Cari amici, vediamo di capirne qualcosa di più
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mercoledì 13 luglio 2016
lunedì 9 giugno 2014
PERCHE' IN MIGLIAIA PARTECIPANO ALLE GIORNATE DI PREGHIERA? COSA CERCANO? GUARDIAMOCI QUESTI VIDEO E FORSE LO CAPIREMO
QUELLO CHE CI STA DAVANTI E' UN FUTURO DI PROVE
sabato 28 settembre 2013
LA TV NON CI HA INFORMATO CHE ROMANO PRODI ERA PRESENTE A VALDAI ( RUSSIA ) ED HA PERSONALMENTE ASSISTITO AD UNA LEZIONE DI CRISTIANESIMO, DI TRADIZIONE, DI MORALITA' IMPARTITA NIENTEPOPODIMENO CHE DA VLADIMIR PUTIN, IL LEADER RUSSO NON SI E' VERGOGNATO DI PARLARE DI DIO E DI SPIRITUALITA'
Cosa ha detto Putin a Valdai
da rischiocalcolato - Maurizio Blondet - 27 settembre 2013
Nota di Rischio Calcolato: Il seguente articolo del Direttore Blondet è una testimonianza di quanto sia manipolata e di basso livello l’informazione mainstream italiana, ogni anno a Valdai una città della regine di Novgorod (nordovest della russia) si riunisce il “Club di discussione Internazionale Valdai” una manifestazione culturale in cui leader ed esperti russi ed internazionali discutono del ruolo della Russia nel mondo, a questa edizione era presente per l’Italia l’ex presidente del consiglio Romano Prodi
Il presidente Vladimir Putin a Valdai il 19 Settembre 2013 ha pronunciato un discorso da brividi specie in rapporto alla mediocrità a cui siamo abituati da anni da tutti i leader politici occidentali.
E’ un “consueto” scandalo il fatto che da quel palco in Italia sia arrivato solo una battuta sui guai di Berlusconi e non l’enormità del pensiero del Comandante in Capo della seconda potenza militare al mondo.
Onore come sempre al Direttore Blondet che ha pubblicato i passi fondamentali del Discorso di Valdai, un discorso storico:
Questo post è tratto dalla rivista on-line EffediEffe sito di informazione a cui consigliamo caldamente un abbonamento (50€ spesi benissimo).
Cosa ha detto Putin a Valdai
sabato 23 marzo 2013
FATIMA, SARA' PAPA FRANCESCO A COMUNICARE AL MONDO IL III° SEGRETO PER INTERO?
(........) Ed eccoci ad oggi. Papa Ratzinger, ormai 85enne, sente mancargli le forze di fronte alla sfida dei tempi e rinuncia al pontificato l’11 febbraio, festa della Madonna di Lourdes.
Il successore viene eletto il 13 marzo successivo (il giorno 13 del mese richiama la devozione di Fatima). Molti riflettono sulla misteriosa espressione del Terzo segreto: “il vescovo vestito di bianco”. Di cui suor Lucia scriveva: “abbiamo avuto il presentimento che fosse il Santo Padre”.
Ci si chiede se quelle parole possano riferirsi al papa dimissionario. O al successore che ama definirsi “vescovo di Roma”.
Lo stesso papa Francesco, devoto a Maria (a cui dedica la sua prima uscita), cita Fatima all’Angelus del 17 marzo. Poi una decina di giorni fa un episodio sorprendente. Papa Bergoglio telefona a monsignor Capovilla, ormai novantenne, che vive nella bergamasca. Lo vuole incontrare.
Capovilla aderisce. Questo strano incontro e i suoi contenuti restano tuttora avvolti nel mistero. Perché nel primo mese del suo pontificato il Papa ha sentito il bisogno di vedere riservatamente l’antico segretario di Roncalli? Per quale urgenza?
Infine tre giorni fa, a un mese esatto dalla sua elezione, un annuncio a sorpresa: papa Francesco ha chiesto al patriarca di Lisbona, il cardinale José Policarpo, di consacrare il suo pontificato alla Madonna di Fatima.
Cosa significa? E che dobbiamo aspettarci?
martedì 5 giugno 2012
ROBERTO DE MATTEI:"CHI POTREBBE AFFERMARE CHE LA PROFEZIA DI FATIMA SIA COMPIUTA? ...."
La profezia di Fatima potrà dirsi avverata solo quando l'umanità volterà le spalle alla dittatura del relativismo

di Roberto de Mattei
Il 95esimo anniversario delle Apparizioni di Fatima, avvenute da maggio ad ottobre del 1917, è passato inosservato, se non fosse per un convegno organizzato a Roma da padre Nicholas Gruner e per la pubblicazione, da Sugarco, a del bel libro di Cristina Siccardi, Fatima e la Passione della Chiesa, su cui avremo modo di ritornare.
Limitiamoci qui a ricordare che il Messaggio della Madonna ai tre pastorelli Lucia, Giacinta e Francesco, consta di tre parti diverse, ma logicamente concatenate tra di loro. La prima parte si riferisce alla salvezza delle anime ed è caratterizzata dalla terrificante visione dell'inferno, che è il destino che attende le anime dei peccatori impenitenti. La seconda parte del Messaggio estende il castigo alle nazioni infedeli alla legge divina. La terza parte, divulgata dalla Santa Sede nel giugno 2000, dilata la tragedia alla vita della Chiesa, offrendo la visione di un Papa e di vescovi, religiosi, religiose e laici colpiti a morte dai persecutori, Le discussioni che si sono aperte negli ultimi anni su questo "Terzo Segreto" rischiano di offuscare la forza profetica della parte centrale del Messaggio, riassunto da due frasi decisive: «la Russia diffonderà nel mondo i suoi errori» e «Infine, il mio Cuore Immacolato trionferà».LEGGI TUTTO
Limitiamoci qui a ricordare che il Messaggio della Madonna ai tre pastorelli Lucia, Giacinta e Francesco, consta di tre parti diverse, ma logicamente concatenate tra di loro. La prima parte si riferisce alla salvezza delle anime ed è caratterizzata dalla terrificante visione dell'inferno, che è il destino che attende le anime dei peccatori impenitenti. La seconda parte del Messaggio estende il castigo alle nazioni infedeli alla legge divina. La terza parte, divulgata dalla Santa Sede nel giugno 2000, dilata la tragedia alla vita della Chiesa, offrendo la visione di un Papa e di vescovi, religiosi, religiose e laici colpiti a morte dai persecutori, Le discussioni che si sono aperte negli ultimi anni su questo "Terzo Segreto" rischiano di offuscare la forza profetica della parte centrale del Messaggio, riassunto da due frasi decisive: «la Russia diffonderà nel mondo i suoi errori» e «Infine, il mio Cuore Immacolato trionferà».LEGGI TUTTO
mercoledì 19 maggio 2010
SEGNI DEI TEMPI: "IL SEGRETO DI FATIMA NON E' CONCLUSO",CI DOVREBBE FARE RIFLETTERE L'AFFERMAZIONE DI PAPA BENEDETTO XVI
PAPA/ Socci: da Fatima a Roma, la "rivoluzione" di Benedetto che cambia il volto della Chiesa

INT.Antonio Socci
mercoledì 19 maggio 2010
Domenica, in occasione del Regina coeli, 150mila fedeli si sono stretti attorno al Papa. Antonio Socci ha fatto con il sussidiario un bilancio dell’ultima «maratona» di Benedetto XVI, dal pellegrinaggio in Portogallo a piazza San Pietro per la preghiera coi movimenti.
Tutti i giornali non hanno mancato di sottolineare il valore di questo gesto di vicinanza al Papa da parte della Chiesa italiana. Qual è stata la sua prima impressione?
Mi è sembrata una manifestazione chiara della volontà di ascoltare e di seguire il Papa in un momento così delicato per la Chiesa e per la sua persona. Non è così scontato comprendere quello che Benedetto XVI sta cercando di trasmettere.
Si riferisce al tema del peccato? «Il vero nemico da temere e da combattere - ha detto Benedetto XVI - è il peccato, il male spirituale, che a volte, purtroppo, contagia anche i membri della Chiesa». Lo aveva detto anche in Portogallo.
Sì, ma c’è il rischio che non capiamo la preoccupazione del Papa. Vale anche per quelli che sono più sensibili e più affezionati alla sua persona, e mi riferisco all’editoriale di Giuliano Ferrara sul Foglio, in cui ha detto - con «autoironia» e affetto - che il Papa è «fuori linea». Dal suo punto di vista ha ragione, perché di fronte alla vicenda drammatica della pedofilia Benedetto XVI non si è messo a difendere la Chiesa dagli attacchi, anche se noi tutti avremmo avuto buoni argomenti per farlo.
Allora cos’è secondo lei che rischia di sfuggirci?
Il Papa non si è messo a denunciare il complotto. Anzi: Benedetto XVI è convinto che gli attacchi della stampa siano stati quasi una via usata da Dio per purificare il suo popolo. Ha cercato e sta cercando di far capire che la Chiesa non è un partito che ha bisogno di aver ragione, un’associazione umana che tiene innanzitutto a provare la bontà dei suoi membri. Quella del Papa è un’umiltà che difficilmente qualcun altro, dopo un secolo di orrori umani e politici, si può permettere come lui.
Cosa c’è alla base di questo atteggiamento di Benedetto XVI?
Questo Papa, proprio come Giovanni Paolo II, ha potuto chiedere perdono perché ha fede. Lo ha fatto capire nello scandalo pedofilia. La Chiesa non è una cosca mafiosa che ha bisogno di omertà: bisogna dire la verità sempre, anche quando è scomoda, imbarazzante o addirittura umiliante. Anche se ci fosse stato un solo caso di pedofilia, Benedetto XVI avrebbe pianto con le vittime e avrebbe confessato la verità.
Una scelta, insomma, in cui certo mondo cattolico (o simpatizzante) vede una resa delle armi.
La sfida si gioca non fuori, ma dentro il mondo cattolico. La condotta di certi vescovi su vicende di pedofilia negli anni passati, in cui hanno agito con buona intenzione ma decidendo di lavare i panni sporchi in famiglia, il Papa l’ha stigmatizzata. Non soltanto perché non è giusto nei confronti delle vittime, ma anche perché denota una concezione della Chiesa che manca di fede: sembra che la Chiesa per stare in piedi abbia bisogno della nostra menzogna. Ma Dio - ci fa capire il Papa - è più grande del cumulo di peccati che noi portiamo dentro la Chiesa. Dio non ha bisogno delle nostre menzogne, ma del nostro attaccamento alla verità e della nostra conversione. Con questa umiltà il Papa ha vinto gli attacchi e anche giornali che lo hanno attaccato, come il New York Times, lo hanno riconosciuto.
Il viaggio in Portogallo e gli scandali hanno riproposto in modo inevitabile il problema dell’interpretazione del terzo segreto di Fatima. La profezia, ha detto il Papa, non si riferisce al passato: essa non è conclusa. Che cosa implica questo per il modo di concepire la fede?
No, non direi che il collegamento era inevitabile. È stato il Papa, dopo questi mesi di sofferenza, a decidere di andare a Fatima per affidare la Chiesa nelle mani della Madonna. Ed è stato molto importante che in uno dei suoi principali discorsi abbia criticato l’eccesso di attenzione che c’è nella Chiesa per le strutture, l’organizzazione, il fare. Conta non il fare ma la fede, e riaffermarlo è sempre una rivoluzione perché da decenni viviamo in un mondo cattolico tutto ripiegato sui piani pastorali. Viene meno, di conseguenza, la percezione che è un Altro che fa la storia. Il Papa ha riorientato lo sguardo che dovremmo avere noi cristiani, soprattutto nel momento delle prove più difficili che ci vengono e che ci verranno richieste.
La Chiesa deve «ri-imparare la penitenza» e «accettare la purificazione», ha detto Benedetto XVI, aggiungendo che «il perdono non sostituisce la giustizia». Cosa vuol dire questo oggi per la Chiesa?
Il Papa ha corretto senza indugio quello che è stato un atteggiamento di moltissimi vescovi per decenni, che ha finito per non dare giustizia alle vittime e per esporre altri giovani agli abusi. Chi si macchia di questi delitti deve risponderne davanti alla giustizia di Dio e davanti a quella degli uomini. Ma la rivoluzione del Papa sta in una profonda de-clericalizzazione della Chiesa.
Il centro della Chiesa cioè non e il clero, ma Gesù Cristo.
Sì. E chi è chiamato ad un ministero nella Chiesa è un servo. Il Papa ha di mira l’atteggiamento tipico di un’ampia parte del ceto ecclesiastico, troppo incline a «proteggere» se stesso convinto - così facendo - di mettere al riparo il messaggio cristiano. È una difesa che troppo spesso non si vede scattare quando sono messe in discussione le verità di fede... Il clericalismo purtroppo è una malattia vistosa nella Chiesa cattolica odierna ed è trasversale, da «destra» a «sinistra».
A proposito della crisi europea Benedetto XVI ha accusato «un dualismo falso», quello di un positivismo economico che pensa di potersi realizzare senza la componente etica, che invece è «interna alla razionalità e al pragmatismo economico». Che ne pensa?
Da cardinale, Joseph Ratzinger aveva pubblicato un saggio in cui diceva che il principio di Adam Smith per cui ognuno perseguendo il proprio egoistico interesse automaticamente fa il bene comune, era altrettanto ideologico dell’ideologia marxista, perché lega il bene comune ad un meccanismo e non alla libertà. Il disastro finanziario del 2008 e le sue conseguenze di oggi confermano in modo drammatico quello che il Papa aveva previsto, cioè che il positivismo economico in qualche modo può essere accostato al disastro del comunismo. Della libertà umana, con il suo dramma di bene e di male, non si può fare a meno.
Secondo un recente rapporto Demos «il 62 per cento degli italiani considera inadeguata la risposta della Chiesa di fronte agli episodi di pedofilia» e scende ai minimi la fiducia nel Papa, colpito da un «calo di credibilità». Lo ha scritto lunedì suRepubblica Ilvo Diamanti.
Non mi pare che si debba dare troppa importanza a questo tipo di sondaggi. A dire il vero poi ilRegina coeli di domenica sembra dimostrare il contrario. I veri fattori in gioco sono un Papa che ha dato una risposta sorprendente, sia per gli avversari ma anche all’interno della Chiesa, dove si fa fatica a capire che l’umiltà e la debolezza sono in realtà una forza. Il problema è sempre la fede: quando essa è affievolita, si ha bisogno di garantirsi delle certezze storiche in maniera diversa. Ecco perché molta gente comune secondo me è rimasta disorientata.
Fonte:http://www.ilsussidiario.net/News/Cronaca/2010/5/19/PAPA-Socci-da-Fatima-a-Roma-la-rivoluzione-di-Benedetto-che-cambia-il-volto-della-Chiesa/87136/
Fonte:http://www.ilsussidiario.net/News/Cronaca/2010/5/19/PAPA-Socci-da-Fatima-a-Roma-la-rivoluzione-di-Benedetto-che-cambia-il-volto-della-Chiesa/87136/
venerdì 14 maggio 2010
BRAVO ANTONIO SOCCI !! QUANDO CI VUOLE, CI VUOLE.... BASTA AVER PAZIENZA E LA VERITA' VIENE SEMPRE A GALLA!!!
Dunque il “quarto” segreto c’era …

12 MAGGIO 2010
L’avevo detto! Quanto ho scritto su Fatima e lo scandalo pedofilia ieri ha ricevuto la conferma più autorevole che si possa immaginare: quella del Papa in persona.
Il 2 aprile scorso – venerdì santo, nel pieno della tempesta – sulla prima pagina di questo giornale firmai un articolo che aveva questo titolo: “Il calvario del Papa predetto a Fatima”.
E la settimana scorsa sul sito di “Panorama” una mia intervista con gli stessi argomenti è uscita così titolata: “Scandalo pedofilia nella Chiesa: ‘Fatima aveva previsto tutto’ ”.
Alcuni sciocchi mi hanno preso per visionario. Ma, ieri, papa Benedetto XVI, sull’aereo che lo stava portando a Fatima, ha fatto dichiarazioni che sul sito del Corriere della sera sono uscite con questo titolo: “Pedofilia nel terzo segreto di Fatima. Le parole del Papa in volo per Lisbona”. Anche sul sito di Repubblica: “Fatima lo aveva previsto”.
Una conferma clamorosa. Ora però si apre un altro capitolo. Perché le dichiarazioni del Papa riportano d’attualità tutto il dossier relativo al “terzo segreto”, scombussolando la cosiddetta “versione ufficiale” data nel 2000 che mai è stata ritenuta “ufficiale” né da Ratzinger né da papa Wojtyla, ma che è stata trasformata in dogma da improvvisati pasticcioni e da mass media superficiali.
In che senso dico che rimette in discussione quella versione? Perché l’idea che è stata fatta passare è quella secondo cui il terzo segreto di Fatima prediceva l’attentato a Giovanni Paolo II del 1981 e le persecuzioni del XX secolo cosicché – si è detto e ripetuto – tutta la profezia si sarebbe ormai realizzata e conclusa nel XX secolo.
Ho già dettagliatamente spiegato nel libro “Il quarto segreto di Fatima” (Rizzoli) che questa versione delle cose non convince oltretutto perché il Papa della visione cadeva a terra morto, mentre papa Wojtyla, grazie al cielo, non morì. Inoltre perché, nella visione, il martirio della Chiesa seguiva quello del Papa, non lo precedeva.
Per quel libro ho dovuto subire molti colpi bassi. Ora però è lo stesso Benedetto XVI che viene a dirci qualcosa di sorprendente, che riapre la discussione nella direzione che ho provato a indagare e che i documenti suggeriscono. Vediamo perché.
La domanda a cui il Papa ha scelto di rispondere (ne erano state fatte diverse e questa è stata scelta) diceva: “Santità, quale significato hanno oggi per noi le apparizioni di Fatima? Quando lei presentò il testo del Terzo segreto, nella sala stampa vaticana, nel giugno 2000, le fu chiesto se il messaggio poteva essere esteso, al di là dell’attentato a Giovanni Paolo II, anche alle altre sofferenze dei papi. È possibile secondo lei, inquadrare anche in quella visione le sofferenze della Chiesa di oggi per i peccati degli abusi sessuali sui minori?”.
Ecco la risposta di ieri di Benedetto XVI:
“Solo nel corso della storia possiamo vedere tutta la profondità, che era, diciamo, era vestita in questa visione possibile alle persone concrete. Oltre questa grande visione della sofferenza del Papa, che possiamo in sostanza riferire a Giovanni Paolo II, sono indicate realtà del futuro della Chiesa che man mano si sviluppano e si mostrano. Cioè è vero che oltre il momento indicato nella visione, si parla, si vede la necessità di una passione della Chiesa, che naturalmente si riflette nella persona del Papa, ma il Papa sta nella Chiesa e quindi sono sofferenze della Chiesa che si annunciano (…).
Quanto alle novità che possiamo oggi scoprire in questo messaggio, è anche che non solo da fuori vengono attacchi al Papa e alla Chiesa, ma le sofferenze della Chiesa vengono proprio dall’interno della Chiesa, dal peccato che esiste nella Chiesa (…). Oggi lo vediamo in modo realmente terrificante: che la più grande persecuzione della Chiesa non viene dai nemici fuori, ma nasce dal peccato nella Chiesa”.
Abbiamo sintetizzato la risposta del Papa. Ma ce n’è a sufficienza per riflettere a lungo. Intanto pare evidente che per Benedetto XVI il Segreto di Fatima non è una profezia già conclusa con l’attentato del 1981 a Wojtyla, ma è tuttora in corso.
Infatti, dice esplicitamente Benedetto XVI, nella visione “sono indicate realtà del futuro della Chiesa che man mano si sviluppano e si mostrano”.
Fra le “novità” che scopriamo oggi (il Papa dice proprio “novità”) c’è quella sconvolgente per cui le sofferenze della Chiesa, “la più grande persecuzione della Chiesa non viene dai nemici fuori, ma nasce dal peccato nella Chiesa” e “oggi lo vediamo in modo realmente terrificante”.
Questo contraddice l’interpretazione che tanti dettero nel 2000, che invece parlava solo delle persecuzioni che vengono da fuori. Ma è molto più aderente alla visione dei tre pastorelli, soprattutto alla prima parte così descritta da suor Lucia: “il Santo Padre, prima di arrivarvi (alla croce e al martirio, nda), attraversò una grande città mezza in rovina e mezzo tremulo con passo vacillante, afflitto di dolore e di pena, pregava per le anime dei cadaveri che incontrava nel suo cammino”.
Era evidentemente un errore colossale interpretare la “città mezza in rovina” e i “cadaveri” come simbolo delle persecuzioni, perché i martiri non avrebbero avuto bisogno di preghiere e perché il martirio della Chiesa, nella visione, segue quello del Papa: la città mezza in rovina e i cadaveri per le cui anime il Papa pregava soffrendo descrivevano piuttosto la situazione della Chiesa definita “terrificante” da papa Ratzinger, cioè la Chiesa oppressa dal peccato e dall’apostasia dei suoi membri. La Chiesa di oggi.
Tutto questo porta inevitabilmente a ritenere però che il martirio, del Papa (che sarà veramente ammazzato) e della Chiesa, sia da collocarsi nel futuro, che debba ancora realizzarsi.
E porta ancora una volta a ritenere che le sconvolgenti parole della Via Crucis del 25 marzo 2005, quelle sulla “sporcizia nella Chiesa”, sui sacrilegi e sulla barca che sta per affondare, parole scritte e volute da Joseph Ratzinger e Karol Wojtyla, fossero in realtà la rivelazione (sia pure non dichiarata) della parte del “terzo segreto” che nel 2000 non fu svelata, la parte cioè contenente le parole della Madonna stessa, a commento della visione.
Su questa parte gravava un giudizio negativo di Giovanni XXIII (che sospettava fossero parole di Lucia e non della Madonna), giudizio confermato da Paolo VI.
Evidentemente Giovanni Paolo II e il cardinale Ratzinger – che intendevano esaudire la richiesta della Madonna di rendere pubblico il messaggio, ma non volevano smentire pubblicamente i predecessori (pur constatando l’autenticità anche della seconda parte) – decisero di far conoscere attraverso quella Via Crucis al popolo cristiano tutto il messaggio della Madonna.
E’ assai significativo che questo pellegrinaggio a Fatima di Benedetto XVI avvenga oggi. Non si recò al santuario nel 2007, per l’anniversario delle apparizioni, quando sarebbe stato più ovvio.
Ma ci si reca oggi, a ridosso della tempesta scandalistica sulla pedofilia nella Chiesa e lo fa con tre intenzioni assai significative: pregare per la Chiesa, per i sacerdoti e per la pace nel mondo. Tre temi che tutti portano al terzo segreto.
Ora forse certe forze della Curia cercheranno di evitare che queste dichiarazioni, così esplicite, del Papa vengano comprese nella loro portata e magari da lui replicate.
Ma lo scandalo pedofilia ha fatto chiaramente emergere la grande lezione del Papa: non avere paura della verità. Mai. Neanche quando è una verità dolorosa e perfino se è una verità vergognosa per la Chiesa (non a caso il suo motto episcopale è: “Cooperatores Veritatis”).
Ieri il Papa ha concluso così: “la Chiesa ha quindi profondo bisogno di ri-imparare la penitenza, accettare la purificazione, imparare il perdono, la conversione, la preghiera. Sempre il male attacca, dall’interno e dall’esterno, ma sempre anche le forze del bene sono presenti e finalmente il Signore è più forte del male e la Madonna per noi è la garanzia. La bontà di Dio è sempre l’ultima parola della storia”.
Antonio Socci
ANTONIO SOCCI CHIARISCE LE PAROLE DEL PAPA A FATIMA.
Perché il Papa smentisce Bertone (e Messori)
13 MAGGIO 2010
E’ incredibile che i giornali abbiano “bucato” le due clamorose notizie che arrivano dal Portogallo. Una (drammatica) è implicita nelle parole del Papa: la profezia sul papa ucciso e il macello di cardinali e vescovi riguarda non il passato, ma il nostro futuro prossimo (ne parlerò dopo).
Invece un’altra sta nero su bianco ed è questa: il “quarto segreto” (cioè una parte finora non pubblicata del Terzo Segreto) esiste e le parole del Papa sullo scandalo della pedofilia ne sono la prova.
Il Papa è impegnato a fare una grande operazione-verità anche su Fatima, a costo di smentire la versione dei segretari di stato vaticani. Ecco il confronto fra le loro parole e quelle del pontefice.
L’allora Segretario di stato cardinal Sodano, il 13 maggio 2000, nell’annunciare solennemente al mondo la pubblicazione del terzo segreto, spiegando che coincideva con l’attentato al papa del 1981 e le persecuzioni del Novecento, disse: “Le vicende a cui fa riferimento la terza parte del ‘segreto’ di Fatima sembrano ormai appartenere al passato”.
Il successore, Bertone, ha eliminato anche il prudenziale “sembrano” e, per ribadire che il segreto riguardava l’attentato al papa del 1981 e si era già tutto realizzato, ha scritto testualmente (a pagina 79 di un suo volume): “L’accanimento mediatico è quello di non volersi capacitare che la profezia non è aperta sul futuro, si è realizzata nel passato, nell’evento indicato (l’attentato al papa, nda). Non ci si vuole arrendere all’evidenza”.
Ora invece papa Benedetto XVI ci spiega l’esatto opposto, che cioè il terzo segreto riguarda eventi successivi all’attentato del 1981, come l’attuale scandalo della pedofilia e anche eventi che stanno tuttora nel nostro futuro.
Ratzinger ha infatti dichiarato:
“Oltre questa grande visione della sofferenza del Papa, che possiamo in prima istanza riferire a Papa Giovanni Paolo II, sono indicate realtà del futuro della Chiesa che man mano si sviluppano e si mostrano … e quindi sono sofferenze della Chiesa che si annunciano… Quanto alle novità che possiamo oggi scoprire in questo messaggio, vi è anche il fatto che non solo da fuori vengono attacchi al Papa e alla Chiesa, ma le sofferenze della Chiesa vengono proprio dall’interno della Chiesa, dal peccato che esiste nella Chiesa”.
L’attentato del 1981 non c’è nelle parole di Benedetto XVI e quindi non è indicato come “la” realizzazione del terzo segreto.
Si parla solo della “sofferenza di Giovanni Paolo II” che viene unita a quelle degli altri papi (di cui parla la seconda parte del Segreto). Benedetto XVI colloca il compimento del Terzo segreto negli anni successivi all’attentato del 1981 e nel nostro stesso futuro: “sono realtà del futuro che man mano si sviluppano e si mostrano” ha dichiarato “sofferenze della Chiesa che si annunciano”.
Come chiunque può vedere è il contrario di quanto proclamato da Sodano e, più dogmaticamente, da Bertone (“la profezia non è aperta sul futuro, si è realizzata nel passato, nell’evento indicato”).
Del resto era stata la stessa suor Lucia a smentire che la profezia fosse consegnata al passato e si fosse realizzata con l’attentato del 1981. Lo ha scritto in una lettera fondamentale del 12 maggio 1982.
Dopo aver mostrato che si era già realizzata la prima parte della profezia, relativa alla rivoluzione comunista, alla seconda guerra mondiale e alle persecuzioni alla Chiesa, suor Lucia, parlando della terza parte del segreto, scriveva testualmente:
“se non constatiamo ancora la consumazione completa del finale di questa profezia, vediamo che vi siamo incamminati a poco a poco a larghi passi”.
Quindi, in questa fondamentale lettera che fu resa nota dallo stesso Vaticano, suor Lucia, un anno dopo l’attentato di Alì Agca del 1981, non solo non dice che tale attentato è la realizzazione del terzo segreto (non lo ha mai detto né qui, né altrove), ma neanche lo cita, neanche vi accenna vagamente. Anzi spiega “apertis verbis” che il terzo segreto deve ancora realizzarsi. E lo scriveva nel 1982 !
Ci sarebbe da aggiungere che proprio su questa lettera della veggente, Bertone – a quel tempo monsignore – ha inspiegabilmente “cancellato” una frase esplosiva, che contraddiceva la sua versione, senza mai dare alcuna spiegazione.
Ma è sola una delle tante anomalie di questa storia cinquantennale che purtroppo è piena di bugie, di reticenze, di forzature e di omissioni (come ho mostrato nel mio libro).
Ma torniamo ad oggi. Il Papa dunque ha riaperto il dossier in modo così preciso e plateale che tutti coloro che in questi anni erano corsi a omaggiare la versione della Curia si sono trovati nel panico di fronte alle sue dichiarazioni che collocano lo scandalo della pedofilia nel terzo segreto.
Ecco padre Stefano De Fiores che, interpellato dal tg2 delle 20.30 dell’11 maggio, in evidente imbarazzo, balbetta: “a dire la verità in maniera esplicita non lo troviamo…”.
E bravo De Fiores! In effetti nel “terzo segreto” degli ecclesiastici no. Ma in quello completo della Madonna, a cui si riferisce il Papa, sì. Bisogna capirlo padre De Fiores. Aveva scritto un saggetto apologetico del cardinal Bertone giurando che non era mai esistita una parte non pubblicata del “terzo segreto” e ora si trova il Papa in persona che lo smentisce.
Vittorio Messori, un altro intellettuale cattolico che era corso a omaggiare la curiale segreteria di stato, ieri sul Corriere della sera esprimeva l’imbarazzo di trovarsi smentito dal Papa: “Adesso nella schiera vasta dei ‘fatimisti’ ci sarà fermento per mostrare che papa Benedetto XVI si è tradito…”.
In realtà papa Benedetto non ha mai identificato il Terzo Segreto con l’attentato del 1981. Inoltre – da cardinale – sottolineò che non ci sono “definizioni ufficiali, né interpretazioni obbligatorie” del Terzo segreto.
A differenza degli ecclesiastici di Curia, che hanno trasformato in dogma le proprie idee (e fandonie) Ratzinger spiegò che quelle del 2000 erano ipotesi di interpretazione. Mere ipotesi (oggi da superare).
In terzo luogo – con l’umiltà che lo caratterizza – già nel 2000, poco dopo lo svelamento del Segreto, rispondendo a una lettera rispettosa, ma critica del vescovo Pavel Hnilica sul suo commento teologico, Ratzinger non aveva esitato ad affermare che non voleva affatto “attribuire esclusivamente al passato i contenuti del segreto, in maniera semplicistica”.
In realtà Benedetto XVI, come per lo scandalo pedofilia, vuol farci capire che non bisogna mai aver paura della verità, anche quando è dolorosa o imbarazzante.
Perché non si serve Dio con la menzogna. Quando si pretende di mentire per Dio in realtà lo si fa per se stessi: Dio non ha bisogno delle nostre menzogne per difendere e costruire la sua Chiesa. Meglio fare mea culpa, perché Dio è più grande e più potente di tutti i nostri peccati.
Certo, questo atteggiamento non è compreso in Curia. Né dai “ratzingeriani” e giustamente, con affetto, Giuliano Ferrara ha scritto che sulla questione pedofilia, “detto con molta autoironia, per noi foglianti il Papa è un poco fuori linea”.
E’ vero. Perché il Papa sa più di noi e ritiene questo scandalo solo la punta dell’iceberg “terrificante” del peccato nella Chiesa (pensiamo ai verminai da lui denunciati nella Via crucis del 2005) e pensa al grande peccato dell’apostasia nella Chiesa.
E se tutto questo è “la città mezza in rovina” piena di cadaveri, descritta nella visione del Terzo segreto e se il papa ucciso non può essere il papa ferito del 1981, significa che la grande persecuzione del mondo e il grande martirio del Papa e della Chiesa è cosa del prossimo futuro.
Il Papa forse non può dirlo esplicitamente, ma cerca di preparare la sua Chiesa a questa immane prova (“le sofferenze della Chiesa che si annunciano”) affidando tutto nelle mani della Madonna di Fatima. Sono ore straordinarie. Ma i giornali non se ne sono accorti.
Antonio Socci
Da “Libero”, 13 maggio 2010
P.S. A proposito di Bertone e Messori….
Tre anni fa Bruno Vespa realizzò un’intera puntata di “Porta a porta” per lanciare il libro del cardinal Bertone contro di me (ovviamente senza darmi la parola). Titolo della puntata: “Il quarto segreto non esiste” (era un esplicito riferimento polemico al mio libro “Il quarto segreto di Fatima”).
Ieri sera è andata in onda un’altra confusa puntata di “Porta a porta” sulle nuove dichiarazioni del Papa a Fatima e – con mio gran divertimento – pur parlando dello stesso tema, nessuno più ha osato dire “il quarto segreto non esiste”.
Anzi, Vittorio Messori, che tre anni fa era corso ad accreditare la versione di Bertone, senza fare una piega, ha dichiarato l’opposto di quello che finora aveva affermato.
Ha detto cioè che Benedetto XVI non vede il compimento del Terzo segreto nell’attentato del 1981 e non lo ritiene concluso nel passato, ma lo vede proiettato nel futuro, considerando anche un fatto nuovo, come lo scandalo-pedofilia, parte del Segreto (ed è chiaro che il Papa non può esserselo inventato: deve pur averlo ricavato dal testo completo del Segreto…).
Dopo tutto questo Messori non ha minimamente riconosciuto di essersi sbagliato finora, né ha tratto le conseguenze di quello che lui stesso ha dichiarato. Così come il disinvolto Bertone.
Ora, a me pare che non si possa dire tutto e il suo contrario. O ha ragione Bertone (e la profezia si è realizzata con l’attentato del 1981 e si è conclusa nel passato) o ha ragione Benedetto XVI e allora il testo del Segreto è più ampio, la profezia è ancora aperta e il martirio di un Papa e della Chiesa stanno nel nostro futuro.
Non si può far finta che le due opposte versioni possano coesistere. Per rispetto della logica. Sarebbe auspicabile che prevalesse l’amore alla verità e un leale riconoscimento dei propri errori… L’invito del Papa al pentimento, all’esame autocritico e alla penitenza dovrebbe essere preso sul serio.
Che la S.S. Madre di Dio protegga il Papa e tutti noi!
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