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giovedì 21 luglio 2011

MA IN CHE RAZZA DI MONDO SIAMO ??? VE NE SIETE RESI CONTO ??? E' ORA DI SVEGLIARSI RAGAZZI !!!

LUNEDÌ 18 LUGLIO 2011

Scie chimiche, signoraggio e le nuove sorelle bancarie

In una lettera di risposta di CoNosci sul fenomeno delle scie chimiche al Ministro delle Difese, il Vice Capo di Gabinetto, Generale B.A. Luca Goretti ammette, nel mese di giugno scorso, che l'Aviazione Militare

"non ha mai autorizzato velivoli militari o civili, nazionali o stranieri, a condurre simili operazioni nello spazio aereo nazionale. (...):

 Per quanto precede e tenuto conto degli elementi in possesso, si ritiene VEROSIMILE affermare che gli episodi descritti non siano attribuibili a velivoli dell'Amministrazione della Difesa".
 Da strumento di "bioremediation" dell'inquinamento nucleare, è diventato strumento di spargimento di sementi geneticamente modificate a vantaggio delle multinazionali/bancarie. Benetazzo lo illustra bene nel video sottostante. 

E' UN VIDEO LUNGO h1,20 ...PRENDETEVI IL TEMPO CHE OCCORRE E DOPO COMINCIATE A INDIGNARVI!!!!

mercoledì 20 luglio 2011

AMO GLI ANIMALI E LI DIFENDO MA QUALCOSA NON MI TORNA, DIFENDIAMO I CUCCIOLI DEGLI AMICI A 4 ZAMPE ED AMMAZZIAMO I NOSTRI FIGLI?

mercoledì 20 luglio 2011
L’ambiente soffre? Evitiamo le nascite nel terzo mondo. Francamente la ricetta di Al Gore, Premio Nobel per la Pace tra i più contestati della storia, appare fuori luogo e “razzista”. L’ex Vicepresidente degli Stati Uniti, tra i più influenti sponsor dell’allarme ambientale e più volte contestato per i suoi interessi diretti nell’industria ambientalista, nei giorni scorsi ha usato termini assolutamente incredibili per sensibilizzare l’opinione pubblicare sull’allarme ambientale del Pianeta.
A pochi giorni dalla entrata della sua “app” nel mondo iPad, con immagini bellissime e commenti allarmanti, Al Gore nella conferenza tenuta a New York qualche giorno fa si è concentrato quasi esclusivamente sulla crescita della popolazione mondiale facendo sfoggio di terminologie degne dei più noti e datati “maltusiani” ed eugenisti dei secoli scorsi. Tutto ciò, ovviamente, ha ricevuto apprezzamenti e applausi dalle potenti Fondazioni e Associazioni abortiste americane che operano su “larga scala”.
Il cambiamento climatico - ha detto Al Gore - si ottiene solo “stabilizzando la popolazione”. Ma la sua richiesta si è spinta oltre, “è indispensabile passare a una vera e propria amministrazione della fertilità” tra i poveri per ridurre la popolazione mondiale. Tutto ciò attraverso una vera e propria campagna massiccia di educazione per bambine e donne, affinché possano avere decidere quanti figli avere e a quale tempo di distanza l’uno dall’altro.
Gli intenti sono tra i più generosi di sempre, dovremmo commuoverci nell’ascoltare che è necessario “aumentare i tassi di sopravvivenza infantile, così che i padri si sentano a proprio agio nell’avere una famiglia piccola”. Tutti felici nella società più equilibrata e degna, secondo le commoventi menzogne di Sir Francis Galton, l’ideologo dell’eugenetica. Peccato che questa ideologica futura felicità non faccia il conto degli innocenti morti negli aborti di massa e della violenza che le donne subiscono attraverso i pressanti inviti alla sterilizzazione.LEGGI TUTTO

DIAMOCI UNA SVEGLIATA SE NON VOGLIAMO CHE LA VITA DEI NOSTRI FIGLI SIA ROVINATA PER SEMPRE! EDUCHIAMOLI SENZA AFFIDARLI A TERZI!




Stop Planned Parenthood
Sesso facile e aborto: ecco i



giovani secondo l'ONU



  di Marco Respinti
20-07-2011
L’ONU "catechizza" i giovani per farne degli «avvocati del sesso». E il braccio operativo di cui si servono le Nazioni Unite è l’International Planned Parenthood Federation (IPPF), cioè il più famoso e famigerato, nonché potente e danaroso abortificio del mondo. Così denuncia del Catholic Family & Human Rights Institute di Washington.



In vista dell’ennesimo simposio organizzato per il 25 e il 26 luglio dall’Assemblea generale delle Nazioni Unite in occasione dell’Anno internazionale dei giovani (l’anno è cominciato l’agosto scorso, e chi se n’era accorto?) l’IPPF s’inventa infatti la sessualità disinibita e "generosa" come diritto inviolabile dei giovani da difendere preparandosi, studiando, insomma trasformandosi in veri e propri militanti. Le dritte sono le solite, quelle a cui l’IPPF ha 
da tempo abituato il pubblico: aborto a richiesta e il più possibile libero, contraccezione a go-go, promiscuità pure, e la masturbazione come strumento "di lotta" e "di governo" di sé. In questo spirito, del resto, nel marzo 2010 l’IPPF predispose una guida a dir poco scandalosa distribuita dall’Associazione mondiale delle ragazze scout durante un simposio "senza adulti" facente parte del convegno annuale della Commissione ONU sulla condizione delle donne. E cose così l’IPPF le torna a scrivere oggi in due manuali giovani pubblicati proprio in vista del suddetto simposio ONU sui giovani.

Il primo s’intitola 
Exclaim! Young people’s guide to "Sexual rights: an IPPF declaration"("Esclama! Guida per giovani a Diritti sessuali: una dichiarazione dell’IPPF"). Come recita il titolo, è unvademecum per il corretto uso del manifesto con cui dal 2007 l’IPPF guida una campagna mondiale tesa al riconoscimento dei "diritti sessuali" come diritti umani fondamentali reclamando protezioni giuridiche internazionali della sessualità e del "famoso" gender secondo l’idea che i «governi debbono rispettare, proteggere e soddisfare tutti i diritti sessuali dei giovani».

L’IPPF allena insomma i giovani affinché si facciano carico in sede ONU del sesso libero e abortivo. Per aiutarli nell’azione, il manuale elenca una serie di provvisioni, di nicchie e di “fili di rasoio” giuridici già presenti nella legislazione internazionale inerente i diritti umani che possano essere capziosamente e a fortiori utilizzati per la "buona battaglia", ed estensivamente interpretati come "diritti sessuali". Per esempio che il «diritto a conoscere e ad apprendere» includa finalmente «la fine dei programmi di educazione sessuale basati esclusivamente sul concetto di astinenza», promuovendo in loro vece approcci più inclusivi. I giovani, infatti, insiste il manuale dell’IPPF, debbono convincersi: il loro "diritto al piacere sessuale" è sovrano e «sperimentare forme diverse di piacere sessuale è importante per la loro salute e il loro benessere». Di fatto, come scrive esplicitamente il suddetto manuale, significa battersi per la liberalizzazione massima dell’aborto, per l’autonomia totale dell’individuo nel comunicare quale sesso indicare sui propri documenti d’identità e per l’accesso illimitato alla contraccezione per tutti.

Il secondo manuale, 
I Decide: Young women’s journeys to seek abortion care ("Io decido: viaggi di giovani donne che cercano assistenza per abortire"), raccoglie paginette di diario di giovani in cerca di aborto, impaginate a metà tra il psichedelico e il flower-power d’antan.  Tra l’altro, il testo viene pubblicato come parte integrante di un progetto architettato dall’IPPF - "Girls Decide: Stand Up for Choice on Sex and Pregnancy" ("Decidono le ragazze: difendi la libertà di scelta su sesso e gravidanza") - e lanciato nel 2010 con il supporto del programma di coordinamento con le organizzazioni non governative internazionali del ministero degli esteri dei Paesi Bassi.

Contiene consigli, siti utili, "lo sapevate che in alcuni posti agli adolescenti fan lo sconto sull’aborto?", schemini e disegnini di come usare pillole, preservativi, spirali, etc., nonché una tabella di comparazione tra i vari metodi abortivi così che le ragazze possano scegliere in serenità. In una delle entry di uno dei diari riprodotti nel manuale si legge di «persone orribili fuori dalla clinica» abortista impegnate a dissuadere le giovani dal sopprimere la vita che portano in grembo: e cioè «una donna che grida, una suora e due vecchi che pregano». In un "nota bene" si ricorda alle ragazze che per provocare aborti "discreti" si possono benissimo usare quelle compresse di Misoprostol che in farmacia si vendono per prevenire le ulcere gastriche: basta assumerle mettendole nascostamente sotto la lingua e «nessuno sarà in grado di dire che avete ingerito un farmaco per indurre l’aborto»: del resto, nota Amanda Pawloskidel Catholic Family & Human Rights Institute, «la sezione statunitense della Planned Parenthood è stata di recente messa sotto osservazione pubblica perché sospettata di  avere adottato tattiche ingannevoli e illegali con minori».

Ma evidentemente il tarlo sta nel manico. Nonostante la crisi che sta strangolando le economie di mezzo Occidente, è infatti proprio l’ONU che s’indispettisce quando certi governi si mostrano renitenti nel rimpinguare le casse sempre bisognose dell’IPPF.

L’organizzazione abortista dipende dai governi nazionali per il 71% del proprio budget e la riduzione delle donazioni operata l’anno scorso, complice la crisi, da Giappone, Svezia e Germania si è fatta ampiamente sentire. Soprattutto è però pesata molto l’analoga decisione del governo canadese, visto che ha fatto mancare all’organizzazione più di 5 milioni di dollari americani e che ancora sta discutendo se finanziarla nel 2011. In più, anche il contributo statunitense è pencolante, visto che nell’era di Barack Obama - di suo ben più generoso verso l’IPPF del suo predecessore George W. Bush jr. - molte assemblee legislative di Stati dell’Unione nordamericana - tra cui diverse di quelle che nelle elezioni di "medio termine" del 2 novembre 2010 hanno visto trionfare maggioranze apertamente pro-life - hanno deciso, per ciò che è di loro competenza, di non finanziare l’IPPF.

Sul punto è illuminante quanto 
documenta l’American Life League (ALL), una delle maggiori organizzazioni statunitensi in difesa della vita (e la maggiore di quelle cattoliche), diretta a Stafford, in Virginia, dalla cattolica Judie Brown. L’ALL - che fra i suoi progetti annovera STOPP, acronimo di "Stop Planned Parenthood", una task force dedicata fondata anni fa da James W. Sedlak, oggi vicepresidente della stessa ALL - ricostruisce bene il percorso che porta illegalmente nelle casse dell’aborto americano i circa 363 milioni di dollari di fondi federali che annualmente il governo americano garantisce all’IPPF affinché ci paghi i preservativi da distribuire gratis nel Paese e le lezioni di educazione sessuale che sponsorizza. Negli Stati Uniti esiste infatti l'"Hyde Amendment", ovvero una legge voluta dal defunto deputato Repubblicano e cattolico Henry J. Hyde (1924-2007) che dal 1976 impedisce - quando la Casa Bianca e il Congresso scelgono di rispettarla - di utilizzare il denaro dei contribuenti americani e i fondi per l’assistenza sanitaria nazionale per finanziare l’aborto, la stessa legge che permise a Bush jr. di negare i fondi all’IPPF e che invece l’Amministrazione Obama vive da sempre come spina nel fianco.

Per queste ragioni laddove non sortisce gli effetti sperati con le proprie esortazioni ai governi nazionali - l’ammanco denunciato dall’IPPF nel 2010 è di 16 milioni di dollari, cioè l’11% del bilancio -, l’ONU - che evidentemente ha molto a cuore le attività mondiali dell’IPPF - interviene direttamente di 
tasca propria. Anche perché le riduzioni di budget a cui stata costretta hanno portato l’IPPF a concentrare i propri sforzi proprio sull’obiettivo ONU nel tentativo di ottenere l’inclusione nei suoi documenti chiave di quei linguaggi più possibilisti che, per esempio, come auspicato dalla guida Exclaim!, tollerino anche il concetto di "diritti sessuali" o l’idea della "salute riproduttiva" come comprensiva pure dell’aborto.

I conti del 2010 rivelano infatti che il Fondo delle Nazioni Unite per la Popolazione (UNFPA) ha aumentato di più di 1,6 milioni di dollari e che un altro milione (e più) è stato elargito dall’UNAIDS, l’agenzia per la lotta all’infezione da HIV; che la più recente creazione del Palazzo di Vetro, Donne-ONU (UN Women), ha debuttato nell’elenco dei benefattori dell’IPPF con un versamento di 330mila biglietti verdi; e che altri 400mila dollari sono stato collettivamente offerti dalla Banca Mondiale, dall’Organizzazione Mondiale della Sanità e ancora da UNAIDS strettisi a cartello. Fra riduzioni di bilancio e aiuti ONU, comunque, l’IPPF riesce a mantenere sempre elevatissimi i numeri delle sue performancemondiali: 1.411.000 «servizi correlati all’aborto» e 152 milioni di preservativi distribuiti gratuitamente.


- Guarda il video dell'American Life League sulla violazione della Legge Hyde (in inglese)

martedì 19 luglio 2011

E BRAVO ZIO !!!! RIPROPONGO ANCH'IO IL TUO POST E DOPO ANNI CHE SI PICCHIA SU QUESTO CHISSA' CHE ORA QUALCUNO CI RIFLETTA......

lL DEBITO ETERNO!!! La moneta emessa a debito distrugge i vostri risparmi e distrugge la vostra vita... (z)



Provo a riproporvelo.... magari ora che vi stanno rubando un pò più di soldi qualcuno di voi presterà un pò più di attenzione.....

In questo video è spiegata l'unica e vera causa di quella che chiamano "crisi"....




PIEMONTE,PER UNA VOLTA CHE UN POLITICO AVEVA FATTO QUALCOSA "PER LA VITA" ECCO CHE I GIUDICI LO CASTIGANO!!



di Mario Palmaro
19-07-2011



Fuori i volontari pro life dai consultori pubblici. Lo ha stabilito il Tar del Piemonte, che è intervenuto a piedi uniti sulla decisione del Governatore della Regione, Roberto Cota, il quale - insieme alla maggioranza sostenuta da Lega e Partito della Libertà - aveva invece aperto le porte alla collaborazione con la Federazione piemontese del Movimento per la Vita, guidata da Marisa Orecchia. 
La sentenza del Tar ha un forte significato politico. I giudici amministrativi, infatti, hanno cancellato un “esperimento” che poteva avere una straordinaria rilevanza innovativa anche a livello nazionale, perché vedeva una regione italiana riconoscere ai volontari antiabortisti un ruolo attivo all’interno delle strutture dello stato. Strutture nelle quali abitualmente prevale la logica della mera certificazione della volontà della donna, al punto che certi consultori si meritano l’appellativo di “abortifici”.
Il Tar piemontese ha voluto lanciare un segnale a tutte le regioni: castigare un governatore per ammonirli tutti. Con questa decisione si è voluto stoppare una scelta forte di Roberto Cota, leghista e cattolico, che nella sua campagna elettorale si era impegnato pubblicamente sul fronte dei valori non negoziabili. Cota aveva anche sottoscritto pubblicamente un “Patto per la vita”, chiamando alcuni esponenti del mondo cattolico – Massimo Introvigne, Mauro Ronco, Maria Paola Tripoli e la già citata Marisa Orecchia – a fare da “garanti” all’effettiva attuazione degli impegni assunti. Questa scelta ha permesso a Cota di sconfiggere, contro molte previsioni, il suo avversario, l’abortista e laicista Mercedes Bresso, sostenuta per altro dall’Udc di Pierferdinando Casini.

Appena eletto, Cota ha onorato i suoi impegni, e il Tar gli ha risposto con questa decisione evidentemente punitiva e ideologica.



Ma questa sentenza amministrativa dice anche un’altra cosa, forse ancor più importante: conferma che la  194 del 1978 è una legge totalmente, inequivocabilmente abortista. Da molti anni si è diffusa nel mondo cattolico una leggenda, quella secondo cui il legislatore italiano avrebbe voluto, con la 194, combattere la piaga dell’aborto. Questa tesi sarebbe stata corroborata dall’esistenza di una “parte buona” della legge, rimasta inapplicata, orientata a dissuadere la donna intenzionata all’aborto. Il legislatore del 1978 voleva aiutare la donna a cambiare idea, ma poi – a causa di una distrazione collettiva durata 30 anni – questa nobile intenzione sarebbe stata dimenticata.


Ora, purtroppo nulla di tutto questo corrisponde a verità, e i giudici del Tar lo hanno dimostrato. Il legislatore del 1978 – un misto di istanze comuniste, socialiste, radicali e cattocomuniste – volle effettivamente “socializzare” l’aborto, cioè far pagare allo Stato l’aborto (negli Usa non è così) e prevedere la rimozione delle cause che inducevano la madre a richiedere l’aborto. Ma questa azione di assistenza sociale è preceduta da una barriera invalicabile: l’autodeterminazione della donna. Se è lei a chiedere un aiuto, allora la si aiuti. Se vuole soldi, latte in polvere e una casa, la si mandi dai soliti cattolici, che qualcosa si inventeranno. Ma questo non c'entra nulla con un’iniziativa unilaterale dello Stato, che cerchi di convincere una madre a cambiare idea sull’aborto.



Il nodo è precisamente questo. Lo stato italiano con la legge 194 ha voluto sancire la sua totale neutralità di fronte alla condotta della donna: che scelga per la vita o contro la vita, non fa alcuna differenza.  Questa logica ispiratrice della legge 194  si traduce coerentemente nei suoi articoli e nella pluridecennale giurisprudenza che l’ha interpretata e applicata. Ed è proprio a causa di questa ratio che da più di 30 anni l’attività dei Centri di aiuto alla vita e di ogni associazione pro life è ostacolata in ogni modo. I volontari di questa galassia, infatti, non pensano affatto che abortire e non abortire siano la stessa cosa, e se incontrano una donna, nei modi e nelle forme più opportune, glielo dicono. Ma questo servizio alla verità è, obiettivamente, fuori legge.


Dunque, almeno in questo, dobbiamo ammettere che il Tar ha applicato in maniera coerente lo spirito della legge 194 del 1978. Ovviamente, questo non mette a posto la coscienza dei giudici, perché la mera applicazione delle leggi in vigore non basta a rendere giusta una sentenza: il ‘900 totalitario e sanguinario è costellato di sentenze “coerenti” con le leggi in vigore. Ma cerchiamo di aprire gli occhi di fronte a questa ennesima “lezione”: tirare fuori cose buone dalla 194 è come tentare di cavare il sangue dalle rape.


 

sabato 9 luglio 2011

LA BUSSOLA QUOTIDIANA,DAL RINASCIMENTO AD OGGI...



Angelica - Orlando Furioso



Nel Rinascimento i germi del laicismo moderno



di Giovanni Fighera
09-07-2011


La tesi espressa dallo storico svizzero J. Burckhardt (1818-1897) sulla netta cesura tra la civiltà medioevale e quella rinascimentale è stata ormai superata da tempo da una più imparziale rilettura del Medioevo che ha permesso di interpretare l’esplosione artistica del Quattrocento e del Cinquecento come conseguenza, almeno in parte, di alcune premesse culturali dei secoli precedenti. Certamente, però, esistono alcune differenze fondamentali tra i due periodi a livello di concezione dell’uomo e della vita. 

Forse è l’umanista Coluccio Salutati (1331-1406) a descrivere meglio in un’espressione sintetica una delle più grandi novità del Rinascimento rispetto al Medioevo, ovvero una mutata percezione religiosa, in un certo senso in parte eterodossa, dettata dalla convinzione che i meriti umani possano portare l’uomo alla salvezza. Sua è, infatti, l’espressione: «Del Paradiso è degno l’uomo che ha compiuto grandi azioni in questa terra». L’intellettuale di inizio Quattrocento ha sostituito al merito cristiano l’idea di merito umanistico e ha maturato la convinzione che l’uomo possa con le proprie opere ottenere l’immortalità, la fama su questa Terra e l’eternità poi. 
(.....)
Accanto a questo umanesimo cristiano che ha prodotto tante testimonianze artistico–culturali si è diffuso, successivamente, in età moderna «una forma di umanesimo caratterizzato dall’assenza di Dio e spesso dall’opposizione a lui. Questo clima ha portato talvolta a un certo distacco tra il mondo dell’arte e quello della fede» («Lettera agli artisti»). Ora, invece, se indagassimo più specificatamente l’immagine di donna ideale trasmessa dalla letteratura del Quattrocento e del Cinquecento, vedremmo quanto si fosse ormai lontani in quest’epoca dalla visione angelicata della Beatrice dantesca quale accompagnatrice dell’uomo verso Dio, vera figura pontefice tra Terra e Cielo. 
 LEGGI TUTTO

LA BUSSOLA QUOTIDIANA, DAL RISORGIMENTO AD OGGI....


ANTICLERICALISMO RISORGIMENTALE


a cura di Rino Cammilleri
09-07-2011
«Una volta erano i circoli ad essere attaccati e devastati (come il San Torpè a Pisa, nel ’69); un’altra i santommasini, i membri dei gruppi intitolati a San Tommaso d’Aquino, ad essere aggrediti, sbeffeggiati e insultati perfino in chiesa (come ad Ancona, nel gennaio del ’71); un’altra volta erano le processioni religiose ad essere disturbate o disperse. L’Eucarestia oltraggiata (come a Bologna nel giugno del ’73), o l’ostensorio rovesciato (come a Torino nel novembre), o le immagini di Maria prese a sassate (come a Gubbio nel marzo); altre volte erano le feste solenni, come il Venerdì Santo, ad essere profanate (il che avvenne a Torino nello stesso anno). (…) 


Contro le celebrazioni e i pellegrinaggi la reazione delle associazioni massoniche, democratiche e “luciferiane” era costante e inesorabile. Nel ’73, vagheggiandosi un omaggio dei cattolici locali alla tomba di San Francesco d’Assisi, un grande meeting al teatro della Minerva di Perugia minacciò reazioni violente se il governo non avesse impedito in tempo (e l’autorità non mancò di aprire gli orecchi e agire in conseguenza, proibendo il tutto). Poco più tardi, sia ad Assisi sia a Loreto, masse di fedeli accorse per le indulgenze furono disperse con le armi, da veri e propri battaglioni di fanteria coadiuvati dalla polizia e dai carabinieri (e il governo giustificò i provvedimenti con ragioni igieniche)». Vi sembra un pagina di Angela Pellicciari? No, è Giovanni Spadolini (L’opposizione cattolica, Mondadori 1994, pp. 70-71). LEGGI TUTTO

ABORTO,PADRE GAHL GUARDA ALL'ABORTO ED A COSA QUESTO IMPLICHI NEL FUTURO

Aborto: segno di un qualcosa di peggiore?



Un docente di etica alla Santa Croce parla della perdita di umanità



Tratto dal sito ZENIT, Agenzia di notizie il 4 luglio 2011

L’aborto è segno di un qualcosa di pervasivo e profondamente radicato nella società: la perdita della identità dell’uomo, in cui gli uomini e le donne non si riconoscono più come esseri chiamati a partecipare del potere creativo di Dio.

Questa è l’osservazione espressa da padre Robert Gahl, professore associato di etica presso la Pontificia Università della Santa Croce.

Al programma televisivo “Where God Weeps”, realizzato da Catholic Radio and Television Network (CRTN), in collaborazione con Aiuto alla Chiesa che soffre, padre Gahl ha parlato della storia dell’aborto e di cosa implichi per il futuro.

L’aborto è una piaga universale. Ogni anno si effettuano più di 53 milioni di aborti in tutto il mondo. In alcuni Paesi più del 70% delle donne ha avuto un aborto. Perché oggi sono così dominanti questioni come aborto o eutanasia?

Padre Gahl: È un triste paradosso, che in fondo evoca il peccato originale. Con il peccato originale, Adamo ed Eva hanno tentato di sostituirsi a Dio. Quando gli esseri umani oggi cercano di acquisire il potere divino – il potere sull’origine della vita – e di sostituirsi a lui per poter controllare l’inizio della vita in un modo che è contrario al disegno di Dio e quindi contrario al disegno dell’amore, si sentono per un momento potenti. Arrivano anche a sentirsi vittoriosi per il prodotto che sono riusciti a creare. Tuttavia, poco dopo, subentra la frustrazione e persino la negazione della propria identità, perché essa è un’identità di amore, essendo noi fatti per amare.

I nostri cuori sono fatti per l’amore. Quindi, da persone che amano, nei loro rapporti familiari, diventiamo dei meri produttori, persone che hanno il controllo sui propri prodotti. Diventa la negazione della nostra dignità, perché se il nostro potere di dar vita è semplicemente quello di produrre elementi che implicano che “io sono stato prodotto” e che “io sono semplicemente l’esito di un sistema meccanizzato di produzione”, questa è la negazione della mia dignità come figlio di Dio e come figlio dei miei genitori.

Se guardiamo indietro nella storia, qual è stato il momento, il fattore decisivo, che ci ha portato, per esempio, ad accettare l’aborto e la ricerca sulle cellule staminali e alla prospettiva dell’eutanasia?

Padre Gahl: L’aborto è purtroppo molto diffuso, al punto che oggi molte persone e persino i documenti delle Nazioni Unite, lo considerano come un diritto. L’origine di tutto questo sta nella rivoluzione sessuale, che non è stata una rivoluzione di liberazione, ma una rivoluzione di narcisismo, di alienazione, di distacco dai legami, dagli affetti, dall’amicizia e di amore con altri. Elemento centrale della rivoluzione sessuale, che ha agito come una sorta di catalizzatore – come gettare benzina sul fuoco – è stato lo sviluppo dei contraccettivi chimici, che ha permesso di scindere il rapporto sessuale dalla procreazione e che ha consentito alle persone di godere della sessualità come un mero piacere egoistico. Ha consentito di scollegare quell’intrinseco ordine verso il dono della vita e così facendo ha scollegato la sessualità dagli impegni propri dell’amore: formare una famiglia, diventare padre e madre. È stata una degradazione della dignità umana.

Credo che il problema dell’aborto sia come un faro d’avvertimento. Un segno di avvertimento molto grave, che riguarda la vita stessa, ma che è indicativo di qualcosa di ancora più pervasivo e profondamente radicato nella nostra società, più di quanto non si possa pensare.

E di che si tratta?

Padre Gahl: Della perdita di identità di se stessi, in quanto esseri che partecipano al potere creativo di Dio e che sono chiamati ad essere genitori.

L’aborto è spesso considerato come il diritto di poter scegliere, ma viene addirittura giustificato come espressione di amore. Per esempio: preferirei abortire mio figlio piuttosto che crescerlo privo di amore. Come è possibile che siamo arrivati a questo sovvertimento in cui la morte è giustificata dall’amore?

Padre Gahl: Il vero amore umano è incondizionato. Amare qualcuno nonostante tutto. Nonostante qualsiasi cosa possa accadergli, ti prenderai cura di lui. Se si ammala, se in un incidente diventa paralizzato, ti prenderai cura di lui per il resto della sua vita. Un altro tipo di amore – forse un amore più egoistico – è quello in cui doni a qualcuno solo finché ti va. L’aborto è strumentale a questo tipo di amore, diventa una via d’uscita.

Bisogna invece rovesciare l’intera questione e accogliere tutti, ogni vita umana, come diceva Madre Teresa: non esistono figli non voluti. Se c’è un figlio indesiderato, portatelo a me e io mi prenderò cura di lui perché io amo quel figlio.

E questa è la verità della questione: se dovessimo accettare l’aborto come strumento di una sorta di azione altruistica, che consente di evitare le avversità della vita, ciò porterebbe tragicamente, direi delittuosamente, a sostenere che i disabili non dovrebbero esistere. Una volta fatto questo, arriveremmo alla negazione di ogni dignità umana.

Siamo passati dall’importanza della vita in quanto tale, a dare maggiore importanza alla qualità di quella vita. Questo passaggio verso la qualità della vita porta alla domanda: qual è la qualità della vita? Io vivo qualitativamente bene? E i disabili, godono di una qualità di vita sufficiente? E questa domanda riguarda la loro stessa esistenza. 

Padre Gahl: Esattamente. La logica odiosa che è insita in ciò che lei ha appena descritto porta anche a giudicare noi stessi in base alle nostre capacità: io valgo per ciò che sono in grado di fare nella società. Se, a un certo momento, risultassi deludente perché mi sono ammalato, perché ho sbagliato, o perché mi trovo in un settore dell’economia che non è più desiderato dai consumatori, mi sentirei meno accettato da parte degli altri.

Questa struttura di giudizio si applica anche alle madri che danno alla luce bambini affetti, per esempio, dalla sindrome di Down. Queste madri si sentono giudicate negativamente ed è orribile, come se si fosse trattato di una scelta sbagliata, quella di mettere al mondo quel bambino, quel bellissimo essere umano. Questa è l’eugenetica: una logica perversa che ha portato, nelle società occidentali, all’aborto di quasi il 90% dei bambini diagnosticati con sindrome di Down.

Il dono più grande di Dio all’umanità è la possibilità di essere co-creatori della vita insieme a lui. Cosa rappresenta l’aborto in questo rapporto tra l’uomo e Dio?

Padre Gahl: Talvolta dimentichiamo – a causa del nostro “scientismo” che riduce tutto ad elementi scientifici – che l’inizio della vita umana non risiede solo nell’uomo e nella donna, ma anche in Dio. Richiede il concorso di tre persone, perché l’anima umana è immateriale. È un’anima spirituale che è creata direttamente e immediatamente da Dio. Quindi quando un uomo e una donna si uniscono per avere un figlio, questo sarà anche – e ancor di più – figlio di Dio.

Quindi, se riusciremo a recuperare il rispetto della vita, sarà grazie a una rinnovata consapevolezza del ruolo di Dio nel dare la vita e di questo potere che abbiamo insito in noi, che è un potere divino e trascendente. È un potere creativo in cui è come se avessimo Dio nelle nostre mani, perché possiamo, in un certo senso, dire noi a lui quando creare una nuova anima umana. Quindi se rinnoviamo quel rispetto per l’intervento di Dio, rinnoviamo anche il rispetto reciproco tra noi in quanto immagine di Dio, in quanto alter Christus.

In Paesi come la Russia, più del 70% delle donne ha avuto un aborto. I tassi di aborto in alcune province russe arrivano anche a livelli di 8 o 10 aborti per donna, perché è utilizzato come mezzo di controllo delle nascite. In Cina la politica del figlio unico ha costretto molte donne ad abortire. Che impatto spirituale e psicologico può avere questo sulla società?

Padre Gahl: Nell’Europa orientale, dove vediamo questi elevati tassi di aborto, spesso associati a elevati tassi di suicidio, alcolismo e gravi depressioni, esiste un senso di nichilismo, di totale perdita del senso della vita. Questo avviene in una società che non è edificata sull’amore per i propri figli. Questo deve essere rinnovato. Grazie a Dio, in alcuni di questi Paesi si è effettivamente registrata una tendenza positiva. Nella Federazione russa, in particolare, vi è stato un recente aumento nei tassi di natalità. I tassi di aborto sono ancora molto elevati, ma si spera che questo aumento della natalità possa arrivare anche a ridurre i tassi di aborto.

Cosa potrebbe e dovrebbe fare di più la Chiesa in questo ambito?

Padre Gahl: Anzitutto, quando pensiamo alla “Chiesa” tendiamo a pensare alla gerarchia – noi preti, i Vescovi, il Papa – ma in realtà la Chiesa è l’insieme dei cristiani battezzati. La Chiesa è una famiglia e quindi è necessario che tutti i suoi componenti – tutti i cristiani battezzati – accolgano la vita con amore. È necessario dare il proprio aiuto ai centri gravidanze difficili (crisis pregnancy centers). Certamente anche la Chiesa magistrale e gerarchica deve agire in coerenza con i principi della teologia morale cattolica in questo ambito.

La Chiesa deve continuare a seguire l’esempio di Karol Wojty?a, che come Arcivescovo di Cracovia aveva aperto centri di aiuto alle donne in situazioni difficili. Ma alla fine tutto si riduce a questo: Dio è amore. Io sono un figlio di Dio. Io sono fatto a immagine di Dio e quindi anche io devo rendere presente, in mezzo agli altri esseri umani, il volto di Dio, che è il volto dell’amore. Se facessimo così in ogni settore umano, se mostrassimo veramente rispetto per la dignità umana, rispetto e amore per le persone che soffrono, allora potremmo iniziare a recuperare nella società questi principi che sono necessari affinché ogni vita umana venga accettata. In questo modo, la vita non verrebbe più considerata come un mero prodotto, come i figli su misura da progettare in provetta, secondo i desideri dei produttori.

Se posso fare un passo indietro, vorrei aggiungere che anche la stessa nostra sessualità deve essere recuperata, nella consapevolezza che la sessualità è sacra e che quindi i nostri atteggiamenti di modestia e di rispetto verso la nostra sessualità e il desiderio sessuale devono essere vissuti in castità e fortezza, in modo preordinato alla donazione della vita all’interno della struttura della famiglia.

ABBIAMO LETTO LA CARITAS IN VERITATE?? NO? GRAZIE A UOMINI DI BUONA VOLONTA' ABBIAMO PILLOLE IN VIDEO. VALE LA PENA DI VEDERLI..