuno al bar o in ufficio, e entrate per caso nel discorso, mi raccomando: non fate brutta figura e accodatevi anche voi. Frasi consigliate: «Ah, signora mia, lo sa che cosa ci vorrebbe? La legge anti-corruzione», oppure: «Eh, caro mio, lo sa che cosa manca? La legge anti-corruzione». Anzi, se proprio volete strafare potete aprire voi il dibattito: «Ma lo sapete che non hanno ancora approvato la legge anti-corruzione?». Oppure (più indignati): «È indecente che non ci sia la legge anti-corruzione». Oppure (più internazionali): «Anche a Bruxelles tutti si chiedono perché non facciamo la legge anti-corruzione». È perfetto, no? La legge anti-corruzione di questi tempi si porta su tutto, come il bleu, combinata con una citazione di Napolitano e una di Ezio Mauro, in un salotto buono vi fa fare bella figura più di uno champagne rosé.
Guai a esprimere un dubbio, naturalmente. Siate prudenti: chi esprime un dubbio sulla legge anti-corruzione diventa, ipso facto, un amico della corruzione e dunque un corrotto. I benpensanti della Repubblica sono dei professionisti nell’organizzare le campagne della Titina: trovano una bandiera, organizzano le loro truppe e muovono in marcia come un sol uomo contro chiunque osi opporsi. Uno potrebbe chiedersi: ma davvero la legge anti-corruzione avrebbe evitato il caso Fiorito? Ma attenzione: la risposta è pericolosa, perché mette in evidenza in un amen che il coro delle anime belle è stonato come un campanaccio di montagna roso dalla ruggine.
Ve lo diciamo dunque sommessamente, solo se ci promettete che lo tenete per voi e non fate brutte figure nei salotti chic: la legge anti-corruzione c’entra con il caso Fiorito quanto Nicole Minetti con l’astrofisica nucleare. Cioè un beato nulla. La legge anticorruzione, nel testo approvato alla Camera e in discussione al Senato, è un provvedimento guazzabuglio che contiene alcune norme buone (come il divieto dei magistrati di partecipare agli arbitrati), alcune buonissime (come l’incandidabilità dei condannati), alcune discutibili (come la corruzione fra privati o il traffico di influenze illecite), alcune che hanno il consenso di tutti i partiti, altri solo di alcuni. Ma, in ogni caso, si tratta di un provvedimento che in nessun modo avrebbe evitato lo scandalo del Lazio. LEGGI TUTTO
Proprio ieri rigor Montis ha pubblicamente elogiato i funzionari pubblici per il lavoro svolto. Queste notizie dimostrano una volta di più, come se ce ne fosse ancora bisogno, che il solo scopo di questo sistema è sfruttare a più non posso il popolo. Quando si dirà basta a questo sistema fondato sui Lusi, i Bossi, le aziende tangentiste, i privilegi, l’usura praticata sulla moneta, sarà sempre troppo tardi. Quando un popolo è oppresso ha il sacrosanto diritto di ribellarsi. Claudio Marconi
IL CONFLITTO DELLA MANAGER EQUITALIA. LA SUA SOCIETA’ COMPRA CASE IPOTECATE – UNA VERGOGNA DA FARE SAPERE A TUTTI!!!
La strana situazione di Torino. Ma nelle sedici società satellite dell’agenzia che curano le riscossioni in sede locale, ci sono diversi ex politici. Anche il deputato pdl Marco Milanese, imputato nella storia della P4, vi ha sistemato alcuni suoi amici
Come racconta l’avvocato Alberto Goffi (l’udc piemontese che da tempo denuncia gli abusi dell’agenzia), l’implacabile macchina da guerra Equitalia porta dentro di sé diversi conflitti d’interesse.La presidente di Equitalia Nomos (la struttura sovrintende Torino e provincia, in attesa di essere inglobata in Equitalia Nord) è Matilde Carla Panzeri. Già funzionario della Banca d’Italia, oggi la Panzeri è presidente di una società pubblica che cura il recupero dei crediti dello Stato e degli enti locali. Ha quindi possibilità di accesso alle informazioni sullo stato patrimoniale dei torinesi, sulla solvibilità degli imprenditori della provincia e – tra l’altro – negli ultimi quattro anni la Panzeri attraverso i suoi dirigenti ha firmato 43mila ipoteche sulle case di Torino e il suo hinterland. La manager, però, dal 2008 è anche presidente di una società privata, la Npl spa (sede a Milano), che cura per statuto l’acquisizione di immobili, la riscossione di crediti in sofferenza, il finanziamento terzi, ed è leader nella cartolarizzazione dei crediti bancari. Solo la disponibilità dei dati pubblici, si comprende, è un chiaro vantaggio per una società privata, in questo caso la sua Npl (Non Performing Loans).
Alcune inchieste giornalistiche e di magistratura hanno già messo in evidenza come spesso nei consigli di amministrazione delle sedici società satellite di Equitalia (oggi in via di scioglimento) vi siano ex politici che controllano come nel collegio di riferimento i controlli fiscali non siano troppo serrati. L’inchiesta della Procura di Napoli sulla P4, poi, sta rivelando come il braccio destro di Giulio Tremonti, il deputato pdl Marco Milanese LEGGI TUTTO ASSOLUTAMENTE TUTTO
Gli eventi ecclesiali vissuti di recente e il protagonismo dei giovani nelle manifestazioni scoppiate sullo “scacchiere internazionale”, attraverso le quali essi “manifestano la loro incomprimibile esistenza”. Una globalizzazione che “sempre più tende ad agire dispoticamente prescindendo dalla politica” e la necessità di “correggere abitudini e stili di vita”. La “questione morale” nella politica italiana, l’attenzione della Chiesa ai poveri e a quanti sono colpiti dalla crisi, la “presenza dei cattolici nella società civile e nella politica”. Altre questioni italiane e un’attenzione internazionale (dal Corno d’Africa al Sud Sudan, dalle primavere del Nord Africa al raduno interreligioso di Assisi). Molteplici gli argomenti che il presidente della Cei, card. Angelo Bagnasco, ha affrontato questo pomeriggio nella prolusione al Consiglio episcopale permanente (Roma, 26-29 settembre).
La “rigenerazione” dei cristiani. Riferendosi al XXV Congresso eucaristico nazionale, il cardinale ha ricordato che i “cinque ambiti esistenziali” trattati nelle giornate “hanno messo in risalto l’‘osmosi’ possibile, ma anche esaltante, tra il mistero che celebriamo e le dimensioni dell’esistenza quotidiana”. Per la Gmg, invece, il presule si è soffermato sulla “massiccia affluenza”, come pure sulla “qualità della partecipazione”. In Spagna si è registrata “un’ondata giovanile per gran parte nuova, ma non ripetitiva delle precedenti”. È “la generazione giovanile scaturita dalle Gmg di Benedetto XVI”, il quale ha “impresso” alle Giornate una “particolare cura nella preparazione personale e nell’esperienza sacramentale, comprensiva dell’adorazione eucaristica a scena aperta”. Ma come s’inseriscono questi eventi “eccezionali” nella “vita quotidiana”? Essi, ha evidenziato, “devono concorrere alla rigenerazione del soggetto cristiano”.
Un “patto intergenerazionale”. Guardando al nostro Paese, “se non si riescono a far scaturire, nel breve periodo, le condizioni psicologiche e culturali per siglare un patto intergenerazionale che, considerando anche l’apporto dei nuovi italiani, sia in grado di raccordare fisco, previdenza e pensioni avendo come volano un’efficace politica per la famiglia, l’Italia – ha ammonito Bagnasco – non potrà invertire il proprio declino”. In apertura della prolusione, il porporato aveva fatto riferimento al “senso d’insicurezza diffuso nel corpo sociale” per la crisi economica e sociale, seguita con “apprensione” dai vescovi “per le pesanti conseguenze sulla vita della gente e gli effetti interiori”, laddove “sembra produrre un oscuramento della speranza collettiva”. “L’Italia – ha poi puntualizzato – non si era mai trovata tanto chiaramente dinanzi alla verità della propria situazione. Il che significa, tra l’altro, correggere abitudini e stili di vita”.
La “responsabilità morale” dei politici. Il presidente dei vescovi è quindi intervenuto sulla “questione morale”, annotando che “chiunque sceglie la militanza politica deve essere consapevole della misura e della sobrietà, della disciplina e dell’onore che comporta”. “La responsabilità morale – ha precisato – ha una gerarchia interna che si evidenzia da sé, a prescindere dalle strumentalizzazioni che pur non mancano”. Il cardinale ha riconosciuto che “si rincorrono, con mesta sollecitudine, racconti che, se comprovati, a livelli diversi rilevano stili di vita difficilmente compatibili con la dignità delle persone e il decoro delle istituzioni e della vita pubblica”. E se “è l’esibizione talora a colpire” come pure “l’ingente mole di strumenti d’indagine messa in campo” e “la dovizia delle cronache a ciò dedicate”, “nessun equivoco tuttavia può qui annidarsi”, ha aggiunto richiamando come “i comportamenti licenziosi e le relazioni improprie” siano “in sé stessi negativi” e producano “un danno sociale a prescindere dalla loro notorietà”. Dal presidente dei vescovi è giunto l’invito a “purificare l’aria, perché le nuove generazioni – crescendo – non restino avvelenate”.
“Nuova consapevolezza” per i cattolici in politica. I cattolici “anche quando non risultano sugli spalti”, sono “dove vita e vocazione li portano”, ha rimarcato, parlando della “presenza dei cattolici nella società civile e nella politica”. Il porporato ha fatto riferimento ai “percorsi diversi, a livelli molteplici, per quanti intendono concorrere alla vitalità e alla modernità della polis”. Anche se “hanno dato talora un senso anche di dispersione”, tuttavia “si è trattato di una sorta d’incubazione” in vista di una crescita della “partecipazione” e di “una nuova consapevolezza che la fede cristiana non danneggia in alcun modo la vita sociale”. A politici e amministratori si è poi rivolto, all’inizio dell’anno scolastico, chiedendo “di dare ragione della centralità della scuola”, “valorizzando anche il patrimonio della scuola cattolica e sostenendo il diritto dei genitori di scegliere l’educazione per i propri figli”. Infine, un pensiero tra gli altri all’Africa e ai “quindici ostaggi italiani”, al prossimo raduno interreligioso di Assisi e alla legge sulle dichiarazioni anticipate di trattamento, oggi ferma al Senato, provvedimento “necessario per salvaguardare il diritto di tutti alla vita”.