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lunedì 2 gennaio 2012

CRISTIANI PER SERVIRE: AIUTATEMI A DIFFONDERE L'APPELLO DEL PRESIDENTE FELICE PREVITE

Il 10 dicembre 2011 ricorre il 63° Anno dell’ adozione del provvedimento da parte delle Nazioni Unite .
di Felice Previte, Cristiani per Servire 02.12.2011 



Come ogni anno, anche il 10 dicembre 2011, ricorre il 63° anniversario della “Dichiarazione Universale dei diritti dell’uomo”, Giornata dedicata al ricordo e per la difesa di due diritti d’importanza fondamentale nazionale ed internazionale :

La vita ( art.3 ), e la famiglia (art.16).



Sono tutele di rilevanza etica, per le quali ancora oggi in Europa si discute la grande valenza del provvedimento, malgrado la vibrante “raccomandazione” all’osservanza di quelle norme che l’ONU adottò il 10 dicembre 1948.



Questi principi sono fondamentali sull’applicazione dei diritti umani ed individuali, quali il diritto alla vita, alla libertà, ad una esistenza dignitosa, alla sicurezza individuale, coesioni prevalenti nella n/s Costituzione, e la“Dichiarazione Universale dei diritti dell’Uomo” è stata emessa, soprattutto, dopo i drammatici eventi verificatesi nella seconda guerra mondiale.



Tutti i Trattati Internazionali inerenti la politica pubblica, sono rivolti a riconoscere la persona quale membro precipuo della società, la quale soprattutto, incarna la sua identità nella formazione famiglia, malgrado i segnali di intensa fragilità e pur tra crescenti difficoltà di capacità di tenuta sempre più labile e debole, la famiglia resiste ancora in questo contesto culturale, a dispetto di quanti “dicono a parole di difendere” ! ( Oh! quanti ce ne sono ! )



In questa società che si dibatte in serie difficoltà economiche, morali, politiche, violenze in famiglia, negli stadi di calcio, disagio giovanile, droga, eutanasia strisciante, depressione ecc. ecc. “mali” di cui soffre la n/s società, se si distrugge la famiglia, ma come si può riconquistare quei valori morali indispensabili che si tenta e si vuole abbattere anche in Italia ?



Da tempo sui mass media e da parte di una certa spericolata politica si vuole introdurre con una certa insistenza l’eutanasia, la quale unita con l’altra sorella l’eugenetica, costituiscono “forme” molto inquietanti che avversano le norme sul diritto alla vita ed alla morte e che violano quei principi fondamentali dei Trattati Internazionali, precipui nella n/s Costituzione, ma che costituiscono una presunta “ licenza di uccidere”, un attacco al dissolversi dei valori etici che distruggono la connivenza civile.



Il principio riconosciuto della vita umana è logico corollario della concezione cristiana della vita, ripetutamente confermato nel nostro tempo dal Magistero della Chiesa cattolica, dai Documenti Conciliari ed Episcopali e da una etica civile.



L’eutanasia, intesa nell’antichità quale morte dolce senza sofferenze, oggi viene definita nel bene e nel male intervento della medicina diretta ad attenuare i dolori della malattia e dell’agonia, ma in senso pratico significa procurare la morte per interpretare una pseudo pietà allo scopo di eliminare le sofferenze di bambini anormali, malati terminali, disabili, “azioni” dirette a non prolungare una vita ritenuta infelice.



Nella n/s vita quotidiana, pare, che si vada uniformando nelle strutture ospedaliere, quello che ho chiamato il “budget del ricoverato”, una “forma” di risparmio che restringerebbe i tempi di degenza del paziente, ancor più grave se applicata a persone incapaci di difesa, condensato nella Petizione alla quale il Parlamento non vuol dare una risposta ! Perché ?



http://digilander.libero.it/cristianiperservire/pdf/Petizione%20al%20Parlamento%20Italiano.pdf

http://digilander.libero.it/cristianiperservire/News2011/050911.htm



Questo “sistema”, se vero, è una significativa indicazione drammatica, che non ho nessuna remora a definire eutanasia, una omissione di soccorso “fuori” dall’ordinamento giuridico italiano, una”forma pratica di risparmio”,la cui eventuale applicazione il Parlamento, ripeto, deve chiarire la verità, anche e soprattutto, attesa dall’opinione pubblica, con risposta alla mia Petizione del 30 ottobre 2009, demandata col n.911 al Senato della Repubblica e col n.787 alla Camera dei Deputati !



L’eugenetica, corrente di pensiero molto antica consistente in “studi” per il miglioramento della razza umana, ha arrecato conseguenze significative sulla vita di molti popoli ed é una pratica biomedica prepotente ed arrogante che spianò la strada alle terribili selezioni della purezza della razza e del genere umano, tentate nell’ultimo conflitto mondiale, dove si sosteneva che la specie umana vada migliorata con qualsiasi mezzo, dagli aborti per eliminare i “figli imperfetti”, all’eutanasia per eliminare la vita “senza senso” .



 Gli eugenisti di oggi sono quelli che :



in nome di una sorte di pietà, per nulla a che vedere con la “pietas cristiana”, dichiarano che la vita attaccata al respiratore va eliminata per non soffrire la malattia come vanno “insinuando”, anche, alcune trasmissioni televisive ; quelli che, forse, si ispirano al Malthus, un economista inglese che attribuiva alla sovrappopolazione il male e le miserie sociali ; quelli che riconoscono più il valore degli animali, che rispettiamo e che pongono l’uomo allo stesso livello, mentre, forse, è molto  più importante valorizzare il genere umano . O sbaglio !



La vita e la famiglia sono i beni più preziosi che l’uomo possiede. Non li distruggiamo !



Anche il 20 dicembre 2011 ricorre l’ anniversario del 40° anno per il quale l’Organizzazione delle Nazioni Unite ha voluto tutelare i diritti anche degli handicappati psichici, affermando che “L’handicappato mentale deve godere in tutta la misura possibile degli stessi diritti degli altri esseri umani “, tematiche ancora oggi di profonda attualità.



Fra questi diritti, vengono nuovamente riproposti e  compresi il diritto alla vita, il diritto ad essere riconosciuto come persona e trattato come individuo prima che come “categoria”, il diritto ad avere una famiglia, il diritto alla migliore assistenza possibile  medica, riabilitativa, re-introduttiva in ambito sociale se possibile, il diritto alla scuola, al lavoro ed altrettanti civici diritti.



Quelli citati sono anniversari poco ricordati dalle nostre Istituzioni, ( occupate come sono in inutili e dannose litigiosità davvero sorprendenti e di poca statura morale !), perché nessuno si interessa della situazione dei cittadini “disabili”, del mondo della sofferenza, in quanto è una “situazione” che non interessa nessuno e nessuno si interessa della “situazione” .



Dobbiamo considerare che in Italia insiste una esaltazione di un “relativismo” senza limiti, un “feroce disinteresse” ambedue inerenti anche la sicurezza dei cittadini, perché non bisogna dimenticare i folli gesti quasi quotidiani compiuti da menti psichicamente instabili,“condizione” che non abbiamo visto nei Programmatici del Governo Monti ritenendo prioritari questi gravi ed urgenti disagi sociali, adottando le misure legislative carenti da ben 33 anni !



In Italia persiste vergognosamente una lacuna legislativa verso la disabilità !



Una legge-quadro di riordino dell’assistenza psichiatrica, il cui ultimo provvedimento legislativo era racchiuso nel Testo Unificato e condiviso da tutte le forze politiche “Burani-Procaccini”, sparito dall’Agenda Parlamentare fin dall’aprile 2005 e ce lo dovrebbe spiegare l’allora Presidente della Camera dei Deputati Onorevole Pier Ferdinando Casini “difensore” della famiglia,dimentico, che esiste anche, la famiglia del disabile !  Da quell’epoca il “buio” sul disagio psichico !



Nel dibattito sul “Piano di Stabilità 2011”di recente discussione parlamentare, nessuno ha riconosciuta l’urgenza di interventi legislativi e finanziari nei confronti di cittadini italiani affetti da disturbi psichiatrici, delle loro famiglie e per la sicurezza di tutti i cittadini.



Intanto il Governo Monti ci “costringe” suo malgrado, a sacrifici di “vario genere”, mentre si potrebbe risparmiare intensificando i controlli per possibili evasioni fiscali nei porti turistici dove sono alla fonda barche, barchette, barconi ed ogni natante, sospendere le spese inutili di rappresentanza, della “casta”, per le operazioni militari all’estero, telefonini, auto blu, spreco di luci accese nei Ministeri, liquidazioni milionarie, corruzioni, uomini dedicati alla politica coinvolti in “situazioni pericolose” e via dicendo, oh! ma quante ce ne sono sia nei colli che nelle pianure !!!



Ma i sacrifici li devono sostenere solo gli “italiani “medi”, quelli che pagano più tasse, specialmente i pensionati che hanno “versato” nella loro vita i contributi, specie sanitari, ed oggi si devono pagare le medicine e se non hanno soldi o sono anziani con malattie gravi o incurabilidevono soccombere! ( vedi sopra quanto sta accadendo negli ospedali,se vero! )



Non posso che terminare questo mio dire con la classica “sinfonia” dalla Turandot di Giacomo Puccini : “Nessun dorma” !



Ancora una volta l’opinione pubblica, il mondo della sofferenza e quello cattolico, vogliono ricordare quelle norme di difesa, ampiamente disattese dalla politica e dai Governi, per una più equa ripartizione delle priorità tutelando sempre più i diritti morali e sociali dell’uomo, sia prima e sia dopo la nascita fino al suo naturale declino, dei disabili fisici e degli handicappati psichici rievocati in questo “63° Anno della Dichiarazione dei Diritti dell’Uomo” , nel“40°Anno della Dichiarazione dell’handicappato mentale”e nella trascorsa“Giornata Internazionale delle persone con disabilità” che si celebra oggi 3 dicembre 2011.



E con le parole del Beato Giovanni Palo II° : “Andiamo avanti con speranza “!




http://digilander.libero.it/cristianiperservire  

IDA MAGLI, ANTROPOLOGA, "SIAMO ANCORA IN TEMPO A SALVARE L'ITALIA E LA CIVILTA' EUROPEA"

di Ida Magli

Italiani Liberi | 30.11.2011

  La crisi dell’euro non è sanabile. Nessuno vi può riuscire, che sia o non sia un esperto banchiere o persona di fiducia del mondo intero. Non vi può riuscire neanche bruciando nel crogiolo dell’euro tutti i beni che gli Italiani e gli altri popoli d’Europa possiedono. Si sente dire in questi giorni che alcune grandi banche americane stanno preparandosi al crollo della moneta unica: non è possibile che i capi dei governi europei, responsabili della vita e dei beni di centinaia di milioni di persone, si rifiutino di ammettere questa possibilità preparando una qualche via di fuga, un’estrema uscita d’emergenza. E’ un loro preciso dovere predisporre un ordinato ritorno alla moneta nazionale in caso di necessità, invece di aspettare il caos del crollo globale. Gli strumenti a disposizione non mancano. Faccio un solo esempio: la lira non è ancora andata fuori corso. Si può cominciare ad emettere una parte dei titoli di Stato in lire esclusivamente per il mercato italiano e a far circolare la doppia moneta, così come si è fatto nel primo periodo del passaggio all’euro. Sappiamo bene quanto siano capaci di creatività i tecnici della finanza: la mettano all’opera.
  L’importante, tuttavia, è che si riconosca il fallimento del progetto di unificazione europea e della moneta unica. Soltanto se ci si convince che l’euro è debole perché è privo della forza degli Stati che lo dovrebbero garantire, si capirà che nessuna terapia lo può guarire. La forza degli Stati non è costituita dal nome dei governanti, ma dai loro popoli, dalla loro storia, lingua, arte, religione, civiltà. Perfino il mercato, idolo dei banchieri, si è indebolito in Europa perché, con l’unificazione, si è trovato ridotto al minimo comune denominatore. E’ una delle prime cose che ci hanno insegnato a scuola: non si possono sommare le mele con le pere. E’ proprio quello che hanno voluto fare i progettisti dell’Unione: francesi più tedeschi più spagnoli più italiani ecc., tutti mele o tutti pere, come se la ricchezza dei popoli d’Europa non consistesse soprattutto nella loro straordinaria diversità creativa. Tragica ignoranza o spaventosa presunzione del potere? Sarà la storia a rispondere a questa domanda.
  La crisi dell’euro è dovuta quindi, a parte i numerosi motivi specificamente tecnici del mercato e della finanza, al fatto che era sbagliato il progetto di unificazione europea entro il quale l’euro doveva vivere. Unificare i popoli, però, è un’operazione antropologica. Per questo è stato evidente fin dal primo momento ad una persona come me che fa di professione l’antropologo, vederne tutti gli errori e rendersi conto che l’euro, frutto principale dell’unificazione, sarebbe fallito. Ne avevo previsto il crollo, infatti, fin da prima che entrasse in circolazione, ossia nel 1997, quando ho pubblicato per l’editore Rizzoli il libro “Contro l’Europa”. Gli anni sono passati, ho scritto decine di articoli (molti pubblicati anche sul “Giornale”) sempre ripetendo che la costruzione europea era sbagliata e che le conseguenze negative, per l’Italia in particolar modo, sarebbero state gravissime, ma sono stata purtroppo costretta ad assistere nell’impotenza al sicuro disastro. Nell’estate dell’anno scorso Rizzoli mi ha chiesto di scrivere un secondo libro sull’Europa. A novembre è uscito “La Dittatura europea” dove si trovano descritti passo per passo, tutti gli avvenimenti cui stiamo assistendo. Soltanto un nome è diverso: prevedendo che un banchiere sarebbe diventato capo del governo, facevo il nome di Draghi. Allora Draghi non era ancora stato nominato alla Bce, ma si tratta di personaggi interscambiabili. Qualche giorno dopo avrei fatto sicuramente il nome di Monti.
  Non sta bene dire “Ve lo avevo detto?”. E’ compito specifico dello scienziato fare delle previsioni il più possibile vicine alla realtà e per un antropologo era facilissimo capire che si stavano compiendo macroscopici errori. Se adesso lo metto in rilievo è nella speranza che finalmente qualcuno lo creda e corra ai ripari. Siamo ancora in tempo a salvare l’Italia e la civiltà europea.
Ida Magli

www.italianiliberi.it

Roma, 27 novembre 2011

SE SOLO CREDESSIMO DI PIU' ALLA POTENZA DELLA PREGHIERA!!!

Con il Rosario salviamo i bambini

di Andrea Zambrano

 da la Bussola Quotidiana



Mazzi




“CON la perseveranza salverete la vostra vita”. Andrea Mazzi, 45 anni (nella foto), una moglie e due figli, ingegnere della multiutility di Modena e si definisce "obiettore fiscale" perché non vuole “che lo Stato finanzi l'aborto con i miei soldi”, ha preso la frase evangelica e l’ha fatta propria. Però ci ha aggiunto qualcosa: “... Salverete anche la vita degli altri, specie se a rischio di non nascere”. Come? Seguendo alla lettera una frase profetica del suo padre spirituale, don Oreste Benzi. Eccola: «Ho trovato il modo per far cessare gli aborti in tutta Italia: andare a pregare di fronte agli ospedali». Mazzi racconta che quando nel 1998 il sacerdote riminese propose la cosa ai “ragazzi” della comunità Papa Giovanni XXIII era già chiaro fin da subito che per quell’intuizione profetica serviva principalmente la faccia tosta di chi sa di perdere tutto per trovare tutto. Così ogni lunedì a Modena e in altri giorni in altre 6 città (Rimini, Ancona, Faenza, Forlì, Bologna e Madrid) il servizio “Maternità difficile e vita” della comunità si ritrova da quasi 13 anni davanti agli ospedali per recitare il Rosario. L’ora è improba: alle 6.45.




Perché così presto?

«Perché quello è l’orario in cui le donne entrano in day hospital per abortire. 


Ma scusi, perché non vi trovate nelle cappelle degli ospedali?

«Don Benzi lo ripeteva sempre: “Noi dobbiamo rendere pubblico quello che avviene nel silenzio degli ospedali”. Il fatto è che la società è anestetizzata. Che cosa accadrebbe se un giornale domani titolasse a sei colonne: “Ieri cinque bambini uccisi nell'ospedale della nostra città”. Direbbe una cosa vera?»


Sì, vera, ma scomoda. Eppure non si fa...

«Lo vede che la nostra società è addormentata? Un motivo della preghiera pubblica è questo. La preghiera è una forma di denuncia pubblica di una grave ingiustizia che si sta compiendo, noi preghiamo Dio ma anche la società affinché cessi».


Esclusivamente pubblico. Una provocazione.

«No. Siamo spinti dalla preghiera come principale dimensione spirituale. L’immagine è molto semplice: sotto la croce c’era Maria, che non poteva far nulla per togliere suo figlio da quel supplizio, ma stava lì e pregava. Ecco, noi facciamo lo stesso. Siamo lì, nell’ora in cui questi bambini vengono uccisi: non possiamo impedire la loro morte, ma stiamo vicino a loro e preghiamo per loro, ci ricordiamo di loro e delle loro madri, anch'esse vittime». 


L’ideologia dominante parla di autodeterminazione della donna: guai a chi tocca questo principio. Faccio l’avvocato del diavolo: come vi permettete di giudicare la scelta di queste donne? «Lo abbiamo sempre detto pubblicamente: non siamo contro le donne, non giudichiamo nessuno. Anzi, la nostra preghiera nasce sempre dalla constatazione del fatto che tutti siamo complici e quindi che la prima necessità è quella della nostra conversione».


Che cosa volete ottenere?

«Preghiamo per le mamme di questi bambini sperando che qualcuna vedendoci pregare possa ritornare sui suoi passi e decidere di accoglierli. Non siamo su un piedistallo a giudicare le “donne peccatrici”, questo lo pensano i tanti che ci attaccano e ci ostacolano anche con la violenza e la forza». 


Addirittura? 

«Cominciarono quando don Oreste era ancora in vita. Nel ’99 a Rimini venne a pregare anche il sindaco, così nacque un movimento che andò avanti per un certo periodo».


Che facevano?

«Osteggiavano la preghiera. A Bologna arrivarono con gli striscioni per buttarci fuori dai marciapiedi del Sant’Orsola. Altre volte chiamavano i carabinieri. Lo sa cosa disse loro don Oreste?»


No.

«“Ma guardate che i bambini li stanno uccidendo là, dentro l’ospedale, non qua”».


Contestazioni sulla sua pelle?

«A Modena c'è sempre stato chi ha criticato questa preghiera, abbiamo avuto una forte attenzione mediatica anche perché siamo piuttosto numerosi (agli inizi eravamo una cinquantina). Nell’ultimo anno gli attacchi sono diventati più forti». 


Da parte di chi?

«Principalmente L’Udi (Unione donne in Italia), area cosiddetta “femminista”, oggi vicina a Sel».


Campagne mediatiche ostili?

«Non solo, attacchi diretti. Un anno fa c’è stato un “salto di qualità”, hanno alzato il tiro».


Perché?

«Dapprima hanno fatto un reclamo alla polizia municipale sostenendo che creavamo confusione e molestavamo le persone. Gli agenti sono venuti e hanno riscontrato l’infondatezza della segnalazione. Quindi hanno diffuso un comunicato dicendo che avremmo molestato una donna che si recava in ospedale, ma si erano basati su una telefonata anonima che loro sostenevano di aver ricevuto: così ci hanno accusato pubblicamente di una cosa assolutamente infondata. Non proprio carino...»


Come andò a finire?

«Con un nulla di fatto, ovviamente. L’Udi lo ha detto pubblicamente: “vogliamo che i “pregatori” se ne vadano” e per questo “andremo fino in fondo”, fino a quando cioè non troveranno il modo di farla smettere».


Ci sono mai andati vicini?

«Noi non ci siamo mai fermati, e dire che di ostacoli ne hanno messi sulla strada. Le ho già detto dell’assemblea pubblica?»


No...

«Dopo il comunicato hanno organizzato un incontro pubblico per chiedere alle istituzioni di avviare una serie di azioni per impedirci di pregare. Lì hanno rivelato che da anni hanno una forma di attenzione periodica su di noi».


In che modo?

«Di tanto in tanto vengono a controllare quello che facciamo».


Ma voi continuate a pregare anche se siete sotto controllo dei "guardiani della rivoluzione"? 

«Certo, l’unica cosa che abbiamo fatto è stato togliere temporaneamente alcuni cartelli che spiegavano le ragioni della nostra iniziativa per far risaltare meglio che siamo solo un gruppo di preghiera e non facciamo manifestazioni politiche. Così è rimasta solo la croce. Ma c’è anche un altro gruppo».


Quale?

«A ruota dell’Udi si sono mossi anche gli autonomi e i collettivi anarchici. A Modena c’è il Guernica, poi c’è un coordinamento donne di Rifondazione comunista, insieme hanno messo in campo azioni per attaccare la preghiera. Lo scorso aprile sono venuti due volte e con i megafoni, mentre noi pregavamo, ci hanno urlato ogni sorta di “complimento”». 


E voi?

«E noi continuavamo a pregare...! Soltanto un amico si staccò dal rosario per scattare una foto e documentare la cosa». 


Immagino, non l’avesse mai fatto...

«Un autonomo lo ha minacciato: “Se scatti un’altra foto, ti spezzo le gambe”. Ma noi abbiamo sempre mantenuto uno stile mite e non violento: abbiamo anche dato loro una lettera e ci siamo resi disponibili per un incontro, che però loro hanno rifutato. Alcuni giorni dopo hanno fatto anche una manifestazione davanti al consultorio e una in piazza».


Contestazioni a parte, c’è qualche risultato?

«Sì, abbiamo tante belle storie a “lieto fine”. Una volta una mamma a Rimini si stava recando ad abortire e poi...»


...e poi?

«E poi il miracolo della preghiera. Entrammo in contatto, le parlammo del bambino che aveva dentro di sé, la incoraggiammo che i suoi problemi si sarebbero potuti risolvere. Lei scoppiò a piangere e decise che non avrebbe abortito. E dopo settimane di angoscia provò finalmente un grande sollievo».


Che cosa le avete detto?

«Che è giusto dare al proprio bambino la possibilità di nascere e di conoscere la vita». 


Questo è bastato a convoncerla?

«Non c’era bisogno di convincerla. Lei, come ci raccontò successivamente, sentiva già che doveva dare una possibilità al suo bambino, lui non aveva colpe e non doveva pagare per i suoi sbagli».


C'è qualche donna che cambia idea e torna indietro a ringraziare come nei casi evangelici dei miracoli? 

«Sì, tante. Addirittura a volte succede che qualcuna decida nonostante il nostro aiuto di abortire e poi ci ringrazi perché “almeno voi ci avete provato ad aiutarmi”. La preghiera raggiunge gli angoli più disparati. Ho ancora negli occhi quello che accadde ad una coppia ghanese».


Che cosa?

«Una mamma ci aveva notato durante il Rosario, le lasciammo un volantino. C'era una foto di un bambino nel grembo e la scritta “Why don't you let me live?” (perché non mi lasci vivere?). Salì in reparto e lasciò quel volantino su un comodino della stanza dove c’erano le donne in attesa di abortire. A fianco c'era una coppia di ghanesi. Lei non avrebbe voluto abortire, ma lui l’aveva convinta a farlo. Quando però lui guardò il volantino, rimase folgorato. Guardò la moglie e le disse: “Ma cosa stiamo facendo?”. Si alzarono di scatto e se ne andarono. Dopo pochi minuti sarebbe arrivato l'infermiere a prendere la donna per portarla in sala operatoria». 


Folgorati?

«Sì. Abbiamo offerto loro un percorso di affiancamento, ma dopo un po’ abbiamo capito che preferivano muoversi autonomamente. E abbiamo perso i contatti».


Intanto una vita era stata salvata...

«Un paio di anni dopo andiamo a trovare in ospedale un'altra mamma ghanese e vi troviamo una sua amica: era la donna che scappò a pochi passi dall'aborto, Ci riconobbe. Mi disse una frase che non dimenticherò mai: “Ogni volta che guardo mio figlio penso a voi e a quello che avete fatto per me”. Certe storie ti riempiono il cuore, ma facendo questa attività devi confrontarti anche con tanti lutti». 


Che cosa dice la Chiesa locale?

«La Chiesa deve essere il punto di riferimento. Don Oreste prima di dare avvio a questa preghiera, ne parlava sempre prima con il vescovo di quella diocesi. Così è stato anche a Modena, e anche il nuovo vescovo è a conoscenza di questa nostra iniziativa. Quando sono partiti gli attacchi alla preghiera il settimanale diocesano ha avviato una raccolta di firme a nostro sostegno».


Come reagiscono i medici e gli infermieri?

«Dentro agli ospedali c'è un grande disagio in chi opera nei vari percorsi per arrivare all'aborto. E' un disagio interiore che si oggettiva nel fatto che sono sempre di più le obiezioni di coscienza. 


Non c'è il rischio che siano di comodo? Di chi dice: “Ma chi me lo fa fare?”».

«Quella che è cresciuta molto in questi ultimi anni è un’obiezione di coscienza “da saturazione”. Posso testimoniare con i miei occhi e le mie orecchie: ci sono medici, ostetriche e infermieri che non ne possono più di fare aborti. Capiscono di essere solo ingranaggi di un’orrenda macchina di morte e che non possono andare avanti per sempre a farsi scudo dietro al fatto che c'è una legge da applicare. Certe cose le vedono meglio di altri e faticano a tenerle nascoste perché li costringono a interrogarsi su quello che vedono». 


Che cosa vedono?

«Soprattutto l'aborto in fase avanzata, è un piccolo parto. Il bambino nasce vivo ma non ha gli organi pronti per respirare e muore entro qualche ora, salvo casi come quello di Rossano Calabro (aborto alla 26esima settimana, il feto vivrà per un giorno dimenticato dal personale sanitario). Una volta terminato, quelle stesse ostetriche si girano nel letto a fianco e devono assistere un altro bambino, nato alla stessa settimana di gestazione, o poco più, che sta lottando per sopravvivere e si fa di tutto per salvarlo».


Dunque con il feto delle stesse dimensioni...

«E vedono l'orrore! L'orrore di una prassi ospedaliera che di fronte a due neonati uguali lascia morire chi non è destinato a vivere. Un operatore ospedaliero un giorno si recò in cella frigorifera e vide un feto che ancora respirava. E' l'orrore che si aggiunge all'orrore». 


Avete conosciuto medici o paramedici che sono diventati obiettori?

«Sì, Un'operatrice ci ha raccontato di una frase che si dicono tra colleghe: “Andremo tutte all'inferno”. Loro lo sanno che è un mestiere tremendo, parlo ovviamente di coloro che fanno parte dell'equipe che segue gli aborti. Di altri sappiamo che sono andati molto in crisi.Dentro gli ospedali c'è un dramma fortissimo. E in tanti arrivano a dire: “Non ce la faccio più”. Anche da questo nasce la Ru 486, che ha lo scopo di aggirare il problema...»


Come accompagnate le donne che si avvicinano a voi?

«Anzitutto bisogna riconoscere, come diceva don Oreste che dietro ad una donna che vuole abortire, c'è sempre qualcuno che la fa abortire. L'aborto è un pensiero estraneo alla donna, è indotto.Dal padre del bambino...?»


Certo: ricatti, violenza e inviti pressanti sono sempre più frequenti, ma non ci sono solo i compagni. Ad esempio? 

«L'atteggiamento ostile del datore di lavoro, l'ambiente circostante con le pressioni dei genitori o tutori che fanno leva su ragazze minorenni o donne con problemi psichici».


E gli assistenti sociali?

«Ci sono assistenti sociali che di fronte a casi di povertà si permettono di dire: “Pensaci bene, hai già altri bambini...”. E poi ci sono le spinte dei medici».


Che invitano ad abortire?

«Certi responsi di esami prenatali sono tremendi, perché identificano il malato con la malattia. Come si fa a dire a una donna: “Signora, lei aspetta un down?”. E a questo punto tante volte è il medico stesso a suggerire l’aborto. Senza neanche offrire alla coppia la possibilità di incontrare famiglie che hanno bambini con lo stesso problema, per capire realmente di cosa si tratta».


Quindi oltre che una mentalità abortista c'è anche una sorta di induzione sociale all'aborto, come se la donna dovesse affrontare un protocollo ulteriore?

«Altroché. Ecco perché ora l'urgenza è fare campagna di sensibilizzazione su questo tema. Fino ad ora abbiamo visto le campagne sulla libertà della donna di abortire, ma la verità è che loro abortiscono perché non vedono davanti a sé alcuna alternativa, hanno pressioni micidiali attorno che le spingono a farlo». LEGGI TUTTO


L' ONU CALPESTA IL DIRITTO ALLA VITA E CONTINUA A PROMUOVERE L'ABORTO

L'ONU in Giamaica: soldi in cambio di aborto
di Danilo Quinto
29-12-2011

Che le organizzazioni internazionali e, in particolare, l’intero apparato delle Nazioni Unite, con le sue varie articolazioni, abbiano promosso e favorito, negli ultimi decenni, l’interruzione di gravidanza, in nome della cosiddetta salute riproduttiva e della pianificazione familiare, è provato da innumerevoli documenti pubblici, da resoconti di riunioni e da testimonianze. 
(....)Riunita a New York per la propria sessione annuale del 2008, con all’ordine del giorno l’“eliminazione di tutte le forme di discriminazione e violenza contro giovani donne e bambine”, la Commissione sullo status delle donne (Csw), l’organismo delle Nazioni Unite che si occupa dell’“uguaglianza di genere” e della situazione femminile nel mondo, bocciò la richiesta avanzata dalla delegazione americana perché fosse inserito nel documento finale un chiaro divieto di infanticidio e di aborto finalizzato alla selezione del sesso del nascituro. Alla decisione concorsero tutti i paesi che praticano l’aborto selettivo, ma anche il Canada e i paesi europei. Della proposta formulata dagli Stati Uniti rimasero solo tre righe, nelle quali ci si limitò a definire “non etiche” le pratiche di infanticidio delle bambine e di selezione prenatale del sesso. 
Il delegato dell’Unione europea e il rappresentante dell’ UNFPA (United Nations Population Fund), l’agenzia ONU che con i suoi programmi promuove l’aborto selettivo nei paesi del terzo mondo, si sono detti d’accordo con queste affermazioni. Recensioni
Siamo di fronte alla realtà di un sistema internazionale che nei fatti disprezza il diritto alla vita - sul quale si fondano tutti gli altri diritti - e che rende di grande attualità la Carta di San José, il recente documento promosso da Robert George, dell’Università di Princeton e dall’ex Ambasciatore americano in Asia, Grover Joseph Rees, che all’articolo 1 recita: «Come dimostrato dalla scienza, ogni vita umana inizia dal concepimento».

LIBERALIZZAZIONI,PRIVATIZZAZIONI: UNA FRODE AI DANNI DEI CITTADINI !?!?!?



Privatizzazioni e liberalizzazioni: 

istruzioni per l’uso
Gianni Credit

lunedì 2 gennaio 2012











Anche nel giorno di Capodanno molti italiani hanno circolato per la rete autostradale, sborsando subito qualche euro in più di tariffa maggiorata in media del 3,1%. Di certo non saranno stati pochi quelli che hanno psicologicamente percepito il rincaro alla voce “austerità”: un effetto della manovra “salva-Italia”, come l’aumento delle rendite catastali ai fini della nuova Imu o quello previsto dell’Iva. L’adeguamento delle tariffe autostradali non è invece una “tassa” che s’incrementa per risanare le finanze pubbliche, né un “sacrificio” chiesto agli italiani per ridare sostenibilità al più ampio sistema-Paese, come la riforma previdenziale. L’aumento del pedaggio è invece un appesantimento del prezzo deciso da gestori privati in concessione, come la famiglia Benetton e i suoi soci in Atlantia, che si sono aggiudicati Autostrade per l’Italia una decina d’anni fa al culmine della stagione delle privatizzazioni.LEGGI TUTTO


La fase 2 di Britannia-Monti: liberalizzazioni e costi della politica per distruggere lo stato-nazionale.InGlass-Steagall su dicembre 30, 2011 a 1:56 PM

Così, la manovra Monti vorrebbe entrare nella sua fase 2. Ma di cosa si tratta veramente?
La prima mission del Governo Monti é consistita nello stabilizzare la situazione finanziaria italiana per impedire il crollo dell’euro, e conseguentemente impedire una reazione a catena capace di coinvolgere tutto il sistema bancario transatlantico.
A quale prezzo ciò sia avvenuto per i cittadini italiani, non é stato importante… e si é visto!
Il Governo doveva fare cassa e l’ha fatta aumentando la tassazione su tutti i beni(l’aumento delle accise sul carburante così come quello sull’Iva bastavano di per sé a rendere l’operato del Governo recessivo).
La Fase 2: patrimonializzare le banche a danno del tessuto sociale e produttivo del Paese
Ma é la seconda mission – quella che chiamano “fase 2″ – ad essere molto più pericolosa.
Essa, non é altro che la fase 2 dell’ Operazione Britannia!
Si tratterebbe cioè di quelle misure – dalle liberalizzazioni alle privatizzazioni – atte atrasferire nuovi asset dell’economia reale all’oligarchia finanziaria, agli squali della finanza, al sistema bancario nazionale ed internazionale.
Tutto ciò consentirà, di fatto, la patrimonializzazione di quel sistema bancario prossimo alla bancarotta. Ed è il sistema bancario è il vero responsabile dell’attuale crisi!Esso, infatti, necessita di dare solidità reale a degli attivi virtuali di bilancio sempre più disconosciuti dal “mercato”.
Gli squali della finanza – divenuti tali dopo l’eliminazione dello standard Glass-Steagall – vogliono procrastinare la loro esistenza a prezzo della distruzione di tutto il tessuto sociale e produttivo di intere nazioni.
Monti è il garante di questa operazione, ma anche il parafulmine di quel Passera che può agire indisturbato nel dietro le quinte.

FEDERICO CATANI ATTENTO OSSERVATORE: MONTI HA DICHIARATO "OGGI STIAMO ASSISTENDO AL GRANDE SUCCESSO DELL'EURO" NE SIAMO CERTI????

Mario Monti e l’euro: ecco in che mani siamo


(di Federico Catani) Da quando qualcuno ha deciso per tutti gli italiani e al loro posto che il prossimo capo del governo dovrà essere il professor Mario Monti, gira sul web e sui social network un video che forse era sfuggito ai più. Si tratta di una puntata dell’Infedele, la trasmissione politica che Gad Lerner conduce su La7, risalente allo scorso 26 settembre.
Ebbene, uno degli ospiti in studio era proprio Mario Monti, il quale ha dichiarato testualmente che “oggi stiamo assistendo al grande successo dell’euro”, la cui manifestazione più concreta è la Grecia, costretta in questo modo a dare peso alla “cultura della stabilità” con la quale sta trasformando se stessa.
Non bisogna essere degli esperti in economia per capire che in questa frase qualcosa non va e stona pesantemente con il sentire comune ed il buon senso. Di fronte al crollo greco, l’esimio professore, ritenuto non a torto amico di quei “poteri forti” che gestiscono le sorti degli Stati, afferma in buona sostanza la validità e i meriti della moneta unica europea. Se una riflessione simile fosse stata elaborata da un Berlusconi qualsiasi, sarebbe scoppiato l’ennesimo scandalo e subito i media avrebbero bollato la battuta come imperdonabile gaffe. Ma poiché autore di tutto ciò è stato l’economista e “uomo della provvidenza” Monti, allora nessuno apre bocca. Anzi, magari qualcuno applaude. In verità, quel che sostiene il professore non è sbagliato dal suo punto di vista. Rappresentando quei circoli ristretti che ruotano attorno ai grandi organismi sovrastatali, Monti ha espresso chiaramente quello che è l’obiettivo dell’euro, ovvero la drastica riduzione della sovranità nazionale.
Oggi ormai i governi possono far ben poco, hanno un margine di discrezionalità ristretto, perché devono rispondere prima di tutto al Fondo monetario internazionale (Fmi), alla Banca centrale europea (Bce), i ad altri potentati, che hanno il potere di ricattarli. Non è un caso che i vertici di questi organismi vedano con favore la nomina di Monti a capo di un governo tecnico per l’Italia.
C’è solo un piccolo problema: nessuno ha mai eletto i membri del Fmi o della Bce e nessuno ha votato Monti come presidente del consiglio. Si fa un gran parlare di democrazia e sovranità popolare, ma a quanto pare si tratta di discorsi vuoti, pronunciati ipocritamente per nascondere il perseguimento di ben altri interessi. L’Italia rischia di essere governata da un uomo che è membro del comitato direttivo del discutibile Gruppo Bilderberg, presidente europeo della Commissione Trilaterale fondata da David Rockefeller, International aAdvisor per Goldman Sachs, strettamente legato ai “poteri forti” che stanno cercando di pilotare la crisi in cui si dibatte il nostro Paese. Il che non è certo rassicurante.
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domenica 1 gennaio 2012

ABBIAMO UN PREMIER SOBRIO, ABBIAMO VESCOVI SOBRI.....MA STIAMO ANDANDO SEMPRE PEGGIO!!!




di Antonio Socci 30 DICEMBRE 2011 

Benedetto XVI, nella messa di mezzanotte di Natale, quest’anno, ha pronunciato un’omelia tutta incentrata su san Francesco per la sua meravigliosa “invenzione” del presepio, a Greccio, nell’anno 1223. Spiegando che quell’umile rappresentazione coglie il cuore del cristianesimo.

Incredibilmente, proprio quest’anno, il vescovo di Rieti, che è il vescovo di Greccio – cioè del luogo dove Francesco inventò il presepio – ha deciso: niente più storico presepio nella cattedrale.LEGGI TUTTO 

SIAMO IN EUROPA MA DOMANDIAMOCI:QUANTO CI COSTA RIMANERE IN EUROPA CEDENDO LA SOVRANITA' FISCALE SENZA UNITA' POLITICA?