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lunedì 1 luglio 2013

QUANDO DIO PENSA AI SUOI FIGLI ED I VESCOVI FANNO ORECCHIE DA MERCANTI

da animamistica  29 Giugno 2013 


Non appena fu inviato da mons.Sgreccia in Vicariato la bozza dello Statuto, che mi era stato richiesto dalla curia romana per ottenere il riconoscimento del piano di salvataggio di Dio per le famiglie, da Penne mi arrivò la telefonata di Padre Apollonio, che ci invitava a tornare nella chiesa di Colle Romano per vedere se si poteva creare lì stabilmente un gruppo di formazione per le famiglie degli Ultimi.



Poteva, sulle prime, sembrare un buon segno. Un'azione divina favorevole. Ma quando subito dopo andai da mons.Moretti e scoprii che la Diocesi di Roma aveva interesse soltanto a continuare ad ammassare proprietà immobiliari da trasformare in alberghi e che l'unico fine della loro Pastorale familiare era sfruttare il lavoro delle famiglie senza dare nulla, cominciai a capire che ci stavamo muovendo in mezzo a trame oscure, che facevano ricadere sulle nostre teste una lotta intestina tra contrapposti gruppi di potere affaristico-clericali, i quali si contendevano tra loro la conquista e lo sfruttamento dei beni del popolo di Dio.

Dopo il colloquio che ebbi con mons.Moretti al Vicariato di Roma, cominciai a capire in che modo avessero architettato di allontanarci dal disegno di Dio e quali fossero i loro obiettivi.

Per evitare che l'amministrazione dei beni spirituali e materiali della chiesa sfuggisse dalle loro mani, avevano deciso di opporsi al grande rinnovamento istituzionale che Dio stava chiedendo di riconoscere la "Vita consacrata della Famiglia" e avevano stabilito di procedere con la costituzione di un'associazione presso la diocesi, per incardinare quel progetto direttamente sotto il potere della curia romana, invece di presentare quel piano di Dio al Vicario di Cristo.

In quel periodo, pensavo ancora, come tutti, che vescovo di Roma e Vicario di Cristo fossero la stessa cosa, per questo non riuscivo a capire in che modo questo incardinare il progetto di Dio nella diocesi di Roma potesse essere uno spostamento che sottraeva la cosa dalle mani del Vicario di Cristo. 
Ma i meccanismi curiali che a me, in quel momento, sfuggivano completamente erano fondati su quel mostro giuridico che è l'istituto del "romano pontefice a norma di diritto canonico", secondo il quale nella curia romana risiede il concreto esercizio della potestà giurisdizionale del successore di Pietro, mentre il Vicario di Cristo è sostanzialmente ridotto al ruolo di un presidente onorario.

Incastrata tra vescovi romani e Arcivescovo di Pescara, non mi aspettavo nulla di buono. In mezzo a una simile lotta intestina tra gruppi di potere affaristico-clericali, e dopo il sogno con cui Dio mi aveva avvertita che, per superare il baluardo insormontabile costituito dal potere degli uomini di curia, saremmo andati incontro a novità di percorso in quel momento inimmaginabili, quella telefonata di invito arrivata da Penne non appena inviato in Vicariato lo Statuto che ci avevano chiesto (e prima ancora che mi incontrassi con mons.Moretti), non era un segno di favore celeste, ma un segnale di quel fumo nero pece che Paolo VI disse essere entrato in Vaticano.

Per tutto ciò, avevo poca motivazione a tornare a Penne per quell'invito di Padre Apollonio. La prospettiva di dedicare ancora una volta l'estate ad un lavoro così incerto a Penne non mi entusiasmava.

Il 27 giugno, festa del Sacro Cuore, mentre riordinavo la casa, ho improvvisamente sentito la voce dello Spirito in persona che mi diceva: “Il disegno di misericordia del Sacro Cuore è donare un abito di consacrazione agli ultimi cristiani, affinchè sia salva la loro identità, la loro fede e la Chiesa. L'abito dono del Sacro Cuore di Gesù sarà il soccorso di Dio ai cristiani che attraverseranno la devastazione.” 

Nel pomeriggio, eravamo nella cappella del Policlinico Gemelli per la Messa a cui ci aveva invitati mons.Sgreccia. Mentre guardavo la statua del Sacro Cuore, Gesù mi si è manifestato e mi ha detto: "Con la custodia del mio Sacro Cuore vieni avanti ed entra in mezzo ai miei vescovi."

Mi rendevo conto che Gesù stava insistendo. Non c'era altro modo che passare attraverso quella selva di rovi per arrivare alla liberazione. Ma più si avvicinavano le vacanze di agosto, meno mi andava di partire per Penne in quelle condizioni.

Il 13 luglio, davanti alla Statua del Sacro Cuore nella Chiesa dell'Assunta a Trevignano Romano, Gesù mi si è manifestato di nuovo e mi ha detto: “Vieni, figlia mia, stai con me. Sono triste per l'infinita amarezza di vedere che i doni del mio sacro cuore trafitto sono rifiutati dall'umanità. Non mi accolgono e si perdono nel peccato. Salvatevi da questa generazione perversa e accettate il sacrificio per amore.”

La perdita del progetto di liberazione e di prosperità che Dio ha per il suo popolo è la più assurda conseguenza della cecità di chi si contrappone ai disegni di Dio. Gesù mi stava spingendo a comprendere la necessità di salvarsi da quel tragico rifiuto. Sapevo di dovermi decidere a procedere secondo gli eventi tracciati, anche se la riuscita era ancora lontana e tutto andava incontro, ormai, a inimmaginabili cambiamenti. 


Dovevo tornare a Penne. Dovevo prendere quella lettera della curia di Roma e portarla all'Arcivescovo di Pescara... (segue)



Sacerdozio pervertito. Il caso abruzzese


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