Cerca nel blog

Visualizzazione post con etichetta Bosnia. Mostra tutti i post
Visualizzazione post con etichetta Bosnia. Mostra tutti i post

venerdì 14 febbraio 2014

LUOGHI, DATE, RICORRENZE SU CUI RIFLETTERE, I BALCANI NUOVAMENTE PRONTI AD ESPLODERE?!?


 da http://www.libreidee.org/ 11.02.2014

I giornalisti internazionali hanno predetto un’archetipica “situazione Sarajevo” per quest’anno. Una scintilla che potrebbe causare una detonazione come quella che circa un secolo fa vedeva protagonista l’arciduca Francesco Ferdinando a Sarajevo.
Difficilmente accadrà anche quest’anno che un nazionalista radicale spari al successore al trono dell’impero; nonostante ciò, esistono oggi una serie di sconvolgimenti potenziali in Europa e altrove. Esaminiamo la situazione. La Germania, “fortezza economica” dell’Europa, sembra essere entrata in un periodo di incertezze, proprio come prima dello scoppio della “grande guerra”. All’inizio del nuovo anno, la caduta improvvisa della cancelliera tedesca (forse un presagio della rottura dell’Eurozona?) è stato un evento infausto. La signora Merkel, che appariva come una figura politica indebolita (anche a causa delle stampelle), è riuscita ad assemblare una “grande coalizione”, la cui durata è incerta.

lunedì 15 ottobre 2012

QUELL'EUROPA PREMIATA CON IL NOBEL PER LA PACE......




  
(Mara Gergolet su Corriere.it) BANJA LUKA –  «Non chiedo molto. Padre, lo dica lei: è vero che non vi ho chiesto molto?». Elemosinare no. Tutto si sopporta, un’unica stanza per vivere, senza acqua e senza bagno («quando piove, vado fuori con l’ombrello»), stufetta elettrica perché non c’è il camino. Ma non di essere scambiati per mendicanti. Vent’anni fa, prima di questo misero rifugio con pizzi di nylon alla finestra Marija Abdulic, 70 anni, la casa con i documenti in regola ce l’aveva. «Entrarono in sei – dice rivolta a padre Davor – in cinque minuti me ne andai». Soldati, civili? «Non voglio ricordare». Serbi. Cacciarono migliaia di croati dalle case di Banja Luka tra il ’92 e il ’93. «Se ho provato a riaverla, la casa? Ho speso tutti i soldi per gli avvocati. Ho avuto solo bugie». Ora, dice, a casa sua vive il figlio d’un amico del presidente Dodik. «Aspettano che moriamo tutti, noi vecchi. Poi nessuno più reclamerà indietro la nostra roba». E quel che non ha fatto la pulizia etnica, lo completerà il tempo.

Banja Luka, Republika Srpska. Qui, basta vedere i viali di vecchi platani, non è caduta una granata. I serbi erano maggioranza, ora questo è il capoluogo della loro entità «semiautonoma». Dei 40 mila croati ne sono rimasti tremila. E croato vuol dire cattolico. «Stiamo scomparendo, vogliono farci estinguere», dice il vescovo Franjo Komarica. Perché in un Paese che si divide non su linee religiose (nessuno mette in discussione la convivenza religiosa) ma etniche, i gruppi nazionali hanno un’origine religiosa. Komarica l’ha detto dieci giorni fa a San Gallo, in Svizzera, alla conferenza dei vescovi europei, prima ancora all’Europarlamento, lo ripete da anni. «A noi non hanno dato una chance di sopravvivere – spiega nell’episcopato -. In questi saloni ho ricevuto delegazioni di europei, americani, la Nato. E uno, un grande nome, è sbottato: “Per noi, voi valete al massimo quanto i cavalli nelle stalle”. L’ho ringraziato: “Eccellenza, lei almeno ha detto la verità. Io non tradirò il suo nome, ma può star certo che ripeterò questa sua frase a tutti”».

È questa la grande accusa dei cattolici all’Europa del Nobel per la pace: d’aver sì imposto la fine della guerra con gli accordi di Dayton, ma fallito la pacificazione. «Dayton ha legalizzato i crimini», dice Komarica. Per Ivo Tomasevic, portavoce della Conferenza episcopale, «non c’è peggior ingiustizia di quella imposta per legge». Quegli accordi andrebbero riscritti, ma l’Ue non ci sente.LEGGI TUTTO