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martedì 16 dicembre 2014

DIO E' LA PERFEZIONE ASSOLUTA, I DIECI COMANDAMENTI SECONDO IL MAGISTERO DELLA CHIESA

I dieci comandamenti

Ciclo di catechesi giovanili tenute su Radio Buon Consiglio dal mese di Ottobre 2012 in poi, trasmissione Spazio Giovane
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martedì 30 ottobre 2012

HALLOWEEN, FESTA ANTICRISTIANA

30/10/2012 - Lo dice l'arcivescovo polacco Andrzej Dziega


La chiesa polacca si pone di traverso contro Halloween, la notte dei fantasmi che verrà celebrata tra poco più di ventiquattro ore in quanto si pone in contrasto con gli insegnamenti della Chiesa e della Cristianità.

INSEGNAMENTO SBAGLIATO - La Bbc riporta le parole di un arcivescovo, Andrzej Dziega, per il quale la celebrazione del 31 ottobre inculca nelle giovani menti un’idea di paganesimo lontana dai dettami della Chiesa. Anzi, per il religioso Halloween non è altro che un qualcosa che propugna la cultura della morte. “Tentare i bambini con caramelle -ha scritto l’arcivescovo in un documento che anticipa il suo sermone della prossima domenica- rappresenta un insegnamento sbagliato perché capace di distruggere la vita spirituale dei piccoli”.


TRA EUROPA ED USA - “Tale festa anti-cristiana -continua il religioso- porta i ragazzi a vivere in un mondo fatto di demoni, vampiri e diavoli. Il tutto in nome del divertimento”. Le parole dell’arcivescovo hanno avuto una grossa eco in tutta la Polonia, dove il primo novembre, così come tutto il resto d’Europa, è dedicato alla commemorazione dei defunti con ritorno nelle località di origine per riunirsi in famiglia. Esattamente il contrario di quanto succede negli Usa dove la notte tra il 31 ed il 1 novembre è destinata a riprodurre l’occulto. (Photocredit Lapresse)

sabato 8 settembre 2012

COSA SUCCEDE IN VATICANO?





(di Roberto de Mattei) Che cosa succede in Vaticano? I cattolici del mondo intero si domandano costernati qual è il senso delle notizie che esplodono sulla stampa e che sembrano rivelare l’esistenza di una guerra ecclesiastica interna alle Mura Leonine, la cui portata è artatamente ingigantita dai mass media. Però, se non è facile capire che cosa succede, si può tentare di capire perché tutto ciò oggi accade.

Non è privo di significato il fatto che l’autocombustione divampi proprio mentre ricorre il 50esimo anniversario del Concilio Vaticano II. Tra tutti i documenti di quel Concilio, il più emblematico, e forse il più discusso, è la costituzione Gaudium et Spes, che non piacque al teologo Josef Ratzinger. In quel documento si celebrava con irenico ottimismo l’abbraccio tra la Chiesa e il mondo contemporaneo. Era il mondo degli anni Sessanta, intriso di consumismo e di secolarismo; un mondo su cui si proiettava l’ombra dell’imperialismo comunista, di cui il Concilio non volle parlare.

Il Vaticano II vedeva i germi positivi della modernità, ma non ne scorgeva il pericolo, rinunciava a denunciarne gli errori e rifiutava di riconoscerne le radici anticristiane. Si poneva in ascolto del mondo e cercava di leggere i «segni dei tempi», nella convinzione che la storia portasse con sé un indefinito progresso. I Padri conciliari sembravano aver fretta di chiudere con il passato, nella convinzione che il futuro sarebbe stato propizio per la Chiesa e per l’umanità. Così purtroppo non fu. Negli anni del postconcilio, allo slancio verticale verso i princìpi trascendenti si sostituì l’inseguimento dei valori terrestri e mondani.

Il principio filosofico di immanenza si tradusse in una visione orizzontale e sociologica del Cristianesimo, simboleggiata, nella liturgia, dall’altare rivolto verso il popolo. La conversio ad populum, pagata a prezzo di inaudite devastazioni artistiche, trasformò l’immagine del Corpo Mistico di Cristo in quella di un corpo sociale svuotato della sua anima soprannaturale. Ma se la Chiesa volta le spalle al soprannaturale e al trascendente, per volgersi al naturale e all’immanente, capovolge l’insegnamento del Vangelo per cui bisogna essere «nel mondo, ma non del mondo»: cessa di cristianizzare il mondo ed è mondanizzata da esso.

Il Regno di Dio diviene una struttura di potere in cui dominano il calcolo e la ragion politica, le passioni umane e gli interessi contingenti. La “svolta antropocentrica” portò nella Chiesa molta presenza dell’uomo, ma poca presenza di Dio. Quando parliamo di Chiesa ci riferiamo naturalmente non alla Chiesa in sé, ma agli uomini che ne fanno parte. La Chiesa ha una natura divina che da nulla è offuscata e che la rende sempre pura e immacolata. Ma la sua dimensione umana può essere ricoperta da quella fuliggine che Benedetto XVI, nella Via Crucis precedente alla sua elezione, chiamò «sporcizia» e Paolo VI, di fronte alle crepe conciliari, definì, con parole inconsapevolmente profetiche, «fumo di Satana» penetrato nel tempio di Dio.

Fumo di Satana, prima delle debolezze e delle miserie degli uomini, sono i discorsi eretizzanti e le affermazioni equivoche che a partire dal Concilio Vaticano II si susseguono nella Chiesa, senza che ancora sia iniziata quell’opera che Giovanni Paolo II chiamò di «purificazione della memoria» e che noi, più semplicemente, chiamiamo «esame di coscienza», per capire dove abbiamo sbagliato, che cosa dobbiamo correggere, come dobbiamo corrispondere alla volontà di Gesù Cristo, che resta l’unico Salvatore, non solo del suo Corpo Mistico, ma di una società alla deriva. La Chiesa vive un’epoca di crisi, ma è ricca di risorse spirituali e di santità che continuano a brillare in tante anime. L’ora delle tenebre si accompagna sempre nella sua storia all’ora della luce che rifulge. (Roberto de Mattei)

Martini, l’aborto e la vera caritàMartini, l’aborto e la vera carità 
(di Antonio Righi su Libertà e Persona del 05-09-2012) “Ritengo che vada rispettata ogni persona che, magari dopo molta riflessione e sofferenza, in questi casi estremi segue la sua coscienza, anche se si decide per qualcosa che io non mi … Continua a leggere

A proposito del cardinale Martini. Chiedo che mi si dia una risposta …A proposito del cardinale Martini. Chiedo che mi si dia una risposta … 
(di Corrado Gnerre su Riscossa Cristiana del 06-09-2012) Mi rivolgo a tutti quei cattolici –gerarchia in testa- che in questi giorni si sono spesi nel cantare le lodi del defunto cardinale Carlo Maria Martini. Mi rivolgo a costoro per dire … Continua a leggere

La scomparsa di Carlo Martini “il cardinale del dialogo”La scomparsa di Carlo Martini “il cardinale del dialogo” 
(di Cristina Siccardi) Il cardinale Carlo Maria Martini, uno dei maggiori esponenti del cosiddetto «Spirito del Concilio», definito «il Cardinale del dialogo», si è spento a 85 anni, nell’istituto Aloisianum dei Gesuiti a Gallarate (Varese) il 31 agosto scorso. La … Continua a leggere

Omaggio del Grande Oriente al card. MartiniOmaggio del Grande Oriente al card. Martini 
“Un uomo di dialogo e di profonda cultura, che ha saputo parlare ai giovani ed è stato sempre aperto al confronto e al cambiamento. Una spiritualità forte, grande espressione della Chiesa-Parola, cioè di quel ‘kerigma’ che è oltre ogni struttura … Continua a leggere

lunedì 28 novembre 2011

MAGDI CRISTIANO ALLAM:"GLI EUROPEI E LA CHIESA CATTOLICA NON CONOSCONO L'ISLAM"

Toccherà ai cristiani fuggiti dall’islam salvare l’Occidente


DI MAGDI CRISTIANO ALLAM

da Il Giornale  28.11.2011


Ci salveranno i cristiani fuggiti dall’islam e rifugiati in Occidente. Le nostre Chiese si fanno in quat­tro per promuovere il dialogo con i mufti, gli ulema e gli imam al pun­­to da relativizzare il cristianesimo accreditando la tesi delle tre gran­di religioni monoteiste, rivelate e abramitiche, ma loro che cono­scono a memoria il Corano, la Sira (la biografia ufficiale di Maomet­to) e la Sunna (i detti e i fatti attribu­iti a Maometto), ci dicono esplici­tamente c­he si tratta di un’ideolo­gia demoniaca incompatibile conla nostra umanità. I nostri cardina­li, vescovi e sacerdoti tradiscono la fede nella verità assoluta in Cri­sto come sigillo della profezia e compimento della rivelazione al punto da concepire che la legitti­mazione dell’islam e la costruzio­ne d­elle moschee sia parte della lo­ro missione cristiana, ma loro che hanno subito sulla loro pelle le di­scriminazione, la persecuzione e il massacro perpetrati dai musul­mani ci condannano come aspi­ranti suicidi.
Ho conosciuto la scorsa settima­na a Bruxelles monsignor Charles- Clément Boniface Ozdemir, detto padre Samuel, della Chiesa siro­cattolica, nato in Turchia e cittadi­no belga, personaggio focoso e cari­s­matico che si è scontrato con la Cu­ria cattolica, ha vinto un processo intentatogli per diffamazione dell’ islam e ha partecipato alle elezioni locali con una propria lista. Lo scor­so 7 novembre avevo conosciuto a Parigi il gruppo di cristiani arabi che gestisce la televisione Al Hayat (La vita) la cui sede principale è a Se­attle nello Stato di Washington, par­tecipandocomeospiteallatrasmis­sione di punta Al Dalil (La prova). Sono due realtà che affrontano in modo diverso il rapporto con l’islam, ma concordano sia sul fatto che si tratta di un’opera del demo­nio sia ­sul fatto che la nostra missio­ne come cristiani è essenzialmente quella di conoscere e di far conosce­re la verità del Corano e di Maomet­to. Ed è evidente che sono loro a po­tersi assumere l’onere di questa missione dal momento che cono­scono l’arabo, hanno studiato i te­sti fondamentali dell’islam e han­no il coraggio di affermare pubbli­camente la verità finendo per con­vertire al cristianesimo molti mu­sulmani.
Ho incontrato padre Samuel nel mio ufficio nel Parlamento Euro­peo e sono rimasto subito impres­sionato dalla spontaneità e dalla chiarezza della sue posizioni di net­ta condanna dell’islam, definito una falsa religione opera del demo­nio, ispirato da un criminale asseta­to del sangue dei cristiani, degli ebrei, degli apostati e di tutti coloro che non si sottomettono all’islam complessivamentecondannatico­me infedeli. Afferma senza esitazio­ne che se lui aves­se scritto oggi il Co­rano sarebbe stato arrestato e con­dannato per apologia di odio, vio­lenza, morte, discriminazione, raz­zismo e terrorismo. Ha sostenuto in televisione che la proliferazione delle moschee è peggiore della pro­­liferazione delle centrali nucleari e che dietro a ogni islamico che si at­tiene rigorosamente al dettame del Corano e all’esempio di Maometto vi è un potenziale terrorista. È con­vinto che i musulmani in Europa non siano integrabili e che il loro ve­ro obiettivo è insediarsi, radicarsi per sottometterci all’islam. È con­trario ai matrimoni misti tra cristia­ni e musulmani. Ha avuto 45 fami­gliari uccisi dai musulmani e dice con convinzione: «Io li conosco be­ne. Sono falsi, ipocriti e perfidi. Di­cono di volere il dialogo e la convi­venza ma ciò che vogliono è costrin­gerci a sottometterci all’islam. Ta­req Ramadan ( il più celebre ideolo­go dei Fratelli Musulmani in Euro­pa) afferma che i musulmani «offro­no » l’islam agli europei ma non lo impongono. Hanno una lingua bi­forcuta per opportunismo. La dissi­mulazione delle loro reali intenzio­ni ( taqiya) è legittimata dal Corano e da Maometto».
A differenza del gruppo di cristia­ni arabi che gestisce la televisione Al Hayat e che sono convinti che l’islam un giorno finirà quando i musulmani conosceranno ciò che è scritto nel Corano e chi è stato Ma­ometto, che pertanto la nostra mis­sione è di far conoscere i testi fon­danti dell’islam ai musulmani, pa­dre Samuel non crede affatto in questa possibilità: «Anche se pren­dono atto che nel Corano si ordina di uccidere i non musulmani, loro l’accettano acriticamente perché l’ordine viene da Allah e Allah non può sbagliarsi». La conclusione a cui approda padre Samuel è cata­strofica: «Ci sarà una guerra civile in Europa. Di ciò non ho alcun dub­bio ». Questa guerra civile sarà cau­sata dalla volontà egemonica dei musulmani. «Noi siamo determi­nati a prepararci alla battaglia per difendere il cristianesimo. Gli euro­pei e la Chiesa cattolica non cono­scono l’islam. Purtroppo anche gli islamologi cattolici che ispirano le scelte della Chiesa sono filo-islami­ci. Per conoscere l’islam bisogna averci vissuto, essere dentro la real­tà dell’islam e il vissuto dei musul­mani. Noi cristiani fuggiti dall’ islam lo conosciamo bene. Saremo noi a difendere il cristianesimo in Europa e a salvare l’Europa dalla nuova dominazione islamica».


venerdì 26 marzo 2010

"IL PECCATO NON IL PECCATORE"...LA CHIESA NON E' DEI PRETI, DEI VESCOVI, LA CHIESA E' DI CRISTO ED IL PAPA E' IL SUO VICARIO!!!








Notizie dalla rete

Giovedì 25 Marzo 2010 15:46

(Francesco Agnoli su Il Foglio del 25 marzo 2010)

Ogni due o tre mesi mi scrive un amico, missionario in Africa, don Giuseppe Ceriani. Per parlarmi della chiesa di là, delle sue tribolazioni, delle sue attività, delle sue lotte. L’ultima sua lettera è datata Quaresima-Pasqua 2010. Leggendola non sembra che laggiù siano filtrate le notizie che occupano la stampa europea in questi giorni, con soverchia e sospetta abbondanza. Forse in Africa non si sa nulla della battaglia che il vecchio continente ha ingaggiato da tempo con la sua storia e le sue radici. Una battaglia che è sempre più grottesca, perché vede gli araldi del nichilismo, soprattutto quello sinistro, combattere una santa crociata contro i preti pedofili. Non, si badi bene, per sbarazzarsi di loro, come è giusto, ma per sbarazzarsi, tout court, del cristianesimo, e magari, relativisticamente, anche dell’idea di bene e male.
L’Europa che apostata ogni giorno, deve farlo trovando nobili giustificazioni, dandosi un tono. L’Europa che massacra i suoi figli nell’utero materno, a milioni; che distrugge i bambini già nati combattendo ogni giorno la famiglia (quintuplicati i divorzi, nella mia regione, in trent’anni); l’Europa che sperimenta sugli embrioni, che commercia ovuli e spermatozoi come fossero caramelle, che tenta di clonare l’uomo massacrando centinaia di esseri umani allo stato iniziale, che ingravida le donne single e le coppie omosessuali, negando ai figli che nasceranno il padre o la madre… L’Europa, l’occidente, che permettono le mamme-nonne, che fanno nascere figli già orfani con la fecondazione post mortem, che congelano gli embrioni sotto azoto liquido e che infangano la vita di milioni di ragazzi col sesso precoce, la pornografia, lo scandalo continuo; l’occidente “no child”, che predica la “crescita zero” per non inquinare; che “aiuta” i paesi poveri coi preservativi e l’aborto; che vede crescere ogni giorno il ricorso alla sterilizzazione, gli alberghi e i luoghi di villeggiatura dove sono verboten i bambini; l’Europa che apre all’eutanasia dei fanciulli malati e che anestetizza e lobotomizza i suoi figli con la Tv, il tempo pieno, la realtà virtuale, svariati impegni extrafamiliari e mille altri sotterfugi per non avere impicci…
Ebbene questa Europa nemica dei bambini, bambino-fobica, handi-fobica, famiglio-fobica, finge di battersi in difesa dei più piccoli, se questa battaglia può servire a infangare la chiesa nel suo complesso, come istituzione, come storia, come tutto. Finge di farlo, e con grande e prolungato clamore, salvo poi tacere sui milioni di europei (di cui circa centomila italiani) che praticano turismo sessuale a danno di bambini asiatici, latini o africani; sui quarantuno mila casi di violenze sui minori che vengono registrati ogni anno in Italia secondo una ricerca presentata allo Iulm di Milano nel 2007; sul boom di pedopornografia che invade la rete ogni giorno di più, senza quasi nessuno che la ostacoli.
Don Giuseppe, dicevo, non sembra sapere nulla. Si limita a raccontarmi per lettera quello che fa là, a Nairobi, dove ha già preso, in passato, la malaria e una malattia che gli ha riempito le budella di trenta chili di una strana mucillagine, che però non ha infrollito la sua tempra di uomo di Dio. Cosa mi racconta, dunque, dal Kenya? “Caro Francesco, il Signore cammina con noi sulle strade di Ongata Rongai dove da alcuni mesi sta sorgendo un orfanotrofio per accogliere almeno cento bambini/e sotto i dieci anni. Molti di essi sono stati coinvolti nella tragica pandemia dell’Aids. In un’area accanto sorgerà anche un ospedaletto diurno, una specie di pronto soccorso per bambini. E sarà una grazia per questi poveri”. Qui, continua, la società è vessata da mali di ogni tipo, vecchi e nuovi: tribalismo, spiritismo, stregoneria e corruzione. Per questo a Lamet i fratelli delle Scuole cristiane assistono cento ragazzi/e “che vengono da varie etnie con esperienze di enorme indigenza e sofferenza”.
A Burgheri, invece, “sta sorgendo una scuola superiore per ragazze”, per quelle femmine che qui sono spesso trattate come oggetti e che invece i missionari vogliono nobilitare, insegnando loro un mestiere, a leggere e a scrivere. “L’area fu al centro di scontri tribali del 2008. Ora che la calma sembra tornata, abbiamo ripreso le costruzioni. A fine febbraio sono state costruite due aule”. La lettera continua e parla delle altre iniziative: scuole, ospedali, centri, soprattutto, per ragazzi, orfani, abbandonati, malati… di cui nessuno, spesso per povertà ma anche per superstizione, vuole prendersi cura. Mentre leggo penso: forse un domani anche gli africani, quando avranno la pancia piena, impiccheranno la chiesa ai peccati, pur gravissimi, di qualche suo figlio, e dimenticheranno tutti coloro che invece l’hanno amata e soccorsa anche a rischio della vita, perdendo, evangelicamente, la propria esistenza. Ma intanto non posso fare a meno di notare che quello che accade a Nairobi, avviene in tutta l’Africa. Non sono fedeli di Cristo, soprattutto, quelli che portano lì aiuti, medicine, civiltà, speranza, mentre i figli di Mammona, che vengono spesso dalla stessa Europa, cercano l’oro e gli affari?
Non è stato così anche per l’Europa, un tempo? Chi ha costruito le ruote degli esposti, gli ospedali, le scuole per i bambini, anche quelli poveri, nel Medioevo? Chi ha edificato moltissime delle nostre scuole professionali per salvare milioni di ragazzi, nell’Ottocento, dallo sfruttamento nelle industrie? Chi ha insegnato all’Europa il rispetto per i bambini? Chi ha imposto piano piano l’idea che le spose devono essere consenzienti, spostando gradatamente l’età del matrimonio un po’ “pedofilo” dell’antichità, sin dall’epoca di Costantino? Ricordiamo per un attimo cosa fu il mondo antico, precristiano. A Roma, a Sparta, ad Atene, presso tutti i popoli, i bambini malformati, handicappati, non voluti, venivano uccisi, fatti schiavi, venduti come cose. Non solo di fatto, ma anche in linea di diritto. Era normale. In tanti casi, presso i greci, presso i popoli nordici, presso i fenici, dei bambini venivano sacrificati alle divinità per chiederne il favore, come succede ancora oggi in Africa o in India (lo ha scritto Libero, 13/03/2010).
Il cristianesimo arrivò portando la nozione di sacralità della vita. Additando a tutti un Cristo bambino; predicando il rispetto dell’infanzia fino ad allora così poco considerata. Spiegando che Dio stesso si era fatto piccolo. Noi, scrivevano i primi cristiani, Giustino, Tertulliano e tanti altri, non uccidiamo i nostri figli e non li abbandoniamo lasciando che vengano sbranati dalle belve.

Così, dicono gli storici, il cristianesimo costruì i primi orfanotrofi, sostanzialmente sconosciuti sino ad allora. Così trovarono una casa gli abbandonati, i milioni di “Marcellino pane e vino” della nostra storia che ancora oggi portano nel cognome il ricordo di quella carità cristiana che li salvò: gli Esposito, i Diotallevi, i Fortuna, i Fortunato, i Proietti, i Casadei. Trovarono asilo prima negli orfanotrofi fondati dalle imperatrici e dalle matrone romane convertite, poi in strutture come quella dell’arciprete milanese Dateo, dove venivano accolti bastardi, orfani, handicappati, nel secolo VIII; poi, ancora, nelle case fondate dalle confraternite o negli ospedali, come quello fiorentino degli Innocenti, in cui ai bambini erano dedicati strutture, personale specifico e soldi per costruirsi, una volta cresciuti, il futuro.
Così recita l’Enciclopedia Treccani alla voce “orfanotrofio”: “Sorti fin dai primi tempi del cristianesimo attraverso la paternità adottiva, mantenuti dalle offerte dei fedeli e sorvegliati dai sacerdoti, gli orfanotrofi ebbero dai primi imperatori cristiani non pochi e notevoli privilegi”. Oggi magari ce ne dimentichiamo, perché da noi gli orfanatrofi sono sempre meno: ci si disfa del problema alla radice. Ma la predilezione cristiana per i più piccoli non è venuta meno: nell’Inghilterra laica e anglicana un terzo degli orfanotrofi odierni è gestito da ordini religiosi cattolici. In Africa, dove la poligamia, la povertà e le malattie colpiscono soprattutto i bambini, gli orfanotrofi sono numerosissimi e hanno nella quasi totalità dei casi un’origine religiosa.
Nella Cina non cristiana, dove l’infanticidio di massa, potenziato dal regime maoista, è sempre esistito, la piccolissima minoranza cattolica, come raccontava Tiziano Terzani su Repubblica il 20 giugno 1984, prima della rivoluzione comunista gestiva oltre duemila scuole, duecento ospedali e più di mille orfanotrofi. A rischio spesso dell’odio xenofobo cinese, esploso poi all’epoca di Mao, che chiuse tutto accusando le suore “di aver ucciso i bambini e la chiesa di essere sovversiva”. Ancora oggi missionari cristiani laici e religiosi giungono in Cina da tutto il mondo per raccogliere sulle strade bambini abbandonati e lasciati morire di fame. Un caro amico, Francesco, mi ha raccontato questa terribile realtà, dopo aver trascorso un’estate in Cina con alcuni sacerdoti lombardi ad aiutare il creatore di uno di questi istituti per l’infanzia abbandonata. Francesco ci è andato dopo che Giulia, sua sorella e mia alunna, era stata alcuni anni prima, con altri missionari, in Romania, a fare scuola e a dare un po’ di affetto ad alcuni dei migliaia e migliaia di orfani romeni abbandonati, costretti a vivere nelle fogne, spinti alla prostituzione minorile e alla delinquenza.
Chi li aiuta, gli orfani dell’est Europa? Hans Küng, Corrado Augias, Vito Mancuso o il patron di Repubblica? La rivista Left, che fa copertine in cui compare un prete e la scritta, grande, “Predofili”, quasi a suggerire una equivalenza tra sacerdozio e pedofilia? No, migliaia e migliaia di associazioni e gruppi sorti molto spesso dal volontariato cattolico (o protestante), legati alle parrocchie, che finanziano ospedali pediatrici, ospitano ogni anno in Europa i bambini di Cernobyl, diffondono la pratica dell’adozione a distanza… Come l’associazione di don Antonio Rossi, “Chiese dell’est”, che ha appena lanciato un programma di adozione a distanza di bambini russi e ucraini, spesso “liberati dagli orfanotrofi statali (alle volte autentici lager)”.

Alcuni anni fa, nel 2002, il patriarcato ortodosso di Mosca fece un documento in cui registrava allarmato che la minoranza cattolica si prende cura di troppi bambini e adolescenti, “soprattutto negli ospedali, nelle scuole secondarie e negli orfanotrofi”. “Sotto il pretesto delle cure degli orfani, recitava il documento, e dei bambini senza casa i cattolici (soprattutto rappresentanti di ordini religiosi femminili) coltivano una nuova generazione di cattolici adulti”.
Cosa accade, invece, in India, paese in cui la vita dei bambini, specie quella delle femmine, non vale gran che? In cui gli infanti vengono uccisi a milioni e la prostituzione infantile, secondo la “Storia dell’infanzia” della Laterza (vol. I, p. IX), riguarda circa quattrocentomila soggetti? E’ dall’opera di madre Teresa che sono nati orfanotrofi, asili, lebbrosari, case di accoglienza per anziani, ragazze madri, moribondi. In un crescendo di opere stupende che si sono diffuse poi in tanti altri paesi del mondo, talora nonostante l’opposizione dei governi. Opere che qualcuno fa presto a dimenticare, accecato dall’odio ideologico. Ma forse, se mandassi queste mie brevi e indignate considerazioni a don Giuseppe, mi risponderebbe: “Sì, caro Francesco, ma la barca di Pietro, oggi, è nella tempesta, anche per causa di tanti suoi uomini indegni, non solo pedofili, ma anche politicanti, mondani, pavidi, tiepidi… Forse Dio si servirà delle critiche e dell’odio strumentale di tanti ipocriti, per rimettere la sua barca, santa, sulla giusta rotta. Forse farà capire a tanti vescovi che devono tornare a fare i pastori, anzitutto dei loro sacerdoti: meno chiacchiere, meno convegni, meno interviste ai giornali sui fatti di cronaca… Più preghiera, più attenzione nei seminari, più spirito soprannaturale”.



Fonte:http://www.corrispondenzaromana.it/index.php?option=com_content&view=article&id=1217:perche-la-battaglia-contro-i-preti-pedofili-e-una-battaglia-per-eliminare-il-cristianesimo-&catid=138:varie&Itemid=55

lunedì 8 marzo 2010

RISCOPRIRE IL CRISTIANESIMO ED IL VALORE UMANO DI QUANTO RAPPRESENTA IL CROCIFISSO

  EDITORIALE




CROCIFISSO E BURQA  
Sorpresa, l'Europa riscopre se stessa
di Ida Magli Il Giornale | 03/03/2010



  Può darsi che si tratti soltanto di una casuale coincidenza. Sembra, tuttavia, che si possa interpretare come un segnale, per quanto piccolo, di una nuova tendenza, il fatto che mentre l’Europa ha dato ragione all’Italia nella questione dell’esposizione del crocifisso nei luoghi pubblici, i cittadini delle maggiori nazioni dell’UE abbiano espresso parere contrario, in un apposito sondaggio, all’uso pubblico del velo totale. Due fatti molto diversi, certamente, ma ambedue di grande rilievo nella situazione attuale di difficile convivenza dei cittadini con la maggioranza musulmana degli immigrati, proprio per quanto riguarda l’atteggiamento di rispetto e di difesa dei propri costumi e dei propri simboli religiosi; tanto più che fino ad oggi le autorità politiche e in parte perfino quelle religiose hanno inculcato la tolleranza verso gli stranieri molto più che il dovere della fedeltà a se stessi.
Quando la madre di due studenti musulmani protestò per il crocifisso esposto nella loro scuola, in quanto simbolo di una religione diversa, la maggioranza degli italiani, sia fra le autorità che fra i singoli cittadini, si rese conto che ci si trovava di fronte ad una questione cruciale. Si trattava, infatti, di rinnegare tutta la storia dell’Europa, la sua forma mentis dall’antichità romana fino ad oggi; la sua particolare sensibilità a ciò che invece il Corano vieta: l’immagine e la rappresentazione dell’immagine. Insomma, tanto per intenderci, ogni fede religiosa è espressione di un popolo nel momento stesso in cui sembra plasmarlo, ed è per questa differenza assoluta dei popoli fra loro che esistono tante religioni diverse. Il Cristianesimo si è sviluppato nel mondo romano, non in quello orientale dove pure Gesù era nato, perché il precetto: “la vostra parola sia: sì, sì, no, no” , trovava qui delle risonanze e delle analogie che in nessuna altra parte del mondo avrebbe potuto trovare; e inoltre perché la bellezza poetica di cui è intriso il vangelo non poteva essere assorbita e fatta propria se non dal paese del Bello per eccellenza. Non è soltanto perché si tratta di un simbolo religioso che i musulmani chiedono di eliminare l’esposizione in pubblico del Crocifisso, ma soprattutto perché è una “rappresentazione”. Il fatto che la richiesta dei governanti italiani sia stata accolta testimonia dell’importanza della posta in gioco: il valore umano del concetto stesso di “rappresentazione”, e tutta la storia intellettuale, oltre che religiosa, dell’Europa.
 La coincidenza con il risultato del sondaggio sul burqa, come dicevamo all’inizio, è in qualche modo significativa di un cambiamento di tendenza. L’eccessivo aumento degli immigrati e la pressione, psicologica oltre che fisica, della loro presenza nel nostro territorio, senza dubbio deve aver contribuito a far cambiare opinione a molti europei, disposti fino a poco tempo fa alla massima tolleranza verso i costumi stranieri. La tolleranza è facile, naturalmente, quando non ci si sente messi a rischio. Il livello di guardia è stato raggiunto, invece, con un’accelerazione improvvisa , a causa dell’ allargamento dell’Unione Europea a tanti paesi quasi del tutto ignoti e con i quali nessuno aveva mai pensato di dover convivere. La perdita di un “orizzonte di confine” incute un senso di fragilità, di timore, di vuoto, che nulla può ripagare. Un popolo è come un individuo: ha bisogno di una casa, e di una porta chiusa sulla casa. Il sondaggio è stato eseguito, infatti, proprio nelle nazioni di fondazione dell’Europa, quelle che hanno visto sfumare il progetto iniziale, fermo a cinque nazioni, con l’allargamento, e che adesso si trovano a subirne più gravemente l’effetto “straniante”. C’è da aggiungere, poi, l’ipersensibilità degli europei nei confronti della condizione femminile, soprattutto quando questa, come nel caso del velo che nasconde totalmente anche il viso, segnala una diversità, una oppressione intollerabile. In Europa la libertà delle donne, di ogni donna, non può essere messa in discussione. Si tratta di un diritto raggiunto con estrema consapevolezza, e frutto di un grande sforzo anche da parte dei maschi. Non è lecito chiedere a nessuno di noi di non difendere le donne dall’oppressione. 
Ida Magli

2 marzo 2010