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mercoledì 30 luglio 2014

LA DISTRUZIONE DELL'ITALIA : LEGGIAMO CON ATTENZIONE, CON MOLTA ATTENZIONE E DIVULGHIAMO....

Il grande mutuo (Antonino Galloni, Editori Riuniti, Roma 2007) preannunciava l’imminente esplosione di un’imponente crisi finanziaria e di liquidità dopo l’inizio, anni prima, delle problematicità nell’economia reale. Quasi contemporaneamente, in epoca di grandi promesse europeiste al pubblico, un altro saggio, Basta con questa Italia (Marco Della Luna, Arianna Editrice, 2008), scritto nel 2007, anticipava che l’Italia, come sistema paese, con le sue aziende pubbliche e private meno competitive di quelle straniere, sottocapitalizzate, sotto finanziate, strozzinate, vessate da fisco e pubblica amministrazione, incapaci di significativi avanzamenti tecnologici, sarebbe stata rilevata dal capitale straniero, che la avrebbe riformata e gestita secondo i propri interessi, e certo non secondo quelli degli Italiani.
Esattamente questo sta avvenendo puntualmente e con la collaborazione della politica e delle istituzioni di questo paese nonché dell’Unione europea e della Banca centrale europea, che hanno creato ad arte le condizioni affinché ciò avvenisse. Queste condizioni sono essenzialmente una grave carenza di liquidità, che si pretende di combattere con misura fiscali e budgetarie che invece la aggravano, gettando il Paese nelle mani del capitalismo imperialista appoggiato dalla BCE.

venerdì 31 gennaio 2014

SUL DECRETO BANKITALIA TUTTE LE CAMPANE SUONANO ALLA STESSA MANIERA




tratto da http://www.libreidee.org/ 31/1/14 

«Si vuole evitare che, anche in caso di uscita dall’Italia dall’euro, il paese possa tornare ad esercitare in futuro la piena sovranità monetaria con una banca nazionale attiva». Per l’economista Nino Galloni, già docente alla Cattolica di Milano, all’università di Modena e alla Luiss, il vero obiettivo della manovra che ha fatto indignare i grillini – la “ghigliottina” di Laura Boldrini che taglia il dibattito in aula per impedire di discutere un decreto-truffa, truccato da provvedimento anti-Imu – è l’amputazione (anche per il futuro) della sovranità monetaria nazionale, cioè la capacità teorica di Bankitalia di tornare un giorno ad essere il “bancomat del Tesoro”, permettendo al governo di fare spesa pubblica per investire in occupazione e risollevare l’economia nazionale, finanziando investimenti con sano debito pubblico sovrano. In altre parole: chi “consegna” definitivamente la banca centrale al credito privato vuole mettere una pietra tombale sulla libertà democratica del paese.
Il decreto-vergogna, dice Galloni ad Alessandro Bianchi in un’intervista su “L’antidiplomatico”, è stato approvato grazie all’inaudita “tagliola” della Boldrini, per imporre una rivalutazione delle quote di Bankitalia, ferme ai 156.000 euro di valore del 1936. Così, il capitale di riserva passerà a 7,5 miliardi di euro. E agli azionisti – principalmente banche private – sarà garantito un dividendo del 6%, quindi fino a 450 milioni di euro di profitti l’anno. 

sabato 1 dicembre 2012

NINO GALLONI ALLA CAMERA COMMERCIO DI COSENZA....VORREI SENTIRLO PARLARE ANCHE ALLA CCIAA DI TORINO!!


L’economista Galloni contro finanza e banche centrali: “Per uscire dal tunnel non dare retta all’UE e al Fmi, ma guardare al Mediterraneo

tratto da http://pas-fermiamolebanche.blogspot.it


di Dino Granata-
Serve una nuova dimensione economica. Non più finanza e speculazione, quanto modelli economici inclusivi dove al centro ci sia sempre e comunque l’uomo e non gruppi di potere che determinano i destini di miliardi di uomini, mentre l’unica cosa che rimane ai governi è quella di tassare i cittadini. Ma non di sole tasse deve vivere l’uomo.“L’alternativa” all’attuale sistema è stata spiegata in una conferenza promossa da Rosy Perrone del Forum Lavoro Calabria, presso la Camera di Commercio di Cosenza. Un dibattito a più voci cui hanno fra gli altri partecipato, il presidente dell’ente camerale, Giuseppe Gaglioti, l’economista Nino Galloni, Gigi Sbarra della Cisl , Katia Stancato del Forum Terzo settore, e Francesco Saverio Sesti della Facoltà di Giurisprudenza di Roma 2 i quali hanno offerto spunti molto interessanti per riflettere sul contesto economico attuale. Oggi l’alternativa potrebbe essere rappresentata da quel mondo associativo, quel “terzo settore” che opera senza clamore alla ricerca di un percorso a «dimensione d’uomo», lontani «dall’egoismo e dalle volgarità che questo sistema ci offre», afferma Sesti che propone strumenti diversi soprattutto nel mercato del lavoro. Se per il sindacalista Sbarra siamo davanti ad una «transizione senza fine che ci distrae dai problemi veri come occupazione e sviluppo», per Stancato «dobbiamo guardare verso l’economia sociale di mercato». Molto atteso l’intervento del prof. Nino Galloni che ha rivolto critiche al sistema bancario e ai governi.«Da decenni ci hanno raccontano che se le Banche centrali emettono moneta per le esigenze del paese si crea inflazione. Questa è una grande fesseria – afferma Galloni – perché poi Fed e Bce hanno dimostrato il contrario facendo massicce iniezioni di liquidità a favore delle Banche», nei periodi più acuti della crisi. Potrebbe essere rievocata la massima di Ezra Pound quando affermava che “Se uno Stato non può perseguire i suoi scopi per mancanza di denaro è come dire che un ingegnere non può costruire strade per mancanza di chilometri. Una massima illuminante che sembra rispecchiare tutto il pensiero di Galloni. Lui, allievo di Federico Caffè (come Mario Draghi, ndr) e figlio dell’ex vicepresidente del Csm, Giovanni Galloni, a margine articola la sua analisi e parla dell’attuale crisi, del risanamento del governo Monti e del rating.

«Le agenzie di rating – spiega l’economista – guardano allo sviluppo: vogliono vedere che il debito è sotto controllo perché si riduce in rapporto al reddito. In Italia, invece, si stanno colpendo i consumi e non si impegnano nuove risorse per gli investimenti pubblici; i privati non investono perché non c’è ripresa, anzi le prospettive stanno peggiorando».
Però gli esperti dicono che nel 2013 si recupererà il Pil del 2008?
«Già, però nel 2013 saremo 3 milioni di residenti in più, quindi, a parità di PIL ci sarà una riduzione pro-capite del 5%. E così i consumi si ridurranno e l’indebitamento delle famiglie aumenterà in valore assoluto, quello delle imprese rispetto al fatturato, quello dello Stato rispetto al PIL».
Siamo davanti ad una crisi del Capitalismo o cosa?
«Guardi, i saggi di profitto sono quasi a zero mentre i costi – proprio dove le tecnologie risultano più efficaci – si abbassano; ne consegue che, tra l’80 ed il 90% dei produttori non registra profitto».
Allora, perchè non disinvestono?«Perchè così controllano risorse reali e contano all’interno della società. Questo è il nuovo modello».
«Professore, possiamo finire come la Grecia? 
No. Finchè non si riduce drasticamente l’offerta. La domanda effettiva si riduce per la crisi; se l’offerta si riduce di più, vengono riprotetti i margini di profitto, ma inizia una deriva che ci porta verso il baratro. Tuttavia, come ho accennato, gli obiettivi degli operatori sono cambiati, non sono più tanto di profitto bensì di controllo delle risorse fisiche. Ce la faremo quando un governo capirà che gli Italiani sono all’avanguardia più di quello che appare comunemente».
L’allarmismo è tanto rispetto al rischio paventato da molti osservatori. A chi dobbiamo dar retta?
«Non all’Unione Europea e al Fondo Monetario Internazionale; bisognerebbe accordarsi con la Russia o con la Cina e fare un progetto che vada dall’Africa alla Siberia; passando per il Mediterraneo e il Nord Africa. L’Italia, soprattutto meridionale, si salverebbe».
E l’Euro sopravviverà?
«Stanno facendo di tutto per farlo morire: da una parte gli Stati Uniti d’America che vogliono ripristinare il Dollaro come moneta unica degli scambi internazionali, dall’altra gli Europei che sono del tutto miopi. Ma, per ora, non ci sono riusciti».

Questa intervista è stata pubblicata a marzo 2012 sulla Gazzetta del Sud. La riproponiamo su queste colonne a richiesta dei lettori del blog e per la grande attualità

giovedì 15 novembre 2012

I CINQUE PUNTI DI NINO GALLONI VENGONO ACQUISITI DA ALFONSO MARRA E DA MAGDI CRISTIANO ALLAM



di Antonino Galloni 14/11/2012 10:37:25

1. NETTA SEPARAZIONE TRA I SOGGETTI CHE OPERANO SUI MERCATI FINANZIARI SPECULATIVI E LE BANCHE CHE DEVONO ASSICURARE IL CREDITO ORDINARIO ALLE IMPRESE ED ALLE FAMIGLIE (questo è il primo punto che comporta tassi di interesse il più possibile bassi – le banche non guadagnano solo sulla differenza tra interessi attivi e passivi, ma soprattutto sull’acquisizione di somme dai mutuatari e dai prenditori – in quanto la principale garanzia per le banche stesse è la solidità e non la catastrofe del debitore)

2. RIPRISTINO DELLA SOVRANITA’ MONETARIA DEGLI STATI CHE LA POSSONO ANCHE DELEGARE, MA NON CANCELLARE (quindi, o l’euro completa il suo percorso attuale – che si è differenziato dopo il 2011 dal progetto originario – per favorire lo sviluppo, i grandi investimenti infrastrutturali e gli ammortizzatori sociali oppure è meno peggio ritornare alle valute nazionali)

3. POLITICA DEL DEBITO PUBBLICO FINALIZZATA A RIDURRE IL PESO DEGLI INTERESSI SULLA SPESA: OFFERTA DI TITOLI A BREVE TERMINE CON TASSI ENTRO IL 2% E ACQUISTABILI ANCHE CON TITOLI A PIU’ LUNGO TERMINE; SPOSTAMENTO DEL DEBITO FUORI DAL PERIMETRO DELLO STATO CON LA FORMAZIONE DI UN FONDO DI GARANZIA ALIMENTATO CONFERENDO IL PATRIMONIO IN USO ALLE PUBBLICHE AMMINISTRAZIONI; VALORIZZAZIONE DEL PATRIMONIO PUBBLICO MEDIANTE AFFITTI DA UTILIZZARE PER RIDURRE IL DEBITO (a regime si libereranno oltre 80 miliardi di euro all’anno che sono la differenza tra il gettito fiscale e quanto lo Stato e gli enti locali restituiscono all’economia)

4. RIPOSIZIONAMENTO DELLO STATO TRA L’ILLEGALITA’ CHE DEVE VENIR COLPITA COL MASSIMO DELLA FORZA E L’IRREGOLARITA’ CHE DEV’ESSERE AFFRONTATA E RISOLTA ATTRAVERSO LA COOPERAZIONE TRA CITTADINI E FUNZIONARI IN UN’OTTICA DI AMICIZIA CON LE ISTITUZIONI CHE, NEI POSSIBILI CONFLITTI TRA LETTERA DELLA LEGGE E SPIRITO DEL DIRITTO, VENGANO MESSE SEMPRE IN CONDIZIONIE DI POTER SCEGLIERE QUEST’ULTIMO (si tratta di un passaggio fondamentale per la democrazia anche ai fini della rapidità nelle autorizzazioni e nelle procedure in genere)

5. PROMOZIONE DI TUTTE QUELLE TECNOLOGIE PER L’ENERGIA, L’ALIMENTAZIONE DEI MEZZI DI TRASPORTO E LO SMALTIMENTO DEI RIFIUTI CHE GARANTISCONO EMISSIONI NOCIVE NEI LIMITI DELLE NORMATIVE IN VIGORE, EMISSIONI GENOTOSSICHE (CANCEROGENE) ZERO, MINIMIZZAZIONE DEI COSTI (questo è l’aspetto più importante e difficile del programma perché, oltre ad avvicinare la piena occupazione, implicherebbe il rivoluzionamento degli attuali assetti geopolitici a livello internazionale e la negazione dell’intesa tra delinquenza e classe politica a livello locale/nazionale).

martedì 6 marzo 2012

OTTIMO LAVORO DI " NO BIG BANKS " LEGGIAMO CON ATTENZIONE, VEDIAMO Il VIDEO LINKATO ED ENTRIAMO IN TUTTI I COLLEGAMENTI, PIU' SAPPIAMO MEGLIO E' !!!



MMT, manca la misura più urgente: Glass-Steagall.

InGlass-Steagall su marzo 5, 2012 a 6:00 AM
Tre giorni di summit a Rimini sulla MMT - la Teoria Monetaria Moderna – che ha preso inizio con il video-testimonianza di Mariarca Terracciano arrivato come un pugno allo stomaco, ad ammonire i partecipanti che non erano lì per un happening ma per smontare la meccanica di una economia perversa che porta all’annientamento.

L’alternativa esiste ed il summit è partito molto bene con William Black che cita la figura di Ferdinand Pecora, un siciliano negli Stati Uniti che nel 1933, durante la Grande Crisi, osò portare sul banco degli imputati i “bankster”, i banchieri-gangster, costringendo nomi come JP Morgan a riconoscere le proprie responsabilità nella crisi.

Fu grazie alla Commissione Pecora che si arrivò all’adozione della legge Glass-Steagall, che vietava la speculazione separando le banche commerciali dalle banche d’affari. Al solo sentire citare Pecora ci siamo provati ad applaudire nell’indifferenza generale: abbiamo capito subito che siamo in pochi a ricordare il ruolo di Pecora e FD Roosevelt, avremo compreso in seguito che per lunghi lunghissimi tratti l’orologio dell’MMT era fermo a Keynes e non si schioderà da quella visione, ahinoi.

Il Prof. Black ha scaldato gli animi con un grande incoraggiamento: “siete l’incubo peggiore dei banchieri europei”, rivolgendosi ad una platea al gran completo, oltre 1600 persone ci dicono, con punte di registrazioni nelle giornate di sabato e domenica che arrivano fino alle 2100 presenze, non male. Un’occasione unica nel panorama italiano, così tante persone che giungono pagando di tasca propria, è un indiscutibile successo personale di Paolo Barnard.
I punti chiave esposti della teoria MMT sono la ripresa della guida pubblica del volante della politica monetaria con il ritorno a Stati a moneta sovrana, così da spiegare in maniera chiara che sì, i governi possono creare soldi, pertanto non c’è alcun bisogno che prendano a prestito sui mercati finanziari la moneta di cui necessitano per finanziare la spesa e promuovere la crescita economica fino alla piena occupazione.
''La cosa migliore della MMT è far sì che la gente capisca che il governo non ha limiti finanziari, togliendo pertanto ad essi la scusa di fondo del non agire in favore delle persone.'' Stephanie Kelton
Stephanie Kelton è stata molto efficace nello spiegare che esiste un’alternativa ai diktat dei mercati, e che uno Stato a moneta sovrana può sempre ripagare il debito, come accade per il Giappone, il Canada, gli Stati Uniti. Si tratta, come hanno ribadito più volte i relatori, interrogati sul ritorno alle monete nazionali, di decisioni che spettano alla politica, alla volontà generale del Paese di invertire la direzione del pendolo che ha portato al trasferimento dei poteri dagli Stati sovrani ai mercati.

''Le politiche che si stanno attuando aumentano sempre più il divario tra ricchi e poveri; e chi ci guadagna da tutto questo sono le banche e le persone della fascia di reddito più elevata, in Italia come in tutti gli altri paesi della zona euro, perchè in realtà tali politiche non fanno altro che andare a proteggere gli interessi economici di coloro che vivono di rendita sul capitale.'' Marshall Auerback
Molto efficace la lezione di Marshall Auerback che ha spiegato l’improprio paragone cui spesso ricorrono i sostenitori del pareggio di bilancio, accostando lo stato ad una famiglia che deve spendere solo quello che ha in cassa.
Ebbene, un Governo sovrano non ha analogie con una famiglia, Auerback ha ricordato che il Governo sovrano degli Stati Uniti è indebitato da sempre, e diversamente dalle famiglie non ha la necessità di pagare l’intero debito, purché lo riemetta onorando gli interessi sui debiti assunti. Pertanto si può sostenere senza ombra di dubbio che uno Stato sovrano merita fiducia, dato che batte moneta e impone tasse e tariffe, diversamente dalle famiglie.
E qui abbiamo annotato, sperando di aver registrato correttamente, come il Governo federale degli USA (1776) soltanto nel 1835 abbia completamente estinto il debito pubblico, ma ciò causò nel 1837 una depressione fortissima.
Leggete bene, soltanto 7 volte nella storia degli USA c’è stato un surplus di bilancio:
1817-’21, debito ridotto del 29%;
1823-’36, debito estinto con Jackson;
1852-’57, debito ridotto del 50%;
1867-’73, debito ridotto del 23%;
1880-’93, debito ridotto del 50%;
1920-’30, debito ridotto di un terzo;
con Clinton si ebbe un surplus di bilancio.
Da notare come in concomitanza ad ogni riduzione del debito si sia poi verificata una depressione economica.

''Siete il peggior incubo delle elite''. William Black
Ciò serva per replicare ai falchi del rigore di bilancio che non comprendono la differenza dai Paesi a moneta sovrana: nella Ue gli stati membri hanno rinunciato alla sovranità monetaria, e si sono infilati in un vicolo cieco, al riguardo le slide di Stephanie Kelton – che meritano una trattazione apposita – chiariscono come le difficoltà per alcuni paesi membri siano state accresciute nel corso degli anni: gli obiettivi imposti sono fuori dalla loro portata.
Fonte: le foto “Summit MMt 2012 Rimini” di Fabio Sisto sono riproducibili con licenza Creative Commons BY-NC-SA 2.0 e tratte da questo indirizzo a questo link.

MMT, manca la misura più urgente: Glass-Steagall (2° parte).

InGlass-Steagall su marzo 6, 2012 a 6:00 AM
Nel corso del Summit MMT si è quindi riusciti a far passare concetti importanti, volti a dimostrare che la politica ha deciso di chiudere gli occhi dinanzi al processo di progressiva predazione dell’economia fisica a vantaggio del sistema finanziario.

(ndr: questo articolo, segue la 1° parte cui rimandiamo, cliccando qui)
Dunque, ci troviamo dinanzi alla precisa volontà di scardinare il sistema degli stati sovrani per ricondurli sotto l’ombrello di uno Stato europeo che è disposto a infliggere ai propri cittadini ogni tipo di sofferenza, forzando politiche di deflazione, riducendo la spesa pubblica e trasferendo il potere nelle mani di poteri assoluti che hanno il volto asettico delle elite tecnocratiche che operano a livello sovranazionale.
Una forma di governo che ha più i tratti di un impero coloniale che non quelli di una repubblica che alimenta il bene comune. Ma dal summit le posizioni riguardo all’uscita dall’Euro non sono state univoche, sebbene lo stesso Paolo Barnard ed i partecipanti al meeting si attendessero l’indicazione dell’agenda delle cose da fare per uscire subito dall’euro e la descrizione degli effetti immediati su imprese e famiglie di una scelta simile.

Ancora una volta, anche tra gli stessi relatori, è emersa una certa differenza di valutazione tra chi prospetta una fuga in avanti verso un super-stato europeo con una Banca centrale indipendente che faccia da prestatore di ultima istanza e chi spinge per il ritorno alla piena sovranità nazionale per i paesi europei.
Quel che il Summit MMT ha lasciato è dunque un senso di incompletezza.
Le analisi sono condivisibili, ma la presentazione dell’MMT quale modello alternativo si ferma alla tecnica economica.
Manca qualcosa, sebbene Auerbach e Black e l’assente, ma spesso citato, Randall Wray siano coinvolti nel progetto dell’Istituto Franklin e Eleanor Roosevelt, www.newdeal20.org.

C’è che l’alternativa dell’MMT resta all’interno del recinto dei sistemi monetariagli antipodi di un sistema creditizio sovrano.
C’è stata una precisa domanda per conoscere se ci fossero differenze tra la loro idea di Banca centrale e la banca nazionale per il credito produttivo così come concepita da Alexander Hamilton, il primo Segretario al Tesoro degli Stati Uniti.
La risposta non è stata completa anche per i tempi stretti del dibattito, ma dal Summit esce chiaro il richiamo a Keynes, tanto che lo stesso Paolo Barnard lo ribadisce nei suoi articoli.

Nel porgere quella domanda sul credito produttivo abbiamo sentito un bisbiglìo di sottofondo nella platea, in effetti si intendeva far emergere i principi cui si ispira la MMT. Così, appare evidente che la principale preoccupazione per la Teoria Monetaria Moderna è di immettere liquidità nel sistema per quel tanto che basta per giungere alla piena occupazione e non alimentare inflazione. Quale impiego avrà la moneta emessa poco importa.
Che si scavino pure buche per poi ricoprirle, o si assumano impiegati piuttosto che pagare stipendi per lavori socialmente utili poco importa.
Eppure facciamo notare che la concezione hamiltoniana di espansione del credito produttivo è lontana anni luce dalla semplice immissione monetaria che proponeva Keynes; se non si riconosce la differenza tra lavoro produttivo e lavoro a bassa intensità tecnologica, si disconosce l’importanza della politica dirigista di Hamilton, Lincoln e FD Roosevelt, considerata falsamente inflazionistica. E’ dimostrato invece che l’aumento di produttività del lavoro indotto dallo sviluppo di progetti ad alto contenuto tecnologico, aumenta la produzione senza creare inflazione, ripagando nel lungo periodo il debito creatosi.

Dagli interventi degli economisti nel corso della tre giorni MMT non si è percepita la consapevolezza dell’importanza della nozione di credito produttivo, più attenti a tenere il sistema in equilibrio formale piuttosto che mirare a sviluppare l’economia fisica e dare dignità all’unicità di ogni persona perchè sviluppi le capacità cognitivo-creative.

Senza poi tener conto che parlare di deficit e suggerire di stampare moneta per riequilibrare il sistema senza ricollegarlo alle conseguenze immediate dell’esplosione dei prezzi delle commodities e del rifinanziamento delle bolle speculative è sintomatico di qualcosa che non quadra, per un Summit che nasce per essere alternativo ai sistemi finanziari predatori.
Ecco, ci si ferma a Keynes e ad Abba Lerner, prima di loro il diluvio, potremmo dire.
Così nell’approcciare alle questioni, spesso si è preferito indicare ciò che non va, caricando la pars destruens, piuttosto che richiamare in termini positivi quelle tradizioni politiche che hanno visto interpreti di rilievo anche in Italia. Ecco, abbiamo ravvisato una certa modalità giacobina di resettare una storia intera, anche in Italia, piuttosto che citare figure come il patriota Enrico Mattei, Alcide De GasperiGiorgio La Pira o Amintore Fanfani. Visto che si parlava ad un pubblico di giovani e meno giovani lo avremmo considerato un giusto modo per spronare a seguire i buoni esempi storici.

Non è che in Italia il miracolo economico sia stato frutto del caso, c’è stata una generazione di politici che hanno onorato la tradizione repubblicana e hanno fatto grande l’Italia.

Così pure per gli Stati Uniti si è omesso di ricordare le figure di Benjamin FranklinAlexander HamiltonAbramo LincolnHenry CareyJohn Quincy AdamsFriedrich ListJ.F. Kennedy.

Quello che più sorprende è che i docenti universitari venuti dagli Usa non abbiano proposto in maniera organica, ma solo di striscio e dopo precise domande giunte dal pubblico, uno studio storico e metodologico che ripercorresse la corrente economica che ha fatto grande quel Paese, meglio nota come Sistema americano di economia politica, che permise l’affrancamento dalla madrepatria britannica. Si è parlato di Franklin Roosevelt solo dopo le domande del pubblico fatte il sabato sera.
Ciononostante, ricordando l’esperienza rooseveltiana, non si è tenuto conto della verità storica, ovvero che FD Roosevelt non conoscesse Keynes e quando questi lo volle incontrare ad ogni costo, dopo l’avvio del New Deal, l’impressione che gliene fece fu pessima. Ci sono diverse testimonianze, tra cui quella di Frances Perkins in proposito, che avvalorano questa affermazione e c’è poi che Keynes uscì sconfitto da Bretton Woods, nonostante che si affermi ad ogni piè sospinto che Bretton Woods fu un progetto voluto da Keynes.
Ecco, così che anche nella domanda circa la urgenza di ristabilire lo standard Glass-Steagall di FD Roosevelt per la separazione bancaria, non si è andati oltre una risposta affermativa.
Dal tavolo dei relatori è giunto un secco: “giusto, facciamolo Glass-Steagall!”

Dando con quella risposta la prova che si mancasse insieme di coerenza e di concretezza, dato che molte delle persone accorse al summit domandavano indicazioni concrete per indirizzare il proprio impegno in Italia.
Intorno ai dubbi sui principi e sui riferimenti storici ci è apparsa nella sua evidenza la debolezza dell’apparato concettuale che arma la MMT, che si propone come alternativa al sistema dominantequando invece non prende le distanze dal sistema monetarista globalizzato, ricorrendo a Keynes piuttosto che alla tradizione del sistema americano di economia politica.
La soluzione ruota attorno al ripristino della legge Glass-Steagall per stoppare il casinò mondiale dei titoli tossici e al ritorno ad un sistema di banche nazionali capaci di emettere credito per gli investimenti pubblici ad alto tasso di capitale per sottrarre gli Stati Sovrani dalla morsa dell’usura dei banchieri privati e delle banche centrali “indipendenti”.

Salviamo la gente, riformiamo la finanza nel segno del sistema americano di economia politica.
Fonte: le foto “Summit MMt 2012 Rimini” di Fabio Sisto sono riproducibili con licenza Creative Commons BY-NC-SA 2.0 e tratte  da questo sito a questo link.