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sabato 8 settembre 2012

COSA SUCCEDE IN VATICANO?





(di Roberto de Mattei) Che cosa succede in Vaticano? I cattolici del mondo intero si domandano costernati qual è il senso delle notizie che esplodono sulla stampa e che sembrano rivelare l’esistenza di una guerra ecclesiastica interna alle Mura Leonine, la cui portata è artatamente ingigantita dai mass media. Però, se non è facile capire che cosa succede, si può tentare di capire perché tutto ciò oggi accade.

Non è privo di significato il fatto che l’autocombustione divampi proprio mentre ricorre il 50esimo anniversario del Concilio Vaticano II. Tra tutti i documenti di quel Concilio, il più emblematico, e forse il più discusso, è la costituzione Gaudium et Spes, che non piacque al teologo Josef Ratzinger. In quel documento si celebrava con irenico ottimismo l’abbraccio tra la Chiesa e il mondo contemporaneo. Era il mondo degli anni Sessanta, intriso di consumismo e di secolarismo; un mondo su cui si proiettava l’ombra dell’imperialismo comunista, di cui il Concilio non volle parlare.

Il Vaticano II vedeva i germi positivi della modernità, ma non ne scorgeva il pericolo, rinunciava a denunciarne gli errori e rifiutava di riconoscerne le radici anticristiane. Si poneva in ascolto del mondo e cercava di leggere i «segni dei tempi», nella convinzione che la storia portasse con sé un indefinito progresso. I Padri conciliari sembravano aver fretta di chiudere con il passato, nella convinzione che il futuro sarebbe stato propizio per la Chiesa e per l’umanità. Così purtroppo non fu. Negli anni del postconcilio, allo slancio verticale verso i princìpi trascendenti si sostituì l’inseguimento dei valori terrestri e mondani.

Il principio filosofico di immanenza si tradusse in una visione orizzontale e sociologica del Cristianesimo, simboleggiata, nella liturgia, dall’altare rivolto verso il popolo. La conversio ad populum, pagata a prezzo di inaudite devastazioni artistiche, trasformò l’immagine del Corpo Mistico di Cristo in quella di un corpo sociale svuotato della sua anima soprannaturale. Ma se la Chiesa volta le spalle al soprannaturale e al trascendente, per volgersi al naturale e all’immanente, capovolge l’insegnamento del Vangelo per cui bisogna essere «nel mondo, ma non del mondo»: cessa di cristianizzare il mondo ed è mondanizzata da esso.

Il Regno di Dio diviene una struttura di potere in cui dominano il calcolo e la ragion politica, le passioni umane e gli interessi contingenti. La “svolta antropocentrica” portò nella Chiesa molta presenza dell’uomo, ma poca presenza di Dio. Quando parliamo di Chiesa ci riferiamo naturalmente non alla Chiesa in sé, ma agli uomini che ne fanno parte. La Chiesa ha una natura divina che da nulla è offuscata e che la rende sempre pura e immacolata. Ma la sua dimensione umana può essere ricoperta da quella fuliggine che Benedetto XVI, nella Via Crucis precedente alla sua elezione, chiamò «sporcizia» e Paolo VI, di fronte alle crepe conciliari, definì, con parole inconsapevolmente profetiche, «fumo di Satana» penetrato nel tempio di Dio.

Fumo di Satana, prima delle debolezze e delle miserie degli uomini, sono i discorsi eretizzanti e le affermazioni equivoche che a partire dal Concilio Vaticano II si susseguono nella Chiesa, senza che ancora sia iniziata quell’opera che Giovanni Paolo II chiamò di «purificazione della memoria» e che noi, più semplicemente, chiamiamo «esame di coscienza», per capire dove abbiamo sbagliato, che cosa dobbiamo correggere, come dobbiamo corrispondere alla volontà di Gesù Cristo, che resta l’unico Salvatore, non solo del suo Corpo Mistico, ma di una società alla deriva. La Chiesa vive un’epoca di crisi, ma è ricca di risorse spirituali e di santità che continuano a brillare in tante anime. L’ora delle tenebre si accompagna sempre nella sua storia all’ora della luce che rifulge. (Roberto de Mattei)

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1 commento:

Anonimo ha detto...


Don Curzio ha detto...

Nel capitolo XXX, al n° 205 del libro Iota unum (Torino, Lindau, 2a ed., 2009)
di Romano Amerio
(“L’autonomia dei valori. Teologia antropocentrica di Gaudium et spes 12 e 24”)
si trova una interessantissima dissertazione del filosofo luganese
sulla contraddizione tra la dottrina cattolica, che è teo-centrica
e contempla in Dio il Fine ultimo dell’ universo e dell’uomo,
e quella del Concilio, considerato nei suoi testi e
non solo nelle cattive interpretazioni post-conciliari (il famoso “spirito del Concilio”).
Scrive l’Autore:
«Le varie deviazioni della morale rispondono tutte
all’esigenza antropocentrica del mondo moderno,
che sostituisce all’idea divina regolatrice del mondo
l’idea dell’uomo auto-regolatore *(…)
onde si crede che l’uomo sia il fine del mondo» (p. 427).
Poi osserva che tale concezione propria della filosofia immanentista e soggettivista della modernità, la quale nasce con Cartesio ed arriva sino ad Hegel,
trova corrispondenza in Gaudium et spes n° 12 che recita:
«Omnia quae in terra sunt ad hominem tamquam ad centrum suum
et culmen ordinanda sunt
[tutte le cose di questo mondo devono essere ordinate all’uomo
come al loro centro e vertice».
Inoltre sempre Gaudium et spes al n° 24 precisa che l’uomo
<>
( <>. Così il testo conciliare,
e non lo “spirito del Concilio o post-Concilio”,
fa dell’ uomo il fine della terra,
voluto da Dio come fine di essa
e non per cogliere il Fine ultimo,
che è solo Dio infinito e onnipotente.
Amerio in nota spiega che la traduzione italiana corrente di questo testo è:
«l’uomo è stato voluto da Dio per Se stesso»,
ossia fine dell’uomo e della terra non sarebbe più l’uomo, ma Dio stesso
(anche se la traduzione si presta ad una duplice interpretazione,
potendosi pur sempre quel per se ipsum
intendersi riferito al soggetto Homo, oltre che al complemento d’agente Deus).
Ill Luganese osserva che tale traduzione erronea del testo conciliare,
che lo fa apparire ortodosso o in “continuità con la Tradizione”,
«annulla la variazione di dottrina» (p. 427, nota 2).
È chiaro, invece, che il testo ufficiale in latino
(ad uso dei teologi) di Gaudium et spes
rappresenta una variazione sostanziale di dottrina,
e che la traduzione in volgare
maschera l’enormità di tale variazione,
che è una vera e propria “rivoluzione copernicana”,
simile a quella kantiana: un’«inversione» teologica a 360 gradi,
la quale mette la creatura-uomo al posto del Fine e Creatore-Iddio.
È la famosa “svolta antropologica” di cui già negli anni settanta parlava
padre Cornelio Fabro

Don Curzio ha, anche detto...

Monsignor Brunero Gherardini ha scritto un libro intitolato
Concilio Ecumenico Vaticano II. Un discorso da fare
(Casa Mariana Editrice, Frigento, 2009)
e lo ha indirizzato al Papa
con la supplica di chiarire in maniera definitiva
gli interrogativi che Il Vaticano II pone alla coscienza cattolica.
Egli prende coraggiosamente atto che la continuità tra Vaticano II e Tradizione cattolica è stata finora
asserita, ma non dimostrata: «non s’andò oltre una declamazione puramente teorica» della suddetta
continuità (p. 14). Perciò chiede che si dimostri ciò che si afferma (“ermeneutica della continuità”), dacché i
dubbi permangono. Onde la «necessità di una riflessione storico-critica sui testi conciliari, che ne ricerchi i
collegamenti – qualora effettivamente vi siano –
con la continuità della Tradizione cattolica.
Reputo questo
uno dei doveri più urgenti del Magistero ecclesiastico» (p. 17).

25 luglio 2010 10:55

( Fonte-web :
Chiesa e post concilio: Gaudium et Spes, (12; 24) o della ...
chiesaepostconcilio.blogspot.com/2010/.../gaudium-et-spes-24-o-della.ht... )