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martedì 12 gennaio 2010

ANCHE L'AMERICANO, AVVOCATO DAN KOVALIK, E' INDIGNATO DELLA "CHIQUITA 10 LODE", IN SEGUITO ALLA LODE AVUTA IN "SUPER LAWYERS"

   Super Criminals    January 12, 2010

  

Chiquita Lauded for Human Rights Abuses

By DAN KOVALIK
In its most recent edition, the magazine, “Super Lawyers,” gave its cover story to the General Counsel of Chiquita Brands International, praising him for navigating the complex and difficult waters of Colombia. What it failed to mention is the trail of tears in Latin America left behind by Chiquita (formerly United Fruit, the architect of the 1954 coup in Guatemala as well as the 1928 massacre of striking banana workers in Cienaga, Colombia memorialized in One Hundred Years of Solitude). The following letter, by union labor lawyer, Dan Kovalik highlights the contradictions in the applause given to Chiquita. We note that, just after this letter was written, Chiquita also received (quite ironically) a “sustainability award” for its business abroad.


Re: Super Criminals



Dear Mr. White,



I just had the unfortunate experience of reading the cover story of your recent publication, "Super Lawyers," which lauded the atrocities of Chiquita (formerly, United Fruit) -- a company with a laundry list of atrocities to its name, to be sure. 



Your publication, which purports to highlight "not just the 'Usual Suspects,'" actually did focus on one of the "Usual Suspects" for war crimes in this issue. In this particular issue, you chose to applaud the General Counsel of Chiquita for what he claimed to be Chiquita's "extra-difficult decisions to save lives" by paying murderous paramilitaries over $1.7 million over a 7-year period. Nothing is said of the lives lost due to these payments, nor is there mention of the cache of arms provided to the paramilitaries by
Chiquita's Colombian subsidiary (another count Chiquita pled guilty to). 



According to Colombia's Attorney General, Mario Iguaran, Chiquita's payments to the paramilitaries were "not paid for protection, but rather, for blood; for the pacification of the Uruba banana region." Iguaran, hardly a liberal, having been appointed by President Alvaro Uribe, estimates that around 4,000 civilians were killed as a result of the assistance Chiquita gave to the paramilitaries. Moreover, Iguaran has opined that the very phenomenon of parmilitarism which has gripped Colombia for years and which has led to countless murders, rapes and other atrocities, would not have been possible without this assistance by companies like Chiquita.



Yet, notwithstanding these facts, you chose to give Chiquita's General Counsel your cover story to spew his apologies for his company's support for war crimes. Of course, I should not be surprised, the law, after all, being an instrument created and maintained to protect the rich and strong from the poor and oppressed. I might just suggest that, to keep up the facade of a justice system blind to the pocketbook of the parties coming before it, you might not want to be so obvious in your publication in highlighting the legal profession as a guardian of those who amass profit through acts of massive violence. 



I guess Bob Dylan said it best when he wrote, "All the criminals in their suits and their ties, are free to drink martinis and watch the sun rise . . . ." 



I could end my note here, but a bit more is worth saying. Thus, even if we take Chiquita and Mr. Thompson at their word, their conduct hardly warrants congratulations. First, even by their own admissions to the Justice Department and to your magazine, it allegedly took them over 2 years to realize that the paramilitaries they were paying and providing arms to were designated by the U.S. State Department as "terrorists." Is this a mark of great lawyering? Most of us would be fired for taking so long to realize our client was engaged in such a high crime. Indeed, what you call "super lawyering" would simply be called "malpractice" by most reasonable observers. And, even if they were paying "protection" to these killers to grow and profit from bananas as they claim, is that also a reason for praise? The Justice Department, which certainly let these folks off quite easily (they should all be in jail), certainly didn't think this excused them from punishment.



I will end this by asking that you please refrain from ever sending me your publication again. You should be ashamed of yourself and your magazine. But, of course, we live in a world largely without shame, where petty criminals spend years in jail and the big criminals rule the world, thanks to the law you claim to be so dedicated to.



Sincerely,

Dan Kovalik
Dan Kovalik is a labor lawyer. He can be reached at: DKovalik@usw.org.
Fonte:http://counterpunch.org/kovalik01122010.html
TRADUZIONE GOOGLE IN ITALIANO                                                    12 gennaio 2010

Super Criminali

Chiquita lodata per violazioni dei diritti umani

Da Dan Kovalik
Nella sua edizione più recente, la rivista, "Super avvocati," ha dato la sua storia di copertina al General Counsel di Chiquita Brands International, lodandolo per la navigazione nelle acque complesso e difficile della Colombia. Quello che ha omesso di menzionare è il sentiero delle lacrime in America Latina lasciati da Chiquita (ex United Fruit, l'architetto del colpo di stato in Guatemala 1954 così come il massacro di 1928 lavoratori delle banane colpisce in Cienaga, Colombia, immortalato in Cent'anni di solitudine). La lettera che segue, dal consulente del lavoro sindacale, Dan Kovalik evidenzia le contraddizioni degli applausi dati a Chiquita. Notiamo che, subito dopo questa lettera è stata scritta, Chiquita ha ricevuto anche (molto ironico) un premio di "sostenibilità" per la sua attività all'estero.


Re: Super Criminali



Caro Mr. White,



Ho appena avuto la triste esperienza di leggere la storia di copertina del tuo recente pubblicazione, "Super avvocati", che ha lodato le atrocità di Chiquita (ex, United Fruit) - una società con una lista di atrocità al suo nome, per essere sicuri .



La pubblicazione, che si propone di evidenziare "non solo i soliti sospetti'," in realtà ha messo a fuoco  uno dei "soliti sospetti" per i crimini di guerra in questo problema. In questo caso particolare, si è scelto di applaudire General Counsel di Chiquita per quello che ha affermato di essere Chiquita "extra-decisioni difficili per salvare vite umane", pagando paramilitari assassini oltre 1,7 milioni dollari su un periodo di 7 anni. Nulla viene detto delle vite perse a causa di questi pagamenti, né vi è menzione della cache di armi fornite ai paramilitari da parte della controllata colombiana di Chiquita (un altro conteggio Chiquita si dichiarò colpevole di).



Secondo il Procuratore Generale della Colombia, Mario Iguaran, i pagamenti di Chiquita ai paramilitari sono stati "non pagati per la protezione, ma piuttosto, per il sangue, per la pacificazione della regione banana Uruba". Iguaran, appena un liberale, essendo stato nominato dal presidente Alvaro Uribe, stima che circa 4.000 civili sono stati uccisi a causa del contributo che Chiquita ha dato i paramilitari. Inoltre, Iguaran ha opinato che il fenomeno stesso del parmilitarismo che ha afferrato la Colombia da anni e che ha portato a numerosi omicidi, stupri e altre atrocità, non sarebbe stato possibile senza tale assistenza da parte di aziende come Chiquita.



Eppure, nonostante questi fatti, si è scelto di dare Chiquita General Counsel la tua storia di copertina di "sparare" le sue scuse per il sostegno della sua azienda per crimini di guerra. Naturalmente, non sarei sorpreso, la legge, dopo tutto, può essere uno strumento creato e mantenuto per proteggere la ricca e forte da parte dei poveri e degli oppressi. Posso solo suggerire che, per mantenere la facciata di un sistema di giustizia cieca al portafoglio delle parti prima di venire, non si potrebbe desiderare di essere così evidente nella pubblicazione, evidenziando la professione legale come custode di coloro che accumulano profitti attraverso atti di violenza di massa.



Credo che Bob Dylan ha detto meglio quando ha scritto, "Tutti i criminali nei loro abiti ed i loro legami, sono liberi di bere Martini e guardare sorgere il sole...."



Potrei concludere il mio qui, ma un po 'di più vale la pena di dire. Così, anche se prendiamo Chiquita e il signor Thompson in parola, il loro comportamento meita poche congratulazioni. In primo luogo, anche per la loro stessa ammissione al Dipartimento di Giustizia e per la vostra rivista, che presumibilmente li portò oltre 2 anni per rendersi conto che i paramilitari erano pagatori e fornitura di armi a stati designati dal Dipartimento di Stato americano come "terroristi". È questo un segno di grande avvocatura? La maggior parte di noi sarebbe stato licenziato per aver messo così tanto tempo mentre il nostro cliente è stato impegnato in un tale grande crimine. Infatti, quello che tu chiami "avvocatura super" sarebbe semplicemente chiamato "negligenza" dalla maggior parte degli osservatori ragionevoli. E, anche se si trattasse di pagare la "protezione" a questi assassini per crescere e per fare profitto con le banane come essi sostengono, è che anche un motivo di lode? Il Dipartimento di Giustizia, che certamente lascia queste persone fuori abbastanza facilmente (dovrebbero essere tutti in carcere), di certo non pensava questi esonerati dalla loro punizione.
Vorrei concludere questo chiedendo di astenervi da mandarmi sempre la pubblicazione di nuovo. Ci si dovrebbe vergognare di se stessi e della vostra rivista. Ma, naturalmente, noi viviamo in un mondo in gran parte senza vergogna, in cui piccoli criminali passano anni in carcere e grande criminalità e governa il mondo, grazie alla legge che pretende di essere così dedicata.



Cordiali saluti,

Dan Kovalik
Dan Kovalik è un avvocato del lavoro. Può essere raggiunto a: DKovalik@usw.org.
UN PO' DI STORIA DELLA CHQUITA    QUI

lunedì 11 gennaio 2010

LA GUERRA DELLE BANANE,CHE COSA E' ? E' FINITA ? MAGARI !!! SI AFFACCIANO ALTRI PAESI A DISCUTERE NEL WTO

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L'Unione europea ha approvato un accordo con i paesi latino-americani e gli Stati Uniti per porre fine alla lunga "guerra delle banane", controversia commerciale.



Allora, qual è la controversia e perché ha preso 16 anni per risolverla?


Che cosa è la guerra  delle banane?

Il termine "guerra delle banane" si riferisce a una serie di controversie commerciali tra l'Unione europea, gli Stati Uniti e diversi paesi latino-americani in materia di accesso al mercato europeo delle banane.

Le controversie delle tariffe dell'UE sulle importazioni di banane.

Non vi è alcun dazio imposto sulle banane importate da ex colonie europee dell' Africa, dei Caraibi e del Pacifico (noti come paesi ACP).

Tuttavia, ci sono dazi  UE sulle banane importate dai paesi terzi.

Questo include le banane da alcuni dei maggiori produttori mondiali di banane,i più grandi in America Latina, i quali sostengono che le tariffe siano abusive e in violazione alle regole di libero scambio.

Gli Stati Uniti hanno un interesse nella questione, in quanto i maggiori produttori di banane in America Latina sono gestite da società multinazionali-americane tra cui Dole e Del Monte. 

Perché l'Unione europea ha concluso accordi commerciali con i paesi ACP? 

Molti dei paesi ACP sono ex colonie europee.

Quando questi paesi sono diventati indipendenti nel 1950 e '60, gli accordi commerciali sono stati messi in atto per facilitare il trasferimento del potere, fornendo loro accesso ai mercati europei e gli aiuti.

Nel 1993, l'UE ha introdotto in Europa il regime tariffario sulle banane per rimpiazzare i vari accordi commerciali dei singoli paesi europei. 

Perché è un problema di adesso?

Produttori di banane latino-americani hanno denunciato l'iniquità delle tariffe dell'UE fin da quando sono stati introdotti.

Nel 1996, Ecuador, Guatemala, Honduras e Messico, insieme con gli Stati Uniti, hanno formalmente presentato una denuncia alla Organizzazione mondiale del commercio (OMC) sulle tariffe.

Da allora, l'OMC ha ripetutamente affermato che le tariffe dell'UE sono abusive, ma poco è cambiato grazie a continue discussioni e discussioni tra i principali attori.

Ripetuti ritardi al ciclo di Doha dei negoziati sul commercio, che sono in ritardo di nove anni, hanno anche contribuito allo stallo di un accordo sulle importazioni di banane.

Perché le banane come un grosso problema?

Il mercato europeo delle banane è il più grande del mondo.

L'UE ha importato circa 5,5 milioni di tonnellate di banane l'anno scorso.

Oltre il 70% provenienti da America Latina, con il 17% provenienti dai paesi ACP.

L'industria delle banane è anche estremamente importante per le economie di molti paesi in via di sviluppo.

Nelle isole Windward nei Caraibi, per esempio, la produzione di banane è l'unico settore principale dell'economia e il maggiore datore di lavoro.

L'Ecuador è il maggior esportatore mondiale di banane, e l'industria è la seconda del paese, più grande affare dopo il petrolio.

L'Unione europea coltiva alcune delle banane nei propri territori.

I produttori sono Spagna (Isole Canarie), Portogallo, Cipro e la Grecia, così come i dipartimenti francesi d'oltremare della Martinica e della Guadalupa. Insieme provvedono a più del 10% di banane nella UE

Cosa c'è nel contratto? 

"L'accordo di Ginevra sul commercio delle banane", con la mediazione senza l'OMC, l'Unione europea vedrà ridurre gradualmente le tariffe che applica importatori di banane latino-americano.

Le tariffe saranno ridotte da 176 euro per tonnellata ora a 114 euro per tonnellata nel corso di un periodo di sette anni.

Il primo taglio, per entrare in vigore nel 2010, vedrà il taglio di tariffa a 148 euro per tonnellata.

Ulteriori tagli saranno poi attuati annualmente.

L'UE ha inoltre concordato un pacchetto di compensazione con i paesi ACP, che perderanno in seguito all'accordo. Essi riceveranno 200 milioni di euro nell'arco di quattro anni. 

Qual è l'impatto che può esserci? 

Secondo la sede a Ginevra, Centro internazionale per il commercio e lo sviluppo sostenibile, le importazioni di banane nella UE dei paesi ACP potrebbe diminuire del 14% nei prossimi sette anni, come risultato della transazione.

Ma i consumatori europei possono vedere un beneficio, con i prezzi delle banane che dovrebbero diminuire del 12% a seguito della transazione. 

I produttori latino-americani dovrebbero inoltre beneficiare delle opportunità in meno di importazione.

Sono finite le guerre della banana ? 

Magari.

L'accordo sembra essere molto promettente in quanto tutti i principali attori sembrano essere a bordo.

Ma la guerra delle banane è stata dichiarata "over" (terminata), prima, solo per gli accordi commerciali, per rientrare poco dopo.

C'è anche il problema di un più ampio negoziato dell'OMC, colloqui di libero scambio, che sono tuttora in corso dopo otto anni di ritardo.

L'UE e i paesi ACP potrebbero sentirsi meno felici di liberare il mercato delle banane, se i colloqui comporteranno anche l'apertura di altri mercati mondiali.



Fonte: http://news.bbc.co.uk/2/hi/business/8390099.stm






sabato 2 gennaio 2010

NON POTEVAMO INIZIARE L'ANNO SENZA LE PAROLE DI ANDREA MAZZALAI,PAROLE CHE TOCCANO IL PIU' PROFONDO DEL CUORE. BUON ANNO AMICI !

PERSON OF THE YEAR 2010: THE PEOPLE!


Preferisco essere un sognatore tra i più umili, con visioni da realizzare, piuttosto che il principe di un popolo senza sogni né desideri. (Gibran)
Scorrendo le pagine dei giornali di fine anno, oltre ai vari "Person of the Year" dove le facce sono sempre e solo quelle, spesso figlie di un sistema dove il breve termine, la frenesia, distruggono i sogni ed eriggono cattedrali di carta nel deserto relazionale; frugando tra i Nobel dati alla speranza, riesce difficile a scorgere il volto della gente comune, quella di tutti i giorni, gli eroi quotidiani che nella semplicità di un sogno cercano di costruire visioni da realizzare.
Come ho più volte sottolineato, le fondamenta di questa Umanità, siamo noi, la gente comune, che lotta e che soffre ogni giorno in silenzio, quelli della porta accanto, quelli che non hanno volto, ma che vivono a migliaia di chilometri dalla nostra immaginazione.
Gente che non fa rumore, gente che sorride, gente che lotta ogni giorno per un mondo migliore, gente comune, che cade mille volte ma che si rialza per tornare a sognare, a lottare.
Ecco i miei "Person of the Year" non solo per il 2010, ma per ogni anno che è passato, presente e futuro. Siamo noi gli uomini e le donne dell'anno, quelli che possiamo cambiare il volto della Storia, nessuno si senta escluso, nessuno!  Abbiamo l'obbligo morale di costruire cattedrali d' Amore, nel presente e nel futuro, ascoltando l'insegnamento del passato.
Gli uomini e le donne dell'anno, sono le migliaia di volontari che ogni giorno in silenzio dedicano il loro tempo e la loro vita agli altri, senza chiedere nulla, perchè sanno che l'onda di ritorno è di un calore e di un'immensità che è difficile da descrivere. Sono gli operai e gli imprenditori che amano l'uomo e costruiscono il futuro sul rispetto delle reciproche ricchezze, delle reciproche diversità, ognuno importante per l'altro. Sono coloro che nella sostanza amano essere razionali, ma allo stesso tempo conoscono l'importanza dei sogni.
Questo non è il tempo di coloro che amano distruggere questi sogni, delle mille manine che ti invogliano a rilassarti, tanto nulla cambia, tutto è per sempre uguale. Non è il tempo degli appocalitici, di coloro che seminano morte e distruzione, coloro che amano pescare nel torbido, non è il tempo delle cattive notizie solo il tempo del bene in prima pagina. 
Questo è il tempo dell'ottimismo, ma non nel remake di un sistema che ha dimostrato di aver fallito in molte delle sue dimensioni, non nello status quo di un sistema tenuto in piedi da un enorme conflitto di interessi, da un sistema figlio di eccessi continui anche se la Storia testimonia come naturali.
E' pur sempre un sistema, che nonostante tutto è ancora in grado di regalare perle di speranza, perle di saggezza, perle di un futuro migliore. Sta a noi trovarle, condividerle, all'interno del sistema dove non tutto è da rivedere, ma in particolar modo nelle alternative che sono nascoste in ogni angolo della terra.
Dobbiamo tutti, nessuno escluso, fare un passo indietro!
Lo dobbiamo ai "Superman of the Year" a quei milioni di uomini e donne, figli dei sotterranei dell'umanità, gli ultimi, i diseredati, coloro ai quali questo sistema ha violentato i sogni, la speranza, il futuro, in maniera particolare ai bambini, che nonostante tutto sono in grado di offrire un sorriso e una dignità che nessuno di noi è in grado di comprendere, di sognare di offrire.
Chi può dimenticare alcuni passi della stupenda "Lettera ad un figlio" di Ryduard Kipling scritta nel 1910....
(...)Se riesci a sognare e a non fare del sogno il tuo padrone; 

Se riesci a pensare e a non fare del pensiero il tuo scopo;

Se riesci a far fronte al Trionfo e alla Rovina 

E trattare allo stesso modo quei due impostori; 

Se riesci a sopportare di udire la verità che hai detto

Distorta da furfanti per ingannare gli sciocchi

O a contemplare le cose cui hai dedicato la vita, infrante, 

E piegarti a ricostruirle con strumenti logori;(...)
Nella splendida lettera ad un figlio che qui sotto vi riporto, vi è molto di quello che è il senso del navigare oggi controcorrente. Vi sono molte più isole di Speranza nella quotidianità della nostra vita di quelle che questa lettera lascia trasparire, ma allo stesso tempo è un fiume impetuoso di razionalità che racconta una realtà che giorno dopo giorno cerca di sequestrare le nostre esistenze, quelle dei nostri figli, quelle dei nostri nipoti, la dolce melodia del breve termine, del tutto e subito, senza fatica... Sarà come remare controcorrente. Metti in conto anche il venir deriso, scavalcato, sbertucciato perché credi ancora nella serietà dell'impegno e della fatica delle cose, indispensabili per raggiungere il risultato.
Lettera a un figlio: non arrenderti

"Caro figlio mio, il primo decennio degli anni 2000 è finito e stiamo per imboccarne un altro. Le speranze e le attese allo scoccare del millennio, dieci anni fa, sono andate in gran parte deluse. Il Paese in cui ti appresti a diventare grande è un Paese in pieno declino: economico, sociale, politico, morale. Non c'è indicatore statistico o parametro comparativo che non ci spiattelli ogni giorno inesorabilmente l'arretramento in cui ci inabissiamo. Caro figlio mio, sei ancora alla scuola dell'obbligo ma già sei consapevole che il futuro che ti aspetta non sarà quello dei tuoi genitori e della generazione che ti ha preceduto. Mi domandi se, quando sarai grande, avrai un lavoro, e non so darti risposta visto che oggi a 40 anni si è ancora precari, e tutti i posti di lavoro di qualche rilievo sono già occupati. Mi domandi se studiare serve, visto che nel nostro Paese la competenza e la preparazione sono requisiti secondari: ciò che conta sono le conoscenze e le furbizie levantine, che premiano chi chiacchiera di più e vende fumo rispetto a chi ha studiato e si è fatto il mazzo per prepararsi alla vita.

Certo, hai ragione: le ultime due generazioni si sono mangiate tutto, anche la tua parte. Sono andate in pensione a 40 anni, a 50, a 55, quando tu, se andrà bene, se la pensione ci sarà ancora e se sarai riuscito a raggiungerla mettendo insieme i mille spezzoni lavorativi a cui sarai costretto, l'avrai forse a 70 anni, e sarà una miseria. Il posto fisso non esiste più. E nemmeno lo spazio per costruirti la casa c'è più, visto che le due generazioni che ti hanno preceduto hanno consumato più territorio loro di tutta l'umanità messa insieme dai tempi del big bang. Pure il benessere che riuscirai a raggiungere, per te e la tua famiglia, per la prima volta sarà in dubbio. Non è detto che tu potrai godere dello standard di vita con cui sei cresciuto, perché i prossimi anni si presentano ancor più duri, più in salita, più difficoltosi. Per la prima volta da secoli, la generazione successiva avrà di meno della generazione precedente, consumerà di meno, potrà godere di minori vantaggi e prospettive, non potrà realizzare i suoi sogni, perché non c'è più spazio per realizzarli.

Anche se sei piccolo, figlio mio, ti stai rendendo conto di come si sia abbruttita la società in cui vivi, involgarita, arrabbiata, senza speranza. Quando accendi la televisione, ti si riversa addosso una vomitevole colata di urla, di vuoto, di abbruttimento morale e civile. Mi domandi qual'è la differenza tra politica e spettacolo, e non so darti la risposta, perché la politica ha rinunciato da tempo a guidare il Paese per accontentarsi di farlo ridere (o piangere), di assecondarlo nei suoi istinti più bassi e bestiali, anzi di cavalcare le sue paure, le sue insicurezze, alimentando l'odio per trarne qualche vantaggio elettorale.

Ti capisco, quindi, figlio mio, per come sei rimasto impressionato giorni fa, quando ti è caduto l'occhio su quel titolo in prima pagina di "Repubblica" che tuo padre incautamente ha portato a casa. Era la lettera di Pierluigi Celli a suo figlio. E il titolo diceva: "Figlio mio, lascia questo paese". Mi hai chiesto se era vero, se anche tu avresti dovuto lasciare il Trentino e l'Italia, perché questa nostra Patria non dà più futuro ai suoi figli. Allora non ti ho dato risposta, e i tuoi occhi ne sono rimasti impressionati. Domani un nuovo anno si apre, un nuovo decennio prende avvio. Di solito ci si fanno gli auguri. Questa volta io non ti faccio gli auguri, ma ti dico ciò che mi viene dal profondo del cuore. Ci ho pensato molto alla tua domanda. E ti dico: no, figlio mio, non lasciare il nostro Paese. Non arrenderti allo sfascio in cui siamo ogni giorno sempre di più avviluppati. Non ascoltare tanta classe politica, la televisione, i "grandi" maestri del pensiero di oggi, che vogliono dissuaderti dal pensare al futuro. Certo il messaggio che propinano è suadente. Ti dicono: vivi solo il presente, non preoccuparti di quello che avverrà domani, carpe diem, consuma, spendi, batti le mani, non serve impegnarsi, essere responsabili, dire la verità, assillarsi per ciò che verrà dopo. Tu goditi solo l'oggi, e fregatene del resto.

Lo so, è il contrario che io e tua madre, faticosamente, cerchiamo ogni giorno di trasmetterti. E' l'opposto dei valori su cui abbiamo costruito la nostra famiglia, quelli che hanno spinto anche i nonni a lottare per vincere la miseria della guerra e la povertà del Trentino del dopoguerra per costruire loro e per i loro figli un domani. Non avrebbero fatto nulla e raggiunto alcun risultato, se avessero anche loro pensato solo a galleggiare sul presente, senza la memoria di ciò che era stato il passato e una fortissima speranza e attesa per il loro domani.

Sicuramente sarà faticoso, più faticoso di quello che è stato lo sforzo di tuo padre e di tua madre. Ma non arrenderti. Non scappare. Non rinchiuderti nel nirvana di chi non vuol vedere la realtà delle cose, rincorrendo il sogno di fare la velina o il calciatore.

Tu studia, impegnati, sgobba. Se la tua insegnante ti dice di leggere un libro, tu leggine due. Se tuo padre e tua madre non ti impongono delle regole e una disciplina, tu richiedila. Se chi ti sta attorno infrange le regole, rispettale ancor di più, perché solo così si può salvare quel resto di civiltà che fa ancora di noi una comunità e non la giungla. Mettiti nel conto di sudare una lunga gavetta, di fronteggiare una competizione spietata, molto di più di quella che c'è stata fino ad oggi. Assorbi dentro di te il metodo dell'impegno, della fatica, della tenacia, del non lasciar perdere al primo ostacolo. E' l'unico metodo che conosco che ti potrà dare un futuro, in un'epoca e in una società che non vuole pensare al futuro. Sì, dovrai preoccuparti anche di pagare i debiti che noi abbiamo fatto al posto tuo. Dovrai lavorare per risanare i conti che noi allegramente abbiamo sperperato, lasciando sulle tue spalle montagne di debito pubblico. Dovrai anche risanare i disastri ambientali che in una generazione o due, abbiamo arrecato al nostro territorio, mettendo a rischio la sopravvivenza stessa del pianeta.

Dovrai armarti di resistenza, forza morale, solidi valori, capacità di essere comunità, cose che troppo a lungo abbiamo sventuratamente deriso e picconato. E dovrai lanciarti con coraggio, generosità e passione in questa avventura. L'avventura di poter dare ancora un futuro a te e al tuo Paese, senza essere costretto a scappare. Sì, lo so, fa paura pensare di dover combattere ogni giorno con una società fatta di apparenza invece che di sostanza, di spreco invece che di sobrietà, di eccessi invece che di senso del limite. Ma qui si vedrà se vali, perché io e te sappiamo già che sarà dura, che probabilmente andando all'estero otterresti più soddisfazione, più civiltà dei rapporti, più serietà delle istituzioni e di chi le incarna, più senso di patria di chi pensa solo al proprio interesse e tornaconto personale spacciandolo spudoratamente per Bene comune, in realtà completamente ignorato.

Non so se ce la farai. Non so se ce la faremo. Ma a poche ore dalla mezzanotte, quando stapperemo lo spumante, mi sento di dirti che questo è il vero augurio che dobbiamo farci: non arrenderci. Sarà come remare controcorrente. Metti in conto anche il venir deriso, scavalcato, sbertucciato perché credi ancora nella serietà dell'impegno e della fatica delle cose, indispensabili per raggiungere il risultato. Vai avanti lo stesso, come quando l'estate andiamo in montagna e vediamo la cima, ed è fatica e sudore salire per arrivarci. Ma solo così ci si arriva. Figlio mio, non arrenderti. Buon 2010."




di Pierangelo Giovanetti - direttore quotidiano "l'Adige"
Buon anno a tutti i sognatori di un mondo migliore, che lavorano per realizzarlo  e buon anno anche a coloro che vivono come principi di un futuro senza sogni, senza speranza, ma sopratutto buon anno a coloro che sanno che nella consapevolezza possono trovare il segreto di una rivoluzione silenziosa, della serenità interiore.

giovedì 31 dicembre 2009

OTTIMO ARTICOLO DI PAOLO BARRAI,METTETEVI COMODI E LEGGETELO TUTTO CON CALMA E RIFLETTIAMO...GRAZIE PAOLO !!!

2010: CONTINUA LA DECADENZA DEL MODELLO DI SVILUPPO ECONOMICO OCCIDENTALE!



In questi ultimi giorni dell’anno si fa a gara nel fare previsioni per l’economia e i mercati del 2010.

C'è chi dice che l'america salirà del 15% ma che possibili correzioni violente sono dietro l'angolo, come dire: ma che ne so, se non si sale...si scende! 



Anche a me hanno chiesto un’opinione, con quest’articolo, sul futuro dei mercati e delle economie, concentrandomi sulle differenze fra i paesi, un tempo definiti emergenti, e quelli occidentali. 



Come molti di voi sanno, questi articoli lasciano spesso il tempo che trovano, e rileggendoli mesi dopo si rischia di farsi delle grandi e sonore risate. 



Uno dei motivi principali della scarsa capacità previsionale è dovuta all’intervento delle politiche economiche dei governi e delle Banche centrali che difficilmente riescono a risolvere i problemi, ma spesso riescono a dilazionare nel tempo la soluzione degli stessi. 



Questo articolo, quindi, non tende a prevedere il futuro prossimo (che potrebbe essere messo in discussione da un repentino cambiamento di politica economica da parte delle banche centrali) ma cerca di guardare più in là, sottolineando le cause della decadenza del modello di sviluppo occidentale. Tendenza che non cambierà nel corso del 2010 e che prima o dopo porterà a un ulteriore declino dei mercati finanziari occidentali.



Avete probabilmente letto in questi giorni della “lost decade”, ovvero di come negli ultimi 10 anni le economie occidentali non abbiano prodotto valore sui mercati azionari. Anche la Banca d’Italia, nei giorni scorsi ha dichiarato che i livelli della produzione industriale italiana sono tornati indietro, a causa della crisi, di quasi 100 trimestri. Nel complesso nel nostro Paese le merci prodotte, nella scorsa primavera, «si sono riportate al livello della metà degli anni Ottanta».





Nel frattempo i paesi del Bric (Brasile, India, Russia, Cina) sono cresciuti molto rapidamente. Basti pensare all’enorme quantità di capitali che si è indirizzata verso quei paesi, agli alti tassi di ritorno sugli investimenti, alla capitalizzazione di borsa di questi paesi rispetto a quelli occidentali. 

I paesi del Bric hanno in comune una forte presenza dello stato nelle decisioni economiche, mentre in occidente avevamo scelto di lasciare al mercato la capacità di autoregolarsi. 



Non dimenticherei, oltre ai Paesi del Bric, anche i paesi africani con poco debito pubblico quali Tunisia e Marocco (Libia stessa). Proprio questi potrebbero essere gli outsider del 2010 e dei prossimi anni!!!



La crisi economica sta cambiando velocemente il comportamento di paesi come gli Stati Uniti e l’Europa stessa. L’intervento dei governi nell’economia è via via aumentato e negli ultimi due anni abbiamo assistito, nei paesi occidentali, ad un aumento dell’ingerenza dello stato nell’economia, passando da un modello liberista a un modello dirigista.



Le scelte politiche influenzano sempre più i mercati. I prezzi degli assets dipendono sempre più non da valutazioni economiche e dai fondamentali, ma dalle decisioni delle Banche Centrali e da una stretta cerchia di oligarchi. I mercati sono controllati sempre più da loro. 



Una volta vi erano i fondi hedge che potevano dire la loro, oggi chi non è fallito è stato messo sotto controllo e non può ribellarsi. I mercati finanziari sono diventati lo specchio di un capitalismo sempre più opaco e decadente.



I volumi negoziati sono molto bassi e basta una Goldman Sachs qualunque a dettare il bello e il cattivo tempo sugli indici di borsa. I singoli titoli sono poi manovrati con facilità dalle grandi banche d’affari (in Italia basta vedere come si sono gestiti gli aumenti di capitale di aziende come Seat Pagine Gialle, Pirelli Re, Tiscali, Banca Italease). Il mercato azionario domestico è tornato indietro di 15 -20 anni, praticamente morto.

L’ingerenza dello stato continuerà per tutto il 2010 con conseguenze che , alla lunga, difficilmente saranno positive, anche perché, come sappiamo, i problemi, per ora, sono stati affrontati somministrando a un drogato una dose ancor più forte di eroina. 



Tuttavia sono in molti a essere convinti della ripresa economica nel corso del 2010. Sono passati poco più di 9 mesi dal quel giorno del 9 marzo 2009 quando i mercati finanziari di tutto il mondo toccarono minimi importanti.

Da allora, l’imponente macchina delle banche centrali ha creato le condizioni per un rallentamento della crisi economica che stava per portare a conseguenze gravissime, grazie alla droga della liquidità e il pesante ricorso al debito pubblico. Da mesi le Borse di Stato salgono quasi esclusivamente a spese dei debiti pubblici. Camminare sulle proprie gambe e senza stampelle" rimane tutt’oggi una pura utopia. Gli Stati, dopo aver tamponato il sistema bancario con una marea di denaro dei contribuenti, fanno a gara a chi stimola di più l'economia con piani faraonici che dopano i vari settori considerati "strategici" ed allo stesso tempo fanno peggiorare il rapporto debito/PIL del +50%/+100% in pochi mesi...



Le Banche Centrali hanno messo in campo le politiche monetarie più espansive della Storia dell'Uomo: con tassi a zero a tempo indeterminato, riacquisto di titoli di stato, stampa di denaro dal nulla, enormi iniezioni di liquidità gratis, tecniche intensive per rendere i mutui artificiosamente regalati etc etc

Tutte queste misure statali si stanno scontrando con le tendenze naturali dell’economia che andrebbero in tutt'altra direzione. Si sta cercando di forzare la mano ai naturali processi di aggiustamento economici e finanziari. La SCOMMESSA è ardita quanto pericolosa: stuprare la NATURA e pensare che si possano guidare tendenze socio-economiche iper-complesse con un semplice dualismo pompo/smetto di pompare e con la scelta del timing/dose da somministrare.

Il tutto a spese di un pesante sfondamento dei debiti pubblici e quindi alla più grande socializzazione delle perdite del sistema privato che si sia attuata. Il popolo sta pagando gli errori di pochi grandi capitalisti, i quali non pagano per gli errori fatti e rimangono al potere.

La torta della ricchezza, in occidente, diventa via via piu’ piccola e a spartirsela rimangono sempre in meno. E’ oramai noto che la classe borghese sia in america che in europa è in via d’estinzione e che la ricchezza è concentrata sempre più nelle mani di pochi. Nei paesi del Bric sta avvenendo proprio l’opposto.

Nel corso del 2010 non è detto che tutti i nodi verranno al pettine, anzi la ripresa economica mondiale potrebbe anche continuare. Tutto dipenderà dalla capacità dell’apparato di regime dei paesi occidentali di far credere alla massa che il peggio è passato e di farli tornare alle loro abitudini di sempre.

Ma la crescita economica globale, se continuerà, sarà comunque a tre velocità. In testa saranno i paesi ex emergenti, Stati Uniti, Germania e in generale i paesi occidentali con le finanze meno martoriate, li seguiranno a ruota. Infine i paesi con alto indebitamento rischiano di essere relegati in un angolino e di soffrire moltissimo (vedi i paesi dell’Europa dell’est e i PIIGS, ovvero Portogallo, Irlanda, Italia, Grecia e Spagna, i cui debiti rischiano di subire pesanti giudizi dalle agenzie di rating)

I governi occidentali sono e saranno occupatissimi, non a risolvere alla radice i problemi, ma a spostarli nel tempo, facendo mantenere alla popolazione il tenore di vita di ieri (a qualunque costo), anche se alla lunga sarà impossibile. La gente deve abituarsi a impoverirsi lentamente. Un giorno gli tagliamo le pensioni, dopo un mese diamo un taglio alla sanità, poi li obblighiamo ad andare un po’ meno in vacanza e se anche vanno al ristorante, invece che mangiare dall’antipasto al dolce, per problemi di costi, sceglieranno il piatto unico.

In questo modo i governi riescono a controllare l’insoddisfazione delle masse, al massimo potrà accadere che qualche pazzo attacchi il premier con un corpo contundente, altri mettano una bombetta all’università o sotto il metro, ma la massa rimane sotto il controllo del potere costituito, a costo di abbassare il livello d’informazione sui giornali e nei media.

Per mantenere il potere, una ristretta cerchia di oligarchici (nel mondo occidentale, Italia compresa) ha dapprima distrutto la classe borghese e ora, invece che optare per la soluzione risolutiva (anche se scioccante) preferisce l’agonia di un popolo che ogni giorno si impoverisce sempre più, ma senza che il popolo si incazzi più di tanto.



Ma torniamo a questo 2010 e ai problemi più importanti che si dovranno comunque affrontare:

1) Le banche centrali saranno alle prese con le politiche di exit strategy. Nel 2009 hanno immesso liquidità e i governi hanno socializzato le perdite di banche e società. Per farvi capire meglio: il prodotto Interno Lordo dei paesi occidentali è sceso nel corso del 2009. La quantità di moneta e di debito pubblico è continuata ad aumentare e il trend proseguirà per tutto il 2010. Più moneta in circolazione con beni prodotti in diminuizione non può che portare a una sostanziale perdita di valore della moneta (tramite svalutazione della moneta e/o inflazione). Le Banche centrali e i governi lo sanno e cercheranno di drenare liquidità. Così facendo mettono a repentaglio la ripresa economica e la solidità dei mercati finanziari. Ma se non eliminano la liquidità in eccesso la bolla che hanno creato diverrà sempre piu’ grande con conseguenze ancora più pericolose.

2) Le bolle nei paesi ex emergenti: le politiche di stimolo nel corso del 2009 sono state imponenti anche nei paesi emergenti. In particolare in Cina il piano di stimolo è stato pari al 13% del Pil contro il 5,6% del piano di stimolo USA. Tutto questo aiuto pubblico ha aiutato la formazione di due bolle : quella azionaria e quella immobiliare (pensate che nel 2009 in Cina le case sono salite in media del 6,4%). Le banche dei paesi emergenti, a differenza delle nostre, hanno allargato i cordoni della borsa. Se nel corso del 2010 la ripresa economica non dovesse essere robusta anche per questi paesi potrebbero esserci cattive sorprese.

3) Debito pubblico fuori controllo?: Il fondo monetario internazionale (IMF) ha calcolato che il rapporto debito/pil nelle 7 maggiori economie sarà pari al 109% (e 113% nel 2011). Pensate che nel 2007 era solo l’84%, nel 2000 non raggiungeva il 77% e nel 1990 era al 58%. In Usa Obama sta pensando solo a spendere (vedesi l’ultimo piano sulla sanità) la spesa pubblica sta andando fuori controllo. Se ci sarà ripresa economica sarà praticamente impossibile per i governi finanziare il debito in aumento offrendo rendimenti vicini allo zero. Se i tassi dovessero salire, la ripresa economica si fermerebbe, un vero e proprio cul de sac.

4) Nel 2010 la ripresa economica (se mai ci sarà) sarà caratterizzata da continui tagli occupazionali. Una ripresa economica che non vedrà aumentare gli occupati, anzi, in Europa per tutto il 2010 potremmo assistere a un calo dei dipendenti. I consumi interni quindi non potranno decollare, in quanto non aumenterà il potere d’acquisto della popolazione. La crescita economica porterà l’arricchimento di masse di popolazione nei paesi ex emergenti e la bassa crescita nei paesi occidentali farà arricchire solo una piccolissimo gruppo di imprenditori legati a tariffe e incentivi statali.

5) Senza contare le moltitudini di problemi per ora sotterrati sotto il tappeto della falsa ripresa economica:

- L’ondata di nuove insolvenze con i mutui arms

- Le insolvenze che arrivano dalle carte di credito

- I buchi causati dai fondi private equity (e il rischio che corrono le banche finanziatrici)

- I buchi degli stati americani rimasti senza soldi

- Il continuo downgrade dei debiti pubblici nazionali 

- L’aumento dei conflitti e tensioni sociali

- Possibili attacchi terroristici

- Aumento della conflittualità nel panorama geopolitico



Mi preme ricordare come, per la prima volta da sempre, il rischio dei paesi PIIGS è superiore al rischio dei paesi del BRIC. 



Quindi, guardando al 2010 , le risposte che potrebbero arrivare dai mercati, in caso che la droga continui per un po’ a fare effetto, non devono trarci in inganno. Il sistema di sviluppo occidentale (e quello italiano in particolare) è oramai in fase decadente e la comparazione con il sistema dei paesi del BRIC ne è la riprova.

Molti anni fa il mondo occidentale ha accettato la globalizzazione. L’industria è stata spostata nei paesi emergenti. Le bilance commerciali di questi paesi si sono rimpinguate (e quelle dei paesi occidentali si sono dissanguate). Le famiglia in occidente, per mantenere il tenore di vita, si sono indebitate in maniera abnorme vivendo al di sopra delle proprie possibilità. I paesi del BRIC oggi, in mancanza di consumi da parte del mondo occidentale, devono ridurre le esportazioni e aumentare i consumi interni. Noi occidentali abbiamo la valuta troppo forte per pensare di aumentare in maniera drammatica le esportazioni e la nostra popolazione vive ancora al di sopra dei propri mezzi. Ci sono delle differenze sostanziali fra politica economica dei paesi del BRIC e i paesi occidentali, in particolare: 





1) Pianificazione dello sviluppo economico. Paesi come la Cina pianificano con largo anticipo lo sviluppo economico. Fanno incetta di materie prime, trovano mercati di sbocco in maniera aggressiva e organizzata. Rubano importanti quote di mercato a quei paesi che non sono capaci di organizzarsi strategicamente. In Brasile la banca principale del paese è in mano allo stato e gli esempi potrebbero continuare a lungo.





2) Welfare. La spesa per scuola, sanità e pensioni, nei paesi occidentali è in riduzione. Questo non fa che aumentare l’incertezza (e quindi ridurre i consumi) della popolazione. Nei paesi del Bric, viceversa, i governi stanno spingendo per concedere più welfare alla popolazione. L’effetto è opposto, in questi paesi la popolazione tende a risparmiare meno e a consumare di più.





3) Indebitamento del sistema. I Paesi del Bric non sono molto indebitati. In particolare le famiglie non hanno debiti, a differenza delle famiglie europee. La possibilità di aumentare il debito delle famiglie in quelle aree rende gli investimenti più appetibili in quelle aree. 





4) Tasso di sviluppo. Il concetto di tasso di sviluppo è molto ampio, ma provo 

a fare alcuni esempi:

a) I salari, nei paesi del Bric, continuano ad crescere a tassi superiori che quelli nei paesi occidentali. 

b) Gli investimenti di capitali dall’estero arrivano copiosi. Fare impresa risulta più facile e meno oneroso in quei paesi piuttosto che in paesi come l’Italia.

c) Le auto vendute, in paesi come Cina e Brasile, continuano ad aumentare a ritmi importanti

d) La tecnologia sta aumentando rapidamente in questi paesi (ricordo che pochi giorni fa è stata inaugurata in Cina una linea di alta velocità che in Europa ci sogniamo) 

e) Il settore immobiliare continua a crescere trainando molta parte dell’economia





Tutte queste differenze si tramutano in un diverso sentiment della popolazione. Nei paesi del Bric si respira aria di crescita economica e culturale. Le persone sono molto spesso euforiche. Partono da una ciotola di riso e basta dar loro un po’ di carne o qualche giorno di vacanza per farli felici. Da noi la situazione è opposta. Siamo arrivati al pessimismo più acuto. I giovani non trovano lavoro e i salarti non aumentano. Tuttavia il costo della vita non scende, anzi…. Il risultato è che si è costretti a ridurre il tenore di vita più o meno lentamente. Nei paesi emergenti le persone crescono e hanno voglia di fare. I giovani vogliono emergere. Studiano sugli stessi libri degli universitari europei o americani, quando escono dall’università sono aggressivi e instancabili lavoratori. In Italia o in gran parte dell’Europa, abbiamo introdotto il concetto di “precario a vita” con centinaia di migliaia di giovani che non solo non trovano un posto di lavoro fisso dopo una laurea,ma che dopo 10 anni lavorano ancora con uno stipendio da fame e senza prospettive di crescita. Se erano solo i giovani a soffrire fino a qualche anno fa, da un po’ di tempo a questa parte la crisi colpisce anche le persone fra i 35 e i 55 anni. Piccoli e medi imprenditori in difficoltà, molti professionisti che fanno fatica a mantenere il reddito degli anni precedenti e che sono”frustrati” e senza speranza.

In Italia la situazione è a dir poco drammatica, infatti se analizziamo le varie categorie di persone ci accorgiamo che:

1) I dipendenti pubblici sono troppi (rispetto ad altri paesi europei) e quindi non producono per quello che vengono pagati. Il sistma pubblico in generale è una zavorra e non un volano per la ripresa economica.

2) I pensionati sono tanti (il paese è vecchio). Il costo pensionistico è purtroppo un’altra pesante zavorra

3) Le grandi imprese ricevono incentivi nei momenti difficili e tendono a sopravvivere “aiutate”, peccato che le grandi imprese, in Italia, sono poche e incapaci di sostenere la nostra economia.

4) Per ora la disoccupazione non è esplosa ma solo grazie a politiche economiche di sostegno (cassa integrazione) di corto respiro.

5) Il sistema portante era la piccola media impresa e il grandissimo numero di professionisti che lavoravano intorno a loro. Questo enorme numero di persone è in crisi e con esso l’intero sistema italiano.

6) Il debito pubblico nel corso del 20°9 è esploso (l’aumento è stato di circa 250 mila miliaerdi delle vecchie lire). Le soluzioni di breve periodo (quali lo scudo) e tassi d’interesse, per ora bassi, hanno permesso al sistema di non implodere, ma un naturale aumento dei tassi porterebbe il nostro stato a scelte impopolari (aumento delle tasse o taglio della spesa pubblica)





Il 2010 purtroppo non porterà buone nuove per il sistema Italia. Non passa giorno che un numero sempre maggiore di giovani decida di emigrare, cercare fortuna allestero. La stesa cosa vale per migliaia di piccoli imprenditori e professionisti che sognano una vita nuova; “sognando California” era un successo dell’epoca passata, oggi molti hanno in mente il Brasile o la Cina. Una volta si emigrava con la valigia di cartone e due stracci addosso, ma tanta determinazione e voglia di fare (a casa si lasciava fame e miseria). 





Oggi i nuovi emigrati partono con la valigia di Luis Vuitton e i completini firmati, sanno giocare a tennis e sciare e non possono stare senza il cellulare. A casa lasciano dei genitori che staccano cospicui assegni a loro favore per sovvenzionarli. Andranno alla ricerca di fortuna all’estero ma non con la determinazione dei bisnonni ma con la convinzione di riuscire. Solo in pochi riusciranno, negli altri paesi la competizione è forte e la crescita economica è per molti ma non per tutti.
Fonte: http://ilpunto-borsainvestimenti.blogspot.com/2009/12/2010-continua-la-decadenza-del-modello.html
UN LETTORE DI MERCATO LIBERO HA IERI POSTATO UN ARTICOLO CHE MERITA DI ESSERE LETTO,RILETTO,MEDITATO:
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sabato 19 dicembre 2009

IN EUROPA,CHIESE CON CAMPANILI OPPURE MOSCHEE CON MINARETI ????


UE: il futuro dell’Europa, nelle chiese o nei minareti?




Scritto da Administrator   

Sabato 19 Dicembre 2009 10:31

CR n.1122 del 19/12/2009 



Il cronista medievale Raul Glaber racconta che all’inizio dell’anno Mille, l’Europa andava coprendosi di un bianco manto di chiese. I campanili svettanti nei borghi e nelle città annunciavano una nuova primavera della fede. Sorgeva la grande Civiltà cristiana del Medioevo. Da allora, nel corso dei secoli, quelle chiese e quei campanili hanno segnato il paesaggio e lo spazio pubblico europeo. 



Il prof. Josef Weiler, un costituzionalista americano di religione ebraica, ricordando la storia biblica degli uomini che furono mandati a esplorare la Terra Promessa, scrive che quegli stessi uomini inviati oggi a «cercare» la Terra promessa d’Europa racconterebbero anche questo: «Che in ogni centro abitato, anche nel più piccolo, le tombe nei cimiteri recano iscrizioni diverse nelle lingue europee, ma hanno quasi tutte la stessa identica croce cristiana; a chi visiti un cimitero quella croce si ripresenta sempre uguale, immutabile anche nel tempo: è la stessa croce su una tomba del 1003, come su una del 1503, come su una del 2003. Racconterebbero poi che non esiste città o paese di una certa grandezza che non abbia almeno una chiesa cristiana, e a volte anche più d’una; se non altro nell’Europa occidentale, dove la libertà di religione non è una conquista recente, e ha permesso alla Cristianità di esprimersi nei secoli, anche attraverso la costruzione di chiese. In certi luoghi queste chiese possono anche rimanere vuote per la maggior parte dell’anno; ma sono là, spesso di una bellezza maestosa, spesso in posizione dominante nel cuore dello spazio pubblico» (Un’Europa cristiana. Un saggio esplorativo, BUR, Milano 2003, p. 42).



La croce, simbolo di identificazione della nostra civiltà, è oggi però messa in discussione dagli stessi europei. La Corte di Giustizia Strasburgo intima la rimozione dei crocifissi dagli spazi pubblici e giunte comunali, come quella di Lugo di Romagna, ne deliberano la scomparsa dalle lapidi dei cimiteri. Un progetto di legge dello stesso tenore è allo studio del governo belga per «non offendere i musulmani». 



Nell’Europa, stanca e svigorita dei nostri giorni, le croci vengono rimosse, le chiese si svuotano o vengono trasformate in alberghi, mentre spuntano sempre più numerose le moschee, all’ombra dei minareti. Le moschee e i minareti non sono elementi decorativi del paesaggio, ma espressione di una fede religiosa che si dilata nel nostro continente. «I minareti sono le nostre baionette, le cupole i nostri elmi, le moschee le nostre caserme e i credenti il nostro esercito». Così si esprimeva nel 1998 l’attuale premier turco Tayyp Erdogan citando un poeta musulmano. Non tutti gli svizzeri che hanno votato contro la costruzione di nuovi minareti in Svizzera conoscono questa citazione, ma non stupisce che essi considerino i minareti come simbolo di conquista religiosa e culturale. Il minareto (in arabo manar, il “faro”che proietta la fede) è la torre che propaga ai quattro punti cardinali la fede islamica. Accettare il minareto significa accettare ciò che dal minareto è inscindibile: la presenza del Muezzin che lancia il suo appello alla preghiera e alla conversione ad Allah. 



Il diritto di propagandare la propria fede è rivendicato dai musulmani in nome della “libertà religiosa”. Ma in nome della stessa libertà di religione i seguaci dell’Islam chiedono il rispetto della loro legge religiosa, che impone pratiche come la poligamia e proibisce ogni forma di “apostasia”, ovvero interdice l’abbandono dell’islamismo per convertirsi al Cristianesimo. Per i musulmani libertà religiosa significa dunque il diritto di convertire i cristiani all’Islam e il contemporaneo divieto di convertire i musulmani al Cristianesimo.



Il termine “libertà religiosa” viene invece inteso in Occidente come “religione della libertà”, ovvero come primato assoluto della autodeterminazione dell’individuo e conseguente equivalenza di ogni religione. Ma qual è la religione oggi minacciata in Europa, quella dei musulmani o quella dei cristiani? La Corte di Strasburgo, che ha condannato l’esposizione pubblica dei Crocifissi, si pronuncerebbe contro la proclamazione della fede maomettana dalle torri dei minareti? Il Crocifisso non può essere esposto in una scuola a maggioranza cristiana, ma nelle stesse città in cui non può essere esibito il Crocifisso possono sorgere a volontà moschee e minareti. 



Qualcuno distingue tra minareti e moschee, definendo religiosamente aggressivi i primi e “pacifiche” le seconde. Si dimentica però che le moschee non sono solo luoghi di culto, ma hanno anche la funzione di propaganda della sharī’a, la legge islamica. L’associazione dei Fratelli Musulmani, ad esempio come ricorda Magdi Allam, «promuove l’islamizzazione della società a partire dal basso, tramite il controllo delle moschee, dei centri culturali islamici, delle scuole coraniche, di enti caritatevoli e di istituti finanziari. La tattica perseguita è quella di dar vita gradualmente a uno Stato islamico in fieri all’interno dello Stato di diritto» (Kamikaze made in Europe, Mondadori, Milano 2005, p. 22). Lo Sceicco Yusuf al Qaradawi, in una fatwa del 29 ottobre 2001, lo ha ribadito: «Da sempre la moschea ha avuto un ruolo nel jihad in nome di Allah, per combattere gli invasori, nemici di questa religione».



I Paesi islamici fanno parte di una “Conferenza Internazionale”, l’OCI, che raccoglie 57 Paesi di religione musulmana, uniti dalla consapevolezza di appartenere ad un’unica comunità di credenti, la Umma. Il fine dell’OCI è di propagare la sharī’a nel mondo e di difendere l’identità islamica dei musulmani che vivono ovunque, compresa l’Europa: quell’Europa che con la ratifica del Trattato di Lisbona espelle le radici cristiane della sua carta fondativa e apre la porta al reato di “islamofobia”.



Non ci si accusi di mancanza di carità nei confronti dell’Islam. Il rispetto per la dignità di ogni uomo, compresi i musulmani, non ci deve far dimenticare che uno solo è il vero Dio, quello che si è rivelato come uno e trino e che è morto sulla Croce per redimere i nostri peccati. Per questo il Cristianesimo, come ha spiegato Giovanni Paolo II in un discorso del 15 settembre 2002, «ha nella Croce il suo simbolo principale. Dovunque il Vangelo ha posto radici, la Croce sta ad indicare la presenza dei cristiani. Nelle chiese e nelle case, negli ospedali, nelle scuole, nei cimiteri la Croce è divenuta il segno per eccellenza di una cultura che attinge dal messaggio di Cristo verità e libertà, fiducia e speranza». Il messaggio di Cristo continua ad accendere i cuori degli europei? Il problema di fondo non sta nell’espansione dell’Islam, ma nella perdita da parte degli europei della fiamma dell’amor di Dio, della luce della fede e della forza invincibile della speranza.