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lunedì 28 agosto 2017

BLONDET: "Oltre l'agonia" di Marco Della Luna

COME SFUGGIRE DAL GOVERNO ZOOTECNICO MONDIALE?

Ogni tanto ripenso ai 220 mila che ai primi di luglio sono  andati a Modena per ascoltare Vasco Rossi.  Non solo hanno pagato i biglietti  per riascoltare dal vivo un settantenne trasgressivo di paese, rendendolo ancora più  ricco; si sono mossi da tutta Italia  in gruppo  pagandosi il treno, la benzina, il pedaggio autostradale,per convergere a Modena; hanno mangiato panini,  hanno dormito sulle panchine o pernottato in qualche nelle stazioni, o all’addiaccio; hanno accettato di correre rischi   persino mortali, come   sapevano era avvenuto poco prima durante l’adunata di piazza Cavour a Torino.
Hanno sopportato insomma i disagi – eh sì –   da soldati  in marcia, e senza un lamento, anzi contenti, perfino spontaneamente disciplinati.
Dico: pensate se fossero capaci  di farlo per uno scopo politico. Se arrivassero in 220 mila a Roma, una volta, per protestare contro  la sottrazione di diritti come cittadini, lavoratori, elettori. Che so, contro le vaccinazioni come inaudita “pretesa dello stato,  giuridicamente obbligatoria, di metterci dentro sostanze di cui non sappiamo la composizione”  manco fossimo animali;  contro l’immigrazione senza limiti al costo di 4,5  miliardi l’anno mentre  “in Italia gli indigenti sono passati in 5 anni da 1,5 e 4 milioni”, per un insieme scelte politico economiche “assurde” ostinatamente imposte  dalle oligarchie  nonostante i “risultati rovinosi”, il che “non può essere accidentale ma il prodotto di un sistema progettato, implementato e difeso”.   Per gridare che le mitiche speranze dell’europeismo sono state tradite. Per urlare che”nel mondo reale, il liberismo di mercato non ha gli effetti promessi dal modello ideale, ossia che il mercato non è “libero” ma gestito da cartelli; non tende ad evitare o assorbire le crisi, ma le genera e amplifica; non tende a massimizzare la produzione di ricchezza reale ma quella di ricchezza finanziaria, non tende a distribuire le risorse ma a concentrarle in mano a pochi monopolisti”, insomma che il  sistema “dissolve la società invece di renderla più efficiente”, anzi “dissolve l’idea stessa dell’uomo”.
Se i giovani per una volta dormissero  all’addiaccio, pagassero i trasporti verso Roma, si comportassero per qualche giorno da soldati politici,  farebbero paura al governo  che ci è stato imposto  dalla Banca Centrale e da Bruxelles, ai parlamentari che dipendono dalle lobbies e comitati d’affari, e che hanno svenduto l’Italia, le sue industrie e la sua sovranità agli interessi stranieri.
Quelle  che cito fra virgolette sono  frasi dall’ultimo saggio di Marco Della Luna, Oltre l’agonia – Come fallirà il dominio tecnocratico dei potere finanziari, Arianna Editrice, 9,8 euro.

martedì 18 giugno 2013

ECCO CHE I GIORNALI SCRIVONO DEL "BAIL-IN" MARCO CI DESCRIVEVA I FATTI IL 28 MAGGIO, TEMPESTIVA LA STAMPA ALLINEATA!

"Bail-in", termine di cui forse sentiremo parlare prossimamente, se i media avranno un poco di dignità! 

DIRETTIVA BAIL-IN: SICARI BANKEUROPEISTI CONTRO CITTADINI EUROPEI -
 di Marco Della Luna 28 maggio 2013


Le indagini su MPS, la banca della crisi, salvo il filone della c.d. Banda del 5% (che però c’è in ogni grande banca, quindi è poco significativa), sembrano esitare: le iniziative sembrano restringersi ai pochi nomi già accusati, il livello politico-partitico sembra risparmiato, i complici-beneficiari esteri pure, protetti anche dal blocco opposto dalla Bundesbank a certe investigazioni pericolose per il sistema bancario germanico. Fonti non peregrine spiegano questa stasi sia come dovuta alla volontà di un determinato grosso calibro della sinistra che esige la garanzia di esser lasciato fuori dalle indagini, sia come imposta per non far perdere le elezioni comunali di Siena (e il connesso controllo della banca) a chi non lo deve perdere. Intanto MPS, incapace di rimborsare il gravoso prestito governativo al 9% di interesse, si avvia a diventare pubblico, se non se lo pappa prima qualche banca straniera già fortemente presente anche nei servizi pubblici italiani.

Ma MPS potrebbe essere l’ultimo caso di banca italiana salvata con denaro pubblico.

GRAZIE ANDREW, VIDEO INTERESSANTISSIMO: CAPITALISMO FINANZIARIO! DEMOCRAZIA?

Galbraith: Draghi e l’Euro, rischi inquietanti

da nobigbanks 18 giugno 2013
james_galbraith
Il Prof. James K. Galbraith è intervenuto a Roma all’iniziativa promossa dall’Associazione Nazionale fra le Banche Popolari e dal Centro Studi Federico Caffè, vi proponiamo il video.

Partiamo dalla fine del suo primo intervento, Galbraith delinea le opzioni in campo: il modello Cecoslovacchia con una gestione ordinata e pacifica della divisione negoziata dell’Eurozona – il divorzio dall’euroo l’alternativa Jugoslava, con una guerra civile.

Solo che lo stesso Galbraith nella replica, riferendosi all’On. Giancarlo Giorgetti, ha poi tenuto a precisare di non essere a favore della divisione dell’Eurozona. Qui la contraddizione è evidente, dobbiamo constatare che molto spesso chi dimostra di aver compreso la natura dei problemi dell’euro poi non si assume la responsabilità di indicare la soluzione della uscita dalla configurazione attuale del sistema: come a dire, vi ho spiegato cos’è che non funziona, ma ci dovete arrivare da voi a chiedere di uscire.

 (NoBigBanks tornerà su questo tema con un articolo prossimamente)

sabato 1 dicembre 2012

NINO GALLONI ALLA CAMERA COMMERCIO DI COSENZA....VORREI SENTIRLO PARLARE ANCHE ALLA CCIAA DI TORINO!!


L’economista Galloni contro finanza e banche centrali: “Per uscire dal tunnel non dare retta all’UE e al Fmi, ma guardare al Mediterraneo

tratto da http://pas-fermiamolebanche.blogspot.it


di Dino Granata-
Serve una nuova dimensione economica. Non più finanza e speculazione, quanto modelli economici inclusivi dove al centro ci sia sempre e comunque l’uomo e non gruppi di potere che determinano i destini di miliardi di uomini, mentre l’unica cosa che rimane ai governi è quella di tassare i cittadini. Ma non di sole tasse deve vivere l’uomo.“L’alternativa” all’attuale sistema è stata spiegata in una conferenza promossa da Rosy Perrone del Forum Lavoro Calabria, presso la Camera di Commercio di Cosenza. Un dibattito a più voci cui hanno fra gli altri partecipato, il presidente dell’ente camerale, Giuseppe Gaglioti, l’economista Nino Galloni, Gigi Sbarra della Cisl , Katia Stancato del Forum Terzo settore, e Francesco Saverio Sesti della Facoltà di Giurisprudenza di Roma 2 i quali hanno offerto spunti molto interessanti per riflettere sul contesto economico attuale. Oggi l’alternativa potrebbe essere rappresentata da quel mondo associativo, quel “terzo settore” che opera senza clamore alla ricerca di un percorso a «dimensione d’uomo», lontani «dall’egoismo e dalle volgarità che questo sistema ci offre», afferma Sesti che propone strumenti diversi soprattutto nel mercato del lavoro. Se per il sindacalista Sbarra siamo davanti ad una «transizione senza fine che ci distrae dai problemi veri come occupazione e sviluppo», per Stancato «dobbiamo guardare verso l’economia sociale di mercato». Molto atteso l’intervento del prof. Nino Galloni che ha rivolto critiche al sistema bancario e ai governi.«Da decenni ci hanno raccontano che se le Banche centrali emettono moneta per le esigenze del paese si crea inflazione. Questa è una grande fesseria – afferma Galloni – perché poi Fed e Bce hanno dimostrato il contrario facendo massicce iniezioni di liquidità a favore delle Banche», nei periodi più acuti della crisi. Potrebbe essere rievocata la massima di Ezra Pound quando affermava che “Se uno Stato non può perseguire i suoi scopi per mancanza di denaro è come dire che un ingegnere non può costruire strade per mancanza di chilometri. Una massima illuminante che sembra rispecchiare tutto il pensiero di Galloni. Lui, allievo di Federico Caffè (come Mario Draghi, ndr) e figlio dell’ex vicepresidente del Csm, Giovanni Galloni, a margine articola la sua analisi e parla dell’attuale crisi, del risanamento del governo Monti e del rating.

«Le agenzie di rating – spiega l’economista – guardano allo sviluppo: vogliono vedere che il debito è sotto controllo perché si riduce in rapporto al reddito. In Italia, invece, si stanno colpendo i consumi e non si impegnano nuove risorse per gli investimenti pubblici; i privati non investono perché non c’è ripresa, anzi le prospettive stanno peggiorando».
Però gli esperti dicono che nel 2013 si recupererà il Pil del 2008?
«Già, però nel 2013 saremo 3 milioni di residenti in più, quindi, a parità di PIL ci sarà una riduzione pro-capite del 5%. E così i consumi si ridurranno e l’indebitamento delle famiglie aumenterà in valore assoluto, quello delle imprese rispetto al fatturato, quello dello Stato rispetto al PIL».
Siamo davanti ad una crisi del Capitalismo o cosa?
«Guardi, i saggi di profitto sono quasi a zero mentre i costi – proprio dove le tecnologie risultano più efficaci – si abbassano; ne consegue che, tra l’80 ed il 90% dei produttori non registra profitto».
Allora, perchè non disinvestono?«Perchè così controllano risorse reali e contano all’interno della società. Questo è il nuovo modello».
«Professore, possiamo finire come la Grecia? 
No. Finchè non si riduce drasticamente l’offerta. La domanda effettiva si riduce per la crisi; se l’offerta si riduce di più, vengono riprotetti i margini di profitto, ma inizia una deriva che ci porta verso il baratro. Tuttavia, come ho accennato, gli obiettivi degli operatori sono cambiati, non sono più tanto di profitto bensì di controllo delle risorse fisiche. Ce la faremo quando un governo capirà che gli Italiani sono all’avanguardia più di quello che appare comunemente».
L’allarmismo è tanto rispetto al rischio paventato da molti osservatori. A chi dobbiamo dar retta?
«Non all’Unione Europea e al Fondo Monetario Internazionale; bisognerebbe accordarsi con la Russia o con la Cina e fare un progetto che vada dall’Africa alla Siberia; passando per il Mediterraneo e il Nord Africa. L’Italia, soprattutto meridionale, si salverebbe».
E l’Euro sopravviverà?
«Stanno facendo di tutto per farlo morire: da una parte gli Stati Uniti d’America che vogliono ripristinare il Dollaro come moneta unica degli scambi internazionali, dall’altra gli Europei che sono del tutto miopi. Ma, per ora, non ci sono riusciti».

Questa intervista è stata pubblicata a marzo 2012 sulla Gazzetta del Sud. La riproponiamo su queste colonne a richiesta dei lettori del blog e per la grande attualità

martedì 11 settembre 2012

SERGIO DI CORI MODIGLIANI IN UN LUNGO ARTICOLO ASSOLUTAMENTE DA NON PERDERE.....




Lasciamo perdere le commemorazioni e le piatte rimembranze retoriche e passiamo subito al sodo che ci interessa, oggi e a casa nostra.

Parliamo dunque dell’Alcoa e di Portovesme in Sardegna.
Di conseguenza, parliamo di scelte strategiche militari e di investimenti di speculazione finanziaria sui derivati nelle commodities del settore minerario.
Quella che si sta combattendo in Sardegna è guerra vera, ma non lo dicono.
Quando parlo di “guerra vera” intendo dire carri armati, bombardieri, ecc.
E di un flusso di cassa permanente di soldi per la criminalità organizzata.
Una brevissima pausa tanto per ricordare quel martedì atroce dell’11 settembre.
Non quello delle torri gemelle nel 2001.
Bensì quello del 1973, quando la Alcoa, la Enron, la ITT e la Citicorp diedero il via definitivo ai fascisti cileni per impossessarsi del potere in Sudamerica con la violenza. Avevano bisogno del controllo economico e finanziario di tutta la produzione estrattiva delle miniere di rame in Cile, del controllo della produzione di alluminio, carbone e zinco nella zona tra Il Cile, il Perù, l’Uruguay e il Paraguay. Fu quella la ragione e il motivo.LEGGI TUTTO

lunedì 10 settembre 2012

UNA PERFETTA ANALISI DELLA CLASSE DIRIGENTE CHE CI GOVERNA E DI CIO' CHE CI SPETTA COME POPOLO DI STRUZZI.....



Giorgiofra  da Cobraf -10 Settembre 2012 21:40

Tutti gli uomini, in qualche modo, tendono a sopravvalutarsi. Ognuno di noi crede di avere qualità di cui, in realtà, è privo, oppure ne è dotato in misura limitata.

Questa caratteristica, trasversale rispetto alla cultura o al censo, è propria anche della classe politica. Molti credono, sbagliando, che un dittatore o una oligarchia siano tenacemente aggrappati al potere al solo scopo di goderne i vantaggi ed i privilegi. In realtà ciò che spinge queste categorie a non cedere il proprio potere, anche a costo di commettere crimini efferati, è la convinzione che, essendo dotati di capacità straordinarie ed esclusive, hanno il dovere di governare il paese, perché nessuno saprebbe fare il bene del popolo meglio di loro.

Può sembrare strano affermare che, in fondo, agiscono in buona fede. E quand'anche distribuiscono privilegi di varia natura ai familiari ed agli amici, lo fanno nella convinzione di riscuotere la loro giusta parcella. 

Quando perseguitano i loro oppositori lo fanno con la giustificazione che la loro attività danneggia la nazione. Ed effettivamente sono convinti che se cedessero il potere ad altri la nazione ne soffrirebbe. Non riescono a capire come mai esistano persone che non concordano con le loro scelte, che sono le più sagge e le più opportune che un governo possa attuare.

Anche i parlamentari dei paesi democratici, in cuor loro, non comprendono per quale motivo di tanto in tanto si debba andare a votare. Sono a tal punto convinti di avere qualità che li eleva al di sopra della massa, da considerare giusto ed opportuno che il loro potere sia riconosciuto vita natural durante, eliminando le fastidiose ed inutili elezioni.

Naturalmente si guardano bene dal sostenere pubblicamente queste tesi, e soccombono, con malcelata rassegnazione, alla farsa elettorale.

La democrazia è, da un certo punto di vista, una anomalia storica che vive perennemente in equilibrio precario. Questo equilibrio è garantito dal fatto che la popolazione potrebbe ribellarsi all'instaurazione di una dittatura, avendone, naturalmente, gli strumenti.

Questi strumenti sono: la possibilità di comunicare segretamente, la possibilità di fuggire, la possibilità di nascondersi, la possibilità di muoversi senza essere rintracciati, la possibilità di dare e ricevere denaro.

Purtroppo pochissime persone hanno coscienza del fatto che questi "strumenti" garantiscono che coloro che in un determinato momento governano un paese non trasformino il proprio mandato a termine in un mandato a vita.

L'obbligo di ricandidarsi ad ogni elezione costringe i politici ad operare tenendo conto della volontà popolare, almeno in parte. L'assenza di questo obbligo trasformerebbe qualunque democrazia in una oligarchia probabilmente ereditaria, ed esporrebbe qualunque cittadino alle vessazioni, al controllo, all'arbitrio del governo.

Per questa ragione, qualunque uomo che abbia dignità, e che cioè non rinuncerebbe a quelle prerogative naturali ed inalienabili che gli sono proprie, deve lottare con tutte le forze e con tutti i mezzi affinché gli "strumenti" utili a garantire l'equilibrio democratico non gli siano sottratti.

Invece è con grande amarezza che prendo atto che la gran parte delle persone è insensibile a queste istanze, e si lascia facilmente abbindolare dalle strumentali lusinghe del potere. Potere che, per giustificare il proprio operato, adduce le più inconsistenti giustificazioni, non confutate se non da una minoranza che non dispone dei mezzi per far ascoltare la propria voce.

Sembra che, da luglio dell'anno prossimo, verrà imposto l'obbligo di effettuare esclusivamente per via elettronica le transazioni di importo superiore alle 50 euro. Si tratta dell'ulteriore passo per arrivare all'abolizione totale del contante. 
Già da anni sostengo che l'obiettivo finale dei poteri occulti è quello di abolire il denaro contante. 

Pochi si rendono conto delle conseguenze di questa cosa. 
Innanzi tutto il controllo su ogni singolo individuo sarebbe totale. Potrebbero sapere cosa leggiamo, quali locali frequentiamo, cosa acquistiamo. I soliti imbecilli, perché di imbecilli si tratta, sostengono che chi non ha nulla da nascondere non dovrebbe preoccuparsi. Invece io pretendo di avere il diritto di andare a puttane e di fare un regalo all'amante senza che nessuno lo sappia. Pretendo di avere il diritto di non far sapere quante volte al mese vado a mangiare la pizza o vado al cinema. Pretendo il diritto alla segretezza su ogni azione della mia vita.

Ma sopratutto voglio esercitare il diritto di detenere il denaro che mi appartiene nel luogo che più mi aggrada. Pretendo di esercitare il diritto di nascondere il denaro che mi appartiene e farne quel che Kazzo mi pare. Pretendo di avere il diritto di prendere il denaro che mi appartiene e fuggire all'estero, qualora mi sentissi un perseguitato politico o semplicemente desiderassi vivere altrove.

Invece mi si negherebbe l'esercizio di questi diritti, oltre al fatto molto più grave che l'intera mia esistenza sarebbe alla mercè di chi detiene il potere. Sarebbe sufficiente un clik per bloccare il mio conto, impedendomi di ricevere o dare denaro.
Ora io mi chiedo se ci si rende conto della gravità di una cosa del genere.

Ogni opposizione politica potrebbe essere annichilita bloccando i conti di tutti coloro che sarebbero sospettati di "attività antinazionale". La stessa mancanza di denaro impedirebbe la diffusione di una stampa clandestina, o lo spostamento da un luogo all'altro. In pratica l'esercizio ed il mantenimento del potere sarebbero a tal punto agevolati da impedire qualunque rivolta sociale che tenti di abbattere la tirannia.

Chiaramente il disegno diabolico del controllo sociale totale viene occultato da giustificazioni dalla facile presa popolare ma totalmente false.

La criminalità organizzata se ne fa un baffo dell'assenza del contante, considerando che la gran parte delle attività sono svolte da società perfettamente regolari che lavorano, nella sostanza, in regime di monopolio. Chi chiede il pizzo, ad esempio, vi costringerà a sottoscrivere un contratto per la pulizia delle vetrine al prezzo da loro stabilito, con tanto di rilascio di fattura. Il costruttore sarà obbligato a comprare il cemento da certi fornitori. I fruttivendoli di Milano saranno costretti a rifornirsi da certi grossisti, tutti in regola con leggi e regolamenti.

Mi diceva qualche giorno fa uno spacciatore che loro sono già preparati all'abolizione del contante. Mi spiegava che basta acquistare un bar scassato che vende aperitivi a 30 euro l'uno. Chi vuole acquistare stupefacenti va al bar ed ordina tanti aperitivi corrispondenti alla somma che si vuole spendere. Dopo di che va dallo spacciatore e paga con lo scontrino. Lo spacciatore, a sua volta, riscuote il denaro dal bar rilasciando fattura per prestazioni artistiche: praticamente racconta barzellette.

Mi sembra chiaro che l'abolizione del contante non serve assolutamente ad eliminare la criminalità, al massimo a farle pagare le tasse.

E forse il punto è proprio questo. Oltre al controllo sociale l'abolizione del contante serve sopratutto ad aumentare le entrate fiscali. Ma non, chiaramente, per garantire migliori servizi ai cittadini, ma per garantire il pagamento degli interessi all'oligarchia parassitaria che vive sulle spalle di tutti noi. Qualche fesso pensa che il debito pubblico dovrà diminuire. In realtà il debito pubblico resterà alto, anzi credo che tenderà ad aumentare, perchè è il sistema più raffinato per depredare i popoli facendoli sentire colpevoli di aver vissuto al di sopra delle proprie possibilità. 

Viviamo in un contesto truffaldino possibile grazie alla inconsistenza di una popolazione nella quale gli uomini stanno diventando una sparuta minoranza, mentre la gran parte delle persone è costituita da miserabili pecoroni, incapaci di usare il proprio cervello e inebetiti da una televisione divenuta strumento di devastante efficacia all'attuazione dei disegni criminali delle oligarchie parassitarie.


giovedì 19 luglio 2012

NO BIG BANKS: LEGGIAMO CON ATTENZIONE PER COGLIERE LE SFUMATURE ED APPROFONDIAMO NEI COLLEGAMENTI....



NO BIG-BANKS luglio 17, 2012 a 11:52 AM






Quanto sta avvenendo in questi anni, con le politiche di austerità, con la pressione degli spread sui titoli pubblici, indica la precisa volontà di favorire la predazione dell’economia fisica a vantaggio del sistema finanziario.



Ci troviamo dinanzi alla precisa volontà di scardinare il sistema degli stati sovrani per ricondurli sotto l’ombrello di uno Stato europeo che è disposto a infliggere ai propri cittadini ogni tipo di sofferenza, forzando politiche di deflazione, riducendo la spesa pubblica e trasferendo il potere nelle mani di poteri assoluti che hanno la freddezza delle elite tecnocratiche che operano a livello sovranazionale.

NOBIGBANKS è in prima linea nel denunciare questa assurda politica ed è ben lieta di presentare il lavoro che Enzo Pennetta conduce con le sue pubblicazioni ed il suo blog, offrendoci alcuni strumenti che illustrano il nuovo paradigma verso cui si tende: la fine degli Stati nazionali.

In un recente pezzo Pennetta riprende alcune affermazioni di Mario Monti: “L’Europa ha bisogno di gravi crisi per fare passi avanti” e spiega che l’Europa è sottoposta ad una serie di crisi che potrebbero preludere a salti in avanti, da intendersi appunto come salti di paradigma.


Corriere Economia, supplemento al Corriere della Sera, 16 luglio 2012.

Enzo Pennetta ripercorre le operazioni sin qui condotte che preparano la popolazione ad avvertire come ineluttabile il grande passo, il salto di paradigma: gli Stati devono perdere la loro sovranità in favore di organismi non eletti democraticamente.

Quella che stiamo vivendo è dunque una crisi indotta, voluta, guidata, progettata a tavolino.
Lo slogan di NOBIGBANKS è chiaro: ‘Salviamo la gente’, ripetiamo da sempre.

Chi può mai desiderare la sofferenza altrui?
Come si può star zitti quando vediamo ridurre le spese per la sanità, la scuola, la giustizia, le pensioni… Sapendo che lo si può evitare?

Le decisioni che vengono prese per il grande disegno dell’euro, vedono convergere da ambienti diversi personalità amorali, che non hanno a cuore il destino dell’umanità né si propongono di realizzare valori più alti, ma soltanto di garantire ai cittadini la pace e la proprietà, che è un modo come un altro per dire che i più forti vogliono dominare sui più deboli. Il sovrano non deve additare nobili mete al popolo, ma solo curarne gli interessi pratici.

Rimandiamo in proposito al blog di Enzo Pennetta, Alberoni: darwinismo e ideologia anglosassone.

Ma che cosa accomuna persone simili, pur provenendo dai più disparati ambienti accademici, finanziari, politici? La loro visione del mondo viene da lontano, non è un caso che si riprendano le parole di Julian Huxley, fratello di Aldous Huxley (altra mente pericolosa) come quelle del guru di Goldman Sachs, così come le parole di Mario Monti, in un modo o nell’altro il messaggio di fondo che portano riprendono la concezione darwiniana della società, con quella fede cieca nella mano invisibile, l’impegno pubblico alla promozione della competizione sui mercati.


Scrive infatti Enzo Pennetta sul blog: “Anche i salti di paradigma sono una “scienza”, un modo di governare che viene utilizzato parallelamente a quello democratico”.

“Una testimonianza di ciò è nel documento programmatico dell’UNESCO – prosegueEnzo Pennetta – che fu redatto nel 1946 dal suo primo Presidente Julian Huxley:UNESCO. ITS PURPOSE. AND ITS PHILOSOPHY.

In tale programma troviamo affermazioni come la seguente:
“La democrazia non va dunque confusa con il semplice “conteggio” dei voti, esistono idee “giuste” che una minoranza può imporre alla maggioranza. E per imporle si può manipolare l’opinione pubblica”.

“Superare la “resistenza di milioni” con tecniche di persuasione”.
Questo era il pensiero di Julian Huxley, il fondatore della Sintesi Moderna del darwinismo e primo Presidente dell’Unesco.
Un pensiero che vediamo oggi all’opera. Leggete le istituzioni, i nomi, traete le vostre conclusioni. Vi raccomandiamo di soffermarvi sull’immagine pubblica di rispetto e di fiducia che vi si ripone.

Rimandiamo alla lettura completa del post di Enzo Pennetta:

Julian Huxley (Londra, 22 giugno 1887 – 14 febbraio 1975) è stato un biologo, genetista e scrittore britannico, figlio di Leonard, nipote di Thomas e fratello di Aldous Huxley; è noto per i suoi studi finalizzati alla rifondazione della teoria genetica all’interno della teoria darwiniana della selezione naturale.
È stato segretario della Società Zoologica di Londra (1935-1942), primo Direttore dell’UNESCO, membro fondatore del WWF. fonte, Wikipedia.





* * *
Continua la campagna di raccolta firme perGlass-Steagall, vi invitiamo a diffonderla e socializzarla tra i vostri contatti:http://www.firmiamo.it/nobigbanks

venerdì 27 gennaio 2012

LUCA PEOTTA ED I PICCOLI IMPRENDITORI QUESTA SERA A L'ULTIMA PAROLA ORE 23,40 SU RAI DUE!!!


27/01/12


I PICCOLI, SANI, ONESTI IMPRENDITORI ITALIANI CHIAMANO ... CHI E' CHE RISPONDE? LA TATA C'E' E VOI? CI SIETE O CI FATE? DIAMOCI UNA MOSSA ... PLEASE!


APPUNTAMENTO TV: RAI2 VENERDI’ 27 GENNAIO


Pubblicato da ICR su gennaio 25, 2012

SIETE TUTTI INVITATI A RAGGIUNGERE LA LAMAR SRL

VIA 1° MAGGIO A SAN VITTORE OLONA (MILANO)
Uscire dall’autostrada A8 Milano-Laghi a Legnano
Trasmissione: “L’ULTIMA PAROLA
SI REGISTRA DALLE ORE 19.00, SI TERMINERA’ LA REGISTRAZIONE ALLE ore 22.00 CIRCA …..
DOBBIAMO ESSERE IN TANTISSIMI!!!!
LA REGISTRAZIONE DELLA PUNTATA ANDRA’ IN ONDA SUBITO DOPO, ALLE 23.40




I nostri piemontesi dell’anno



Traendo spunto dalla classifica di piemontesi dell’anno redatta dal Quotidiano Piemontese, noi dell’Ora libera(le) abbiamo redatto* un nostro “controelenco”: sono i personaggi pubblici della nostra Regione che, nell’anno da poco concluso, si sono a nostro avviso maggiormente distinti per aver in un modo o nell’altro promosso, con le loro attività, le idee in cui crediamo.
Ecco l’elenco dei nostri piemontesi dell’anno 2011:
Giuseppe Arena
Mario Barbuto
Daniele Ferrero
Pietro Ferrero, la sua famiglia, la Ferrero Spa e tutta la città di Alba
Oscar Giannino
Paola Mastrocola
F.lli Carlo e Gianpaolo Messina
Carmelo Miragliotta
Luca Peotta
Luca Ricolfi
(*) Dalla rosa di nomi eccellenti presi in considerazione per stilare questa classifica, il galateo ed il buon senso ci hanno portati ad escludere il pur meritevole Bruno Babando, “colpevole” di pubblicare gli articoli di Riccardo de Caria sul giornale on lineLo Spiffero. Proprio per Lo Spiffero, possiamo leggere un commento alla nostra classifica a firma del citato de Caria.

lunedì 9 gennaio 2012

ROBERTO CASTELLA: "L'EUROPA NON HA NULLA DA TEMERE DAGLI ITALIANI,MONTI HA RAGIONE" SIAMO DELLE PECORE BUONE SOLO PER FARSI TOSARE,DICO IO.



DI ROBERTO CASTELLA tratto da "ioamolitalia.it" 
8 genn.2012

“L’Europa non deve più aver paura dell’Italia.” Così parlò Monti. Co-dittatore a capo del regime che domina l’Europa.
Non perché i conti italiani siano a posto. Monti non si riferisce certo all’economia, come vuol far credere. Bensì al popolo. Il popolo italiano, che si sta facendo strapazzare, tartassare, espropriare, calpestare, senza battere ciglio. La strategia messa in atto dai poteri forti ha funzionato alla grande! Siamo talmente anestetizzati da non sentire neppure il dolore causato da quanto ci stanno facendo. Ci hanno privati della libertà, della democrazia, dell’identità. E noi? Muti. Proni. RINCOGLIONITI.

Monti ha dimostrato ai suoi colleghi co-dittatori che gli italiani non sono più pecorelle smarrite. Il popolo italiano è rientrato nei ranghi e si è adeguato perfettamente a tutte le ingiustizie economico-sociali che già da mo’ avevano accettato tedeschi e francesi . Finalmente anche l’operaio quarantenne italiano che ha iniziato a lavorare a 15 anni, potrà contribuire al salvataggio dell’Europa andando in pensione a 70 anni con 55 anni di lavoro sulle spalle e quindi di contributi versati. Le lacrime della Fornero sono davvero patetiche. E’ una riforma crudele, messa in atto consapevolmente dai poteri forti contro il popolo italiano. Certo la reazione dei sindacati è stata epocale!! Ben 3 ore di sciopero!!!!

Effettivamente, l’Europa non ha nulla da temere dagli italiani. Monti ha ragione. Siamo stati testati e siamo risultati innocui. Inerti. Ci possono fare tutto quello che vogliono. Il sig. Napolitano ci mena per il naso come e quando vuole. L’Europa ha vietato l’esercizio della democrazia in Grecia, dove ha proibito lo svolgimento di un referendum, e sta facendo lo stesso in Italia, dove detta l’agenda politica ed economica. E non solo.

Guai a chi dovesse alzare la testa in un momento di ritrovata lucidità. Verrebbe immediatamente soppresso.LEGGI TUTTO

domenica 1 gennaio 2012

I TRASCORSI DI MARIO MONTI.. "L'ALBERO" HA RADICI PROFONDE IN "TERRENI " ALQUANTO SOSPETTI!!!

Un mondialista alla guida dell’Italia

 

(di Gianfranco Amato su Cultura Cattolica del 22 novembre 2011) Nel suo stellare curriculum il Professor Mario Monti vanta anche studi esteri. Trascorre un anno presso la prestigiosa Università di Yale (U.S.A.), dove diventa allievo di James Tobin, Premio Nobel per l’economia nel 1981. Non abbiamo prove di una sua affiliazione alla Skull and Bones, la celeberrima e potente società segreta di ispirazione mondialista che dal 1832 ha sede presso quel prestigioso ateneo statunitense. Abbiamo però la prova che il professore varesino rappresenti un autentico apostolo del pensiero mondialista.



Tre inequivocabili circostanze lo attestano.

Mario Monti è membro del Bilderberg Group. La notizia è passata sui media con una certa nonchalance, dovuta più che altro alla non conoscenza, da parte del pubblico comune, della natura di tale sodalizio. Istituito nel 1954 presso castello olandese di Bilderberg, questo esclusivissimo club si ritrova segretamente ogni anno per decidere del futuro dell’umanità. Si tratta dei centrotrenta uomini più potenti e influenti del mondo riuniti in una stessa stanza, che guardie armate tengono lontana da occhi indiscreti.

In più di cinquant’anni d’incontri è sempre stata vietata la presenza della stampa, non sono mai state rilasciate dichiarazioni sulle conclusioni degli intervenuti, e non è mai stato svelato l’ordine del giorno. A prescindere da cosa realmente accada in quel segreto consesso, il solo fatto di come si svolga e di chi lo componga lascia alquanto perplessi, e non risponde certo ad una logica di democrazia e trasparenza.

Fino all’ultimo momento resta occulto il luogo degli incontri e si interviene solo su espresso invito, che non può essere pubblicamente divulgato, pena la mancata partecipazione Per comprendere meglio di cosa si tratti è sufficiente leggere quanto sul tema ha scritto William Vincent Shannon, non esattamente un paranoico complottista, ma un prestigioso giornalista, redattore del New York Times e ambasciatore degli Stati Uniti in Irlanda durante la Presidenza Carter (1977-1981): «I membri del Bilderberg stanno costruendo l’era del post-nazionalismo: quando non avremo più paesi, ma piuttosto regioni della terra circondate da valori universali.

Sarebbe a dire, un’economia globale; un governo mondiale (selezionato piuttosto che eletto) e una religione universale. Per essere sicuri di raggiungere questi obiettivi, i Bilderbergers si concentrano su di un “approccio maggiormente tecnico” e su di una minore consapevolezza da parte del pubblico in generale».

Del resto, lo stesso fondatore del Bilderberg Group, il principe Bernardo d’Olanda, sul punto era stato chiaro: «E’ difficile rieducare gente allevata al nazionalismo all’idea di rinunciare a parte della loro egemonia a favore di un potere sopranazionale». Onesto, a suo modo, è stato pure David Rockfeller – altro Bilderberg di razza –, il quale ha lasciato scritto nelle sue Memorie (2002): «Alcuni credono che facciamo parte di una cabala segreta che manovra contro gli interessi degli Stati Uniti, definendo me e la mia famiglia come “internazionalisti”, e di cospirare con altri nel mondo per costruire una più integrata struttura politico-economica globale, un nuovo mondo, se volete. Se questa è l’accusa, mi dichiaro colpevole, e sono orgoglioso di esserlo».

Il giornale londinese The Times, che non può certo definirsi un foglio complottista, nel 1977 descrisse i membri del Bilderberg Group come «una congrega dei più ricchi, dei più economicamente e politicamente potenti e influenti uomini nel mondo occidentale, che si incontrano segretamente per pianificare eventi che poi sembrano accadere per caso». A conferma di quanto avesse ragione l’autorevole quotidiano britannico si possono elencare alcune singolari coincidenze (per citare i casi più noti e più recenti) dovute a fatti accaduti dopo gli incontri del Bilderberg.

Bill Clinton partecipa al meeting del 1991; vince le primarie del Partito Democratico, e da oscuro governatore dell’Arkansas diventa Presidente degli Stati Uniti nel 1992. Tony Blair partecipa al meeting del 1993; diventa il leader del Partito Laburista nel luglio del 1994, e viene eletto Primo Ministro nel maggio del 1997. George Robertson partecipa al meeting del 1998; viene nominato Segretario Generale della NATO nell’agosto del 1999. Romano Prodi partecipa al meeting del 1999; riceve l’incarico di Presidente dell’Unione Europea nel settembre del 1999, ricoprendo tale incarico fino a gennaio 2005; nel 2006 viene eletto Presidente del Consiglio dei Ministri italiano.

Sembra confermata ancora una volta la saggia conclusione del Barone Denis Winston Healey, ex Ministro britannico della Difesa (1964-1970) e delle Finanze (1974-1979): «Quel che accade nel mondo non avviene per caso; si tratta di eventi fatti succedere, sia che abbiano a che fare con questioni nazionali o commerciali, e la maggioranza di questi eventi sono inscenati da quelli che maneggiano la finanza».

Per chi volesse saperne di più, consiglio la lettura di un ottimo testo intitolato The true story of the Bilderberg Group, di Daniel Estulin, un libro di 340 pagine – corredato da una preziosa documentazione – che raccoglie i risultati di una indagine durata anni sull’intoccabile gruppo elitario di cui la stampa ufficiale appare sempre reticente.

La seconda prova dell’indole mondialista del nostro esimio professor Monti, risiede nel fatto che egli faccia anche parte della Trilateral Commission. Anzi, per essere precisi, ricopre la carica di Presidente per l’Europa nel triennio 2010-2012. Chi ha l’avventura di accedere al sito ufficiale di quella istituzione (www.trilateral.org), troverà, infatti, una lettera di presentazione sottoscritta da Mario Monti, quale European Chair, da Joseph S. Nye, Jr., quale North American Chair, e da Yotaro Kobayashi, quale Pacific Asian Chair, con tanto di fotografia.

Ufficialmente si tratta di un think-tank fondato nel 1973 da David Rockfeller con forte impronta mondialista. Il Professor Piergiorgio Odifreddi (lontanissimo per idee da chi scrive) ha invece liquidato il prestigioso pensatoio internazionale definendolo, su Repubblica (9.11.2011), «una specie di massoneria ultraliberista statunitense, europea e nipponica ispirata da David Rockefeller e Henry Kissinger». Quella di Odifreddi non rappresenta, ovviamente, l’unica voce critica nei confronti della Trilateral.

Nel 1979 l’ex governatore repubblicano Barry Goldwater la descriveva come «un abile e coordinato sforzo per prendere il controllo e consolidare i quattro centri di potere: politico, monetario, intellettuale ed ecclesiastico grazie alla creazione di una potenza economica mondiale superiore ai governi politici degli Stati coinvolti».

Lo scrittore francese Jacques Bordiot, sosteneva, inoltre, che per far parte della Trilateral, era necessario che i candidati fossero «giudicati in grado di comprendere il grande disegno mondiale dell’organizzazione e di lavorare utilmente alla sua realizzazione», e precisava che il vero obiettivo della Trilaterale fosse quello «di esercitare una pressione politica concertata sui governi delle nazioni industrializzate, per portarle a sottomettersi alla loro strategia globale».

Il canadese Gilbert Larochelle, professore di filosofia politica presso l’Università del Quebec, nel suo interessante saggio L’imaginaire technocratique, pubblicato a Montreal nel 1990, ha definito, più semplicemente, la Trilateral come una privilegiata elite tecnocratica: «La cittadella trilaterale è un luogo protetto dove la téchne è legge e dove sentinelle, dalle torri di guardia, vegliano e sorvegliano. Ricorrere alla competenza non è affatto un lusso, ma offre la possibilità di mettere la società di fronte a se stessa. Il maggiore benessere deriva solo dai migliori che, nella loro ispirata superiorità, elaborano criteri per poi inviarli verso il basso». Il connotato resta sempre il medesimo: poca democrazia e poca trasparenza. Piccolo inciso legato all’attualità della cronaca politica: un altro italiano membro della Trilateral è l’onorevole Enrico Letta, al centro di una polemica per uno strano biglietto inviato al consociato Professor Monti.

La terza prova della visione mondialista di Super Mario sta nel fatto di essere un uomo Goldman Sachs, la celebre banca d’affari fondata nel 1869 da Marcus Goldman, un tedesco di origini ebraiche immigrato negli Stati Uniti, e dal genero Samuel Sachs. Per comprendere la reale natura di tale istituzione non occorre addentrarsi nei siti complottisti. E’ sufficiente leggere un autorevole quotidiano come Le Monde del 16 novembre 2011 (proprio il giorno dell’investitura di Monti a Capo del Governo), ed in particolare l’articolo del giornalista Marc Roche, corrispondente da Londra, dal titolo sintomatico: La “franc-maçonnerie” européenne de Goldman Sachs.

Si tratta di una vera e propria requisitoria contro la potente banca d’affari, dall’incipit particolarmente duro: «Ils sont sérieux et compétents, pesant le pour et le contre, étudiant les dossiers à fond avant de se prononcer. L’économie est leur péché mignon. Ils ne se découvrent que très rarement, ces fils de la Lumière entrés dans le Temple après un long et tatillon processus de recrutement. C’est à la fois un groupe de pression, une amicale de collecte d’informations, un réseau d’aide mutuelle. Ce sont les compagnons, maîtres et grands maîtres amenés à “répandre dans l’univers la vérité acquise en loge”». «Confratelli, maestri e gran maestri chiamati a “spandere nell’universo la verità acquisita nella loggia”».

L’articolo merita la lettura. Per Le Monde, Goldman Sachs funziona come la massoneria, in cui ex dirigenti, consiglieri ma anche trader della banca d’affari americana si ritrovano oggi al potere nei Paesi europei chiave per la gestione della crisi finanziaria. In Europa Goldman Sachs si è fatta fautrice di una forma di “capitalismo delle relazioni”, e punta a piazzare i suoi uomini senza mai lasciar cadere la maschera.

Può sembrare esagerato il giudizio di Le Monde, ma forse non lo è se si pensa ad un’altra singolare coincidenza. Si tratta del fatto che l’omologo greco di Mario Monti, il professor Lucas Papademos (anch’egli studi statunitensi), già vice presidente della Banca Centrale Europea (dal 2002 al 2010), ed ora tecnocrate mandato a commissariare il governo ellenico, è un altro uomo Goldman Sachs. Oltre che – guarda caso – membro anche lui della Trilateral Commission. Il panorama si fa ancora più inquietante se si considera che l’uomo Goldman Sachs più potente in Europa è Mario Draghi, l’attuale Presidente della Banca Centrale Europea.

Nonostante tutte queste sinistre coincidenze, faccio ancora fatica a cedere alle suggestioni complottiste. Confesso, però, che quando ho letto sul quotidiano economico Milano Finanza che è stata proprio Goldman Sachs a innescare l’ondata di vendite di Btp il 10 novembre scorso, un pensiero cattivo mi ha attraversato la mente. Sarà forse perché il giorno prima, 9 novembre, Mario Monti è stato nominato senatore a vita dal Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano. Una settimana dopo sarebbe diventato Premier sull’onda degli spread. Coincidenze.

Gianfranco Amato

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