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venerdì 14 febbraio 2014

QUEL PICCOLO PAESE SOVRANO "BUCO NERO NEL CUORE DELL'UE" , DELLA SVIZZERA TUTTO SI PUO' DIRE MA NON CHE SIA XENOFOBA!



di Sergio Pastore da Italianiliberi | 11.02.2014


"Pubblichiamo con molto piacere un articolo sui risultati del referendum svizzero scritto per gli Italiani Liberi da un vecchio, carissimo amico, che conosce la situazione ed è in grado di valutarne i significati e le implicazioni meglio di chiunque altro essendo un italiano che vive da sempre in Svizzera. Questo referendum è importantissimo anche per tutti gli altri Stati dell'Ue, e per l'Italia in particolare, prima di tutto per il fatto stesso che uno Stato si è deciso a indire un referendum per conoscere la volontà del popolo - cosa silenziosamente proibita in Europa - e perché il suo risultato dimostra come i singoli popoli non abbiano ancora del tutto perso il desiderio di vivere, e di resistere all'ideologia distruttiva dei governanti che si servono dell'immigrazione per sopraffare e disperdere l'identità e la sovranità dei loro sudditi". IDA MAGLI


La Svizzera non dice di no all'immigrazione , ma intende gestirla in base alle sue necessità e capacità recuperando una parte di sovranità perduta. E questo non piace all'UE, forse anche perché l'esempio della piccola repubblica alpina potrebbe risvegliare il desiderio represso di libertà di altri paesi europei prigionieri di quella costruzione detta Unione Europea che intende cancellare frontiere e nazioni e creare l'uomo europeo. Il signor Barroso si dice orgoglioso di essere "europeo". In realtà è un portoghese e penso che si esprima meglio nella lingua di Camões (così bella) che in quella di Racine e Shakespeare che pur conosce bene. Ma che significa sentirsi europeo? Quali sono questi valori europei di cui essere fieri? La democrazia, lo stato sociale, l'uguaglianza, la lotta contro qualsiasi tipo di discriminazione, i matrimoni omosessuali? Io mi sento italiano (anche dopo mezzo secolo di residenza in Svizzera). Sono italiano e napoletano - e magari anche europeo (ma quest'ultima etichetta non mi commuove).
Contrariamente a tutte le previsioni, nonostante le minacce esplicite dell'UE e contro la volontà di tutto l'establishment elvetico - governo, parlamento, padronato, sindacati, partiti (tranne uno), media, intellettuali, tutti favorevoli alla libera circolazione in vigore dal 2007 - il popolo svizzero, che pur aveva votato a più riprese e a grande maggioranza a favore, ha detto stavolta di no. 

sabato 29 giugno 2013

AH!AH!AH! GIULIETTO CHIESA HA TROVATO PANE PER I SUOI DENTI....DA LEGGERE TUTTO CON MOLTA ATTENZIONE E POI RILEGGERE!!!!

L'ARI-COSTITUENTE EUROPEA E L'ULTIMA ILLUSIONE: LA DEMOCRAZZZIA COSTITUENTE. COMMENTO SEMISERIO A UN LODEVOLE (QUANTO ILLUSORIO) MANIFESTO PER L'ALTERNATIVA democratica... 

Demo-fà, Demo-che???



Ci propongono di firmare il Manifesto popolare decisivo per uscire dalla crisi. C'è da piangere ogni giorno per le notizie che leggiamo, perciò stavolta nel commentare mi sono voluta fare 4 risate... Non me ne vogliano Lorsignori - di Simonetta Castellano, su Babilonia la Grande 29.06.2013

Molti pensieri da loro scritti sono condivisibili (vedremo quali) ed è, il mio, solo un gioco per sottolinearli, da "profana". E per riscoprire alla fine la soluzione che esiste. A sorpresa.
Qui di seguito il testo del Manifesto per L'Europa e in parentesi quadra grassetto il mio commento.

MANIFESTO PER L'EUROPA
Alla cui stesura ha lavorato sia un gruppo ad hoc selezionato da Alternativa (il laboratorio politico fondato da Giulietto Chiesa) sia un gruppo di intellettuali di diverse esperienze e traiettorie...

Lo scenario

Un club planetario a vocazione totalitaria sta distruggendo l'Europa dei popoli, la nostra vita, la nostra democrazia, la nostra libertà. Il nostro futuro è in grave pericolo. 

Gradualmente, senza che ce ne rendessimo conto, siamo stati consegnati nelle mani di un'oligarchia senza patria e senz'anima, il cui unico collante è il delirio di onnipotenza derivante dal possesso del denaro infinito che essa crea.

[E fin qui, è quello che tutti i blogger gli stanno dicendo da un po' di anni... agli intellettuali...]

mercoledì 24 aprile 2013

COSA CI RIMANE ANCORA DA CEDERE A QUESTA EUROPA CHE CI HA MESSO IN MUTANDE???




La cancelliera tedesca Angela Merkel manda un messaggio chiaro ai paesi dell'Eurozona avvertendoli del bisogno di cessione sovranità.





MILANO (WSI) - Difende le strategie fin qui adottate per affrontare la crisi dei debiti sovrani che ancora imperversa in Europa con tutta se stessa; non fa, a dispetto delle critiche arrivate da economisti di tutto il mondo, nessun mea culpa e, oltre alla ricetta amara dell'austerity, ora chiede anche di più: "la cessione della sovranità nazionale" dei paesi membri dell'Eurozona, in alcuni processi decisionali. Il falco Angela Merkel torna a far parlare di sé.

Stando a quanto riporta il sito Reuters, la cancelliera tedesca ha affermato che i paesi dell'Eurozona devono prepararsi a cedere la propria sovranità, se vogliono davvero superare la crisi dei debiti e riacquistare la fiducia degli investitori esteri. 

martedì 2 aprile 2013

MARCO DELLA LUNA IN UN POST DEL 13 AGOSTO 2011 "L’ALTERNATIVA AI SACRIFICI INUTILI ESISTE"


L’ALTERNATIVA AI SACRIFICI INUTILI ESISTE

Il decreto legge risanatore del 12 Agosto è un palliativo strutturalmente errato e impotente, depressivo, socialmente dirompente. La forte e compatta opposizione che esso giustamente suscita può costringere il governo Tremonti a far qualcosa all’altezza dell’intelligenza del suo capo. Per riuscirci, però, ha necessità di costringerlo a confrontarsi con la causa vera dei mali finanziari in cui ci dibattiamo.

I disastri della borsa e dell’economia reale, e i fallimenti delle ricette di risanamento e rilancio, i declassamenti, il debito pubblico a 1.900 miliardi, il crollo del 12,5% del gettito tributario a giugno, ancora non sono bastati: ancora si finge di non vedere il problema di fondo, ossia che il mondo vive in un regime di monopolio (cartello bancario) della moneta (del money supply), comprendente anche le banche centrali (Fed, BCE etc.), e che questo, come tutti i monopoli dei beni necessari, tende a ottenere, in cambio del proprio prodotto, il massimo dal mercato del prodotto stesso, cioè tutto il reddito prodotto nel mondo. E persegue questo scopo mediante il farsi pagare il denaro, l’indebitare, il raccogliere interessi. Il punto di equilibrio di tale sistema è quando ogni reddito è destinato al servizio del debito e ogni asset alla garanzia del servizio. Con governi e legislatori come ostaggi-garanti-esecutori di questa destinazione, sotto permanente minaccia di downgrading da parte delle agenzie di rating del medesimo cartello monopolista, e di rifiuto di acquistare i loro titoli. Quindi è ovvio che la BCE, in questa fase, arrivi a commissariare Grecia, Italia e altri paesi. Era tutto prevedibile e scontato.

Ovvio e inevitabile, dunque

a) che il denaro prodotto dal monopolista (a costo zero: fiat money, monrta fiduciaria, nessuna copertura o convertibilità in valore) sia un denaro (come meglio vedremo) che genera un debito infinitamente ed esponenzialmente crescente a carico di tutta la società: il debito costituisce ulteriore bisogno-domanda del bene prodotto dal monopolista, quindi aumenta il valore di questo bene rispetto a tutti gli altri beni, ne rende più pressante il bisogno, sicché la gente, le imprese, gli stati, sono sempre più dipendenti, oramai anche per la sopravvivenza quotidiana, dal monopolio monetario-creditizio, e fanno, danno, subiscono e promettono oramai qualsiasi cosa pur di ottenerne quanto basta per l’immediato – si sono abituati a vivere con l’acqua alla gola;

b) che l’esponenzialmente crescente peso di questo indebitamento progressivamente ed inarrestabilmente erode tutti i redditi e tutti i patrimoni, costringendo a crescenti trasferimenti degli uni e degli altri, anche via tassazione, a favore del settore finanziario-speculativo che esercita la sovranità monetaria; questo trasferimento è costante da decenni e porta con se riforme delle norme sul lavoro, sul bilancio, sul welfare;

c) che nessuna misura di tassazione o di risparmio o di efficientizzazione dell’economia o della pubblica amministrazione può conseguire più di un sollievo sempre più breve dal peso dell’indebitamento e delle devastazioni che esso comporta: ciò che i governi vanno da anni deliberando, comprese le manovre agostane di Tremonti, è semplicemente ingiusto e sterile, perché niente sortisce effetto stabile se non si comincia con l’eliminazione del monopolio.

Il fine connaturale del cartello monopolista della moneta, oltre ovviamente a preservare (con mezzi accademici, politici, militari) il proprio monopolio della creazione, distruzione e fissazione del tasso d’interesse della moneta, è quello – ribadisco – di ottenere, in cambio del proprio prodotto (o in pagamento degli interessi e del debito) tutto il valore disponibile prodotto da ogni altro soggetto economico – il che comporta anche l’acquisizione di potere politico, come oggi palesano gli atti con cui i banchieri centrali prescrivono la politica a governi e parlamenti, e coi quali riformulano l’ordinamento sociale in funzione di tale fine. Se ciò che osserviamo oggi sono semplicemente gli sviluppi avanzati della tendenza intrinseca del monopolio, la novità del 2012 è che adesso il cartello monopolista è venuto allo scoperto, ossia viene divulgato il fatto che esso impartisce direttive ai governi in difficoltà finanziarie – i c.d. commissariamenti. Quindi per la prima volta il cartello monopolista, attraverso BCE e FMI, assume, davanti all’opinione pubblica, la responsabilità politica, sostanzialmente, di essere un super-governo tecnico. Si espone al biasimo e alle conseguenze e alle possibili reazioni politiche di ciò che potrà conseguire all’adozione delle sue ricette. Questa è la novità di oggi: il padrone ci mette la faccia, a costo di far capire che governi e parlamenti sono solo teste di legno. E che il Trattato di Maastricht è una farsa, laddove stabilisce che la BCE non debba dare direttive alle istituzioni politiche. La BCE sta facendo l’unità politica dell’Europa intorno al fine di trasferire stabilmente molto reddito al settore finanziario (stabilmente, nel senso di non fare default e mettere in crisi il sistema internazionale di questi trasferimenti).

La leva di comando del monopolio sui governi è semplice: “se non fai le cose che ti dico, ti abbasso il rating con le mie agenzie di rating e non ti compero più i titoli del debito pubblico con la mia banca centrale (BCE)quindi ti faccio saltare.” Ciò che rimane implicito è che il debito pubblico, con la sua spinta al rialzo, deriva dal fatto che il monopolio esercita il potere politico e sovrano di creare denaro a costo zero dal nulla, impadronendosi del potere d’acquisto corrispondente, e lo presta agli stati a interesse, creando così in capo agli stati il bisogno di ulteriori prestiti per pagare gli interessi, all’infinito. Quindi il monopolio crea il bisogno e la crisi a proprio beneficio, e poi lo sfrutta per assumere la guida politica degli stati.

In questo regime monopolista sovrannazionale e non-regolato dalla politica, ma regolante sulle istituzioni pubbliche, la funzione del denaro e del credito, ovviamente, non è la piena attivazione dei fattori di produzione, non è la produzione di ricchezza, non è nemmeno la massimizzazione del profitto, né la stabilità dei prezzi, ma è il potere, il dominio economico, politico e sociale, nonché quello scientifico/culturale. Il monopolio si concentra soprattutto sugli obbiettivi di irrigidire ed esasperare la domanda di liquidità/credito (massimizzare il bisogno, la mancanza, la scarsità) e di impedire che qualche stato si sottragga alla dipendenza dal monopolio. Perché la dipendenza rigida e stringente di tutti verso il fornitore-creditore monopolista conferisce a questi il potere assoluto, ma anche l’impunità e il diritto di “fare la morale” alle istituzioni. Quindi il monopolio ha bisogno che i popoli, finanziariamente ed economicamente, stiano con l’acqua alla gola, che siano in crisi, in difficoltà – in un’emergenza permanente, seppur mutevole nelle espressioni.

Ricordiamo che la medesima comunità bancaria mondiale che, da un lato, produce e sfrutta le bolle-truffe finanziarie, dei derivati, dei mutui subprime, dei falsi bilanci greci, dall’altro lato esprime i vertici e forgia la politica delle banche centrali che fanno le analisi, prescrivono le ricette, commissionano i governi, dettano le politiche ai parlamenti, fanno direttamente le politiche economiche avendo ricevuto la sovranità finanziaria e monetaria (Maastricht), e minacciano di far saltare gli stati che non obbediscono declassando i loro bonds mediante le agenzie di rating da essa posseduta e non comperandoli più.

Quanti fallimenti di manovre e riforme finanziarie ci vorranno ancora, quanti crolli di borsa e sacrifici sociali, quanti default e quanti commissariamenti di governi, prima che si capisca che è sbagliata, non corrispondendo alla realtà, la concezione di fondo della moneta, del debito, della finanza, dell’economia? Che le analisi, le ricette, gli interventi, i sacrifici falliscono perché non tengono conto dell’esistenza e della logica del monopolio monetario privato-irresponsabile (consacrata dal Trattato di Maastricht, dallo statuto di BCE, Fed, Bis) e si basano su una concezione errata della realtà, quindi è inevitabile che falliscano e non risolvano i problemi? Che bisogna riconsiderare il fondo delle cose senza preconcetti scolastici?

Alcuni paesi – ovviamente – hanno problemi propri, peculiari, di inefficienza, corruzione, ma il problema mondiale è il debito, pubblico e privato, che comporta alte tasse e alti interessi passivi, e sottrae liquidità all’economia, inducendo così insolvenze, defaults, disinvestimenti, disoccupazione, cali della domanda interna, rincari generalizzati.

E questo debito, pubblico e privato, con i suoi effetti suddetti, cresce inarrestabilmente, nonostante i sempre più frequenti interventi di contenimento e risanamento: è dagli anni ’80 che sento fare manovre di risanamento del debito pubblico, e che esso continua a crescere, anzi si è impennato proprio da quanto, col fine dichiarato di contenerlo, è stata fatta la riforma che l’ha moltiplicato, ossia il divorzio Tesoro-Bankitalia.

E non cresce linearmente, ma esponenzialmente, perché i mezzi monetari vengono tutti creati mediante operazioni di addebitamento – cioè in pratica vengono tutti dati a prestito, gravati di un debito ad interesse composto, che fa sì che il totale del debito sia più alto, e divenga sempre più alto, con andamento esponenziale, rispetto alla totalità del money supply, drenando quindi dall’economia una esponenzialmente crescente quota del reddito per il pagamento degli interessi.

L’indebitamento è oramai fuori controllo, come dimostrano i fallimenti di ogni tentativo di arrestarlo, o meglio come dimostra il fatto che i vari tentativi falliscono sempre prima. E le bolle mobiliari e immobiliari non sono accidenti, bensì sono prodotto inevitabile dell’uso del denaro-debito (della necessità di distruggere l’eccedenza del credito-debito sul money supply), tuttavia, pur succedendosi molto velocemente, non riescono più a mantenere il funzionamento del sistema.

Bisogna insomma rivedere il fondo delle cose per capire il rapporto tra moneta e debito.

(In Italia, bisognerebbe inoltre aprire un dibattito sul divorzio BdI-Tesoro, causa principale dell’impennata incontenibile del pubblico indebitamento, assieme alla spesa assistenzialistica finalizzata a prevenire la saldatura, negli anni di piombo, tra protesta operaia del Nord e protesta dei diseredati del Sud. Il Giappone, che ha un debito pubblico più che doppio del pil, non subisce attacchi speculativi ai suoi t-bonds, perché la sua banca centrale compera i titoli invenduti. In Italia (e in altri paesi) bisognerebbe ripristinare i vincoli di portafoglio che aveva un tempo la BdI.)

Le ricette anticrisi, che falliscono ma arricchiscono sempre determinati livelli, producendo una concentrazione della ricchezza e dei redditi in tutto il mondo, e l’immiserimento dei ceti medi, vengono da un soggetto interessato, dal settore bancario mondiale, dalle sue scuole di economia e dai suoi ingegneri finanziari. Arrivano attraverso le banche centrali, come Fed, BCE, BoE, BoJ. E attraverso la banca centrale delle banche centrali, la BIS. E’ stupido presentare siffatte analisi, critiche, richieste, ricette, come l’espressione dell’”Europa”. Sono l’espressione di un soggetto interessato. Precisamente, controinteressato, rispetto al resto della società globale, e soprattutto verso i produttori di ricchezza, i risparmiatori, i pensionati, i giovani.

La liquidità in assoluto è troppa, è un multiplo di quanto dovrebbe essere, ma si concentra nel settore speculativo: non investe e non consuma. Ma è insipiente dire che il mercato sia drogato da troppa liquidità. La ricorrente ricetta del monopolio bancario, comprendente le banche centrali, di curare la crisi mobiliare e la recessione con iniezioni di moneta, il c.d. quantitative easing, produce brevi fiammate di borsa, seguite da profondi e persistenti cali o crolli. E da nessun beneficio per l’economia reale. Infatti, tali immissioni vengono fatte dalle banche centrali, a controllo e (spesso anche, come la Fed) a proprietà privata (di finanzieri) in favore degli speculatori (cioè delle stesse banche che esprimono la direzione delle banche centrali). E il settore speculativo dà rendimenti più elevati e rapidi del settore produttivo, soprattutto ai grandi soggetti che sono in grado di influenzare i mercati finanziari dall’esterno (con l’insider trading, l’aggiotaggio, il vantaggio conoscitivo, il condizionamento sui governi). Il settore speculativo fa così concorrenza, da decenni oramai, al settore produttivo, e lo sta de-monetizzando e costringendo a competere sulla redditività di breve, mediante politiche di disinvestimenti, licenziamenti, tagli della qualità, della formazione, della ricerca, della produzione, per perseguire la massimizzazione non del profitto totale, ma del saggio di profitto.

Le politiche fiscali possono essere utili, quindi, solo se abbassano la redditività del settore speculativo rispetto a quello produttivo. Ma per riuscire in questo necessitano di essere globali (perché la piazza speculativa è delocalizzata, apolide) e da esser precedute da una revisione delle regole di contabilità bancaria, che consentono massicci occultamenti di ricavi e utili realizzati nell’erogazione del credito, nel senso più volte indicato negli scritti miei e di altri (v. Euroschiavi e La Moneta Copernicana), le cui analisi e previsioni stanno ricevendo la più dura delle conferme. Però anche questo sarà insufficiente, se si continuerà a consentire che una moneta fiduciaria, prodotta a costo zero e senza garanzia/convertibilità, in regime di monopolio privato non regolato, venga trattata come merce. Qualsiasi passo in questa direzione presuppone che si interrompa l’azione finanziaria e politica dei monopolisti (grandi famiglie finanziarie e bancarie, direttori delle banche centrali) ossia che i governi (via G8 e servizi di sicurezza) dispongano il loro arresto e la segregazione in un regime del tipo di Guantanamo, per prevenire che essi si oppongano in qualsiasi modo, e che abbiano contatti con l’esterno. Non si può pensare che l’orso consegni la sua pelle su garbata richiesta, foss’anche con voto popolare. Si tratta di riforme possibili solamente se, prima, si abbatte il potere del monopolio. E questo orso è molto più pericoloso e organizzato dei terroristi islamici, veri o supposti. Quindi le mezze misure non servirebbero.

Ma come riorganizzare il sistema monetario e bancario, dopo l’eliminazione del monopolio? Ne La Moneta Copernicana (Nexus 2008), scritto assieme a Nino Galloni, ho delineato l’alternativa all’attuale sistema basato sulla distruttiva moneta-debito e sul monopolio privato della funzione monetaria:

“Avremo lo Stato che, attraverso un suo organo di regolazione del money supply – organo costituzionale, tecnico-economico, meglio configurabile come quarto potere dello Stato, e per quanto possibile super partes e indipendente monitorerà in continuo la situazione monetaria ed economica nazionale e internazionale, accertando di quanta liquidità abbisogni il paese per impiegare o sviluppare al meglio i propri fattori produttivi (sui criteri per stabilire questo ‘meglio’ ritorneremo presto), e vigilerà soprattutto affinché non si producano situazioni di demonetazione, ossia di insufficienza della moneta disponibile rispetto al fabbisogno, che causerebbe un rischio di deflazione e recessione.

Quest’organo darà conseguenti disposizioni a un dipartimento del Ministero del Tesoro di creare ed immettere nel mercato la quantità di moneta ritenuta opportuna, o di ritirare quella che risulti in eccedenza (mediante prelievi fiscali, vendite di beni pubblici comprese riserve auree, vendite di valute estere, etc.).

Verrà così creata tutta la moneta, ossia tutto il money supply: sia quell’8% che oggi è costituito da moneta legale (cartamoneta e monetine), sia quel 92% che oggi è costituito da moneta scritturale delle banche; il money supply consisterà tutto di moneta legale, la quale sarà affiancata solo da moneta complementare, essendo alle banche proibita la creazione di liquidità. Il Ministero del Tesoro emetterà la moneta, per una parte, sotto forma di monete metalliche, per una parte sotto forma di cartamoneta, per il resto sotto forma di annotazioni contabili (informatiche o anche su supporto cartaceo). Registrerà l’importo di ogni emissione tra le entrate tributarie.

Per disposizione costituzionale, vincolerà in bilancio la spesa del valore delle emissioni a impieghi produttivi (investimenti, infrastrutture, etc.) – ossia tali da generare un aumento di ricchezza reale a copertura dell’importo dell’emissione, onde prevenire tensioni inflative.

Le uscite diverse dagli investimenti produttivi saranno coperte da entrate non derivanti dall’emissione di moneta.

L’immissione della nuova moneta avverrà attraverso:

-investimenti diretti

-erogazioni di mutui a banche di credito e altri soggetti.

-sovvenzioni alla produzione.

In tal modo, lo Stato eserciterà la funzione sovrana e politica di creare denaro prelevando potere d’acquisto dalla nazione e spendendo e investendo nell’interesse di essa senza indebitarla né tassarla; e le banche non creeranno più moneta contabile (e debito infinito), non preleveranno più tasse occulte dai cittadini e dalle imprese, ma svolgeranno la funzione loropropria di intermediari del credito: raccoglieranno il denaro prendendolo a prestito dai risparmiatori e dallo Stato, pagando loro un tasso di interesse che sarà stabilito dal mercato, e lo presteranno ai loro clienti a tassi e condizioni che saranno stabiliti, a loro volta, dal mercato. Guadagneranno sullo spread, sulla ‘forbice’. Le banche presteranno quindi solo il denaro che esse effettivamente hanno in proprietà o hanno ricevuto in prestito (mutuo) dai depositanti; di conseguenza, non vi sarà più riserva frazionaria, ma riserva totale. Certamente, in un simile sistema sussiste il rischio che la sovranità bancaria,tolta formalmente alle banche e trasferita allo Stato, venga nuovamente privatizzata, nel senso che lo Stato stesso è ‘privatizzato’, ossia oggetto di possesso e lottizzazione partitocratica o a corporate takeover. Ma a questo rischio si opporrebbe la chiarezza oramai fatta, la conoscenza diffusa, circa i meccanismi fondamentali della moneta e il loro impatto su economia e società. Diverrebbe, cioè, impossibile continuare a ingannare e a governare con l’inganno il mercato, gli operatori economici, i contribuenti, come lo si sta facendo ora.” (pag. 127 ss).

41 Werner, 2005, 258.

142 Zarlenga, 663 ss., propone una riforma analoga.

139 Così raccomanda Anche Zarlenga, 657

140 La principale obiezione di merito alla creazione del denaro da parte dello Stato in funzione di pagare le proprie spese, è che essa si tradurrebbe, per ragioni di demagogia, in un’espansione monetaria incontrollata e inflazionistica. A questa obiezione, oltre a richiamare quanto già detto, si può replicare:

-in primo luogo, che il sistema attuale è in ogni caso peggiore, perché lascia a un sistema bancario privato la possibilità di compiere un’espansione dei mezzi monetari incontrollata, destabilizzante, e destinata ad attività speculative delle banche stesse;

-in secondo luogo, che una creazione eccessiva di liquidità da parte dello Stato può essere prevenuta con vincoli costituzionali e con l’affidamento della regolazione a un organo indipendente dai partiti politici; e, ancor più, con la divulgazione della conoscenza di quello che oggi rimane, per quasi tutti, il segreto della moneta.

Raccomando al governo Tremonti, prima di lasciarsi sconfiggere, marginalizzare o rottamare dagli eventi e dai poteri forti, di spiegare alla gente, e soprattutto al serttore produttivo, come stanno veramente le cose, quale è la causa dei mali in cui ci dibattiamo – ossia il monopolio privato irresponsabile di credito e moneta. Il momento è giusto perché molti si interessino, capiscano, e si muovono in modo tale da consentire una riforma decente anzichè il proseguire di un processo distruttivo che porta solo alla disperazione.

13.08.11 Marco Della Luna

giovedì 28 febbraio 2013

E' COSI' LONTANA DALLA REALTA' L'IPOTESI DI MARCO DELLA LUNA?





Marco Della Luna Mercoledì 27 Febbraio 2013

Per imporre in Italia un governo compiacente alla linea Monti-Merkel-Goldman Sachs nonostante l'esito elettorale di ieri, potrebbe essere a breve organizzata una crisi bancaria italiana che terrorizzi la popolazione e crei il consenso per un governo di quel tipo in cambio di aiuti monetari di BCE, Fed e altri. I recenti spostamenti di capitali dello Ior da banche italiane a banche tedesche (compresa parte del nostro 8 per mille) corrobora questa congettura. 

Il voto politico del 25 febbraio esprime disinganno e rifiuto della maggioranza degli italiani verso la dittatura dei mercati, l'egemonia della Germania, il modello economico mercatista e neoliberista, le ricette rigoriste e fiscaliste di tecnici e accademici balordi o traditori, la falsa solidarietà dei paesi euroforti. Sgamati. Tutti sono d'accordo che occorra riformare – ma in quale direzione? Quella di Monti, Rehn, Barroso, Merkel, Draghi, oppure una opposta, col recupero della sovranità monetaria alla Nazione e la sottrazione del debito pubblico alle manovre di mercati pilotati e ricattatori, e massicci investimenti pubblici infrastrutturali, e separazione tra banche di credito e risparmio e banche di azzardo finanziario?

Adesso pare impossibile formare un governo stabile, che deve comprendere il PD, quale detentore della maggioranza assoluta dei seggi della Camera per effetto del premio di maggioranza. Ma proprio il PD e Monti sono paladini di quella politica che, come dicevo, la maggioranza degli italiani ha respinto, e sempre più respingerà via via che la depressione peggiorerà, mettendo a rischio il rispetto del pareggio nominale di bilancio imposto, sotto severe pene, dal fiscal compact.

Stranamente e significativamente, in questa cruciale situazione Napolitano vola in visita di Stato presso la potenza egemone. Non sarà che intende forse nominare un nuovo pseudo-tecnico come premier per continuare, sotto il pretesto dell'emergenza e del volere dei mercati, le riforme distruttive che trasferiscono capitali, imprese e cervelli dall'Italia a Germania, Svizzera e altri? E che stia concordando con Berlino un sostegno di brevissimo termine per questo nuovo asso della delocalizzazione guidata, un sostegno che lo faccia apparire bravo, una boccata di ossigeno per il Paese stremato? Questo asso potrebbe essere Prodi o Amato, che con le loro leggi e riforme e privatizzazioni già tanto hanno fatto in quel senso, spezzando la schiena all'economia di questo Paese. O qualcuno della Banca d'Italia, che si è distinto nel non vedere le ruberie in MPS o nel legittimare davanti ai giudici penali il superamento della soglia di usura, mediante compiacenti circolari in conflitto di interesse e che esse stesse costituiscono concorso in quel medesimo delitto.

Quel che mi aspetto è che, se non ci mobilitiamo con la denuncia e l'informazione preventive, a brevissimo parta un'azione di destabilizzazione del sistema bancario italiano, anche mediante un rialzo artefatto dello spread finalizzato a deprezzare i titoli pubblici italiani detenuti dalle banche italiane, in quanto queste detengono i detti titoli come importante componente del loro attivo patrimoniale, e in caso di rialzo dei rendimenti con conseguente calo del valore di mercato dovrebbero ridurre la loro valorizzazione in bilancio, con tutte le conseguenze di ciò. Lo spread lo possono far salire a piacimento mediante lo shorting, il rating, le esternazioni. Poi, quando si sarà alzato a livelli di allarme, potrebbero imporre alle banche italiane di fare accantonamenti a copertura di possibili perdite sui titoli pubblici, così da comprimere il capitale netto delle banche. Allora saremmo davvero in croce.

La predetta manovra di destabilizzazione creerebbe panico, blocco di pagamenti, allarme per i depositi, carenza di contanti, limitazione della prelevabilità. Allora il Quirinale manderà avanti il nuovo Salvatore a cui il voto e la fiducia e l'obbedienza sono dovuti di necessità, perché “non c'è alternativa”. Egli imporrà sacrifici durissimi, innanzitutto in termini di rinuncia alla democrazia e alla sovranità, e in cambio apporterà un misericordioso aiuto dei fratelli europei.

26.02.13 Marco Della Luna

lunedì 28 gennaio 2013

MONIA BENINI FA LE PULCI AL GLOBALISTA MARIO MONTI, NON PERDETEVELO!!!!






L'Europa delle banche e l'annientamento della sovranità popolare, attraverso gli scritti di Mario Monti. Perché ci stanno rendendo servi dell'idea di "Europa a ogni costo"? Per salvare le banche. E allora osiamo immaginare una nuova Europa, fatta di popoli sovrani che cooperano e collaborano. Pretendiamo di mandare al diavolo l'Europa della grande finanza e lavoriamo per dare un futuro al nostro paese e a noi stessi.




lunedì 26 novembre 2012

SI SA CHE BERLUSCONI E' STATO ED E'SCOMODO ALLE ELITE FINANZIARIE, MAGDI ALLAM COGLIE AL BALZO LE "VOGLIE" DEL CAVALIERE DI SCENDERE IN CAMPO


di Magdi Cristiano Allam


da Il Giornale (26/11/2012).Se veramente Berlusconi vuole far rinascere il sogno infranto della rivoluzione liberale che sostanziò il miracoloso esordio nel 1994 e riesumare la speranza della stagione delle riforme venuta meno dopo la straordinaria vittoria nel 2008, si faccia promotore di un nuovo movimento che, coerentemente con quanto ha recentemente sostenuto, faccia propria l'immensa voglia di cambiamento degli italiani riscattando la nostra sovranità popolare, politica, monetaria, legislativa, giudiziaria e nazionale, che si traduce di fatto nel porre fine alla dittatura finanziaria di Monti e nell'offrire agli italiani un'alternativa all'opposizione demagogica di Grillo.

Bene fa Berlusconi ad opporsi a delle primarie che servirebbero solo per confermare Alfano alla guida del Pdl (o come si chiamerà) con il mandato di favorire il Monti-bis alleandosi elettoralmente con Casini, Montezemolo, Fini e quella parte della Chiesa che ha venduto l'anima in cambio dell'esenzione dall'Imu del patrimonio immobiliare ecclesiale, recuperando dopo il voto Bersani che, al pari di Rosario Crocetta, registrerà una vittoria di Pirro. Se trasferissimo il risultato delle elezioni regionali in Sicilia sul piano nazionale, l'esito sarebbe il Monti-bis.

mercoledì 14 novembre 2012

DAI MEDIA VIENE RIPRESA LA NOTIZIA, MA NON SI DICE CHE MARRA E' IN CAMPO CONTRO LE BANCHE DAL 1987


Se vincono altri alla fine saranno rovina Berlusconi

Roma, 14 nov. (TMNews) - Anche Alfonso Donato Marra intende candidarsi alle primarie del Pdl. Autore di libri, è noto anche per aver usato come testimonial televisivi personaggi come Manuela Arcuri, Ruby e Vittorio Sgarbi, oltre che per i suoi 'altalenanti' rapporti con Sara Tommasi. 
Marra ha infatti lanciato dal sito una campagna di sottoscrizioni per la sua candidatura in modo da arrivare a raccogliere entro il 25 novembre le 10mila firme necessarie. Non solo. Perchè l'annuncio è corredato di un lungo testo in cui sostiene anche di poter vincere. "A partire da Alfano, tutti i candidati - ha scritto - sono legatissimi a Berlusconi e tuttavia credo che saranno costretti, già da subito, e comunque ove vincessero, a non schierarsi con lui e a causare così la sua rovina e la perdita dell'enorme potenziale di cambiamento che il Pdl ha accumulato dal 1994 e può oggi esprimere".

domenica 26 agosto 2012

PERO' !? QUALCUNO CHE SA CHE PESCI PIGLIARE ESISTE E CI PROPONE "R.I.D.I."


MANIFESTO R.I.D.I. RIFONDAZIONE INDIPENDENTE DEMOCRATICA INTERNAZIONALE

Noi sottoscritti:

1)Riconosciamo presupposto indispensabile per la legittimità di ogni potere pubblico la tutela dell’eguaglianza delle persone, della sovranità popolare inclusiva della sovranità monetaria e della proprietà del valore di ogni mezzo monetario al momento dell’emissione, delle libertà civili e politiche, del diritto alla salute e alla sicurezza personali e ambientali, del diritto al perseguimento della propria felicità o infelicità, della trasparenza dei procedimenti politici, giudiziari e amministrativi, della privacy, della partecipazione popolare alle decisioni pubbliche, dell’indipendenza dei magistrati dal potere esecutivo, dell’accountability nelle funzioni pubbliche, del principio di legalità, e di certezza del diritto, della fondamentalità del lavoro produttivo e del risparmio, dell’esclusione di ogni organismo o ente privato (per natura, per interessi, per gestione) di forza, dimensioni, posizione mono/oligo polista o mono/oligopsonista, e capacità tecnologica tale da prevalere sulle singole persone nella competizione economica e politica e da violare la privacy.

2)Riconosciamo come legittimi soltanto gli organi rappresentativi liberamente ed equamente eletti dal popolo, con un diritto effettivo di accesso alle candidature e all’informazione;

3)Pertanto riconosciamo come illegittimo il potere costituito nelle istituzioni e nell’ordinamento internazionale e nazionale vigenti; e in particolare l’assetto del potere monetario, finanziario, bancario, creditizio internazionale e nazionale; il WTO, il GATT, il GATS, il Trattato di Maastricht, il Trattato di Lisbona, l’Eurosistema (SEBC), le istituzioni dell’Unione Europea;

4)Constatiamo che i suddetti organi operano senza legittimazione democratica e contro gli interessi del popolo e in sistematica e deliberata violazione dei principi di sovranità popolare e di fondamentalità del lavoro e del risparmio, e per il tornaconto di interessi oligarchici e privati, in totale e aperta sfida ai principi fondamentali della Costituzione italiana e ai diritti dell’Uomo come generalmente sanciti;

5)Riconosciamo quindi come legittima l’affermazione e la difesa dei suddetti principi mediante gli strumenti di fatto e di diritto disponibili, comprese la resistenza e la disobbedienza civili, fiscali, militari; riconosciamo come fuori legge e nemici dell’Uomo tutti gli autori, difensori, rappresentanti ed esecutori della violazione dei suddetti principi e diritti;

6)Sono illecite, illegittime, quindi nulle e inefficaci, tutte le cessioni e privatizzazioni di sovranità popolare, nonché di beni, diritti, infrastrutture, risorse, industrie, filiere tecnologiche, di interesse strategico nazionale;

7)Sono altresì illegittimi tutti i debiti, pubblici e privati, assunti e/o imposti in violazione dei suddetti principi fondamentali, ovvero con meccanismi tali che il debito aggregato non sia estinguibile.

Tutto ciò premesso, noi sottoscritti ci costituiamo, sottoscrivendo il presente Manifesto, in Repubblica Internazionale Democratica Indipendente per la difesa e implementazione dei suddetti diritti e principi.



N.B.: Questo Manifesto presuppone che si creda nella possibilità della democrazia e della legalità, nonché nella razionalità dell’agire umano sia individuale che collettivo.

venerdì 16 marzo 2012

VALGONO DI PIU' GLI ARTICOLI DELLA NOSTRA COSTITUZIONE O LE DECISIONI DEL PARLAMENTO EUROPEO???

Il suicidio dell'Europa


Famiglia

di Riccardo Cascioli
15-03-2012



Il Parlamento Europeo ha dunque deciso di ridefinire il concetto di famiglia. Nella Risoluzione votata martedì 13 marzo dedicata alla parità tra uomo e donna – e di cui riferiamo a parte in dettaglio – vengono criticati quei Paesi dell’Unione (vedi Italia) che considerano famiglia solo quella naturale (fondata su matrimonio tra uomo e donna) e non riconoscono quindi le unioni omosessuali; inoltre si afferma esplicitamente che nella Ue esistono diversi tipi di famiglie, che devono avere tutte lo stesso livello di tutela giuridica: «genitori coniugati, non coniugati e in coppia stabile, genitori di sesso diverso e dello stesso sesso, genitori singoli e genitori adottivi».

Ma c’è un altro punto della Risoluzione altrettanto grave: a un certo punto si «invita gli Stati membri a puntare a sistemi di sicurezza sociali individualizzati». Questa affermazione è finalizzata in questo caso a difendere i diritti delle donne ma introduce una novità importante, una sorta di rivoluzione antropologica, ovvero la teorizzazione della concezione della persona come puro individuo, slegato da qualsiasi rapporto. La misura di questa svolta la si può forse apprezzare meglio se consideriamo che la Dichiarazione Universale dei Diritti dell’Uomo considera la famiglia come «cellula fondamentale della società» (art. 16). Così fa pure la nostra Costituzione (art. 29).

La famiglia, non l’individuo. Come mai? Perché la persona (che è ben più dell’individuo) esiste solo in relazione ad altri, e soltanto dentro una relazione può comprendere, sviluppare e realizzare la propria identità. Immaginate un bambino che venisse al mondo e poi tutti scomparissero intorno a lui. Non solo non potrebbe sopravvivere fisicamente, ma ammesso anche che per qualche miracoloso motivo riuscisse a nutrirsi, non potrebbe imparare a parlare, non riuscirebbe a usare compiutamente la ragione, non avrebbe mai la possibilità di comprendere la sua identità, cosa ci sta a fare al mondo e così via. E’ una constatazione perfino banale, eppure è così che ci vogliono: lo Stato e il singolo, senza rapporti, una monade. E’ il sogno di ogni totalitarismo, perché ogni legame, ogni rapporto vero è potenzialmente una fonte di resistenza al potere dominante.LEGGI TUTTO

lunedì 5 marzo 2012

UN ALTRO LIBRO DA LEGGERE: "L'EURO CONTRO L'EUROPA" DI ROBERTO DE MATTEI



Unione Europea: “L’euro contro l’Europa” di Roberto de Mattei

  La storia della costruzione europea ha una sua tappa decisiva nel Trattato di Maastricht, che prende il nome dall’accordo stipulato nel dicembre 1991 nel Consiglio Europeo tenutosi nella cittadina olandese di Maastricht e poi solennemente ratificato nel febbraio del 1992.
     Il Trattato di Maastricht creava una nuova entità sopranazionale, l’Unione Europea, avviando la realizzazione di una “moneta unica” e di una Banca Centrale Europea. L’Euro entrò in vigore il 1° gennaio 1999 in 11 dei 15 Paesi dell’Unione Europea, segnando la prima rinuncia alla sovranità delle nazioni europee, destinate ad essere completamente esautorate dal potere di Bruxelles, attraverso una rigida concatenazione di cause e di effetti.
     Il progetto europeista di Maastricht ha avuto, fin dall’inizio, un inflessibile critico nel prof. Roberto de Mattei che, fin dal 1990, ne descriveva i pericoli. A vent’anni di distanza, il suo libro ripercorre criticamente le fasi centrali di un processo che ha avuto la sua ultima espressione nel governo tecnocratico di Mario Monti.



(di Gianandrea de Antonellis) Vent’anni fa, l’idea di poter girare l’Europa senza continuare a rivolgersi all’ufficio cambi sembrava meravigliosa; quindici anni fa, dopo l’attacco contro la lira organizzato dallo speculatore George Soros, l’idea di un un’unica valuta europea sembrava mettere al riparo da futuri attacchi della finanza internazionale. Nove anni fa, dopo dodici mesi di euro che di fatto si era imposto con il cambio a mille lire e non a 1930,27, con un conseguente aumento dei principali beni di consumo di quasi il 100%, molti entusiasmi iniziarono a smorzarsi. Ai nostri giorni il gradimento della moneta unica, vista dai più come fonte di sacrifici non ripagati, è al minimo storico.
Roberto de Mattei non ha dovuto aspettare tutto questo tempo per rendersi conto dei problemi che la nuova moneta avrebbe comportato: euroscettico della prima ora, già nel 1992 inviò ai parlamentari europei una lunga lettera aperta in cui sottolineava vari punti negativi del Trattato di Maastricht (1991). Ora tale lettera, di drammatica attualità, è riproposta dall’editore Solfanelli assieme ad altri scritti di Roberto de Mattei sullo stesso argomento (L’euro contro l’Europa. Vent’anni dopo il Trattato di Maastricht (1992-2012), Solfanelli, Chieti 2012, p. 72, € 8).
La principale domanda che lo studioso si pone è: di quale Europa parliamo? Naturalmente – purtroppo – siamo lontani da quell’Europa sinonimo di Cristianità: l’Europa dei burocrati, anzi, è fondata su radici nichiliste (come ben sappiamo, la semplice menzione delle radici cristiane del nostro continente è stata addirittura rifiutata nella Costituzione europea del 2003 proprio per l’opposizione di due Paesi che al cristianesimo – ed al cattolicesimo in particolare – debbono la propria nascita ed il proprio sviluppo: la Francia ed il Belgio), su una concezione puramente mercantilistica dell’uomo.
Paradossalmente, questo tipo di unione rischia di portare, anziché all’unificazione, ad un «processo di disgregazione degli Stati nazionali: e poiché l’Europa non può prescindere dagli Stati nazionali, che ne costituiscono l’ossatura, la liquidazione di questi Stati equivale alla distruzione dell’Europa condotta in nome dell’Europa stessa!» (p. 13)
Parimenti, l’esproprio della sovranità monetaria postula il successivo esproprio della sovranità politica e giuridica(pensiamo solo al famigerato mandato di cattura internazionale, in base al quale si può essere arrestati ed estradati per un atto commesso nel proprio Paese, LEGGI TUTTO
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venerdì 2 marzo 2012

QUANTI ITALIANI SI SONO CHIESTI COSA E' IL "FISCAL COMPACT" NESSUN MEDIA CE LO HA SPIEGATO, PAOLO BARNARD CE LO SINTETIZZA....CONVIENE LEGGERE E RILEGGERE E.....REAGIRE..... MA, DOVREMMO AVERE GOVERNANTI ASSOLUTAMENTE ONESTI



La parte tecnica, e agghiacciante, più sotto. Fra l'altro, io l'avevo già tutta anticipata in precedenti articoli avvisandovi, ora è legge europea ed italiana. Ma prima un commento.
Questo non è più un Colpo di Stato Finanziario. Questa è la ‘Coventry-zzazione’ dell’Italia a firma Mario Monti, e con un esecutore materiale: il medesimo Paese che nella notte del 14 novembre 1940 rase al suolo la cittadina inglese con una violenza mai impiegata prima nella storia bellica. Una violenza da cui nacque il temine ‘Coventry-zzazione’.
Leggendo le pagine del Treaty on Stability, Coordination and Governance in the Economic and Monetary Union, comunemente conosciuto come Fiscal Compact firmato il 31 gennaio dai capi di Stato e di governo della zona Euro, ho compreso che qui non stiamo più parlando di un golpe per controllare gli Stati sovrani d’Europa, ma proprio di un bombardamento a tappeto che non lascerà che cenere di tutto ciò che conoscevamo come democrazia, redditi e Stato di diritto in Italia. Ed è per me sbalorditivo che un Santoro, o un Ferruccio De Bortoli, o una Camusso possano aver letto quelle righe senza inorridire (perché le hanno lette, vero? è il loro mestiere, no?). Che il parlamento italiano le possa aver lette senza esplodere in una ribellione addirittura violenta, barricandosi alla Camera e al Senato (perché le hanno lette, vero? è il loro mestiere, no?). Ma tant’è. Offro qui un tributo al genio dell’accademico americano Edward Herman, che ha coniato quella che è forse la più cruciale definizione mai data della nostra epoca, un’epoca “dove hanno reso plausibile l’inimmaginabile”, e dove la gente lo ha accettato.
Sono 11 pagine, questo Fiscal Compact. Entrerà in vigore il 1 Gennaio del 2013. Negli 11 mesi che rimangono non nascerà alcuna rivolta. Gli italiani, e soprattutto gli italiani di Gad Lerner, di Fazio (sia Fabio che Lorenzo), di Saviano, di Travaglio, di Grillo, di Bersani, di Vendola, della CGIL-Fiom, del popolo viola ecc. sono troppo stupidi, incorreggibili e meschini per capire. E sono una massa enorme che potrebbe invece agire. Ergo, siamo finiti, perché gli altri italiani, quelli di Sky e degli Outlet, non contano come forza civica, mai sono contati, si lamentano ma se ne fregano. Questa è la realtà. Il 24-25- 26 Febbraio a Rimini un gruppo microscopico di italiani si informerà su cosa si può fare per salvare i redditi, i diritti e l’Italia da questa catastrofe, e, fra questi, un gruppo ancor più microscopico forse porterà avanti una battaglia in futuro (http://www.democraziammt.info/). Come dire: ci sarà il Diluvio Universale e quattro gatti in Italia sapranno costruire una barca. Dai, fa ridere. Ok, ecco Coventry:
COSA DICE IL FISCAL COMPACT (tradotto e semplificato da Paolo Barnard).
- uno Stato che dà ai propri cittadini e alle proprie aziende più denaro di quanto gliene tolga in tasse, cioè che spenda a deficit di bilancio, sarà illegale e anti costituzionale. Dovrà come minimo fare il pareggio di bilancio (cioè darci 100 e toglierci subito dopo 100), ma meglio ancora se farà il surplus di bilancio (ci darà 100 e ci toglierà 150), cioè dovrà impoverirci, matematicamente. Questa regola dovrà essere inserita nella Costituzioni degli Stati firmatari, o in leggi egualmente vincolanti. Sancito dal Fiscal Compact nel TITOLO III art. 3/1 a) - 3/2.
- Se uno Stato non iscrive nella Costituzione o in leggi egualmente vincolanti l’obbligo di impoverire i propri cittadini e aziende attraverso il pareggio di bilancio o il surplus di bilancio, verrà giudicato dalla Corte Europea di Giustizia, che ha potere di sentenze sovranazionali, cioè vincolanti per tutti gli Stati aderenti. Sancito dal Fiscal Compact nella premessa a pag. 2.
- uno Stato che volesse ignorare questo scempio verrà messo sotto accusa automaticamente (excessive deficit procedure), e automaticamente dovrà correggersi presentando un piano dettagliato di correzioni, che sono le famigerate austerità che ben conosciamo. Le correzioni saranno dettate dalla Commissione Europea di tecnocrati non eletti (che, come ampiamente dimostrato, rispondono alle lobby finanziarie di Bruxelles, nda). Sancito dal Fiscal Compact nel TITOLO III art. 3/1 e) - 3/2.
- se lo Stato sotto accusa non si corregge, e cioè se  si rifiuta di impoverire i propri cittadini e aziende attraverso il pareggio di bilancio o il surplus di bilancio, la Commissione Europea lo denuncerà agli altri Stati, che lo denunceranno alla Corte Europea di Giustizia, che ha potere di sentenze sovranazionali, cioè vincolanti per tutti gli Stati aderenti. Se questa Corte condannerà lo Stato recalcitrante, e se quest’ultimo comunque si rifiuterà di impoverire i propri cittadini e aziende attraverso il pareggio di bilancio o il surplus di bilancio, la Corte potrà condannare lo Stato disubbidiente a una multa che per l’Italia sarebbe di 2 miliardi di Euro. Sancito dal Fiscal Compact nel TITOLO III art. 5/1 a) – art. 8/1 – 8/2.
- il potere di denunciare alla Corte Europea di Giustizia uno Stato che si rifiuta di impoverire i propri cittadini e aziende attraverso il pareggio di bilancio o il surplus di bilancio, e quindi di sottoporlo al processo ulteriore della Corte per le punizioni monetarie finali, è riservato anche a un solo singolo Stato della zona Euro, e anche se la Commissione Europea non ha dato alcun parere negativo conto lo Stato sotto accusa. (diritto quindi del tutto arbitrario che sarà esercitato senza pietà dalla Germania, nda). Sancito dal Fiscal Compact nel TITOLO III art. 8/1 – 8/2.
- il risultato della condanna da parte della Corte Europea di Giustizia di uno Stato che si rifiuta di impoverire i propri cittadini e aziende attraverso il pareggio di bilancio o il surplus di bilancio, non sarà solo una pesantissima multa di miliardi di Euro, ma si traduce anche in una costrizione” assoluta per questo Stato di correggere il bilancio verso il pareggio o il surplus. Sancito dal Fiscal Compact nella premessa a pag. 3.
- quando scatta la procedura di denuncia di uno Stato che si rifiuta di impoverire i propri cittadini e aziende attraverso il pareggio di bilancio o il surplus di bilancio, gli altri Stati della zona Euro si prendono l’impegno di sostenere quella denuncia. Potranno rifiutarsi solo se troveranno un sostegno da parte di una maggioranza qualificata dei medesimi Stati. Cioè, per contrastare l’azione punitiva e arbitraria anche di un solo Stato (es. la Germania, nda) tutti gli altri dovranno trovare una maggioranza (impossibile, nda). Sancito dal Fiscal Compact nel TITOLO III art. 7.
- dalla firma di questo Fiscal Compact in poi, uno Stato della zona Euro dovrà chiedere approvazione alla Commissione Europea e al Consiglio Europeo prima di emettere i propri titoli di Stato.Anche qui la funzione primaria di autonomia di spesa dello Stato sovrano è cancellata. Sancito dal Fiscal Compact nel TITOLO III art. 6.
-  all’unico organo europeo legittimamente eletto dai cittadini, cioè il Parlamento Europeo, è riservato questo: il suo presidente “potrebbe” essere invitato ad ascoltare le decisioni dei tecnocrati della Commissione e del Consiglio. Basta. Ai parlamenti nazionali (ex sovrani, nda) e al Parlamento Europeo è concesso di formare una conferenza di rappresentanti che potranno “discutere” (non bocciare, nda) le decisioni prese dai tecnocrati. Sancito dal Fiscal Compact nel TITOLO V art. 12/5 – art. 13.
- il Fiscal Compact richiede a tutti gli Stati della zona Euro di promettere sostegno e fedeltà alla Moneta Euro e all’unione economica, al fine di promuovere “crescita, impiego e competitività” (cioè come dire: sostenere un’alluvione per promuovere l’agricoltura, nda). Sancito dal Fiscal Compact nel TITOLO I art. 1/1.
- se uno Stato dovesse aver bisogno si sostegno finanziario europeo attraverso un salvataggio da parte del Meccanismo Europeo di Stabilità, non avrà un singolo Euro se prima non avrà firmato il Fiscal Compact e non lo avrà obbedito in toto. (la Grecia dovrà quindi farlo e comunque morirà sotto tortura, i prossimi siamo noi, nda) Sancito dal Fiscal Compact nella premessa a pag. 4.
in ultimo, il Fiscal Compact impone il rispetto a tutti gli Stati firmatari dell'EuropactAdottato dai capi di governo dell’Eurozona il 24 marzo 2011, stabilisce che la competitività sia giudicata solo in rapporto al contenimento degli stipendi e all’aumento della produttività; che gli stipendi pubblici debbano essere tenuti sotto controllo per non danneggiare la competitività; che la sostenibilità del debito nazionale sia giudicata a seconda della presunta generosità di spesa nella Sanità, Stato Sociale, e ammortizzatori sociali; che le pensioni e gli esborsi sociali devono essere riformati “allineando il sistema pensionistico alla situazione demografica nazionale, per esempio allineando l’età pensionistica con l’aspettativa di vita”. Sancito dal Fiscal Compact nella premessa a pag. 4.

Conclusione.
L’Italia perde tutta la sua sovranità di spesa per i cittadini (che andava a favore di tutti i servizi essenziali, delle tutele sociali, di tutta la nostra economia salariale, degli sgravi ecc.) e la sua sovranità di spesa per le aziende (cha andava a favore di modernizzazione, infrastrutture, acquisti diretti, sgravi ecc.). E sarà costretta al meglio a darci 100 e toglierci 100, cioè a lasciarci a zero di ricchezza netta. Di conseguenza: Il Fiscal Compact impone per legge sovranazionale l’impoverimento sistematico e automatico da parte dello Stato dell’Italia produttiva e delle nostre famiglie. In tal modo lo Stato perde totalmente la sua funzione democratica primaria. Il parlamento italiano non conta più nulla in questo, è di fatto esautorato. Non controlleremo più in nostri titoli di Stato, altra sciabolata alla nostra sovranità. Siamo alla mercé delle punizioni inflitte da tecnocrati non eletti da noi, e del giudizio devastante della Germania, che com’è noto ed ampiamente provato, lavora da 40 anni per distruggere le economie dell’Europa del sud, dell’Italia in particolare (si legga Il Più Grande Crimine 2011). Saremo costretti ad austerità continue imposte dalla Commissione Europea che nessun italiano elegge. Questo significa povertà imposta su altra povertà, e solo per gli interessi Neomercantili di Berlino e di pochi speculatori internazionali. Infine, questo crimine contro un intero popolo e nazione è stato firmato da Mario Monti, che dovrebbe essere arrestato per alto tradimento. Ma c’è di peggio.
Gli italiani stanno concedendo un’abbondante maggioranza di gradimenti al governo Monti. I media difendono l’Euro come sacro, e neppure quelli ‘liberi’, da Santoro al Fatto di Travaglio, permetteranno mai a questi fatti documentati, e salva vita, di essere esposti. Tutta la componente maggioritaria dei cittadini ‘impegnati’ crede di aver salvato l’Italia dal terribile pericolo democratico numero uno della nostra storia: Silvio Berlusconi. Il resto degli italiani non sa, non se ne cura.
C’è una profonda giustizia nel fatto che il Vero Potere ci pisci in testa. E ci condanni alla disperazione. Ce lo meritiamo.
p.s. piange il cuore per quei pochissimi che non se lo meritano, http://www.democraziammt.info/.