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martedì 26 marzo 2013

BCE INDIPENDENTE??? MA MR.DRAGHI MI FACCIA IL PIACERE!!!


tratto da http://www.libreidee.org
Giù la maschera, “signor Draghi”: la Bce non è un’autorità finanziaria neutrale, ma una organizzazione “golpista” al servizio dell’élite europea. Archiviato Mario Monti, il finto salvatore della patria ridicolizzato di fronte a tutta l’Europa dal misero risultato elettorale rimediato in Italia, brilla di nuova luce la straordinaria perfomance del giovanissimo Paul Murphy, l’eurodeputato socialista irlandese che già il 5 dicembre 2011 fece letteralmente a pezzi l’ammutolito presidente della Bce, rinfacciandogli il famigerato diktat per l’austerity firmato con Jean-Claude Trichet per ottenere lo scalpo di Berlusconi e la capitolazione dell’Italia di fronte al ricatto telecomandato dello spread. «Ognuna di queste misure – tuonò Murphy – porta ad attacchi contro i diritti e le condizioni di vita dei lavoratori». La “nota” della Bce terminava con una frase che Murphy definì inquietante: “Abbiamo fiducia che il governo metterà in campo azioni appropriate”. Esplicita, quindi, «la minaccia di non comprare i titoli di Stato italiani», facendo precipitare il paese nella crisi.

«All’interno della Troika – continuò Murphy nella sua energica requisitoria – la Bce ha premuto fortemente per l’applicazione di misure di austerità che hanno spinto la gente verso la miseria in Irlanda, in Portogallo e in Grecia. 
La Banca Centrale Europa ha anche ricoperto il ruolo di co-cospiratore centrale nell’ organizzazione   dei  colpi  di Stato silenziosi  che sono stati condotti in Grecia e in Italia, dove governi eletti sono stati sostituiti da governi composti da banchieri». Violazione allora segnalata da Paolo Barnard e dall’avvocato Paola Musu, seguiti da migliaia di cittadini, pronti a denunciare Napolitano e Monti per “attentato alla Costituzione”, nel silenzio generale dei media, impegnati – insieme al centrosinistra – a supportare l’operazione Napolitano-Monti. Oggi, un economista come Bruno Amoroso denuncia apertamente Draghi: da direttore del Tesoro approvò le privatizzazioni delle banche, poi emigrò alla Goldman Sachs che inondò di titoli-spazzatura gli istituti di credito europei, quindi “se ne meravigliò” una volta a capo della Banca d’Italia, per poi completare l’opera – dal vertice della Bce – attuando una sorta di “riciclaggio” di quei titoli-spazzatura.LEGGI TUTTO

mercoledì 20 febbraio 2013

ELEZIONI POLITICHE 2013: COMUNQUE VADA SARA' UN DISASTRO???



di Giovanni Zibordi 20 febbraio 2013

Da quello che leggi in giro negli ultimi due giorni su reuters, wall street journal, financial times Il mercato si prepara ad attaccare l'Italia

I titoli sono del tipo: "Roma brucerà qualunque sia il voto..". Il Wall Street Journal vede un Senato senza maggioranza e questo è sufficiente per un attacco ai BTP e titoli italiani

Qui si sarebbe negativi su BTP, Euro e azioni italiane già da un tot, ma parlando ora specificamente dell'elezione italiana, che è per una volta assai importante per i mercati, il feeling è che ci sarà qualche crac. Nessuno può indovinare con certezza se Monti e Bersani avranno la maggioranza sia al Senato che alla Camera. Se questo si verificasse il mercato rimbalza di sicuro, specie Btp e titoli bancari. 

Ma dovendo scommettere ora, l'opinione informata sui mercati sembra stia scommettendo contro questo esito "positivo" (positivo per i mercati). Il mercato si attende del caos in Italia

mercoledì 6 febbraio 2013

TRE ILLUMINANTI ARTICOLI DI GIOVANNI ZIBORDI

Sui BTP è semplice: come notato dai report tipo quello di JP Morgan che ho citato se i sondaggi indicano che Bersani+Monti vincono il BTP schizza di nuovo a 114. Se i sondaggi indicano che o si devono fare nuovi elezioni o addirittura vince Berlusconi il BTP crolla, ma crolla di 15 punti secchi, va a 95... (Nota il sistema elettorale italiano attuale è complicato per cui non so neanche io esattamente come poi funzioni, ma il mercato guarda al differenziale tra Bersani e Berlusconi in sostanza).


Non è un opinione mia, la leggi tutti i giorni sul Financial Times e te lo ripete in modo Mario Monti o questo "commissario" sovietico della UE Olli Rehn citato qui sotto. Questa gente è chiarissima e solo i nostri frivoli talk show e giornali e inutili economisti confondono con chiacchere inutili in modo che la gente non lo nota. Monti e i suoi sponsor alla UE e nelle banche non si stancano di ripetere: " o mantieni tutta l'austerità, cioè non riduci neanche di 4 miliardi i 714 miliardi di entrate fiscali dello stato o ti togliamo il supporto della BCE e le banche estere ti massacrano il BTP.

Ma siamo tutti fuori di testa ? Berlusconi è venuto fuori con 4 MILIARDI DI IMU DA RIDARE, SU 714 MILIARDI DI TASSE CHE LO STATO INCASSA e da Monti alla UE a Giannino a Bersani hanno parlato dei 4 fottuti miliardi (su 714 di tasse totali) come se Peron o la repubblica Weimar fossero alle porte. Sul Fatto Quotidiano Fabio Scacciavillani, che è economista degli sceicchi del Golfo, fondatore di Fermare il Declino ha sparato "La restituzione dell’Imu è ontologicamente impossibile come il sesso tra Minnie e Topolino...Nella Disneyland berlusconiana, è possibile ....effettuare in pochi giorni un bonifico a decine di milioni di contribuenti, ovviamente senza conseguenze disastrose per la finanza pubblica". Per questo con il master in america è una fiaba di Disney che uno stato che incassa 714 miliardi l'anno possa rinunciare a 4 mld. E il partito di Giannino è quello di cui molta borghesia manageriale e professionale si fida perchè è stato creato da un gruppo di economisti con cattedra in america. 
Scacciavillani, ho capito che i tuoi datori di lavoro nell'Oman hanno comprato BTP e vogliono gli interessi e il rimborso alla parità, ma intanto tu vaff... prendi la cittadinanza in Oman e non tornare in Italia. (Eliminare l'istituto del duello è stato un errore, con gente del genere l'unica sarebbe sfidarli a duello, anche solo a sberle).

Tanto per illustrare il contesto in cui questo avviene, stamattina c'era sulla prima pagina del Financial Times che il Giappone aumenta il suo deficit pubblico di altri 2 punti % di PIL, dal 9 all'11% del PIL (circa 60 miliardi di euro di deficit in più se fai il cambio con lo yen), fottendosene delle spread, infischiandosene del mercato finanziario (e nonostante la disoccupazione in Giappone sia il 5%). E la borsa di Tokio è salita quasi del +4%.

Ma in Italia no, se togli i 4 mld dell'IMU, su 714 mld che lo stato incassa, lasciandolo con solo 710 miliardi l'anno... è finita... affonda il BTP, la credibilità dell'Italia va kaputt e con il crac dell'Italia poi anche l'Euro va sotto e poi con l'Euro si incrina l'Eurozona, usciamo dall'"Europa" e poi si torna in poco tempo al nazionalismo, hitler e alle guerre ...


JP Morgan diceva stamattina che la "peggiore paura dei "policymakers" dell'Europa" è una vittoria di Berlusconi che risulterebbe in una "pesante pressione del mercato sull'Italia" che la costringa a chiedere un pacchetto di salvataggio ("ESM-ECCL", la nuova sigla) perchè poi la BCE possa attivare gli acquisti di BTP che aveva promesso in caso di bisogno il 2 agosto scorso (nome in codice di questo programma "OTM"). 

Con lo scandalo MontePaschi e poi anche l'IMU forse ora la differenza tra centro-sinistra e centro destra si è ridotta ad un 5%-6%, dice JP Morgan e dato che storicamente i sondaggi sottostimano Berlusconi di un 3% ora il vantaggio del centro-sinistra è probabilmente solo un 1-2%. In aggiunta c'è la paura (per ora ancora remota) che Draghi sia danneggiato dall'affare MontePaschi. 

Se quindi Berlusconi ora ha una chance di vincere questo implica un attacco del mercato ai BTP che forzerebbe poi la richiesta del pacchetto di salvataggio ("ESM-ECCL") da parte dell'Italia, ma questo chiamerà il bluff di agosto di Draghi che dovrà attivare l'OTm e a sua volta questo farà perdere l'elezione alla Merkel!.

Funziona così (nel ragionamento di JP Morgan e del mercato finanziario): quando la BCE di Draghi, superando la resistenza dei tedeschi, ad agosto ha promesso con l'OTM di comprare "tutti i BTP necessari", non ne ha comprato in realtà poi neanche mezzo. Perchè "con Monti" che aumentava IMU e le tasse i mercati compravano i BTP loro, senza la BCE dietro fidandosi della promessa di Draghi e dell'austerità di Monti. E anche con le elezioni ora l'austerità rimaneva a strangolare l'Italia, grazie ad un nuovo governo Monti-Bersani e JP Morgan e il mercato era contento.

Ma se ora vince chi parla di ridurre l'IMU e l'austerità, stampare moneta e anche se necessario uscire dall'Euro tutto questo salta per aria, i BTP crollano, a meno che Draghi effettivamente non si metta comprarli al ritmo ad esempio di 300 miliardi di BTP. Questo richiede però che il nuovo governo italiano firmi delle condizioni per attivare il fondo salva stati. Ma anche se lo facesse questo costringerebbee il parlamento e i partiti tedeschi a votare di stampare moneta per comprare miliardi di BTP. Se si fa questo l'opinione pubblica tedesca che si era calmata si torna ad agitare e la Merkel che sta già ora perdendo delle elezioni regionali rischia di perdere l'elezione tedesca di settembre, che è l'evento politico clou dell'Europa

Questa qui sotto in fondo pagina è una classifica che stima le esportazioni di capitali in nero nel mondo. Se guardi questa classifica a parte Nigeria e Iraq è quasi identica a quella dei paesi che hanno la migliore performance economica e di borsa (il Messico sta andando benissimo per chi non lo sappia e la Malesia è il top in Asia come crescita, assieme a Filippine e Thailandia). Vedi i numeri ? la Cina esporta 400 miliardi di dollari in nero !!!!! All'anno ! Solo Malesia e Messico esportano 50 o 60 miliardi di dollari in nero all'anno. Tutti soldi che vanno offshore e il motivo per cui vanno all'estero non è che l'economia da loro vada così male. Oltre a diversificare il portafoglio presumibilmente molti sono soldi ....rubati.....tangenti.

Sono paesi in crisi per questo ? Se l'economia italiana andasse bene come quella Coreana, Malese o Thailandese nessuno farebbe caso ai rimborsi intascati di qualche politico e alle tangenti quelle che ogni tanto leggi. Ci si accanisce ora così tanto sulla corruzione dei politici italiani perchè l'economia va a rotoli, non perchè sia maggiore della media dei paesi industriali.

Maroni, Casini, Ferrero, Storace, Fassino, Vendola o Bersani personalmente sono onesti...qualcuno di loro si è messo in tasca qualcosa o ha favorito famigliari che tu sappia ? Intorno a loro altri beccano doppie pensioni ridicole e compensi assurdi, ma sono alla fine mezzo miliardo di euro forse in tutto, in un PIL di 1600 miliardi l'anno.

In Spagna hanno appena trovato ad un ministro 22 milioni in nero in Svizzera e dei fondi neri a Rajoy. A Sarkozy in giugno hanno perquisito l'ufficio e trovato che aveva preso una ventina di milioni di dollari da Gheddafy. E' un mito che il problema economico sia che in Italia tutti rubano. 

L'inaugurazione di Obama è stata l'occasione per raccogliere 50 o 100 milioni di dollari. Ma li leggete ogni tanto i media americani, è scritto dappertutto. E sai perchè pagano così tanto per partecipare ai parties dell'inaugurazione ? Perchè così diventi ambasciatore ad esempio, in USA è normale ricevere cariche come ambasciatore in base ai contributi che paghi per la campagna elettorale e il resto. E all'inaugurazione chi ha pagato di più per la campagna elettorale si presenta e fa l'ultimo dono e riceve il premio. E in questo tipo di mondo ed economia in cui viviamo Grillo dice che si deve fare tutto senza una lira...



mercoledì 19 settembre 2012

IL PROF.ZIBORDI CI CONSIGLIA DI RIFLETTERE

Giovanni Zibordi 19 Settembre 2012 01:35
argomento: Moneta Moderna (MMT)
Il tema del topic "Non Eravamo PIIGS, TORNEREMO ITALIA" sarebbe un convegno internazionale sul "segreto del debito pubblico" con il fine di liberare l'Italia dalla schiavitù del debito pubblico. Scrivendo un frase così sembra che uno si monti la testa, che sia un esaltato, ma si tratta solo di ragionare un attimo invece su una faccenda molto semplice e molto pratica e vitale per l'economia di questo paese. 

Ecco qui ad esempio, fresco di oggi, un ottimo clip di oggi da Reuters TV in cui l'esperto del credito di Reuters sfotte la FED e il governo degli Stati Uniti riguardo a questa politica di "QE": "... la settimana scorsa c'è stata un asta dei titoli di stato USA, Treasury scadenza 2040 con cedola del 4.5%, che è andata piuttosto male, li hanno venduti a prezzi più bassi e rendimenti più elevati di quello che ci si aspettava.. Bene, questo stetto titolo scadenza 2040 è quello che seguendo il programma di QE questa settimana, la FED comprerà ora sul mercato...(!). Cioè... una settimana fa il Tesoro (cioè il governo) li vende e ora la FED (che risponde al governo) li ricompra.... Perchè allora il ministro del Tesoro e il governatore della FED non prendono un caffè assieme e decidono di non emettere titoli di stato e basta mettendo fine alla farsa ?..". 

Non è ovvio ? Se il governo (Tesoro) emette titoli di stato in asta e dopo una settimana un altro ente del governo (Banca centrale) li ricompra da chi li aveva comprati in asta dal Tesoro che cavolo di senso ha emettere debito pubblico ?.." E' sui giornali, basta leggere le notizie !!!!

Emettere debito pubblico, cioè finanziare il deficit dello stato vendendo titoli di stato, NON HA SENSO DA SEMPRE, MA L'ASSURDO E' STATO RIVELATO PUBBLICAMENTE SOLO ORA, dal 2009 e Lehman in poi, perchè i governi americani, inglesi (e anche dell'eurozona in parte) per evitare una catastrofe come quella degli anni '30, sono stati costretti a emettere moneta direttamente.

Hanno chiamato con un strano nome di "Quantitave Easing" (per confondere) questa nuova politica, in cui appunto il governo si riprende il debito che ha appena venduto, dimostrando così che non aveva nessun bisogno di finanziarsi emettendo titoli di stato. 

Questo te lo dice ieri en passant l'esperto di credito di Reuters, non il giornalista Paolo Barnard. Se fai un minimo di attenzione noti che questo "QE" rivela che il "il Re è Nudo", cioè che lo stato si finanzia in ogni caso, se vuole, semplicemente EMETTENDO MONETA E NON HA NESSUN BISOGNO DI VENDERE TITOLI DI STATO SUL MERCATO COME UN AZIENDA

Il convegno di Rimini del 21-22 ottobre in programma ha lo scopo appunto per fare leva su questo semplice ma essenziale fatto, che viene nascosto dai giornali e dagli esperti, per liberare l'Italia dalla schiavitù del debito pubblico

mercoledì 29 agosto 2012

ECCO COBRAF CON NUOVO SLOGAN: "EMETTI MONETA, LIRE O EURO, NON EMETTERE BTP"


Lelik, Bagnai crea confusione quando dice: "usciamo dall'euro, ma la moneta non è il problema.." (cioè il meccanismo di creazione di moneta...)

Tra il 1990 e il 2000 non eravamo nell'euro (solo nel "serpente monetario", due anni...), ma il costo degli interessi sul debito pubblico si mangiava il 20-22% della spesa pubblica, 120 miliardi di euro in soldi di adesso!. I sostenitori dell'euro ti dicono che ha fatto risparmiare circa 4-500 miliardi in undici anni di interessi ed è vero rispetto agli anni '90. Senza l'euro oggi un quarto del bilancio dello stato sarebbero interessi. Non c'è dubbio che l'euro abbia ridotto della metà il carico di interessi e ridotto l'inflazione e per chi ha asset finanziari sia stato positivo. Ora strangola l'economia reale, ma anche senza l'euro sarebbe stata strangolata dalla crescita cumulata degli interessi su interessi, anche se pagati in lire ! Guarda i numeri, senza euro e con il meccanismo di finanziamento attuale del debito pubblico "sul mercato" oggi avresti un debito pubblico del 160% o 170% del PIL in lire, perchè gli interessi sarebbero cresciuti dell'8% l'anno circa dal 2000 invece che del 3% e rotti l'anno. IL TUMORE E' IL MECCANISMO DI ACCUMULO DEGLI INTERESSI SUL DEBITO

La cosa che conta è convincere la gente che lo stato non si deve finanziare emettendo debito a 5 o 10 anni, ma solo un poco di debito ad un anno, che costa sempre poco, e poi emettendo moneta in percentuale del PIL, tipo un 4-5% del PIL adesso. PERCHE' COSI' NON PAGA INTERESSI. E che puoi ridurre il debito delle famiglie e ridurre le tasse finanziando il deficit che ne viene emettendo moneta. Lo Slogan vero dovrebbe essere: 

" EMETTI MONETA (lire o euro), NON EMETTERE BTP"

Se lo si facesse all'interno dell'Euro anche la moneta unica non sarebbe un gran problema. ci sono 27 governi con diritto di voto uguale e i nordici potrebbero finire in minoranza e uscire loro... Se il governo italiano, un nuovo governo, la mette in termini di "usciamo dall'euro" invece è una strategia perdente. 

La devi mettere in termini di: "euro o lire, LO STATO NON DEVE FINANZIARSI CON DEBITO VISTO CHE PUO' EMETTERE MONETA..." Se altri in Europa ti seguono bene, se no lo puoi anche fare come governo italiano all'interno dell'euro (sfruttando le pieghe dei trattati e regolamenti di Banca d'Italia). Se il resto d'Europa non lo capisce e la maggioranza alla fine vuole buttarti fuori dall'euro...bene.. lo hanno voluto loro. Alla fine o i nordici escono loro dall'euro oppure ti mettono fuori, ma come conseguenza della battaglia vera, che è perchè lo stato non si finanzi con debito

mercoledì 27 giugno 2012

MARCO DELLA LUNA: "SI INCOMINCI AD ACCUSARE LA GERMANIA ....INVECE DI IMPLORARE UN AIUTO SI ESIGA UN RIMBORSO,ANZI UN RISARCIMENTO"


Euro, PIIGS, GERMANIA: CONVERGENZA POSSIBILE

MEMORANDUM PER IL VERTICE DI FINE GIUGNO

 di Marco Della Luna 27.06.12 

Vedo la possibilità pratica di una conciliazione degli interessi di Germania da una parte, e dei PIIGS più Francia dall’altra. Vedo la possibilità di farli convergere. Se si vuole davvero un’integrazione politica-economica dei paesi europei, iniziando da quelli aderenti all’Euro – se cioè davvero si vuole formare una federazione continentale nell’interesse di tutti i partecipanti, quindi conciliando gli interessi ora in buona parte divergenti di paesi euroforti e di paesi eurodeboli, allora una riforma dell'Eurozona con l'introduzione di una protezione dei debiti pubblici dei paesi membri contro la speculazione e le conseguenze di un eccessivo spread, e insieme con meccanismi che facciano convergere, anziché divergere, le economie dei singoli membri,  potrebbe avere i seguenti caratteri:
Si dovrebbero “sterilizzare” gli interessi passivi su ciascun debito sovrano limitatamente alla parte che eccede la media ponderata dei tassi dei paesi membri, nel senso che questa parte verrebbe pagata non dal singolo paese, ma da un fondo comunitario alimentato con una quota pari a 1/4 degli avanzi commerciali dei paesi che hanno un tale avanzo (quindi principalmente dalla Germania)[1]. Un altro 25% di tale avanzo alimenterà un fondo per investimenti infrastrutturali destinati ad aumentare l'efficienza dei paesi più carenti.
Come contropartita, ai paesi contribuenti netti a questi due fondi si daranno i mezzi per accertarsi che i paesi beneficiari netti spendano razionalmente e correttamente i loro denari pubblici. Ossia, si darà loro modo di fare una spending review, un controllo analitico della spesa pubblica dei detti paesi, e di imporre – attraverso una commissione apposita – uno spending cut, ossia tagli alle voci che risultino ingiustificate o gonfiate. Ancora, andrebbe imposto il principio dei costi standard, dimenticando i costi storici. Inoltre, bisognerebbe istituire una sorta di Euro-PM europeo, munito del potere di indagare e di promuovere i procedimenti sia penali, che contabili, che civili nelle materie pertinenti alla spesa pubblica (a un tale organo mi candido sin da ora). Vi dovrebbe essere una corsia preferenziale per questi processi, o meglio una sezione specializzata del tribunale. Le pene andrebbero inasprite per durata e per regime, fino a misura tale da suscitare vera paura nei malfattori politici e non. Si dovrebbero vagliare, per gli ultimi 5 anni almeno, con la partecipazione di esperti nominati dall’Euro-PM e comprendenti persone di fiducia della Germania, tutti i casi sospetti di spese gonfiate per appalti, forniture, dipendenti. Immediatamente dovrebbe partire l’azione di risarcimento contro le imprese e le persone fisiche interessate, col sequestro conservativo dei loro beni
In essenza, sarebbe un accordo con cui la Germania accetta di dare parte del denaro che sta incassando grazie all'Euro a quei paesi che, a causa dell'Euro, stanno perdendo denaro e industrie. Ma, al a contempo, la Germania ottiene i mezzi per imporre ai politici dei medesimi paesi di smettere di sprecare i soldi, di rubarli, di darli alla criminalità organizzata. E anche di far portare, dall’Euro-PM, a giudizio penale e contabile i casi di ritenuti abusi. L'effetto combinato di queste due azioni sarebbe quello di avvicinare i paesi eurodeboli, per correttezza ed efficienza, alla Germania.
Escluderei invece gli eurobonds, la mutualizzazione dei debiti pubblici, perché essa incoraggerebbe la spesa pubblica parassitaria. Il principale e più profondo male dell'Italia, ai fini dell'integrazione con paesi “migliori”, come la Germania, il male che ha ingessato l'Italia e la sta allontanando sempre più dai paesi efficienti, è che le conferisce un’immagine giustamente inaccettabile ai tedeschi, è proprio la spesa pubblica inefficiente e ladresca per appalti e acquisti di beni e servizi, nonché per personale inutile o inutilizzato. Se la Germania e gli altri euroforti vogliono un'integrazione europea, e se temono la convivenza con questa Italia, ebbene, oggi, nel termini sud descritti, hanno un'opportunità d'oro per correggere l'Italia e altri paesi con quel tipo di difetti. Per costringerli a correggersi o a farsi correggere.
Se i politici italiani non ci stanno, è perché vogliono continuare a rubare, ad alimentare le mafie e ad prelevare dai risparmi dei cittadini per finanziare i loro traffici e ciò che intendono per unità del paese.
Se non ci stanno i politici tedeschi, allora bisogna fare un discorso molto aperto.
Grazie all’Euro, la Germania, come paese più sicuro e più redditizio per gli investimenti, da anni sta attraendo capitali e aziende dai paesi periferici dell’Eurozona. Grazie a quest’abbondanza di capitali, ai conseguenti vantaggi nel credito, e alla sua efficienza organizzativa e tecnologica, inoltre, accumula anno dopo anno avanzi commerciali dalle sue esportazioni, con cui può lanciare ogni azione sui partners deboli: dalle speculazioni contro il loro debito pubblico, al take over dei loro pezzi migliori… Berlino ha interesse a continuare così, cercando di imprigionare le sue vittime nell’Eurolager di istituzioni come il MES, per farne quel che vuole, mentre con le sue ricette di austerità le precipita nell’avvitamento fiscale e nella recessione senza sbocco, e sottrae loro quote dopo quote dei mercati internazionali… Non per niente The New Statesman ha recentemente (22 Giugno) definito la Merkel, con la recessione che impone e i piani di Superstato che porta avanti, seconda solo a Hitler come minaccia tedesca al benessere e alle libertà delle nazioni europee.
Berlino sta insistendo per un’integrazione politica in termini di cessione di sovranità, ma ciò che vuole non è integrazione politica – ossia, degli elettorati e dei parlamenti e del governo e delle responsabilità verso un popolo unificato – bensì una cessione di sovranità a una governance tecnocratica e finanziaria – leggasi BCE e MES: organi per loro statuto dominano dall’alto le nazioni aderenti, da dietro una barriera di irresponsabilità assoluta e di insindacabilità democratica e giudiziaria. Il Superstato contro cui ammonisce The New Statesman, per l’appunto.
Berlino non vuole affatto l’integrazione politica, e per evitarla insiste su un rigore impossibile e controproducente; poiché gli altri, quasi tutti, non possono accettarlo, Berlino si esime doversi integrare politicamente, dal doversi assumere solidarietà pericolose, dal dover condividere organi parlamentari.
Può invece, e meglio potrà in futuro col MES, continuare a drenare capitali e risorse e capacità produttive dai paesi inefficienti. Per poter continuare questo gioco di spremitura, sta aprendo all’uso del Fondo Salvastati per comperare i titoli del debito pubblico dei paesi euro deboli quando il loro rendimento sale oltre un certo limite; ma fa ciò solo per evitare il tracollo della sua macchina di sfruttamento. E pone la condizione del rispetto di regole di virtuosità contabile – regole arbitrarie, senza base scientifica e che empiricamente si sono dimostrate nocive.
Per la Germania invero sarebbe assurdo integrarsi politicamente e socialmente con l’Italia, paese stagnante da un ventennio, di cui tutti i tedeschi hanno visto il marcio e l’inefficienza, dalla gestione dei rifiuti al Sud, al predominio territoriale delle mafie, alla qualità subafricana della c.d. giustizia e di molta pubblica amministrazione e del complesso della dirigenza politica. Similmente assurdo per la Germania sarebbe integrarsi con la Grecia, dopo lo spettacolo della sua spesa pazza, dei suoi bilanci truccati, del governo che assume 70.000 funzionari in violazione degli accordi comunitari. E così con la Spagna, paese che per decenni ha demenzialmente affidato la sua economia alla monocultura intensiva di una gigantesca bolla immobiliare.
Del resto, che integrazione politica, che federazione si può fare, tra paesi in cui le pensioni medie tendono 480 Euro al mese, e paesi in cui sono il triplo?
Con l’Euro, insomma, siamo arrivati a una contrapposizione oggettiva di interessi tra la Germania coi suoi satelliti rispetto ai paesi periferici.
Monti ha probabilmente cercato di fare buona impressione sull’elettorato tedesco e propiziare qualche concessione mediante le sue misure di rigore appariscenti quanto stupide e rovinose, e appoggiandosi alla elargizione di credito facile alle banche da parte di Draghi, credito con cui dovevano comperare titoli del debito pubblico italiano, abbassare i tassi e dare una parvenza di ritrovata salute finanziaria. La messa in scena è durata poco e ha fatto cilecca. E ora siamo alla resa dei conti.
Soprattutto, non si è tenuto conto, a quanto mi consta, di quanto segue: la Germania, ed altri paesi euroforti, hanno un sistema pensionistico ed assistenziale (assistenza a invalidi, disoccupati etc.) molto generoso, che determina un fortissimo debito pubblico implicito, il quale si aggiunge al debito pubblico dichiarato, ma che finora, imponendo una prassi contabile arbitraria, Germania e soci hanno tenuto nascosto al grosso dell’opinione pubblica e hanno evitato di conteggiare ai fini del “virtuoso metro” di Maastricht. Tuttavia quel debito implicito esiste e non è sostenibile – o meglio, è sostenibile solo a condizione che Germania e soci continuino ad attrarre capitali e Gastarbeiter (lavoratori-ospiti) dai paesi eurodeboli, e usino quei capitali e i contributi previdenziali di quei lavorato-ospiti per pagare le pensioni e le varie assistenze per i tedeschi. Quindi è questo che da Berlino stanno facendo: colpiscono il credito e l’industria dei partners deboli per sostenere il flusso di denaro, aziende e lavoratori verso il Reich. Purtroppo, entro la suddetta cornice, la Germania può sopravvivere soltanto schiacciando e spremendo i paesi deboli.

Come superare questa posizione di conflitto e poter rilanciare l’integrazione europea su basi realistiche, e non sognanti o servili? Occorre un progetto che crei un vantaggio reciproco, che faccia convergere gli interessi oltre il punto di contrapposizione. Convergere su una strada percorribile. Quella proposta nella prima sezione di questo articolo.
Se non si converge, che cosa succede? O ci si lascia mangiare dai tedeschi, oppure, fino a che la Germania, l’organismo darwinisticamente più valido, non abbia raggiunto una potenza incontrastabile, gli altri organismi, i meno validi potrebbero coalizzarsi tra loro e imporre alla Germania di smantellare, sotto pena di un blocco alle sue esportazioni intracomunitarie e / o di un’uscita in gruppo dall’Euro (che avrebbe effetti devastanti per i tedeschi), le strutture industriali e finanziarie della propria superiorità, così da non dover soccombere ad essa – qualcosa del genere avvenne a Versailles, infatti, in esito a una guerra tradizionale. Qualcosa del genere potrebbe avvenire anche domani, sotto la guida di Hollande e con l’appoggio degli USA. Guido Salerno Aletta su MF del 2 Giugno 2012, Paul Krugman nove giorni dopo, e Jean Paul Fitoussi, tutti consigliano agli euro deboli di allearsi per piegare la Germania a misure di integrazione, solidarietà, salvataggio come l’eurobond. Fitoussi, in particolare, già il 27 Aprile aveva dichiarato: «Il mio consiglio ad Hollande è di non andare dalla Merkel (per discutere del fiscal compact - nda), prima vada dagli altri paesi dell'Eurozona e faccia un un gruppo di pressione. Se Hollande andrà dalla Merkel - ha proseguito l'economista francese - sarà spacciato come lo è stato Jospin che alla fine ha dovuto firmare. Se poi – ha concluso provocatoriamente - la Germania non accetta, che vada fuori dall’Euro».
Io aggiungo: si incominci, da parte dei PIIGS più la Francia, con l’appoggio degli USA, ad accusare la Germania di sottrarre slealmente capitali loro propri, sviandoli con abuso di posizione dominante, e a pretendere che li rifonda. Cioè, invece di implorare un suo aiuto, si esiga un rimborso, anzi un risarcimento. Sarebbe un vantaggioso reframing psicologico.
Queste richieste potrebbero essere avanzate con la minaccia di dar corso, se la Germania rifiuterà, a una campagna di informazione  dell'opinione pubblica e dei mercati sul fatto, molto scabroso, che la Germania ha presentato conti taroccati proprio come la Grecia, che il debito pubblico reale tedesco, quello che si ottiene sommando anche il debito implicito pensionistico, è altissimo, insostenibile, molto peggiore di quello Italiano, perché le pensioni tedesche sono alte e le nostre misere, grazie al sistema contributivo. Una buona campagna di informazione in tal senso potrebbe alzare di molto gli interessi che i tedeschi pagano sul loro debito pubblico, quindi danneggiarli alquanto, ridurre lo spread e frenare la fuga di capitali dai paesi periferici alla Germania. Una parallela campagna sociale potrebbe denunciare le scorrettezze della Germania, le sue mire imperialistiche, e suggerire che non si comperino i suoi prodotti.
La richiesta di risarcimento e di riequilibrio delle rappresentanze nazionali nelle stanze dei bottoni comunitarie e della BCE nonché, se si farà, del MES, avrebbe un ulteriore fondamento nel fatto che la Germania ha compiuto atti ostili e sleali contro qualche partner dell'Eurozona , tra cui l'Italia, nel 2011, consistiti nel vendere massicciamente titoli dei loro debiti pubblici attraverso la Bundesbank. Anche le conseguenze di questa azione vanno risarcite.
Se poi la situazione precipitasse e ci si dovesse difendere da un imminente disastro dovuto all’azione tedesca, la Francia avrebbe i mezzi militari per fermare qualsiasi azione di Berlino.
27.06.12 Marco Della Luna

venerdì 15 giugno 2012

L'EURO E' COSI' A RISCHIO ? E' PROBABILE CHE IL CROLLO SIA RIMANDATO.....MA, SE, FORSE....LA GRECIA.... ...


Mauro Bottarelli  giovedì 14 giugno 2012

L’Italia deve garantire il 22% dei fondi per il salvataggio per le banche spagnole, questo nonostante lo spread di questi giorni sul Bund (area 490 punti base martedì scorso, il 6,30% di rendimento) ci dica chiaramente che non siamo - come Paese - in grado di finanziarci sul mercato a tassi sostenibili. Detto fatto, non c’era mezzo migliore per metterci nel mirino dei mercati. E infatti ieri mattina si è registrato un balzo dei rendimenti dei Bot annuali in asta per 6,5 miliardi di euro: il tasso è schizzato dal 2,34% di maggio al 3,972%, ai massimi di dicembre. Certo, i titoli sono stati interamente collocati, ma a che prezzo? Interpellato dall’Ansa, un operatore ha così commentato l’emissione: «Ci si attendeva più o meno questi livelli, certo la domanda è in lieve calo, ma c’è da dire che l’intero ammontare di 6,5 miliardi di euro è stato collocato a fronte di una domanda di 11,2 miliardi. Il momento è comunque difficile e forse l’andamento delle aste dei titoli di stato può servire a far agire in maniera rapida chi ha responsabilità nazionali ed europee».
Eh già, occorre agire. Unite però a questo, la simpatica propensione del ministro delle Finanze austriaco, Maria Fekter, a non tenere la bocca chiusa e pensare ai fatti di casa propria - Mario Monti le ha risposto con il silenzio, quando avrebbe potuto sottolineare come tre banche del suo Paese abbiano subito la scorsa settimana un pesante downgrade da S&P’s, uno dei quali dovuto a perdite legate a scommesse su cds, non proprio erogazione di credito e gestione del risparmio come policy - e il gioco è fatto.LEGGI TUTTO

lunedì 11 giugno 2012

ALLA FACCIA DELL'AIUTO!!! L'EUFORIA E' DURATA MENO DI UN SOFFIO!!!


L'agenzia ha declassato le due banche spagnole piu' solide. Sparisce l'effetto Spagna. L'attenzione si sposta a Roma. Lo spread Btp-Bund schizza a 471FtseMib perde -5% dai massimi intraday. Rendimenti Btp a 10 anni oltre il 6%, soglia che non vedevano dal 31 maggio. Raffica di sospensioni, tra cui Unicredit, Intesa e MPS. Euro a $1,25.

Milano - C'era la Spagna dietro al balzo dell'avvio e c'e' la Spagna dietro al tonfo sul finale di seduta. Le prossime settimane saranno torride e gli investitori della borsa di Milano iniziano a rendersene conto. E' cosi' che Piazza Affari, zavorrata dai ribassi delle banche, viene improvvisamente colpita da un'ondata di sell dopo l'avvio positivo, mentre l'euro scivola a $1,25 e lo spread tra Btp decennale e bund schizza a quota 471,35 (+6,56%). Ad alzare ulteriormente la temperatura e aumentare il nervosismo ci ha pensato Fitch, che ha ricordato a tutti come la situazione generale rimanga critica per gli istituti di credito di Madrid anche dopo gli aiuti internazionali: l'agenzia di rating ha declassato il giudizio sul credito a lungo termine delle due banche spagnole piu' solide, BBVA e Santander, a BBB+ con outlook negativo. I due titoli hanno azzerato i guadagni di giornata, chiudendo a -0,29% e -0,37% rispettivamente.


Da Madrid ora i mercati si concentrano su Roma, tanto e' vero che l'azionario italiano e' la pecora nera di giornata in Europa, con la comunita' di investitori che teme che il nostro paese venga travolto dal vortice della crisi finanziaria e del debito. L'Italia e' l'unico membro della famigerata lista dei Piigs a non aver ancora fatto ricorso ad alcun tipo di aiuto esterno. Poco variati gli altri mercati azionari principali del continente: Londra -0,15%, Francoforte +0,1%, Parigi -0,32%, Madrid e Atene le migliori d'Europa. Il paniere del riferimento Eurostoxx 50 cede lo 0,28%. LEGGI TUTTO

domenica 1 aprile 2012

HO LA NETTA SENSAZIONE CHE PADRE CERVELLERA CONOSCA LA CINA E I CINESI MEGLIO DI MONTI!!!

29/03/2012 11:12
ITALIA - CINA
di Bernardo Cervellera
Le promesse di Hu Jintao di investire in Italia non hanno spazio sui giornali cinesi. Le necessità di riforme strutturali della Cina si scontrano con il monopolio del potere da parte del Partito comunista, che produce repressione, corruzione nel governo, economia predatoria incurante degli effetti sociali e ambientali, e molte rivolte di contadini ed operai. L'invito del papa a difendere la libertà religiosa per creare una "società armoniosa". Sui giornali cinesi si esalta la fine dell'articolo 18: la Cgil sconfitta dagli eredi di Mao.


Roma (AsiaNews) - Grande, probabilmente eccessivo, spazio hanno trovato sui giornali italiani le confidenze fatte da Hu Jintao al premier Mario Monti sulle sue intenzioni di dirigere investimenti cinesi verso l'Italia. Secondo i media, che l'avrebbero appreso dallo staff di Monti, Hu Jintao avrebbe "dato precise disposizioni ai vertici delle autorità finanziarie (compresi i fondi sovrani) e alla business community cinese di tornare ad investire nel nostro Paese".
Alcuni esperti hanno già indicato i campi in cui questi investimenti potrebbero dirigersi: porti, infrastrutture, elettronica, moda, elettrodomestici...  Altri giurano che la Cina stia andando verso un sempre maggior successo economico; che la classe media è in crescita, come pure i consumi; che il prossimo cambiamento al vertice, con Xi Jinping quale segretario del Partito e presidente, segna la venuta di un "riformatore" .
Alcune fondazioni in contatto con l'Italia e la Cina prevedono un cammino tutto rose e fiori per la Cina del 2012 e del 2013 LEGGI TUTTO

mercoledì 1 febbraio 2012

L'EUROPA NON HA ANCORA ULTIMATO GLI ACCORDI PER LA GRECIA E PARE CHE IL PORTOGALLO STIA PEGGIO! UE SEMPRE IN RITARDO!

Quel nuovo allarme ignorato dal vertice Ue 
martedì 31 gennaio 2012
A dispetto di farmi annichilire dalla cronaca, oggi non parlo né di Consiglio europeo, né tantomeno di Grecia. Non ne posso più, sinceramente: per quali motivi un qualsiasi accordo venga raggiunto tra creditori privati e governo ellenico sarà totalmente inutile a evitare il default, penso di avervelo dettagliatamente spiegato la scorsa settimana, quindi siete in grado di leggere la cronaca di queste ore con strumenti qualificati e qualificanti. Un solo appunto: al netto del fatto che il secondo salvataggio greco è già salito da 130 a 145 miliardi e che non mi fiderei di prestare nemmeno un euro a un politico greco, ci vuole proprio la mancanza di rispetto tedesca - o, forse, la volontà di giungere al default e non spendere altri soldi - per avanzare la proposta di commissariamento di un Paese mentre questo sta cercando di concludere le trattative per lo swap sul debito. Lo si dica chiaro, siamo stufi di pagare per Atene: almeno i mercati compreranno o venderanno una notizia, non i soliti rumours che poi portano a correzioni suicide dei corsi.
Ora parliamo di cose serie, ovvero del Portogallo. Un report del Kiel institute for the world economy pubblicato la scorsa settimana dice chiaro e tondo che Lisbona dovrà avere un surplus di budget di oltre l’11% del Pil per evitare che le sue dinamiche del debito vadano fuori controllo, questo anche in uno scenario benevolo di una crescita del 2% annua (impossibile). Per David Bencek, uno dei due autori, «il debito lusitano è insostenibile, questa è l’unica conclusione realistica a cui si può giungere. Tanto più che nessuna nazione può vantare un surplus di budget primario superiore al 5% per molto tempo. Non sapremo, probabilmente, cosa farà scattare il meccanismo, ma una volta che sarà stata presa una decisione sulla Grecia, la gente comincerà a guardare sempre di più al Portogallo e si renderà conto che la sua situazione attuale è identica a quella ellenica di un anno fa».
L’inversione della curva dei tassi portoghesi, in effetti, parla chiaro. Nonostante aste di successo grazie al programma Ltro della Bce e una generale compressione al ribasso degli spread dei principali paesi dell’eurozona, la tensione sui titoli portoghesi continua infatti a crescere. Ieri lo spread tra bond a 10 anni lusitani e Bund tedeschi è schizzato al livello record di 1.435 punti, portando il rendimento del decennale a oltre il 16%. In forte rialzo anche i credit default swaps, visto che in base ai dati di Cma, il costo per assicurare 10 milioni di dollari di debito sovrano lusitano per i prossimi cinque anni è schizzato a 3,95 milioni di dollari, da pagare in anticipo, più altri 100mila dollari da pagare annualmente: gli hedge funds già si leccano le dita, in attesa della sell-off definitiva di banche e fondi.
Il rendimento del bond a cinque anni, poi è salito al 22,69%, obbligando la Bce ad acquistare sul mercato secondario per frenare il rally, e quello a tre anni, addirittura, oltre il 23%: il perché è presto detto, il mercato ha già prezzato la necessità di un haircut sul debito e di un nuovo piano di aiuti da almeno 30 miliardi di euro, dopo il primo da 78. Nonostante il problema del debito lusitano sia molto minore di quello greco, rischia però di attrarre su di sé molta attenzione, tanto per cambiare a causa della mancanza di chiarezza da parte dei regolatori. LEGGI TUTTO

giovedì 12 gennaio 2012

ORAMAI SONO MOLTE LE AUTOREVOLI VOCI CHE DANNO L'EURO PER SPACCIATO!!


Il sistema sta in piedi finché i prestatori “credono” ai debitori e alla loro solvibilità. Quando non si crede più, il sistema crolla. Non crollano tutti, ma i più deboli. Trascinandosi dietro la moneta comune. 
Anticipiamo la rubrica di Oscar Giannino che sarà pubblicata sul numero 2 di Tempi, da oggi in edicola


Sulla tenuta dell’euro, l’ottimismo è dovuto al passato, visto che ogni passo avanti nella costruzione europea dopo i Padri Fondatori è pressoché sempre avvenuto quando si era sul ciglio di un baratro. Ma se dovessi dire oggi su quali punti concreti basare l’ottimismo, stento a indicarli. Sul numero di gennaio-febbraio di Foreign Affairs Martin Feldestein ha appena scritto un articolo che è una versione aggiornata del suo ultimo paper sull’euro e la performance economica dell’euroarea. Insieme a Milton Friedman, che per chi la pensa come me resta e resterà sempre un faro del pensiero economico, Feldestein fu tra coloro che anni prima dell’euro ammonirono noi tutti dei rischi di una moneta con tasso d’interesse unico applicato a mercati che restano separati e a diversa produttività e curva di costo, e con debiti pubblici nazionali. Li deridemmo e non li ascoltammo. Leader e media europei li tacciarono di sciocco monetarismo e di incorreggibile amerocentrismo. Invece, avevano pienamente ragione. A buon diritto, dunque, Feldstein inizia il suo saggio scrivendo che si può a tutti gli effetti oggi ritenere l’euro come un esperimento fallito. Fallito non perché interpretato e governato male dalle sue burocrazie tecniche. Ma perché sbagliato nel suo presupposto di moneta unica per un’area economica tanto eterogenea e per di più senza vasi comunicanti rappresentati da mercati unificati.

Personalmente, condivido il giudizio. Anche i mercati, che continuano come si vede a tambureggiare ogni giorno spread insostenibili, anche dopo l’accordo della notte dell’Immacolata tra 26 paesi Ue senza Regno Unito. Al debito pubblico, si aggiungono da rifinanziare nel 2012 ben 725 miliardi di euro di debiti di banche europee, di cui 280 miliardi nel solo primo trimestre. L’Italia da sola ha 160 miliardi di titoli pubblici da rifinanziare nel primo trimestre 2012. La Bce, che è stata costretta in questi giorni a riprendere l’acquisto su vasta scala di titoli italiani, spagnoli e portoghesi, ne aveva già acquistati per 211 miliardi al 31 dicembre 2011. Dei 440 miliardi di dotazione del Fondo salva stati e salva banche, l’Efsf, 150 miliardi sono già impegnati per Grecia, Irlanda e Portogallo. La decisione di alzarne la leva finanziaria, presa l’8 dicembre, al momento non appare implementabile. Il quadro degli altri paesi avanzati non è promettente. Nell’ultimo decennio, ma in pratica negli ultimi quattro anni, i paesi avanzati hanno raddoppiato il loro stock di debito pubblico, e a fine 2011 esso ammontava a circa 55 mila miliardi di dollari, 15 mila sono americani, 13 mila giapponesi.

È un sistema, il credito, che appunto sta in piedi finché si “crede”, finché i prestatori credono ai debitori e alla loro solvibilità. Quando non si crede più, il sistema crolla. Non crollano tutti. Non crollano i paesi più forti, ma i più deboli. Non crolla l’economia del dollaro che continua a essere la valuta mondiale delle commodities e delle riserve. Crolla l’euro, o meglio i paesi deboli dell’euro. Trascinandosi dietro la moneta comune.

Una bella idea caduta nel vuoto
Mi spiace, ma continuo a pensarla così. Il rischio è fortissimo. Il sistema bancario italiano, con la picchiata delle sue capitalizzazioni e il credit crunch conclamato, ne è la cintura più esposta al rischio. La Bce di Mario Draghi con la sua prima maxi asta di liquidità triennale a collaterali iperestesi e con l’abbassamento dei tassi d’interesse proseguirà sulla via di politiche monetarie non ortodosse e necessarie. Ma non può sostituirsi ai governi europei. LEGGI TUTTO

mercoledì 9 novembre 2011

PRIMA DI ANDARE AL BLOGECONOMY DAY2 LEGGIAMOCI GIANNINO E CAPIREMO MEGLIO LA SINTESI DELLA SITUAZIONE CHE CI FARA' SABATO .....

Attenti a ciò che rischiamo! Già 50 miliardi di oneri e sarà peggio

di Oscar Giannino 9 novembre 2011



Gli spread stanno impazzendo, tra poche ore rischiamo di essere a quota 600, l’intera curva dei rendimenti per ogni scadenza è sopra il 7%. L’Italia rischia non la misisone ordinaria di monitoraggio del Fmi entro fine mese, ma dopodomani una squadra speciale del Fondo che sbarchi dagli elicotteri e ci imponga la secessione temporanea dai mercati, vincoli di capitale obbligatori e sanguinose manovre di ripresa di contatto con la realtà reale: il mondo non intende farsi coinvolgere nella follia di un’Italia che non è la Grecia ma non per quello che crede la sua classe politica, cioè troppo grande per fallire, ma non lo è appunto perché siccome siamo una fonte di contagio enorme il mondo interverrà con la cavalleria aerea per sbatterci alle corde, finché cambiamo marcia e disinnestiamo il pedale dell’irresponsabilità. Forse è bene porsi una domanda precisa. Quanto costa all’Italia, la drastica accelerazione del rischio di insolvenza pubblica che i mercati hanno iniziato a stimare da luglio ad oggi? E’ un esercizio contabile che vale la pena di fare, anche se pone rilevanti problemi economico-statistici, visto che le cifre su cui si può lavorare sono per lo più da stimare per approssimazione. Tuttavia dovrebbe rappresentare un esercizio obbligato per tutti i cittadini italiani, lavoratori e imprenditori, risparmiatori e contribuenti, in modo da sottoporre a un preciso rendiconto le responsabilità politiche di ieri, oggi e domani. E’ comprensibile che vasta parte degli italiani tenda a graduare le proprie valutazioni riferendosi al tradizionale asse valoriale destra-centro-sinistra. Ma non è male tentare anche di appoggiare il proprio ragionamento a qualche numero che si riferisca anche ai valori economici. Ieri sera  ci ho provato, quando lo spread era a 495 e non a 563 dove svetta ora che posto. Prosegui la lettura




Ma è davvero appropriato e giusto, chiedere che gli italiani mostrino il loro patriottismo correndo a sottoscrivere titoli del debito pubblico? L’appello lanciato da Giuliano Melani sul Corriere della sera ha fatto proseliti. E’ piaciuto alle grandi banche italiane, che hanno annunciato che rinunceranno alle commissioni sui titoli in occasione di un vero e proprio BTp Day. E’ è stata rilanciata da organi di stampa nel Nordest e molti presidenti di Unioni territoriali di Confindustria del Veneto hanno sottoscritto, tra il plauso di esponenti politici. Mi rendo conto che è assai scivoloso, rompere il coro pressoché unanime di consensi che si è levato in favore dell’iniziativa. Eppure penso sia giusto farlo. Prosegui la lettura


Mi sono astenuto dal seguire sul blog giorno per giorno l’andamento “obbligato” della perdita di credibilità italiana, l’ho fatto ogni giorno su radio24. Alla componente di credibilità soggettiva – che riguarda personalmente Berlusconi in maniera crescente da due anni a questa parte, ed è irreversibile a mio giudizio da tempo – si è aggiunta in sede internazionale e in maniera conclamata da luglio quella oggettiva, che riguarda la politica economica del governo. E’ una perdita di credibilità che investe Berlusconi e Tremonti insieme, anzi aben guardare dovrebbe riguardare  più il secondo del primo.  Prosegui la lettura





















 

giovedì 31 dicembre 2009

OTTIMO ARTICOLO DI PAOLO BARRAI,METTETEVI COMODI E LEGGETELO TUTTO CON CALMA E RIFLETTIAMO...GRAZIE PAOLO !!!

2010: CONTINUA LA DECADENZA DEL MODELLO DI SVILUPPO ECONOMICO OCCIDENTALE!



In questi ultimi giorni dell’anno si fa a gara nel fare previsioni per l’economia e i mercati del 2010.

C'è chi dice che l'america salirà del 15% ma che possibili correzioni violente sono dietro l'angolo, come dire: ma che ne so, se non si sale...si scende! 



Anche a me hanno chiesto un’opinione, con quest’articolo, sul futuro dei mercati e delle economie, concentrandomi sulle differenze fra i paesi, un tempo definiti emergenti, e quelli occidentali. 



Come molti di voi sanno, questi articoli lasciano spesso il tempo che trovano, e rileggendoli mesi dopo si rischia di farsi delle grandi e sonore risate. 



Uno dei motivi principali della scarsa capacità previsionale è dovuta all’intervento delle politiche economiche dei governi e delle Banche centrali che difficilmente riescono a risolvere i problemi, ma spesso riescono a dilazionare nel tempo la soluzione degli stessi. 



Questo articolo, quindi, non tende a prevedere il futuro prossimo (che potrebbe essere messo in discussione da un repentino cambiamento di politica economica da parte delle banche centrali) ma cerca di guardare più in là, sottolineando le cause della decadenza del modello di sviluppo occidentale. Tendenza che non cambierà nel corso del 2010 e che prima o dopo porterà a un ulteriore declino dei mercati finanziari occidentali.



Avete probabilmente letto in questi giorni della “lost decade”, ovvero di come negli ultimi 10 anni le economie occidentali non abbiano prodotto valore sui mercati azionari. Anche la Banca d’Italia, nei giorni scorsi ha dichiarato che i livelli della produzione industriale italiana sono tornati indietro, a causa della crisi, di quasi 100 trimestri. Nel complesso nel nostro Paese le merci prodotte, nella scorsa primavera, «si sono riportate al livello della metà degli anni Ottanta».





Nel frattempo i paesi del Bric (Brasile, India, Russia, Cina) sono cresciuti molto rapidamente. Basti pensare all’enorme quantità di capitali che si è indirizzata verso quei paesi, agli alti tassi di ritorno sugli investimenti, alla capitalizzazione di borsa di questi paesi rispetto a quelli occidentali. 

I paesi del Bric hanno in comune una forte presenza dello stato nelle decisioni economiche, mentre in occidente avevamo scelto di lasciare al mercato la capacità di autoregolarsi. 



Non dimenticherei, oltre ai Paesi del Bric, anche i paesi africani con poco debito pubblico quali Tunisia e Marocco (Libia stessa). Proprio questi potrebbero essere gli outsider del 2010 e dei prossimi anni!!!



La crisi economica sta cambiando velocemente il comportamento di paesi come gli Stati Uniti e l’Europa stessa. L’intervento dei governi nell’economia è via via aumentato e negli ultimi due anni abbiamo assistito, nei paesi occidentali, ad un aumento dell’ingerenza dello stato nell’economia, passando da un modello liberista a un modello dirigista.



Le scelte politiche influenzano sempre più i mercati. I prezzi degli assets dipendono sempre più non da valutazioni economiche e dai fondamentali, ma dalle decisioni delle Banche Centrali e da una stretta cerchia di oligarchi. I mercati sono controllati sempre più da loro. 



Una volta vi erano i fondi hedge che potevano dire la loro, oggi chi non è fallito è stato messo sotto controllo e non può ribellarsi. I mercati finanziari sono diventati lo specchio di un capitalismo sempre più opaco e decadente.



I volumi negoziati sono molto bassi e basta una Goldman Sachs qualunque a dettare il bello e il cattivo tempo sugli indici di borsa. I singoli titoli sono poi manovrati con facilità dalle grandi banche d’affari (in Italia basta vedere come si sono gestiti gli aumenti di capitale di aziende come Seat Pagine Gialle, Pirelli Re, Tiscali, Banca Italease). Il mercato azionario domestico è tornato indietro di 15 -20 anni, praticamente morto.

L’ingerenza dello stato continuerà per tutto il 2010 con conseguenze che , alla lunga, difficilmente saranno positive, anche perché, come sappiamo, i problemi, per ora, sono stati affrontati somministrando a un drogato una dose ancor più forte di eroina. 



Tuttavia sono in molti a essere convinti della ripresa economica nel corso del 2010. Sono passati poco più di 9 mesi dal quel giorno del 9 marzo 2009 quando i mercati finanziari di tutto il mondo toccarono minimi importanti.

Da allora, l’imponente macchina delle banche centrali ha creato le condizioni per un rallentamento della crisi economica che stava per portare a conseguenze gravissime, grazie alla droga della liquidità e il pesante ricorso al debito pubblico. Da mesi le Borse di Stato salgono quasi esclusivamente a spese dei debiti pubblici. Camminare sulle proprie gambe e senza stampelle" rimane tutt’oggi una pura utopia. Gli Stati, dopo aver tamponato il sistema bancario con una marea di denaro dei contribuenti, fanno a gara a chi stimola di più l'economia con piani faraonici che dopano i vari settori considerati "strategici" ed allo stesso tempo fanno peggiorare il rapporto debito/PIL del +50%/+100% in pochi mesi...



Le Banche Centrali hanno messo in campo le politiche monetarie più espansive della Storia dell'Uomo: con tassi a zero a tempo indeterminato, riacquisto di titoli di stato, stampa di denaro dal nulla, enormi iniezioni di liquidità gratis, tecniche intensive per rendere i mutui artificiosamente regalati etc etc

Tutte queste misure statali si stanno scontrando con le tendenze naturali dell’economia che andrebbero in tutt'altra direzione. Si sta cercando di forzare la mano ai naturali processi di aggiustamento economici e finanziari. La SCOMMESSA è ardita quanto pericolosa: stuprare la NATURA e pensare che si possano guidare tendenze socio-economiche iper-complesse con un semplice dualismo pompo/smetto di pompare e con la scelta del timing/dose da somministrare.

Il tutto a spese di un pesante sfondamento dei debiti pubblici e quindi alla più grande socializzazione delle perdite del sistema privato che si sia attuata. Il popolo sta pagando gli errori di pochi grandi capitalisti, i quali non pagano per gli errori fatti e rimangono al potere.

La torta della ricchezza, in occidente, diventa via via piu’ piccola e a spartirsela rimangono sempre in meno. E’ oramai noto che la classe borghese sia in america che in europa è in via d’estinzione e che la ricchezza è concentrata sempre più nelle mani di pochi. Nei paesi del Bric sta avvenendo proprio l’opposto.

Nel corso del 2010 non è detto che tutti i nodi verranno al pettine, anzi la ripresa economica mondiale potrebbe anche continuare. Tutto dipenderà dalla capacità dell’apparato di regime dei paesi occidentali di far credere alla massa che il peggio è passato e di farli tornare alle loro abitudini di sempre.

Ma la crescita economica globale, se continuerà, sarà comunque a tre velocità. In testa saranno i paesi ex emergenti, Stati Uniti, Germania e in generale i paesi occidentali con le finanze meno martoriate, li seguiranno a ruota. Infine i paesi con alto indebitamento rischiano di essere relegati in un angolino e di soffrire moltissimo (vedi i paesi dell’Europa dell’est e i PIIGS, ovvero Portogallo, Irlanda, Italia, Grecia e Spagna, i cui debiti rischiano di subire pesanti giudizi dalle agenzie di rating)

I governi occidentali sono e saranno occupatissimi, non a risolvere alla radice i problemi, ma a spostarli nel tempo, facendo mantenere alla popolazione il tenore di vita di ieri (a qualunque costo), anche se alla lunga sarà impossibile. La gente deve abituarsi a impoverirsi lentamente. Un giorno gli tagliamo le pensioni, dopo un mese diamo un taglio alla sanità, poi li obblighiamo ad andare un po’ meno in vacanza e se anche vanno al ristorante, invece che mangiare dall’antipasto al dolce, per problemi di costi, sceglieranno il piatto unico.

In questo modo i governi riescono a controllare l’insoddisfazione delle masse, al massimo potrà accadere che qualche pazzo attacchi il premier con un corpo contundente, altri mettano una bombetta all’università o sotto il metro, ma la massa rimane sotto il controllo del potere costituito, a costo di abbassare il livello d’informazione sui giornali e nei media.

Per mantenere il potere, una ristretta cerchia di oligarchici (nel mondo occidentale, Italia compresa) ha dapprima distrutto la classe borghese e ora, invece che optare per la soluzione risolutiva (anche se scioccante) preferisce l’agonia di un popolo che ogni giorno si impoverisce sempre più, ma senza che il popolo si incazzi più di tanto.



Ma torniamo a questo 2010 e ai problemi più importanti che si dovranno comunque affrontare:

1) Le banche centrali saranno alle prese con le politiche di exit strategy. Nel 2009 hanno immesso liquidità e i governi hanno socializzato le perdite di banche e società. Per farvi capire meglio: il prodotto Interno Lordo dei paesi occidentali è sceso nel corso del 2009. La quantità di moneta e di debito pubblico è continuata ad aumentare e il trend proseguirà per tutto il 2010. Più moneta in circolazione con beni prodotti in diminuizione non può che portare a una sostanziale perdita di valore della moneta (tramite svalutazione della moneta e/o inflazione). Le Banche centrali e i governi lo sanno e cercheranno di drenare liquidità. Così facendo mettono a repentaglio la ripresa economica e la solidità dei mercati finanziari. Ma se non eliminano la liquidità in eccesso la bolla che hanno creato diverrà sempre piu’ grande con conseguenze ancora più pericolose.

2) Le bolle nei paesi ex emergenti: le politiche di stimolo nel corso del 2009 sono state imponenti anche nei paesi emergenti. In particolare in Cina il piano di stimolo è stato pari al 13% del Pil contro il 5,6% del piano di stimolo USA. Tutto questo aiuto pubblico ha aiutato la formazione di due bolle : quella azionaria e quella immobiliare (pensate che nel 2009 in Cina le case sono salite in media del 6,4%). Le banche dei paesi emergenti, a differenza delle nostre, hanno allargato i cordoni della borsa. Se nel corso del 2010 la ripresa economica non dovesse essere robusta anche per questi paesi potrebbero esserci cattive sorprese.

3) Debito pubblico fuori controllo?: Il fondo monetario internazionale (IMF) ha calcolato che il rapporto debito/pil nelle 7 maggiori economie sarà pari al 109% (e 113% nel 2011). Pensate che nel 2007 era solo l’84%, nel 2000 non raggiungeva il 77% e nel 1990 era al 58%. In Usa Obama sta pensando solo a spendere (vedesi l’ultimo piano sulla sanità) la spesa pubblica sta andando fuori controllo. Se ci sarà ripresa economica sarà praticamente impossibile per i governi finanziare il debito in aumento offrendo rendimenti vicini allo zero. Se i tassi dovessero salire, la ripresa economica si fermerebbe, un vero e proprio cul de sac.

4) Nel 2010 la ripresa economica (se mai ci sarà) sarà caratterizzata da continui tagli occupazionali. Una ripresa economica che non vedrà aumentare gli occupati, anzi, in Europa per tutto il 2010 potremmo assistere a un calo dei dipendenti. I consumi interni quindi non potranno decollare, in quanto non aumenterà il potere d’acquisto della popolazione. La crescita economica porterà l’arricchimento di masse di popolazione nei paesi ex emergenti e la bassa crescita nei paesi occidentali farà arricchire solo una piccolissimo gruppo di imprenditori legati a tariffe e incentivi statali.

5) Senza contare le moltitudini di problemi per ora sotterrati sotto il tappeto della falsa ripresa economica:

- L’ondata di nuove insolvenze con i mutui arms

- Le insolvenze che arrivano dalle carte di credito

- I buchi causati dai fondi private equity (e il rischio che corrono le banche finanziatrici)

- I buchi degli stati americani rimasti senza soldi

- Il continuo downgrade dei debiti pubblici nazionali 

- L’aumento dei conflitti e tensioni sociali

- Possibili attacchi terroristici

- Aumento della conflittualità nel panorama geopolitico



Mi preme ricordare come, per la prima volta da sempre, il rischio dei paesi PIIGS è superiore al rischio dei paesi del BRIC. 



Quindi, guardando al 2010 , le risposte che potrebbero arrivare dai mercati, in caso che la droga continui per un po’ a fare effetto, non devono trarci in inganno. Il sistema di sviluppo occidentale (e quello italiano in particolare) è oramai in fase decadente e la comparazione con il sistema dei paesi del BRIC ne è la riprova.

Molti anni fa il mondo occidentale ha accettato la globalizzazione. L’industria è stata spostata nei paesi emergenti. Le bilance commerciali di questi paesi si sono rimpinguate (e quelle dei paesi occidentali si sono dissanguate). Le famiglia in occidente, per mantenere il tenore di vita, si sono indebitate in maniera abnorme vivendo al di sopra delle proprie possibilità. I paesi del BRIC oggi, in mancanza di consumi da parte del mondo occidentale, devono ridurre le esportazioni e aumentare i consumi interni. Noi occidentali abbiamo la valuta troppo forte per pensare di aumentare in maniera drammatica le esportazioni e la nostra popolazione vive ancora al di sopra dei propri mezzi. Ci sono delle differenze sostanziali fra politica economica dei paesi del BRIC e i paesi occidentali, in particolare: 





1) Pianificazione dello sviluppo economico. Paesi come la Cina pianificano con largo anticipo lo sviluppo economico. Fanno incetta di materie prime, trovano mercati di sbocco in maniera aggressiva e organizzata. Rubano importanti quote di mercato a quei paesi che non sono capaci di organizzarsi strategicamente. In Brasile la banca principale del paese è in mano allo stato e gli esempi potrebbero continuare a lungo.





2) Welfare. La spesa per scuola, sanità e pensioni, nei paesi occidentali è in riduzione. Questo non fa che aumentare l’incertezza (e quindi ridurre i consumi) della popolazione. Nei paesi del Bric, viceversa, i governi stanno spingendo per concedere più welfare alla popolazione. L’effetto è opposto, in questi paesi la popolazione tende a risparmiare meno e a consumare di più.





3) Indebitamento del sistema. I Paesi del Bric non sono molto indebitati. In particolare le famiglie non hanno debiti, a differenza delle famiglie europee. La possibilità di aumentare il debito delle famiglie in quelle aree rende gli investimenti più appetibili in quelle aree. 





4) Tasso di sviluppo. Il concetto di tasso di sviluppo è molto ampio, ma provo 

a fare alcuni esempi:

a) I salari, nei paesi del Bric, continuano ad crescere a tassi superiori che quelli nei paesi occidentali. 

b) Gli investimenti di capitali dall’estero arrivano copiosi. Fare impresa risulta più facile e meno oneroso in quei paesi piuttosto che in paesi come l’Italia.

c) Le auto vendute, in paesi come Cina e Brasile, continuano ad aumentare a ritmi importanti

d) La tecnologia sta aumentando rapidamente in questi paesi (ricordo che pochi giorni fa è stata inaugurata in Cina una linea di alta velocità che in Europa ci sogniamo) 

e) Il settore immobiliare continua a crescere trainando molta parte dell’economia





Tutte queste differenze si tramutano in un diverso sentiment della popolazione. Nei paesi del Bric si respira aria di crescita economica e culturale. Le persone sono molto spesso euforiche. Partono da una ciotola di riso e basta dar loro un po’ di carne o qualche giorno di vacanza per farli felici. Da noi la situazione è opposta. Siamo arrivati al pessimismo più acuto. I giovani non trovano lavoro e i salarti non aumentano. Tuttavia il costo della vita non scende, anzi…. Il risultato è che si è costretti a ridurre il tenore di vita più o meno lentamente. Nei paesi emergenti le persone crescono e hanno voglia di fare. I giovani vogliono emergere. Studiano sugli stessi libri degli universitari europei o americani, quando escono dall’università sono aggressivi e instancabili lavoratori. In Italia o in gran parte dell’Europa, abbiamo introdotto il concetto di “precario a vita” con centinaia di migliaia di giovani che non solo non trovano un posto di lavoro fisso dopo una laurea,ma che dopo 10 anni lavorano ancora con uno stipendio da fame e senza prospettive di crescita. Se erano solo i giovani a soffrire fino a qualche anno fa, da un po’ di tempo a questa parte la crisi colpisce anche le persone fra i 35 e i 55 anni. Piccoli e medi imprenditori in difficoltà, molti professionisti che fanno fatica a mantenere il reddito degli anni precedenti e che sono”frustrati” e senza speranza.

In Italia la situazione è a dir poco drammatica, infatti se analizziamo le varie categorie di persone ci accorgiamo che:

1) I dipendenti pubblici sono troppi (rispetto ad altri paesi europei) e quindi non producono per quello che vengono pagati. Il sistma pubblico in generale è una zavorra e non un volano per la ripresa economica.

2) I pensionati sono tanti (il paese è vecchio). Il costo pensionistico è purtroppo un’altra pesante zavorra

3) Le grandi imprese ricevono incentivi nei momenti difficili e tendono a sopravvivere “aiutate”, peccato che le grandi imprese, in Italia, sono poche e incapaci di sostenere la nostra economia.

4) Per ora la disoccupazione non è esplosa ma solo grazie a politiche economiche di sostegno (cassa integrazione) di corto respiro.

5) Il sistema portante era la piccola media impresa e il grandissimo numero di professionisti che lavoravano intorno a loro. Questo enorme numero di persone è in crisi e con esso l’intero sistema italiano.

6) Il debito pubblico nel corso del 20°9 è esploso (l’aumento è stato di circa 250 mila miliaerdi delle vecchie lire). Le soluzioni di breve periodo (quali lo scudo) e tassi d’interesse, per ora bassi, hanno permesso al sistema di non implodere, ma un naturale aumento dei tassi porterebbe il nostro stato a scelte impopolari (aumento delle tasse o taglio della spesa pubblica)





Il 2010 purtroppo non porterà buone nuove per il sistema Italia. Non passa giorno che un numero sempre maggiore di giovani decida di emigrare, cercare fortuna allestero. La stesa cosa vale per migliaia di piccoli imprenditori e professionisti che sognano una vita nuova; “sognando California” era un successo dell’epoca passata, oggi molti hanno in mente il Brasile o la Cina. Una volta si emigrava con la valigia di cartone e due stracci addosso, ma tanta determinazione e voglia di fare (a casa si lasciava fame e miseria). 





Oggi i nuovi emigrati partono con la valigia di Luis Vuitton e i completini firmati, sanno giocare a tennis e sciare e non possono stare senza il cellulare. A casa lasciano dei genitori che staccano cospicui assegni a loro favore per sovvenzionarli. Andranno alla ricerca di fortuna all’estero ma non con la determinazione dei bisnonni ma con la convinzione di riuscire. Solo in pochi riusciranno, negli altri paesi la competizione è forte e la crescita economica è per molti ma non per tutti.
Fonte: http://ilpunto-borsainvestimenti.blogspot.com/2009/12/2010-continua-la-decadenza-del-modello.html
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