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mercoledì 5 dicembre 2012

MI DOMANDO: MONTI LO SA CHE IL PAPA NON APPOGGIA LA TECNOCRAZIA ???



di Massimo Introvigne 05-12-2012
È sfuggito a molti, ma nel discorso del 3 dicembre 2012 alla plenaria del Pontificio Consiglio per la Giustizia e la Pace Benedetto XVI è personalmente intervenuto per spiegare, precisare e in parte correggere un controverso documento di quel dicastero.


Si tratta del testo del 24 ottobre 2011 "Per una riforma del sistema finanziario e monetario internazionale nella prospettiva di un’autorita? pubblica a competenza universale" che, a credere ai vaticanisti, aveva a suo tempo suscitato riserve nello stesso cardinale Tarcisio Bertone, dando origine alla disposizione che invitava da allora in poi tutti i dicasteri pontifici a sottoporre i loro documenti alla Segreteria di Stato prima della pubblicazione.

Il Pontefice - sia nell'enciclica Caritas in veritate sia in discorsi successivi - denuncia la tecnocrazia, il prevalere di tecnici che non rispondono né agli elettori né al bene comune ma fondano il loro potere sulla pretesa di un sapere superiore, come uno dei grandi pericoli del nostro tempo. I critici del documento del Pontificio Consiglio si sono chiesti se l'autorità mondiale - di cui quel testo parla con precisazioni perfino troppo numerose, mentre la stessa autorità era stata evocata nella Caritas in veritate in linea generale e senza dettagli - non rischi di risolversi nell'ennesimo potere tecnocratico anonimo, che decide sfuggendo a ogni controllo dei cittadini. 

L'idea di un governo mondiale dell'economia nasce dall'enciclica Pacem in terris del beato Papa Giovanni XXIII (1881-1963) dell'11 aprile 1963, di cui - ha ricordato il Papa - fra qualche mese si celebrerà il cinquantenario. Benedetto XVI inquadra il tema partendo dall'idea che la dottrina sociale «è parte integrante della missione evangelizzatrice della Chiesa», e va pure considerata «importante per la nuova evangelizzazione». La Pacem in terris, spiega il Pontefice, c'insegna che diventando cristiani accettiamo un'antropologia «contrassegnata dalla trascendenza, in senso sia orizzontale sia verticale. Dall’antropologia integrale, che deriva dalla Rivelazione e dall’esercizio della ragione naturale, dipendono la fondazione e il significato dei diritti e dei doveri umani». Questa nozione della Pacem in terris è importante, perché si risolve in una riaffermazione del diritto naturale. «I diritti e i doveri, infatti, non hanno come unico ed esclusivo fondamento la coscienza sociale dei popoli, ma dipendono primariamente dalla legge morale naturale, inscritta da Dio nella coscienza di ogni persona, e quindi in ultima istanza dalla verità sull’uomo e sulla società».LEGGI TUTTO

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