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venerdì 11 novembre 2011

RIPROPONIAMO: ASIA NEWS ANALIZZA L'ATTACCO ALL'ITALIA CON MOTIVAZIONI MOLTO SERIE, MESSAGGIO PER IL GLOBO INTERO!!!!!

06/10/2011 11:31

ASIA - ITALIA
Moody’s, l’instabilità e la moneta unica mondiale
di Maurizio d'Orlando

Interrogati da AsiaNews, gli estensori del rapporto che declassa il rating italiano, si sono rifiutati di commentare. Pochi mesi fa il capo analista di Moody’s aveva elogiato l’Italia, “Paese non a rischio”. È in atto un piano per varare una moneta mondiale, il “bancor”. Ma prima si deve distruggere l’Italia, l’euro, il dollaro e l’economia mondiale. 




Milano (AsiaNews) - Come AsiaNews aveva preannunciato [1], Moody’s, ha ieri ridotto la sua valutazione relativa ai titoli di Stato italiani di ben tre posizioni, pur in assenza di una reale motivazione [2], dell’emergere, cioè, di nuovi dati negativi sull’andamento dell’indebitamento pubblico del paese. Al contrario, nella motivazione stessa la Moody’s riconosce che ci sono alcuni fattori positivi [3], di cui alcuni intervenuti nel corso degli ultimi mesi e li elenca: la mancanza di significativi sbilanciamenti nell’economia (ad esempio, in Italia la disoccupazione non è così elevata, come negli Usa o in altri Paesi), l’assenza di situazioni acute nei bilanci del settore finanziario e non finanziario [4] (cioè, in Italia il governo non è intervenuto per ripianare, a spese dei cittadini, le perdite di grandi banche o imprese industriali come General Motors), così come le azioni intraprese dal governo durante l’estate (cioè una riduzione del deficit di bilancio pari al 10 % della spesa pubblica, che nessun altro Paese al mondo delle dimensioni dell’Italia ha attuato)

Per fornire la motivazione del declassamento (the rationale of downgrade) i poveri analisti di Moody’s si devono arrampicare sugli specchi perché una ragione vera non c’è, o meglio, la si può intuire, ma non dire. Alexander Kockerbeck e Bart Oosterveld, gli analisti che hanno firmato il rapporto, scrivono infatti che la ragioni sarebbero tre, tutte prive di un supporto quantitativo e tutte collegate alla prima ragione fornita, cioè il non meglio precisato “sentimento” del mercato. 

Sarebbe facile riportare qui di seguito tutte le interviste e dichiarazioni pubbliche rilasciate dal capo analista di Moody’s, Kockerbeck nel corso di questi ultimi anni. In esse si afferma che l’Italia non è tra i Paesi più a rischio e si esprime plauso per l’opera del governo italiano. L’ultima è un’intervista rilasciata il 13 luglio scorso [5], appena pochi mesi fa, quando la seconda manovra d’aggiustamento dei conti pubblici italiani non era stata nemmeno ipotizzata. In mancanza di riscontri oggettivi e numerici, sarebbe quindi estremamente facile puntare il dito in merito alle vistose contraddizioni nelle valutazioni espresse da Moody’s. ASSOLUTAMENTE DA LEGGERE TUTTO



[1
] Vedi: MdO, 20/09/2011, AsiaNews, Crisi economica: una demolizione controllata

[2] Vedi http://www.moodys.com/research/Moodys-downgrades-Italys-government-bond-ratings-to-A2-with-a--PR_227333 

[3] Scrive Moody’s : “some positive credit attributes”

[4] Scrive Moody’s : "These include a lack of significant imbalances in the economy or severe pressure on private financial and non-financial sector  balance sheets, as well as the actions undertaken by the government over the summer.”

[5] Vedi: Il Messaggero, 13/07/2011 L’Italia è un paese relativamente stabile e non è a rischio di contagio. Vedi anche : 13/01/2010, “L’Italia non è tra i paesi più a rischio”, in cui lo stesso Kockerbeck afferma che l’Italia "non presenta squilibri importanti come quelli che si stanno verificando in altre economie europee", l’esatto contrario di quanto affermato nella motivazione pubblicata martedì sera a firma della stesso Kockerbeck, di cui alla nota 2 precedente.

[6] Vedi: William J. Harrington, http://www.sec.gov/comments/s7-18-11/s71811-33.pdf . Ad esempio, si veda la seguente affermazione contenuta nel documento: “The salient conflict of interest confronting Moody’s employees is that which arises simply from being employed by Moody’s.” (“Il principale conflitto d’interessi che devono affrontare i dipendenti di Moody’s è semplicemente quello che deriva dall’essere dipendenti di Moody’s”) ed il seguente capitolo dell’esposto: “Pre-2008: External Paymeisters Come First, Last and Always. Analysts to be Seen, Not Heard”. (“Pre-2008: Ufficiali Pagatori esterni vengono prima di tutto, in istanza definitiva ed in ogni momento. Gli analisti devono essere visti, ma non ascoltati”).

[7] “Moody's analysts whose conclusions prevent Moody's clients from getting what they want, Harrington says, are viewed as "impeding deals"   and, thus, harming Moody's business. These analysts are often transferred, disciplined, "harassed," or fired.” Vedi un riassunto della vicenda pubblicato da Business Insider:http://www.businessinsider.com/moodys-analyst-conflicts-corruption-and-greed-2011-8#ixzz1ZudL9uFi. Per coloro che non avessero il tempo di leggere tutto l’esposto, lungo 78 pagine, di Harrington, suggeriamo di leggere un estratto delle sue dichiarazioni estrapolato da Business Insider : http://www.businessinsider.com/moodys-analyst-conflicts-corruption-and-greed-2011-8#the-analyst-bill-harrington-worked-at-moodys-for-11-years-most-recently-he-was-a-senior-vice-president-1

[8] Vedi: MdO, 20/09/2011, AsiaNews, nota 1

[9] Vedi: IMF, 13 aprile 2010, Reserve Accumulation and International Monetary Stability http://www.imf.org/external/np/pp/eng/2010/041310.pdf 

martedì 25 ottobre 2011

COSA INTENDE DIRE IL VATICANO ? CIO' CHE I MEDIA HANNO DIFFUSO CREANO PERPLESSITA': PERCHE' IL VATICANO "PROPONE" UN GOVERNO MONDIALE?

 24/10/2011 13:48

VATICANO – G20
Un documento del Pontificio consiglio della giustizia e della pace. La crisi dimostra l’esigenza di tornare a subordinare la finanza alla politica. La glooalizzazione impone “un’Autorità super partes, con potestà di decidere con metodo democratico e di sanzionare in conformità al diritto”. Tra i “passi” l’istituzione di una tassa sulle transazioni finanziarie. 

Città del Vaticano (AsiaNews) – La crisi economica che il mondo sta vivendo mostra l’esigenza di tornare a suordinare la finanza alla politica “che ha il fine di preoccuparsi del bene comune”: a tale scopo il Vaticano propone la creazione di una nuova autorità finanziaria mondiale che “regoli il flusso e il sistema degli scambi monetari”, coinvolgendo i Paesi emergenti e quelli in via di sviluppo.



La proposta della creazione di una “Autorità pubblica a competenza universale” è contenuta in
una nota del Pontificio consiglio della giustizia e della pace, presentata questa mattina, nell’approssimarsi della riunione del G-20, in programma il 3 e 4 novembre prossimi, a Cannes, in Francia.

Il documento che, come ha detto il presidente del Pontificio consiglio, card. Peter Kodwo Appiah Turkson, ha i suoi “cardini nel sacro valore della dignità dell’uomo e nella ricerca del bene comune”, tratteggia anche “alcune tappe e caratteristiche del cammino da percorrere”. Tra queste: l’istituzione di una tassa sulle transazioni finanziarie, la richiesta di riflessione sulle forme di ricapitalizzazione delle banche, anche con fondi pubblici, “condizionando il sostegno a comportamenti virtuosi e finalizzati a sviluppare l'economia reale” e non la speculazione.

La nota parte da una analisi sugli aspetti economici, culturali e sociali della crisi in atto che “ha rivelato comportamenti di egoismo, di cupidigia collettiva e di accaparramento di beni su grande scala”. L’economia a partire dalla fine del XX secolo ha visto l'aumento della diffusione della moneta rispetto alla produzione del reddito, le bolle speculative, le crisi di solvibilità e fiducia. E’ un mondo in cui sono aumentate a dismisura le diseguaglianze, il che è “estremamente problematico anche per la pace”. Il tutto sulla base di una “ideologia utilitarista”, per la quale  “l'utile personale conduca al bene della comunità”, mentre “sebbene legittimo, l'utile individuale non sempre favorisce il bene comune”.

Le “ideologia della tecnocrazia” e della “idolatria del mercato”, ha detto il segretario del Pontificio consiglio, mons. Mario Toso, “hanno inciso negativamente sul sistema monetario e finanziario internazionale e globalizzato, provocando diseguaglianze sul piano dello sviluppo economico sostenibile, nonché gravi problemi di giustizia sociale, mettendo a dura prova soprattutto i popoli piu' deboli”. Esse vanno superate “muovendo da un nuovo pensiero, da un nuovo umanesimo globale, aperto alla trascendenza, secondo cui il primato dell'essere sull'avere comanda un'etica più 'amica della persona', ossia un'etica della fraternità e della solidarietà, nonché la subordinazione dell'economia e della finanza alla politica, responsabile del bene comune”.

Di qui la proposta del “passaggio deciso da un sistema di governance - ossia di coordinamento orizzontale tra Stati senza un’Autorità super partes - ad un sistema che, oltre al coordinamento orizzontale, disponga di un’Autorità super partes, con potestà di decidere con metodo democratico e di sanzionare in conformità al diritto”.

Questa autorità mondiale si dovrebbe sviluppare “avendo come punto di riferimento” l’Onu. Nella nuova autorità politica mondiale, dovrebbero convivere politiche di “governance” e di “shared government”, cioe' il coordinamento orizzontale e una autorità super partes. Premessa per la riforma è un “corpus minimo condiviso di regole necessarie alla gestione del mercato finanziario globale”, dopo che è entrato in crisi il sistema di Bretton Woods e il Fondo monetario internazionale ha perso il carattere di stabilizzatore della finanza mondiale.

«Un'Autorità mondiale contro la crisi»


giovani  



di Gianfranco Fabi 24-10-2011

Un giusto equilibrio tra visione profetica (un'autorità politica mondiale) e pragmatico realismo (ricapitalizzare gli istituti di credito), tra valori di fondo (il primato dell'etica sull'economia) e piccoli passi concreti (un corpus mimimo di regole necessario alla gestione del mercato finanziario).

Con il documento pubblicato oggi (Per una riforma del sistema finanziario e monetario internazionale nella prospettiva di un’autorità pubblica a competenza universale), il Pontificio consiglio della Giustizia e della Pace non ha inteso proporre solo un importante spunto di riflessione ed un richiamo molto puntuale in questa fase in cui la crisi finanziaria sembra non trovare soluzione, ma ha anche posto con fermezza alcuni punti che il dibattito politico ha per troppo tempo lasciato in secondo piano.

In primo luogo il tema delle disuguaglianze: alla radice della crisi c'è la crescente distanza tra ricchi e poveri non solo a livello di paesi o di aree geografiche, ma anche all'interno delle società, per la profonda incapacità della politica di valorizzare le risorse ma anche di creare le condizioni per un'equa distribuzione delle stesse. Il documento mette sotto accusa in maniera esplicita il liberismo economico, ma mette (pur timidamente) in luce, come il problema di fondo sia stato il comportamento delle persone che non ha saputo unire alla voglia di ricchezza (che comunque è stata un traino alla crescita) il necessario spirito di solidarietà.

Ritorna il grande insegnamento della Caritas in Veritate: lo spirito del dono e la dimensione della gratuità devono dare un'anima anche al libero mercato, devono costituire elementi fondamentali nel rapporto tra le persone e dare un'anima alla logica degli scambi.

Ma il documento ha al suo centro la necessità di costituire, pur gradualmente, una grande Autorità politica mondiale, non tanto per comandare il mondo, ma per porsi al servizio di tutti i paesi per garantire efficienza e trasparenza dei mercati, per evitare politica iperprotettive, per evitare le crisi derivanti dagli eccessivi deficit pubblici. Si tratta di un obiettivo indubbiamente ambizioso, soprattutto perché lo stesso documento, sottolinea le difficoltà in cui si stanno muovendo le grandi istituzioni mondiali. Ma resta il fatto che una dimensione di governo mondiale, nell'ottica del servizio e non del potere, non può che rimanere un orizzonte forte per chi crede nella dignità di ogni persona, al di là di ogni differenza
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Il Vaticano "indignado": chiede creazione di una Banca centrale mondiale

   di: La Repubblica 24.10.11