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lunedì 7 gennaio 2013

PIU' MONTI VA IN GIRO A PARLARE E PIU' PERDE CREDIBILITA' ANCHE PRESSO I CATTOLICI PIU' DISTRATTI!


di Assuntina Morresi 6 Gennaio 2013
Oggi Monti su Sky24 ha dichiarato, rispondendo a una domanda sulle unioni di fatto:

«La dignità della persona va profondamente rispettata. Questi sono temi importantissimi, anche di più delle riforme economiche e sociali. Su questi temi che sono meno urgenti ma non meno importanti, ci sarà credo un grandissimo ruolo del Parlamento e non necessariamente una convergenza».

Allora, visto che il prossimo 10 gennaio i cattolici di Todi incontreranno Monti, mi rivolgo loro pubblicamente e chiedo: su cosa vi confronterete con Monti?

Parliamoci chiaro: per i cattolici in politica il principale banco di prova sono i valori non negoziabili. Per il resto: tutti sono per la crescita dell’economia, nessuno vuole impiccare i poveri, l’inquinamento fa male a tutti. Le ricette per arrivare agli obiettivi condivisi sono diverse, e fanno parte del negoziabile, pur dipendendo anche dalla visione che abbiamo della società che vogliamo costruire, e per questo i valori non negoziabili sono la cornice essenziale di tutto.

Dire, come ha detto Monti, che di certi temi se ne occupa il parlamento, significa che la sua lista si comporterà come l’UdC, e cioè non avrà una posizione come partito, e su questi temi non metterà in gioco le proprie alleanze. E il prossimo parlamento avrà una maggioranza di sinistra – e le liste di Bersani&Vendola sono molto, molto a sinistra – e non dimentichiamo i grillini.

Se la lista Monti non prende posizione su questi temi, e non ne fa condizione per le proprie alleanze, mi dite che senso ha votarla?

Non bisogna confondere la libertà di coscienza dei singoli parlamentari – che c’è sempre stata – con la linea del partito, che, se non c’è, significa che su quei temi il partito in quanto tale non è disposto a combattere. Ci sono ottimi cattolici anche con il Pd, che hanno votato liberamente anche sulla legge sul fine vita, per esempio, ma non per questo io ho votato il Pd. Non voterò l’UdC perché Casini e i suoi hanno già detto che sono pronti ad allearsi con la sinistra, e quindi a sostenere un governo di sinistra, indipendentemente da quello che faranno su questi temi: che me ne faccio della testimonianza dei singoli politici, pur meritoria, se poi il loro partito non fa battaglia, e li lascia soli, in minoranza?

Qualche esempio: la legge 40, all’epoca, è passata perché i partiti che governavano l’hanno voluta e votata. La legge sul fine vita invece si è fermata appena è cambiata la maggioranza, perché questa nuova non aveva nessuna intenzione di impegnare il parlamento su un tema divisivo. E i singoli parlamentari non hanno avuto voce in capitolo, anche se erano tanti a volere quella legge: vi ricordo che al Senato la maggioranza assoluta dei senatori ha chiesto che se ne concludesse l’iter, ma la legge non è mai andata in aula.

Un partito può dire: voto questo provvedimento se tu, partito alleato, voti quello. Le scelte dei singoli parlamentari, invece, sono meno determinanti.

Le scelte dei partiti, insomma, contano moltissimo.

E quindi, se il 10 gennaio fossi insieme a quelli di Todi a incontrare Monti, chiederei: ci dica esplicitamente se intende impegnarsi o no, come lista, in difesa di vita, famiglia basata sul matrimonio fra uomo e donna, libertà di educazione.

Lo chiarisco con la mia solita, ruvida franchezza: qualche foto accanto al Papa e una stampa amica, qualunque sia, non mi bastano per decidere a chi dare il mio voto.

venerdì 28 dicembre 2012

ASSUNTINA MORRESI SI E' FATTA UNA CHIARA IDEA DI MONTI E DEL SUO DISEGNO....


di Assuntina Morresi 23 Dicembre 2012

Mario Monti ha finalmente svelato le sue intenzioni. E io che mi illudevo che diventasse il federatore dei moderati! Ma lui ha ben altro per la testa. Sostanzialmente ha detto “Non mi candido, ma sono disponibile a essere nominato premier senza essere stato votato”. Interessante no?

E voglio proprio vedere se dà l’OK a mettere il suo nome su qualche lista. Perché se lo mettono, il suo nome, allora sarà contato per i voti che prenderà. Se non lo mettono, allora perché nominarlo presidente del consiglio? Perché ha dato la sua disponibilità in una conferenza stampa? Ma vogliamo scherzare? E che succede, se io faccio domani una conferenza stampa e dò la mia disponibilità a essere nominata ministro? Mi nominano? Mi mettono in una lista speciale, di quelli che sono così bravi che ci sono le schede elettorali precompilate? Ma non ho capito: ci sono le elezioni o la tombola? E visto che è Natale oltre ai numeri si tirano fuori pure i nomi dei ministri e dei presidenti del consiglio?

La legge attuale, tra l’altro, obbliga a mettere nella scheda elettorale il nome del capo politico della lista o della coalizione di liste. E quindi i centristi chi metteranno, se non Monti? Montezemolo, perché le prime lettere del cognome sono uguali?

E i cattolici? Ecco cosa ne pensa, Mario Monti: lo traggo da una intervista molto significativa, oggi su Repubblica, che TUTTI dovete leggere, visto che spiega esplicitamente che il centro e il Pd dovranno allearsi dopo il voto (molto più di quello che ha lasciato capire in conferenza stampa). Di seguito, poi, uno stralcio illuminante per i cattolici:

Scalfari: Montezemolo, secondo te, rappresenta la società civile?

Monti: "Rappresenta in qualche modo le imprese. Riccardi è il fondatore di Sant'Egidio...".

Scalfari: E rappresenta la Chiesa. Anche tu sei cattolico, ma non rappresenti la Chiesa. Io non credo che la religione si debba occupare di politica e di partiti. Purtroppo vedo che se ne occupa ma non credo sia sopportabile. Carlo Azeglio Ciampi è cattolico ma ha rappresentato il laicismo dello Stato. Lo stesso fece Scalfaro che era cattolicissimo ma laicissimo. Napolitano poi è tutt'altra cosa.

Monti: "Anch'io sono laico nel senso che tu intendi".

Scalfari: Lo so e per questo dico che una lista imbottita di persone pur degnissime che fanno parte di Comunione e Liberazione o di Opus Dei, o di Acli o di altre analoghe associazioni del tipo delle cooperative bianche e dei coltivatori diretti cattolici, non è società civile ma Chiesa militante. Allora il piano cambia, si rifà la Dc.

Monti: "Nessuno di noi pensa questo e io non mi propongo un obiettivo del genere".

E più avanti:

Scalfari: Ci sono molti punti comuni con il Pd.

Monti: "Certo".

Scalfari: Tu pensi ad un'alleanza post elettorale?

Monti: "La considero indispensabile. Dobbiamo ricostruire la pubblica amministrazione e costruire lo Stato dell'Europa federale. Ti sembrano compiti che possano essere portati avanti da un solo partito? Ci vuole una grande alleanza perché si tratta di una vera e propria rivoluzione".

Quindi, ricapitolando, Andrea Riccardi è il cattolico di riferimento di Mario Monti, l’unico, e gli basta. Monti non ha certo intenzione di fare una nuova DC. Ha ben altro per la testa. Lui vuole appoggiare il governo Bersani: dei cattolici, che così ingenuamente si volevano far federare da lui, se ne infischia, anzi, proprio non li vuole, conferma le parole di Scalfari, dicendo che "nessuno di noi" (cioè, immagino, né lui né Riccardi, né Casini né Montezemolo) pensa di portare l’associazionismo cattolico in parlamento. Altro che nuova DC! Adesso sappiamo dove vuole portare il paese. E soprattutto noi cattolici sappiamo cosa ha intenzione di fare.

E i valori non negoziabili? Li affida a Riccardi? E’ lo stesso Riccardi che ha permesso, come ha detto Andrea Romano, che i valori non negoziabili fossero espulsi dal programma montezemoliano che lui ha sottoscritto? (v.questo link per leggere la notizia ). E’ lo stesso Andrea Riccardi che dal piano famiglia ha cancellato il fattore famiglia che Giovanardi aveva introdotto, e ha persino considerato troppo compromettente il riferimento all’art.29 della costituzione che parla di famiglia fondata sul matrimonio, e ha tolto pure questo riferimento dal piano famiglia (scusate le ripetizioni, ma voglio essere chiara)? Se solo e unicamente a lui saranno affidati i valori non negoziabili, allora ci sarà veramente da ridere. O forse da piangere. Il centro, e Monti in qualche modo con il centro, aprirà a sinistra, questo il senso dell’intervista data oggi a Scalfari, e pure della conferenza stampa. Altro che super-partes! Di partes ne ha abbracciata una sola, e oggi l’ha spiegato per bene.

venerdì 5 ottobre 2012

ANCHE ASSUNTINA MORRESI CERCA DI ANALIZZARE LA SITUAZIONE E CONDIVIDE ANTONIO SOCCI MA CONCLUDE CON UNA CURIOSA AFFERMAZIONE

di Assuntina Morresi 4 Ottobre 2012

Sta succedendo di tutto. Vediamo di raccapezzarci qualcosa.

UNO: la politica sembra veramente impaludata, incapace di riprendersi, tutti i partiti nessuno escluso. Si sta navigando a vista, anzi, si sta fermi, a vista. E se il PdL pare arrotolato su se stesso, dalle parti del Pd volano gli stracci per le primarie, mentre Casini & Fini a forza di tattiche e strategie non sanno più neanche loro da che parte stanno. La verità è che sono tutti in attesa del risultato di tre eventi, la combinazione dei quali darà a ognuno l’indicazione di come muoversi. Mi spiego: per il PdL e il Pd e l’UdC è fondamentale capire cosa succederà: a) nelle elezioni in Sicilia, dove UdC e Pd sono alleati contro il PdL b) se vince Renzi o no alle primarie del Pd c) quale sarà la legge elettorale.

A seconda di come finiranno questi tre eventi, i partiti decideranno come muoversi. E fino ad allora, sarà buio pesto. Rassegnamoci.

DUE: scandali e corruzione. Nessuno può chiamarsi fuori. Il che non consola, può non piacere, ma è così. In Lazio i soldi ai gruppi se li prendevano tutti, PdL, Pd, UdC, IdV. E una volta che il consiglio di presidenza decideva di darli ai partiti, diventavano dei partiti, cioè di associazioni private che potevano farci quel che volevano. Quindi se, per ipotesi, Fiorito – campione di preferenze, 30.000 circa, e quindi scelto da chi lo conosceva e non nominato dal partito - riuscirà a dimostrare che tutti quei soldi sono arrivati legittimamente nei fondi del partito, poi quel che ci ha fatto sono fatti suoi, e potrebbe passarla liscia, dal punto di vista giudiziario: se un partito dice che per fare attività politica deve comprare il SUV al capogruppo, oppure organizzare convegni, o regalarli alla sagra delle forchette, non è oggetto di indagine. E quindi il problema vero, prima che giuridico, è un problema politico e morale: è possibile che tutti i partiti fossero d’accordo per spartirsi una marea di soldi? Si, lo è. Tutto questo è disgustoso? Sicuramente si. Ma la corruzione non è qualcosa che si limita alla classe politica. E’ di oggi la notizia che i soldi delle tasse pagate in alcuni comuni mediante una società di nome “Italia tributi” andavano ad arricchire i capi di questa società, e non erano versati ai comuni, come invece doveva essere. Non politici corrotti, stavolta, ma imprenditori corrotti, ed avidi fino all’inverosimile. Tutta questa corruzione ci circonda, è “democraticamente” distribuita fra tutti i ceti sociali, in ogni orientamento politico. E allora? Difficile ripartire se non si hanno punti di riferimento. In una società scristianizzata, dove l’orizzonte è la vita materiale e terrena, dove si pretende che i desideri diventino diritti, mi dite per quale motivo uno non dovrebbe approfittare del momento buono per fare soldi e goderseli finchè può? Perché no, se poi tutto finisce qua? Troppo semplice come considerazione? Non credo, non so. Ditemi voi.

TRE: in questo momento difficile, è bene che i cattolici tengano sempre presente il criterio ultimo per giudicare chi fa politica, e cioè la tutela dei valori non negoziabili: vita, matrimonio fra uomo e donna, libertà di educazione. Un pacchetto che non si può spacchettare, prendere o lasciare tutto insieme, questa è la condizione per farsi votare (e fa pure rima). Non sappiamo quali partiti e con quali regole e persone si andrà a votare. Sicuramente, anche se Renzi perdesse le primarie, tutta questa sua incredibile campagna significherà comunque che un bel po’ di gente del Pd, i vecchi notabili, non potrà più essere ricandidata. E di conseguenza, anche gli altri partiti si dovrebbero adeguare. Parlare di proposte politiche nuove con D’Alema, Livia Turco, Cesa, Fini, Carfagna, Verdini e Pisanu in lista saprebbe di stantìo (per questo la Prestigiacomo se n’è andata dal PdL: è in parlamento dal 1994, chissà se l’avrebbero ricandidata….). Sarebbero improponibili. Se poi Renzi vincerà, ci sarà una vera e propria rivoluzione, perché almeno il Pd si spaccherebbe, e diventerebbe lui il capo dei moderati, stavolta intorno al centro-sinistra (nel 1994 fu Berlusconi l’outsider che unì i moderati, intorno a sé, inventando un nuovo centro destra): per questo stanno cercando in tutti i modi di impedirglielo. Nel frattempo noi teniamoci stretti i valori non negoziabili.

QUATTRO: capisco bene che Monti dà affidabilità, e condivido pienamente l’analisi che ha fatto Antonio Socci. Ma il fatto di essere così etero diretti – non parlo di complotto di cui saremmo vittime, ma di forti e inevitabili “influenze” straniere - mi fa istintivamente paura. Se già sappiamo che il futuro capo di governo deve essere lui, perché altrimenti l’Italia va a picco, perché così è stato deciso in Europa e “vuolsi così colà dove si puote ciò che si vuole e più non dimandare”, ma allora, dico, se è così, faccio una proposta: perché alle elezioni non ci danno le schede precompilate, croce su Monti già messa, e ci risparmiamo tutte queste discussioni? In fondo, facevano qualcosa del genere anche in URSS, e ci sono campati settant’anni….

domenica 2 settembre 2012

SI VUOLE STRUMENTALIZZARE LA MORTE DEL CARD. MARTINI PORTANDO ALLA RIBALTA L'ACCANIMENTO TERAPEUTICO.

di Assuntina Morresi 2 Settembre 2012

Era inevitabile che la morte del Card. Martini avesse una grande eco, visto il personaggio, ma il rispetto che sempre la morte di una persona impone non deve distorcere la realtà dei fatti successi.

Innanzitutto, le polemiche intorno alla sua morte, e sul fatto che avrebbe rifiutato il cosiddetto “accanimento terapeutico”: non ho ben capito chi sia stato a diffondere per primo questa notizia, che, data in pasto ai media in questi termini, era ovvio che andasse a finire così come è andata, e cioè con il paragone fra il Card. Martini e Welby ed Eluana Englaro.

Niente di tutto questo, naturalmente: Martini NON è morto di fame e di sete, come Eluana, e non è stato staccato da nessuna macchina, come Welby. Il Card. Martini era un malato terminale (mentre Welby ed Eluana non lo erano): stava morendo, e quindi nei suoi ultimi giorni, quando non poteva più deglutire, non è stato nutrito con sondino o PEG, ma con una flebo. Semplicemente, come tanti altri malati terminali. Presentare questo come un “rifiuto di cure salvavita”, imbastirci su tutto questo polverone, è semplicemente aberrante.

Ma bisogna anche riconoscere che questo è successo perché il Card. Martini da sempre, e soprattutto in questi ultimi anni, è stato il rappresentante di un certo cattolicesimo “progressista”, di quelli aperti al cosiddetto “dialogo” inteso spesso in contrapposizione con la tradizione della Chiesa, con posizioni sui temi eticamente sensibili spesso diverse da quelle della CEI. Basta vedere cosa ne ha scritto ieri De Bortoli, il direttore del Corriere della Sera (il giornale più laicista che c’è): “Se lo avesse voluto, magari attenuando qualche sua posizione riformatrice, avrebbe potuto varcare il soglio pontificio. Ma a Roma preferì Gerusalemme. E al potere, gli studi e la gente”, come se tutti quelli che sono diventati Papa lo avessero fatto in nome del Potere. (Tra l’altro, alimenta una storia non vera: al conclave del 2005, l’unico in cui poteva diventare Papa, Martini aveva già il morbo di Parkinson, la stessa malattia di cui era appena morto Giovanni Paolo II. Come era possibile eleggere un Papa già malato?).

E sui temi eticamente sensibili, in un’onesta intervista su Avvenire (qua il testo intero), ieri, il Card. Ruini ha spiegato molto chiaramente, rispondendo alle domande di Marina Corradi:

Su temi etici come fecondazione artificiale e unioni omosessuali, Martini sembrava più aperto alle ragioni di certa cultura laica. Avete avuto un dialogo, o magari uno scontro?

Abbiamo avuto all’interno del Consiglio permanente della Cei un dialogo amichevole e a più voci, mai uno scontro. Non sono mai emerse del resto divergenze profonde.

Negli ultimi anni però il cardinale Martini ha espresso pubblicamente posizioni chiaramente lontane dalle sue e da quelle della Cei.

Non lo nego, come non nascondo che resto intimamente convinto della fondatezza della posizioni della Cei, che sono anche quelle del magistero pontificio e hanno una profonda radice antropologica

Che le posizioni di Martini su certi temi fossero lontane da quelle della CEI e del Magistero pontificio, purtroppo, non è una novità, e ce lo ricordiamo bene. Così come quelli che leggevano il Sabato ancora ricordano il processo ai due giornalisti che osarono criticare Lazzati, processo che Martini poteva evitare, respingendo la denuncia al Tribunale ecclesiastico da parte di quelli della Rosa Bianca, e che invece non evitò, alla faccia del dialogo. Qua un riassunto dei fatti, dall’archivio del Corriere della Sera, scritto in tempi non sospetti


Sarà pure urticante, ma è tutto vero.

lunedì 9 luglio 2012

SALUTE RIPRODUTTIVA, MARCO TARQUINIO RISPONDE A MARINO:" STERILIZZAZIONI, CONTRACCEZIONI DI MASSA E PRATICHE ABORTIVE...."

lettera al Foglio su salute riproduttiva
Cronologia di Assuntina Morresi



3 Luglio 2012 


Oggi su Il Foglio è pubblicata la mia lettera sul misterioso caso di Riccardi, Marino e la salute riproduttiva:


Al Direttore


Avevo letto sul sito del senatore Ignazio Marino la notizia dei finanziamenti del ministro Riccardi ai programmi di salute riproduttiva dell'ONU (pubblicata però finora, sulla stampa, solo dal Foglio) e aspettavo una smentita del ministro. La sto ancora aspettando.LEGGI TUTTO




6 Luglio 2012

Ho letto la settimana scorsa sul sito del senatore Ignazio Marino che lui stesso a nome del governo italiano aveva annunciato in sede OMS (Organizzazione Mondiale Sanità), ad una riunione Onu, possibili finanziamenti per un programma di “salute riproduttiva”, tramite il Ministero di Andrea Riccardi. Il Foglio ne ha parlato in un articolo venerdì scorso, riportando anche le dichiarazioni – a mio avviso non chiare - dell’ufficio stampa del ministro. Ho chiesto quindi chiarimenti, su questo sito e in una lettera al Foglio, chiarimenti che ritengo doverosi: mi occupo da anni della “salute riproduttiva” e di quel che effettivamente significa, e ricordo che la Santa Sede non firma neppure trattati internazionali dove appare questa espressione, o la sua analoga “diritti riproduttivi”. (v. le polemiche per la mancata firma su un testo a cui la Santa Sede teneva molto, come la Convenzione per i diritti dei disabili).


Ad oggi, almeno sulle agenzie e sulla stampa, non ho trovato alcuna smentita e/o chiarimento ufficiale da parte dei due diretti interessati, Marino e Riccardi, mentre la notizia è ancora visibile sul sito di Marino.LEGGI TUTTO


7 Luglio 2012

Oggi Ignazio Marino scrive ad Avvenire sulla questione dei possibili fondi italiani al programma di salute riproduttiva dell’Onu, di cui abbiamo parlato nei post precedenti, e la faccenda diventa sempre più interessante.


Come avevamo ipotizzato nel post di ieri, il senatore Marino è stato accreditato dalla Farnesina a rappresentare il governo alla riunione Oms(Organizzazione Mondiale Sanità), il che significa che Terzi di Santaqualcosa, Ministro tecnico in quota Fini, ha incaricato un politico ben preciso, un senatore del Pd, di orientamento radicale, a rappresentare il governo italiano in un consesso istituzionale internazionale specifico per la salute riproduttiva.


La faccenda, dicevamo, si fa interessante, perché a delegazioni di questo tipo partecipano tecnici – per esempio funzionari e/o consulenti ministeriali – eventualmente insieme a membri del governo (ministri o sottosegretari). In genere i politici non governativi partecipano solamente se devono essere auditi su questioni specifiche.


E quindi, facciamo un’altra bella domandina: con quale criterio il Ministro Terzi di Santaqualcosa (quello che dovrebbe pensare piuttosto a riportarci a casa i nostri due marò) – tecnico - ha incaricato il senatore Marino - politico - di rappresentare l’Italia in un consesso internazionale? E perché, fatalità, proprio Ignazio Marino con i suoi ben noti orientamenti radicali doveva rappresentarci nel Comitato di coordinamento del Programma speciale delle Nazioni Unite per la salute riproduttiva? Forse per la salute riproduttiva è essenziale l’esperienza di un chirurgo dei trapianti? E che dovrebbe trapiantare?
E siccome ad essere maligni si fa peccato, ma ci si azzecca sempre, non sarà per caso un esempio di provetecnicheditrasmissione dell’alleanza moderati-PD? Perché questo fatto è proprio un limpido esempio di quel che succederebbe nel caso della scellerata alleanza: si usa la foglia di fico dell’inno alla vita, lavitalavitalavita, e poi come conseguenza logica per soccorrere i bambini si danno i soldi alla salute riproduttiva.
La quale salute riproduttiva significa ben altro, come ha spiegato a chiare lettere il direttore Tarquinio nella sua risposta a Marino, stappando per bene le orecchie al senatore.

lunedì 7 giugno 2010

ASSUNTINA MORRESI : IL LIVORE E' UN CATTIVO CONSIGLIERE ( A PROPOSITO DI RU486)




 3 Giugno 2010

Da Avvenire (inserto È vita)

Flamigni & Melega, la figuraccia che ti aspetti

di Assuntina Morresi



copertina RU486_2.jpg
Il livore è un cattivo consigliere: confonde le idee, e spesso fa dire cose imbarazzanti. Di solito spunta fuori quando non si hanno argomenti a sostegno delle proprie tesi, ma non lo si vuole ammettere. E allora ci si arrabbia, e per denigrare coloro ai quali non si riesce a controbattere si usano mezzucci, che però spesso si ritorcono contro chi li attua. È quello che è successo a Carlo Flamigni e Corrado Melega, che in un recente libro sulla Ru486 (Non tutte le streghe sono state bruciate, edizioni L’Asino d’oro) invece di rispondere alle domande ancora aperte sull’aborto farmacologico, tentano di delegittimare chi in questi anni ne ha denunciato le ombre e i pericoli.

Illustrare questi mezzucci retorici è un po’ patetico, ma credo vada fatto, per capire a quali livelli si arriva pur di evitare di ribattere portando argomenti e documentazione, con il necessario rispetto per l’interlocutore.



Per esempio, i due autori, ogni volta che citano Eugenia Roccella e chi scrive, in particolare come autrici del libro La favola dell’aborto facile, miti e realtà della pillola abortiva Ru486 (edito da Franco Angeli), parlano di «due signore», fingendo di dimenticare i rispettivi incarichi professionali. Insomma: la «signora Morresi», e non una docente universitaria di chimica fisica; «la signora Roccella», e non il sottosegretario alla Salute. Il riferimento è così insistito da risultare ridicolo, ma l’intenzione è chiara: due«signore» vuol dire, nel lessico maschilista degli autori, due donne sfaccendate senza alcuna competenza. Il povero Flamigni, in realtà, è già incappato in una figuraccia a causa del suo velato classismo: in un vecchio articolo sull’Unità spiegò che Roccella & Morresi non sapevano fare i conti, e per dimostrarlo utilizzò un esempio basato su cameriere che rubano (citazione letterale: «Se si hanno cento cameriere, e si sa che solo il 4% di loro è onesto...»). Figuraccia doppia, perché i suoi esempi di calcolo erano clamorosamente sbagliati, come dimostrò con facilità un divertente articolo sul Foglio.



Tornando alla Ru486, i risultati delle sperimentazioni sulle donne dei Paesi terzi, le diverse stime di efficacia del metodo e la lotta di tante donne contro la pillola abortiva, a partire dagli scritti di femministe americane, docenti universitarie – ma forse anche loro solo «signore» – come Renate Klein, Janice Raymond, e Lynette Dumble, sono solo alcuni dei temi affrontati nel citato libro sulla «favola dell’aborto facile». Temi che però non vengono mai menzionati da Flamigni e Melega, i quali preferiscono ignorare le obiezioni e si dedicano a commentare la morte delle donne a seguito di farmaci abortivi con molte censure e imprecisioni. Qualche esempio. Parlando della mortalità per aborto chimico, e sostenendo che «non è più elevata di quella da aborto chirurgico», si omette di citare il fondamentale articolo apparso sul New England Journal of Medicine nel dicembre 2005, in cui si chiarisce che, confrontando correttamente i metodi, la mortalità per aborto medico è dieci volte superiore a quella per aborto chirurgico. 



Vorrei ricordare che in ambito scientifico chi contesta un dato non lo ignora: lo cita e cerca di spiegare perché non lo considera valido.



I due spiegano che «sembra ormai certo» che le morti da Clostridium Sordelli – il batterio letale associato all’azione della Ru486 – «siano collegate con la somministrazione endovaginale delle prostaglandine»: evidentemente non hanno letto, nella letteratura scientifica, che l’ultima donna morta per questo tipo di infezione aveva preso la prostaglandina per bocca, e dunque la correlazione non può essere affatto data per certa. È bene ricordare che le morti dopo i farmaci abortivi sono state rese pubbliche dopo anni di complesse ricerche, grazie anche al nostro libro, e dopo che il Ministero del Welfare ha espressamente chiesto i dati alla ditta produttrice della pillola abortiva: sarebbe interessante sapere se e quando Flamigni e Melega si siano occupati dell’argomento prima di allora. 



La coppia di autori afferma che la descrizione delle morti del nostro libro«ricorda in modo ammirevole i romanzi di Liala», e che «la stampa cattolica ha chiamato a testimoniare gli afflitti genitori delle ragazze scomparse...». Qualcuno dovrebbe spiegare ai due che l’ironia in questo caso è davvero fuori luogo: dovrebbero avere il coraggio di scrivere queste cose ai genitori di Holly Patterson (18 anni), alla madre di Rebecca Tell Berg (16 anni) e a tutti gli altri familiari che hanno denunciato pubblicamente quelle morti, non certo su suggerimento della stampa cattolica italiana ma cercando un ascolto che troppo spesso veniva loro negato.



Lo stile del nostro libro non deve essere poi tanto simile a quello rosa di Liala, se gli autori aggiungono che «le signore Roccella e Morresi fanno qualche riferimento – un po’ gran-guignolesco, a dire il vero – allo sgomento che coglie un gran numero di donne che, abortendo nella fredda desolazione del proprio bagno, scoprono che quello che è stato appena espulso dalla loro vagina è il loro bambino, proprio lui, il cadavere di colui che hanno tradito e ucciso: portano, a riprova di ciò, persino dati della letteratura medica. E lasciano capire che quel piccolo cadavere è loro familiare, forse assomiglia addirittura un po’ al loro papà, cosa che fa sempre molta tenerezza». Frasi che si commentano da sole. Bisogna però considerare che a scrivere così è anche il presidente della Commissione regionale Percorso nascita dell’Emilia Romagna, cioè Melega, il che non fa onore alla sanità emiliano-romagnola. Invito comunque i due autori a indicare i passi del libro che risentono di accenti «gran-guignoleschi». Avrei voluto riferirmi anch’io ai due autori come ai «signori» Flamigni e Melega, ma ho resistito alla banale tentazione. Piuttosto, chiedo loro un dialogo pubblico sulla pillola abortiva e sui rispettivi libri. Proviamo a fare davvero un confronto tra signori.



Fonte: 
http://www.stranocristiano.it/2010/06/il-livore-e-un-cattivo-consigliere-a-proposito-di-ru486/