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domenica 30 dicembre 2012

"NON STA FORSE SCRITTO:LA MIA CASA SARA' CHIAMATA CASA DI PREGHIERA PER TUTTE LE GENTI? VOI INVECE NE AVETE FATTO UNA SPELONCA DI LADRI!" (Marco c.11,vv. 15-19)

La Cacciata dei mercanti dal Tempio, Cecco del Caravaggio
(Il Giornale di Magdi Cristiano Allam) - Se le vie del Signore sono infinite resta tuttavia arduo comprendere come possano incrociarsi e addirittura sposarsi il Magistero della Chiesa, la morale cattolica, la Dottrina sociale che ispirati dalla fede in Dio e dai dogmi presidiati dal Papa mettono al centro la persona, la famiglia naturale e il bene comune, con la spregiudicata ideologia di Mario Monti che sulla scia del modello cinese coniuga capitalismo e statalismo, mettendo al centro la moneta, le banche e i mercati. Il monito di Gesù “Non potete servire a Dio e a Mammona” (Matteo 6,24 e nel Luca 16,13) risuona in modo dirompente nelle coscienze di tutti i fedeli e, più in generale, delle persone di buona volontà.


Non si può non restare esterrefatti leggendo l'esplicito sostegno dell'organo ufficiale dello Stato del Vaticano, l'Osservatore romano, in un articolo in cui si esalta l'espressione di Monti “salire in politica”, valutandola come “un appello a recuperare il senso più alto e più nobile della politica che è pur sempre, anche etimologicamente, cura del bene comune”. Così come si tessono le lodi del capo dello Stato Napolitano “un'altra figura istituzionale che gode di ampia popolarità e alla quale tutti riconoscono il merito di aver individuato proprio nel senatore a vita l'uomo adatto a traghettare l'Italia fuori dai marosi della tempesta finanziaria”.

E' stupefacente constatare che è stato un amore a prima vista. Ricevendo Monti in Vaticano lo scorso gennaio, Benedetto XVI si rivolse a lui con parole di apprezzamento: “Voi avete cominciato bene in una situazione difficile e quasi insolubile”. Eppure Monti, dopo essere stato calato dall'alto dei poteri finanziari forti alla guida del governo in modo più che discutibile, aveva già ripristinato la tassa sulla prima casa maggiorata del 60% dopo la rivalutazione degli estimi catastali, aveva aumentato l’età pensionabile in modo retroattivo violando i patti con milioni di cittadini, aveva annunciato l'aumento dell'Iva e del prezzo dei carburanti facendo impennare il costo della vita, aveva scatenato il regime di polizia fiscale che controlla tutti i conti correnti e affida obbligatoriamente alle banche le transazioni superiori ai mille euro. Così come nel successivo colloquio il Segretario di Stato vaticano, cardinale Tarcisio Bertone, aveva espresso a Monti “attenzione e incoraggiamento per un'azione difficile, che costa sacrifici, per fronteggiare la crisi economica: un impegno notevole anche dal punto di vista morale”.

Le basi del sodalizio tra la Chiesa e Monti furono gettate nel Forum delle associazioni cattoliche svoltosi a Todi il 17 ottobre 2011, voluto dal Presidente della Conferenza Episcopale Italiana, cardinale Angelo Bagnasco, che vide la partecipazione di ben tre futuri ministri del governo Monti: l’allora amministratore delegato di Banca Intesa Corrado Passera, il Rettore dell'Università Cattolica Lorenzo Ornaghi e il fondatore della Comunità di Sant’Egidio Andrea Riccardi. Da allora il cardinale Bagnasco è in prima linea nella difesa di Monti, rispondendo addirittura “a chiamata” del Corriere della Sera, così come è accaduto il 10 dicembre scorso, per contrastare l'attacco frontale di Silvio Berlusconi al capo del governo: “La preoccupazione più grande è la tenuta del nostro Paese e quindi la coesione sociale. (...) Il governo tecnico ha messo al riparo da capitolazioni umilianti e altamente rischiose. Non si può mandare in malora i sacrifici di un anno, che sono ricaduti spesso sulle fasce più fragili. (…) E si conferma la radice di una crisi che non è solo economica e sociale, ma culturale e morale”.

venerdì 28 dicembre 2012

ASSUNTINA MORRESI SI E' FATTA UNA CHIARA IDEA DI MONTI E DEL SUO DISEGNO....


di Assuntina Morresi 23 Dicembre 2012

Mario Monti ha finalmente svelato le sue intenzioni. E io che mi illudevo che diventasse il federatore dei moderati! Ma lui ha ben altro per la testa. Sostanzialmente ha detto “Non mi candido, ma sono disponibile a essere nominato premier senza essere stato votato”. Interessante no?

E voglio proprio vedere se dà l’OK a mettere il suo nome su qualche lista. Perché se lo mettono, il suo nome, allora sarà contato per i voti che prenderà. Se non lo mettono, allora perché nominarlo presidente del consiglio? Perché ha dato la sua disponibilità in una conferenza stampa? Ma vogliamo scherzare? E che succede, se io faccio domani una conferenza stampa e dò la mia disponibilità a essere nominata ministro? Mi nominano? Mi mettono in una lista speciale, di quelli che sono così bravi che ci sono le schede elettorali precompilate? Ma non ho capito: ci sono le elezioni o la tombola? E visto che è Natale oltre ai numeri si tirano fuori pure i nomi dei ministri e dei presidenti del consiglio?

La legge attuale, tra l’altro, obbliga a mettere nella scheda elettorale il nome del capo politico della lista o della coalizione di liste. E quindi i centristi chi metteranno, se non Monti? Montezemolo, perché le prime lettere del cognome sono uguali?

E i cattolici? Ecco cosa ne pensa, Mario Monti: lo traggo da una intervista molto significativa, oggi su Repubblica, che TUTTI dovete leggere, visto che spiega esplicitamente che il centro e il Pd dovranno allearsi dopo il voto (molto più di quello che ha lasciato capire in conferenza stampa). Di seguito, poi, uno stralcio illuminante per i cattolici:

Scalfari: Montezemolo, secondo te, rappresenta la società civile?

Monti: "Rappresenta in qualche modo le imprese. Riccardi è il fondatore di Sant'Egidio...".

Scalfari: E rappresenta la Chiesa. Anche tu sei cattolico, ma non rappresenti la Chiesa. Io non credo che la religione si debba occupare di politica e di partiti. Purtroppo vedo che se ne occupa ma non credo sia sopportabile. Carlo Azeglio Ciampi è cattolico ma ha rappresentato il laicismo dello Stato. Lo stesso fece Scalfaro che era cattolicissimo ma laicissimo. Napolitano poi è tutt'altra cosa.

Monti: "Anch'io sono laico nel senso che tu intendi".

Scalfari: Lo so e per questo dico che una lista imbottita di persone pur degnissime che fanno parte di Comunione e Liberazione o di Opus Dei, o di Acli o di altre analoghe associazioni del tipo delle cooperative bianche e dei coltivatori diretti cattolici, non è società civile ma Chiesa militante. Allora il piano cambia, si rifà la Dc.

Monti: "Nessuno di noi pensa questo e io non mi propongo un obiettivo del genere".

E più avanti:

Scalfari: Ci sono molti punti comuni con il Pd.

Monti: "Certo".

Scalfari: Tu pensi ad un'alleanza post elettorale?

Monti: "La considero indispensabile. Dobbiamo ricostruire la pubblica amministrazione e costruire lo Stato dell'Europa federale. Ti sembrano compiti che possano essere portati avanti da un solo partito? Ci vuole una grande alleanza perché si tratta di una vera e propria rivoluzione".

Quindi, ricapitolando, Andrea Riccardi è il cattolico di riferimento di Mario Monti, l’unico, e gli basta. Monti non ha certo intenzione di fare una nuova DC. Ha ben altro per la testa. Lui vuole appoggiare il governo Bersani: dei cattolici, che così ingenuamente si volevano far federare da lui, se ne infischia, anzi, proprio non li vuole, conferma le parole di Scalfari, dicendo che "nessuno di noi" (cioè, immagino, né lui né Riccardi, né Casini né Montezemolo) pensa di portare l’associazionismo cattolico in parlamento. Altro che nuova DC! Adesso sappiamo dove vuole portare il paese. E soprattutto noi cattolici sappiamo cosa ha intenzione di fare.

E i valori non negoziabili? Li affida a Riccardi? E’ lo stesso Riccardi che ha permesso, come ha detto Andrea Romano, che i valori non negoziabili fossero espulsi dal programma montezemoliano che lui ha sottoscritto? (v.questo link per leggere la notizia ). E’ lo stesso Andrea Riccardi che dal piano famiglia ha cancellato il fattore famiglia che Giovanardi aveva introdotto, e ha persino considerato troppo compromettente il riferimento all’art.29 della costituzione che parla di famiglia fondata sul matrimonio, e ha tolto pure questo riferimento dal piano famiglia (scusate le ripetizioni, ma voglio essere chiara)? Se solo e unicamente a lui saranno affidati i valori non negoziabili, allora ci sarà veramente da ridere. O forse da piangere. Il centro, e Monti in qualche modo con il centro, aprirà a sinistra, questo il senso dell’intervista data oggi a Scalfari, e pure della conferenza stampa. Altro che super-partes! Di partes ne ha abbracciata una sola, e oggi l’ha spiegato per bene.

UN MESSAGGIO AI CATTOLICI: OCCHIO ..... DI CATTOLICO L'AGENDA MONTI NON HA PROPRIO NULLA!!!!






tratto da la NuovaBussola di Riccardo Cascioli 27-12-2012

A giudicare dagli ultimi sviluppi si può ragionevolmente avere il sospetto che la presenza politica dei cattolici in Italia sia finita. Non che impegnati in politica non ci siano politici qualificati come “cattolici” o rappresentanti di settori impegnati del cattolicesimo: anzi, ce ne sono fin troppi, forse non ce ne sono mai stati così tanti prima. Il problema è che non si capisce per quale motivo ci siano, cosa ci sia di originale in questa presenza. 

Basti vedere il modo in cui è scattato l’amore per Monti da parte di tante sigle e personalità del mondo cattolico, con tanto di pressioni per scendere in campo da parte del presidente della Conferenza episcopale, cardinale Angelo Bagnasco, cosa che mi pare senza precedenti. Così come senza precedenti è l’anomalia di un movimento ecclesiale – la Comunità di Sant’Egidio – che fa anche politica attiva (forse qualche ecclesiastico dovrebbe chiarire questa situazione).

Tutti sul treno di Monti, dunque - insieme a Casini, Fini e Montezemolo – perché ha salvato l’Italia dal disastro, è serio e responsabile, è apprezzato all’estero (siamo probabilmente l’unico popolo che nelle scelte politiche si preoccupa di cosa pensino gli altri) e così via. LEGGI TUTTO

- UN'AGENDA POCO RASSICURANTE, di Stefano Fontana

giovedì 27 dicembre 2012

QUESTA E' L'OPINIONE DE L'OSSERVATORE ROMANO MA, PAPA RATZINGER SI E' SEMPRE MOSTRATO CONTRO I TECNOCRATI. QUINDI SIAMO AUTORIZZATI A PENSARE CHE IN VATICANO CI SONO DUE LINEE DI PENSIERO!!!!

Il 24 e il 25 febbraio le elezioni in Italia


tratto da http://www.osservatoreromano.va

La decisione di Mario Monti di rendersi disponibile a un nuovo impegno al servizio del Paese sta orientando, come previsto, il dibattito politico e l’avvio della campagna elettorale in Italia. Il tema principale è ora l’analisi del programma indicato dallo stesso Monti nella sua “agenda” per il prossimo Governo e del modo in cui le forze politiche che lo condividono intendono presentarsi alle prossime elezioni del 24 e 25 febbraio 2013, dopo lo scioglimento delle Camere da parte del presidente della Repubblica nel pomeriggio di sabato scorso, 22 dicembre.


Nella conferenza stampa di domenica il capo del Governo uscente ha spiegato, illustrando i motivi della sua scelta, di essere disposto a mettersi alla guida di quanti vogliono proseguire sulla strada intrapresa dall’Italia nell’ultimo anno sulla base di un programma concreto e non attraverso un’alleanza che si condensi esclusivamente accanto al suo nome. Monti ha precisato di considerarsi extra partes: «Non mi schiero con nessuno ma la mia agenda è chiara ed è aperta a tutti per coalizioni ampie. Alle forze che manifesteranno adesione convinta e credibile, sono pronto a dare il mio incoraggiamento e, se richiesto, anche la guida, e sono pronto ad assumere un giorno, se le circostanze lo volessero, responsabilità che mi venissero affidate dal Parlamento».
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CINQUE ARTICOLI DA IL SUSSIDIARIO ASSOLUTAMENTE DA NON PERDERE

lunedì 24 dicembre 2012

LA MORTE DI UN COLLEGA CHE CI SCONVOLGE ALLA VIGILIA DI NATALE


La notizia ci è giunta via e-mail solo oggi, vigilia di Natale.

Dire che siamo sconvolti è dire poco!

Della serie di suicidi di imprenditori, che negli ultimi anni si sono susseguiti, questo è il primo del nostro settore.

Bruno Di Lenardo, un operoso imprenditore veneto con cui abbiamo operato negli anni passati, non ha retto alla distruzione degli impianti necessari alla sua attività!

La mente va agli incontri avuti, salgono alla memoria la sua gentilezza, la sua cordialità, il suo amore per il lavoro.

Già, il lavoro..... per l'imprenditore il lavoro è tutto, il capannone, gli impianti sono tutto....

Coloro che riescono a capire in tempo utile che invece il lavoro non è tutto, sono dei "fortunati" 

Un papà che viene a mancare è una tragedia, che ciò avvenga legato ad un disastro dell'azienda di famiglia è una tragedia nella tragedia, che tutto questo avvenga a Natale è molto, molto triste.

Siamo col pensiero vicini alla famiglia a cui porgiamo le nostre più sentite condoglianze.

Ciao Bruno



Imprenditore suicida dopo l'incendio della sua azienda: aveva 52 anni ed era padre di due figli. Il ritratto di colleghi e amici sconvolti. Il presidente dei grossisti: «Lo avevo sentito poco prima. L’impresa era tutto»


www.mattinopadova.it 
PADOVA. Un gentiluomo. Una persona perbene. Nella lavoro e nella vita quotidiana. Negli affari, come in occasione di una partita di tennis o di calcio. Ecco il ritratto di Bruno Di Lenardo tracciato dalle parole, commosse e affettuose, dei colleghi di lavoro e degli amici. Parole senza retorica pronunciate con il groppo in gola perché nessuno si sarebbe mai aspettato una tragedia nella tragedia. E tanto meno che il protagonista fosse un uomo come Bruno Di Lenardo, imprenditore di talento e per vocazione familiare. Un uomo che seguiva sempre in prima linea l’andamento dell’azienda, pronto a lavorare dall’alba fino a notte. Perché la “Di Lenardo spa” era la sua vita. E la vita della sua famiglia. Forse, di fronte al rogo che aveva ingoiato tutto, Bruno Di Lenardo aveva avvertito lo smarrimento che ti prende quando senti crollare addosso il mondo. C’erano i contratti da onorare, le commesse da garantire, gli stipendi da pagare. Ma, sotto i piedi, rimanevano solo i resti bruciati di un magazzino per lo stoccaggio dell’ortofrutta da 10 mila metri quadrati con impianti ad alta tecnologia per un valore di milioni di euro.

È sconvolto Giancarlo Daniele, presidente dei grossisti nonché amministratore delegato del Maap (Mercato agroalimentare di Padova): «Ci eravamo sentiti venerdì... L’avevo richiamato stamane (ieri, per chi legge)... Non era ancora andato a letto. Per tutta la notte aveva seguito l’operato dei vigili del fuoco... Era successo un disastro, non c’era più nulla se non lo scheletro del capannone. Ho cercato di dargli conforto... Gli dissi di non preoccuparsi se aveva bisogno di altri magazzini per lo stoccaggio. Mi ha ringraziato». Non ce la fa a continuare e il pianto si mescola alle parole: «È successa una cosa grande, una cosa brutta. Ma perché?... Perché? Lo conoscevo fin da bambino» ripete Daniele, «L’ho sentito confuso. E forse quando si è reso conto di quel che è successo,... quando ha visto che era andata in fumo l’impresa di famiglia, non ce l’ha più fatta... No, non doveva succedere... È un uomo che ha fatto crescere la nostra economia, onorando Padova nel mondo».LEGGI TUTTO

APPROFONDISCI:

Suicidio Di Lenardo, la moglie: «Ecco il testamento di mio marito»

La lettera di Buno Di Lenardo al Corriere della Sera

sabato 22 dicembre 2012

lunedì 17 dicembre 2012

MARCO DELLA LUNA: "NON C'E' NESSUNO CHE POSSA PORTARE FUORI IL PAESE DALLA ROVINA"




Casini è da sempre europeista e vuole da sempre Monti candidato a premier. Bersani è europeista e vuole vincere al voto per aprire subito a Monti. Berlusconi, dopo l’ultima istrionica giravolta, è europeista e invita Monti a prender la guida dei moderati. Il pensiero va (ma ovviamente la realtà socio-economica è diversa) a quei rei africani che vendevano i loro sudditi ai negrieri europei. E pure ai numerosi uomini forti via via messi su dalla CIA e da Wall Street nei paesi poveri ma ricchi di risorse naturali e mano d’opera a buon mercato, per poter prendersi queste e quelle per quattro soldi.

Tutti i tre big vogliono portare i loro servigi al vincitore ormai certo e padrone destinato d’Italia: il capitalismo franco-tedesco che ieri, tredici dicembre, con l’unzione del Washington Consensus (FMI + Casa Bianca), ha incoronato Monti successore di Monti. Pochi hanno la libertà e l’onestà intellettuale di spiegare, come il giorno medesimo ha fatto Giulio Tremonti, che oggi l’Italia fa da bancomat alle banche tedesche e francesi. O di un Paul Krugman o di certa stampa britannica, che rinnova la valutazione tecnica che l’Italia, per tornare a crescere, abbisogna di uscire dal sistema di cambi bloccati e vincoli di bilancio detto Euro.

I tre leaders politici italiani pronamente gareggiano tra loro per ottenere dai poteri veri l’appalto della consegna-svendita di ciò che resta da rastrellare di questo sventurato Paese e salire sul carro dei nuovi padroni. Maroni, col suo partito rimpicciolito, nel migliore dei casi potrebbe di prendersi la Lombardia, e niente più – ma solo se asseconda Berlusconi, cosa oggi assolutamente discreditante, dopo che l’ex premier ha dapprima sostenuto, poi sfiduciato e il giorno dopo ri-fiduciato Monti. L’azione di Grillo e Casaleggio niente potrà contro il grande blocco europeista traversale. Pertanto, il prossimo voto politico consegnerà conclusivamente il Paese ai suoi nuovi padroni esterni appoggiati dai loro servitori interni, i quali manterranno, servendoli, i loro privilegi di casta. Seguirà un lungo tempo di miseria e sfruttamento senza speranza: la “fine della storia”, per la repubblica italiana. Arriva la fine della storia d’Italia. L’Italia verrà “integrata” nel sistema industriale a guida germanica, e nel Belpaese si faranno le lavorazione a basso costo di mano d’opera, a basso valore aggiunto, a bassa tecnologia (escluse poche nicchie), ad alto inquinamento. Il margine di profitto sarà trattenuto oltralpe. Gli italiani saranno lasciati nel debito, a lavorare con bassi salari e pensioni da fame e servizi da terzo mondo, per pagare gli interessi e sostenere il generoso sistema pensionistico nordeuropeo, l’enorme debito implicito nordeuropeo, il credito pubblico alle imprese tedesche. Però saranno orgogliosi di essere accettati dai fratelli europei più virtuosi, finalmente, e potranno dirsi “integrati”, e celebrare i padri dell’Integrazione, nelle persone di Monti, Draghi, Napolitano. I quali non meritano alcun biasimo, perché non vi è scelta, nella realtà: l’Italia deve finire così: necesse est, fata nolentes trahunt, volentes ducunt. I sistemi-paese non vitali vengono smantellati e presi a pezzi dai sistemi-paesi più validi, così come le aziende non vitali vengono smembrate e rilevate dalle concorrenti più vitali, che prendono il buono e lasciano i debiti nella Bad Company. La repubblica italiana ora è una Bad Country.

Questo è un destino inevitabile per un paese mai esistito prima, assemblato 150 anni fa da un disegno di quegli stessi poteri stranieri, un paese fatto di culture e popoli diversi, uniti a forza, senza storia comune, senza cultura di autogoverno – tranne la repubblica di Venezia -, senza senso nazionale, senza fiducia sociale e istituzionale, senza capacità di innovazione e adeguamento all’evoluzione del mondo, bloccato e recessivo in tutto da vent’anni, quindi morto, con le migliori risorse di capitali, imprese e cervelli che in massa sono andate e vanno via, all’estero. Impoverito su tutti i piani e in tutti i settori, tranne che nella criminalità organizzata, e nell’abilità della casta e mantenere la poltrona e le prebende pur nella rovina che essa crea.

Questi sono tutti dati di fatto, oggettivamente certi. Il resto è chiacchiere e non si è tradotto in fatti, non ha mutato il trend, nonostante le molte promesse e i molti cambiamenti di maggioranze e di leggi elettorali: la riprova che il sistema-paese è finito.

Neanche eliminare fisicamente tutta la casta, quel milione e rotti di politici e alti burocrati, cambierebbe le cose, perché si tratta della mentalità e delle consuetudini della popolazione, del suo rapporto con qualsiasi potere, che è di complicità infedele, opportunismo amorale, particolarismo assoluto. Un paese così, cioè con una popolazione così, fallisce fatalmente come organismo dell’agone globale e può essere solo riforma(tta)to governato dall’esterno, previo take-over dei capitali stranieri. E dallo straniero, in effetti, tutte le sue componenti, tranne quella suddetta, cioè la Repubblica Veneta, sono sempre state governate, storicamente, salvi brevi periodi.

Ciò che sta compiendosi oggi era prevedibile già diversi anni fa: i meccanismi erano già all’opera, come descrissi in alcuni saggi, a cominciare dalla prima edizione di Euroschiavi, uscita nel 2005:

“Uscire dal Trattato di Maastricht è, a ben vedere, indispensabile per esercitare una qualche libertà di scelta politica nella gestione del Paese.
Infatti, a causa dei vincoli imposti da quel trattato e dalla cessione della sovranità monetaria alla BCE e dal fatto che quasi tutte le entrate se ne vanno in spesa corrente e interessi sul debito pubblico, governo e parlamento non hanno più strumenti di manovra in fatto di politica economica, sociale, ecologica, etc.: non possono emettere la propria moneta ma devono comprarla dalla BCE; non possono agire sul tasso di sconto, perché questo è fissato dalla BCE; non possono svalutare, perché il cambio è gestito dalla BCE e vincolato alle altre euro–valute;non possono spendere a debito per i necessari investimenti produttivi (ricerca, infrastrutture, istruzione), perché sono vincolati a contenere il deficit di bilancio e a ridurre il debito pubblico. D’altra parte, non possono aumentare le tasse, perché hanno già raschiato il fondo (a meno di sacrificare con un’ulteriore grossa imposta patrimoniale qualche categoria sociale come i proprietari immobiliari o gli agricoltori).
Privata della possibilità di scelta sul piano che conta, quello economico,il presupposto di tutte le altre scelte perché senza denaro quasi niente si può fare, la politica si riduce a diatribe su matrimoni omosessuali, pillole del giorno dopo e sotto–lottizzazioni di una torta sempre più magra.
Intanto, la produzione cala, la povertà aumenta, i servizi sociali peggiorano,la domanda e la produzione ristagnano, la competitività va a picco.
L’alternativa è tra continuare la policy avviata nel 1992, mandando in rovina il Paese in modo che i suoi assets importanti vengano comperati tutti dal capitale estero (ossia, da soldi virtuali creati gratis e dal nulla a opera del sistema bancario privato), che poi si metterà al comando; oppure uscire dall’Euro e recuperare la sovranità monetaria – togliendola ai suoi illegittimi detentori, la BCE e la Banca d’Italia, e recuperando le vaste risorse monetarie del signoraggio e bloccando il take–over delle industrie nazionali da parte di competitori esteri. Il suddetto articolo del Times evidenzia come tutti gli studi su modelli econometrici mostrano che l’Italia avrebbe un forte e rapido beneficio dall’uscita dall’Euro.

~ €uroSchiavi e i segreti del Signoraggio ~

Nel 2007, nell’introduzione alla seconda edizione di Euroschiavi, scrivevo:

“ la finanza internazionale ha preso atto che: 1) l’Italia, come sistema-paese, ha urgente bisogno di riformarsi e ammodernarsi per sopravvivere; 2) non può farlo dal proprio interno perché in Italia la produzione del consenso politico è basata proprio sulla protezione di privilegi e abusi disfunzionali, sicché qualsiasi maggioranza, per riformare, dovrebbe tagliare il ramo su cui è seduta. Conseguentemente essa, ora, attraverso i suoi uomini posti nella stanza dei bottoni, sta procedendo al trasferimento del potere decisionale per l’Italia dall’interno del paese all’estero, in modo che possa essere riformato dall’estero, prescindendo dal consenso interno, soprattutto di quello della base.”

In Basta Italia, pubblicato nel marzo 2008, potete leggere:
~ Consuntivo dello stato “Italia” ~

“Se facciamo un bilancio consuntivo dell’unificazione d’Italia a circa 140 anni dal suo completamento, dobbiamo portare i libri nel Tribunale della Storia per chiedere la dichiarazione di fallimento.Perché, secondo tutti i parametri, lo Stato “Italia” è un fallimento senza prospettive.
È un fallimento in fatto di funzionalità e competitività internazionali – continua a perdere posizioni, a impoverirsi.

È un fallimento come capacità di innovarsi e ammodernarsi, nonostante ne abbia un bisogno estremo: è il più rigido tra i Paesi occidentali.
È un fallimento come produttività: è ultimo tra i Paesi occidentali.
È un fallimento di fatto di produzione: dal 1992 è divenuto l’ultimo dei Paesi europei, con uno sviluppo di meno di metà della media.
È un fallimento come natalità: è ultimo tra i Paesi occidentali.
È un fallimento come pubblica amministrazione: è ultimo fra i Paesi ccidentali come efficacia e primo per costi.
È un fallimento come capacità di attrarre investimenti: è ultimo fra i Paesi occidentali.
È un fallimento come lavoro: ha il tasso più alto di assenteismo, di scioperi, di malattie, e ciò gonfia il costo del lavoro.
È un fallimento come capacità di attirare e trattenere il risparmio:nel primo anno del Governo Prodi bis, 120 euromiliardi si sono rifugiati in Svizzera.
È un fallimento in fatto di sviluppo economico: il suo prodotto interno lordo, e ancora più il suo prodotto interno netto, marciano a tassi frazionali rispetto alle economie forti.
È un fallimento in fatto di finanza pubblica: infatti, l’indebitamento dello Stato è enorme, continua a crescere, e nessun governo lo riduce, mentre esso inghiotte sempre più risorse per il pagamento degli interessi passivi.
È un fallimento in fatto di indipendenza – nel senso che ha sempre più padroni stranieri, come meglio diremo, non tanto a Washington, quanto a Francoforte, Londra, Parigi.
È un fallimento in quanto a capacità di ricerca scientifica e tecnologica:è ultimo d’Europa, dopo la Grecia.
È un fallimento in fatto di pubblica istruzione: le scuole italiane sono le meno efficaci nel preparare al lavoro.
È un fallimento come politica salariale: ha i salari più bassi dell’Unione Europea e vorrebbe abbassarli ulteriormente per competere con Paesi come la Cina nella manifattura a bassa tecnologia.
È un fallimento in quanto a debito pubblico e pressione fiscale – ovviamente – che salgono in parallelo, alimentandosi a vicenda, come qualcuno inizia a capire.
È un fallimento in fatto di integrazione economica, in quanto aumenta il divario tra regioni sviluppate e regioni non sviluppate, regioni che mantengono e regioni che sono mantenute.
È un fallimento in quanto a welfare, perché il governo ha organizzato il fallimento del sistema pensionistico nel giro di pochi anni, così che scoppino disordini sociali, che la sinistra cavalcherà per prendere il potere e saccheggiare gli italiani con una nuova tassa patrimoniale.
È un fallimento in quanto alla giurisdizione, perché il sistema giudiziario italiano è inefficiente e corrotto, alimenta la criminalità e allontana gli investimenti stranieri, e viene costantemente condannato dalla Corte Europea dei Diritti dell’Uomo.
È un fallimento in quanto a infrastrutture, che sono state neglette,anche come manutenzione, per decenni.
È un fallimento in quanto alla sanità: spesa fuori controllo e 6.000 morti l’anno per infezioni contratte in ospedale.
È un fallimento in quanto a ordine pubblico, dato che un terzo circa del territorio resta in mano alla criminalità organizzata, e gli stessi partiti politici riproducono i modelli di potere e consenso della mafia.
È un fallimento in quanto a rappresentatività e democrazia, dato che la classe dirigente palesemente non rappresenta gli interessi della collettività, ma quelli propri e corporativi, così come fanno i capi politici,sindacali e i parlamentari.
È un fallimento in quanto a legalità e legittimità, perché la corruzione e la deviazione dei poteri sono ambientali e strutturali e su di esse si poggia il potere costituito anche per produrre il consenso dal basso.
È un fallimento in quanto a difesa idrogeologica, dato che non è in grado di eseguire una prevenzione che costerebbe una frazione di quanto costa rimediare ai disastri idrogeologici dopo che sono avvenuti.
È un fallimento in quanto a capacità difensive militari, siccome non ha forze armate efficienti e non fa i necessari aggiornamenti dei sistemi d’arma.
È un fallimento in quanto a capacità decisionale, in quanto nessun governo riesce ad eseguire riforme strategiche e tutto si blocca.
È un fallimento in quanto a rinnovo della classe dirigente: dalla politica all’università, abbiamo la gente più vecchia del mondo.
È un fallimento in quanto alla capacità di organizzarsi, in quanto la fiducia e il rispetto verso le regole organizzative sono pressoché inesistenti.
È un fallimento senza speranza, perchè non c’è una classe politica all’altezza del ruolo, dotata di competenze che vadano oltre il galleggiare e il saccheggiare. Mancano gli uomini capaci. Non c’è nessuno che possa portare il Paese fuori dalla rovina.
È un fallimento complessivo e definitivo, in quanto tutte queste cose si sanno ma a nessuna di esse si è rimediato o iniziato a rimediare, nemmeno con la “Seconda Repubblica”, nemmeno con l’“alternanza”.
Si è peggiorato, invece, in modo pilotato e voluto, per poter preparare l’opinione pubblica alla privatizzazione di tutte le funzioni pubbliche,a vantaggio di monopolisti privati che le rilevano in società con politici, sindacalisti e pubblici amministratori, e le gestiscono in regime 
monopolistico con sovrapprezzi monopolistici, quindi nessun incentivo all’efficienza e massima possibilità di sfruttare il cittadino.
Pensate alle tariffe per i rifiuti, ai pedaggi per le autostrade.
Ricercatori, scienziati, manager, imprenditori, professionisti, se ne sono già andati o se ne stanno andando.
Restano i meno capaci, restano i sentimentalisti irrazionali che stupidamente associano l’idea dell’emigrazione alla povertà e al fallimento – e si dimenano o sguazzano in questo sistema, come pesci in una pozzanghera economica che si sta prosciugando al sole della globalizzazione, 
mentre oltre confine abbonda l’acqua fresca e profonda.
Un organismo che non riesce a reagire a processi degenerativi interni, è un organismo morente.
L’Italia non ha capacità di reazione organiche, d’insieme. È come un vasto corpo in fin di vita e ampiamente necrotizzato, in cui bande di larve carnarie riescono ancora a ingrassarsi. Nel senso che alcuni gruppi, alcune cordate di potere, riescono ad assicurarsi fette di potere e sacchi di soldi attraverso la conquista di posizioni di rendita monopolistica e attraverso il saccheggio fiscale dei risparmiatori e dei produttori di ricchezza che ancora non se ne sono andati. In ciò, sostanzialmente, consiste l’attività dei partiti politici italiani. 
Altroché alternanza!
Questi sono gli elementi, in base ai quali dobbiamo valutare le prospettive dell’Italia, e decidere se sia meglio restare o emigrare.
È questo il Paese a cui volete affidare il vostro futuro, il vostro lavoro,i vostri investimenti?
E i vostri figli, li affidate a questo Paese? Se li amate, come potete farlo? E come potete farli, se non ne avete ancora? Farli nascere sotto un debito di 25.000 Euro a testa, in peggioramento? Tenerli qua quando potreste portarli in salvo?
Poiché non è possibile una maggioranza politica senza il voto delle categorie parassite, non è possibile risolvere il problema della spesa pubblica e dell’inefficienza della pubblica amministrazione. 

Quindi ’Italia sarebbe destinata alla rovina.

Invece, l’Italia non è destinata alla rovina, perché il problema della spesa pubblica e dell’inefficienza del sistema-paese si può risolvere –si può risolvere dall’esterno dell’Italia. Ossia, trasferendo i centri di potere monetari, finanziari, economici, quindi politici, a potentati stranieri, che imporranno le antipopolari e antiparassitarie riforme dall’esterno dell’Italia, perciò senza bisogno di basarsi sul consenso elettorale degli italiani. Certo, faranno riforme nell’interesse loro proprio,non degli italiani.

Quindi l’Italia non è destinata alla rovina, ma al colonialismo. Allo sfruttamento coloniale. Dall’assassinio di Enrico Mattei, passando per quello dell’avv. Ambrosoli, i politicanti italiani si sono mossi, col sostegno finanziario e – credo – anche sotto minaccia dei potentati stranieri, in questa direzione: svendere banche, industrie, mercati etc. a potentati stranieri.
Bettino Craxi cercò di opporsi, a modo suo – appoggiandosi a meccanismi clientelari nazionali. Il suo tentativo di opposizione fu liquidato attraverso una gigantesca operazione giudiziaria, nota come Mani Pulite, che eliminò tutti i partiti popolari italiani (DC e PSI in testa), aprendo la via a una dilagante campagna di colonizzazione dell’Italia da parte della finanza straniera e sovranazionale, soprattutto con Dini, Ciampi, Prodi –campagna culminata con Maastricht, la BCE, l’Euro, lo smantellamento dell’industria chimica, dell’industria cantieristica, dell’industria elettronica nazionali in favore di quelle estere, la scellerata svendita alla concorrenza straniera della Nuova Pignone – azienda leader mondiale e in forte attivo: un misfatto economico senza precedenti. Con la cessione della sovranità monetaria alla BCE. E della proprietà della Banca d’Italia ai finanzieri privati, anche stranieri. E dei principali mercati, come la grande distribuzione e l’automobile, a concorrenti stranieri. In sostanza, con la cessione di ogni autonomia e la totale sottoposizione alla dipendenza da centri di poteri privati stranieri.
I soggetti che stanno attuando tale programma, per attuarlo più agevolmente e per meglio mimetizzare i propri scopi effettivi, hanno assunto i colori politici della sinistra e si sono dati una vernice di socialità o socialismo. In Italia non vi è una vera sinistra, se non di frangia, né un vero centrosinistra. Vi sono operatori politico-economici che si fingono di sinistra, che hanno assunto simboli e ideologie della sinistra, che compiono isolati atti politici che paiono di sinistra in quanto colpiscono i ceti medi. Ma non sono affatto di sinistra. L’abito non fa il monaco. La loro vera natura è palesata dai frutti della loro politica – declino, privatizzazione e colonizzazione – e da chi li raccoglie – finanzieri e grandi capitalisti, soprattutto stranieri.
~ Basta con questa Italia! ~

14.12.12 Marco Della Luna

IDA MAGLI: "CHE FAREMO SE I POLITICI CONTINUERANNO AD INSEGUIRE I PROPRI IDEALI SENZA TENER CONTO DELLA REALTA'?"


di Ida Magli ItalianiLiberi 16.12.2012

Nella nostra Costituzione non è previsto che cosa si debba fare se i governanti perdono la testa. Eppure qualcosa dovremo pur fare di fronte ad una situazione politica in cui ogni dato della realtà è in contraddizione con ciò che i governanti perseguono sfruttando senza remore il proprio potere. Questo è, infatti, “perdere la testa”: agire al di fuori della realtà. La realtà di una democrazia dovrebbe essere quella in cui i parlamentari “rappresentano” e mettono in atto la volontà dei cittadini nel perseguimento del bene comune. Se guardiamo però a quanto viene detto e fatto dai vari esponenti della vita politica italiana, ci rendiamo conto facilmente che nulla più corrisponde a questo presupposto. I sondaggi dicono che sette italiani su dieci non vogliono un nuovo governo Monti, ma Berlusconi (e insieme a lui la platea quasi al completo dei politici e dei giornalisti che contano in Italia e in Europa) lo vuole tanto da affermare: io rinuncio purché si faccia avanti lui.

I dati dicono che il “debito” dello Stato, per abbassare il quale era stato chiamato l’uomo della provvidenza e molti italiani si sono suicidati, ha superato la vetta dei duemila miliardi, e tuttavia Berlusconi, imprenditore che elimina immediatamente dalle sue emittenti un programma in rosso di ascolti, vuole che Monti continui a governare e ad accumulare debito sulle spalle degli italiani. I dati dicono che la disoccupazione è cresciuta, che le industrie sono ferme, che il mercato delle abitazioni è crollato, che gli italiani hanno venduto anelli e collanine per pagare le tasse di fine anno, ma Berlusconi ritiene che l’unica vera disgrazia sia per l’Italia l’eventuale vittoria della Sinistra alle prossime elezioni e che deve essere Monti a salvarci da tale disgrazia. Sarà necessario dunque spiegargli che è l’Europa la “Sinistra”. Come ha affermato diversi anni fa l’esule russo Bukowski, l’Unione europea è come l’Unione sovietica. Infatti persegue l’internazionalizzazione mondiale eliminando gli Stati nazionali e ha basato l’Unione sul trattato di Maastricht, ossia sul primato delle strutture economiche, attraverso le quali si ottiene la soggezione e il controllo di ogni comportamento dei cittadini.

MAGDI CRISTIANO ALLAM:"LA FAMIGLIA ANZICHE' LE BANCHE"


(Il Giornale 17 dicembre 2012 di Magdi Cristiano Allam) - Così come la cosiddetta “Seconda Repubblica” è fallita perché sostanzialmente per 18 anni tutta la politica in Italia ha avuto come epicentro la persona di Silvio Berlusconi, ragion d'essere e unico collante sia del centro-destra sia soprattutto del centro-sinistra, ci apprestiamo a ripetere lo stesso errore mettendo al centro della preannunciata “Terza Repubblica” la persona di Mario Monti, con degli schieramenti che si precostituiscono come “montiani” o “anti-montiani” a prescindere dai contenuti, dalle compatibilità valoriali, dalla chiarezza sugli obiettivi.


A quanto pare la Storia, non solo quella remota ma anche quella recentissima, ha insegnato poco o nulla alla partitocrazia. La diffidenza pressoché totale nei confronti dei partiti (solo il 4% degli italiani li valuta positivamente), dovuta alla mercificazione del potere e alla sua gestione consociativa al punto da annullare le differenze identitarie e svuotare di contenuto la democrazia sostanziale, all'essersi preoccupati dei contenitori anziché occuparsi dei contenuti, all'aver investito nella comunicazione virtuale a scapito del rapporto reale con i cittadini, continua ad essere confermata dai comportamenti che si registrano a destra, al centro e a sinistra, anche se sono appunto delle distinzioni più che mai velleitarie.LEGGI TUTTO

I CATTOLICI CHE HANNO CAPITO NON SI SCHIERANO PER MONTI.....SI SPERA CHE CAPISCANO ANCHE QUELLI CHE ANCORA TENGONO LA TESTA SOTTO LA SABBIA


(tratto da Corrispondenza Romana di Danilo Quinto 12 dicembre 2012) 

Ora il Presidente del Consiglio ha le mani libere. Ed è bene che sia così. Ci si preparava ad altri cinque anni del suo Governo. Hanno una bella faccia di bronzo coloro che sostengono che questo Governo ha messo a posto i conti, considerati i dati relativi al PIL, alla disoccupazione, al debito pubblico, al numero delle imprese che nell’ultimo anno hanno dovuto chiudere e a quello degli imprenditori che si sono suicidati. È stato dimostrato soprattutto quanto il problema dell’Italia sia quello di trovare una classe politica e dirigente in grado di assicurare una condizione pre-politica: l’individuazione dei bisogni dei cittadini rispetto alla loro vita reale, quotidiana.

Pensiamo ai giovani che per un terzo del numero sono disoccupati e al fatto che metà di questo terzo non lo cerca neanche più un lavoro. Altro che quota dello spread o dettati della Banca Centrale Europea, un’associazione privata che domina i mercati finanziari e si erge ad una difesa assurda dell’euro, una scelta ritenuta irreversibile da coloro che vogliono affidare a soggetti estranei alla sovranità nazionale degli Stati le scelte che riguardano la vita di popoli interi. Si scontri Monti, quindi, in una competizione elettorale e conquisti sul campo i “galloni” di Presidente del Consiglio. Senza accordi precostituiti, senza nomine che calano inopinatamente dall’alto, per giunta con i gradi di “senatore a vita”. Attraverso la legittimazione popolare e democratica. Se è vero che le sue politiche incontrano il favore degli italiani, che questo fatto sia verificato.

C’è anche una coincidenza che va rilevata. Montezemolo, prima dell’annuncio di dimissioni di Monti dopo l’approvazione della legge di stabilità, aveva dal canto suo annunciato di riflettere sulla formazione della sua lista. Le primarie del Partito Democratico e il ritorno in campo di Silvio Berlusconi, lo avrebbero fatto desistere. «Siamo al colpo di coda della prima Repubblica», aveva sostenuto. Come se la seconda Repubblica avesse qualche chance di sorgere con la sua presenza o con quella di Andrea Riccardi, Andrea Olivero e Raffaele Bonanni, ai quali si vogliono aggregare Fini e Casini, che rischiano di scomparire dalla scena politica dopo appena trent’anni. Senza Monti, Montezemolo si sentiva perso e lo ha fatto pesare. Subito dopo questa dichiarazione, Monti ha annunciato le sue dimissioni. I fatti, così come si succedono, hanno sempre un loro preciso significato.

Vuole il suo partito, Monti. Non demorde. E gli altri vogliono andare nel nuovo Parlamento sotto la sua protezione.

IL RAGIONAMENTO DEL PROF.ZIBORDI NON FA UNA GRINZA!!



GZ-COBRAF

A New York il ministro economico Grilli ha rassicurato gli investitori ieri: "Cura shock ma italiani sono consapevoli" e non ha torto, perchè tutti i giornali sono per Monti e sembra che gli italiani concordino. I sondaggi dicono che se Monti si presenta all'elezione con un partito di centro (con casini, fini...) prenderà il 20% dei voti senza problemi e Berlusconi temendolo gli offre di candidarsi mentre il centro sinistra offre a Monti la scelta tra presidenza del consiglio e ministro dell'economia e Bersani alla domanda quale sia il suo programma risponde "...La mia agenda? La stessa di Monti più qualcosa» (cosa sia questo qualcosa non si sa, l'unica cosa certa è Monti). Il punto di accordo tra destra e sinistra è che Monti è necessario e se lo contendono, pressati dalla UE e dalla stampa e "comunità finanziaria" che ama Monti. Come ai tempi del regime qualche dissidente lo trovi all'estero, ad esempio il migliore gestore svizzero ed europeo degli ultimi decenni Felix Zulauf ieri dice che si dovrà tornare alle valute nazionali e tutto quello che devi sapere è che le vendite al dettaglio in Italia sono calate del -13% (prevede anche che l'eurozona come economia si contrarrà di un altro -2% nel 2013). Come si vede nel grafico in fondo pagina si è aperta una "spread" del 35% tra la produzione industriale tedesca e quella italiana, cioè la loro è salita a 112 e la nostra è collassata a 77.

Chi ragiona con la sua testa sa che l'Euro si deve spaccare. Quando nel 1992 il "serpente monetario" (in cui la lira era agganciata al marco) si spezzò la lira andò da 750 lire a 1.200 lire per marco e da 1.100 lire a 2.300 lire per dollaro. E allora eravamo rimasti incatenati ad un cambio fisso solo per circa cinque anni e l'economia italiane era più solida di oggi. Questo ti da un indicazione delle percentuali del crac che sta arrivando, probabilmente occorrono altri sei mesi per una vera crisi, ma la direzione è questa e non si sa mai che si anticipi.


Tra il 1973 e il 2001 la Lira era andata da 600 lire per dollaro a 2300 lire per dollaro. Adesso è a 1500 lire per dollaro.
Tra il 1973 e il 1997 la Lira era andata da 200 lire per marco a 1200 lire per marco.
Adesso è a 1000 lire per marco.
Il prossimo movimento dovrebbe essere verso 2500 lire per dollaro e 1600 lire per marco stando alla storia degli ultimi cinquantanni. 

Come dice Zulauf nell'intervista i cambi sono la valvola di sfogo per le differenze tra le economie e l'Euro ha tolto questa valvola per cui gli aggiustamenti invece che sul cambio si scaricano sull'economia reale. Ma tenere bloccato ormai già da 12 anni il cambio della lira è ormai troppo e la pentola a pressione sta fischiando


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RIVEDREMO SUL MERCATO LE BANANE SOMALE ? AUGURI ALLA NUOVA SOCIETA', NE AVRANNO BISOGNO!



Mogadiscio 16 dicembre -12 (Shabelle) -  

Un ulteriore segno di speranza e di ritorno del fiorente commercio in una città da molto tempo soprannominata la città più pericolosa del mondo, una società di esportazione  banane è stata lanciata oggi nella capitale Mogadiscio - Somalia. 
I fondatori della nuova società, frutta Som dicono che il loro piano è quello di essere un ombrello per tutti gli agricoltori somali in modo che si possa esportare banane della Somalia al mondo esterno. 
Sheikh Osman, presidente della società  frutta Som, che ha parlato alla cerimonia di lancio  della società, ha detto che la società avrebbe portato tutti gli agricoltori somali in particolare  quelli che coltivano banane sotto un unico ombrello. 
Shiekh wajis Ali, che è un membro del gruppo fondatore di questa nuova società ha parlato anche lì, dicendo che la Somalia mancava in tale attività da lungo tempo. 
In Somalia cresce una delle banane delle migliori qualità del mondo, ma la produzione e l'esportazione della banana che stava guadagnando moneta forte per l'economia somala, è stata interrotta a causa della illegalità e della discesa in guerra.

fonte: http://sonna.net  Dom, 2012/12/16 - 19:32

giovedì 13 dicembre 2012

MONIA BENINI:" MONTI PRESIDENTE DEL CONSIGLIO O PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA???"


 

Torna? Non puo', forse, ha le mani libere, tanti lo vogliono. Il tormentone Monti e le elezioni sta riempiendo le tv. Si, proprio quel Monti che ci ha vuotato le tasche e ammazzato di tasse. E nel mentre...il cambiamento italiano non si cura della lezione greca e si appresta ad affrontare il sistema con metodi da vecchia politica.
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A FEBBRAIO ANDREMO A VOTARE, SCEGLIAMO COLORO CHE DIFENDONO I VALORI FONDAMENTALI!!!






http://www.lanuovabq.it/di Riccardo Cascioli 13-12-2012

Non c’è dubbio che in Europa stiamo assistendo a un attacco sistematico alla famiglia naturale, il documentato articolo in primo piano di Tommaso Scandroglio lo dimostra. Addirittura c’è una accelerazione che non conosce confini ideologici: conservatori nel Regno Unito e socialisti in Francia marciano paralleli verso lo stesso obiettivo. A quegli esempi vanno poi aggiunti i paesi dove la “rivoluzione” si è già compiuta; vedi la Scandinavia, dove è già stata annullata qualsiasi differenza tra matrimonio e altri tipi di unione, e dove già oltre la metà dei bambini nascono al di fuori del matrimonio.

Giovanni Paolo II lo aveva previsto: a Rio de Janeiro, nel 1997, incontrando le famiglie di tutto il mondo aveva detto chiaramente che questa sarebbe stata la battaglia decisiva del terzo millennio: “Attorno alla famiglia e alla vita si svolge oggi la lotta fondamentale della dignità dell’uomo… Le tenebre oggi avvolgono la stessa concezione dell’uomo… I nemici di Dio, più che attaccare frontalmente l’Autore del Creato, preferiscono colpirlo nelle sue opere. L’uomo è il culmine, il vertice delle sue opere visibili… E la famiglia è l’ambito privilegiato per far crescere le potenzialità personali e sociali che l’uomo porta inscritte nel suo essere”. In queste parole c’è tutto quel che c’è da capire di quanto sta avvenendo.

E ancora una volta dobbiamo ripetere che quello della famiglia non è un argomento tra i tanti; questo è l’argomento fondamentale, la premessa a tutto il resto. La crisi della famiglia, la sua disgregazione, ha conseguenze drammatiche per l’economia, a cominciare dalla crisi demografica che investe il nostro Continente, genera povertà, ha costi elevatissimi per l’assistenza, provoca instabilità sociale: come può essere stabile una comunità se non lo è la sua cellula fondamentale?

Distruggere la famiglia è l’obiettivo di ogni potere totalitario, perché abbattuta la famiglia, il singolo, l’individuo rimane solo davanti allo Stato, è alla mercé dello Stato. Non per niente il grande scrittore inglese G.K. Chesterton diceva che la famiglia è una istituzione anarchica, viene prima dello Stato sia cronologicamente sia ontologicamente, è il punto ultimo di resistenza al potere dello Stato: “Una zona cuscinetto tra l’individuo e la società, l’individuo e i poteri esterni, in primo luogo quelli dello Stato”, diceva appunto Chesterton.

Difendere la famiglia naturale è allora la prima grande battaglia di libertà. Non è confessionale, è una battaglia civile. Solo chi ha a cuore l’uomo, ogni uomo, e non questa o quella ideologia fosse anche cristiana, sa giudicare con chiarezza la posta in gioco. Ed è per questo che in diversi paesi europei sono i vescovi, o almeno alcune figure dell’episcopato, a ribellarsi apertamente al Nuovo ordine che si sta cercando di imporre (lo stesso accade negli Stati Uniti). 

E in Italia, si chiederà qualcuno? Anche in Italia si sta marciando nella stessa direzione, e se finora ci sono state forze in Parlamento capaci di frenare o almeno rallentare la deriva, questo non può più essere dato per scontato. Sia perché nel frattempo molti comuni stanno andando avanti per conto loro in questa direzione (Milano e Bari sono solo gli ultimi esempi) forzando la mano a chi dovrà legiferare a livello nazionale, sia perché l’evoluzione politica in atto - come abbiamo detto nei giorni scorsi - sembra restringere gli spazi di presenza per le correnti che hanno a cuore i valori della persona. 

Peraltro un anticipo di quel che potrà succedere nei prossimi mesi lo si è visto settimana scorsa quando in Parlamento è stata approvata la legge sui figli naturali che ha legittimato l’incesto. Un vero e proprio scandalo, imposto malgrado la forte opposizione delle associazioni che si occupano di minorenni e di famiglia. Su questa vicenda però il vertice dell’episcopato è rimasto stranamente in silenzio (negli stessi giorni ha lanciato una campagna contro il gioco d'azzardo), e anche negli ultimi giorni appare più preoccupato di suggerire il nome del prossimo presidente del Consiglio che non di offrire criteri precisi ai politici cattolici e condizioni per aderire all’uno o all’altro schieramento. Ma abbiamo fiducia che al momento giusto, seguendo l’esempio di altri vescovi europei, saprà far udire la propria voce.

GRAZIE A VOCI DALL'ESTERO ABBIAMO UN'ANALISI DETTAGLIATA SULLA SITUAZIONE ITALIANA PUBBLICATA SUL TELEGRAPH


Anche Evans Pritchard dal Telegraph prende le distanze dal coro: Mario Monti sarà pure un grande gentleman europeo, ma è anche un sommo sacerdote del progetto UE e un protagonista dell'adesione dell'Italia all'euro, la valuta sbagliata.


di Ambrose Evans Pritchard - L'Italia ha solo un grave problema economico. Ha la valuta sbagliata.

Il paese è più ricco della Germania in termini pro capite, con circa 9 miliardi di € di ricchezza privata. Ha il più grande avanzo primario nel blocco dei G7. Il suo debito pubblico e privato combinato è al 265pc del PIL, inferiore a quello di Francia, Olanda, Regno Unito, Stati Uniti o Giappone.

Il paese si piazza in cima alla graduatoria dell'indice del Fondo Monetario Internazionale per "sostenibilità del debito a lungo termine" tra i principali paesi industrializzati, proprio perché ha riformato da tempo il sistema pensionistico sotto Silvio Berlusconi.

"Hanno un vivace settore delle esportazioni, e un avanzo primario. Se c'è un paese nell'UEM che potrebbe trarre beneficio dal lasciare l'euro e dal ripristino della competitività, è l'Italia, ovviamente", ha dichiarato Andrew Roberts di RBS.

"I numeri sono davanti a noi. Pensiamo che la storia del 2013 non è quella di paesi costretti a lasciare l'UEM, ma di paesi che scelgono di andarsene. "

Una studio di "teoria dei giochi" condotto da Bank of America ha concluso che l'Italia avrebbe da guadagnare più degli altri membri dell'UEM da un'uscita e dal ripristino di un controllo sovrano sulle leve di politica economica.

La sua posizione patrimoniale sull'estero è vicina all'equilibrio, in netto contrasto con la Spagna e il Portogallo. Il suo avanzo primario comporta che può lasciare l'UEM in qualsiasi momento lo desideri senza dover affrontare una crisi di finanziamento.

Un alto tasso di risparmio significa che qualsiasi shock dei tassi di interesse dopo il ritorno alla lira rfluirebbe indietro nell'economia attraverso i maggiori rendimenti agli obbligazionisti italiani - e spesso si dimentica che i tassi di interesse "reali" dell'Italia erano molto più bassi sotto la Banca d'Italia.

Roma ha in mano delle carte vincenti. Il grande ostacolo è il primo Mario Monti, installato a capo di una squadra di tecnocrati nel Putsch di novembre 2011 dal cancelliere tedesco Angela Merkel e dalla Banca Centrale Europea - tra gli applausi dei media Europei e della classe politica.

Monti può anche essere uno dei migliori gentlemen europei ma è anche il sommo sacerdote del Progetto UE e un personaggio chiave dell'adesione dell'Italia all'euro. Prima se ne va, prima l'Italia può fermare lo scivolamento nella depressione cronica.

I mercati sono, naturalmente, inorriditi del fatto che si dimetterà una volta che il bilancio 2013 sarà stato approvato, aprendo la porta al caos politico all'inizio del prossimo anno. I rendimenti sui titoli a 10 anni del debito italiano lunedì sono saliti di 30 punti base al 4.85pc. "L'armistizio è durato 13 mesi. Ora la guerra continua. Il mondo ci guarda con incredulità ", ha scritto il Corriere della Sera.

Il rischio immediato per gli investitori obbligazionari è un parlamento diviso, con un "25PC" di possibilità di vittoria allo schieramento euroscettico di Berlusconi, la Lega Nord e il comico Beppe Grillo, che ora nei sondaggi è vicino al 18pc. "Se non c'è una maggioranza chiara in Parlamento siamo condannati", ha dichiarato il Prof. Giuseppe Ragusa dell'Università Luis Guido Carli di Roma.

Qualsiasi risultato del genere lascerebbe i mercati obbligazionari palesemente esposti, come durante l'ultimo spasimo della crisi del debito a luglio. Roma sembrerebbe ancor meno disposta a richiedere un salvataggio e firmare un "Memorandum" rinunciando alla sovranità fiscale - i presupposti per un intervento della BCE che metta un tetto massimo ai rendimenti dei titoli italiani.

Tutti gli investitori che si sono precipitati sul debito italiano - o spagnolo - dopo che Mario Draghi della BCE si è impegnato a fare tutto il possibile per tenere insieme l'UEM, potrebbero scoprire che Draghi non è in grado di mantenere la sua promessa. Le sue mani sono legate dalla politica. Gli obbligazionisti diventerebbero molto preoccupati. Ma gli interessi della democrazia italiana e dei creditori stranieri non sono più allineati. Le politiche deflazionistiche stile anni '30 imposte da Berlino e Bruxelles hanno spinto il paese in un vortice greco. Il lobby del business di Confindustria ha detto che il paese si sta riducendo in "macerie sociali".

Gli ultimi dati confermano che la produzione industriale in Italia è in caduta libera, giù del 6.2pc nel mese di ottobre rispetto all'anno precedente. "Negli ultimi 12 mesi abbiamo visto una capitolazione completa del settore privato", ha detto Dario Perkins di Lombard Street Research. "La fiducia delle imprese è tornata ai livelli della crisi finanziaria nella sua fase più profonda. La fiducia dei consumatori è ai minimi di sempre. Berlusconi ha ragione nel dire che l'austerità è stata un disastro completo."

I consumi sono calati del 4.8pc rispetto allo scorso anno, sul peso della maggiore pressione fiscale. "Non ci sono precedenti nei dati. Il rischio per il 2013 è che il crollo possa essere ancora peggiore," ha dichiarato la Confcommercio, federazione dei commercianti. 

Le origini di questa crisi risalgono alla metà degli anni '90, quando il marco e la lira sono stati agganciati in un cambio fisso. L'Italia aveva un sistema di scala mobile dei salari e delle abitudini di inflazione. Le vecchie abitudini sono dure a morire.

Ha perso dal 30 al 40pc di competitività del lavoro contro la Germania, con un lento declino. Il suo storico surplus commerciale con la Germania è diventato un grande deficit strutturale.

Ormai il danno è fatto. Non è possibile riportare indietro l'orologio. Ma è esattamente ciò che le élite politiche UE stanno cercando di fare, attraverso le drastiche misure di austerità e "svalutazione interna".

Una politica di questo tipo può funzionare in una piccola economia aperta come l'Irlanda. In Italia si sta ripetendo l'esperienza britannica quando Winston Churchill nel 1925 riportò la sterlina alla parità aurea ad un tasso sopravvalutato. Come Keynes disse acidamente, i salari sono "rigidi" verso il basso. I salari britannici si spostarono di poco nei cinque anni successivi. L'effetto principale di questa politica è portare in alto il tasso di disoccupazione. Il tasso di disoccupazione giovanile in Italia è al 36.5pc e ancora in aumento.

Monti ha colpito con una stretta fiscale del 3.2pc del Pil quest'anno, tre volte la dose terapeutica. Non vi è alcuna ragione economica per farlo. L'Italia ha avuto un saldo primario vicino all'equilibrio nel corso degli ultimi sei anni. E' stata, anche sotto Berlusconi, un raro esempio di rettitudine.

L'avanzo primario raggiungerà il 3.6pc del PIL quest'anno e il 4.9pc l'anno prossimo. Non si potrebbe essere più virtuosi. Eppure questa sofferenza è stata peggio che inutile. La stretta fiscale stessa ha spinto il debito pubblico Italiano da una situazione di equilibrio stabile ad una zona di pericolo. Il FMI dice che il rapporto debito/Pil sta crescendo molto più velocemente di prima, saltando dal 120pc dell'anno scorso al 126pc di quest'anno e al 128pc nel 2013.

L'economia ha subito una contrazione per cinque trimestri. Citigroup dice che questa caduta andrà per le lunghe, con cali dell'1.2pc nel 2013 e dell'1.5pc nel 2014, con in seguito una crescita vicino allo zero fino al 2017, e lungo la strada la ristrutturazione del debito.

Sarebbe sorprendente se gli elettori italiani tollerassero a lungo questa débacle, anche se Pier Luigi Bersani vincesse le elezioni con un programma di centro-sinistra, pro-riforme, pro-euro. I dati dell'indagine Pew Trust mostrano che ora solo il 30pc pensa che l'euro sia stata una "buona cosa".

Il coro a favore dell'uscita dall'UEM si è sopito dopo che Draghi ha promesso la salvezza. Cinque mesi più tardi, è chiaro che la crisi è sempre più profonda e si sta ancora avvitando. Le voci si alzano di nuovo, sempre più forti. Berlusconi ci gioca con malizia, un giorno lanciando con aria di sfida la "pazza idea" di dire alla Banca d'Italia di stampare euro, il giorno dopo dicendo che "parlare di lasciare l'euro non è una bestemmia ."

Questa settimana ha usato un linguaggio più duro. "L'Italia è sull'orlo del baratro. Non posso permettere che il mio paese sprofondi in una spirale di recessione senza fine."
"La situazione di oggi è molto peggiore di un anno fa, quando ho lasciato il governo. Abbiamo un milione in più di disoccupati, il debito è in aumento, le imprese stanno chiudendo, la proprietà è al collasso, e il mercato delle auto è distrutto. Non possiamo continuare ad andare avanti in questo modo. "

No davvero.