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martedì 9 novembre 2010

HO LA MEMORIA CORTA, VOGLIO CAPIRE MEGLIO DOVE VORREBBE PORTARCI GIANFRANCO FINI, IL MIO DIARIO MI DICE ; ATTENTA !


Martedi 09 Novembre 2010
ASSEMBLEA CEI

La capacità di pensare e agire politicamente


È come sempre molto realista e franco il presidente della Cei. Ma nello stesso tempo non rinuncia al traguardo di una speranza operosa e radicata.

È realista e franco quando, “con apprensione profonda” afferma “il rischio che il Paese si divida non tanto per questa o quella iniziativa di partito, quanto per i trend profondi che attraversano l’Italia e che, ancorandone una parte all’Europa, potrebbero lasciare indietro l’altra parte”. Serve allora “uno scatto in avanti concreto e stabile verso soluzioni utili al Paese e il più possibile condivise”.

A partire dall’occupazione, per cui il presidente della Cei, aprendo l’assemblea dei vescovi, richiede di approntare, concordi parti politiche e sociali, “un piano emergenziale”.

Insomma, c’è da fare e si può fare. Anche perché, ribadisce il cardinale Bagnasco, “il tessuto connettivo della società italiana tiene nonostante le prove e le tensioni di una stagione non facile”. Ed, allora, bisogna aiutare questi processi, bisogna investire, ponendosi ragionevolmente la questione su “che cosa stiamo facendo per mantenere e ricostruire il patrimonio spirituale e morale indispensabile anche all’uomo post-moderno”.

Sono i famosi principi e valori “non negoziabili”, che il Papa instancabilmente proclama e con lui i vescovi italiani. C’è una “questione antropologica” di fondo, che deve avere risposte. Il cardinale Bagnasco, così come aveva fatto nella prolusione della Settimana Sociale, li rilancia nel loro nesso vivo e concreto; nella dialettica con una cultura dominante ormai stracca, diventano dei riferimenti per tutti. Sono di per sé “intrinsecamente dotati di una forza unitiva” e possono rappresentare la garanzia e la radice di percorsi concreti di speranza, un patrimonio prezioso per tutti coloro che si impegnano nell’investimento educativo, cui va una non formale “parola di fiducia, di incoraggiamento, di sostegno”. Qui peraltro la Chiesa ha scelto di impegnarsi in maniera ancora più esplicita, con gli Orientamenti pastorali per il decennio 2010-2020.

A partire dalla Settimana Sociale e dagli Orientamenti pastorali, il presidente della Cei rilancia l’interlocuzione alta con tutto il Paese, e l’appello alle vocazioni all’impegno sociale e politico: “I cattolici non possono consegnarsi all’afasia, ideologica o tattica” e neppure al moralismo “esclusivamente declamatorio”. La risposta alla caduta di qualità della politica, “che va soppesata con obiettività, senza sconti e senza strumentalizzazioni”, è l’impegno.

Oggi più che mai è il tempo della “prudentia”, la virtù classica rilanciata e sistematizzata come cuore della politica da san Tommaso. È la capacità di articolare fini e mezzi, principi e arte di attuarli. Non è più il tempo delle retoriche. Lo dobbiamo in particolare ai giovani, di cui tanto si parla, ma che devono essere veramente messi in condizione di prendere la parola e mettersi alla prova del bene comune. 


Francesco Bonini




Lettere al direttore

9 novembre 2010

Il direttore risponde

Un rischioso futurismo familiare

Caro direttore,

le cito un passaggio dal discorso di Fini a Bastia Umbra: «...Bianchi e neri; cattolici, ebrei e musulmani; uomini e donne; eterosessuali ed omosessuali; italiani e stranieri: qualsiasi persona, la persona umana, senza distinzioni e discriminazioni, deve essere al centro dell’azione della politica e avere la tutela dei propri diritti...».

Poi, a seguire: «...In Italia dobbiamo colmare il divario e allinearci agli standard europei sulla tutela tra le famiglie di fatto e quelle tradizionali...». E infine: «... Non c’è in nessuna parte dell’Europa, e lo dico a ragion veduta, un movimento politico come il Pdl che sui diritti civili sia così arretrato...». Nel novero dei diritti civili da tutelare va certamente ricompreso, per Fini, il diritto delle coppie omosessuali ad adottare figli. Perché le coppie eterosessuali sì e quelle omosessuali no? Anche questo è un sacrosanto diritto! In nome degli standard europei bisogna poi equiparare in tutto e per tutto le famiglie di fatto alle vecchie, tradizionali e scontate famiglie fondate sul matrimonio. Che cosa aspettiamo ad adeguarci a questi standard?

Credere ancora nella famiglia fondata sul matrimonio è un chiaro sintomo di arretratezza culturale...
Fabio Russo, Roma
Capisco la sua amara ironia, gentile avvocato. E condivido la sua profonda perplessità: il «partito moderno» anzi «futurista» di Gianfranco Fini, ultima evoluzione della destra post-fascista faticosamente nata dalle ceneri del Msi Dn, sta rivelando di portare nel suo Dna qualcosa di strutturalmente e – per quanto ci riguarda – di inaccettabilmente vecchio: la pretesa radicaleggiante di dividere il mondo in buoni e cattivi, in arretrati e progrediti culturalmente, sulla base di una premessa e di un pregiudizio ideologico. Il ronzio di fondo che accompagna le dichiarazioni del leader ricorda, poi, le sicumere dell’anticlericalismo proprio, con le sue ambizioni e le sue miserie, di una certa Italia liberale in tutto e con tutti tranne che nei confronti dei cattolici.

L’accattivante elenco finiano di differenze da comporre in giusta armonia – che lei opportunamente cita, caro amico – culmina per di più in affermazioni che con il rispetto delle diversità nulla hanno a che vedere e che teorizzano, piuttosto, l’ingiusto annullamento delle diversità. Un retorico elogio della confusione, all’insegna del più piacione dei relativismi.

Nonostante l’ostentato (e sarkoziano) richiamo all’idea di una «laicità positiva».

Spiace, infatti, constatare che il primo a fare le spese lessicali e programmatiche del riproporsi di un Fini-pensiero purtroppo già noto sia stato l’istituto della famiglia costituzionalmente definita (articolo 29), cioè quella unita regolarmente in matrimonio e composta da un uomo e una donna e dai figli che hanno messo al mondo o accolto in adozione. Il neoleader di Fli e attuale presidente della Camera si mostra, insomma, pronto a ridurre la «famiglia tradizionale» a una possibilità, a una mera variabile in un catalogo di desideri codificati, manco a dirlo, secondo gli «standard europei». Bizzarro, deludente e rischioso argomentare che si somma all’altrettanto pericolosa scelta di campo che l’ha indotto a osteggiare una legge – quella sul «fine vita», approvata in prima lettura al Senato e ferma alla Camera – tesa a scongiurare la surrettizia e anti-umana introduzione di pratiche eutanasiche nel nostro ordinamento. Come potremmo non annotare e tenere in debita considerazione tutto questo? E, proprio guardando al futuro oltre che al presente, come potrebbero non tenerne conto con lucidità i potenziali interlocutori politici di Fini? (mt)

FACCIAMOCI UN PO' GLI AFFARI DI GIANFRANCO FINI.....SCOPRIREMO CHE TIPO DI UOMO E'. E..... QUANTO DI LUI CI SI PUO' FIDARE.

6°venerdì, 06 agosto 2010

IN VATICANO FINI NON PIACE, LE SUE PRECEDENTI ESTERNAZIONI SULL'EUTANASIA SONO NELLA MEMORIA DEI CATTOLICI !!!

lunedì, 16 agosto 2010

UN PEZZO DI PAOLO PANERAI,DA NON PERDERE, MOLTO CRITICO NEI CONFRONTI DI FINI, DI MONTEZEMOLO E DEL PRESIDENTE NAPOLITANO !!!

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