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lunedì 28 settembre 2015

AVREMO LA SCUOLA INTERNAZIONALE DI MANAGEMENT PASTORALE!!!!!


di Andrea Zambrano 28-09-2015

La locandina è decisamente marketing oriented: camicia con colletto, però fuori dai jeans come si conviene ai “ggiovani”, mano destra in tasca, maniche arrotolate, ciuffo da tirabaci. Il soggetto è un prete supergiovane. Il messaggio è che una Chiesa moderna deve essere al passo coi tempi. E i tempi sono fatti e scanditi dalle dinamiche d’impresa: teamwork al posto di pastorale, burnout al posto di solitudine da sagrestia, leadership invece di carisma, problem solving al posto della cara e vecchia Provvidenza che in qualche modo interverrà. E da ultimoexit strategy in luogo di una più semplice e ragionevole soluzione alla “Viva il parroco”. 

Chissà se il santo curato d’Ars, fino a ieri modello di sacerdote e pastore d’anime, non si sentirà scalzato da quel don Chicì che faceva impazzire don Camillo?

domenica 20 ottobre 2013

LE MASSE CATTOLICHE CONOSCONO I MISTERI DELLA LITURGIA DELLA MESSA ED I L SIGNIFICATO DI OGNI ATTO DEL SACERDOTE?




Presenza divina 11 Ottobre 2013

Proponiamo questa lettura tratta dall’ottima rivista mensile Presenza divina (che ringraziamo), che spiega soavemente come la ricchezza del culto cattolico, dei suoi paramenti come della sua liturgia (antica), siano un tesoro prezioso che veicola ben più alti doni spirituali, utili alla battaglia terrena in vista del premio finale. 

Per esprimere l’altissima dignità del sacerdote, San Francesco di­ceva spesso che se gli fosse capitato di incontrare un Sacerdote ed un Santo del cielo, avrebbe salutato prima il Sacerdote correndo a baciar­gli le mani (F.F. 790), ed ai suoi frati raccomandava di «chinare il capo davanti a loro e baciare le mani; se poi li vedevano a cavallo, esigeva si baciassero addirittura gli zoccoli del cavallo cui stavano in grop­pa» (F.F. 1468). Comandava tanta riverenza verso i Sacerdoti «non per loro stessi - diceva - ma per il loro ufficio di ministri del Santissimo Corpo e Sangue del Signore Gesù Cristo» (F.F. 194). Né gli Angeli, né i Santi del Paradiso, infatti, ebbero da Dio il potere di consacrare il Corpo e il Sangue di Gesù, di immolarLo sull’altare rinnovando il Sa­crificio del Calvario. Ogni volta che un Sacerdote si appressa all’altare per celebrare la Santa Messa, egli fa discendere Gesù dal Cielo, Lo tiene tra le sue mani, Lo immola sull’altare divenuto un vero monte Calvario. «L’umanità trepidi», esclama ancora San Francesco dinanzi a tanto mistero, «l’universo intero tremi, il cielo esulti, quando sull’al­tare nelle mani del Sacerdote è il Cristo, Figlio di Dio vivo» (F.F. 221). Poiché dunque nel Santo Sacrificio si compie lo stesso Sacrificio che Gesù compì sul Calvario offrendo Se stesso, vero Sacerdote, all’Eter­no Padre per mezzo dell’uomo che compie le funzioni di Sacerdote, la celebrazione richiede che «i calici, i corporali, gli ornamenti dell’al­tare e tutto ciò che riguarda il Sacrifìcio divino devono essere prezio­si» (F.F. 241).

giovedì 18 aprile 2013

OGGI IL "CATTOLICO" RENZI VOLA A ROMA IN AIUTO A BERSANI ? SOCCI FA LE PULCI A MATTEO E FORSE LA CATTOLICITA' DI RENZI NE ESCE AZZOPPATA


 di Antonio Socci  15 APRILE 2013 

Caro Matteo,

come sai, da anni sono un tuo estimatore. Nella campagna per le primarie – che ho sperato tu vincessi – ho apprezzato anche uno “stilnovo” che rappresenta una salutare novità per il nostro Paese, troppo dilaniato da odi politici e faziosità.

Dunque sono nel novero dei tuoi potenziali elettori. Per questo devo porti una domanda relativa a ciò che abbiamo in comune: la fede cattolica e la sua rilevanza sociale.

FAZIONI

Tu ne hai parlato nell’articolo di ieri su “Repubblica”. Hai proclamato: è insopportabile candidarsi al Quirinale “in quanto cattolico”, cioè strumentalizzando la fede religiosa.

Benissimo. Condivido al cento per cento. Ma il fatto che tu corredi questa netta condanna con un solo nome – quello di Franco Marini – immeschinisce la forza del tuo giudizio morale e fa sospettare che pure il tuo orizzonte sia la “politique politicienne”.

Dovevi evitare di fare nomi oppure farli tutti. Infatti citando solo Marini e non citando Prodi, che è per antonomasia, da decenni, il cattolico che viene candidato alle poltrone della casta, usi un argomento teologico, con tanto di evocazione del papa, per un banale e brutale scazzo fra correnti di partito.

Siccome ti stimo, penso che tu non abbia chiamato in causa il Papa e il Vangelo di domenica, con Gesù e Pietro, semplicemente per azzoppare Marini. Ma hai dato questa impressione. Inoltre resta aperto il problema di fondo.

VENDERE L’ANIMA?

Già nell’aprile 2009, quando sei venuto a Roma a presentare il mio libro “Indagine su Gesù”, ho colto la tua sincera e convinta fede cattolica.

Ma ho pure sentito emergere in me una domanda scottante: per te il cristianesimo c’entra con il tuo impegno politico? Il pensiero cattolico ha qualcosa da dire sulla società e l’Europa di oggi o è totalmente irrilevante e limitato ad un ambito privato e intimistico?

La domanda mi si è riproposta ascoltando i tuoi interventi durante le primarie. Ti ho apprezzato molto, ma restava irrisolto il nodo della tua – per così dire – leggerezza culturale, che qualcuno definisce paraculaggine e che nella pratica può facilmente diventare cinismo politico.

Il dubbio di alcuni amici è che tu sia l’ennesimo politico cattolico che – pur simpatico e giovane – svende la sua fede per conquistare la poltrona di Palazzo Chigi.

Saresti un autolesionista. Il grande Tommaso Moro diceva: “è già un pessimo affare perdere la propria anima per il mondo intero, figuriamoci per la Cornovaglia…”.

Tu mi dirai (spero) che non è questo che vuoi fare. Ma il tuo articolo suscita molti dubbi.

UNA STORIA

Anzitutto leggendolo sembra che tu non abbia cognizione della ricchezza di pensiero e di presenza sociale e politica dei cattolici che in questo Paese hanno una lunga storia.

Forse per questo sei così sprezzante con un uomo come Marini che ne rappresenta una parte bella, quella dei lavoratori cattolici della Cisl di Giulio Pastore.

Del resto nemmeno citi mai il tuo più illustre predecessore a Palazzo Vecchio, quel Giorgio La Pira che – a parte la sua santità personale – da cattolico ha dato un contributo fondamentale alla Costituzione, specie con quel decisivo articolo 2 che proclama “i diritti inviolabili dell’uomo” e afferma il primato della persona e della società (i corpi intermedi) sullo Stato.

E non è un caso che proprio La Pira nel 1977 ispirò la decisa battaglia dei cattolici in difesa della vita nascente.

La storia del movimento cattolico, Matteo, sembra essere da te totalmente ignorata. Sostituita da affermazioni generiche e sentenze sommarie.

Tu affermi che “i politici che si richiamano alla tradizione cattolica sono spesso propensi a porsi come custodi di una visione etica molto rigida”.

Che vuol dire? A chi ti riferisci con una frase così superficiale?

Di politici cattolici ce n’è una quantità. Da La Pira alla Pivetti, da Scalfaro a Giovanardi, da Andreotti a Leoluca Orlando, da Rosy Bindi a Gasparri, da Prodi a Marini, da Buttiglione a Dossetti, da Di Pietro alla Roccella, da Carniti a Formigoni, da Casini a Ignazio Marino e a Magdi Allam.

Come si può fare di tutta l’erba un fascio? Devo pensare che tu non abbia le conoscenze culturali per distinguere i diversi filoni e le diverse correnti del mondo cattolico?

E poi, dopo quell’approssimativa considerazione, passi a fustigare “i moralisti. Specie quelli senza morale”.

Cioè? A chi alludi? Tu che giustamente dici di prediligere il “parlar chiaro”, tu che condanni le lingue biforcute e le allusioni in politichese, dovresti specificare. Non barricarti dietro accuse fumose.

Poi salti totalmente i piani (distinzione maritainiana) e passi a condannare “chi riduce il cristianesimo a insieme di precetti, norme etiche alle quali cercare di obbedire”.

D’accordo al cento per cento. Sono contento di sentire qui l’eco di un insegnamento che entrambi abbiamo amato e seguito. Ma subito dopo tu aggiungi l’argomento tipico dei politici che non vogliono rischiare il potere per gli ideali.

Dici infatti che non ci sarebbero “norme etiche” da “difendere dalle insidie della contemporaneità” e aggiungi che “larga parte del mondo cattolico” che fa questa battaglia “è a mio giudizio perdente”.

Ahi ahi, caro Matteo. Qui ti tradisci. Che criterio sarebbe l’essere perdenti o vincenti?

PERDENTI?

Gesù Cristo cosa fu? Un perdente, immagino. Mentre Pilato ed Erode erano vincenti?

E i cristiani perseguitati che il papa Francesco ci ha ricordato domenica scorsa (ma tu questa parte del suo discorso l’hai ignorata) cosa sono? Perdenti?

E i martiri cristiani? Padre Kolbe cosa fu? Un perdente? E i ragazzi della Rosa Bianca che nella Germania degli anni Trenta, per i valori cristiani in cui credevano, si opposero al nazismo pagando con la vita? Anche loro furono dei perdenti?

E Solzenicyn? E Lech Walesa? E Karol Wojtyla? Un altro perdente? E Madre Teresa di Calcutta?

E invece chi barattò quei principi non negoziabili per un posto di potere in questo o quel regime, sotto l’ombra di questa o quella ideologia cosa fu? Un vincente?

Caro Matteo, spero che questo non sia diventato davvero il tuo criterio di giudizio. Altrimenti avresti contro noi cattolici perché noi non possiamo abbandonare i più deboli, i piccoli e i più poveri.

E non avresti certo l’appoggio di papa Francesco su cui tenti di mettere il cappello cercando di contrapporlo ai suoi predecessori. Non è questa la strada.

Non perché noi cattolici identifichiamo la politica con le “crociate” sulle questioni etiche. Nessuno di noi ha desiderio di un Paese continuamente spaccato su questioni così drammatiche e delicate.

Inoltre sappiamo che il nostro compito primario è l’evangelizzazione, l’annuncio di Gesù Cristo.

SEGUIRE

Ma tu dovresti considerare con meno superficialità il magistero costante della Chiesa, da Giovanni Paolo II in avanti, che parla di una “emergenza antropologica” nell’Occidente di oggi.

Perché – restando alla sola Italia – perfino autorevoli pensatori di area marxista, come Mario Tronti, Giuseppe Vacca e Pietro Barcellona, hanno convenuto con l’allarmata riflessione della Chiesa, al punto da essere stati definiti “marxisti ratzingeriani”.

Inoltre fa parte dell’insegnamento morale della Chiesa anche la sua dottrina sociale che ha più di cento anni e che ha perfettamente azzeccato la previsione del fallimento sia del collettivismo comunista sia del liberismo senza regole, cioè la finanza che divora l’economia reale, i popoli e gli stati.

La più acuta lettura della crisi finanziaria planetaria scoppiata nel 2006 con i subprime è contenuta nell’enciclica di Benedetto XVI “Caritas in veritate”. Ma tu l’hai letta? Hai la consapevolezza di quanto è ricco e importante per il Paese il patrimonio ideale, di pensiero e di presenza sociale dei cattolici?

Se sì, perché lo ignori o lo riduci a caricatura? In tanti ti vediamo come una speranza seria per l’Italia, ma se davvero la tua nuova via è contro il mondo cattolico, come appare dal tuo articolo, vai pure a farti benedire. In tutti i sensi. Con simpatia,

Antonio Socci

domenica 24 febbraio 2013

"SE DIO MI CHIEDE QUESTO E' PROPRIO PERCHE' IO POSSA CONTINUARE"

 tratto da anima mistica versolaluce 24 Febbraio 2013

Tutti si sono affannati a indovinare quali potessero essere i motivi della rinuncia di Benedetto XVI “al ministero affidatogli dai cardinali”. La maggioranza si è trovata concorde nel dire che lascia il governo della chiesa e sparisce nella preghiera, perché è fragile 'forse anche a causa dello shock per la scoperta della lobby omosessuale vaticana che ha coperto la pedofilia del clero'.

La cosa certa, invece, è che la sua rinuncia è un atto di governo che costringe tutta la chiesa ad una revisione profonda, e che il suo dedicarsi alla preghiera non è affatto l'intenzione di smettere di guidare il popolo che Dio gli affida, come ha detto oggi egli stesso:

"Tutta la storia dell’Alleanza è orientata a Lui, il Cristo, che compie un nuovo «esodo». Questa Parola di Dio la sento in modo particolare rivolta a me, in questo momento della mia vita. Il Signore mi chiama a "salire sul monte", a dedicarmi ancora di più alla preghiera e alla meditazione. Ma questo non significa abbandonare la Chiesa, anzi, se Dio mi chiede questo è proprio perché io possa continuare a servirla. (Angelus, 24.02.2013)

Nell'atto della sua rinuncia, aveva già formalmente specificato che l'oggetto riguarda (e non potrebbe essere altrimenti) quanto nel suo ministero “affidatogli dai cardinali”; perché non può certo rinunciare a quanto del suo ministero gli viene direttamente dalla chiamata dello Spirito. E a questo ultimo Angelus ha ancora voluto precisare che tale atto di rinuncia è posto in essere in ottemperanza alla chiamata del Signore a continuare in un modo nuovo.

Per capire le motivazioni e le intenzioni che Benedetto XVI ha realmente attuato con la sua rinuncia, è sufficiente avere l'umiltà di andare a leggere i chiarissimi pensieri che egli ha ampiamente manifestato prima di giungere alla sua decisione: "Sì, c’è motivo per un cambiamento. Esiste un bisogno di cambiamento", - aveva detto nel viaggio in Germania - elencando ricchezza, potere e vizio come i mali dell'istituzione ecclesiale, che impediscono oggi alla chiesa di trasmettere la fede, e aveva affermato la necessità di una radicale riforma:

"E' ora di togliere ciò che c'è di mondano nella chiesa. Liberata da privilegi materiali e politici, la Chiesa può vivere con più scioltezza la sua chiamata all’adorazione di Dio.” "Questa testimonianza viene ripetutamente offuscata", "recentemente dagli altri scandali dolorosi degli annunciatori della fede".LEGGI TUTTO

mercoledì 13 febbraio 2013

RIPROPONGO "ANIMA MISTICA" IN UNA CARRELLATA DI ARTICOLI IN CUI SI PUO' COGLIERE L'ESSENZA DI PAPA BENEDETTO XVI°.....EVIDENZIO CHE IL POST ERA DEL 6 FEBB.2013


PAPA BENEDETTO CE L'HA MESSA TUTTA PER AVVERTIRCI, NOI SORDI E CIECHI NON CE NE RENDIAMO CONTO MANCO OGGI DOVE "POCHI" STANNO CONDUCENDO LE MASSE.....SPEGNETE LA TV ED ENTRATE A LEGGERE OGNI LINK E FORSE ....CAPIRETE!!

 giovedì, febbraio 07, 2013



(www.chiesadomestica.net - 6.2.2013) - Card.Joseph Ratzinger: C’è qualcuno che sta progettando un sistema rigido e inattaccabile per governare lo sviluppo del mondo. Questi tentativi stanno assumendo una configurazione sempre piú definita, che va sotto il nome di “Nuovo ordine mondiale”.


Una raccolta dei nostri post più letti sulla missione impossibile di Papa Ratzinger: avvertire il mondo sulla scalata dello spirito satanico ai vertici del potere mondiale



Il sovvertimento in atto nella societàQuell'antico pensiero di fabbricare gli uomini, secondo J.Ratzinger
BXVI: quando i sistemi politici mistificano in modo programmato la veritàCristo o l'Anticristo?
Disegno di politica globale indirizzata a cancellare l’ordine naturale per edificarne uno nuovoOrganizzazione internazionale e falso perseguimento degli obiettivi: la denuncia di Giovanni Paolo II alla F.A.O.
Benedetto XVI denuncia i Responsabili delle Nazioni: politiche mondiali scandaloseL'eugenetica nazista spopola nella cultura e nella politica dominante
BXVI: il potere politico mondiale viola i diritti umani"Parlare meno di embrioni e più di salute"
Siamo troppi, la vita eccedente va eliminataL'ambiente come genitore per i figli della scienza
"Omofobia", come si strumentalizza il linguaggioViolenza, amarezza e tendenza all'autodistruzione nella donna
Chip sottopelle? L’Authority per la privacy lo giudica inammissibile. Eppure...BXVI, Nuovo ordine mondiale senza Dio
Unicef contro la vitaI Viaggiatori perderanno i loro diritti

giovedì 27 settembre 2012

MI CHIEDO DOVE CI STANNO PORTANDO CERTI SACERDOTI !!!





di Sandro Magister 26/09/2012

Proseguendo il suo ciclo di catechesi sulla preghiera, Benedetto XVI è passato oggi, mercoledì 26 settembre, dalla preghiera nella Scrittura alla preghiera nella liturgia.

Nella liturgia è Dio che “ci offre le parole”, ha detto il papa. “Noi dobbiamo entrare all’interno delle parole [liturgiche], nel loro significato, accoglierle in noi, metterci noi in sintonia con queste parole; così diventiamo figli di Dio, simili a Dio”.

Se dalla dottrina, però, si passa alla pratica, le cose cambiano. Si sa che vari preti hanno un concetto “creativo” della liturgia, nel quale gli attori e gli inventori sono loro.

In una parrocchia della Toscana, ad esempio, c’è un prete che fa e parla a modo suo, quando distribuisce la comunione. Evidentemente perché non crede nella presenza reale di Gesù nel pane e nel vino consacrati.

La cosa è arrivata all’orecchio del professor Pietro De Marco, che da Firenze ci ha trasmesso questo commento acuminato.

*

“IN MEMORIA DI CRISTO”

di Pietro De Marco

Mi raccontano, non senza preoccupata ironia, che un parroco di una diocesi toscana, noto per varie eccentricità, amministra l’eucaristia o, come dicono i messali, “presenta l’ostia” ai comunicandi, con le parole “In memoria di Cristo”, invece che con la vincolante ed essenziale formula: “Il corpo di Cristo”.

Poiché tale parroco ama dichiararsi un “professionista” ecclesiale, è certo che, da professionista, usa quella formula consapevolmente. Per esibire e trasmettere, senza timore, la sua negazione della presenza reale di Cristo nelle specie eucaristiche.

Ora, sull’evento “reale” della consacrazione non vi è alcuna incertezza nella “lex orandi”, cioè negli enunciati del canone liturgico. Non per nulla, dopo le parole della consacrazione, il sacerdote “adora subito l’ostia”. E altrettanto dovrebbero fare i fedeli, invece del disordine dei comportamenti attuali e specialmente dello stare in piedi suggerito da qualche liturgista.LEGGI TUTTO